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Giuseppe Biagi. Da una terra all'altra. Dipinti e disegni 2009-2011. Ediz. illustrata
"I fumi abitanti delle colline andavano dalla terra al cielo le lune migravano da un monte all'altro gli uomini non abitavano terre le isole comparivano come sogni. Tutto muoveva """"da una terra all'altra"""" perché la terra è sogno speranza presenza nell'esistenza. A questo migrare un migrare di uomini che attraversano terre con la loro presenza regale paiono santi che porgono offerte, magi che portano doni, nutrici uscite da chissà quale natività. Giovani nottambuli che migrano la città abitanti di strade improbabili contemplatori di spazi che pensano a terre lontane magari a sogni dove ci si può muovere """"da una terra all'altra""""."""" (Giuseppe Biagi) """"Il suo lavoro è caratterizzato da una pulizia esecutiva. Per me questa qualità è la dimostrazione di un rigore mentale, di una capacità di controllo formale. Mi sembra di capire che per lei sia molto importante lo spazio, l'organizzazione dell'immagine o della storia all'interno di un confine che si è dato. L'altro elemento che rende riconoscibile il suo lavoro sono le raffinate variazioni cromatiche. Una moderazione tonale che mi ricorda il magistero di Morandi. Percepisco anche una sotterranea necessità narrativa."""" (Mina Gregori)" -
Francesco Parimbelli. Ospiti. Disegni 2005-2011. Ediz. illustrata
"I paesaggi, gli alberi, i diversi personaggi, uomini, donne cose lasciano all'inizio incerti nella loro decifrazione. La grande maestria del segno anziché portare a soluzioni compiute, univoche, a una sorta, diciamo così, di realismo quasi atemporale, trasmette al contrario una sensazione di inquietudine, entro un contesto che rifiuta di definirsi in un qui e ora. Questa poetica in qualche modo avvicina le opere di Francesco Parimbelli a quelle di Alberto Giacometti, che pur entro una diversa temperie culturale e in una visione più laica e potremmo dire, più disincantata, evoca a sua volta le sue figure da un buio che non è buio, da un vuoto che non è vuoto, conservando nel segno morbido e nelle tracce sovrapposte dell'opera in fieri i segni di una perenne ricerca e approssimazione all'essenza dei soggetti ritratti."""" (Giulia Raboni)" -
Je prends congé de moi
"Quando il dottor I. mi comunicò i primi esiti circa la natura della mia malattia: Lesione aggressiva al pancreas, tradussi io: Cancro! Ricordo che mi sentii come assalito da un'onda impetuosa a cui riuscii, come una parete, a opporre resistenza nonostante fossi sommerso dall'impatto delle parole. Il potere dell'Io, straniante, oggettivante. Un'altra immagine, successiva. Mi sognai su una zattera di fortuna, senza nessuno strumento per governarla se non l'equilibrio del mio corpo, che scendeva le rapide di un corso d'acqua precipitante infine in una profonda cascata. Solo da un lato la corrente, più regolare, faceva pensare a uno stretto passaggio. Sulle rive le ombre di alcune persone, che non potevano darmi alcun aiuto. [...] La lentezza del tempo ritrovato dopo la dimissione seguita all'intervento chirurgico, resosi inevitabile per l'improvvisa emorragia, mi ha dato modo di guardare in faccia la realtà. La mia situazione mi richiamò quella descritta da Poe. Ora che sono letteralmente nelle fauci dell'abisso, mi sento più tranquillo; non essendovi molti motivi per sperare, mi sento liberato (di parte) dell'angoscia che mi aveva afferrato e di ogni inclinazione alla depressione.""""" -
Scribo ergo sum. I racconti degli studenti
"Scribo ergo sum"""" è un concorso di scrittura creativa proposto a partire dal 2009 da Agoràsarpi con l'intento di offrire ai ragazzi occasioni di espressione e formazione complementari a quella meramente scolastica, ma anche concrete opportunità di restituire al territorio il proprio successo formativo. Infatti di successo formativo non è corretto parlare se non contempla l'apertura verso l'esterno e se le risorse intellettuali costituite dai ragazzi restano confinate all'interno delle mura scolastiche in cui si formano. Il concorso, quest'anno più che mai, risponde all'istanza con questa pubblicazione che raccoglie tutti i racconti presentati nei tre anni e diventa testimonianza fruibile all'esterno (...)." -
Riprendendo il cammino
"La poesia di Paolo Trezzi, è un dialogo che nasce dal profondo, dialogo con se stesso ma anche con il mondo esterno. Nelle poesie dell'autore possiamo incontrare i suoi ricordi di quand'era bambino e riflessioni su tematiche esistenziali riguardanti l'anima, la natura, l'assoluto."""" (Francesca Alessi)" -
Gianfranco Bonetti. Incisioni. La donazione. Ediz. illustrata
"Quando scrive uno dei suoi rari contributi che intitola """"Una forma senza chiusure"""", Bonetti ha trent'anni. Peccato non abbia scritto di più: la prosa, concisa, senza sbavature, centra come un bersaglio il cuore dell'espressione, i nodi del proprio lavoro, con precoce consapevolezza. Il risultato 'al quale solo in definitiva occorre rifarsi', la precisazione di una generazione, la sua, 'priva di sicuri punti di riferimento', la vorace curiosità 'di accostare e di assorbire gli stimoli e le suggestioni che venivano dalla poesia, come dalla saggistica, dalla fotografia come dalla realtà, dalla cultura figurativa del presente come da quella del passato'. Bonetti, contraddicendo quanto hanno spesso scritto di lui, dichiara come la sua esperienza non consista tanto in un prelievo dalla realtà, quanto nella restituzione di quella 'suggestione', precipitato dell'esservi immersi. Importanti sono state per Bonetti le sollecitazioni ricevute dalla lettura di una poesia, dalla cattura dello sguardo di un'immagine fotografica, dal colloquio con alcuni maestri della sua contemporaneità (su tutti Giacometti e Bacon)."""" (M.C. Rodeschini)" -
15:15 questa è una rapina
"Di nuovo il Progetto Giovani di Albino mi ha affidato il compito di fare scrivere i ragazzi. Mica facile, penso. Perché voglio evitare un doppione dello scorso anno. Perché non mi interessa fare un intervento calligrafico e stilistico né tantomeno proporre in sede extrascolastica le dinamiche già presenti nella scuola. So benissimo che la scrittura ha bisogno di tempo, è una coltivazione paziente quasi come la semina di un giardino e l'attesa dei fiori: i ragazzi non amano i tempi lunghi né l'applicazione troppo insistita. Vivono nella fretta e nell'impazienza, oggi più che mai. E allora decido un'altra strategia: questa volta la scrittura deve trovare la sua voce non tanto nella forza del singolo testo quanto nel fatto che ciascuno sia una modulazione dentro una """"lunghezza d'onda collettiva"""" (rubando l'espressione a chi di scritture giovanili si intende): ho tra le mani un patrimonio straordinario, la curiosità di ragazzi che decidono di dedicare il loro tempo a una operazione controcorrente come la scrittura e il primo obiettivo è far provare a loro che cosa succede quando si scrive e per di più quando si scrive insieme-a, insieme a me e insieme agli amici."""" (A. Pozzi)" -
Sandro Botticelli. Persona sofistica. I dipinti dell'Accademia Carrara. Ediz. illustrata
"Nella serie di presentazioni pubbliche di restauri eseguiti su opere delle collezioni dell'Accademia Carrara, dopo Giuseppe Cades (2009), Defendente Ferrari (2009), Andrea Previtali (2011), è ora la volta dell'esposizione di tre dipinti di uno dei più noti artisti del Rinascimento italiano, indagato dagli specialisti e fortemente amato dal grande pubblico: Sandro Botticelli (Firenze 1445-1510). Lo studio dei dipinti di Botticelli della Carrara è stato affidato ad Andrea Di Lorenzo, al quale si devono recenti e approfonditi contributi sull'artista e sulle vicende collezionistiche che hanno interessato le opere del maestro fiorentino conservate in Lombardia. In tal senso la bella e interessante mostra ideata e prodotta dal Museo Poldi Pezzoli, nella ricorrenza del V centenario dalla morte di Botticelli, ha messo in risalto quanto fosse apprezzato dai conoscitori del secondo Ottocento e primo tra tutti da Giovanni Morelli."""" (M. Cristina Rodeschini Galati)" -
Bruno Visinoni. Incisioni 1962-2012. Ediz. illustrata
"L'accostamento all'opera, al percorso di Bruno Visinoni trova nell'espressione delle incisioni un aspetto di singolarità, di acuta sintomaticità. L'attività incisoria libera la soggettività dalla materia pittorica; ci consegna la sottile emozione come di fogli perduti e ritrovati, nel senso trepido, lievemente ossessivo di uno scorrere di diario. Charles Baudelaire, nel suo volume """"Scritti sull'arte"""" propone pagine che esplorano figure, temi, forme dell'arte in un flusso temporale dove suggestivamente si intrecciano io lirico e io narrativo, immaginazione e natura, la forza, la grazia nativa del temperamento e la risonanza di pensieri, di relazioni. Con intuizione così suggerisce la natura dell'acquaforte: 'inscrire sur la planche son individualité la plus intime'. Bruno Visinoni vive le ragioni profonde dell'incisione, il 'tempo povero' dell'incisione custodisce la vita intima di visioni, sentimenti, evocazioni. Dice il pittore: 'Nella mia memoria è rimasta l'alchimia del procedimento con i suoi profumi e odori caratteristici e l'indelebile emozione che suscitò in me il poter stampare su un foglio di carta le figurine che avevo inciso su una lastrina di metallo'."""" (S. Crespi)" -
Gavril. Ladro di sogni
"All'inizio c'era l'immagine. Poi venne la parola. Così, richiamando altri incipit famosi, potrebbe intitolarsi questo esperimento di scrittura, certamente non nuovo, che ha voluto quest'anno proporre un itinerario particolare: andare dalle immagini alle parole, dall'arte e dalle sue trame al discorso e alle sue regole. La scrittura come ponte tra l'immagine e la parola. Come se ci fosse differenza. Come se non sapessimo che le parole sono già immagini. Come se ci si potesse dimenticare che all'origine delle parole stanno quelle immagini venute dalla sacra preistoria a incantarci, senza perciò smettere di interrogarci sul mistero del loro significato. Ecco, proprio questo è lo spazio che abbiamo deciso di frequentare nel laboratorio di quest'anno dove abbiamo provato a far diventare parole alcune immagini, più o meno famose, più o meno familiari, che la storia dell'arte ci ha insegnato a osservare come segni luminosi di un'epoca, di un periodo, di una storia."""" (Alessandra Pozzi)" -
Prima delle rivoluzioni
Questo non è un libro. È una bottiglia di champagne tenuta a lungo in cantina e finalmente stappata. Lo si capisce subito, dal primo fragoroso botto che d'un balzo ci catapulta in treno, in mezzo a un gruppo di studenti che stanno andando a scoprire Parigi e poi dall'effervescenza delle mille e mille bollicine di cui è intrisa tutta la storia: amori, delusioni, avventure, tragedie, gioie, sofferenze, sogni. E anche delitti, misteri, tragedie, scelte di vita, dubbi esistenziali. Insomma, c'è tutto, tutto quanto può capitare non a un protagonista singolo, sarebbe obiettivamente troppo, ma a un'intera generazione. È questo l'aspetto più significativo del libro di Carlo Salvioni: la dimensione ampia e illuminante di una storia collettiva. Prima delle rivoluzioni non racconta di Fabrizio, di Paolo, Roberta, Mario, Catrina e degli altri, ma di com'era il mondo di Fabrizio, Paolo, Roberta, Mario, Catrina e degli altri ""prima delle rivoluzioni"""". Un compito impegnativo, come è facile intuire, perché si toccano i tasti della morale, del costume, della politica, della società e del desiderio di rinnovarla e il racconto per molti tratti ha il respiro lungo e complesso della Storia, non quello ristretto della vita di un singolo protagonista."" -
Il galateo dei teatri di Gaetano Savonarola
"Come si comportavano realmente gli Italiani a teatro nell'epoca d'oro del melodramma, tra Sette e Ottocento? Dalle testimonianze dirette e indirette dei viaggiatori stranieri, che visitano i nostri teatri come tappe del Grand Tour e rielaborano le loro esperienze del mondo operistico italiano in resoconti di viaggio o in romanzi e racconti, emerge l'immagine di un pubblico rumoroso, distratto e poco rispettoso verso gli artisti. Al Teatro San Carlo di Napoli Charles Burney lamenta di non 'udire distintamente né le voci né gli strumenti' a causa del chiasso generale. Lady Morgan, affascinata dalla grazia delle belle dame milanesi, 'così parigine nell'abbigliamento', non manca di sottolinearne il carattere indolente: poco attente, come sono, a quanto avviene sulla scena, s'assopiscono nella superficiale conversazione salottiera dei palchetti e dei foyer. Gli stranieri guardano il pubblico con occhio severo e condizionato dalla loro visione della vita teatrale, da preconcetti e pregiudizi che portano con sé dalla madrepatria."""" (Dalla prefazione)." -
Un pittore e un collezionista nella città che sale. I Longaretti della raccolta Bordogna. Ediz. illustrata
Le pagine che il lettore si accinge a sfogliare non intendono aggiungere, se non per le specifiche aderenze alla vicenda considerata, una goccia nel mare delle ricostruzioni critiche del lavoro di Trento Longaretti, anche perché poco, ci pare, resta da aggiungere alle parole delle autorevoli penne che lo hanno percorso e ripercorso, da diverse angolature, con l'acribia del filologo: Leonardo Borgese, Rossana Bossaglia, Luigi Carluccio, Aldo Carpi, Carlo Carrà, Raffaele De Grada, Gian Alberto Dell'Acqua, Ennio Morlotti, Franco Russoli o Marco Valsecchi, solo per citarne alcuni. A volerla completare, la lista si farebbe tanto lunga da costringere il lettore a riflettere sull'importanza di un artista che non stentiamo a riconoscere tra i capisaldi, nel XX secolo tutto, della pittura lombarda e italiana. Si vuole soprattutto gettare luce su una vicenda collezionistica che a Longaretti è legata a doppio filo. Ne è protagonista Ernesto Bordogna, un personaggio che non ha certo esitato ad assegnare al maestro un ruolo di prestigio negli avvenimenti artistici nazionali, come testimonia la sua stessa dimora, eletta a luogo espositivo per eccellenza dell'opera dell'autore. -
Antonio Maria Marini. Pittura di paesaggio tra Lombardia e Veneto nel Settecento. Ediz. illustrata
"Un sogno divenuto realtà; questo è ciò che è avvenuto. Quando ci venne proposta l'opportunità di attivarci per il recupero di un'opera che con grande probabilità era appartenuta alla collezione del Museo ed alienata nella ben nota asta del 1835, mai ci saremmo aspettati di intraprendere un cammino tanto difficile e complesso ma così gratificante ed unico. Tutte le scoperte fatte, grazie a studi approfonditi, che gusterete leggendo questa pubblicazione, hanno rivelato fondamentali notizie riguardanti un artista poco conosciuto dai più, che a Bergamo è passato ed ha lasciato il suo segno. Non mi soffermerò su valutazioni scientifiche riguardanti l'opera, esperti qualificati lo faranno con maggior perizia nei saggi successivi. L'idea, assai semplice, è nata dagli Amici del Museo. Il nostro Museo è civico, quindi di tutti noi; allora siamo noi tutti insieme a voler recuperare ciò che ci apparteneva con un'azione nuova, coinvolgente, partecipata in prima persona: una sottoscrizione pubblica."""" (G. Pandini)" -
Calisto Gritti. Incisioni e opere su carta. Ediz. illustrata
"Il lavoro di Calisto Gritti è questo: dialogo con le emozioni. Ricordo una visita nella sua scuola di incisione all'Accademia Carrara di Bergamo, odore di inchiostro scaldato dalle piastre, tarlatane tinte di nero, lastre di rame e zinco urlanti nei loro segni, muri custodi di ricordi passati, il brulichio silenzioso degli allievi ai quali trasmetteva la magia del segno inciso, il mistero di come una punta di ferro, di arcaica memoria, diventi strumento di moderni linguaggi."""" (Raffaele Sicignano) """"Quando dipingo non so come sarà il risultato del mio operare; so soltanto che devo prendere contatto con la pittura, intuire quando comincia a vivere di una sua vita: una sorta di dare e avere con la tela, una pittura che cresce con me, che mi suggerisce e che mi porta anche a distruggerla e a ricominciare da capo. Lavoro finché questa pittura mi suscita un'emozione e io stesso sono il primo fruitore e critico della mia opera: se questa funziona per me, è probabile che valga per altri."""" (Calisto Gritti)" -
La valle che fila
"Ogni libro nasce da una ragione, a volte più di una. Questa volta c'erano voci lontane che premevano per farsi raccontare, oggi. Voci disperse lungo i paesi della Valle Seriana e della Val Gandino, tra le storie di fine Ottocento e la prima metà del Novecento, a partire dalla seta per arrivare al cotone, dentro il mondo dei campi, ma soprattutto dentro la fiorente industria tessile della Val Seriana. Mondi lontani, certo, ma che ancora in tanti abbiamo appena dietro le spalle e qualcuno se li porta ancora dentro, non volendo lasciarli morire. Questo libro nasce dall'idea di raccogliere e mantenere vive le nostre voci che non cantano più."""" (dalla prefazione di Alessandra Pozzi)" -
La scienza della cura dialogico-processuale
"Ricordavo, nel primo volume di questi seminari (La cura di sé nella relazione di aiuto, 2011), che il nostro insegnamento si regge e cammina su tre gambe: psicoanalitica, filosofica e artistica. Ricordavo anche che il nostro approccio è laico perché si oppone all'appropriazione della cura di sé e del sé da parte delle diverse categorie che in ogni epoca e cultura hanno cercato di assicurarsene l'esclusiva: caste sacerdotali in passato, corporazioni professionali nel presente. Lo stretto legame della psicoanalisi con la filosofia e l'arte rimarca la distanza dalla medicina e dalla psicologia (intesa come scienza empirica della psiche), e quindi dalla tendenza alla medicalizzazione e psicologizzazione che oggi avanza impetuosamente. La psicoanalisi laica è certamente terapeutica, ma non nel senso della psicoterapia che la legge italiana riserva a medici e psicologi. Essa non ha nulla o quasi nulla a che vedere con ciò di cui si occupano le scienze mediche e psicologiche. Non divide l'uomo in funzioni e apparati, non seziona il malessere secondo le categorie dei manuali diagnostici, non applica procedure empiricamente validate per la cura di quei disturbi"""". (T. Carere-Comes)" -
Giuliano Giuliani. Il respiro della pietra
"Il dialogo di Giuliani con il travertino è un dialogo interiore che si sviluppa con il lavorare la pietra quasi che, approfondendo lo scavo del materiale, l'artista possa penetrare meglio nel proprio inconscio e conoscersi. Per lo scultore marchigiano il modellare il travertino si configura dunque come una utile terapia esistenziale che egli ha scelto di condividere con il pubblico. Pur senza manifestarsi attraverso i tradizionali codici iconografici, la scultura di Giuliani esprime, grazie a questo profondo e sincero lavoro interiore, un senso di religiosità che certo non è sfuggito a quanti hanno oggi la volontà di individuare le forme espressive più consone alla devozione contemporanea.""""" -
Prospettive della differenza. Economia, biologia, psicologia, estetica
Il volume presenta quattro studi che muovono da differenti prospettive disciplinari: l'economia, la biologia, la psicologia e l'estetica, nondimeno frequentate per delineare infine un comune orizzonte di ricerca. L'impulso in tal senso è nato da un progetto patrocinato dalla Cooperativa La Fenice, sostenuto dalla Fondazione Cariplo ed elaborato dalla Associazione Culturale ""Diaforà"""", che da tempo è impegnata nella messa a punto di programmi di alta formazione incentrati sulla nozione di differenza. Vita economica e vita biologica, singolarità di ogni opera d'arte e unicità della vita psicologica sono qui affrontate nella consapevolezza di una profonda relazione """"carsica"""" che collega le diverse forme di vita e le diverse metodologie culturali, rendendole espressione comune del cammino della verità nella differenza delle sue figure e dei suoi significati. In tal modo la ricerca esemplifica in modi emblematici la sottesa unità della avventura del sapere, al di là delle tradizionali separazioni disciplinari."" -
La cura di sé nella relazione di aiuto
"Il Verdetto di Dodo"""" allude, scherzosamente ma non troppo, al fatto che tutte le psicoterapie funzionano pressappoco allo stesso modo, perché i fattori efficaci sono soprattutto quelli comuni a tutte le relazioni di aiuto, e indipendenti dalla teoria e dalla tecnica del terapeuta. Questi fattori si attivano spontaneamente in tutte le relazioni di aiuto, come risposta ai bisogni fondamentali di crescita e potenziamento delle risorse del sé o della persona. Il counseling, come lo intendeva Rogers e come lo intende l'autore, si differenzia dalla psicoterapia perché non fa uso di procedure tecniche clinicamente o empiricamente validate per la cura di disturbi specifici, ma solo dei fattori comuni a tutte le relazioni di aiuto, da quella genitoriale in avanti. Ma a differenza della psicoterapia, in cui questi fattori operano sullo sfondo e in modo subordinato alla teoria e alla tecnica del terapeuta, nel counseling sono in primo piano. Il counseling, per come è inteso dall'autore, non è altro che l'applicazione rigorosa, consapevole e responsabile dei principi generali che regolano qualsiasi relazione di aiuto."