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La vecchia signora del riad
«Fouad Laroui gioca con gli stereotipi e li usa per costruire una storia ironica e a tratti tragica, dove due culture si riflettono in uno specchio di superficialità e incomprensione. Per poi riscoprire una storia comune» - Jessica Chia, la LetturaÈ possibile condividere il proprio mondo con qualcuno che viene percepito come completamente estraneo? Questa è la domanda che Fouad Laroui si pone nel raccontare la tragicomica storia di François e Cécile, coppia benestante, progressista e liberale che assecondando un capriccio e inseguendo una imprecisata voglia di libertà lascia di punto in bianco la propria vita parigina per trasferirsi a Marrakesh. Costantemente destabilizzati da cliché e stupore i due ""francesi di Francia"""" riescono, non senza qualche complicazione, a prendere possesso di un riad apparentemente perfetto, una dimora da sogno completamente in linea con le aspettative della coppia. Ed è proprio quando i due sembrano liberi di esplorare la propria idilliaca nuova vita che di nuovo si imbattono nell'inatteso: una silenziosa e coriacea vecchia signora che occupa, senza alcuna intenzione di andarsene, una stanza del loro riad. La convivenza forzata, che costringerà la coppia a confrontarsi con il proprio progressismo di maniera, saprà stimolare il dialogo tra i due mondi?"" -
Teatro di cenere
Nei cento microcomponimenti contenuti in Teatro di cenere troviamo come distillata tutta la potenza immaginifica della scrittura di Manuel Moyano. Pagina dopo pagina il lettore si trova avvinto in racconti di mondi favolosi, grotteschi e inquietanti narrati con una caustica ironia che non disdegna di farsi talvolta decisamente crudele. I temi che caratterizzano la tradizione della micronarrazione - riscritture di antichi miti, il rapporto con il mostruoso, l'eterno tema del doppio, paradossi religiosi e teologici, distopie apocalittiche, irruzioni dell’irreale nel quotidiano – trovano grazie alla programmatica ricerca dell’originalità da parte dell’autore una loro espressione raffinatissima. Moyano sembra costruire il proprio discorso come un attento antropologo: esplora scrupolosamente la monotonia del quotidiano riuscendo a catturare le dissonanze nei silenzi più noiosi, intercettando quella scintilla di insolito o surreale capace di capovolgere anche la routine più insipida. Invita il lettore a riappropriarsi del senso dello stupore che permette di guardare con occhi nuovi ciò che è familiare. La densità letteraria e narrativa dell’opera offre un gran numero di livelli interpretativi e tra tutti risulta evidente una propensione buffonesca ad irridere il potere. Ancora una volta l'autore invita il lettore a farsi suo complice e a giocare con il senso dell'assurdo per mettere in discussione la consuetudine e ripensare il rapporto con la realtà. -
Per dire sole dico oggipolenta
Filiberto, Fili per gli altri, Berto per se stesso, è/era/sarà un ardente odiatore di ogni tipo di macchina e un aspirante professore. Una macchia sul viso lo rende mostruosamente poco adatto a ergersi in cattedra, ma la malattia sembra reagire alla conoscenza, ogni nuova parola imparata e insegnata fa visibilmente ridurre la macchia sul suo volto. E Berto conosce una lingua scomparsa, l'italiano antico appreso sui libri, una lingua che gli conferisce una voce vera così in contrasto con le voci finte e metalliche che si propagano dalle macchine. E le sue parole vere dicono cose vere che in pochi sanno ascoltare ma lui è incapace di tacere e questo lo rende un pericoloso sobillatore di anime. Berto ripara libri antichi, crea sculture e scarica cassette della frutta. Berto suona anche, suona per coprire le urla dei bambini e dei maiali, suona mentre loro sono portati verso il loro futuro e trasformati in un qualcosa di migliore: pregiato culatello, avvocato, medico, ingegnere. Ma non si fa la rivoluzione da soli, ed è la rivoluzione quella a cui Berto aspira. E quindi Berto esiste negli sguardi di chi lo incontra, di chi lo ascolta e di chi lo racconta. Nicla la ladra, che con Berto scarica cassette di frutta, trascorre nuda lunghe giornate nella stalla, distrugge e crea, scopre e inventa. Nel suo sguardo violento e appassionato Berto è profeta e rivoluzionario. Sara Pinto, sorella gemella di Berto, disseziona la sua vita per riuscire a capire, e possibilmente fare sua, la scintilla di bellezza e genialità che vede splendere nel fratello. E poi il nonno Piergaddo, santo benefattore e porcaro da generazioni, il triumvirato degli italianisti, il movimento dei caravaggeschi, gli studenti, Bologna. Tutto il mondo osserva Berto il ""Lupo"""" la sua macchia mostruosa e le sue parole antiche. Come in un quadro caravaggesco la luce colpisce tutti con violenta concretezza e crea contasti solo apparentemente inconciliabili: vita e morte, bellezza e violenza, eternità e caducità. Tutto questo è reso nella prosa di Tito Pioli come il resoconto di un sogno, di un viaggio fantastico, di una rivoluzione riuscita: ci porta ad esplorare le contraddizioni che ci fanno sentire sicuri. Attraverso una sagace ironia ci smaschera, mette a tacere la musica che copre le grida, ci disturba, ci chiama in causa e così facendo ci offre la possibilità di affacciarci su quella bellezza così intrinseca in ogni cosa da essere l'unica vera testimone della realtà."" -
Non praticare il cannibalismo. 100 poesie
Nelle 100 poesie raccolte in questa antologia troviamo una sintesi degli ultimi 20 anni del percorso artistico dell'illustre poeta americano Ron Padgett. Tra i più celebri esponenti della seconda generazione della scuola poetica di New York, Padgett fa della sua poesia un manifesto di quella ""splendida monotonia"""" che rende ogni suo verso un'eco di un ricordo lontano. Nel 2016 Jim Jarmush gira il film Paterson (candidato alla Palma d'Oro a Cannes nel 2016) usando come filo conduttore della sua esplorazione proprio i versi di Ron Padgett e dipingendo così uno splendido, poetico e veritiero scorcio di una periferia americana senza tempo e apparentemente senza confini."" -
Polpette e altre storie brevissime
"Folgoranti e paradossali, le micro narrazioni di Jacopo Masini sono degli efficaci esperimenti linguistici e letterari. Quante parole servono per rendere una storia significativa e indimenticabile? La qualità di una storia è connessa al numero delle righe in cui è narrata? Le storie e le fiabe brevissime di Jacopo Masini riescono a costruire e decostruire immaginari, mondi letterari, orizzonti mitici. Passiamo di pagina in pagina come leggendo una guida in una galleria d'arte: ogni ritratto offre la possibilità di un'esperienza che va ben oltre lo stupore del primo sguardo. Ogni parola è scelta con la cura del miniaturista e con l'intelligenza del narratore consapevole. Il risultato è un ironico, a volte crudele, affresco delle piccinerie umane che offre come compenso la meraviglia nei confronti delle infinite possibilità della letteratura e un'arte che con la sua potenza sovverte le regole e inganna ogni prospettiva""""." -
Segni e stili del moderno
Nei nove saggi di Segni e stili del moderno, scritti tra il 1978 e il 1988, negli stessi anni in cui stava lavorando al Romanzo di formazione, prende forma il modo di fare critica che resterà tipico di tutta l'opera di Franco Moretti. Vi si parla di tragedia (La grande eclissi, Il momento della verità) e di letteratura di massa (Dialettica della paura, Kindergarten); degli esperimenti di inizio Novecento (Dalla terra desolata al paradiso artificiale, L'incanto dell'indecisione), della metropoli (Homo palpitans), e di teoria della letteratura (L'anima e l'arpia, L'evoluzione letteraria). Alla varietà - e, spesso, complessità - degli argomenti fa da contrappunto una scrittura diretta, parlata, dove la critica politica si mescola in ogni pagina con il piacere della scoperta intellettuale. -
Pigafetta
"Il carico ha la priorità"""" è quanto viene detto ai passeggeri a bordo del cargo senza nome, che partito da Amburgo si appresta a circumnavigare il globo, e che mette subito in chiaro il tenore del viaggio, molto lontano dal lussuoso mondo delle crociere """"tutto compreso"""". La passeggera/narratrice, tra i pochi passeggeri paganti, tollerati più che accolti dallo strambo equipaggio, ci guida attraverso nove notti che scandiscono il procedere del viaggio. Piani temporali e narrazioni si intrecciano in un racconto al limite dell'onirico. Nell'intimità della cabina, nell'oscurità della notte risuona infatti la voce immortale di Antonio Pigafetta, tra i pochi sopravvissuti della spedizione attorno al mondo di Magellano, nel 1519. Pigafetta occupa il proprio posto nella cabina della voce narrante, siede sotto l'orologio e sembra indurre a riflettere su interrogativi più o meno astratti: Perché il cuoco ha con sé un solo piccolo ricettario per un viaggio così lungo? Cosa rende il capitano tanto irrequieto? Perché gli uomini si ostinano a voler misurare il tempo, anziché limitarsi ad osservarne l'incedere? Felicitas Hoppe, nel suo primo romanzo pubblicato, offre un saggio di stili e temi che caratterizzeranno la sua intera produzione. In costante dialogo con la tradizione Hoppe gioca con tòpoi e cliché propri della letteratura di avventura: tra personaggi improbabili, affascinanti giovinette, tempeste, bonaccia e un immancabile ammutinamento, troviamo disseminati tra le pagine elementi che richiamano Melville, Poe, Sterne, Collodi e la Bibbia..." -
Il trionfo dell'agricoltura
Costituito da sette episodi, più un prologo, il poema si sviluppa attraverso una serie di dialoghi fra uomini, animali e altri esseri, viventi e defunti, che interagiscono nel contesto sociale dell'universo. Una delle questioni principali è quella dell'uguaglianza fra uomini e animali e la liberazione di questi ultimi dal giogo della schiavitù. Il poema incorse nelle sanzioni della censura che impose tagli e correzioni per permetterne la pubblicazione. Quest'opera dal tono burlesco smascherava infatti le ipocrisie del regime e con ingegno e arguzia Zabolockij intrecciava nei suoi versi una risposta sovversiva ai processi storici di cui era testimone. Zabolockij venne arrestato il 19 marzo 1938 e condannato a cinque anni di lavori forzati per attività controrivoluzionaria. Il poema scomparve da libri e antologie, ma il poeta per tutta la vita lo rielaborò, nella speranza di poterlo un giorno ripubblicare. Arriva in Italia la prima traduzione del lavoro originale, non epurato dalla censura, con l'opportunità di leggere e apprezzare un poeta visionario che si trovò al bivio della storia e propose coraggiosamente la sua utopia in un periodo di repressioni di massa. -
Nel centro di ogni cosa. Testo tedesco a fronte
Celebrata al suo apparire nella Vienna di fine Ottocento come una vera e propria epifania che in Austria, in Germania e nel resto dell'Europa avrebbe impresso una cesura definitiva allo sviluppo delle lettere, ancora oggi la lirica del giovane Hugo von Hofmannsthal appare come uno di quei rari fenomeni in cui si concentra, al massimo grado di limpidezza ed efficacia, la cifra di un'intera epoca e di un intero mondo. A cinquant'anni dall'ultima raccolta di poesie pubblicata in Italia (la silloge einaudiana curata da Elena Croce nel 1971), questa edizione propone per la prima volta una scelta molto ampia della lirica di Hofmannsthal, orientata tuttavia sui soli componimenti che videro la luce su decisione e impulso dello stesso autore. Così, se nella prima delle tre sezioni di cui si compone il volume trovano accoglienza tutte le poesie che lo stesso Hofmannsthal selezionò e pubblicò nell'ultima edizione delle proprie opere da lui curata (1924), nella seconda figurano una ventina di liriche scelte dal curatore tra quante furono comunque ""pubblicate in vita su riviste e periodici""""; la terza sezione, infine, ospita il Prologo alla Antigone di Sofocle (1900), un testo che, quasi sconosciuto in Italia, oltre che per l'intrinseco valore poetico si segnala come un vero e proprio manifesto di poetica, in nulla inferiore alla tanto più nota e celebrata Lettera di Lord Chandos."" -
La terra sull'abisso
«Una generazione va, una generazione viene, ma la terra rimane in eterno.» Con questa citazione biblica, veniamo introdotti in un mondo in cui una rapida e fatale epidemia ha ben più che decimato il genere umano e solo pochi sopravvissuti si aggirano ancora tra le strade una volta popolose della città. Isherwood Williams, giovane ricercatore di ecologia alla Berkley University, è uno di questi. Dopo aver trascorso diverse settimane tra le montagne, isolato dal resto del mondo, Ish scopre che la civiltà a cui cerca di fare ritorno non esiste più. Affronterà quindi, come un novello Adamo, il mondo nuovo che gli si apre davanti cercando di comprenderne le nuove leggi e di sfruttarne le potenzialità. Il lettore si ritrova testimone dell'avvicendarsi di tre generazioni, e del conseguente lento mutare dell'umanità. Stewart sceglie un narratore dallo sguardo analitico, quasi distaccato, per leggere e interpretare un mutamento a cui opporsi è impossibile e attraverso questo pone delle domande, forse inquietanti ma inevitabili: come cambia la terra quando l'azione dell'uomo non è più in grado di lasciare la sua impronta? Le norme che regolano la nostra civiltà sono davvero immutabili? -
Schikaneder e il labirinto
La briosa ricostruzione del mondo dell'opera viennese di fine Settecento. Nel microcosmo del teatro che aveva ospitato il Flauto magico vediamo in azione i sodali d'arte di Mozart che dopo la sua morte vorrebbero mantenerne viva l'ispirazione, primo fra tutti il librettista Schikaneder. Missione impossibile evidentemente, che dà vita a un frenetico e umanissimo rondò.«Con il brillante Schikaneder e il labirinto, dove è notevole la destrezza nel gestire registri ora buffi ora drammatici, ci troviamo nel mondo dell'opera viennese di fine Settecento al crepuscolo dell'illuminismo mozartiano. Un romanzo sagace e un'ironica ricostruzione di una particolare aura storica» – Menzione Speciale Giuria XXXIII edizione Premio CalvinoWolfgang Amedeus Mozart, per gli amici Wolfi, e Emanuel Schikaneder, voce narrante e imbonitore, psono legati da una profonda amicizia. Ma quando le scene si aprono su questa vicenda Mozart è morto ormai da sette anni e il teatro Freihaus, che grazie al grande compositore aveva visto giorni di gloria, versa ora in grandi difficoltà. Schikaneder librettista e codirettore del teatro annega nei debiti. Per recuperare stabilità economica e per dimostrare a tutti – e forse ancor più a sé stesso – di poter far bene anche senza la sua ""gallina dalle uova d'oro"""", decide di portare sulle scene Il labirinto, opera destinata ad essere il seguito de Il flauto magico, ultimo grande successo ospitato al Freihaus e che porta le firme, per l'appunto, di Mozart e dello stesso Shikaneder. Attraverso la voce irriverente del narratore, Benedetta Galli costruisce una cornice, o meglio una scenografia, a tratti grottesca che ammalia il lettore e lo trascina tra mostri di cartapesta e situazioni farsesche. L'autrice armonizza i movimenti della storia proprio come una sinfonia, riuscendo a tenere in equilibrio gli intrecci, la forma e i contenuti con un tono giocoso, da raffinato divertissement. Shikaneder e il labirinto con il suo incedere si fa bonariamente beffe del pubblico e degli artisti, dell'arte e del profitto, perché il narratore è consapevole di essere parte di un'elaborata farsa in cui la Storia procede prendendosi fin troppo sul serio, agendo in modo subdolo nel modificare tanto il gusto del pubblico quanto la voce degli artisti. Ogni cambiamento lascia un vuoto, una frattura e una promessa che sembra trovare la sua più lucida espressione nelle ultime parole di Shikaneder: ho ancora fiducia nelle storie, nonostante tutto."" -
Té al trifoglio
Sono passati secoli dalla Guerra Nefasta che sconvolse la terra di Elearos. Da allora, la pace è rimasta intatta grazie a un delicato equilibrio. L'improvviso riarmo degli orchi, umiliati da antichi trattati, sembra però rimettere in discussione l'assetto dei quattro regni. Di fronte a una minaccia crescente, il re degli uomini e i suoi alleati devono quindi decidere come reagire. All'oscuro di tutto, il giovane contadino Deltan viene coinvolto, suo malgrado, negli eventi che si stanno verificando. Inizia così una corsa contro il tempo, un'avventura in cui Deltan e i suoi compagni dovranno confrontarsi con una serie di pericoli e avversità che affondano le radici nella complessa e tumultuosa storia dei quattro regni. Un viaggio che permetterà al giovane di esplorare il mondo e di scoprire le tante sfumature della verità, una missione che lo costringerà non solo a mettersi alla prova, ma anche a scegliere che tipo di uomo diventare. -
Il miracolo di Pentecoste
Con la sua prosa leggera ed eloquente Sibylle Lewitscharoff ci accompagna dalle profondità infernali fino alle altezze sospirate del paradiso. Protagonista principale nel suo romanzo è infatti la più famosa Commedia della letteratura mondiale attorno a cui ruotano le vicende di 34 dantisti provenienti da tutto il mondo e di un trascinante narratore, tanto ossessionato dalla materialità e dalla razionalità da essere sconvolto nel dover fare i conti anche solo con la parola «miracolo», figurarsi con le sue implicazioni. Gottlieb Elsheimer, narratore delle vicende e unico tra i suoi colleghi a non essere destinato al paradiso, si trova infatti a ricercare, tra le lezioni del convegno più bello mai vissuto, una spiegazione per il misterioso fenomeno manifestatosi nel giorno di Pentecoste, esattamente nel momento in cui il suono a festa delle campane di San Pietro ha raggiunto l'antica sala dei Cavalieri di Malta, sull'Aventino, sede del convegno. Inizia così il nostro viaggio nel mondo di Dante, mistico ma intriso di realismo, un mondo che sembra avere un effetto esaltante quasi psicotropo sui colleghi riuniti e che dirige la realtà del narratore verso un cambiamento imminente e inspiegabile. In un percorso ideale che va dalla torre di Babele al Cenacolo, mescolando i piani narrativi e attingendo, nella costruzione quasi cabalistica dei riferimenti, a teorie letterarie, teologiche e filosofiche Lewitscharoff ci regala un romanzo intriso di ironia e meraviglia, una narrazione che ci porta a investigare il miracolo della conoscenza e dell'immaginazione che svela le effimere differenze tra realtà e creazione poetica. -
Il mondo ha vissuto nell'errore
Una musa ispiratrice trasandata a cui assegnano d'ufficio uno scrittore pigro e fanfarone; un commissario che indaga su reati commessi in sogno; la trasposizione cinematografica di un libro impegnato sulla Rivoluzione russa, che diventa un film di spogliarelliste, amicizie con delfini e comparsate di calciatori. Le storie di Fontanarrosa sono storie da ridere. Ma di volta in volta la voce narrante si fa assurdamente lirica, grottescamente filosofica, parodisticamente scientifica. In alcune narrazioni è puntuale e implacabile, in altre attinge a piene mani alla cultura popolare del nostro tempo, ai film, alle canzoni e ai fumetti. Fontanarrosa finora poco tradotto in Italia, arriva finalmente con i suoi scritti più riusciti. -
La terra sbagliata
Karl, protagonista del romanzo e alter ego dell'autore, ci racconta in un peculiare gioco temporale del suo ritorno alla terra albanese e del suo esilio volontario e doloroso. Ters, immaginaria città albanese e città natale del protagonista, viene creata come teatro perfetto per la messa in scena dei temi cari all'autore e fondamentali per il mondo contemporaneo: identità, appartenenza, libertà, displacement. L'autore racconta di uno spaccato d'Europa ancora ""lontano"""", una storia e si fa universale e che sembra porre il lettore davanti a domande che sfidano ad andare più a fondo: dove e come prendono forma le radici dell'uomo?"" -
Un dialogo alla fine del mondo. Limine, generatività e memoria nella poetica di Hilde Domin
Hilde Domin (1909-2006) è una delle più importanti poete del Novecento tedesco. Questo volume intende evidenziare l’originalità e la vocazione politica della sua opera. Il primo capitolo, Scrivere è come respirare, traccia le basi teoriche e interpretative del percorso. Il secondo, Vita come odissea linguistica, dà inizio alla problematizzazione dell’esistenza nel limine. Il capitolo «Alla fine del volo». Limine e rappresentazione illumina un percorso verso la definizione della lirica di Domin come “poetica liminale”. In Testimonianza e memoria possibili si asserisce l’importanza della lirica dominiana come generatrice di memoria culturale. A seguire, in Un posto alla tomba della madre, si apre una finestra sull’isotopia del materno come spazio liminale di copoiesi. In Dalle torri d’avorio alla “prassi aperta” la connessione con le più recenti teorie sulla lettura e sul pubblico esalta la sapienza socioletteraria della scrittrice, che si spinge, come illustrato in Il caso estremo dell’universale, a denunciare l’inconsistenza dei canoni nazionali e a ascrivere agli autori displaced una funzione centrale. Infine, in L’autobiografia lirica, si intrecciano le linee dell’attività di critica letteraria con un’analisi delle Gesammelte Gedichte come autorappresentazione poetica di Hilde Domin. La serrata critica all’eterodirezione dei lettori e dei critici, le potenzialità creative e di postura dello spazio liminale e della lirica come glossopoiesi, la volontà di produrre memoria “al di là delle antinomie” e l’autenticità nell’impegno intellettuale e nella rappresentazione di sé restituiscono il profilo di una scrittrice oggi più che mai imprescindibile per la lettura della contemporaneità. -
Il tessuto della scrittura. Studi per Rita Svandrlik
L’atto della scrittura è un centro gravitazionale della produzione scientifica di Rita Svandrlik, germanista, comparatista, esperta di studi di genere, alla quale è dedicato questo volume collettaneo. La scrittura è l’elemento che dà forma al testo che associamo alla metafora del textus, “tessuto”, trama e ordito di filami accuratamente intrecciati. All’interno di questa cornice, il volume raccoglie ventisei saggi di autrici e autori di lingua italiana e tedesca che, sulle orme dei sentieri di ricerca della collega, maestra e amica, hanno espresso specifici interessi scientifici creando una colorata tessitura, senza vincoli temporali né settoriali. Il volume è idealmente suddiviso in cinque sezioni: la prima è dedicata al rapporto tra la scrittura e il mito classico (Ifigenia, Edipo Re, Antigone, Ondina) e propone poi un excursus nel mondo poetico di Leopardi e Brecht; nella seconda parte la scrittura si fa prima veicolo verso mondi onirici e dimensioni visionarie (Morante, Freudenthaler, Muschamp) e poi “transito” verso spazi geografici più o meno reali; i saggi della terza parte del volume ruotano intorno alla filosofia (Arendt, Bloch), alla scrittura femminile e alla traduzione (Bachmann, Pappenheim, Carter); nell’ultima parte si indaga prima il rapporto tra la scrittura e alcuni approcci linguistici e, successivamente, quello con le arti. Chiude il volume una lettera per Rita Svandrlik dedicata a Trieste, sua città natale. Saggi di: Stefania Acciaioli, Roberta Ascarelli, Sabrina Ballestracci, Luca Baratta, Dominik Barta, Diana Battisti, Rita Calabrese, Paola Del Zoppo, Hermann Dorowin, Maria Fancelli, Sotera Fornaro, Marina Foschi Albert, Matteo Galli, Antonella Gargano, Eva Geulen, Micaela Latini, Giuliano Lozzi, Ernestina Pellegrini, Lucia Perrone Capano, Daniela Pirazzini, Jelena U. Reinhardt, Giovanni Sampaolo, Isolde Schiffermüller, Neva Šlibar, Susanne Teutsch, Marie Luise Wandruszka. -
Storia di un'ossessione. Lev Tolstoj e Vladimir Certkov
Il sodalizio tra Tolstoj e Certkov è un lungo, intenso e per certi versi misterioso intreccio di amicizia, passione, letteratura e impegno sociale. Vladimir G. Certkov (1854-1936) rimase accanto a Tolstoj per quasi trent'anni: fu il principale interprete della sua dottrina morale - il cosiddetto tolstoismo che, come fondamento della nonviolenza, arrivò a influenzare anche Gandhi. Predispose, pubblicò e tradusse i suoi scritti, custodì e ordinò la gran parte dei suoi manoscritti e fu il suo più intimo amico. Certkov riuscì a conservare tutte le sue prerogative anche dopo la morte dello scrittore, promuovendo quella che è a tutt'oggi considerata l'edizione più autorevole degli scritti di Tolstoj, il Polnoe sobranie socinenij (M., 1928-1958) composto di novanta volumi. Basato anzitutto sulle fonti d'archivio, in primo luogo manoscritti di Certkov conservati in tre fondi a Mosca e resi disponibili solo di recente, l'obiettivo principale di questo lavoro è restituire, del legame tra Tolstoj e Certkov, un'immagine equilibrata, per quanto possibile aderente ai fatti, veritiera, scevra dalle controverse interpretazioni sul ruolo effettivo giocato dal ""discepolo per eccellenza""""."" -
Nimbus
«Il pathos della responsabilità — è piacere o sofferenza? Mi immagino che possa avere un senso ecologico e sia fonte di conoscenza poetologica. Pensare l'impensabile, riciclare Kant». Dopo gli spazi incorniciati di Paesaggi in prestito, Poschmann si muove tra lirica dell'antropocene e tradizione filosofica per raccontare spazi aperti, luoghi dell'ampiezza fisica e del ricordo, che insieme sono quelli dell'interiorità e della parvenza. Nella sua poesia c'è la conciliazione di filosofia e natura, arte e rappresentazione, distanza e vicinanza, esteriorità e intimità, immanenza e storia, umano e natura. Dall'insondabilità dell'intelletto scaturisce una lirica dinamica, potente, che insieme contempla e genera, e si scopre ironica, arguta e commovente. Nimbus è il termine latino per ""nube oscura"""", il nembostrato, ma è anche aureola, visione estatica. Una manifestazione ambivalente dunque: la nube è visione del limine, intuizione dell'immensità. La nube oscura dispiega effetti, definisce l'atmosfera, confina il cielo, eppure allo stesso tempo sfugge, rimane incontrollabile. In una perfetta consonanza di forma e pensiero, le poesie di Nimbus raccontano l'indagine su quel confine che da sempre affascina, la linea tra il terribile e il consueto."" -
Alina e una casa da sistemare. Ediz. illustrata
Età di lettura: da 4 anni.