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Santa, giusta, umanitaria. La guerra nella civiltà occidentale
Plurimillenaria, spesso appassionata, talora sofferta ma sempre rigorosa, è la riflessione sulla guerra: poderosi (e ponderosi) sistemi speculativi sono stati innalzati per giustificare sotto il profilo giuridico e politico il ricorso alle armi. Ai nostri giorni i tentativi di afferrare concettualmente il fenomeno bellico e inserirlo in schemi politico-giuridici si sono moltiplicati e amplificati. Il terrorismo internazionale si diffonde come un virus geneticamente mutato: siamo di fronte all'epidemia di un male che non sembra riconducibile alla - pur tragicamente variegata - esperienza delle guerre. Ma la follia omicida prosegue la sua corsa e il suo corso lungo il medesimo solco antropologico scavato da interrogativi e questioni antiche. Dunque, per acquisirne consapevolezza sarà più che opportuno, necessario, rintracciare e ritracciare almeno alcuni dei principali tratti, snodi, tornanti di un itinerario che, nel bene e nel male (o tra Bene e Male), ha dato forma alla nostra civiltà. -
T. S. Eliot
A cinquant'anni dalla morte, T.S. Eliot (1888-1965) è ancora attuale. La sua poesia, insieme a quella dei grandi sperimentatori suoi contemporanei Virginia Woolf e James Joyce -, ha segnato, nello spartiacque tra ""laicità"""" e religione, la prima metà del XX secolo. Tra le sue opere, """"The Waste Land"""" rappresenta la parabola apicale della decadenza europea dopo la tragedia del primo conflitto mondiale, mentre la sua produzione teatrale, specie con il dramma """"Murder in the Cathedral"""", si pone come una tappa importante nello sviluppo della drammaturgia degli anni Trenta e Quaranta. Anche i suoi scritti teorici sulla filosofia, la teologia e la letteratura aprono importanti squarci sul pensiero politico e religioso di quel periodo. Questo libro rivisita l'arte di Eliot alla luce della sua visione dell'Europa, un'entità spirituale oltre che politica, incapace ancora di trovare un equilibrio morale e culturale. Qui sta il fulcro del suo insegnamento, che vede proprio nella """"Waste Land"""" l'espressione più alta attraverso la narrazione della devastazione etica delle nazioni. L'autore getta, inoltre, nuova luce sui collegamenti con la Grande Guerra, nel contesto del suo centenario, che viene letta """"in filigrana"""" laddove la critica ufficiale ha spesso sottolineato un """"distacco"""" eliotiano dalla realtà storica."" -
Per forza o per amore. Storia della violenza familiare nell'età moderna
Una diagnosi corrente attribuisce l'escalation di brutalità di cui sono spesso vittime le donne alla perdita dei valori del buon tempo andato. Nel XX secolo le donne hanno conquistato, in Occidente, spazi e riconoscimenti a lungo inaccessibili; eppure è proprio dal passato che emergono le peggiori manifestazioni di radicata misoginia. Sconcertanti spaccati domestici rivelano, oggi come ieri, le difficoltà di troppi uomini ad adeguarsi all'instabilità affettiva e agli incerti ruoli di genere. Non si tratta solo della pretesa di un diritto esclusivo sui corpi femminili da parte di mariti, compagni, padri, fratelli, ma di tutta una società che tollera violenze, talora gravi, talora modeste, talora nemmeno avvertite come tali e accettate con rassegnato fatalismo. -
Quel che resta di Marx. Rileggendo il «manifesto» dei comunisti
Fratture geopolitiche, guerre di religione, conflitto economico mondiale, crisi della democrazia: sono in atto mutamenti che esigono una comprensione storica. Ma la sterminata letteratura sulla ""globalizzazione"""", declinata nelle più varie discipline, non sembra in grado di individuare un criterio interpretativo unitario del nostro mondo. Rileggiamo Marx, suggerisce Giuseppe Vacca. A partire dal """"Manifesto"""", anche con l'aiuto delle lenti di Gramsci, non per cercarvi chiavi di lettura delle crisi economiche, ma per rinverdirne la lezione più proficua, riguardante la politica e la storia."" -
Contro Ambrogio. Una sublime, tormentosa grandezza
Ambrogio è, con Gerolamo e Agostino, il fondatore della Chiesa latina emersa, dopo Costantino, dal buio e dal sangue dell'era delle persecuzioni, assurta poi, con Teodosio al rango di unica religione ammessa nell'Impero. Arrivato a Milano con un prestigioso incarico di governo - secondo la tradizione, elevato a furor di popolo alla cattedra episcopale - trasferì nella sua funzione di vescovo il santo orgoglio che gli derivava dall'appartenere alla più alta nobiltà dell'Urbe e impiantò con forza sul tronco dell'Impero, al posto della pax deorum che lo avrebbe eternamente protetto, la croce del Cristo. Fu inflessibile nel combattere eretici, ebrei e pagani; Impose che l'ara della vittoria fosse tolta dall'aula senatoria; umiliò perfino il grande Teodosio ricordandogli che anche l'imperatore era membro della Chiesa ma non aveva il diritto né di guidarla, né di controllarla. Senza il fondamento del suo pensiero, forse, mai si sarebbe sviluppata una teoria egemonica del papato sulla Chiesa. Leggendo di lui, a volte ci si domanda dove fosse quella carità sulla quale peraltro ha saputo scrivere pagine bellissime. La sua grandezza fu davvero sublime e tormentosa. -
Teodora
Pochi personaggi storici, scriveva nel 1901 il bizantinista Charles Diehl, sono più difficili da giudicare dell'imperatore Giustiniano. Si può dire nello stesso tempo di lui assai bene e assai male e per giustificare il male come il bene le prove sembrano moltiplicarsi. Lo storico moderno è forse meno sensibile alle sue categorie morali, ma quanto afferma è indubbiamente vero. Se però è difficile giudicare Giustiniano, ancor più lo è con la moglie Teodora e ciò per due buoni motivi. Il primo è che Teodora imperatrice è assai diversa dalla giovane attrice che aveva condotto una vita sregolata a Costantinopoli, quasi come si trattasse di due persone diverse, anche se la storia annovera altri casi del genere. Il secondo, di ordine tecnico, consiste nel fatto che l'informazione sulla sua attività è piuttosto carente e fortemente contraddittoria. Quella poi che dovrebbe essere la fonte principale, la 'Storia segreta' di Procopio di Cesarea, sembra per molti storici presentare un quadro distorto della realtà dovuto all'odio viscerale che aveva l'autore per lei."" (dalla premessa dell'autore)"" -
García Lorca
La sua persona ""irradiava felicità"""", ricorda Neruda. È """"la creatura"""" che ci mette in contatto con la Creazione, scrive Jorge Guillén. """"Il capolavoro era lui"""", afferma Luis Buñuel. Sulla spinta di un'ingenua mitografia popolaresca, si è diffusa l'immagine del poeta bello, simpatico, allegro, animatore instancabile di serate mondane e letterarie, relegando in secondo piano lo stato di profondo drammatismo che invece ha caratterizzato la sua esperienza umana e reso straordinariamente moderno il suo messaggio poetico. Gabriele Morelli restituisce la giusta dimensione a uno degli autori più popolari del Novecento e alla sua complessa produzione (poesia, teatro, conferenze, disegni). Raccoglie una ricca e inedita documentazione grazie alla conoscenza dei familiari del poeta e alle dichiarazioni di testimoni, e con scrittura agile e fluida ricostruisce una puntuale biografia. Ampio spazio è dedicato alla formazione avvenuta in una Spagna viva e vivace, attenta ai valori della tradizione, ma anche aperta alle moderne estetiche delle avanguardie europee, tra ironia e divertimento insieme agli amici fraterni Salvador Dalì, Luis Buñuel e Pepin Bello. Pagine interessanti sono riservate alla tragica morte del poeta: si discute sul giorno dell'esecuzione (17,18 o 19 agosto 1936), si indicano i mandanti, si esaminano varie ipotesi sul luogo della sepoltura. Con garbo e discrezione si accenna alla sua sfortunata vicenda sentimentale, fino all'ultimo amore segreto venuto alla luce."" -
Il burattinaio dell'ultimo zar. Grigorij Rasputin
Nel momento più tragico di un Impero, un pellegrino, lussurioso e astuto, emerge dalla più profonda provincia siberiana e muove alla conquista di un pezzo di paradiso: il suo nome è Grigorij Efimovic Rasputin. Si presenta come carismatico mistico nei più esclusivi salotti di San Pietroburgo al cospetto di una generazione di russi disorientati. Lui si considera un santo. E molti lo vedono così. C'è però anche chi io ritiene un ambiguo contadino ignorante. Quale potere ha esercitato alla corte dello Zar e nell'Impero il ""monaco errante""""? Di quali protezioni gode? Di quali alleanze si serve? Quale è stato il suo ruolo nella catastrofe che, pochi mesi dopo la sua morte, travolge i Romanov? Accostarsi a Rasputin, a cento anni dalla sua tragica fine, significa avvicinare una leggenda."" -
Eduardo
Autore di primo piano del teatro europeo del Novecento, Eduardo De Filippo (1900-1984) ha trovato una sua cifra inconfondibile nel dosato equilibrio tra elementi comici e drammatici, combinando la tradizione teatrale napoletana con una continua ricerca sperimentale. Sin da Natale in casa Cupiello, che scivola appunto dalla farsa verso la tragedia, l'autore porta allo scoperto il dramma della complessa comunicazione nel microcosmo familiare. Nelle opere di Eduardo si riconosce l'evoluzione della società italiana del Novecento, dagli anni difficili successivi alla Prima guerra mondiale al fervore innovativo degli anni Trenta, fino alla tragica frattura storica della Seconda guerra mondiale e al boom economico; dagli anni Cinquanta nuove inquietudini esistenziali e nuovi conflitti generazionali si intravedono in drammi come “La paura numero uno”, “Mia famiglia” o “Sabato, domenica e lunedì”, collocati in ambienti borghesi, dopo che nell'interno popolare di Napoli milionaria!, capolavoro assoluto del Neorealismo italiano, era stata ambientata la tragedia collettiva della guerra. Con la continua ricerca di nuovi congegni teatrali modellati sulle storie da raccontare, Eduardo si è sottratto alla gabbia degli stereotipi e dei luoghi comuni, affrontando le diffidenze di chi vedeva in lui ""soltanto"""" un grandissimo attore, ed è riuscito ancora a sperimentare, con la registrazione della traduzione della Tempesta di Shakespeare in un napoletano dalle tinte secentesche, la straordinaria realizzazione di un teatro privo di scena e per voce sola. Una connotazione sperimentale assume anche la sua intensa attività poetica, che nell'arco dei decenni si è affiancata in vario modo alla produzione teatrale."" -
Pensieri sull'Italia. L'importanza della politica
Muovendo dal diffuso senso di insoddisfazione per il modo in cui vanno le cose nel nostro Paese, l'autore si domanda che cosa si possa fare per uscire da una situazione che - lasciata a se stessa - rischia di portarci lentamente all'emarginazione. Non possiamo continuare ad affrontare i nostri tanti problemi più o meno a caso, senza un disegno unitario. Il libro ricostruisce a grandi linee questo disegno e indica le cose che - a giudizio dell'autore - si dovrebbero fare. Su tutte, sottolinea l'esigenza di un diverso atteggiamento nei confronti della politica. II disinteresse per tutto ciò che la riguarda è certamente comprensibile; bisogna tuttavia rendersi conto che, così facendo, si contribuisce sempre più a degradarla. Della politica non si può fare a meno; e allora non resta che adoperarsi per migliorarla. -
Borbonici, patrioti e criminali. L'altra storia del Risorgimento
All'alba della costituzione del Regno d'Italia si consolidavano, nelle strutture portanti dello Stato e in una parte rilevante della classe dirigente, i contatti con gli homines novi: mafiosi, camorristi, uomini della 'ndrangheta. Quali effetti produsse un tale modo di fare politica nella formazione dello spirito pubblico della nuova Nazione? Enzo Ciconte in questo suo saggio indaga le reciproche ""fascinazioni"""" tra movimento risorgimentale e organizzazioni criminali - nuove o vecchie che fossero - scandaglia le ragioni delle interazioni tra i due mondi, con il ricorso frequente alla violenza, e l'uso che se ne fece: da soggetti privati, per difendere o accrescere i loro interessi, da soggetti pubblici, per garantire la sicurezza comune o fornire un puntello alle fragili istituzioni."" -
Manzoni e la Bibbia. Fonti bibliche nelle «Osservazioni sulla morale cattolica»
Per la prima volta si cerca di ricostruire un particolare palinsesto dei testi manzoniani, quello della presenza delle S. Scritture. Sulle opere del grande scrittore lombardo si sono condotte le analisi più raffinate, soprattutto sulla sua profonda matrice religiosa. Mai, però, si è pensato di vagliare il retroterra biblico che alimentava il suo dettato e la sua spiritualità. Con questo saggio si sottopongono le ""Osservazioni sulla morale cattolica"""", il suo scritto più strettamente """"teologico"""", a una minuziosa radiografia critica, cosi da identificare la filigrana scritturistica che sorregge ogni pagina."" -
Per una nuova edizione commentata delle opere di Dante
L'esegesi, con l'ausilio ora anche della ""Edizione Nazionale dei Commenti danteschi"""", ha compiuto progressi enormi, con l'acquisizione di prospettive critiche nuove che stanno incidendo profondamente nella dantologia internazionale. Di qui l'iniziativa del Centro Pio Rajna di promuovere, collateralmente al """"Censimento"""" e alla """"Edizione Nazionale dei Commenti danteschi"""", una """"Nuova Edizione commentata delle Opere di Dante """", che si propone di realizzare - entro il settimo centenario dantesco del 2021 - una nuova edizione, riveduta nei testi, alla luce delle edizioni critiche degli ultimi decenni, e rinnovata nel commento, cosi da offrire ai lettori di Dante in tutto il mondo un referente aggiornato e di sicuro affidamento. In questo saggio viene analiticamente ricostruito il quadro storico-problematico della tradizione e della interpretazione delle opere di Dante e si definiscono le linee del progetto srientifico-editoriale enunciato nel titolo."" -
Arrestate Garibaldi. L'ordine impossibile di Cavour
Il conflitto tra Cavour e Garibaldi per la ""conquista"""" di Napoli, la collaborazione nelle operazioni di un ministro borbonico, l'arrivo in treno del Generale nella capitale: fatti che svelano, in queste pagine rigorosamente documentate, il momento chiave dell'Unità d'Italia. Garibaldi fu uomo di coraggio, e al tempo stesso maestro di relazioni pubbliche; Cavour, l'artefice dell'Italia unita, voleva perfino imprigionare il condottiero per impedirgli di arrivare a Napoli. Dopo più di un secolo e mezzo, possiamo forse celebrare l'Unità - un fatto grandioso - raccontando come sono andate veramente le cose."" -
Per Mario Martelli. Fascicolo speciale di «Filologia e Critica»
Compiendosi l'ottavo quinquennio di attività, e dunque i quarant'anni dalla fondazione (1976-2015), «Filologia e Critica» dedica il suo fascicolo ""speciale"""", com'è prassi consolidata, a una figura di particolare rilievo nel panorama degli studi di Italianistica. Questa volta viene ricordato Mario Martelli (1925-2007), che della rivista fu collaboratore fine e intelligente fin dalla prima annata, dove pubblicò un importante saggio leopardiano, mentre la sua """"Giarda"""" fiorentina, in cui discuteva dell'attribuzione a Niccolò Machiavelli del """"Dialogo della lingua"""", inaugurò nel 1978 la nuova serie dei «Quaderni di """"Filologia e Critica""""». La partecipazione di Martelli alle attività scientifiche di «Filologia e Critica» fu ampia fin dall'inizio: non per nulla fu tra i protagonisti dei due grandi convegni da questa organizzati, nel 1984 su La critica del testo e nel 1988 su La novella italiana. Dall'esperienza di questi due convegni nacque il progetto di fondazione del Centro Pio Rajna, che trovò subito in Martelli un attento e partecipe sodale; con lui venne messo a punto il disegno della «Edizione Nazionale delle Opere di Niccolò Machiavelli », di cui fu magna pars, sostenendone e orientandone negli anni il cammino spesso accidentato, reso arduo da questioni scientifiche e non. Proprio in questo ambito egli pubblicò nel 2006 la fondamentale edizione del """"Principe"""" (preceduta dall'importante Saggio sul """"Principe"""", 1999), che giunse a coronamento della sua lunga e feconda attività scientifica. Impossibile ricordare qui nei particolari la sua amplissima produzione, forte di innumerevoli saggi e edizioni di testi; basti dire che essa si dispiegò sull'intero arco storico della letteratura italiana, pur mostrando una spiccata predilezione per il Quattrocento."" -
Viaggio a Maria
Un piccolo itinerario concepito come un memoriale, nell'anno giubilare della Misericordia, del lungo percorso che la Vergine ha compiuto nelle lettere e nella pietà dell'Occidente. Nessun altro ""simbolo"""" ha legato nei secoli l'anelito umano di elevarsi «in più spirabil aere» e il quotidiano bisogno di ricovero, rifugio, perdono, protezione. Madre della luce, della sapienza, della pietà e del più bell'amore, della giustizia e della vita, della creazione e della redenzione, della maestà e della gloria, Maria genera e rinnova, copre del suo manto, irraggia e tutto raccoglie: «mare nel quale sfociano tutti i fiumi delle grazie», «mare di inestimabile misericordia»."" -
Saba
Nato a Trieste, «città di traffici e non di vecchia cultura, varia di razze e di costumi», Umberto Saba ha attraversato la prima metà del secolo partecipando delle sue vicende intellettuali e politiche senza mai omologarsi alle mode del momento, mantenendo una rotta peculiare dovuta al carattere della propria formazione e all'autenticità di fondo della propria poetica. Paradossalmente trascurato a paragone di altri rispetto ai quali e stato inferiore solo quanto a capacità autopromozionale, aspettava da tempo una messa a punto che ne aggiornasse il profilo biografico e la fisionomia di poeta e prosatore. Una trattazione complessiva, che tiene conto di tutti i progressi fatti dalla critica negli ultimi decenni, sia sul piano filologico sia su quello dell'analisi metrico-stilistica e della contestualizzazione storico-culturale dei testi, si propone ora al lettore per conoscere meglio e apprezzare finalmente uno dei classici del nostro Novecento. La sua vena ha influenzato un filone di poesia in apparenza facile e leggero, minoritario ma non per questo meno vivo, da Betocchi e Penna a Caproni e Bertolucci. Personaggio difficilmente gestibile e imprevedibile, deliberatamente provocatore, il suo ruolo nel quadro della letteratura italiana resta principalmente quello del poeta del Canzoniere, ma un posto di rilievo ha anche lo scrittore di Scorciatoie e raccontinì, di Storia e cronistoria del Canzoniere e di Ernesto. -
La biblioteca perduta. I libri di Leonardo
Una biblioteca racconta molte storie: anche quella di se stessa e di chi l'ha costituita nel tempo di una vita o di molte vite. Una biblioteca può essere come un autoritratto, un'autobiografia. In quella in cui stiamo per entrare, però, gli scaffali sono vuoti. I suoi libri sono scomparsi, la biblioteca è andata dispersa, perduta. Non ne sapremmo nulla, se il loro lettore non avesse registrato nei suoi quaderni il diario giornaliero di un ininterrotto dialogo con quei testi. E quel lettore era Leonardo da Vinci. A torto considerato «omo sanza lettere», Leonardo dedicò una parte importante della propria attività intellettuale alla parola scritta. In un appassionante percorso a ritroso, la ricostruzione della sua biblioteca ne rivela il forte radicamento nella cultura del suo tempo e la proiezione verso nuovi orizzonti di modernità. -
Dante
Massimo poeta del Medioevo e di tutti i tempi, Dante si distingue per la sua straordinaria capacità di parlare alla coscienza e alla sensibilità del lettore moderno come nessun altro poeta o scrittore antico: e ciò, malgrado la tematica da lui assunta a materia di poesia sia tipicamente medievale, dunque legata a un quadro culturale, a un atteggiamento mentale, a un modo di sentire, quali non si saprebbe immaginare più lontani da quelli nostri di oggi. Per cercar di capire e dare una spiegazione in termini razionali e storici a questo che molti autorevoli e spesso severi critici del '900 - da E.A. Auerbach a E.R. Curtius, da A. Pagliaro a G. Contini - hanno definito il « miracolo » dantesco, non basta la lettura, pur fondamentale, dell'opera sua, ma è necessario ripercorrere un itinerario biografico e intellettuale a sua volta fuori dell'ordinario e per molti aspetti ""miracoloso"""": è necessario indagare e ricostruire il cammino compiuto da Dante, dalle prime prove poetiche giovanili, nella Firenze ancora, sostanzialmente provinciale di fine '200, alle più impegnative elaborazioni dell'età matura, fino alla sublime realizzazione della Commedia. In questa prospettiva si è mosso l'autore del presente volume, che non nasconde per altro la sua ambizione di andare al di là dell'obiettivo primario di delineare un disegno - essenziale, ma non sommario - di Dante e della sua opera. Frutto, in realtà, di oltre un trentennio di ricerche e di studi, che hanno consentito l'acquisizione di novità importanti, di ordine biografico ed esegetico, in tema dantesco, questo lavoro si propone anche l'obiettivo di esibire i risultati di tali indagini incardinati nel profilo generale del personaggio, che ne risulta per molti aspetti, non marginali, meglio definito e illuminato. Di qui ancora l'attenzione a tutta una serie di problemi aperti, che ha lo scopo di offrire un quadro complessivo della problematica critica dantesca, parte della fisionomia del personaggio e componente non secondaria del fascino che continua, dopo settecento anni, a esercitare sulla fantasia dei suoi lettori. Nella convinzione che conoscere Dante (soprattutto avendone una conoscenza problematica) è la condizione necessaria e la premessa immancabile per amare Dante."" -
Giovanni Calvino. Il riformatore profugo che rinnovò la fede e la cultura dell'Occidente
“Le due ultime opere biografiche di spessore su Giovanni Calvino scritte da autori italiani risalgono alla prima metà del secolo scorso. Nel 1934 Renato Freschi pubblicò un poderoso lavoro in due volumi, premiato dalla Regia Accademia d'Italia. Tredici anni più tardi usci postumo il corso universitario del professor Adolfo Omodeo a cura di Benedetto Croce,"" Le biografie, oltre a risentire comprensibilmente dell'idealismo del tempo, tendono entrambe a sfumare la distinzione tra persona e pensiero, immolando cosi la vicenda umana del Riformatore sull'altare della sua dottrina, compresa e descritta in modo sistematico. Da queste emerge dunque la personalità di un Calvino rigido e inflessibile cosi come viene interpretata la sua teologia da parte dei due autori. Entrambi riconoscono nella figura di Calvino una delle chiavi di volta della modernità occidentale, ma distogliendo il loro interesse da una serie di questioni religiose che egli aveva proclamato, creduto e vissuto come essenziali. A sua volta l'opera di Giorgio Tourn rappresenta una vivace e rapida sintesi della vita e del pensiero del Riformatore, purtroppo compressa nell'alveo benemerito, ma limitante, del testo di larga divulgazione.' Allo stesso Tourn si deve, oltre che vari studi di ottimo livello sul teologo francese, quella che è ancora l'opera imprescindibile per la conoscenza di Calvino nell'ambito culturale italiano: la curatela dell'edizione dell'Institutio calviniana in italiano.” (Dall'Introduzione)""