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Il XX secolo spiegato a mio nipote
Cosa sanno i giovani e cosa vogliono sapere del XX secolo che si è appena concluso, lasciandoci un'eredità dolorosa (due guerre mondiali, i totalitarismi, i genocidi) ma anche grandi speranze (la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, la costruzione dell'Europa)? Cosa è per loro la ""guerra fredda""""? Che cosa ha provocato la caduta del muro di Berlino e quali ne sono state le conseguenze? Come si spiega l'origine della violenza che ha caratterizzato il Novecento e ancora segna pesantemente le nostre società? E perché il Novecento si era illuso di essere il secolo del progresso? A queste domande risponde il libretto di Marc Ferro che, costruito come un dialogo tra un adolescente curioso e un nonno storico di professione, offre un quadro sintetico ma non superficiale del secolo scorso e fornisce anche molte chiavi di lettura per comprendere il presente."" -
Lettere a Ludovica
Tre amici molto legati tra loro (Cesare Pavese, Natalia Ginzburg, Felice Balbo) scrivono a un'amica comune, Ludovica Nagel. Questo libro raccoglie le loro lettere; la destinataria rimane avvolta nell'ombra. Sono amicizie nate alla fine della guerra, nelle stanze della sede romana della casa editrice Einaudi. Attraverso le lettere vediamo queste amicizie proseguire negli anni o interrompersi tragicamente. Chi legge un epistolario diventa, per interposta persona, l'interlocutore di chi scrive. La voce sarcastica e amara di Pavese che dice addio poco prima di togliersi la vita; la sollecitudine affettuosa e dolente di Natalia Ginzburg; la passione comunicativa di Felice Balbo che ragiona di Simone Weil e di cibernetica, arrivano, attraverso la reale destinataria, a coloro che, destinatari imprevisti, leggeranno questo libro. Un contributo alla storia della cultura italiana del Novecento? Anche, certo. Ma questa raccolta di lettere, proprio perché casuale e frammentaria, ci restituisce soprattutto qualcos'altro: l'intreccio di vite diverse, il disordine tumultuoso di cui è fatta l'esistenza. -
La macchina dei sensi. Lettere 1787-1798
Ritrovata di recente, la corrispondenza tra Pierre-Augustin de Beaumarchais e Amelie Houret de La Morinaie, sua ultima amante, porta alla luce un'appassionata storia d'amore che, scoccata alla vigilia della Rivoluzione, sembra simbolicamente suggellare lo splendore di un secolo al tramonto, lo spregiudicato e libertino Settecento. All'inizio, per il cinquantacinquenne Beaumarchais, è il colpo di fulmine, il ""tempo del delirio"""", e la trentenne, bellissima Amelie gli diviene subito """"necessaria"""": """"Siete un'incendiaria - le scrive - appiccate il fuoco dappertutto"""". Beaumarchais è già sposato, e Amelie non intende affatto rimanere relegata nel ruolo di """"sposa del cuore"""". Si arriva così al classico ménage a trois, con la moglie e l'amante sotto lo stesso tetto, che però non regge a lungo. Nel frattempo, infatti, Beaumarchais si ritrova fisiologicamente sprovvisto delle risorse necessarie per soddisfare la passione, ed è a questo punto che il linguaggio epistolare subisce una violenta impennata, colorandosi di un tono """"rosso acceso"""". Beaumarchais, infatti, esige che l'amante adotti un linguaggio estremamente licenzioso, illudendosi di rianimare un ardore ormai estinto. Amélie si rifiuta di svolgere la funzione di una """"macchina dei sensi"""", e si ribella. Amore, galanteria, libertinaggio tramontano ingloriosamente tra toni aspri e risentiti: ironia della sorte, i due ex amanti moriranno a poche settimane di distanza, mentre sulla Francia scintilla già l'astro di Napoleone."" -
Scrivere. Ediz. illustrata
Un curioso album che raccoglie 50 disegni di Daniel Pennac che hanno come protagonista una penna stilografica. Una vecchia Waterman che, a seconda dell'umore dell'autore, si trasforma in termometro, fa la siesta su una sdraio, o si sbuccia come una banana. Qui, una mano lancia una stilografica, come fosse una freccetta, verso un bersaglio che nei suoi cerchi concentrici rappresenta i diversi premi letterari, là la stilografica si consuma nel posacenere come la sigaretta dello scrittore che sa che, forse, l'ispirazione si è ridotta a un mozzicone. C'è poi la stilo-bolide, la stilo-atleta pronta a correre i cento metri, la stilo-culturista. Ci sono le stilografiche simili a proiettili nella cartucciera del panflettista e la stilo che viene fucilata. Il tutto rappresentato con il consueto fine umorismo e l'acuto spirito di osservazione di Pennac, che in questo caso, anziché con le parole, si esprime attraverso il disegno. -
I sapori del viaggio
La cucina francese non ha sempre avuto la superba reputazione di cui gode oggi. Per secoli i viaggiatori anglosassoni, al ritorno in patria, si sono lasciati andare a lunghi sfoghi sugli incubi culinari sofferti al di là della Manica, cosa che oggi può forse far sorridere evocando una sorta di ""mondo all'incontrario"""". C'era chi, come Tobias Smollett, piuttosto che sottoporsi al rito del pasto in Francia preferiva prepararsi dei picnic. E cosa dire delle prove culinarie cui erano sottoposti viaggiatori 'd'antan', come Robert Cutzon al cospetto dell'abominevole pietanza preparata dai frati del Monte Athos, o l'abate Huc di fronte alla coda di montone, considerata dai tartari una vera prelibatezza? Non tutte le esperienze culinarie in giro per il mondo sono però orribili, mentre tutte sono certamente molto divertenti, dalla cena con il bramino, ai ruvido pasto dei conquistatori del selvaggio West, una scelta di testimonianze che, raccontando le differenti culture gastronomiche narra in modo curioso ed eccentrico anche i diversi costumi e civiltà."" -
Persone
"Il titolo del libro ne rispecchia esattamente il contenuto. Si tratta infatti di persone che più """"persone"""" non si può: trentasette figure eminenti dell'arte, della cultura e della storia (da Plinio il Vecchio a Leonardo, da Giuseppe Verdi, a sant'lgnazio di Loyola, Claude Monet, Tommaso Landolfi, Fabrizio Clerici...} che l'autore ci fa conoscere in altrettanti veloci e spregiudicati ritratti, da vicino. Sono figure che tempo e fama velocemente convertono in idoli o santini. Ma lui con garbo le tira giù dal piedistallo, dà loro una bella spolverata, e ce le consegna fresche - direbbe un proverbiale maestro di giornalismo, Gaetano Afeltra - """"come un uovo all'ostrica"""". La materia c'è tutta, negli snodi del rapporto che la persona ha, da un lato, col suo operare e, dall'altro, col suo rappresentarsi e viversi in coscienza e carne. Di suo l'autore mette il sale e la leggerezza.""""" -
Vuole essere il mio Shakespeare? Lettere (1931-1935)
Il 1931 segna l'imprevedibile incontro tra un cinquantenne scrittore nel pieno della gloria e della creatività (Stefan Zweig) e un compositore sessantasettenne (Richard Strauss) che si sta serenamente avviando a vivere con consapevole lucidità un suo dorato crepuscolo. Eppure, tra queste due personalità quanto mai antitetiche, si crea immediatamente, certo nutrita da stimoli intellettuali differenti, un'intesa positiva incondizionata, di cui è testimonianza emozionante questo carteggio, che copre gli anni, in tutti i sensi cruciali per i destini del mondo, compresi tra il 1931 e il 1936, e che prende le mosse dalla decisione di Strauss di accettare Zweig come librettista per una sua opera lirica (Die schweigsame Frau). Senza quell'impettita affettazione che ad esempio gravava spesso sul carteggio tra Strauss e il suo precedente librettista, Hofmannsthal, questo epistolario documenta un fiammeggiante confronto di idee svolto all'insegna della comune solidarietà a sottomettersi al sacro fuoco dell'arte, anche se a sancire l'incolmabile distanza tra Zweig e Strauss interverrà fatalmente l'onda montante di quel nazismo destinato a travolgere valori consolidati nelle coscienze umane, e in particolare nella fattispecie proprio il rapporto fra arte e politica. -
Milano, laboratorio musicale del Novecento. Scritti per Luciana Pestalozza. Con CD-ROM
Milano ha sempre vissuto in maniera controversa il rapporto con il passato. L'ansia di abitare il presente sembra cancellare con incredibile facilità la memoria della trama di esperienze che forma il tessuto del suo patrimonio culturale. Forse proprio la ricchezza della sua storia ha generato nel corpo del mondo musicale milanese una lotta permanente per la sopravvivenza, che probabilmente non lascia molto tempo per ricordare quel che si è fatto in passato e per riflettere su ciò che è avvenuto. Senza dubbio questa continua pressione delle necessità contingenti rappresenta un robusto segno di vitalità e rivela l'inesauribile energia del suo territorio, la sterminata megalopoli padana che definiamo in sintesi Milano, ma la rimozione pressoché totale di una riflessione critica sulla propria storia rischia di provocare alla lunga gravi danni a un sistema musicale frutto del lavoro di molte generazioni. Lo scopo di questo libro consiste nel cercare di mettere un po' d'ordine nella caotica sequenza di avvenimenti che hanno costellato la storia musicale di Milano, a partire dalla Liberazione fino ai giorni nostri. Ci sembrava il primo passo da compiere per contribuire a una riflessione seria, profonda, senza pregiudizi su quel che ha significato la musica in questa città e sulle ragioni della sua eccezionale vitalità. -
Ritratto della madre da giovane
Roma, gennaio 1943: un pomeriggio tiepido avvolge la città che, immersa in una pace innaturale, sembra quasi presagire la rovina imminente. Una giovane tedesca percorre le strade del centro diretta alla Christuskirche, dove sta per tenersi un concerto. Di lei non conosciamo nulla - solo i pensieri che fluiscono sulla pagina, dapprima lentamente, poi sempre più rapidi e densi, in un crescendo emotivo che sbozza alla perfezione il ritratto di una ventunenne giunta in Italia dalle coste del Baltico, all'ottavo mese di gravidanza, in ansia per le sorti del marito, un ufficiale della Wehrmacht improvvisamente richiamato in Africa. Di pagina in pagina, i pensieri della protagonista e gli scorci di Roma si intrecciano fino a confondersi, e la mente ricostruisce avvenimenti, sogni, speranze per il bambino che sta per nascere. Poi la semplicità quasi fanciullesca delle prime riflessioni lascia spazio a domande più profonde e inquietanti sul futuro della guerra, della Germania, dell'Europa, domande dinanzi alle quali la ragione si smarrisce. Soltanto la fede e la musica di Bach, in questo pomeriggio romano, sembrano poter suggerire una risposta, facendo vacillare le certezze della protagonista fino a smascherare in modo inequivocabile la perversione della menzogna nazista. -
Il libro degli elogi
Alberto Manguel ci propone qui una serie di saggi brevi, come sempre per lui irrituali nel punto di vista e allegramente trasversali rispetto a scrittori, culture ed epoche. Si tratta di undici ""elogi"""", dissertazioni colte e spiritose, dalla Bibbia al libro tascabile, dalle fiere librarie ai racconti per bambini; un elogio, innamorato e profondo, è rivolto alla personalità, all'anima della lingua spagnola; infine, alcuni elogi - personalissimi dell'orrore e del piacere, degli animali, del regalo, dell'impossibile. Quest'ultimo è un'appassionata disamina della situazione dell'amato paese d'origine, l'Argentina, nella sua crudezza e """"impossibilità"""": un viaggio individuale e oggettivo insieme, pieno di brividi e malinconia, con un improvviso guizzo finale che ha la forza così singolare di questo scrittore, il quale sa davvero andare oltre le parole. La scelta del termine """"elogio"""" sembra un omaggio al grande Borges (di cui Manguel fu amico e allievo) e al suo """"Elogio dell'ombra""""; Vila-Matas, altra voce di spicco della cultura in lingua spagnola, sta al gioco e intitola la sua prefazione """"Elogio di Alberto Manguel""""."" -
Tanti saluti
Visioni e atmosfere di luoghi vissuti nelle cartoline che Tullio Pericoli ha disegnato per gli amici; la stessa leggerezza nel racconto di Antonio Tabucchi che costeggia le immagini. -
Conversazione con Adonis, mio padre
Nel corso di dieci conversazioni assai intime, Ninar Esber interroga il padre, il poeta Adonis, sulla sua formazione, il suo rapporto con l'Islam, con la poesia, la Siria natale e il Libano, dove entrambi hanno vissuto fino alla guerra, e ancora sulle donne, il velo, le religioni monoteiste, il terrorismo. Adonis, refrattario a ogni indottrinamento religioso e a ogni forma di fanatismo, parla di desiderio, sessualità, matrimonio, fedeltà, amicizia e sensualità oltre che, naturalmente, della creazione poetica. Ninar, giovane donna provocatoria e sincera, è aspramente critica nei confronti del modo in cui sono considerate le donne nei paesi musulmani. Una duplice lezione di libertà. -
Invito al viaggio
Un'antologia di estratti fra i più diversi della letteratura di viaggio. Nella scelta si è privilegiato lo humour e l'interesse esotico dei paesi visitati. Tra gli autori, alcuni sono molto famosi come Charles Dickens o Mark Twain, altri, come Alexander Kinglake o Eliot Warurton, sono meglio conosciuti come scrittori di libri di viaggio. Molto rilevante è la presenza femminile: al contrario degli uomini che focalizzano l'interesse sul cosa e dove, le donne si concentrano maggiormente sul come e perché, risultando, spesso, più divertenti, lucide e perspicaci della loro controparte maschile. Gli estratti sono ordinati per tema: la partenza, le prime impressioni, l'architettura, la natura, gli incontri, gli usi e costumi, l'abbigliamento, le avversità, l'euforia, il ritorno, in breve tutti gli aspetti dell'essere altrove, a formare un unico, grande viaggio virtuale, pur nella diversità degli stili, dei caratteri, dei resoconti di questi autori. -
Piccolo elogio della dolcezza
Il titolo stupisce: in una società aggressiva come la nostra, un elogio della dolcezza? E quale dolcezza poi? Quella che - dice l'autore - non è affatto una forma di debolezza, non è un aspetto del non poter fare, anche se rifiuta di essere uno dei volti del potere. Quella che possiede una sua forza, e ci fa vivere con pienezza tutte le facoltà di un'esistenza libera. La lettura di questo curioso libriccino è stimolante. Seguendo il gusto dell'autore per la divagazione e per l'anticonformismo, scopriamo come rendere più lieta la vita, come imparare a godere di istanti, sentimenti ed esperienze raffinati, e d'altro lato impariamo a riflettere sugli aspetti negativi e sgradevoli del nostro panorama sociale, per cercare di evitarli. Citando i testi più vari, e dando prova di un gusto marcato per la trasgressione, Audeguy invita a sottrarsi, senza fanatismi e senza contrapposizioni violente, al totalitarismo della società contemporanea, ai suoi imperativi futili, per recuperare autonomia e uno sguardo disincantato e lucido, ma attento alla dolcezza. -
L' Occidente spiegato a tutti quanti
Cos'è l'Occidente? Troviamo questa parola dappertutto, nelle notizie del giorno e nei libri di storia. Ma i significati sono così numerosi e così diversi che spesso regna la confusione. L'Occidente è una regione del mondo? È l'Europa? Gli Stati Uniti d'America? Europa e Stati Uniti insieme? O la totalità dei paesi ricchi? Forse l'Occidente è un tipo di società? Un sistema economico? Una morale? Una religione, un modo di vivere, una mentalità? Dobbiamo rallegrarci della sua esistenza o maledirlo? Ma insomma, dov'è oggi l'Occidente? In alcune parti del globo? O è diventato un fenomeno mondiale? Per farla finita con le immagini confuse e le idee vaghe, che generano odio e violenza, bisogna approfondire questi interrogativi. Questo è l'obiettivo che il libro si propone. -
Poeta delle ceneri
Questo poema autobiografico è stato pubblicato per la prima volta sulla rivista ""Nuovi Argomenti"""" nel 1980, a cura di Enzo Siciliano. Curioso è lo spunto di partenza: una risposta a un non identificato intervistatore degli Stati Uniti, riguardo al proprio lavoro. """"Testo brutale, episodico, intenzionalmente epidittico per la volontà di presentarsi a un ipotetico pubblico nuovo, quello americano, che non lo conosce probabilmente che come cineasta; ed ecco Pasolini ripercorrere in excursus momenti salienti del suo passato, gangli vitali della sua creatività, il Friuli di Casarsa, la madre, la morte del fratello, il rapporto col padre, la fuga a Roma, le prime pubblicazioni, i processi: avvenimenti e episodi che il lettore italiano di allora conosceva bene, perché disseminati in tante opere o perché pertinenti alla cronaca; poi nella parte ultima due lunghe sequenze sull'attualità: la prima concernente lo stato dei lavori in progress, e l'altra che sta a metà tra una dichiarazione di poetica, un manifesto filosofico-esistenziale e una disperata comunicazione."""""" -
Parole salvate dalle fiamme
Nel novembre del 1953, reduce da diciassette anni nel lager della Kolyma, Varlam Sˇalamov va a trovare Boris Pasternak, per cui nutre una stima sconfinata. La corrispondenza e gli incontri con quest’ultimo, incentrati sulle «cose essenziali», cioè sulla creazione artistica e sulla poesia, lo aiutano a riacquistare interesse per la vita. -
Il film dei miei ricordi
Tra le carte di casa Pasolini sono stati trovati alcuni quaderni scritti a penna con grafia ordinata, sintassi chiara e pulita, chiusi in un involucro di cartone legato con lo spago. È il manoscritto di un romanzo compiuto; l'autore però non è il noto scrittore, ma sua madre, Susanna Colussi, che ha vissuto tutta la vita accanto al figlio. Molto probabilmente Pier Paolo non ha mai letto quelle pagine. Non sapeva che la madre si chiudeva in camera sua, spesso alla controra, per scrivere un lungo racconto dedicato ai Colussi, nati in Friuli, a Casarsa della Delizia, provincia di Pordenone. È la storia della famiglia di Susanna, dal periodo napoleonico alla prima decade del Novecento, una rassegna di ritratti e di fatti descritti con dovizia meticolosa di dettagli. Ne vien fuori un affresco storico che racconta in modo solare e insieme drammatico la povertà dignitosa con cui l'Italia entra nel nuovo secolo. Alcuni degli episodi e dei personaggi presenti in questo romanzo compaiono nell'opera giovanile di Pasolini, nei suoi versi in friulano. Segno che Susanna ha trascorso del tempo con il figlio dedicandosi al racconto delle storie vere della sua famiglia, e facendolo così appassionare alla narrazione della realtà. (Con poesie in friulano di Pier Paolo Pasolini) -
Lettere a Missy
Nella tumultuosa vita sentimentale di Colette, accanto ai tre mariti (Henry Gauthier-Villars alias Willy, Henry de Jouvenel e Maurice Goudeket), la marchesa de Morny (detta Missy) occupa un posto particolare. Di nobili natali, dopo un matrimonio combinato con un aristocratico durato pochi anni, Missy si ritrova in possesso di un'immensa fortuna e, in spregio di tutte le convenzioni, decide di affermare la propria mascolinità: porta i capelli corti, veste in completo da uomo, calza stivali troppo grandi imbottendoli di fogli di giornale, fuma il sigaro e si fa chiamare Max o zio Max. La corrispondenza inizia nel 1907, quando Colette si separa da Willy. In questi anni, che vanno annoverati tra i più difficili della scrittrice, Missy porta dolcezza e conforto e al contempo un sostegno materiale. Ma da bambina incorreggibile, viziata, collerica qual è, Colette mal si adatta all'inguaribile malinconia dell'amica. Se le lettere che le scrive parlano di amore e di passione, lasciano anche presagire che, mossa da un impulso naturale, non ci metterà molto a lasciare questa figura materna, come aveva fatto con la vera madre, Sido. Quando, nel dicembre del 1931 sul ""Gringoire"""" inizia la pubblicazione di """"Ces plaisirs..."""", nel cuore del racconto si profila una maestosa ed enigmatica figura chiamata la Cavallerizza."" -
Quei maniaci chiamati collezionisti
Due grandi personaggi - Guido Rossi, insigne giurista e professore emerito e Pier Luigi Pizzi, regista e scenografo - raccontano se stessi e la loro passione per il collezionismo in due conferenze tenute alla Fondazione di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi a Firenze.