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La stanza dell'eco
Evie Steppman ha sessantaquattro anni quando decide di chiudersi nell'attico della sua casa sul mare, in Scozia, con l'intenzione di scrivere la storia della sua vita prima che i ricordi la abbandonino, e prima che non vi sia più traccia del dono, o della maledizione, che ha accompagnato tutta la sua esistenza e di cui si è nutrita la sua memoria: un udito eccezionalmente fine, al di fuori della portata della gente comune, una capacità di cogliere e comprendere decine, centinaia di suoni contemporaneamente, e di costruire attraverso essi una personale, originale, unica ""mappa del mondo"""". Ora, con quei poteri di ascolto, se ne sta andando anche la memoria, il ricordo di persone, luoghi, vicende che hanno risuonato nella sua mente per lunghi anni, ma che ora rischiano di essere sommersi dall'insignificante brusio del presente. E cosi, partendo dai suoni dell'attico di Gullane, dal tic-tac di un vecchio orologio privo della lancetta dei minuti, Evie ripercorre la sua non comune esistenza: l'infanzia a Lagos, alla fine della seconda guerra mondiale e al tramonto dell'Impero britannico, tra libertà e abbandono, tra i tentativi di un'istruzione convenzionale e le fughe nei bassifondi nigeriani; la vita adulta, sempre inquieta e precaria, tra la Scozia e l'America, tra una lunga storia sentimentale e la solitudine, tra un tentativo di suicidio e la dedizione alle più disparate attività per guadagnarsi da vivere."" -
Lo scandalo della stagione
L'estate del 1711 sta per finire in Inghilterra e già si annuncia la saison londinese, la stagione dei balli e dei ricevimenti: giorni cruciali per accasarsi, stringere nuove amicizie, sognare imprevedibili risalite sociali o tramare insospettabili congiure. La regina Anna, protestante ma discendente dagli Stuart, è saldamente sul trono, e i cattolici si avventurano di nuovo tra le strade della capitale, dalla quale anni addietro sono stati ignobilmente scacciati con la legge delle Dieci Miglia. Qualcuno sogna il ritorno di un monarca Stuart, e cospira segretamente per riportare in Inghilterra Giacomo III, ma la maggior parte dei cattolici sembra occuparsi di un solo nobile scopo: prendere parte alla saison. Così è, ad esempio, per Alexander Pope, giovane rampollo di una famiglia cattolica rifugiatasi a Binfield. A quattordici anni, Alexander si è gravemente ammalato e le lunghe notti di coma febbricitante gli hanno lasciato la schiena curva e una sensibilità fuori del comune. Scrive poesie e spera ardentemente di diventare un poeta così famoso da essere accolto a braccia aperte da Teresa Blount il giorno in cui la chiederà in sposa. Ma Teresa, bella e impertinente nipote di Sir Anthony, non lo degna di alcuna considerazione. Nutre l'aperta speranza di accasarsi a un buon partito grazie alla saison e teme soltanto la comparsa della bella cugina Arabella Fermor. Quello che Teresa non sa è che il cuore di Arabella è già di uno dei giovani più ambiti di Londra: Lord Robert Petre. -
Il fiume dell'oppio
È il settembre del 1838 quando una terribile burrasca si abbatte sulla Ibis, la goletta a due alberi in viaggio verso Mauritius con il suo carico di ""coolie"""", di """"delinquenti"""". Come un uccello mitologico in balia del vento, con il bompresso come un grande becco e le vele come due enormi ali spiegate, la Ibis resiste miracolosamente alla furia dell'uragano. Nel fracasso della tempesta, tuttavia, tra lampi, tuoni e marosi, una scialuppa si allontana lestamente dalla goletta. E una barca di fuggitivi e a bordo reca due lascari, i leggendari marinai che parlano una lingua tutta loro, e tre coolie che dovrebbero scontare la loro pena a Mauritius: Kalua l'ex lottatore strappato ai campi di papaveri indiani, Ah Fatt, il figlio di un ricco mercante di Bombay e di una donna cinese, Neel, il raja di Raskhali che ha sperperato la sua ricchezza, indebitandosi con i mercanti inglesi e finendo galeotto nella stiva della nave inglese. Qualche giorno dopo attracca a Mauritius un brigantino anch'esso male in arnese dopo una traversata segnata da disgrazie e tragedia: il Redruth di Fitcher Penrose, il cacciatore di piante. A Port Louis, però, Fitcher ha di che rallegrarsi. Nel porto di Mauritius fa, infatti, bella mostra di sé uno dei più venerati orti botanici del mondo in cui hanno prestato la loro opera lo scopritore della buganvillea e quello del pepe nero. Secondo volume della trilogia della Ibis."" -
La danza delle falene
Ginny guarda fuori dalla finestra del primo piano. Cerca di scorgere la sagoma della sorella Vivian che a sessantaquattro anni, dopo un'assenza durata più di quaranta, ha deciso di tornare nella vecchia casa paterna. Ginny non ha mai lasciato Bulburrow Court, la casa di famiglia, vivendo da persona posata, senza dare nell'occhio, badando da sola a se stessa. Ora, però, l'arrivo della sorella le procura una sottile, insopportabile inquietudine. In un remoto angolo della sua mente si è fatta strada l'idea che la presenza di Vivi l'avventuriera non rischi soltanto di turbare il suo piccolo mondo: vecchi, dolorosi ricordi e devastanti risentimenti possono riaffiorare senza che nessuna delle due riesca a ricacciarli indietro. Ma quali sono gli oscuri segreti che si celano nel passato delle due sorelle? Ginny e Vivian sono le ultime discendenti di più generazioni di lepidotterologi, studiosi e cercatori di falene e farfalle. Il padre, un uomo eccentrico e testardo, era dedito solo al suo lavoro e trascorreva lunghe ore nel laboratorio nella soffitta di casa. La madre, trascurata dal marito, era via via precipitata nell'abisso dell'alcolismo. Ma prima di questo dramma, già nell'infanzia di Ginny e Vivian si era aperta tra le due sorelle una crepa che nessuna delle due, nel corso degli anni, ha potuto riparare né potrà farlo ora. -
Angel
In uno di quei villaggi dickensiani della vecchia Inghilterra in cui il cielo illividisce sin dalle prime ore del pomeriggio, vive Angel Deverell, quindicenne con gli occhi verdi, la carnagione bianca e i capelli scuri, e un animo scontroso e indolente, avido di rivalsa e di affermazione. Nel piccolo universo in cui si aggira, la scuola, la bottega di sua madre, rimasta prematuramente vedova, la casa di sua zia, Angel non riesce a nascondere la sua natura indocile e ribelle. Senza vere amiche, con un astioso rapporto con la madre, la ragazza vive in un mondo tutto suo, creato dai suoi sogni e dalle sue fantasticherie. Un mondo in cui occupa un posto centrale Paradise House, la villa nobiliare in cui sua zia lavora al servizio di Madam, una vera lady coi polsi ornati da splendidi granati. Il destino, però, ha approntato per Angel la più imprevedibile delle svolte. Un giorno la ragazza decide di trasferire le sue innumerevoli fantasticherie in un romanzo. Grazie al fiuto di un editore di Bloomsbury, l'opera conoscerà un incredibile successo. Angel sarà celebre e ricca e avrà Paradise House e, soprattutto, avrà Esmé Howe-Nevinson, pittore di talento, bello e scapigliato, capace di assoggettarsi al suo capriccio. Asserragliata nel proprio grottesco delirio e nelle stanze di Paradise House, Angel trascorrerà gli anni migliori della sua vita. E, come una primadonna del cinema muto, saprà far fronte ai rovesci che l'esistenza le riserverà affrontando un lungo Viale del Tramonto. -
La colpa
Nick, pittore di mezz'età, e Amy, sua moglie, sono a Istanbul per una breve vacanza che dovrebbe ricompensare le sofferenze patite da entrambi per una grave malattia di cui Nick è stato vittima. Ma la sua morte improvvisa interrompe bruscamente il viaggio e precipita Amy nella più assoluta inerzia, dalla quale prova a soccorrerla Martha, una giovane scrittrice americana appena conosciuta. Accudita da Martha, Amy rientra a Londra, dove ritrova ad accoglierla il figlio James con la moglie e le figliolette, il maggiordomo Ernie e il dottor Lloyd, un amico di famiglia. Dapprima riluttante, Amy accetta senza entusiasmo la presenza esuberante di Martha, non fosse altro perché con lei il tempo immobile della vedovanza sembra scorrere almeno un po'. Come Amy, anche gli altri personaggi che le ruotano intorno sono stati avari nella vita. Tutti, tranne la stravagante Martha, l'unica capace di gesti tanto impulsivi e gratuiti, quanto sinceri e generosi, e forse per questo giudicata un'intrusa, un'inopportuna: sentimento prevalente in Amy insieme a un fastidioso e insistente senso di colpa, che si troverà a condividere con Simon, il marito di Martha, quando un nuovo, tragico evento li metterà di fronte alla loro desolata e funesta inadeguatezza. -
I Gillespie
Nella primavera del 1888, in seguito al decesso della zia da lei amorevolmente accudita, Harriet Baxter decide di lasciare Londra e viaggiare alla volta di Glasgow. Trentacinque anni, nubile, una piccola rendita annua cui attingere, Harriet arriva nella seconda città dell'Impero nell'anno dell'Esposizione Internazionale. Durante una passeggiata in una giornata insolitamente calda, Harriet soccorre una distinta signora di circa sessant'anni stramazzata al suolo per un malore sconosciuto. Qualche giorno dopo si ritrova a onorare l'invito, elargito in segno di riconoscenza per il suo bel gesto, a casa dei Gillespie, la famiglia della donna soccorsa. Ci sono Elspeth, l'esuberante madre del padrone di casa; Mabel, la figlia di Elspeth inacidita per essere stata abbandonata sull'altare; Kenneth, il figlio belloccio tormentato da un segreto inconfessabile; Annie, la dolce moglie del padrone di casa alle prese con l'educazione di due figlie; il padrone di casa, Ned Gillespie, un giovane, geniale pittore dai tratti meravigliosamente regolari e piuttosto avvenenti, e una punta di tristezza negli occhi blu oltremare. L'incontro con Ned Gillespie risulta fatale per Harriet Baxter. In lei si fa strada la convinzione di dover salvare Ned Gillespie. Salvarlo dalla sua indigenza, che gli impedisce di dare libero sfogo alla sua creatività, e salvarlo dalla sua turbolenta famiglia. Una convinzione che, come ogni ossessione, trascina inevitabilmente dietro di sé l'ombra della tragedia. -
I raccoglitori di fragole e altri racconti
Dorothy Hewett, una delle voci più importanti della narrativa australiana, ha scritto romanzi, come ""II cottage sull'oceano"""", che occupano un posto di rilievo nella letteratura del Novecento. La sua vena romantica e gotica insieme trova, tuttavia, piena espressione in questa raccolta di racconti che appare in italiano col titolo """"I raccoglitori di fragole e altri racconti"""". In queste pagine, scritte in un tempo che copre ben quarant'anni di vita dell'autrice, il mondo proprio della Hewett, l'universo incantato dell'infanzia e del paesaggio rurale, quel """"mondo di cameratismo e sassi che volano, di discussioni lunghe e serie e insulti taglienti, di lacrime e risate a crepapelle"""" si dispiega in tutta la sua forza poetica. In """"Joey"""", un bambino di tre anni cerca di dare un senso agli ingarbugliati misteri della vita. Nelle """"Barriere di Jarrabin"""", una ragazzina di undici anni si misura coi pregiudizi razziali di una piccola città dell'entroterra, """"uno scorcio di tetti in lamiera sotto un folto di eucalipti affusolati"""". """"Chi si ricorderà della dolce Alice?"""" è invece una storia d'amore e di gioventù scapestrata. """"I raccoglitori di fragole"""" narra di una coppia di raccoglitori, un ragazzo bianco e sua moglie, una giovane aborigena dell'Australia Occidentale."" -
Le regole dell'impegno
Betsy ed Elizabeth sono due giovani donne nell'Inghilterra degli anni Settanta, un'epoca in cui la ribellione dilaga e la giovinezza sembra una conquista permanente. Amiche di scuola che andavano a prendere il tè l'una nella casa dell'altra, Betsy ed Elizabeth vivono il loro tempo in una maniera totalmente differente. Orfana di entrambi i genitori, Betsy è stata accudita da una zia alta, magra e incolore. La zia ora è morta e le ha lasciato diecimila sterline, e con quei soldi Betsy è andata a Parigi a ""completare la sua formazione"""", in realtà a vivere l'esistenza bohémienne della gioventù ribelle parigina. È tornata a Londra in compagnia di un ragazzo dalla bellezza scultorea, uno di quegli uomini per i quali si finisce col pagare sempre un prezzo alto. Elizabeth ha sposato un uomo di ventisette anni più vecchio di lei. Lo ha fatto perché suo padre se n'è andato via di casa e lei avrebbe detto di sì a chiunque avesse potuto in qualche modo sostituirlo. O forse perché, in cuor suo, ha sempre desiderato un matrimonio di assoluto decoro. Il risultato è che, con una vita coniugale così decorosa e stabile, così priva di slanci ed emozioni, Elizabeth è scivolata nella clandestinità con una gratitudine, un sollievo e una naturalezza di cui non si riteneva per niente capace. Ogni giorno, dopo aver svolto le mansioni domestiche senza lamentarsi, Elizabeth incontra il suo amante, il tipo d'uomo che, si percepisce subito, ama il piacere più di ogni altra cosa."" -
Lasciando casa
Londra, fine anni Settanta. A ventisei anni, Emma Roberts è una giovane donna che vive un fragile equilibrio tra la sofferenza e il piacere che la solitudine le procura. Tratta la vita proprio come il giardino oggetto dei suoi studi: taglia, cura, accorcia le sue emozioni e i desideri per realizzare il proprio ideale, un'esistenza caratterizzata dal decoro e dalla moderazione. Aspira, come dice lei stessa, a condurre i suoi giorni ""secondo l'ideale classico fatto di ordine, controllo e autonomia"""". Sa, tuttavia, anche che, se vuole pienamente realizzare le sue aspirazioni, deve in qualche modo sciogliere il cordone ombelicale che la lega alla madre. Quell'amore così intenso, e così esclusivo da mutarsi in angoscia, per una donna che è sopravvissuta alla vedovanza considerandola un ritorno al suo stato naturale, e che trascorre il suo tempo a leggere e a pensare, deve essere per un po' messo da parte per cercare sicurezza altrove, nel duro confronto con il mondo. Emma parte perciò per Parigi, con l'intenzione di riprendere nella capitale francese gli studi di progettazione del giardino. A Parigi, stringe una fragile amicizia con Françoise Desnoyers, una giovane bibliotecaria animata da un'energia tale da rendere la sua sola presenza pericolosa per il resto del mondo. Françoise, il cui viso s'illumina sovente di sincero divertimento, le lascia intravedere un modo di vita turbolento, ben diverso dal suo e spinge Emma a una disputa con sua madre sul futuro della loro tenuta di campagna."" -
Gli dei incatenati
Un acuto saggio capace di gettare una luce insospettata sul mondo antico e sulle sue sopravvivenze nella modernità.«Uno charivari... vuole ""l'annientamento della reputazione che comporta l'esclusione dell'interessato dal contesto sociale e civile"""", dunque in certo modo niente meno che la messa al bando. Charivari è uno dei molti nomi, diversi a seconda dei paesi e dei contesti, che designano un atto arcaico e assai diffuso di giustizia popolare, il cui svolgimento si attiene ovunque a forme simili e ricorrenti.»Nella grande tradizione novecentesca degli studi sulla religione, Karl Meuli è certamente la figura più intrigante fra quante ci restano ancora da scoprire. Insieme filologo, etnografo e storico delle religioni, erede di Bachofen, di cui ha curato esemplarmente l'edizione delle opere, Meuli porta nelle sue ricerche la stessa originalità e la stessa profondità dell'autore del Matriarcato; ma in lui la vivacità dell'etnografo e l'intransigenza del filologo, sapientemente coniugate, intervengono ogni volta a illuminare e vivificare il chiaro-oscuro e la fascinazione mortuaria del maestro. E se per Bachofen il cardine stava nel simbolo, per Meuli invece essenziale nella fenomenologia della religione è tutto ciò che libera, non solo gli uomini, ma gli stessi dèi dai vincoli del destino e del mito. In questa chiave si possono leggere raccolti in questo libro i geniali studi sull'origine del carnevale e sullo charivari, fenomeni in cui l'ordine sociale è sovvertito da cima a fondo con una ferocia liberatoria di cui abbiamo perduto memoria e quelli, non meno innovativi, sulle maschere romane, sull'origine dei Giochi Olimpici e sugli dei incatenati, che gettano una luce insospettata sul mondo antico e sulle sue sopravvivenze nella modernità. Alla solidità del metodo e della documentazione fa ogni volta riscontro in Meuli una freschezza di scrittura come si trova di rado nella tradizione accademica.COME COMINCIANel secondo libro delle Georgiche, il poema dedicato all'insegnamento e all'elogio dell'agricoltura, Virgilio si sofferma sulla coltivazione degli alberi, e in particolare della vite. Dopo aver parlato delle specificità e della vocazione della terra, delle zone favorevoli e della corretta disposizione dei tralci, dopo aver sottolineato le necessarie e molteplici cure da adottare per i germogli in crescita, il poeta esamina i pericoli dai quali bisogna salvaguardare la vite. Più che dal gelo e dal solleone, essa è minacciata dagli animali da pascolo, soprattutto dall'ingorda capra."" -
La casa del professore
Il professor St. Peter si rifiuta di abbandonare la vecchia casa in cui ha abitato con la moglie e le figlie, e dove ha dato forma al suo capolavoro di studioso, un saggio storico sulle spedizioni dei conquistadores in America. Ma è anche la casa dove ha accolto Tom Outland, il suo allievo più stravagante e geniale, morto durante la Prima Guerra Mondiale, che ha avviato agli studi e a un futuro brillante ma breve di scienziato e ricercatore. A poco più di cinquant'anni, il professore è vittima di uno scoramento che ha radici in un'insoddisfazione che il successo accademico e il benessere, anziché mitigare, rendono ancora più bruciante. L'arrivismo sociale della moglie, della figlia maggiore Rosamond e di suo marito Louie gli è estraneo e lo avvilisce. A rendere più dolorosi l'inquietudine e l'amarezza che affliggono Godfrey St. Peter è proprio il ricordo di Outland, la cui amicizia gli ha aperto una finestra sulla vita libera e appassionata che il giovane Godfrey ""l'altro ragazzo"""" - ha solo vagheggiato nell'adolescenza. Durante una lunga estate solitaria, mentre lavora ad annotare il diario di Tom, il professore si trova a fare i conti con la propria vita. Inserito al centro della narrazione, come la tavola centrale di un trittico, il racconto di Tom Outland della scoperta della Città di roccia, sulla mesa che si alza in apparenza inaccessibile nella pianura del New Mexico, è il centro da cui si irradia l'energia che muove i passi del giovane eroe e soccorre il professore."" -
Vita dura
È il 1890 e un grande cambiamento sta per avvenire nella vita di Finbarr e Manus, piccoli orfani irlandesi. La madre è appena volata, come ha detto Manus, verso ""una terra migliore"""", e i due fratellini sono stati subito condotti nella zona meridionale di Dublino, dove Mr Collopy, fratellastro della madre, dovrà provvedere alla loro educazione col soccorso di Mrs Crotty, la sua seconda moglie. Che educazione può, tuttavia, offrire un uomo che se ne sta seduto per ore in cucina in una specie di poltrona di vimini, storta e sfondata, e si guarda minacciosamente intorno con due occhietti rossicci e la testa piegata in avanti? Un uomo che ha lunghi capelli grigi appiccicati sulla calotta cranica, la bocca nascosta da baffi scoloriti, il mento sfuggente che fa tutt'uno col collo fibroso e degli abiti che sembrano buttati a casaccio su una carcassa di bassa statura? Un uomo, infine, che nutre un fervente interesse per la dottrina e i dogmi della Chiesa e trascorre le giornate a discutere e ingollare whiskey con un sacerdote tedesco della Compagnia di Gesù?"" -
La città dei ladri
1941, è l'ultimo dell'anno e Lev Beniov, ragazzo diciassettenne, è solo a Leningrado, la città sotto assedio in cui vige la legge marziale. La madre e la sorella sono evacuate a settembre prima che l'assedio cominciasse; il padre è stato richiamato alle armi nel 1937. I guai di Lev cominciano quando un paracadutista tedesco, morto assiderato, atterra sulla sua strada, il ragazzo abbandona la sua postazione di pompiere e ruba il coltello al tedesco, ma viene arrestato dai soldati russi e incarcerato con la minaccia di condanna a morte, prevista dalla legge marziale. Il suo compagno di cella è il ventenne Kolja, disertore cosacco presuntuoso e sprezzante che non manca di prenderlo in giro per il suo grosso naso da ebreo. L'ostilità iniziale tra i due ragazzi si trasforma però presto nei più stretto e solido dei legami. Il colonnello dell'esercito, Grechko, decide di risparmiare la vita dei due affidando loro un compito pressoché impossibile in una città che sta morendo di fame: trovare in cinque giorni una dozzina di uova per la torta di nozze della figlia. -
Ventiquattr'ore di una donna sensibile
È una sera della prima metà del XX secolo e Madame de ***, attraente vedova costretta da ""una crudele segretezza"""" a intrattenere una relazione clandestina col giovane Principe di***, si reca all'Opera di Parigi per assistere a un concerto. Alla fine del concerto, il suo cuore è spezzato nel più miserabile dei modi. Il suo giovane amante le rivolge, infatti, un saluto frettoloso e indifferente ed esce dall'Opera al braccio della bella e civettuola Madame de B***, l'accompagna alla carrozza e, con aria di mistero, monta in vettura insieme a lei. Madame de *** assiste alla scena in piedi, immobile. Una volta a casa, i pensieri più disordinati si impadroniscono della sua mente. E, dopo una notte insonne, non trova altro modo di lenire la sua sofferenza che scrivere al giovane Principe quarantasei lettere per ventiquattr'ore febbricitanti, di dubbio e disperazione, quarantasei struggenti documenti a testimoniare il vortice di passioni e stati d'animo che hanno assalito il suo cuore e a """"raffigurare la gelosia, non nei suoi furori quanto nel dolore che opprime un'anima ardente e sensibile"""". Scritto con l'intento di """"non dire una parola che non fosse dettata dal sentimento o dalla passione; facendo provare nel breve spazio di ventiquattr'ore a una donna viva e sensibile tutta l'ebbrezza dell'amore, i turbamenti e, soprattutto, la gelosia"""", """"Ventiquattr'ore di una donna sensibile"""" apparve per la prima volta nel 1824 e da allora ha attratto e ammaliato intere generazioni di lettori e scrittori."" -
L' angelo egoista
Giugno 1930, Parigi. Nei giardini dell'hotel particulier della contessa Anna Letizia Pecci Blunr, si svolge il ballo più elegante della stagione. In quella serata un po' magica, tra principi, artisti e dame dell'alta società, un ragazzo di diciassette anni, arrivato da Londra per studiare all'Ecole des Beaux-Arts, incontra Lee Miller. Sottile, slanciata, gli splendidi capelli biondi tagliati alla garsonne, Lee ha solo due anni più di lui, ma è già un'inafferrabile icona di fascino e bellezza. Ed è una donna soprattutto emancipata, uno spinto libero che suscita irrefrenabili passioni nei molti uomini che entrano nella sua vita. È arrivata dagli Stati Uniti un anno prima, dopo essere diventata la modella preferita di Condé Nast, il fondatore dì Vogue... -
La porta del cielo. Ediz. italiana e spagnola
All'interno della cultura ebraica, la ""Porta del Cielo"""" occupa una posizione unica. Scritta in spagnolo nei primi decenni del Seicento, essa è infatti il solo esempio di opera, fra quelle che ancora appartengono al periodo di formazione del canone classico cabbalistico, composta in una lingua """"profana"""": non nella lingua santa ebraica, né nell'arcaizzante aramaico dello Zohar, né nello yiddish al quale anche sarebbe ricorsa la letteratura chassidica. Questa caratteristica rispecchia l'intento di Abraham Cohen de Herrera (il mercante di origine spagnola, vissuto in Italia e morto ad Amsterdam, le cui vicende personali e familiari vengono ricostruite nell'introduzione anche grazie a documenti d'archivio rimasti finora inediti): scrivere un'opera di introduzione alle dottrine cabbalistiche che fosse accessibile al maggior numero possibile di lettori eliminando l'ostacolo linguistico che ne aveva fino ad allora ristretto la conoscenza diretta a ebrei ed ebraisti. Altri elementi concorrono poi a giustificare quel ruolo di vera e propria mediazione fra cultura ebraica e contesto europeo che si propone la Porta: non solo la lingua ma anche il linguaggio, lineare e razionalizzante, nella quale è composta; il discorso sistematico con cui procede, richiamandosi al modello della Scolastica latina; e il costante riferimento e paragone con il pensiero filosofico, da Platone e Aristotele ai neoplatonici alla cultura italiana rinascimentale."" -
La cura Schopenhauer
Julius Hertzfeld si è guardato allo specchio stamattina. Attorno alla bocca poche rughe. Occhi forti e sinceri che possono reggere lo sguardo di chiunque. Labbra piene e cordiali. La testa coperta di riccioli neri e ribelli che si stanno appena ingrigendo sulle basette. Il corpo senza un'oncia di grasso. Insomma, lo specchio gli ha detto che è ancora lui: Julius Hertzfeld, brillante professore di psichiatria presso l'università della California, terapeuta dal caldo sorriso e dalla solida reputazione, uomo prestante che non ha affatto l'aria del sessantacinquenne cui è stato appena comunicato, con fredda e brutale sincerità, che ha poco più di un anno di vita. Che fare quando la vita spensierata termina di colpo e il nemico, fino a quel momento invisibile, si materializza in tutta la sua terrificante realtà? Julius Hertzfeld non ha dubbi: sa esattamente come trascorrerà il suo anno finale. Continuerà a occuparsi dei suoi pazienti e a cercare di ridestare, nella terapia di gruppo, il sentimento della vita dentro di loro. Sa, anche, che non si sottrarrà all'ultima sfida rappresentata dal suo paziente più ostico: quel Philip Slate che ha dedicato tutta la propria energia vitale alla fornicazione e che ora sostiene di aver scoperto una terapia Schopenhauer, una cura che proviene dal pensiero stesso del filosofo tedesco. -
Un minuto di silenzio
Christian e Stella sono usciti in mare con un dinghy, una piccola imbarcazione a vela perfetta per il vento forte e teso del Mare del Nord che increspa magnificamente quelle acque cristalline, e spazza chilometri e chilometri di maestose falesie e spiagge di sabbia finissima. Giunti sulla spiaggia dell'Isola degli uccelli, una minuscola striscia di terra in mezzo al mare su cui volteggiano come un turbine bianco centinaia di uccelli marini, i due giovani sono stati sorpresi da un'improvvisa tempesta di vento e pioggia. Christian ha condotto Stella in una baracca rivestita di canne sulla spiaggia, un rifugio dove un vecchio ornitologo è solito andare durante la bella stagione. La porta era ancora appesa sui cardini, sulla stufa di ferro vi erano ancora una pentola e un bicchiere d'alluminio, e al centro un giaciglio fatto di alghe secche e tavole di legno inchiodate. Stella si è messa subito a sedere su quel letto improvvisato, la sigaretta in bocca e una canzone sconosciuta sulle labbra. Bellissima, i capelli neri e gli occhi chiari e splendenti, ha sorriso a Christian e l'ha invitato a sedersi accanto a lei. Christian le è scivolato accanto, le ha posato una mano sulla spalla e, desiderando che quel contatto fisico durasse più a lungo possibile, le ha accarezzato la schiena. Solo allora Stella ha gettato la testa all'indietro e l'ha guardato sorpresa, come se avesse sentito o scoperto qualcosa d'inatteso, qualcosa che non aveva previsto, qualcosa che pensava impossibile. -
La porta degli inferi
Nel porto di Napoli, all'altezza di via Nuova Marina, si ergono due torri antiche talmente rabberciate a colpi di mattoni che sembrano due verruche gemelle. Su un terrapieno in mezzo a quelle torri, erbacce, rovi e malvarosa ostruiscono una porta di legno tarlato. Da quella porta, più di venti anni fa, è uscito Filippo Scalfaro De Nittis. Era un bambino allora, ora è un uomo che ogni mattina entra dal retro del ristorante La Bersagliera. Seduto davanti alla macchina del caffè, aspetta che il padrone del ristorante gli faccia un cenno. Filippo Scalfaro De Nittis, infatti, non cucina, non porta i piatti, fa soltanto il caffè. E a Napoli nessuno può vantarsi di farlo meglio di lui: un caffè per ogni voglia, per ogni umore, violento come uno schiaffo per svegliarsi al mattino, rotondo e morbido contro il mal di testa, robusto e forte per non dormire. Oggi è un giorno speciale per lui, il giorno in cui farà il suo ultimo caffè, destinato a un cliente seduto nella grande sala della Bersagliera. Sta mangiando calamari fritti. Gli trema un po' la mano e la forchetta gli gioca ogni tanto degli scherzi. Si potrebbe prenderlo per un impiegato delle poste in pensione, calvo com'è e con le dita gonfie. Ma Filippo Scalfaro De Nittis sa di che cosa è capace, sa quale abisso di crudeltà tradisce la sua aria infastidita e il suo modo di rivolgersi ai camerieri come se si trattasse di cani. Si chiama Toto Cullaccio. E per lui che Filippo Scalfaro De Nittis è tornato dagli inferi...