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Tra i longobardi del Sud. Arechi II e il ducato di Benevento
Eccellente politico, uomo di stato colto e dai gusti raffinati, molto religioso: così le fonti ci hanno tramandato l'immagine di Arechi II, la figura più emblematica della ricca e lunga storia del ducato longobardo di Benevento. Salito al trono per volere del re Desiderio, governò per ventinove anni, prima come duca (dal 758), poi come princeps (dal 774) assumendo l'eredità politica della gens Langobardorum. Grazie a lui il ducato conobbe un'epoca di grande splendore, resistendo per lungo tempo alle mire espansionistiche di Carlo Magno, re dei Franchi e futuro imperatore. Negli studi qui offerti, risultato di un convegno concepito come il primo di una Biennale di studi longobardi, discipline diverse - archeologia, numismatica, storia della lingua, epigrafia, per citarne alcune - tratteggiano un affresco del momento storico in cui Arechi visse e operò, illustrandolo nella sua globalità: dalle istituzioni al diritto, dalla politica all'amministrazione, dagli elementi della cultura materiale ai campi dell'arte e della letteratura, dai rapporti con Bisanzio a quelli con il papato. -
Come un fiore fatato. Lettere di Paola Drigo a Bernard Berenson
"Stare un poco con voi è diventato quasi una necessità della mia vita"""". Con queste parole la scrittrice Paola Drigo (1876-1938) riconosce il valore della corrispondenza che sta tenendo con lo storico e critico d'arte Bernard Berenson (1865-1959), definito da Montale """"il maggior faro"""" della città di Firenze. Uno scambio epistolare avviato negli anni della maturità, inizialmente accompagnato da imbarazzo e diffidenza, che si trasformerà poi in un rapporto più intimo e cordiale, durato tre anni e mezzo, fino alla sua morte. L'amicizia tra i due intellettuali nasce del tutto inaspettatamente, """"come un fiore fatato"""", ma è destinata a rafforzarsi nel tempo. Le centotré lettere qui raccolte gettano luce sul ricco e vivace universo interiore e letterario di Paola Drigo. La scrittrice racconta in modi spesso ironici la sua vita quotidiana, il mondo della provincia veneta, parla dei suoi viaggi, delle sue passioni letterarie, del romanzo Maria Zef che sta completando. La comunicazione epistolare con Berenson diventa per lei una consuetudine irrinunciabile, che l'accompagna nel lento succedersi dei giorni: """"Io voglio scrivervi, perché non farlo mi dispiacerebbe troppo""""." -
Uno sguardo verso nord. Scritti in onore di Caterina Virdis Limentani
Una geografia artistica che attraversa i secoli, abbraccia i temi iconografici, incrocia i ricordi e trova uno spazio privilegiato nelle variegate relazioni, negli scambi e nelle interferenze tra le espressioni artistiche del Nord e del Sud Europa. ""Uno sguardo verso Nord"""" raccoglie contributi inediti di alcuni dei più importanti studiosi italiani e stranieri, focalizzando l'attenzione su un metodo, un atteggiamento, uno sguardo comune capace di unificare quanto sembra disperso e variegato. Lo sguardo è quello di Caterina Virdis Limentani, collega e maestra, studiosa raffinata capace di sondare le molteplici possibilità di conoscenza delle opere d'arte e imporre una visione in grado di dilatare la concezione di """"arte europea""""."" -
Un' idea collettiva di città? Da Venezia a Porto Marghera. Ediz. multilingue
La zona industriale di Porto Marghera e l'isola di Venezia si riflettono una nell'altra da quasi un secolo su un fronte laguna disegnato da elementi appartenenti a epoche e funzioni distanti e contrapposte. Isola, silhouette e scala sono i temi con i quali cinquanta studenti si sono confrontati a partire da una propria esperienza vissuta della città di Venezia, con lo scopo di ridefinire l'identità di un'isola artificiale della laguna, non senza riflettere sulla realtà urbana e sociale della città: una reinterpretazione dello spazio urbano, riletto secondo esigenze e contesti storico-sociali contemporanei, nel tentativo di risolvere tensioni e incompatibilità che caratterizzano due realtà fino ad oggi opposte, ma appartenenti al medesimo sistema lagunare. Ne sono nate sedici matrici che si assemblano creando differenti declinazioni dello stesso progetto, della stessa isola, espressione della ricerca di un'idea collettiva per la città di Venezia, trasformata qui, finalmente, in una città contemporanea. -
Il diritto di Venezia
Fulgido esempio di stato che seppe mantenere la sua indipendenza per molti secoli, la Repubblica veneta rappresenta un caso eccezionale nel panorama storico e politico europeo. Il diritto veneziano, assieme a quello romano, ha fortemente ispirato l'assetto della cultura occidentale, annoverando al suo interno principi che sono divenuti patrimonio dell'umanità. Eppure, nel suo essere un sistema giuridico autonomo, l'ordinamento della Serenissima è stato spesso ignorato dagli studi storici, finendo per essere condannato un oblio del tutto ingiustificato. In queste pagine si ripercorrono le tappe più significative dell'evoluzione del diritto veneziano nel tempo. Il percorso prende avvio dalle turbolenze istituzionali dei primi secoli di Venezia, prosegue con la nascita della Serenissima, nel Duecento, quando avviene il passaggio dal Ducato alla Repubblica, si sofferma sul Cinquecento, ""secolo d'oro"""", in cui emergono le grandi personalità del doge Andrea Gritti e di Paolo Sarpi, giungendo infine al tremendo zorno del 12 maggio 1797, quando Venezia scompare dalla storia. Un viaggio nell'ordinamento di una città sorta in modo avventuroso, tenacemente legata al suo territorio, prosperata fino a diventare una delle principali potenze sulla scena mondiale; una città i cui ordinamenti hanno aperto la strada al cammino del diritto e della civiltà."" -
La caduta. Venezia e il Veneto al «tremendo zorno»
La caduta della Repubblica di Venezia rappresenta un tema drammatico, doloroso, intriso di contraddizioni storiografiche. Il 12 maggio 1797 - il tremendo zorno del dodeze - la Serenissima, a seguito di una frettolosa votazione in Maggior Consiglio, decise di scomparire dalla Storia. Eppure, per quanto strano possa apparire, il tremendo zorno non fu un evento traumatico, bensì una semplice presa d'atto, esito di una trasformazione che si era lentamente ma inevitabilmente consumata nel tempo. Una crisi iniziata nel Seicento, con i fatti dell'Interdetto; proseguita con le vicende legate alla figura del ""genio malefico"""" Francesco Morosini, con la guerra di Candia, l'avventura della Morea, la conseguente crisi erariale e la vendita delle cariche burocratiche; culminata infine nel riformismo inane, nel logorio della politica e nelle invasioni, prelusive della fine, che contraddistinsero il Settecento. Un secolo, questo, caratterizzato da due fenomeni storici, la Rivoluzione Francese e la fine della Serenissima, ovvero quella che potremmo chiamare rivoluzione veneziana. Quest'ultima rappresenta la scomparsa di uno degli Stati più importanti d'Europa, con un ordinamento complesso e articolato e un rapporto originale con il proprio territorio; è la conclusione di un millenario sistema di governo, imploso senza alcuna causa intervenuta dall'esterno; è il dissolversi di uno stato territoriale consolidato da quattro secoli di assoluta stabilità."" -
I limiti dell'architettura ai limiti dell'architettura
Le esplorazioni intorno al tema del limite si misurano talora con una dimensione tutta interna al corpo urbano, talaltra con il carattere sospeso di siti compresi tra la compattezza del tessuto edilizio consolidato dei nuclei storici e le disordinate estensioni periferiche, altre volte ancora con la condizione di aree del tutto esterne alle città. In tali differenti situazioni, i progetti, lo studio delle diverse fasi della loro elaborazione, l'analisi delle procedure che li hanno resi possibili, assumono il ruolo strumentale di campi di indagine utili a comprendere i limiti dell'architettura e i suoi margini di azione nel reale. Allo stesso tempo, essi aprono una riflessione sulle relazioni fra immaginario e immaginazione, sui paradigmi del desiderio e del desiderabile, sulla pertinenza delle tecniche e delle argomentazioni che possono consentire di riprendere una discussione, al di là dell'inventario dei casi, ""scientifica"""", intendendo con ciò i riferimenti a """"una comunità che cerca"""" e alle sue convenzioni."" -
Giovanni Astengo urbanista. Piani progetti opere
Giovanni Astengo (1915-1990) è uno dei padri riconosciuti dell'urbanistica italiana. Progettista di esemplari piani redatti in Italia nel dopoguerra, fondatore del primo Corso di laurea in Urbanistica italiano, ideatore e realizzatore di importanti iniziative per la tutela e lo sviluppo dei centri storici, redattore e direttore per oltre vent'anni della rivista ""Urbanistica"""". Astengo ha dedicato grandi energie allo studio e alla proposta di fondamentali testi legislativi in materia urbanistica e ha svolto un'intensa azione politica e amministrativa, prima al Comune di Torino, poi come consigliere e assessore alla Regione Piemonte. Nei primi decenni della sua attività si è inoltre misurato con la progettazione architettonica, cimentandosi sperimentalmente in più contesti e su differenti temi e realizzando interessanti edifici legati all'edilizia sociale. Il presente volume ha il compito di consegnare - non solo alla memoria ma anche al vivo interesse degli studiosi e di quanti vogliano comprendere l'urbanistica della seconda metà del Novecento in Italia e in Europa - il profilo di Giovanni Astengo documentando, descrivendo, interpretando le diverse componenti del suo magistero, e offrendo, al tempo stesso, ampi materiali per discutere dei temi che la scena italiana presenta, ancora oggi, del tutto irrisolti."" -
Amleto Sartori scultore
Amleto Sartori è universalmente noto per la creazione di maschere teatrali richieste e create appositamente per i più grandi interpreti della Commedia dell'Arte nel Novecento; è invece meno nota al pubblico la sua straordinaria attività di scultore, decoratore plastico e grafico, che condusse dal 1948 in poi. Ricostruirne la vicenda artistica tra gli anni 1935 e 1962 è l'obiettivo di questo volume a lui dedicato e vòlto a riscoprire un vero protagonista della storia della scultura a Padova. Il naturalismo classico di matrice quattro-cinquecentesca è riletto e interpretato da Sartori in chiave espressiva per connotare i suoi personaggi di una tensione emotiva che fa vibrare la materia, sia essa bronzo, legno o marmo. Il volume offre l'opportunità di riscoprire un artista e il clima in cui operava in due fasi assai cruciali: il periodo tra le due guerre e la rinascita del dopoguerra, periodi che hanno determinato la natura delle opere di Sartori per la forte drammatizzazione storica che si riflette nel suo fare artistico. I vivaci anni del dopoguerra lo vedono in prima linea per il rinnovamento delle arti a Padova: partecipa alle mostre della Congrega del Coccodrillo e alla rinata Biennale d'Arte Triveneta. Tuttavia egli conservò sempre l'anima di un solitario, di un poeta quale egli fu intensamente, riottoso ad allinearsi agli ideali dei manifesti programmatici di correnti artistiche o partitiche, pur condividendone in parte i valori. -
Il Polesine veneziano. Pagine di vita
Il Polesine potrebbe essere definito un regno dominato da un re bizzarro, prepotente e dispotico: l'Adige. Per metà terra e per metà acqua, approdato per ultimo sotto le ali del leone marciano, per secoli è stato un territorio desolato, di confine, ai margini della civiltà, in equilibrio precario tra l'uno e l'altro Stato, estraneo alle grandi contese territoriali. La ricerca intende ripercorrere alcuni episodi della sua storia, dalla fine del Medioevo al tremendo zorno del dodeze, in cui protagonista attiva degli eventi è la gente. Queste ""pagine di vita"""" raccontano la presenza delle grandi abbazie, prima fra tutte quella della Vangadizza, principale monumento nonché faro culturale dell'intero Polesine, i conflitti politici ad essa legati, le imponenti opere di bonifica condotte dalle principali casate veneziane con il coinvolgimento diretto degli abitanti del posto, il fenomeno delle cernide, milizie popolari finalizzate alla difesa del territorio. Una finestra aperta su scenari poco conosciuti, su fatti di storia e al tempo stesso fatti di vita, veri e propri artefici della """"polesinità"""" di oggi."" -
Teatralità e figurazione per la città. Scritti sul progetto e l'insegnamento dell'architettura
La ricerca dell'identità di una cultura e delle sue espressioni figurative nella struttura dell'insediamento è uno dei temi centrali di quell'importante filone di studi della cultura lombarda che va da Carlo Cattaneo e Camillo Boito fino a Giuseppe de Finetti; da Ernesto Nathan Rogers e Lucio Stellario d'Angiolini fino a Guido Canella, Antonio Acuto e, negli anni più recenti, Enrico Bordogna e Angelo Torricelli. Su questa peculiare tradizione lombarda spesso sottovalutata, ma sempre innovativa, si misurano - tratteggiando genealogie, temi e storie - gli scritti di Francesca Bonfante raccolti in questo volume. Il tema cruciale del rapporto tra architettura e trasformazione delle città si pone qui al centro di un metodo d'indagine costruito sull'approfondita conoscenza dei progetti, interpretati nel farsi dell'insediamento come fatto originale, storicamente determinato e profondamente legato alle matrici della cultura materiale. Allo stesso modo le relazioni fra architettura, funzione e figurazione vengono illuminate dalla voce viva dei maestri - restituiti nel concreto del loro pensiero progettuale e teorico - per mettere in evidenza alcune questioni cruciali dell'insegnamento del progetto. L'analisi degli assetti tipologici e morfologici delle città prese in esame restituisce, pur nella distanza di luogo e tempo, l'impressione di un'opera collettiva, prodotto di un coerente filone di pensiero attento al ruolo di un'architettura. -
Lo IUAV e la biennale di Venezia. Figure, scenari, strumenti
Nella stessa temperie di rinnovamento che tra Otto e Novecento impegna Venezia in un intenso progetto di modernizzazione, la città vede la creazione di una grande esposizione internazionale d'arte, la Biennale, e della Scuola superiore di architettura. Le due istituzioni poggiano su un comune sedime culturale e si dimostrano strettamente connesse fin dal 1925, anno di fondazione di quello che diventerà lo Iuav. Col tempo le occasioni di dialogo si intensificano, in uno scambio che vede docenti ricoprire incarichi di rilievo in Biennale e - viceversa - artisti, architetti e curatori prestare la loro esperienza all'università. Riflesso evidente di tale legame è la collezione dei progetti presentati ai concorsi di architettura, importante segmento della memoria della Biennale, oggi custodita all'interno dell'Archivio Progetti Iuav. Agli intrecci, emersi e sommersi, di questa storia in filigrana e agli interrogativi che ne vengono sollecitati sono dedicati i saggi di questo volume, che dopo anni di silenzio storiografico ripercorrono con sguardo trasversale il fruttuoso rapporto tra due delle maggiori istituzioni veneziane. -
Musica e figura (2015). Vol. 3
"Musica & Figura"""" propone studi di storia dell'arte e di storia della musica, frutto dell'attività di ricerca prodotta anzitutto nell'ambito del Dipartimento dei Beni Culturali dell'Università di Padova e sostenuta dalla Fondazione Ugo e Olga Levi di Venezia. La rivista, pur accogliendo contributi specifici dell'uno e dell'altro campo, intende, ove possibile, valorizzare le relazioni e i nessi che intercorrono tra le due discipline, che emergono dallo studio dei comuni modelli storiografici, dalla ricognizione di ambiti di committenza e condizioni sociali favorevoli, dall'analisi dei rispettivi linguaggi, il cui confronto ha prodotto nel tempo importanti modelli di riflessione metodica." -
La concretezza sperimentale. L'opera di Nani Valle
Fernanda Nani Valle, a trent'anni dalla morte, resta, per profilo scientifico e tratto umano, uno tra i docenti indimenticabili, più amati e stimati dello IUAV, uno tra gli architetti protagonisti in molti campi della disciplina progettuale, espressione di quella sinergia tutta italiana, in quei decenni, tra teoria e prassi, tra architettura e urbanistica. La recente donazione all'Archivio Progetti dell'Università Iuav di Venezia del fondo archivistico di Nani Valle e di Giorgio Bellavitis consente per la prima volta di delineare e ampiamente documentare questa protagonista del Novecento. Gli scritti qui presentati rivelano questa complessità, che si dipana dal precocissimo impegno nello studio udinese con il padre Provino e il fratello Gino, per intrecciare poi la ricerca con quella del marito Giorgio Bellavitis: nuovi edifici, restauri, allestimenti, sperimentazioni a fianco di altri protagonisti come Franco Basaglia. Ed è l'indagine che questa pubblicazione offre a far emergere, entro le trame di scelte e significative relazioni personali, il magistero culturale e l'impegno professionale di Nani Valle, celato nell'affabilità di una donna dialettica e aperta. -
Franco Purini, Laura Thermes. Abitare l'orizzonte. Eurosky, una torre Tomana, 2006-2012
Nel suo De re aedificatoria, Leon Battista Alberti afferma che l'architettura di una città debba accostarsi il più possibile al modello ideale, in cui ogni costruzione trova la forma e la posizione più convenienti possibile. I consigli dell'Alberti sono validi anche oggi, nonostante siano mutate sia la funzione sociale degli edifici sia il loro rapporto con il polifonico, disperso e insieme concentrato spazio metropolitano. Parallelamente, sono cambiate le direttive per l'edificazione: la crisi della politica, a servizio dell'economia di mercato, mina il delicato equilibrio istituzionale che permetteva la crescita controllata delle strutture urbane. In risposta al senso di inquietudine e impotenza dell'uomo del XXI secolo, le architetture recenti dichiarano violentemente la propria autonomia rispetto al contesto: non si fingono altro da sé, non imitano nulla, sono creazioni simboliche e autonome, proiezioni del potere performativo del pensiero visionario del costruttore che vince le resistenze dei materiali, dell'economia, della politica e della mentalità, in direzione di un risultato nuovo. La torre Eurosky, progettata dagli studi Purini Thermes e Transit e situata a Roma nei pressi dell'Eur, a cui questo numero di Anfione e Zeto è dedicato, si distingue dai sistemi costruttivi attuali perché supera il concetto di stile, uscendo da logiche identitarie/utilitarie per mettersi in relazione con i bisogni e le contraddizioni della città. -
Riflessi in uno specchio. Voci di donne da un paese in guerra
In uno stato africano dove la guerra civile contrappone un governo corrotto a un gruppo di ribelli nascosti nella foresta tropicale, quattro donne cercano di ripristinare un ordine nelle loro quotidianità, quattro donne forti, sorprese nel mezzo di decisioni che cambieranno per sempre la loro vita. Noemi, Catherine, Annemarie e Pascaline: le loro storie si intrecciano l'una con l'altra e segnano le tappe di un percorso che si allontana dall'effimera sicurezza delle città e delle sedi ONU per addentrarsi nella foresta, in un cuore di tenebra in cui l'unico dialogo è quello delle mitragliatrici. Il fil rouge che lega questi racconti è un vecchio specchio dalla cornice di legno, silenzioso testimone del coraggio e della forza di volontà delle donne che lo possiedono. In questo nuovo libro Maria Serena Alborghetti non ci racconta solo l'esperienza di chi lavora nelle missioni di pace per le organizzazioni internazionali, ma soprattutto descrive la difficoltà di vivere in un paese che si ama senza riserve ma che fa di tutto per allontanare, un paese pieno di energia e violenza, paura e bellezza, dove è impossibile stare e difficile andarsene, perché nasconde un segreto, una consapevolezza o forse una luminosità che riflette con più nitidezza qualcosa di noi stessi che per troppo tempo abbiamo scelto di ignorare. -
Padova al trotto
«L'aria del paradiso è quella che soffia tra le orecchie di un cavallo» recita un proverbio arabo, e aria di paradiso si è respirata a Padova durante i secoli d'oro dell'ippica. La straordinaria presenza di un ippodromo ante litteram come il Prato della Valle ha garantito alla città una lunga tradizione nelle corse dei cavalli fin dagli inizi dell'Ottocento. Passione, grande dedizione ed esperienza hanno fatto poi il resto, trasformando Padova nella capitale internazionale del trotto. L'ippodromo finanziato da Vincenzo Stefano Breda è stato punto di riferimento per generazioni di proprietari, fantini, pubblico e per genealogie equine, lasciando un'importante eredità raccolta dalla famiglia dell'imprenditore Ivone Grassetto, che ha poi dato vita a ""Le Padovanelle"""". Scrivere questa particolare pagina di storia della città significa entrare nella memoria di una passione trasversale che coinvolge competenze, professionalità e socialità differenti. Ne esce uno spaccato di vita cittadina ricco di aneddoti e persone, che restituiscono l'immagine di una realtà variegata e attiva."" -
La mia lucida follia
Ironico, sornione, beffardo, curioso, ma anche coerente, disincantato, superbo: Luigi Migliorini sa bene che l'io non è un'entità granitica, scolpita nella roccia e immodificabile. Quella cosa mutevole e sfaccettata che chiamiamo personalità può essere colta solo per barlumi sulla superficie della nostra vita. Perché, come dice Hegel, ""non c'è niente di più profondo di ciò che appare in superficie"""". Ed è per questo che, senza dare regole o imporre visioni, il nostro eccentrico liberale, come un novello Montaigne, ci guida in una sorta di autobiografia per aneddoti scanzonata e incalzante, avendo sempre in mente la domanda: """"come vivere?"""". Non certo con la pretesa di dare una risposta, ma per indicare una possibilità o, meglio, un """"tono"""" su cui accordare la propria esistenza."" -
L' università di Padova dal 1866 al 1922
Seconda solo a quella di Bologna per antichità, l'università di Padova ha influito per quasi otto secoli sulla vita della città e della regione, delineando curricula, fornendo idee e storie, plasmando abitudini dei suoi cittadini. Il volume di Angela Maria Alberton ne illumina uno dei periodi cruciali: dall'ingresso del Veneto nel Regno d'Italia nel 1866 fino all'avvento del fascismo nel 1922, che per l'Ateneo è l'anno del 700°. Dentro quest'arco cronologico segnato da profondi mutamenti della società e delle istituzioni, la storia dell'Università si dispiega nella sua vita ordinaria di organismo culturale e professionale. Con uno stile agile e coinvolgente si racconta la nascita delle facoltà, la costruzione delle nuove sedi, la definizione dei primi regolamenti, la vita pratica degli studenti, il coinvolgimento attivo negli ideali risorgimentali, fino ai primi germi del fascismo. Ma l'università patavina è fatta anche di tante altre storie, più personali, di studenti e professori e donne laureate, che offrono un reale e intimo spaccato della vita a Padova in quegli anni. -
Paesaggi delle acque. Un percorso formativo
Lo sradicamento delle popolazioni, l'abbandono di vaste aree coltivate, la scomparsa di tradizioni lavorative tramandate di generazione in generazione hanno creato un evidente distacco tra chi vive in un determinato territorio e il territorio stesso: mai come oggi risulta chiara la necessità di ripensare alle pratiche di tutela e valorizzazione del paesaggio, in una discussione che deve con urgenza rielaborare il presente in previsione di un futuro sempre più vicino. Con uno sguardo multiplo e multidisciplinare, necessario a intervenire in situazioni complesse, questo volume offre gli strumenti per comprendere come salvaguardare il nostro territorio. L'inestimabile patrimonio ambientale che ci circonda non si è evoluto esclusivamente attraverso azioni naturali, ma contiene la testimonianza della frequentazione e dell'attenzione umana. Le ""diverse nature"""" del paesaggio d'acque, tipico non solo del Veneto, vengono qui descritte individuando quelle azioni necessarie ad attribuirgli un valore, per far crescere la sensibilizzazione e la responsabilità nei suoi confronti e per insegnare a salvaguardare un bene che è di tutti.""