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Una sera a Parigi
In una piccola strada di Parigi, percorrendo rue Bonaparte fino a scorgere la Senna e girando due volte l'angolo, si trova un luogo incantato: il Cinéma Paradis. È questo il regno di Alain Bonnard, l'appassionato e nostalgico proprietario del locale. Ed è qui che ogni mercoledì, al secondo spettacolo, va in scena ""Les amours au Paradis"""", una rassegna dei migliori film d'amore del passato. In quelle sere il Cinéma Paradis è avvolto da una magia particolare: regala sogni, come recita il poster appeso in biglietteria, sopra alla cassa antiquata. La piccola folla di habitué si abbandona volentieri sulle vecchie poltroncine di velluto per farsi rapire dal fascino del grande schermo. Ma da quando al secondo spettacolo partecipa anche una certa ragazza, è Alain a sognare più di tutti. Cappotto rosso, sorriso timido, siede sempre nella stessa fila, la numero diciassette. Poi, non appena in sala si riaccendono le luci, si allontana solitaria nella notte parigina. Chi è? E qual è la sua storia? Finalmente Alain trova il coraggio di invitarla a cena. È una serata perfetta e in più, poco dopo, accade un altro fatto eccezionale: un famoso regista americano annuncia di voler girare il suo prossimo film proprio dentro al Paradis, con protagonista la bellissima e inavvicinabile Solène Avril. Alain è fuori di sé dalla gioia. C'è solo una cosa che lo preoccupa: la misteriosa ragazza con il cappotto rosso sembra scomparsa dalla faccia della terra. Che sia solo una coincidenza?"" -
Per Isabel. Un mandala
Come definire una storia come questa? A prima vista potrebbe sembrare un romanzo fantastico, ma forse sfugge a ogni possibile definizione. Tabucchi l'ha sottotitolato ""Un mandala"""", ma a ben vedere, con criteri tutti occidentali, si tratta in fin dei conti di un'inchiesta, una ricerca che sembra condotta da un Philip Marlowe metafisico. Ma con la metafisica, in questa ricerca spasmodica e pellegrina, si sposa un concetto tutto terrestre della vita: sapori, odori, luoghi, città, fotografie che sono legati al nostro immaginario, ai nostri sogni, ma anche alla nostra quotidiana esperienza. E allora? Nella sua nota Tabucchi suggerisce di pensare a un monaco vestito di rosso, a Hölderlin e a una canzone napoletana. Potranno forse sembrare degli ingredienti incongrui. Ma forse è meglio non cercare la congruenza in uno dei più stravaganti, visionari e insieme struggenti romanzi che la letteratura italiana ci abbia mai regalato."" -
Il club delle cattive ragazze
Torte di mele, brownies al cioccolato, muffin e tisane profumate... È questo il regno di Estelle, l'intraprendente proprietaria del Café Crumb. Ma gestire una piccola pasticceria non è facile. Rattristata dalla chiusura della libreria accanto al suo locale, Estelle, fervida lettrice, ha un'idea: perché non provare a risollevare le sorti del Café con un book club, affiancando ai dolci qualche buona lettura? La partenza non è delle migliori. Gli iscritti al club, oltre a Estelle, sono solo quattro: Gracie, giovane bibliotecaria femminista; Rebecca, un'insegnante trentenne sposata da poco più di un anno; la neopensionata Sue, e il timidissimo Reggie, presente solo per fare ricerche per la propria tesi. Il primo libro preso in esame non scatena alcun dibattito. Estelle decide allora di giocare il tutto per tutto aggiungendo un pizzico di pepe agli incontri. La lettura successiva verterà sul bestseller del momento: una piccante storia d'amore e sesso, condita da sculacciate e frustini. Il successo è sfrenato, tanto che il book club decide di focalizzarsi solo sulla letteratura erotica. Libro dopo libro, spaziando dai classici ai casi editoriali più recenti e peccaminosi, Gracie, Rebecca, Sue, Reggie ed Estelle lasceranno da parte inibizioni e paure, dando un salutare scossone alle loro vite. Perché, come direbbe Mae West, che senso ha resistere a una tentazione, se tanto poi ce n'è subito un'altra? -
L'ultimo capitolo inedito de «La famiglia Mushkat»-La stazione di Bakhmatch
"Qui traduco due fratelli. Del più celebre mi fa piacere procurare il lungo capitolo finale del romanzo 'La famiglia Mushkat'. È sconosciuto nel mondo, rimasto chiuso nell'edizione in yiddish che fu stampata a New York nel 1950, l'anno che sono nato. Isaac Bashevis Singer controllava personalmente la traduzione in inglese, dalla quale provengono le versioni nelle altre lingue. Lui stesso tolse l'ultimo capitolo, il 65, su pressione degli editori stranieri che consideravano l'opera eccessivamente corposa. Possiedo l'edizione yiddish, ripubblicata dalla casa editrice Peretz di Tel Aviv. Il capitolo 65 va da pagina 749 a pagina 760, dunque è una sezione consistente. È presso di noi inedita. In più presenta un finale opposto a quello del capitolo precedente, conclusivo del romanzo nell'edizione inglese e quindi anche nella corrente versione in italiano. Da dieci anni cerco di pubblicare questo capitolo mancante. Finalmente Feltrinelli è riuscito a ottenere dal figlio di Singer che vive in Israele il diritto alla traduzione dall'originale yiddish. È una mia personale soddisfazione di lettore di quel romanzo in madrelingua fornire in italiano il capitolo mancante. Ringrazio l'editore anche per la seconda parte di questo libro, la traduzione del raccono 'La stazione di Bakhmatch' di Israel Joshua Singer..."""" (Erri De Luca)" -
Racconti di una vita
Diciassette storie scritte tra il 1952 e il 2007, cinque decadi di racconti inediti in Italia, dove Nadine Gordimer dimostra ancora una volta l'uso sontuoso che fa della lingua e la sua capacità di guardare alla politica, alla sessualità e alla razza senza accondiscendenza e con immensa compassione. Che scriva di amanti, genitori e bambini o coppie sposate, Gordimer disegna la geografia delle relazioni umane con un acume psicologico affilatissimo e mancanza di sentimentalismo. Il suo essere radicata, a un momento politico, un luogo e una fede, non ha mai nuociuto al suo talento di artista: al contrario la sua scrittura si mette al servizio dell'umanità e diventa un memento potente dell'agonia vissuta in Sudafrica e un estremo tentativo d'intervento umano fra due fazioni di una società che sembra disperatamente divisa. -
Note a margine di una sconfitta
Le tribolate vicende di questo romanzo, ambientato tra il Pakistan e l'Afghanistan invaso dagli americani dopo l'11 settembre, si snodano sullo sfondo di un giardino incantato, come ad assorbire la violenza di ciò che accade intorno, contrapponendo l'innocenza della natura alla crudeltà degli uomini e alle loro guerre insensate. Il giardino appartiene al vecchio Rohan, saggio e devoto musulmano che ha costruito un'oasi di pace nella città pachistana di Heer - una scuola aperta ad allievi di ogni credo religioso nel tentativo di allargare gli orizzonti di giovani altrimenti facili prede del fondamentalismo islamico nelle madrasse. Ma le speranze di Rohan di porre un freno alle violenze della guerra che infuria oltreconfine saranno tragicamente deluse: i suoi stessi figli, Jeo e Mikal - partiti in segreto per l'Afghanistan per contribuire alla liberazione del paese dalla tirannia talebana -, vengono rapiti dai fondamentalisti e costretti a partecipare alla jihad, a combattere contro il popolo che avrebbero voluto difendere. Mentre Rohan pota le rose del giardino, Jeo viene ucciso e Mikal è venduto agli americani dal signore della guerra che lo ha catturato. Dopo essere stato internato in un campo di prigionia americano, il giovane cercherà di fuggire attraverso il deserto afghano. -
L' eliminazione
Due uomini a confronto. Rithy Panh, regista scampato al genocidio dei Khmer rossi, e il boia Duch, pezzo grosso del regime di Pol Pot, capo del centro di tortura e sterminio S21. Partendo dal suo lavoro di documentarista impegnato a cercare la verità e conservare la memoria, Rithy Panh racconta questo incontro allo scrittore Christophe Bataille, coautore del libro. Figlio di un funzionario del ministero dell'Educazione del vecchio regime, dunque ""popolo nuovo"""" (da rieducare e perseguitare) secondo la sinistra denominazione della Kampuchea democratica, Rithy Panh ha vissuto la deportazione, la malattia, gli stenti. Nel giro di pochi mesi ha visto morire di fame suo padre, i suoi nipotini, e poi, man mano, tutta la sua famiglia, sterminata silenziosamente insieme a milioni di altri cambogiani. Il racconto della sua infanzia, della sua preadolescenza, è la materia di questo libro prezioso per il valore di testimonianza. Stile asciutto ed emozionante, rigoroso come il suo manifesto poetico: """"Grazie al cinema, la verità salta fuori: il montaggio sconfigge la menzogna"""". Menzogna sempre in agguato fra negazionismi, complicità, errori e imbarazzi dell'Occidente. """"L'eliminazione"""" è dunque un libro di storia, è un libro di formazione, è un libro di indagine sull'uomo torturatore e sull'uomo sopravvissuto, ed è anche un libro di """"avventura"""". L'avventura di un ragazzino che ce la fa e che racconta, dolorosamente ma senza risparmiarsi: è nostro dovere ascoltarlo e imparare."" -
La trasmigrazione dei corpi
Il Mediatore fa un mestiere delicato quanto insano: evitare massacri tra clan e famiglie, spesso scatenati da motivi di interesse o assurdi equivoci; in questo caso, tenta di scongiurare un conflitto scaturito dal duplice, insensato sequestro di una ragazza e un ragazzo, appartenenti a due famiglie nemiche eppure legate da radici comuni. Peccato che ormai entrambi i giovani siano morti, e si tratti di restituire i cadaveri alle rispettive famiglie evitando di accendere la scintilla fatale. In una metropoli senza nome che assomiglia molto a una Città del Messico insolitamente spettrale e inquietante, su cui aleggia il sottile inganno di un'epidemia da manipolazione di massa, il Mediatore si muove cauto, contagiato dalla desolazione che pervade ogni angolo di strada e, malgrado tutto, forte di un'etica che lo squallore e le miserabili motivazioni dei contendenti non riescono a intaccare. Dopo le atmosfere rarefatte dei suoi romanzi di frontiera, nei paesaggi desertici e polverosi al di qua e al di là del confine con gli Stati Uniti, Yuri Herrera narra le viscere della megalopoli per eccellenza, qui descritta come un'eterna periferia. Nel farlo conferisce una dignità intrisa di fatalismo ma mai di rassegnazione a personaggi di sconfitti, per i quali la sopravvivenza sembra un semplice capriccio del destino. -
Il giorno dei colombi
L'ambiente è quello descritto così bene da Louise Erdrich ne ""La casa tonda"""" e nei suoi romanzi precedenti: le riserve indiane degli stati settentrionali americani, quelli al confine con il Canada, in questo caso il North Dakota. Qui il romanzo si apre, all'inizio del Novecento, con la breve descrizione di una strage. Qualcuno ha sterminato una famiglia, lasciando viva, aggrappata alle sbarre del lettino, solo una bambina. Questo delitto, mai risolto nel corso degli anni, sarà soltanto la prima di una lunga serie di vicende, drammatiche e comiche in giusta proporzione, che ci verranno raccontate di volta in volta da Evelina Harp, controfigura dell'autrice tra infanzia e adolescenza; da suo nonno, il vecchissimo Mooshum, grande affabulatore di aneddoti e """"tall stories"""" nella tradizione pellerossa; e dal giudice Antone Bazil Coutts, un sanguemisto che dopo aver diretto per anni un cimitero occupa lo scranno di magistrato delegato a dirimere piccole controversie secondo le leggi tribali in vigore."" -
I figli della repubblica. Un'invettiva
Maurizio Maggiani ha una predilezione per l'oralità, gli piace sentire e far sentire come il racconto nasca dalla voce, dall'ascolto, dal rapporto che si crea tra la logica dei fatti e l'eco profonda della parola che li restituisce. E questo un segno decisivo dei suoi romanzi e degli incontri con il pubblico dei lettori. Ebbene, qui Maggiani fa un passo avanti e imbocca con rabbia e ardore la via dell'invettiva, un'oralità che sale di volume e di passione oratoria, perché, senza meno, deve ottenere un risultato: andare a segno. L'attenzione si sposta dalla leggenda delle cose accadute allo scacco delle promesse non mantenute. Le promesse fatte dalla sua generazione. Non poteva ben considerarsi beata la gioventù di un dopoguerra che si apriva provvido di speranze, di ideali, di futuro, e di un'alimentazione equilibrata? E allora? Che cosa succede ai figli del privilegio? Che cosa dissipano mentre disegnano un mondo nuovo? Oltre il confine della battaglia combattuta si apre il cedere del sogno, la traduzione dei ribelli in mediocri esecutori, manager, reggicoda di molti poteri. Maggiani amministra colpi con generosità, li chiama maledizioni. E tali sono, maledizioni. Perché i destinatari dell'invettiva e quelli che, pur fuori dal tiro generazionale, si riconoscono, sappiano almeno fare i conti con la vergogna del fallimento. -
Il secondo momento migliore
Alberto Kauffman scrive ""Virginia ti amo"""" sul muro della scuola. Virginia non lo ama, ma lui diventa popolarissimo perché, per scrivere su quel muro, cade, finisce al pronto soccorso e viene punito dal preside. La punizione è aiutare Emilio, un compagno malato di tumore al cervello, con uno scarso profitto scolastico. Emilio, ribattezzato Bronson, è in realtà una vera risorsa, una miracolosa fontana di vitalità, un compagno di strada irrinunciabile. La forzata alleanza diventa amicizia. Insieme si imbucano al vernissage di una mostra d'arte, insieme passano una mitica giornata a Stoccolma, insieme fanno progetti per tutta la vita che resta. E infatti dopo il liceo, e dopo che Virginia ha finalmente ceduto alla corte di Alberto, il legame si fa sempre più profondo. Alberto non ha mai smesso di trascrivere sul suo fedele taccuino tutte le avventure vissute. Forse un giorno quegli appunti diventeranno l'opera indimenticabile di una vita indimenticabile. Bronson intanto lo aiuta a trovare lavoro in una piccola e sgangherata casa editrice, ne raccoglie le confidenze, i sogni, le ambizioni, e veglia, protettivo, anche sulla sua storia con Virginia. Sembrano gli anni di una giovinezza che non finisce. Eppure, di punto in bianco, Bronson parte per la Nuova Zelanda. Sparisce e qualcosa fatalmente si spezza: cosa sarà di Virginia e Alberto? Del bambino che aspettano? Del lavoro entrato nella fase più critica? E cosa sarà dell'amico a cui la vita è legata con un filo sempre più sottile?"" -
Le reputazioni
Javier Mallarino, disegnatore satirico che per quarant'anni ha fustigato la classe politica colombiana, si appresta a ricevere l'omaggio alla carriera tributatogli proprio dal governo. È la celebrazione del suo potere assoluto, del privilegio di poter orientare il corso della storia filtrando le versioni ufficiali, di poter smascherare semplicemente attraverso la deformazione dei tratti somatici la vera natura e le reali intenzioni dei politici. Ma quando un ricordo del passato, troppo sbiadito per poter offrire certezza, si insinua nel tempo del racconto, Javier Mallarino si ritrova a dover fare i conti con una memoria fallace e fragile, tanto quanto lo è la costruzione della reputazione, con una storia da ricostruire, con l'inquietudine che anche il passato possa continuamente cambiare. -
Le lunghe notti di Anna Alrutz
A quasi settant'anni dalla morte, Anna Alrutz, che in vita è stata una braune Schwester, una delle infermiere specializzate volute da Hitler, non è che un fantasma, una voce senza corpo che vive e rivive brandelli della sua breve esistenza. Primogenita di una ricca famiglia borghese, il padre medico, la madre elegante e colta ma di salute cagionevole, Anna ha trascorso un'infanzia serena. Per via della malattia polmonare cronica della madre e della sorella, tutte le estati della famiglia Alrutz si sono svolte nella stessa amena località termale, Bad Salzgitter. Lì Anna ha conosciuto Helene, l'amica di tutta la vita, e il pastore Rudinski, il suo primo amore impossibile. Ma Bad Salzgitter è anche il luogo dove si è formato il suo carattere, insolitamente forte, ossessionato dall'ordine e dalla disciplina. Nel 1927, dopo la morte della sorella, contravvenendo al volere della famiglia, Anna lascia Medicina per iscriversi alla nuova scuola per infermiere e diventa una braune Schwester. Richiamata a Gottinga dal suo ex professore, il ginecologo Hartmann, diventa la sua assistente personale e svolge con lui un compito molto particolare, voluto per decreto da Hitler: sterilizzare il più alto numero di donne, per ""purificare"""" la futura razza ariana. Anna crede nell'ordine e nel benessere sociale che ne consegue ma quando nella clinica viene ricoverata l'amica Helene, apre gli occhi e quel che vede è, improvvisamente, l'orrore."" -
Il libero mercato dell'amore
Roland Oberstein, quarantun anni, felicemente divorziato e padre di un bambino, sa bene come va il mondo. Docente universitario di Economia, è consapevole che il libero mercato regna sovrano, specialmente in amore. Tutto ruota intorno alla scarsità, al gioco di domanda e offerta. Il mondo da lui concepito ha una sua logica evidente e sembra privo di sentimenti come la colpa, la gelosia, il risentimento o il romanticismo. Quando ottiene un incarico all'Università George Mason di Fairfax, Stati Uniti, Oberstein lascia la moglie e il figlio di cinque anni per andare a vivere in un hotel della cittadina americana. Ad Amsterdam lascia anche la sua nuova fiamma, che a volte gli telefona sconsolata. Tutto cambia quando, in un momento di debolezza, Oberstein acconsente alla richiesta dell'ex moglie di averlo vicino almeno una parte dell'anno per condividere l'educazione del figlio. Per un semestre, dunque, darà lezioni di Economia all'Università di Leida e niente sarà più come avrebbe dovuto essere. L'Olanda, e più in generale l'Europa, la terra che Oberstein ha sempre trovato profondamente decadente e corrotta, lo irretisce e travolge, dal punto di vista sia professionale che personale. E il meccanismo ben oliato della sua vita, a questo punto, fatalmente si inceppa. -
Sulla sponda
La storia si apre con il rinvenimento di un cadavere nello stagno di Olba, luogo immaginario sulla costa della Comunità valenciana, in Spagna. Esteban, il protagonista, ha dovuto chiudere la sua falegnameria, lasciando i dipendenti disoccupati. Mentre accudisce il padre, entrato ormai nella fase terminale della sua malattia, Esteban indaga i motivi di una rovina che lo vede nel doppio ruolo di vittima e carnefice. Il benessere e il suo rovescio inseparabile, l'avidità. Lo specchio in cui guarda Esteban, a suo modo un uomo senza attributi, restituisce un'immagine fatta di sogni infranti e illusioni perdute. Nulla si è salvato dalla voracità di questi primi anni del XXI secolo. L'amore, la famiglia, l'amicizia, anche i codici sociali sono diventati parte del menu di questo banchetto solo per pochi. Nei romanzi di Rafael Chirbes la vita interiore dei personaggi coincide con un preciso paesaggio esteriore, in questo caso senza dubbio lo stagno. Lo stagno, principio e fine della narrazione, acquisisce un crescente peso simbolico che ci aiuta a capire le complesse relazioni che gli esseri umani mantengono con il loro ambiente e con la loro storia. La storia ci obbliga a guardare verso quello spazio fangoso che è sempre stato lì, anche se per anni nessuno sembrava essere disposto ad ammetterlo, al tempo stesso spazio d'uso e abisso dove sono stati nascosti delitti e lavate coscienze, pubbliche e private. -
Animali (topi gatti cani e mia sorella)
Una casa di famiglia, sull'Appennino bolognese. Una vecchia casa. Gli animali sono una presenza nota. Non si tratta sempre di animali domestici, o quantomeno la loro domesticità è lontana dalla nozione tradizionale. Se nell'annus mirabilis 1992 quella di topi, arvicole e ratti era stata una vera e propria invasione, il dibattito si riapre quando arrivano i piccioni con il vaiolo: la sorella del narratore, dolce animalista, si fa in quattro per curarli, e nondimeno cura, almeno idealmente, i topi, anzi i ratti che turbano la quiete della magione. Uno in particolare, piuttosto abitudinario, compare sempre sullo stesso ripiano della libreria, dal che sorge spontaneo il sospetto che il topo sia un osservatore consapevole delle cose umane. Ugo Cornia parte da qui per una scorribanda dentro tutte le convivenze che hanno a che fare con figure animali. Alle derattizzazioni e alle stragi di volatili innocenti fan seguito storie di gatti (il cacciatore di prede Cito, l'avventuroso Cionci, la depressa Pinzia), e di cani (il setter cieco Billo e Tobi, il cane pazzo della sorella). Attraverso gli animali Cornia ricostruisce la storia di famiglia, dove con le bestie si parla, si confligge, si fanno patti, si stabiliscono confini, dove attraverso le bestie si dispiegano il labirinto emotivo degli affetti, le stagioni di un'esistenza, lo spazio delle assenze e la sequenza delle morti. -
Giuda
Gerusalemme, l'inverno tra la fine del 1959 e l'inizio del 1960. Shemuel Asch decide di rinunciare agli studi universitari, e in particolare alla sua ricerca intitolata Gesù visto dagli ebrei, a causa dell'improvviso dissesto economico che colpisce la sua famiglia e del contemporaneo abbandono da parte della sua ragazza, Yardena. Shemuel è sul punto di lasciare Gerusalemme quando vede un annuncio nella caffetteria dell'università. Vengono offerti alloggio gratis e un modesto stipendio a uno studente di materie umanistiche che sia disposto a tenere compagnia, il pomeriggio, a un anziano disabile di grande cultura. Quando si reca all'indirizzo riportato nell'annuncio, Shemuel trova una grande casa abitata da un colto settantenne, Gershom Wald, e da una giovane donna misteriosa e attraente, Atalia Abrabanel. Si trasferisce nella mansarda e inizia a condurre una vita solitaria e ritirata, intervallata dai pomeriggi trascorsi nello studio di Gershom Wald. Chi è veramente Atalia? Cosa la lega a Gershom? Di chi è la casa dove vivono? Quali storie sono racchiuse tra quelle mura? Shemuel Asch troverà la risposta nel concetto di tradimento, non inteso in senso tradizionale, bensì ancorato all'idea che si ritrova nei Vangeli gnostici, dove emerge che il tradimento di Giuda, aver consegnato Gesù alle autorità e a Ponzio Pilato, non fu altro che l'esecuzione di un ordine di Gesù stesso per portare a termine il suo disegno. -
La morte del padre
"Quando si sa troppo poco, è come se questo poco non esistesse, ma anche quando si sa troppo, è come se questo troppo non ci fosse. Scrivere significa portare alla luce l'esistente facendolo emergere dalle ombre di ciò che sappiamo. La scrittura è questo. Non quello che vi succede, non gli avvenimenti che vi si svolgono, ma lì, in se stessa. Lì, risiede il luogo e l'obiettivo dello scrivere. Ma come si arriva a questo lì? Era questa la domanda che mi ponevo mentre seduto su una panchina di quel quartiere di Stoccolma bevevo caffè e i muscoli si stavano rattrappendo dal freddo e il fumo della sigaretta si dissolveva in quell'enorme spazio fatto d'aria che mi sovrastava. Per molti anni avevo cercato di scrivere di mio padre, ma senza riuscirci, sicuramente perché tutto questo era troppo vicino alla mia vita e quindi non era facile costringerlo in un'altra forma, che invece costituisce il presupposto base della letteratura. È la sua unica legge: tutto deve piegarsi alla forma. Ecco perché gli scrittori che posseggono uno stile marcato scrivono spesso libri deboli. Ecco perché quegli autori che si occupano di argomenti e temi forti scrivono libri deboli. La potenza insita nel tema e nello stile deve essere spezzata affinché possa nascere la letteratura. È questa demolizione che viene definita 'scrivere'. Lo scrivere riguarda più il distruggere che il creare.""""" -
Gli amici degli animali
Amori più o meno felici, tragedie più o meno ridicole, nevrosi, frustrazioni, complotti e famiglie squinternate: sono gli elementi che T. C. Boyle mette in scena sullo sfondo di un conflitto fra un gruppo di ambientalisti radicali capitanati da un quarantenne post-fricchettone e la rappresentante dell'ente per la protezione del parco naturale delle Channel Islands, al largo delle coste californiane. In un gioco paradossale, in nome del ripristino di un teorico stato naturale, l'ente parco finisce per ingaggiare cacciatori professionisti per sterminare specie non native presenti sulle isole, mentre gli ambientalisti vi introducono di soppiatto predatori (crotali) per sabotare il programma. Intanto la natura, indifferente e sovrana, fa il suo corso... Una storia che si snoda, secondo uno schema caro alla letteratura americana, lungo tre generazioni di donne intraprendenti e determinate, correndo sotto lo sguardo ironico e apparentemente distaccato di Boyle verso un finale inaspettato che recupera la dimensione privata della vicenda adombrando imponderabili scenari futuri. -
Tommaso sa le stelle
Pietro è il custode di un deposito giudiziario nel mezzo della Pianura Padana, a due passi dal Po. La sua è una vitalità burbera da grande solitario, da re in esilio fra proprietà che non appartengono più a nessuno. Da quando Nina lo ha lasciato spia la natura, la memoria e gli stessi sentimenti affidandoli, melomane nato, alle arie di opere che ascolta rigorosamente da vecchie cassette. Laura, la bella postina del paese, gli porta con regolarità la rivista ""Navi e imbarcazioni"""" e risponde volentieri alla sua virilità senza parole. In questa routine appare, quasi dal nulla, un ragazzino arabo che non riesce a spiegare esattamente da dove viene, ma conosce la maestà dei grandi fiumi e la severità petrosa dei deserti. Si è nascosto nel deposito e ce ne vuole per convincerlo che può lavarsi, vestirsi, mangiare, dormire, restare lì. Tommaso, così ha deciso per comodità di chiamarlo Pietro, viene da lontano, è sfuggito a una baby gang controllata da criminali e, senza sapere come, vuole una cosa sola: raggiungere il fratello in Inghilterra. Nel giro di poche settimane il rapporto diventa quello che lega padre e figlio, quello che da un'intesa quasi animale si trasforma in umana compatibilità di destini. Pietro deve tenere nascosta la presenza di Tommaso, ma quando la situazione precipita quel deposito giudiziario perso in mezzo alla pianura diventa una fortezza da difendere, diventa Fort Alamo, diventa il futuro.""