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Gli aculei dell'istrice. La satira formale elisabettiana
Nell'ultimo quinquennio del Cinquecento, nella Londra di Shakespeare, un gruppo di giovani letterati dà corpo alle inquietudini intellettuali proprie dell'uomo moderno, creando un ""nuovo"""" genere letterario. È la satira formale in versi, ispirata alle forme della satira di Orazio, Giovenale e Persio. Gli autori sono animati da un'ansia di sperimentare modalità espressive più adeguate a dare voce all'indignazione e allo sgomento delle loro coscienze di fronte al drammatico dissesto del loro mondo. Una stagione breve e intensa di cui sono protagonisti Joseph Hall, John Marston e John Donne, che assume i caratteri pericolosi di una vera e propria """"predicazione laica"""", stroncata nel 1599 dall'ordine ecclesiastico di porre al rogo tutte le satire pubblicate."" -
I fantasmi delle biblioteche
È un organismo vivo questa biblioteca piena di fantasmi di Jacques Bonnet, collezionista di volumi, editore e traduttore. Parla dei libri come di vecchi amici, illustra gli infiniti metodi per classificarli (alfabetico, per formato, genere, colore, lingua, rilegatura, paese...), predilige ripiani in legno piuttosto che vetrine che impediscono ai libri di respirare, ignora la polvere, ci rassicura che non è necessario aver letto tutti i libri che si posseggono. Racconta dei romanzi in cui protagonisti sono i libri, di biblioteche distrutte - Alessandria, Dresda, Sarajevo - di collezioni private andate a fuoco o svendute da famelici eredi. Rievoca il suo incontro con Pontiggia con cui progettava una associazione di collezionisti (ma dovevano possedere almeno 20.000 volumi), e del disagio provato a casa di Leonardo Sciascia vedendo una edizione completa del Journal dei Goncourt che lui, francese, invece non aveva. Si interroga, infine, sul senso delle grandi collezioni nell'epoca di internet e delle consultazioni a distanza. -
Una piccola questione di cuore
Alla Sistemi Integrati – l’agenzia investigativa che Carlo Monterossi ha fondato per noia, per sfuggire alla tivù spazzatura che l’ha reso ricco, per «infilarsi nelle vite degli altri» – si presenta un ragazzo molto perbene, Stefano Dessì. Vuole che sia ritrovata una persona scomparsa, «la mia donna», dice. Una piccola questione di cuore, pensano Carlo e i suoi soci, il ruvido Oscar Falcone e l’ex poliziotta Cirrielli. Il ragazzo è molto giovane, ha solo ventidue anni, e il suo amore scomparso sfiora i quaranta, è rumena, bellissima, elegante, affermata, enigmatica. E nei guai. Che affari ha in corso Ana con un boss in giacca e cravatta, un re della zona grigia che lega denaro sporco e affari ufficialmente puliti? Perché è costretta a nascondersi? E soprattutto che cosa ha, o che cosa sa, Ana, da «barattare in cambio della sua vita»? Giorni dopo viene ucciso Federico Bastiani, «il nuovo fenomeno della finanza», giovane, rampante astro nascente del business, soldi e jet set. Lo trovano «con un buco in testa» in un piccolo appartamento affittato a giornata. Indagano, in modo semi-ufficiale, due poliziotti: Ghezzi, che si muove morbido come un gatto, e il ringhiante Carella. Scoprono in fretta che dietro la patina di brillante mondanità si nasconde molto altro, ma capiscono anche che la soluzione non è soltanto lì. A Ghezzi e Carella il delitto sembra «una cosa mezzo e mezzo», forse gli affari, certo, ma anche qualcosa di personale. Le due indagini finiscono per incrociarsi, Carlo Monterossi, Oscar Falcone, la Cirrielli, Ghezzi e Carella, formano un unico gruppo, tra battibecchi, divergenze e diverse visioni del mondo, tutti con le vite private perennemente in zona sismica, e tutti sorpresi di trovarsi a riflettere – ognuno a suo modo – su quella che Carlo chiama con un ghigno sarcastico «l’annosa questione dell’amore».rnA ogni romanzo della serie di Carlo Monterossi, la prosa rapida e precisa di Alessandro Robecchi (che sembra battere allo stesso ritmo del pensiero di chi lo legge) ci trascina dentro Milano, la grande protagonista delle sue storie. A volte amabile, a volte odiosa, «dinamica e turistica», città di grattacieli e periferie decorose con «un prato davanti, il centro commerciale a due passi, che volete di più dalla vita?», di milionari, di «ceto medio che scivola in basso» e di chi «si ammazza di lavoro». È la Milano Nera dello Scerbanenco del nostro tempo. -
Giovanni, Gesù e il rinnovamento di Israele
In questo volume Richard Horsley e Tom Thatcher affrontano in modo innovativo il tema della rilevanza del vangelo di Giovanni per lo studio del Gesù storico.rnrnIl saggio di Richard Horsley e Tom Thatcher è una lettura innovativa del vangelo di Giovanni come narrazione della missio e di Gesù nel contesto storico della Palestina romana. Intento degli autori è di illustrare la rilevanza del vangelo giovanneo per la problematica del Gesù storico, e di mostrare in particolare come obiettivo di Giovanni sia di raccontare di un Gesù impegnato nel rinnovamento del popolo d'Israele contro coloro che lo governano - le autorità di Gerusalemme e i romani che le hanno insediate -, e come «lo sono la risurrezione e la vita» trasponga la speranza del rinnovamento da un futuro indefinito al momento presente. -
Marcione. Come si fabbrica un eretico
Il saggio di Judith Lieu è uno studio di prima mano su Marcione, figura saliente delle prime decadi del secondo secolo cristiano. Noto soprattutto dagli scritti degli avversari, che fecero di lui il primo grande «eretico», nelle sue opere Marcione affrontò una quantità di problematiche controverse, contribuendo in modo determinante alla loro definizione concettuale e teologica. Di queste si occupano le pagine di Judith Lieu, dove le nozioni e le concezioni elaborate da Marcione sono messe a confronto con le posizioni dei maggiori pensatori cristiani e non cristiani coevi: l’essenza di Dio, Dio e la creazione, la persona di Gesù, la costituzione e l’interpretazione delle Scritture, la natura della salvezza, lo stile di vita richiesto al cristiano. Ne emerge un Marcione che anche nella sua diversità giganteggia fra i grandi protagonisti dei primordi della chiesa. -
Il Rinascimento nel pensiero ebraico
Grazie all'opera di artisti e intellettuali, nel Rinascimento emerge una consapevolezza inedita del divenire storico che favorisce il culto del nuovo nelle arti, in letteratura, in filologia e nelle scienze. Il nuovo prendeva il posto del culto, una liturgia umana subentrava a quella divina. Questa rivoluzione tocca anche la cultura ebraica, motore e agente di un rinnovamento senza precedenti. Lo studio di Giuseppe Veltri ricostruisce la vita intellettuale ebraica nel Rinascimento italiano ed europeo, mettendo in luce momenti salienti del dibattito del tempo: la coscienza storica del divenire e la secolarizzazione, la funzione della poesia dantesca come ponte fra mondo ebraico e mondo cristiano, l'uso del volgare come simbolo del connubio delle diverse tradizioni, la nascita del criticismo, l'atteggiamento scettico come strategia e sintomo della crisi politica e intellettuale, il dibattito sull'immortalità dell'anima. -
Dizionario teologico degli scritti di Qumran. Vol. 2: b'h - hajil.
Il ""Dizionario Teologico degli scritti di Qumran"""" prende in considerazione l'intero lessico dei manoscritti rinvenuti nei pressi del Mar Morto attorno alla metà del secolo scorso e ne illustra la semantica da una prospettiva primariamente teologica. Questa angolatura consente da una parte di ripercorrere la ricezione nella letteratura rinvenuta a Qumran di termini e motivi della Bibbia ebraica oltre che della cultura e della religione dell'Israele antico, dall'altra di ricostruire usanze, vita comunitaria e teologia implicita ed esplicita della comunità del Mar Morto, e per contrasto anche delle diverse correnti e scuole del giudaismo del tempo. Il secondo volume si distingue per tutta una serie di voci di grande interesse - ad esempio bara' «creare», berit «patto, alleanza», dabar «parola», daras «cercare, ricercare», ecc., opera di specialisti noti per le loro ricerche sui testi qumranici e per le loro raccolte di questi scritti (da F. García Martínez a Johann Maier) -, alle quali sono dedicate anche decine di colonne, com'è il caso ad esempio dei verbi hajah «essere» «divenire» o hazaq e derivati «tener fermo, rimanere fedeli». Ogni lemma è studiato per il diverso valore che viene ad acquisire nella varia tipologia della letteratura qumranica, nelle molteplici accezioni accuratamente registrate nel lemmario italiano che completa il volume, facilitandone grandemente l'utilizzo."" -
L'invenzione del dialogo
“L’invenzione del dialogo” raccoglie una serie di testi letterari cristiani in lingua siriaca, di un genere in cui questa letteratura si distinse ed eccelse: l’innografia e la poesia piegate a esporre temi e motivi teologici, esegetici e sapienziali. Gli scritti debitamente introdotti e commentati mostrano la varietà di forme e contenuti che questi conobbero: dalla riflessione filosofica e teologica di Efrem, al ricamo narrativo ed esegetico di dialoghi immaginari tra personaggi della Bibbia o dell’agiografia, da Caino e Abele o Giuseppe e la moglie di Potifar, a Giuseppe e Maria o la peccatrice e Satana, fino ai contraddittori che in età cristiana riprendono e reinventano un genere mesopotamico antico: quello della disputa, ad esempio tra anima e corpo, tra i mesi, tra l’oro e il grano. -
Chiesa antica, giudaismo e gnosi. Studi e ricerche
In tempi in cui nella ricerca biblica e negli studi su giudaismo e cristianesimo antichi si indulge volentieri alla costruzione di teorie generali e locali tanto ingegnose e seducenti quanto inverificabili, negli scritti che Erik Peterson raccoglie e pubblica in ""Chiesa antica, giudaismo e gnosi"""" si mostra che cosa sia la filologia storica, come sulla base di testi e temi - spesso marginali o stravaganti o imbarazzanti, per questo sempre poco praticati - essa consenta di ricostruire la pluralità dei mondi in cui il cristianesimo fece la sua comparsa e interagì con le culture circostanti. In Peterson la filologia è conoscenza di prima mano della letteratura greca e latina, cristiana e non, e soprattutto è competenza sia dei generi sia delle forme in cui la lingua della koinè s'incarna, come anche delle situazioni e delle funzioni sociali in cui generi e forme, motivi e pratiche ebbero a esplicarsi, combinarsi, combattersi, imbricarsi, ibridarsi e trasformarsi. Introduzione di Lester L. Field Jr."" -
Leggere il Midrash. Lettura e intertestualità
Il midrash, il modo giudaico e poi ebraico di commentare i testi biblici, può essere inteso nel modo migliore come estensione della stessa attività letteraria che è all'origine della Bibbia, quando vi si riflette su ciò che nella Bibbia si afferma, si citano altri libri presenti nella Bibbia, si interpreta ciò che altrove nella Bibbia viene detto. Questa peculiarità, questo esercizio continuo di intertestualità, è un modo di introdursi e di muoversi nei testi e nei mondi della Scrittura, che non manca di riflettersi nella storia, alla quale è strettamente connesso. Illustrando il racconto della morte di Rabbi Aqiva, Daniel Boyarin fa emergere come leggendo l'Esodo con il Cantico e con i Salmi, Aqiva affronti il martirio sperimentandolo come fatto erotico e mistico, come compimento necessario dell'amore per Dio, e dell'amore che gli viene incontro in due dei libri più lirici della Bibbia. -
Quale Gesù?
La ricerca contemporanea sul Gesù storico ha portato alla luce le insufficienze degli studi dei secoli trascorsi, riscoprendo aspetti essenziali della figura di Gesù, in particolare l'appartenenza di Gesù al mondo ebraico. Tre libri che in Italia hanno suscitato particolare interesse - ""Gesù e il giudaismo"""" di E.P. Sanders, """"Un ebreo marginale"""" di J.P. Meier e """"La memoria di Gesù"""" di J.D.G. Dunn - conducono Giorgio Jossa a chiedersi se si è davanti a opere propriamente storiografiche o non piuttosto di teologia, e se quello che vi si delinea sia realmente il Gesù storico. In un'analisi puntuale e lineare l'autore fa emergere i lati discutibili dei maggiori esponenti della biblistica odierna e indica quali dovrebbero essere i requisiti imprescindibili di una ricerca su Gesù che miri a dirsi effettivamente storica."" -
L' ellenizzazione del cristianesimo
Quella di ellenizzazione è una categoria capitale della storia antica, in particolare della storia religiosa del giudaismo e del cristianesimo antichi, e di conseguenza anche della storia del cristianesimo, della chiesa e della teologia. Questa categoria funge al tempo stesso da paradigma di ricerca, sulla base del quale si narra la storia dei tempi passati. Ma la nozione di ellenizzazione è altamente problematica e il modello di ricerca che vi corrisponde è assai complesso. Nel suo breve saggio Christoph Markschies ripercorre la storia della nozione di ellenizzazione dagli inizi fino a tutto il XIX secolo, facendone emergere ed enucleandone le criticità e le aporie lasciate in eredità al XX e XXI secolo, e al tempo stesso mostrando come si sia davanti a una categoria e a un modello tutt'oggi irrinunciabili. -
Colui che deve venire
Con l'acribia e il rigore che lo distinguono, in questo saggio Joseph Fitzmyer prende in esame l'uso di «messia» nella letteratura ebraica e giudaica oltre che cristiana, portando alla luce lo sviluppo del messianismo agli inizi di giudaismo e cristianesimo, sulla base di una quantità di documenti fin qui non ancora raccolti. Ne risulta come le idee di messia siano nel giudaismo e nel cristianesimo radicalmente diverse, ma anche come in assenza del messia giudaico (nelle sue varie espressioni) non ci potrebbe essere un messia cristiano. Questo nuovo studio su un argomento tanto discusso mostra come posizioni che hanno condotto a fraintendere le diverse nozioni di messia e a servirsene come strumento di divisione, poggino su presupposti contraddittori e sovente poco chiari. -
Filone di Alessandria
Nel suo saggio Mauren Niehoff illustra gli sviluppi intervenuti nel pensiero e nella pratica esegetica di Filone, articolandone la vicenda biografica con la produzione letteraria, seguendo in parallelo gli spostamenti del filosofo giudeo fra la città natale, Alessandria d'Egitto, e Roma. Grandi capitali - l'una della ricerca scientifica, letteraria e filosofica del tempo, l'altra dell'impero e della grande politica, e al tempo stesso fervido terreno di trasformazione della filosofia greca -, entrambe ospitavano cerchie culturali che dettavano la linea al pensiero e alla filosofia allora egemoni. È con i discorsi che attraversano questi ambienti affatto diversi che Filone si forma, si confronta, si impratichisce, si consolida e infine innova. -
Come l'uom si etterna. Traduzione annotata del Commento di Lewi ben Gershom (Gersonide) ai tre Opuscoli di ibn Rushd e figlio sulla felicità mentale
Questa edizione curata da Roberto Gatti è la prima traduzione italiana - corredata di ampia introduzione e di note filologiche e storiche -, di un'opera inedita di uno dei maggiori esponenti della filosofia ebraica medievale, Gersonide (1288-1344), figura di spicco dell'aristotelismo ebraico e autore di una serie di ""Supercommentari ai Commenti"""" di Averroè alle opere di Aristotele. Il testo qui tradotto, appartenente a quest'ultima tipologia, è il """"Commento a tre Epistole"""" di Averroè e figlio, il cui intento è di individuare i fattori che rendono possibile la conoscenza e la natura della «felicità mentale», grazie alla quale al culmine del suo processo conoscitivo l'uomo raggiunge l'immortalità. Il """"Commento"""" mostra come anche il mondo ebraico medievale abbia avuta conoscenza degli esiti più radicali della noetica di Averroè."" -
I samaritani. Storia, cultura, letteratura
Frutto delle ricerche più che decennali di uno dei maggiori studiosi dei samaritani, l?opera di Reinhard Pummer introduce alla storia, alla religione e alla letteratura, come pure alla cultura materiale dei samaritani, non soltanto del passato ma anche odierni. Sopravvissuti a persecuzioni, a discriminazioni religiose, politiche ed economiche, a disastri naturali, a conversioni forzate e ad apostasie tra le loro stesse file, i samaritani conservano ancor oggi la loro identità di custodi della legge e di rappresentanti autentici del popolo antico d?Israele. Col supporto di un apparato documentario di prima mano, anche iconografico, sempre illuminante senza mai risultare soverchiante, è in questo mondo che introducono le pagine di Pummer, a profitto di studiosi e studenti come del non specialista. -
Il peccato. Agli albori di un'idea
Nellʼantichità fra i cristiani ci si appellava al peccato per spiegare una quantità incredibile di problematiche, dalla morte del figlio di Dio alla politica dellʼimpero romano che ne celebrava il culto, all'ordinamento del cosmo. Chi si salvava dal peccato e come? ma, soprattutto, lʼidea che si aveva del peccato potrebbe dire qualcosa dellʼidea di genere umano e di Dio che vi corrispondeva? Nel suo studio Paula Fredriksen racconta la storia sorprendente delle concezioni cristiane antiche e più antiche di peccato, illustrando i diversi modi in cui lʼidea di peccato non ha mai mancato di adeguarsi alla diversità dei tempi storici: al pari di qualsiasi produzione umana, le idee di peccato sono creazioni culturali. -
Doctor Virtualis. Vol. 13: Filologia e filosofia
Nella Call for paper con cui si annunciava la preparazione di questo fascicolo della rivista e si chiedevano collaborazioni per riflettere insieme sui rapporti tra filologia e filosofia nel lavoro dello storico della filosofia, lo spunto iniziale era rappresentato da alcune parole con cui Mario Dal Pra - maestro, diretto o indiretto, del gruppo di Doctor Virtualis indicava sinteticamente il programma della Rivista di storia della filosofia, che nasceva nel 1946. -
Il sommo bene di Kant
La dottrina del sommo bene rappresenta la pietra angolare dell'etica di Kant oppure semplicemente un suo fregio? Innegabilmente solleva diversi problemi teorici, dei quali il saggio introduttivo sviluppa una ipotesi di soluzione. I due testi tradotti (Carl Philipp Conz, Sulla morale cristiana posta a confronto con quella stoica e kantiana e Wilhelm Traugott Krug, Breve comparazione delle sentenze di Zenone e di Epicuro con la dottrina kantiana sul sommo bene, rispettivamente pubblicati nel 1794 e nel 1800) offrono al lettore una testimonianza della primissima ricezione accademica e teologica della teoria kantiana del sommo bene, affrontando i principali nodi teorici della tematica attraverso il confronto, inaugurato da Kant e perseguito in seguito da un ingente numero di commentatori, con le etiche stoica, epicurea e cristiana. -
Il prete di Teheran. Le memorie e le inquietudini di un salesiano da sessant'anni in terra d'Islam
Com'è l'Islam visto dall'interno, con occhi di cristiano, di un salesiano per giunta, che vi ha vissuto e che vi vive da sessant'anni? Don Rodolfo Antoniazzi - oggi a Istanbul dopo avere vissuto per trent'anni a Teheran, prima sotto il regime di Muhammad Reza Pahlavi poi di quello khomeinista - è tollerante ma disincantato. Ricorda di avere salvato più profughi iracheni musulmani che cattolici (""tutti sono figli di Dio"""") ma sostiene ugualmente che l'Islam non può coesistere con i credo occidentali. """"Per loro l'espressione Stato laico, che noi usiamo normalmente considerandola cosa saggia e giusta, significa Stato che non rispetta Dio, e che quindi non si può che combattere"""", dice. E dice anche altro, don Antoniazzi: di come sia difficile, per un prete cattolico che vive molto lontano da Roma, resistere alle tentazioni. E non si parla di sesso bensì di potere, di carriere, di business. Il vero problema, oggi, è di mettersi d'accordo su cosa sia la carità.""