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Eleonora Pimentel Fonseca. L'eroina della Repubblica napoletana 1799
L’autrice ripercorre le tappe fondamentali che determinarono le scelte di questa eroina rivoluzionaria e il drammatico epilogo della sua esistenza.rnrnrnPortoghese di nascita e napoletana di adozione, Eleonora Pimentel, da acclamata poetessa e bibliotecaria della corte borbonica, erede del riformismo culturale del Genovesi e del Filangieri, aderì alla causa rivoluzionaria di fine secolo, assumendosi un impegno civile nuovo per una donna del suo tempo. Nominata compilatrice del Monitore Napoletano, organo di stampa del Governo Provvisorio del 1799, con la restaurazione borbonica pagò con la vita l’impegno profuso nella divulgazione delle idee libertarie.rnIl volume, oltre ad offrire al lettore una chiara esposizione del complesso periodo storico, fa emergere la biografia della Pimentel in tutti i risvolti drammatici del suo vissuto, dalla separazionerndal marito, alle gravidanze mancate, intrecciandola all’evolversi di idee e avvenimenti politico-sociali che caratterizzarono il panorama dell’Italia e particolarmente del Mezzogiorno alla fine del XVIII secolo.rnConsiderata nelle sue vicissitudini umane, oltre che nell’impegno civile, la figura della Pimentel viene raccontata nel suo percorso cronologico e soprattutto nella sua integrità di ‘persona’ e non di ‘personaggio’. -
Tredici contro tredici. La disfida di Barletta tra storia e mito nazionale
13 febbraio 1503: tredici italiani provenienti da ogni parte della nostra penisola, tutti esperti soldati di ventura al servizio degli spagnoli, sotto la guida del valoroso Ettore Fieramosca si scontrarono con altrettanti francesi. Mentre infuriavano i combattimenti delle sanguinose guerre d’Italia, la Disfida di Barletta fu un duello cavalleresco e un’ordalia. In gioco non c’erano solo la vita o la morte, la vittoria o la sconfitta: la posta più alta era l’onore di un intero popolo, di una nazione ancora inesistente. Con grande acclamazione della popolazione vinsero gli italiani e la notizia rimbalzò per ogni dove, arricchendosi ogni volta di dettagli più o meno veri, più o meno verosimili, più o meno fantasiosi. Già a distanza di pochi giorni, il mito aveva preso il posto dell’evento, contribuendo a definire fino al Novecento un concetto di patria italiana, fino ad allora ancora incerto. Amplificata dalla letteratura, dal cinema e persino dai fumetti (memorabile la Disfida di Paperetta per gli albi di «Topolino»), la Disfida è un inestimabile patrimonio della memoria collettiva. -
Pasolini
«Aveva torto e non avevo ragione». Così Fortini in ricordo di un interlocutore la cui grandezza oggi ci si rivela ancor più controversa, ma la cui intelligenza delle questioni e il cui sguardo sulla realtà circostante continuano a offrire un punto di vista con cui è impossibile non confrontarsi. In primo luogo perché, sperimentando soluzioni espressive talvolta addirittura estremistiche, Pasolini ha in fondo sempre cercato il conflitto con l'industria culturale, col senso comune. E poi perché, non rinunciando mai a presentarsi anzitutto come intellettuale civile, egli ha scommesso, senza mai derogarvi, sul valore squisitamente politico della letteratura, dell'arte, della conoscenza. Scrutato in quest'ottica da Antonio Tricomi, il bulimico work in progress pasoliniano dimostra di trovare i propri capisaldi senz'altro nelle ""Ceneri"""" di Gramsci e nella """"Meglio gioventù"""", nei corto e mediometraggi degli anni Sessanta, in testi teatrali come """"Orgia"""" e """"Calderón"""", ma, ancor più, nei suoi esiti ultimi. In particolare, nei propri risvolti saggistici (dagli """"Scritti corsari"""" alle """"Lettere luterane"""" e a """"Descrizioni di descrizioni""""), in quell'autentico “incubo” cinematografico che è il """"Salò o le 120 giornate di Sodoma"""" e, soprattutto, in """"Petrolio"""". È in tale, apocalittico «centone» che urge con ogni probabilità rinvenire il capolavoro almeno potenziale di Pasolini."" -
Gli incunaboli della Biblioteca Oratoriana dei Girolamini. Un primo catalogo
Il catalogo degli incunaboli della Biblioteca Oratoriana dei Girolamini di Napoli, pur ancora parziale, è il primo risultato della Scuola di Alta Formazione in «Storia e filologia del manoscritto e del libro antico», diretta da Andrea Mazzucchi e istituita nel 2017 con una convenzione dell'Università degli Studi di Napoli «Federico II» e del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo per reagire all'odioso reato che nel 2012 aveva privato la Biblioteca di una porzione sostanziosa del suo patrimonio librario, imponendone una dolorosa quanto inevitabile chiusura. Il catalogo che vede ora la luce, frutto dell'impegno dei venti allievi della Scuola coordinati da Giancarlo Petrella, restituisce un primo segmento di tale secolare patrimonio, disvelando agli studiosi e alla collettività, per la prima volta in assoluto, ventisette degli oltre cento incunaboli che le fonti storico-bibliografiche interne testimoniano si conservassero tra le mura del complesso Oratoriano. Un percorso tanto suggestivo quanto atteso tra le pieghe della piú antica biblioteca napoletana, che delinea modalità e diacronie nella formazione del fondo librario dei Girolamini. -
La sfida di Gorbaciov. Guerra e pace nell'era globale
A trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino torna prepotente la visione politica di Gorbaciov.rnrnrnIl 9 novembre del 2019 si compiranno trent’anni dalla “caduta” del Muro di Berlino. Il libro si propone di inquadrare l’evento nella storia europea del Novecento ripercorrendone gli sviluppi precedenti e successivi.rnL’autore pone al centro della vicenda la proposta politica di Michail Gorbaciov che nei sette anni del suo potere (1985-1991) determinò la riunificazione della Germania e lo scioglimento dell’URSS, sconvolgendo l’ordine mondiale della guerra fredda. il disegno del leader sovietico scaturiva da una radicale mutamento di paradigmi nel modo di pensare il mondo globale e interdipendente della seconda metà del secolo scorso.rnIl libro ne propone una interpretazione originale che costituisce la trama della narrazione storiografica. L’enfasi sul “nuovo modo di pensare” risponde a due esigenze fondamentali: quella di rinverdire l’eredità politica e morale di Gorbaciov rimossa in un mondo in cui è tornato nuovamente a incombere lo spettro della guerra; quella di individuare le “occasioni mancate” del socialismo europeo che sono alle origini della sua crisi attuale -
Alessandro Magno. Sovrano ambizioso, guerriero invincibile; il più grande conquistatore di tutti i tempi
Sovrano ambizioso, guerrieri invincibile; il più grande conquistatore di tutti i tempi.rn rnGuerriero invincibile, sovrano ambizioso, Alessandro Magno è il Conquistatore per antonomasia.rnAlessandro Magno è uno dei pochi personaggi storici che continuano a ispirare biografie, opere teatrali e cinematografiche: questo volume fa il punto dei più recenti risultati raggiunti dalle ricerche, aggiornando e talvolta rivedendo completamente l’immagine del grande sovrano macedone, la cui morte segna la fine dell’età classica e l’inizio dell’Ellenismo, ossia di un’età universalistica, che, per molti aspetti, ricorda la globalizzazione dei giorni nostri ed è stata a lungo sottovalutata dagli studiosi moderni.rnLa repentina morte di Alessandro consegnò alla leggenda il suo nome e le sue imprese; da allora egli è rimasto nella memoria storica dell’occidente il conquistatore per antonomasia: guerriero invincibile uscito indenne da innumerevoli battaglie, fondatore di numerose di città. Proprio per questo, in tutte le lingue europee, al suo nome si associa l’epiteto che racchiude tutta la sua grandezza: ‘Magno’.rnIn questo libro l’autrice ricostruisce il percorso militare cercando di tracciare anche un profilo umano del grande condottiero. Quando ad esempio ci parla della sua improvvisa scomparsa, dovuta a una violenta malattia, esalta la drammaticità della situazione affinché il lettore possa immaginare come, mentre periva febbricitante, nella mente del sovrano scorressero le immagini del suo più lontano passato, e i sentimenti che lo avevano animato -
L'Armenia perduta. Viaggio nella memoria di un popolo
Viaggio storico, artistico e letterario attraverso i luoghi perduti della millenaria civiltà armena, rimasti fuori dai confini dell'odierna, minuscola, Repubblica d'Armenia. rn«Aldo Ferrari ci guida nel ""paradiso perduto"""", nei luoghi di una Armenia che fu, cancellata dalla Storia e dalla topografia» – Il VenerdìrnSi tratta di monti, laghi, monasteri, fortezze e intere città, dove solo la memoria, talvolta supportata dalla precaria sopravvivenza di monumenti in rovina, parla di una presenza armena ancora viva e palpitante poco più di un secolo fa, prima di essere violentemente annientata dal genocidio del 1915. Questa Armenia perduta, che si trova oggi in Turchia, Iran e Azerbaigian, è presentata nel suo secolare percorso storico, secondo il significato e l'importanza che essa possiede all'interno di una cultura antichissima, fino ai nostri giorni, dove appare irreversibilmente privata dell'elemento umano. I capitoli che compongono questo volume sono incentrati sul contrasto stridente tra un passato di multiforme creazione culturale e un presente fatto di assenza, silenzio e negazione. Il lettore troverà la guida a un paradiso perduto nelle mappe ma vivo nella memoria di un popolo. Prefazione di Antonia Arslan."" -
Editing Duemila. Per una filologia dei testi digitali
Quali testi leggiamo e leggeremo in rete? Come sono cambiati i rapporti fra autore, curatore e lettore nel passaggio dai testi materiali a quelli immateriali? E quali possibilità si aprono alla filologia nel mondo digitale? Dopo il fortunato Editing Novecento (2013), Paola Italia torna a riflettere sui temi legati alla produzione, cura e trasmissione dei testi, allargando il campo al mondo digitale: dall’instabilità delle lezioni, alla molteplice volontà dell’autore, dalla scomparsa del mediatore editoriale, all’interazione del lettore; intrecciando riflessioni sviluppate in un decennio di pratiche di filologia digitale, dedicate a Manzoni e Leopardi, casi di studio del volume. Si offre al lettore e allo studioso un panorama aggiornato alle riflessioni elaborate dalle Digital Humanities, con una particolare attenzione al tradizionale metodo filologico e alla responsabilità che ancora abbiamo come produttori, curatori e lettori. -
Del concetto poetico
Crocevia tra due modi di intendere e scrivere la poesia lirica, il dialogo Del concetto poetico di Camillo Pellegrino si presenta come un prezioso documento della poetica a cavallo tra Manierismo e Barocco. Scritta negli ultimissimi anni del XVI secolo, l’operetta è anche testimonianza di una fervida stagione della cultura meridionale.rnL’autore era stato infatti colui che aveva suscitato la prima vera e propria polemica letteraria dell’età moderna, cioè la querelle tra i sostenitori di Ariosto e quelli di Tasso scatenata dal dialogo Il Carrafa, o vero dell’epica poesia (1584). Nel Concetto poetico, invece, Pellegrino pone le basi per una poesia non piú legata al modello petrarchesco, ma incentrata sull’espressione ingegnosa e arguta del poeta, anticipando temi che saranno propri dell’estetica barocca. Non a caso, tra i personaggi figura un giovanissimo Giovan Battista Marino che non solo propone una rilettura di classiche liriche in chiave “concettosa”, ma anticipa alcune tecniche tipicamente mariniste: fra tutte, quella del “furto” letterario.rnInedito fino al 1898, il dialogo viene ora proposto in una nuova edizione corredata di ampie note esplicative. -
Rivista di studi danteschi (2019). Vol. 1
Rivista semestrale diretta da Luca Azzetta, Massimiliano Corrado, Enrico Malato, Andrea Mazzucchi, Maria Luisa Meneghetti, Donato Pirovano, Andrea Tabarroni. -
Caracalla
Visionario, guerriero, crudele, in soli sei anni diede una dimensione nuova all’idea di Roma.rnrnSecondo un'antica leggenda poco prima di morire, a Caracalla, angosciato da visioni spaventose, comparve in sogno Settimio Severo armato di spada, che gli rivolgeva parole minacciose: «Come tu hai ucciso tuo fratello, io ucciderò te!». Per la tradizione infatti Caracalla è un assassino tormentato da apparizioni angosciose legate ai suoi crimini. Del resto la fama di sanguinario se l'era conquistata sul campo, in particolare durante la repressione dei moti di Alessandria nella primavera del 216. Il primo atto del suo regno fu il fratricidio e ciò non poteva non funestarlo, anche nel profondo. L'imperatore infatti aveva ritenuto intollerabile che il fratello potesse pensare di prendere il suo posto o che insidiasse il suo primato. Tuttavia proprio in seguito al fratricidio prese avvio la grande iniziativa che lo riabilitò: l'estensione della cittadinanza romana a (quasi) tutti gli abitanti dell'impero, oltre i confini di Roma. Seguì la costruzione delle terme, tra le più imponenti e sfarzose di tutti i tempi; le guerre in Occidente (contro i Germani) e in Oriente (contro i Parti), a onor del vero di non grande rilievo, ma lo schiacciante confronto con il padre lo mortificava. Calvo, di bassa statura, ma dotato di un fisico possente, univa doti straordinarie a un temperamento sanguigno e poco incline al compromesso. Nonostante il suo temperamento gli avesse attirato l'odio del senato, Caracalla godette di una grande popolarità: fu amato soprattutto dai soldati, legionari e pretoriani, con i quali si dimostrò sempre molto generoso, ma anche dalla plebs, come mostra il successo delle terme. Ecco perché - anche per la pochezza del suo successore - alla sua morte fu divinizzato e rimpianto. -
La solitudine del critico. Leggere, riflettere, resistere
Il libro offre uno sguardo sintetico ai processi della critica letteraria degli ultimi decenni, interrogando le ragioni della sua marginalizzazione: l’eccesso della produzione letteraria e delle forme della comunicazione, la subordinazione alla linguistica, ai cultural studies, alle neuroscienze, al “pensiero unico” digitale ecc.rnMa dalla condizione di crisi e di solitudine, dalla sua stessa insufficienza, la critica può trovare ragioni di resistenza: se sa ascoltare nella letteratura la voce di ciò che manca, il senso della memoria e del destino. -
Dalla parte del mare. Tobino e la Versilia del Novecento
Gli scritti raccolti in Dalla parte del mare, nel quadro del progetto della Fondazione «Mario Tobino» su Cultura, letteratura, arte nella Toscana nordoccidentale dall’Ottocento al Duemila, si affacciano su Viareggio, patria dello scrittore che tanto rilievo ha avuto per la storia della marineria tra Ottocento e primo Novecento e per il sorgere del nuovo orizzonte della vacanza marina già verso la fine dell’Ottocento e poi nel Novecento. Ecco la Viareggio descritta, attraversata, amata dalle opere di Tobino, la Viareggio “popolare” del carnevale, le vicende del glorioso premio letterario «Viareggio», fondato da Leonida Rèpaci, presenze di intellettuali italiani in vacanza tra gli anni ’20 e ’30 del Novecento, l’attività dei due grandi giornalisti lucchesi Pannunzio e Benedetti, il cinema del viareggino d’adozione Mario Monicelli, Viareggio come set cinematografico, i fasti della musica leggera nei celebri locali della zona. Scritti di Alessandro Bratus, Franco Contorbia, Simona Costa, Carlo Alberto Di Grazia, Giulio Ferroni, Emiliano Morreale, Nunzio Ruggiero, Simone Villani. -
Fidel Castro. L'ultimo «re cattolico»
Fidel Castro emerge in questo volume come un leader religioso, più che politico; come Re e Pontefice di un ordine confessionale che fuse ciò che il liberalismo aveva separato: politica e religione, individuo e comunità, Stato e società.rnrnNé icona marxista, né frutto della guerra fredda: Fidel Castro, l’ultimo Re cattolico, è il più coerente erede, nell’età contemporanea, della cristianità ispanica in America Latina.rnGaliziano e cubano, gesuita e comunista, la sua parabola umana e politica è la continuazione ideale dell’eterna lotta della Spagna cattolica contro l’illuminismo prima e la modernità liberale poi, figlie del mondo protestante.rnrnLa sua biografia, la sua formazione, il suo universo morale, il suo immaginario politico e sociale, il suo regime, esprimono la concezione organica del mondo tipica di quel retaggio; il suo viscerale odio per il liberalismo, la democrazia rappresentativa, le libertà individuali, l’economia di mercato e i paesi occidentali ne sono il naturale corollario.rnFidel Castro emerge in questo volume come un leader religioso, più che politico; come Re e Pontefice di un ordine confessionale che fuse ciò che il liberalismo aveva separato: politica e religione, individuo e comunità, Stato e società.rnrnLa natura totalitaria del suo regime non imitò gli alleati socialisti, ma fu frutto spontaneo della matrice antiliberale del populismo latino: falangismo, peronismo, chavismo sono i suoi più stretti parenti. Il suo Stato fu uno Stato etico dedito a catechizzare i fedeli e convertire gli infedeli con la croce della sua fede e la spada dei suoi eserciti. Il suo comunismo è un’utopia cristiana, culminata nell’invocazione dell’unione di cristiani e musulmani contro il peccato liberale e capitalista. Aveva promesso prosperità, morì intonando lodi alla povertà evangelica: il frutto dei suoi disastri economici. -
Stanze
«Pietro Bembo (1470-1547), cardinale e uomo di lettere di assoluta preminenza nel Rinascimento europeo, è presente nella memoria collettiva soprattutto per la sua opera di grammatico — basti pensare alla funzione fondamentale svolta dalle Prose (1525) — e per il suo ruolo di fondatore del classicismo lirico, anche se non disdegnò di esercitarsi in molti generi, non solo di registro alto. Tra i suoi scritti ""minori"""", particolare rilievo assumono le Stanze: composte nel 1507, in occasione del Carnevale urbinate, sono un poemetto in 50 ottave incentrato sull'invito primaverile all'amore, rivolto alla duchessa Elisabetta Gonzaga e alla nobildonna Emilia Pio. Questo testo, oggi quasi dimenticato, godette ai suoi tempi di una straordinaria fortuna e rappresentò un punto nodale nella storia della letteratura rinascimentale e dell'ottava rima: insieme alla canzone Alma cortese e dopo gli Asolani (1505), le Stanze indicarono infatti la via per la nascita del petrarchismo cinquecentesco. Al poemetto Bembo dedicò assidue cure e continuò a ritoccarlo attraverso un paziente lavoro di lima che durò almeno fino al 1545: segno dell'importanza, al di là dell'occasione che lo generò, ad esso riconosciuta dal suo illustre autore. Trasferendo la lezione linguistica e formale di Petrarca in un altro genere, di livello umile, e appoggiandosi alla propria vasta cultura umanistica, Bembo diede l'esempio di una poesia moderna profondamente classica e insieme adatta ai gusti di un pubblico largo. Il volume offre un nuovo commento e un'ampia introduzione al testo che permettono al lettore di apprezzare il senso dell'operazione di Bembo sia sul versante serio dell'innovazione letteraria sia sul fronte giocoso dell'occasione carnevalesca da cui esso nacque, due aspetti fondamentali della cultura rinascimentale non sempre adeguatamente valutati. Il commento, oltre a chiarire puntualmente il significato del testo, si concentra sugli aspetti linguistici, variantistici e intertestuali al fine di restituire un'immagine completa del progetto letterario sotteso alle Stanze, illustrandone il rapporto non solo con Petrarca ma anche con i classici latini e con la tradizione in ottave e quattrocentesca (Boccaccio, Boiardo, Lorenzo e Poliziano).» (Amelia Juri)"" -
Il costo del Partenone. Appalti e affari dell'arte greca
Il Partenone, il più celebrato dei templi greci, costruito sull’Acropoli nel V secolo a.C. in onore di Atena, custodiva una statua colossale della dea in oro e avorio, simbolo dell’egemonia della città sull’Egeo. Ma quanto costò alle casse pubbliche un’opera del genere? Un’ipotesi è che tempio e statua richiedessero 9.000.000 di dracme d’argento. Era quanto occorreva per retribuire una giornata di lavoro di 9 milioni di operai specializzati, o quanto bastava per allestire una flotta imperiale di 1500 triremi.rnLa spesa enorme fece scandalo e innescò una polemica su costi e benefici. Con l’ispiratore del progetto, il grande Pericle, finì sotto accusa la gestione democratica di Atene. Eppure, nel parossismo della vicenda, si nascondeva una verità scomoda: la complicità dell’arte con uno degli aspetti più inesplorati del mondo greco, quello economico-materiale. Aprendo questo libro il lettore ripercorrerà le tappe di un percorso nell’arte attraverso i retroscena economici dei meccanismi di produzione. Avrà l’impressione di scoprire relazioni pericolose, perché, a partire dall’Acropoli di Atene, dietro l’esperienza della perfezione si cela una delle piú seducenti forme assunte dal denaro nel corso dei secoli: quella dell’arte. -
Luzi
Mario Luzi (1914-2005) è stato uno dei maggiori poeti del nostro Novecento: con la sua poesia ha attraversato l’intero secolo, affermandosi come autore centrale nel canone italiano ed europeo. La monografia di Daniele Piccini affronta in modo integrale tutti gli ambiti della creazione letteraria del grande poeta. Dopo un ampio resoconto sulla vicenda umana e intellettuale di Luzi, il libro mette a fuoco ciascuna delle sue opere poetiche, interrogandole con metodo rigoroso e insieme con vivace capacità di lettura, in un continuo dialogo con le voci della critica. Si traccia cosí una storia che dal singolare e rarefatto esordio in versi degli anni Trenta (La barca) porta alla rivoluzione espressiva di Nel magma (1963) e ai libri dell’ultima stagione, immersi nel grande codice del vivente: si pensi a titoli come Per il battesimo dei nostri frammenti (1985), Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini (1994), fino a Dottrina dell’estremo principiante, l’ultima opera pubblicata in vita dal poeta (2004). Piccini esamina puntualmente anche il teatro, le prose e la saggistica di Luzi, permettendo cosí al lettore di accedere in modo organico a una produzione tanto ricca quanto profondamente interconnessa. Se il teatro, a partire da Ipazia (1972), sviluppa premesse e scoperte della scrittura poetica, la saggistica si rivela un territorio densissimo di riflessioni, oltre che sugli autori studiati, anche sul proprio fare poesia. Il libro si propone quindi come un contributo importante non soltanto per la ricezione di Luzi, ma anche nel quadro degli studi sulla poesia novecentesca. In questa direzione vanno i rimandi ad altri autori della sua generazione, come Caproni e Sereni, e i riferimenti a quei poeti-critici – da Fortini a Pasolini – che lo hanno letto e commentato a caldo: nel “fuoco della controversia”, per usare un’espressione a lui cara. -
La Bibbia ferita. Cronaca di tre stragi religiose (1620)
Il colpo di sciabola che avrebbe dovuto trafiggere il cranio di Andreas Kramer, rifugiatosi nella chiesa di S. Giovanni dove lo trovarono i lanzichenecchi croati, fu frenato dal corposo volume che il pastore luterano teneva tra le mani, una raccolta di testi biblici e di commenti alle scritture. Era il 1631 e in Europa infuriava la guerra dei Trent’anni. La lama squarciò ma non distrusse quella bibbia, simbolo di un conflitto religioso la cui ferocia sarebbe rimasta insuperata fino al XX secolo. Questo libro racconta la storia di tre luoghi perduti, tre episodi della violenza che si abbatté sulle popolazioni di fede protestante nel cuore del continente: la strage di Valtellina (1620), l’assedio di La Rochelle (1627-’28) e quello di Magdeburgo (1630-’31), dove persero la vita ventimila uomini in poche ore. Tre catastrofi che scossero profondamente l’Europa del tempo e che interrogano ancor oggi la nostra coscienza. -
Le donne che fecero l'Impero. Tre secoli di potere all'ombra dei Cesari
Modelli di riferimento per le donne romane, oggetto di critica da parte degli antichi storici, protagoniste nel centro del potere: sono le mogli e le madri che hanno affiancato coniugi e figli sul trono, influenzando scelte politiche, innovazioni sociali e culturali. Sono esistenze attraversate da complotti, guerre, apici di gloria e tragedie familiari - dal I sec. a.C. al III d.C. I profili biografici di Cleopatra, Livia, Agrippina Minore, Plotina, Giulia Domna e le sue nipoti descrivono anche le trasformazioni urbanistiche di Roma, i cambiamenti nell'arte e nelle mode. Gli uomini di cui condivisero il destino furono i detentori del massimo potere fino all'avvento dell'anarchia militare: da Giulio Cesare e Augusto ad Alessandro Severo. Li potremo conoscere meglio attraverso le donne che furono loro accanto, come interpreti di ruoli pubblici e pedine indispensabili per la propaganda e la successione. -
Lettura allegorica del Morgante
Il saggio completa altri due studi sul Morgante di Pulci pubblicati da Paolo Orvieto per la Salerno Editrice: ""Pulci medievale"""" (1978) e la monografia """"Pulci"""" (2017). L'attenzione è concentrata soprattutto, ma non solamente, sugli ultimi quattro cantari del Morgante, in cui, per ragioni culturali e esistenziali, Luigi Pulci cerca, da un lato, di scardinare l'establishment culturale ficiniano, con la protratta e infamante traduzione allegorica di Marsilio Ficino, alias Marsilio re saraceno, e l'ulteriore identificazione del filosofo con il mago Malagigi, colpevole, appunto come Filino, di praticare una magia demoniaca. Dall'altro lato Pulci mette in scena un alter ego, Astarotte, che è ora un coltissimo teologo cristiano, agostiniano e tomistico, vero restauratore della genuina fede cattolica contro l'ermetismo pagano di Ficino. Una compiuta denuncia anche dell'astrolatria ficiniana, per cui l'influenza astrale determinerebbe ogni accadimento terreno, negando quindi sia la prescienza divina sia il libero arbitrio dell'uomo. Una serie di tableaux vivants che non sono più solo dell'entourage carolingio, ma, insieme, trasferiti di peso dalla palpitante realtà fiorentina. Allegorie che si estendono a Lorenzo de' Medici e a Pallante (Piero figlio di Lorenzo) e Lattanzio (Pulci stesso, che si identifica anche con Orlando morituro a Roncisvalle); e che, pur d'altro genere, coinvolgono i primi ventitré cantati: si ribadisce con altri accertamenti quella tra Morgante e Margutte e Bernardo Bellincioni e Antonio di Guido, qui reputato anche il possibile autore e falsificatore dell'Orlando laurenziano. Infine una revisione delle ipotizzate allegorie """"morali"""" dei primi cantari del Morgante: nient'affatto edificanti, bensì dissacrazioni, ai limiti della blasfemia, delle più diffuse allegorie teriomorfe del cristianesimo.""