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Noi
Nell'immagine rarefatta di un'alba appare la possibilità di un incontro, di un noi. La luce, protagonista indiscussa della scena («luce, luce ovunque circondata / da sé»), è sprigionata da un sole che, se in apparenza rassicura, in breve diventa «abbacinante»: agisce sui corpi e sul testo come su superfici riflettenti, nella cornice di ciò che Laura Pugno chiama «casa». Ma il bosco, la foresta, non sono luoghi di conforto, sì di smarrimento e conoscenza. Intorno al duale della coppia, infatti, si apre una pluralità di altri: i vivi, i morti, gli elementi (legno, mare, «luce-incendio», metallo…), partecipi insieme a noi della medesima, antichissima esperienza. -
Il mondo che fa per me
"Il mondo che fa per me"""" di Valentina Proietti Muzi definisce una zona limitare tra l'essere madre e l'essere giovane figlia, «tra il visibile che porta racconto / e un pianeta sommerso». In questa dialettica, si coglie la tensione verso un'unità perduta - il sinolo Demetra-Persefone -, che si connota soprattutto come mancanza e desiderio. Interviene infatti uno strappo, a sospendere l'abituale percezione di sé e della realtà («passati i corpi / tieni dietro alle ombre»); o, anche, la fente di una possibile apertura: alla luce e alla rinascita. Perché del mondo di sotto - ben più consistente, e riconoscibile, di quello dei vivi - Persefone è regina." -
Oltre la quarantena
Silvestro Neri, medico di professione e poeta di vocazione, ha scritto ""Oltre la quarantena"""" durante il confinamento che tutta l'Europa ha sofferto tra inverno e primavera 2020. La raccolta prende il suo titolo dal 'periodo di segregazione e di osservazione al quale vengono sottoposte le persone in grado di trattenere o diffondere i germi di malattie infettive'. Ma questo libro è anche un canzoniere di oltre quaranta poemi, che ci pone in un tempo lento, che si è arrestato, e poi conduce all'improvviso a un tempo passato, a un tempo evocato; e al tempo più importante per l'autore: il momento futuro, che si traduce, alla luce delle sue parole, nel tempo del desiderio, nel tempo del viaggio. Oltre la quarantena racconta le piccole e le ripetute cose che fanno dell'uomo ancora l'uomo, gli atti semplici e quotidiani che colmano di vita il momento presente e ci salvano dalla noia e dall'inerzia; e nasce come atto di coraggio, rinascita e liberazione, perché la poesia ci salva, perché «servono per servire le parole / pure quelle in disuso appassite / come viole». (estratti dalla postfazione di Pedro J. Plaza González)"" -
Sogni e risvegli
In ""Sogni e risvegli"""" agisce un'attrazione - maggiore che nei libri precedenti di Bajec - verso il dato culturale arcaico: l'autore vuol gettare un ponte tra sé e un passato remoto cui sente di appartenere. Allo stesso modo, l'assoluta prossimità di scrittura-azione e poesia-contemplazione è tesa a riversare il mondo infero delle pulsioni e degli affetti nella sfera superna della militanza politica; e viceversa. Come in un viaggio di andata e ritorno dall'abisso-corpo all'intelletto più luminoso, due lingue, due culture cercano insieme la quadratura del cerchio, nell'indispensabile esercizio di un'autotraduzione (o autoenunciazione) sempre interrogante e sottoposta a verifica."" -
Tra spazio e paesaggio. Studi su Calvino, Biamonti, Del Giudice e Celati
Se è vero - come ha scritto Francesco Biamonti - che «è destino umano abitare un mondo», è altrettanto vero che le categorie di spazio e di paesaggio divengono i fondamentali strumenti ermeneutici per cogliere il senso della nostra posizione nel mondo, in una sorta di mapping infinito e inesauribile. Prendendo le mosse da una ricognizione filosofica dei concetti di spazio e paesaggio, visti e considerati dialetticamente, nelle loro reciproche implicazioni, nonché dalla rilettura di alcuni momenti chiave dell'opera di Calvino, si analizzano le forme della rappresentazione spaziale e paesaggistica in tre autori di ""scuola"""" calviniana: Biamonti, Del Giudice e Celati. Emergono così approcci anche molto diversi, ma tutti in qualche misura accomunati dal riferimento a Calvino, la cui attività scrittoria si era svolta tra la gioiosa scoperta del paesaggio nativo e l'emergere, sulla scorta di un novecentesco spatial turn, di un interesse sempre più marcato ed esclusivo nei confronti della spazialità. Di qui le soluzioni, in parte divergenti, adottate dai tre scrittori: il paesaggismo modernamente aggiornato di Biamonti, che frantuma il paesaggio tradizionale restituendone echi e risonanze esistenziali; la rigorosa ricerca spaziale di Del Giudice, per il quale il paesaggio si riduce a pura archeologia, a inservibile reperto del passato; lo sguardo fenomenologico di Celati, l'autore che forse più di tutti cerca di rompere la dicotomia spazio/paesaggio per trovare nel concetto di luogo, inteso quale sintesi insolubile di spazio e tempo, un ancoraggio poetico ed esistenziale."" -
Luce e ombra. Leggere Daniele Del Giudice
Gli scritti di Cristina Benussi, Gianfranco Bettin, Massimo Donà, Caroline Lüderssen, Claudio Magris, Alessandro Melchiorre, Bruno Mellarini e Alessandro Scarsella vengono qui proposti allo scopo di conservare non tanto un patrimonio di competenze maturate a contatto con i libri di Del Giudice, quanto lo spirito disinteressato con cui la premura intorno all'autore si manifestò nei giorni che precedettero la pandemia, presso l'ambiente accademico e presso la comunità dei letterati, prima che Daniele staccasse la propria ombra da terra. Considerati come capitoli, questi saggi stanno anche a indicare, a futura memoria, percorsi di riflessione e di investigazione forse obbligati al fine di consolidare la conoscenza dei temi e dello stile di Del Giudice. -
I lenti tram
Ne ""I lenti tram"""", Noé Jitrik «si concentra sulle abitudini della vita familiare, dapprima bozzolo protettivo in cui l'identità si forma, poi velo oppressivo da squarciare, perché l'io possa presentarsi libero all'incontro con il mondo». Nel rievocare i riti della vita quotidiana, sul cui sfondo è la città di Buenos Aires, il racconto, come scrive Luigi Marfè nella postfazione, «si tuffa in uno spazio memoriale profondo, rivelando la continuità del tempo, riscattando l'ordinario, riscoprendolo come destino». I binari de """"I lenti tram"""" «sono quelli del senso e del caso, che segnano la parabola di ogni esistenza, correndo paralleli, oppure incrociandosi, o anche allontanandosi per sempre». E come Borges, anche Jitrik «non sa staccarsi dalla contemplazione delle """"cose che avrebbero potuto essere e non sono state""""»."" -
Ex voto. Tre sogni e un ruggito
Se la padronanza della techne informa con assoluta originalità il motivo classico dei morti che ci visitano in sogno, la sensibilità di timbro gozzaniano conferisce un'attrattiva irresistibile ai marchi démodé térital e terilene. È quanto si dà in Ex voto, in cui Antonio Riccardi ordina in un unico respiro quattro componimenti in versi (e una prosa che ne dichiara l'occasione) nati da altrettanti colloqui con il fantasma paterno. -
La mar
In ""La Mar"""" non si guarda da riva, ma a riva. E la visione cambia: non a caso, da lettori, soffriamo noi pure il mal di terra. Se all'inizio il mare è avaro di pesci e cupido di fatica, nel prosieguo si declina al femminile: in spagnolo, «la mar» è una dichiarazione d'amore. Nessun panismo di facciata, però: con alle spalle un'antichissima tradizione, Accattoli lavora materiali umili, sembrerebbe addirittura preistorici. Egli possiede l'istinto di una conoscenza superiore, propria di chi, da sempre, ha dimestichezza con il mare e con i suoi diamanti."" -
Dostoevskij in dialogo con l'Occidente
Questo libro va alle radici del rapporto della Russia con l'Occidente. Dostoevskij è uno scrittore di frontiera. I suoi personaggi sono legati alla fanghiglia e alla nebbia di Pietroburgo. E anche Pietroburgo, la città più importante della cultura russa, è frontiera, sia in senso geografico e orizzontale, sia in senso verticale: per Dostoevskij è il luogo della lotta del diavolo con Dio. In Dostoevskij in dialogo con l'Occidente, il filosofo russo Vladimir Kantor mette a confronto l'anima russa e l'anima europea. Partendo dall'Inferno di Dante, si muove nel tema del peccato e del pentimento, della morte dopo la vita e della morte in vita. Molti universi, grandi e piccoli, persone reali e persone immaginarie, attraversano le pagine di questo saggio come luci gialle nella nebbia di Pietroburgo, città fantastica e del sogno: Papà Goriot di Balzac, Delitto e Castigo, Memorie da una casa di morti e Bobòk di Dostoevskij, Pietro il Grande e Lenin, Puškin e Gogol', Marmeladov e Vautrin, Raskol'nikov e Rastignac, Platone e Freud, Zweig e Camus, Amleto e le streghe di Macbeth, Cristo e la libertà. Dante pensava che sulla terra ci fossero i vivi, ma che i peggiori di loro potessero già subire il tormento dell'inferno; in Russia, Dostoevskij vedeva un nuovo tipo di esseri umani, vivi e morti contemporaneamente. Se l'eroe di Balzac vuole assoggettare il mondo, l'eroe di Dostoevskij lo vuole superare: Rastignac cerca il proprio tornaconto, Raskol'nikov - con l'accetta - cerca la giustizia. Là dove la vita ha perso il suo significato più alto, la persona umana precipita nella corruzione. In questo saggio dal ritmo incalzante, Vladimir Kantor racconta una disgregazione dell'anima che la storia ha dimostrato essere terribile come l'inferno. -
La stanza da bagno
Il protagonista di questo romanzo, fra poco ventinovenne, che ama l'immobilità, la stasi, la pigrizia, decide di installarsi nella stanza da bagno di un appartamento di Parigi. Poi, improvvisamente, prende un treno e approda a Venezia, per restare quasi tutto il tempo in una minuscola camera d'albergo a giocare a freccette. A sorprendere il lettore, pagina dopo pagina, è lo sguardo nuovo con cui la scrittura di Jean-Philippe Toussaint racconta gli oggetti, le abitudini, i sentimenti. -
La chiave USB
Se lavori alla Commissione europea in una unità di previsione interessata alle tecnologie future e alle questioni di sicurezza informatica, come ti senti quando vieni avvicinato dai lobbisti? Cosa succede quando, in una chiave USB non destinata a te, scopri documenti che ti fanno sospettare l'esistenza di una backdoor in una macchina prodotta da un'azienda cinese? Non sei tentato di lasciare il tuo ufficio a Bruxelles e andare a vedere di persona, in Cina, sul campo? Cosa accade quando arrivi? E perché nessuno deve sapere dove sei? -
Nuovi dialoghi sulla poesia (2015-2020)
L'intervista è un genere che spesso nella modernità ha incontrato il favore dei poeti, come scrive Stefano Verdino nell'introduzione. E la ragione che giustifica questa connessione tra un genere di conversazione ed il mondo all'apparenza esclusivo della poesia e del poeta è proprio questo equilibrio e richiamo tra forme opposte, tra la forma della poesia, sigillata nella perfezione delle sue misure di spazio, ritmo, pensiero e l'apertura dialogica illimitata dell'intervista, che diventa così un primo atto ermeneutico. ""Nuovi dialoghi sulla poesia (2015-2020)"""" raccoglie alcune delle più significative interviste che Giancarlo Pontiggia ha rilasciato durante e dopo la stesura finale e la stampa di Il moto delle cose (Mondadori, 2017), consegnandoci un ritratto a tutto tondo della sua visione umana, intellettuale e poetica. La poesia non è emozione, ma un'esperienza in cui si fondono moti di pensiero, percezioni di vita quotidiana, echi di dottrine, sogni, visioni. Tutto questo in una lingua che deve affondare nell'elementare ruvidezza del parlato e insieme distanziarsene. Si scrive nel silenzio, cercando un ideale incontro di verità esistenziale e di sapienza letteraria, di intuizione fantastica e di pensiero argomentato, di libertà e di necessità, di intensità analogica e di severità del cuore, di tempo umano e di tempo cosmico. Quel che accade, se accade, lo chiamiamo poesia."" -
Lo champagne di Cechov
Come scrive Antonio Moresco nella postfazione, Sergio Nelli ha scritto un libro «incantevole. Il suo libro più ispirato, la sua autoelegia. Un libro senza pudori esistenziali e sentimentali, confessionale, commosso e lirico, pieno di bellezza e di strazio, a metà strada tra poesia e pensiero, come tutti i suoi libri, ma qui in modo ancora più vivido e concentrato perché si tratta di un libro scritto al cospetto della morte. è un libro pieno di radicale vicinanza alla vita e alle sue più intime manifestazioni naturali e corporee e nello stesso tempo attraversato da un superiore e spinoziano distacco. In questo piccolo grande libro Sergio Nelli ci insegna la cosa più importante: come si fa a morire, e quindi come si fa a vivere». ""La vita si degrada, mi dissi, e pensavo che avrei voluto semplicemente tornare indietro. Ma nuotavo controcorrente per qualcosa di atrocemente impossibile."""""" -
Stato di insolvenza
Le circostanze della vita rendono inquieto il sentimento della fine. Paolo Del Colle entra con maestria in questo luogo di confine e ci accompagna con versi che toccano la realtà che resta e si nasconde. Con Stato di insolvenza ci dona un libro di poesie che sono attimi in cui la vita si rivela, quando dell'uomo ""ogni storia sopravvive / finché può / delle proprie eccezioni""""."" -
Hotel Aster
Prima del crollo, l'Hotel Aster si erge a porto sicuro, dà riparo a chi ancora cerca il suo posto nel mondo, la sua voce tra voci contrastanti. Il terremoto, tuttavia, mostra un'altra verità: anche questi muri, insieme al resto, sono crollati, le certezze sono finite e come sempre, dietro l'angolo, sta in agguato l'inatteso; un incontro, un incidente o lo spettro di una malattia possono rimettere tutto in discussione. Con un linguaggio ora analitico ora allucinato, in cui la menzogna funge da fuga e difesa dal mondo, queste pagine sono il resoconto del viaggio incerto di una mente nel baratro della realtà. -
Campo aperto
ll cervello genera una griglia dello spazio; e più i nostri movimenti oculari sono precisi, più la griglia corrisponde alla realtà. Al contrario, una messa a fuoco faticosa comporta movimenti correttivi ulteriori, dato che il punto di massima acutezza visiva non coincide con la zona di interesse. A questo scarto rimanda il libro di Bernardo De Luca, fin dal titolo: uno spazio del possibile dai confini incerti, senza fretta di indovarsi. Ne viene che in Campo aperto centro e circonferenza si elidono l'un l'altra: dilaga finalmente intorno a sé «lo sguardo che cerca e trova ciò che vuole». -
La doppia luna
"Da una parte due vecchie che vivono insieme. La bisbetica Vittoria, 96 anni, due più della cognata Cesarina, che è pazza e non parla quasi più. Tutti i giorni si ripetono uguali, nell'attesa che qualcuno - il figlio di Vittoria, oppure il marito di Cesarina - si sieda a mangiare con loro su quella tavola. Dall'altra parte c'è Corrado, un ragazzo che fa il cassiere in un supermercato, ma crede di appartenere al cielo; è come se fosse trasparente, inesistente, ma diventa alla fine qualcuno sulla terra. Francesca Ricchi gioca con i generi letterari. Prima fa credere che siamo in presenza di un romanzo gotico, di una favola nera, poi scopriamo di essere dentro una parabola mascherata in leggenda. E ci insegna che la realtà è solo quella che accetta di accogliere anche l'imponderabile, l'universo enigmatico della poesia."""" (Postfazione di Andrea Caterini)" -
Gli affetti del giovane Berg
Come scrive Giovanna Dal Bon nella postfazione, Gli affetti del giovane Berg è un continuo affidarsi alla scrittura nel tentativo di dire quello che non può e non deve farsi racconto, che non conosce il balsamo consolatorio del narrare letterario. Michele Toniolo si affida all'unico strumento che gli è urgente e necessario: la parola. Quella nuda, scarna, la sempre inadeguata ad esprimere il senza ritorno. Parola che non cerca conforto, né può offrire asilo. In questo testo, il narratore inventa l'incontro con un giovane di nome Berg e lo accusa, lo interroga sulla fine della madre, su che cosa significhi vivere. E la scrittura non può che assottigliarsi, alla fine cedere allo spazio bianco della pagina. Con una domanda finale che emerge, a sovvertire un estremo brandello di senso: ""Ti hanno dato alla vita, Berg, e tu non l'hai data a nessuno. Il tuo è stato un vivere scorsoio?""""."" -
Arduino. Re d'Italia
Il volume nasce dal desiderio di indagare gli episodi del nostro Medioevo, un itinerario che fruga nella storia rivisitando la figura multiforme del Re d'Italia e gli avvenimenti nell'arco di tempo del suo Regno dal 1002 al 1014. I luoghi, scenario di questi eventi, spaziano dal Sacro Monte di Domodossola a quello di Ossuccio e Belmonte, da Ivrea al Castello di Masino in Caravino, da Cuorgnè alla Rocca di Sparone a Pombia, da San Benigno Canavese a Caresana e Vercelli, dall'Isola di San Giulio sul Lago d'Orta a Pavia, al Castello di Civita a Viterbo Stilo in Calabria. Il racconto, narrato dall'autrice discendente dai Conti di Castellamonte, che, insieme ai cugini Valperga, il cui ultimo della dinastia fu Luigi Conte di Masino e ai San Martino, furono Marchesi d'Ivrea, da vita ad un' avvincente ricostruzione che traccia le nostre profonde radici italiane.