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Dibattito sull'etica. Idealismo o realismo
Il dialogo è sempre stato, fin dall'antichità, una degli strumenti preferiti dalla ricerca filosofica. Ed è il metodo che Charles Larmore e Alain Renaut hanno scelto per confrontare le rispettive visioni dell'etica in modo esplicito e diretto, anche attraverso lo scambio di lettere ed e-mail. Classiche, in effetti, sono le due parti in scena: da una parte il ""realista"""" Larmore, che associa l'etica al semplice riconoscimento dell'autorità di ragioni oggettive; dall'altra il """"kantiano"""" Renaut, che riconduce il punto di vista morale alla capacità del soggetto di costruire norme in base a cui regolare il proprio comportamento. La logica stessa del confronto spinge gli autori a criticare l'altrui posizione esponendosi al contrattacco dell'interlocutore e, viceversa, a chiarire le proprie tesi evidenziando i punti deboli della prospettiva rivale. Ne risulta un gioco di precisazioni e approfondimenti che permette di delineare non tanto due sistemi filosofici, quanto due diversi modi di svolgere le questioni di tondo dell'etica, mantenendo quell'apertura di spirito che caratterizza da sempre l'attitudine autenticamente filosofica."" -
Critica della ragione postcoloniale. Verso una storia del presente in dissolvenza
Nei quattro capitoli che compongono il volume, intitolati ""Filosofia"""", """"Letteratura"""", """"Storia"""", """"Cultura"""", si compie il passaggio dagli studi del discorso coloniale agli studi culturali transnazionali e si focalizza la figura dell'""""Informante nativo"""". Il """"postcoloniale"""" è l'ambito teorico e d'azione che ripensa i dispositivi del sapere e le cartografie del potere muovendosi in un andirivieni storico e narrativo, ricercando nel passato e nel presente, nei testi della cultura e nei segni dell'immaginario, i fondamenti di quella che Spivak definisce """"violenza epistemica"""" del colonialismo e dell'imperialismo."" -
Rinascimento virtuale. Convergenza, comunità e terza dimensione
Convergenza, interoperabilità, social networking: a detta di molti, sono questi gli scenari che caratterizzeranno il web nel prossimo futuro. Ma cosa accadrà in concreto? Le persone saranno avvantaggiate o frastornate dal web 3.0? Il divario tecnologico che divide in due gli abitanti del pianeta è destinato ad approfondirsi o si può sperare in piattaforme virtuali più estese e democratiche? Mario Gerosa, esperto di nuove tecnologie e mondi virtuali, conduce il lettore in un viaggio affascinante nel futuro della rete, tracciando, anche attraverso le interviste ad alcuni tra i maggiori analisti e protagonisti del web (tra gli altri Henry Jenkins, Peter Ludlow, Francesco D'Orazio, Jennie Germann Molz, Joaquin Keller, Bob Sutor, Richard Bartle), i percorsi che cambieranno il rapporto degli utenti con il cyberspazio. Raccontando come sarà presto possibile per gli avatar darsi appuntamento la sera al Centre Pompidou di Parigi o discutere di emergenze ecologiche nel Darfur grazie agli sviluppi tridimensionali di Google Earth, Gerosa tenta anche di mostrare che la cultura generata dai social network potrebbe avere l'opportunità straordinaria di riuscire a orientare le scelte delle grandi concentrazioni mediatiche, ridurre le barriere nell'accesso e determinare uno sviluppo più libero e aperto della rete. -
Intrecci di culture. Marginalità ed egemonia in America Latina e Mediterraneo
La risposta dell'America Latina ai fenomeni della modernità sembra smentire il rischio delle tendenze omologanti implicite nel processo di globalizzazione. Quei vasti settori socio-culturali che storicamente hanno subito veri e propri tentativi di rimozione o processi di marginalizzazione si inseriscono oggi nel tessuto della modernità proponendo spazi di riflessione critica in cui si avverte la portata politico-culturale delle popolazioni autoctone. I saggi raccolti nel volume affrontano da varie angolazioni gli aspetti dell'educazione bilingue e interculturale, del discorso intorno al quale si forgia il concetto di nazione, della ritualità indigena e della poesia improvvisata, smascherando la tendenza dei nuovi immaginati globali a rimuovere i conflitti nell'avvicinarsi alle culture ""altre""""."" -
La qualità dell'urbano. Roma: periferia Portuense
È possibile abitare bene in una città già costruita e dunque inquinata? Cosa può fare un architetto, quali sono i suoi spazi di intervento per ricostruire rapporti, spaziali ed esistenziali, sani? Un'indagine svolta sul campo nella zona Portuense di Roma ha permesso agli autori di questo volume di dare una definizione articolata del concetto di qualità dell'urbano in un contesto già densamente abitato e trasformato dalle pratiche d'uso. Riprendendo i modelli di Kevin Lynch, di Chermayeff e Alexander, di Peter eAlison Smithson, di Giancarlo De Carlo, di Ludovico Quaroni, gli autori hanno analizzato gli spazi fisici e la loro utilizzabilità assumendo come chiave di lettura il passaggio dalla ""funzione"""" alla """"soggettività"""" dell'abitante. Lo scopo è capire se e come la qualità dell'urbano """"umanizzata"""" dall'abitante possa essere inquadrata nelle categorie dell'architettura e trasformata in sostenibilità."" -
Fuori dal tunnel. Viaggio antropologico nella Val di Susa
Marco Aime, forse il più noto antropologo italiano, ci consegna una vera etnografia del movimento No-Tav e delle lotte che da anni infuocano la val di Susa. Non un saggio contro i treni ad alta velocità, ma un lavoro di osservazione partecipante che racconta l'incontro con la popolazione locale e con i militanti arrivati da tutta Europa per dire che la val di Susa non si tocca. Fino ad alcuni anni fa parlare di val di Susa significava evocare immagini di montagne ricche di storia, celebri monasteri, rifugi cari agli escursionisti e ascensioni alpine come quelle al Rocciamelone, al Niblé, al Sommeiller. Da una ventina di anni a questa parte, invece, val di Susa è diventata sinonimo di lotta. Una lotta dura, intrapresa dagli abitanti della bassa valle e ben presto travalicata oltre i confini nazionali. Ma cosa rappresenta la val di Susa? Un ultimo baluardo di resistenza contro le richieste, spesso miopi, della modernità? Con questo libro Marco Aime ci consegna delle lenti per poter leggere meglio i difficili cambiamenti di una valle che ha deciso di non accettare le decisioni calate dall'alto. -
Antropologia (2008). Vol. 11: Giustizia.
Questo numero di Antropologia prende in esame un tema - quello della giustizia - che, oltre a essere di particolare attualità, costituisce un'istanza ""primordiale"""" della vicenda sociale umana. Unendo la sensibilità etnografica al metodo comparativo (caratteristico della riflessione antropologica e di quella del diritto comparato) e all'analisi dei sistemi della giustizia, i contributi qui raccolti mirano a investigare le dimensioni pratiche, discorsive, conflittuali, egemoniche che hanno luogo nel nome della giustizia. I saggi presenti nel volume offrono dunque una serie di stimoli, derivati da esperienze diverse di ricerca e di studio, che interrogano in maniera critica le dinamiche di potere, le istanze concrete, i linguaggi e i posizionamenti che interessano le molteplici realtà della giustizia."" -
Provincializzare l'Europa
Il pensiero europeo è allo stesso tempo indispensabile e inadeguato per riflettere sulle esperienze di modernità politica nelle nazioni non occidentali. Indispensabile perché le idee universali proposte dall'Illuminismo europeo rimangono la fondamentale base di ogni critica sociale che cerchi di affrontare i problemi della giustizia e dell'equità. Inadeguato perché la transizione capitalista nel Terzo mondo, se misurata con gli standard occidentali e con la nostra idea di storicizzazione, appare spesso incompleta o inefficace. Già dalla metà del XX secolo la cosiddetta ""epoca europea"""" della storia moderna ha cominciato a lasciare spazio ad altre configurazioni regionali e globali. Provincializzare l'Europa non significa però ripudiare o abbandonare il pensiero europeo, ma riflettere su come globalizzato rinnovandolo per e dai suoi margini. Ogni caso di transizione al capitalismo non è più semplicemente interpretabile come un fenomeno sociologico di transizione storica, ma anche come un caso di traduzione: una traduzione di mondi esistenti e delle loro categorie di pensiero nelle categorie e nella cultura della modernità capitalista. Chakrabarty dimostra, sia in modo teorico che attraverso esempi dell'India coloniale e contemporanea, come tali storie di traduzione potrebbero essere pensate o scritte. Imbastendo una sorta di conversazione tra due dei più importanti rappresentanti del pensiero europeo, Marx e Heidegger - l'uno esempio della tradizione analitica delle scienze sociali, l'altro di quella ermeneutica -, l'autore cerca di comprendere la modernità politica dell'Asia meridionale, prendendo in esame nella prima parte studi storici ed etnografici su gruppi """"subalterni"""" e concentrandosi nella seconda sulla storia dei bengalesi indù delle caste superiori colte. """"Provincializzare l'Europa"""" comincia e finisce indicando la necessità del pensiero politico europeo per la descrizione della modernità politica non europea e, al tempo stesso, affronta i problemi di rappresentazione che tale necessità produce."" -
La pelle e la traccia. Le ferite del sé
Incisioni, scorticature, scarificazioni, bruciature, escoriazioni, lacerazioni: la trama di questo libro è costituita dalle lesioni corporali che gli individui si autoinfliggono deliberatamente, nel contesto delle nostre società contemporanee. Uomini o donne - ma soprattutto donne - perfettamente inseriti nella rete creata dal legame sociale vi fanno ricorso come a una forma di regolazione delle proprie tensioni. La pelle diventa la superficie d'iscrizione del loro malessere. Si cambia il proprio corpo perché non si può cambiare l'ambiente circostante. Le ferite corporali non sono un indice di follia -proprio come i tentativi di suicidio, le fughe, i disturbi dell'alimentazione o altre forme di comportamento a rischio comuni fra le giovani generazioni - ma una particolare forma di lotta contro il male di vivere che segnala l'inadeguatezza della parola e del pensiero. L'alterazione del corpo è una ridefinizione di sé in una situazione dolorosa, un andare al di là del socialmente consentito per sentire qualcosa di forte - come se la vita normale non bastasse più. All'analisi di questa auto-chirurgia particolarmente diffusa tra gli adolescenti, David Le Breton aggiunge una riflessione sulle ferite corporali intenzionali in situazione carceraria - marchi indelebili che esprimono la resistenza all'umiliazione e alla reclusione - nonché sugli artisti di ""body art"""" che, attraverso performances sanguinolente e dolorose, provano a scuotere lo specchio sociale."" -
Il disaccordo
La filosofia politica esiste? Una domanda simile sembrerebbe inopportuna: innanzitutto perché la riflessione sulla comunità, sulla legge e sul suo fondamento si trova all'origine della nostra tradizione filosofica, e non ha mai smesso di animarla; e poi perché, da qualche tempo, la filosofia politica va affermando a gran voce il suo ritorno. Ma questa filosofia politica ""ritrovata"""" non sembra affatto spingere la sua riflessione al di là di ciò che gli amministratori dello Stato possono argomentare sulla democrazia e sulla legge, sul diritto e sullo Stato di diritto. In sostanza, tutto quello che sembra in grado di garantire è la comunicazione tra le dottrine classiche e le ordinarie forme di legittimazione degli Stati democratico-liberali. L'espressione """"filosofia politica"""", sostiene Jacques Rancière, non definisce un ambito specifico della filosofia. Piuttosto, designa il terreno di un incontro polemico in cui si manifesta il vero paradosso della politica: l'essere priva di un fondamento autonomo. C'è politica solo perché nessun ordine sociale è fondato in natura e nessuna legge divina può mettere ordine nelle società umane. Questa è la lezione offerta da Platone. La politica nasce infatti nel momento storico in cui il popolo mette in crisi l'ordine naturale del dominio e include nella legge il principio di uguaglianza. Ma è intorno a questa uguaglianza che matura il dissenso. In cosa vi è o non vi è uguaglianza? E tra chi e chi? È qui, su questa logica del disaccordo, lontana tanto dalla discussione consensuale quanto dal torto assoluto, che si forma la filosofia politica: essa inizia nel momento in cui la filosofia accoglie la difficoltà, l'aporia, o il disagio della politica, inizia con il ripudio platonico dell'apparenza, del disinganno e delle controversie caratteristiche della democrazia, e la rivendicazione di una politica """"fondata sulla verità"""". Bisognerà allora chiedersi quali trasformazioni abbia subito il regime della verità dall'archi-politica platonica alla meta-politica marxista, e quali siano stati gli effetti di tali mutamenti sulla pratica politica fino ai nostri giorni."" -
Scrivere le culture. Poetiche e politiche dell'etnografia
A quasi vent'anni anni di distanza dalla sua prima pubblicazione in America, questo libro continua a essere un testo chiave, un punto di riferimento per chiunque si chieda oggi in che modo gli studiosi occidentali possano rappresentare le culture ""altre"""". Nato dall'incontro di dieci studiosi - otto antropologi, uno storico e un critico letterario - svoltosi a Santa Fe, nel New Mexico, nell'aprile del 1984, per organizzare un seminario sulla """"costruzione del testo etnografico"""", """"Writing Culture"""" è una critica radicale del mondo accademico nordamericano e dell'Occidente """"evoluto"""". Se la scrittura riflette inevitabilmente il contesto istituzionale e politico di chi se ne avvale, è possibile rappresentare """"fedelmente"""" e """"autenticamente"""" culture e realtà diverse dalla propria? Con quale diritto e quale autorità? Le risposte degli autori, profondamente conflittuali con le regole fino a quel momento condivise da etnografi e antropologi, costituiscono da allora un riferimento teorico per ogni studioso di scienze umane."" -
Il soggetto e la differenza. Per un'archeologia degli studi culturali e postcoloniali
Stuart Hall è una delle figure chiave della teoria culturale britannica ed europea degli ultimi anni. I suoi studi e interventi costituiscono ormai un punto di riferimento essenziale in diversi campi della teoria critica: dagli studi culturali ai Migration Studies, dai Race ai Media Studies, dagli studi postcoloniali ai Black British Cultural Studies. Questa raccolta propone i suoi saggi più noti e dibattuti, offrendo una panoramica esauriente sia dei suoi molteplici interessi sia dell'evoluzione del suo pensiero negli ultimi 25 anni. Questi saggi ci restituiscono l'immagine di uno sguardo davvero originale e transdisciplinare, attento alle dinamiche delle soggettività e delle differenze, ma anche di un intellettuale impegnato nella riflessione e nel dibattito pubblico su alcuni dei temi cruciali dello scenario economico, politico e culturale contemporaneo: la cultura e la comunicazione di massa, l'etnicità e il razzismo, le migrazioni, il multiculturalismo, le nuove identità black, il thatcherismo, il neoliberismo e il postfordismo, la globalizzazione, il postcolonialismo. -
Ecologia della cultura
Questa antologia propone per la prima volta al pubblico italiano un percorso ragionato e introduttivo di lettura dell'opera di Tim Ingold, arricchito da un inedito capitolo autobiografico dell'autore. I testi selezionati rappresentano infatti le tappe più significative della sua interpretazione dell'agire umano in chiave ""ecologica"""", come esito di una serie di relazioni con il proprio ambiente. continuamente aperte e in evoluzione. Emergono da queste pagine una critica radicale dello iato esistente tra scienze della natura e scienze della cultura e un'esplorazione originale dei rapporti tra biologia dello sviluppo. psicologia ecologica e antropologia culturale. Un'analisi dei grandi temi del dibattito antropologico ed epistemologico contemporaneo."" -
Foucault ingovernabile. Dal «bios» all'«ethos»
Nelle letture recenti del pensiero di Foucault, a torto o a ragione, si è insistito molto sulla biopolitica. Il che ha offuscato l'importanza della genealogia detta governamentalità che è la cornice in cui il filosofo francese colloca la stessa biopolitica. In questa cornice egli pone anche la sua analisi di liberalismo e neoliberalismo, che consente fra l'altro di mettere a fuoco il controverso rapporto di queste forme di governo con la democrazia. La governamentalità inoltre interagisce con i temi della cura di sé e del coraggio della verità che si impongono nelle ultime ricerche di Foucault. In questa interazione il primo tema si apre a possibili declinazioni in termini di 'auto-governo dell'ethos' come cura del mondo; il secondo invece rivela forti potenzialità critiche verso le forme neoliberali della libertà. Da questa angolatura il neoliberalismo può essere posto in discussione per i suoi effetti problematici sull'ethos sociale prevalente inteso sia come modo di rapportarsi al potere sia come modo di abitare il mondo. -
La via dell'anima. Simmel e la filosofia della cultura
Definito da Friedrich H.Tenbruck come '""doctor utriusque' della realtà"""", Georg Simmel è unanimemente considerato nella contemporaneità uno dei crocevia , obbligati di riferimento per lo studio del ruolo della cultura nell'azione umana, non solo per il rapporto che intrattiene con la struttura sociale ma anche per la comprensione delle forme della vita individuale. Simmel, in modo singolare, come ha detto Jürgen Habermas, si presenta a noi come Zeitdiagnostiker, """"diagnostico dell'epoca"""" moderna, ovvero come """"il critico della cultura"""" che ci è """"nel contempo vicino e distante"""". Nella sua opera il filosofo di Berlino ha sviluppato un'originale e complessa filosofia della cultura che poggia su una diagnosi del conflitto della cultura moderna tutto esemplato, nella matrice ontologica che pervade l'inquieto vìncolo dell'umano, sulla tragica e lacerante contraddizione (non mediabile) che segna, nel suo fluire dinamico, la Vita nella lotta contro le Forme che ineludibilmente la oggettivano, la manifestano e la cosalizzano. La separazione tra soggettivo e oggettivo segna alternativamente la 'crisi', la 'tragedia' o la 'patologia' della cultura nel conflitto della modernità, le cui propaggini si riflettono in modo vistoso anche nel mondo globale contemporaneo dominato dalla frammentazione e nel quale è difficile erogare un surplus di senso e di significato che sappia eliminare la frequente denutrizione intellettuale e affettiva degli individui. Un mondo nel quale, come diceva paradossalmente Simmel, """"tutto è interessante, nulla è più significativo"""". Un siècle après, come sostiene Antonio De Simone in """"La via dell'anima"""", la diagnosi simmeliana e la sua filosofia della cultura permangono, intempestivamente, ancora in tutta la loro problematica e cogente 'attualità'."" -
La semimbecille e altre storie. Biografie di follia e miseria: per una topografia dell'inadeguato
È stato il caso a restituire te impronte di una vita da semimbecille, sperduta nelle pieghe di documenti negletti e polverosi e ormai risei nella forma archivio. A partire da questo caso, il volume prova a restituire la parola ad alcuni deviatiti di oggi. Come gli uomini infami d Foucault, anche le soggettività che parlano in questo libro sono r mente esistite o esistono ancora, con le loro vite oscure e sfortunate minuscole e silenziate, con la loro rabbia e la loro incerta follia. Maria, la semimbecille, è il caso infame del passato che, insieme ali storie scellerate del presente, consente di tracciare una topografia dell'inadeguato e una cartografia delle pratiche di governo della follia, delle strategie di costruzione della ""désaffiliation"""" e dell'esclusione versi luoghi e tempi di produzione della disperazione sociale."" -
Outsiders. Studi di sociologia della devianza
"Outsìders"""" è un classico, forse il classico, della sociologia della devianza. Ma anche molto altro: una lettura appassionante, una descrizione di mondi, di pratiche, di interazioni. In """"Outsider"""" non si troveranno teorie sulle cause e l'origine del crimine ma resoconti etnografici su come ci si costruisce una """"carriera"""" da deviante, apprendendo codici e routine, nel corso del tempo e in continua interazione con le rappresentazioni proiettate da istituzioni e contesti sociali. Si tratta della cosiddetta """"teoria dell'etichettamento"""". Ma il campo di osservazione di Becker non si limita agli stigmatizzati, coinvolge anche gli stigmatizzatori, coloro a cui è deputata l'applicazione della norma: poliziotti, giudici o assistenti sociali, ma anche gli """"imprenditori morali"""", ossìa coloro per i quali, con un fulminante jeux de mots, """"il lavoro non è una preoccupazione ma la preoccupazione è un lavoro""""." -
Jet-lag. Antropologia e altri disturbi da viaggio
Viaggiare oggi è diventato più rischioso e soprattutto più fastidioso. I cento disturbi che assediano il viaggiatore contemporaneo vanno dal mal d'aereo alle punture d'insetti, dalla paura dei dirottamenti ai rischi più propriamente culturali: shock di ambientamento, incontro con lingue, mentalità, ambienti estranei e talvolta ostili. L'industria del turismo e del viaggio ha occultato tutto ciò sotto la carta patinata dei dépliant. Ma l'incontro con altri paesi e altre culture non sempre porta a esiti felici, e il disagio è forse l'unica reazione possibile di fronte a un mondo solo apparentemente globalizzato. Gli antropologi sono gli antesignani di questo disagio. Essi devono, per mestiere, andare in posti lontani per dimostrare sulla propria pelle che le culture sono differenti e spesso impenetrabili, o meglio che ci vuole il tempo e la fatica dell'esperienza perché la visita non si trasformi in dramma o in prepotenza. Per l'antropologo, come per il viaggiatore, jet-lag significa la coscienza della complicazione del mondo raggiunta attraverso il disagio dello spostamento. -
Roma, Firenze, Venezia
L'amore profondo per l'Italia e l'interesse per lo spazio sociale urbano in quanto luogo privilegiato di forme estetiche condussero Simmel a dedicare tre brevi saggi a tre città d'arte italiane Se in Roma l'analisi ruota attorno alla bellezza della città eterna in virtù dell'unione di una moltitudine di elementi in grado di dar vita a un'armonia perfetta, in Firenze l'autore individua i temi della fusione di natura e spirito che la città del Rinascimento sembra riuscire a preservare e a perpetuare, assurgendo a modello resistente a qualsiasi modernità. In Venezia, infine, l'autore si concentra sul tema dell'assenza di verità, ossia di una realtà esteriore che non riesce a esprimere la propria natura interiore, e che quindi pregiudica l'armonia tra le parti, dando luogo alla tragedia della modernità. In queste dense e nitide pagine, ricche di intuizioni profonde, Simmel, quasi fosse un pittore impressionista, ritrae la bellezza di Roma, Firenze e Venezia, restituendone con precise pennellate tutta l'armonia e l'inafferrabile mistero. -
In campo aperto. L'antropologo nei legami del mondo
Il desiderio di capire ""gli altri"""" e il loro universo non è solo prerogativa dell'antropologo. L'assistente sociale e l'educatore di strada, l'insegnante e il formatore, il manager d'azienda e il sindacalista, i ministri di culto, l'architetto e l'urbanista condividono questo desiderio, ma anche l'inquietudine che sorge dal trovarsi disarmati di fronte alla sua realizzazione, forse perché troppo coinvolti nelle proprie pratiche e categorie. In campo aperto illustra la risposta esemplare che la ricerca antropologica offre per realizzare questo desiderio, assumendo proprio l'inquietudine e la vulnerabilità come costitutive del gesto del comprendere. Lo fa raccontando al lettore due storie; l'esperienza di campo di un antropologo francese, Gerard Althabe, e quella personale dell'autore. L'itinerario, dal Congo al Madagascar (Althabe), alta Sicilia (Fava), passando per la Francia di Sartre, è esigente, e come per ogni itinerario i punti di partenza possibili sono tanti, il camminare è anche una sosta e l'arrivo non ha mai fine. """"Chi sei per le persone che incontri?"""", """"Chi sono per coloro con cui interagisco nella mia ricerca?"""": Fava ha fatto proprie queste domande. Poste durante la pratica di campo o all'interno delle pratiche professionali, esse """"decentrano"""" tutti e in primo luogo l'antropologo con il suo sapere, e trasformano ogni suo incontro in un evento che contiene inesplorate le risposte alle domande irrisolte circa la riflessività critica, l'intersoggettività e l'etica della ricerca.""