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Gorizia capovolta
La città di frontiera, la Nizza austriaca, il salotto dell'Impero: tante definizioni hanno accompagnato Gorizia fino ai giorni nostri, ma nessuno ha ancora compreso quale possa essere il ruolo e il destino di questa città, spesso ferita dalla Storia, ma sempre ricchissima di fascino. Il rapporto tra sloveni e italiani, tra Nova Gorica e la città, tra la Prima guerra mondiale e il ruolo mitteleuropeo, tra occasioni mancate e ferite ancora aperte: una città sempre in bilico, in perenne contraddizione dove spesso sono i morti sepolti nel cimitero a raccontarci come sono effettivamente andate le cose. -
Il caos, la bomba, il caos
Siamo nel 1975 alla cascina Spiotta, vicino ad Aqui Terme, dove due brigatisti sequestrano il figlio dell'imprenditore vinicolo Gancia. All'arrivo dei carabinieri succede il caos. Questo è il fatto, realmente accaduto, da cui ha inizio la confessione-racconto del brigatista in fuga, la cui identità rimane tuttora misteriosa. Una figura controversa, densa, dura e fragile, nella solitudine della sua casa vuota ci svela il segreto attorno al quale ha costruito un'esistenza in bilico. -
Il popolo del diluvio
Dalla città bosniaca a Londra, una testimonianza dolorosa e nostalgica, ma anche ricca di speranza che ci conduce verso un epilogo dove da qualche parte, nascosta ma ben visibile, può apparire la felicità. rnÈ un partire e tornare, il romanzo filosofico di Predrag Finci, ma è anche un emergere dalle nebbie della perdita al tepore della felicità. È ciò che più colpisce di queste pagine in cui le parole fluiscono senza interruzioni:rnalla fine, c’è la felicità. Laggiù, o lassù, la luce.rnUna corriera nel 1992 parte da Sarajevo durante l'assedio e porta con sé donne, bambini, uomini, vecchi: un intero popolo è seduto su quel bus durante quel lungo viaggio notturno che li porterà ad attraversare i check point per dirigersi chissà dove. Torneranno? Saranno accolti da qualcuno? Riconosceranno ancora la loro terra martoriata? Prefazione di Maria Tilde Bettetini. Postfazione di Bozidar Stanisic. -
I fantasmi di Trieste
Trieste è una città in bilico sul filo della storia, meravigliosa e multietnica, porta per l'Est ricca di contraddizioni, muri , oscuri sensi di colpa. È la città ideale per molti, là dove tutto si può incrociare, porto da cui partire per esplorare il mondo o dove attraccare e stare fermi affacciati al mare. Jelincic nei suoi racconti narra storie di Città Vecchia, del tram di Opicina, della chiesa degli Armeni, dei rioni di San Giacomo, San Giovanni e San Giusto, ma anche vicende di personaggi veri, come quel Diego de Henriquez che bruciò in una bara nel suo magazzino con i suoi segreti, Franco Basaglia, il boia nazista Odilo Globocnik, le prostitute tristi di James Joyce e un inedito Julius Kugy. -
La veglia di Ljuba
La vita intensa di un uomo, esule più per vocazione che per destino, fuori dagli schemi, diventa lo spunto per narrare la storia del Novecento lungo il confine tra Italia e Jugoslavia. Dai villaggi dell'Istria profonda alle pagine nere del fascismo, dall'occupazione titina di Trieste al terremoto in Friuli del 1976 e alla successiva ricostruzione, fino ad arrivare ai giorni nostri: la biografia di un essere umano si sovrappone alla biografia di una terra complessa, plurale, meticcia. Floramo conduce il lettore in un viaggio che attraversa continuamente le frontiere, entra nelle pieghe di un amore, delicato e intenso, lungo un'intera vita e racconta il destino di bambini, uomini e donne che si sono ritrovati in un posto giusto in tempi, spesso, sbagliati. -
Gli occhi di Firenze
È una delle città più fotografate, raccontate, celebrate al mondo, eppure ci sono ancora tanti modi di raccontarla. Dipende dall'attenzione che le si dedica, dalle storie che si è pronti ad ascoltare, dalle strade in cui è ancora bello perdersi, fuori dai pochi metri quadrati dove si concentrano i turisti. La Firenze di un fiorentino come Paolo Ciampi, viaggiatore lento e inquieto, diventa allora un altrove di sogni, misteri, sorprese, più di tante altre destinazioni. Forse il viaggio più lontano, anche se comincia fuori della porta di casa, passa per il pub di quartiere e si conclude nell'osteria degli amici di sempre: da mattina a sera in un incessante smarrirsi e ritrovarsi. -
La ragazza del Bar Centrale
Stefano Da Rin è un ex poliziotto della Stradale costretto a un pensionamento anticipato da un grave infortunio sul lavoro. È un antieroe che decide di lasciare scorrere il tempo senza ulteriori scossoni andando ad abitare a Roggia, un borgo immerso tra i colli del Prosecco. Stefano impara l'arte delle vigne al mattino, la sera allena la locale squadra di calcio amatoriale, e di notte frequenta Silvia, la titolare del bar principale del paese. Una bolla perfetta all'interno della quale lasciare tutto immobile, in modo che la vita non possa riservare altre brutte sorprese. È qui che si spezza il corso naturale delle cose e che i fatti si ingarbugliano e il destino si mette di mezzo. -
Le finestre di Berlino
«La città si lascia decifrare come oggetto di una topografia reale a cui si sovrappone una topografia interiore. Solo un poeta dal talento lirico e intellettuale come Šteger poteva riuscire in questo esperimento.» Internazionalern«Berlino, ottima prova di Šteger, è un giro disincantato in una città che cerca la sua identità dove l’importante è perdersi.». Il Sole 24 orernLa Berlino raccontata da Ales Steger in trentacinque brevi e audaci prose è una città-fessura in cui ci si smarrisce, una metropoli piena di buchi neri che inghiottono il passante per poi risputarlo fuori come dall'altra parte di uno specchio magico. Attraversando generi diversi - racconto di viaggio, taccuino filosofico, saggio - l'autore scrive in una sorta di simbiosi poetica con le strade, i monumenti, i cimiteri e persino con le fenditure dell'asfalto della città, delineando in pochi sapienti tocchi i tratti dei berlinesi, ""maestri del vivere nel vuoto""""."" -
Locanda Tagliamento. Dieci voci raccontano il fiume
Un canto collettivo, corale, sul più importante fiume del Friuli Venezia Giulia, l'unico dell'intero arco alpino e uno dei pochi in Europa a preservare una morfologia a canali intrecciati. Dieci storie narrate al tavolo di una ideale locanda sulla riva del fiume. Un fisarmonicista, un fotografo, un esperto di vini, due giornaliste, due camminatori narratori, un attore, due scrittori: ognuno con la propria sensibilità, con il proprio vissuto e con la propria immaginazione racconta l'anima del fiume. Dentro questo libro, si alternano le donne e gli uomini che abitano le sue sponde, i ragazzini che costruiscono la capanna più grande del mondo, i Turchi che tentano di guadare il fiume e invadere l'Occidente, i passaggi a piedi più emozionanti, gli incontri meravigliosi che solo lungo l'acqua bianca e verde del Tagliamento possono accadere. Prefazione di Davide Papotti. -
Cirkus Columbia
Epopea grottesca, surreale, e satira corrosiva, è un racconto che ha inizio il 14 luglio 1991 quando in una città dell'Erzegovina giunge una Mercedes bianca con targa tedesca. Scende un rancoroso emigrante che fa ritorno al luogo natio dove smarrisce subito il gatto nero a cui è morbosamente legato. Si scatena una pirotecnica ricerca che coinvolge tutta la comunità e che si incrocia con le vicende di un giovane disertore in fuga. Nel contempo una nuova generazione di ""vincitori"""" si afferma attraverso purghe ed esecuzioni sommarie. All'arrivo del Cirkus Columbia, la cittadina è ormai in preda ai venti di guerra e il folle girare della sua giostra rimane l'unico disperato passatempo."" -
La giraffa in sala d'attesa
Una famiglia decide di lasciare la Bosnia prima dello scoppio della guerra. Il loro viaggio li porterà in un campo profughi in Friuli Venezia Giulia e da lì a vivere in un appartamento a Udine.rn«La storia nostalgica e tragica di tutti coloro che hanno perso una patria nel tentativo di trovarne un’altra. Mentre leggevo sentivo continuamente, come si usa dire, un “nodo alla gola”, perché quella perdita difficilmente si può rendere irrelevante. È qualcosa che accompagnerà la nostra generazione e segnerà i nostri destini, sia di chi è rimasto, sia di chi ha dovuto andarsene». - Filip Davidrnrnrn Il padre è un nostalgico marxista, la madre una donna fragile e forte allo stesso tempo, il figlio un uomo che ha deciso di girare il mondo con il solo scopo di fare soldi. La figlia, Valentina, è la voce narrante che da Bologna torna dapprima a Udine dalla madre, per poi trasferirsi a San Diego, in California. Un libro fatto di relazioni familiari, dialoghi serrati che raccontano un universo altro, il rapporto con la lingua madre e con la terra d'origine, l'accoglienza e l'integrazione. -
Il cerchio
Vladimir è orfano dal 1944, quando il fratello Mladen e il padre vengono assassinati dalla polizia militare, mentre la madre viene deportata. A vent'anni da quel fatto, il protagonista è un membro del partito, attivo e fedele all'ideologia socialista jugoslava: un banale evento mette però in crisi le sue più profonde convinzioni e innesca una personale riflessione sul potere. Scritto tra il 1973 e il 1976, pubblicato postumo nel 1983, appare ora un libro profetico rispetto ai grandi sconvolgimenti che hanno chiuso il Novecento. Postfazione di Bozidar Stanisic. -
Mileva Einstein. Teoria sul dolore
«I libri di Drakulic sono affilati come lame, urticanti alla lettura, angosciosi talvolta, distillati di dolore: uno stimolo a una più consapevole costruzione di sé.» – RobinsonrnrnMileva Maric nacque in Serbia nel 1875 da una famiglia benestante. Completò a pieni voti gli studi superiori, prima donna ammessa al ginnasio reale di Zagabria. Nel 1894 entrò al Politecnico di Zurigo, ancora una volta unica donna della sua classe. È qui che incontrò Albert Einstein, più giovane di lei di 4 anni, di cui divenne moglie e da cui ebbe tre figli. Facendo riferimento a elementi biografici, Slavenka Drakulic scrive un romanzo sulle circostanze che hanno portato questa donna dal talento straordinario e dal grande fascino, a rinunciare a se stessa. -
Erodoto108. Trimestrale di viaggi, luoghi, persone. Vol. 25
Il numero 25 del trimestrale Erodoto108 contiene il racconto sulla Patagonia di Tito Barbini, il reportage fotografico di Vittore Buzzi su ""La festa dei morti"""" a Oxaca, le storie di viaggio a Samarcanda di Tino Mantarro e sulla Transiberiana di Caterina Orsenigo. Al centro della rivista il Dossier dedicato all'India con il reportage fotografico di Lucia Perrotta sul Briji Festival in Rajasthan; il Gange, dalla sorgente con Aldo Pavan a Varanasi con Tommaso Vaccarezza e Elena Janni; il viaggio di Pasolini nell'India del 1961 raccontato da Susanna Cressati e le immagini di Giovanni Mereghetti del 2017; il popolo dei Parsi è fotografato da Majlemd Bramo, mentre Paolo Ciampi racconta la storia di un indiano di Firenze e Francesca Cecconi quella di William Pearson, segretario di Tagore, morto misteriosamente a Pistoia e qui sepolto. Concludono il dossier indiano un incontro con la poesia di Arundhati Subramanian e le illustrazioni di Andrea Rauch per la storia di Siddharta."" -
Il bianco si lava a novanta
La voce candida e ironica di Bronja Zakelj ci racconta di una perdita, spartiacque che cambia tutto, rivoluziona una vita intera, rende fragili le certezze. E ci racconta anche la storia di una lotta feroce per sopravvivere al cancro, di come si superano le paure e di tutto quello che non vogliamo vedere fino a quando, inesorabilmente, ci sbattiamo contro. Sullo sfondo gli anni Settanta e Ottanta, la televisione che ci mostra il mondo, le Olimpiadi invernali e la sensazione che qualcosa stia per cambiare per sempre. -
Mio marito
«Una scrittura agile accompagnata da una giusta dose di ironia, sarcasmo e disincanto» – Il VenerdìrnUn pessimo poeta, un ginecologo artista, un padre dall'amore opprimente, un marito che dà la colpa ai geni della moglie per il comportamento ignobile del figlio, un coniuge fedifrago, un partner impotente, un marito deceduto... Le figure maschili di queste undici spietate storie sono raccontate da donne forti e fragili allo stesso tempo e rivelano relazioni piene di autoinganno, vanità e ipocrisia dove viene messo a nudo il rapporto conflittuale, complesso, a volte grottesco, altre volte violento e melodrammatico, fra donne e uomini. -
Scusate la polvere. Cimiteri, sospiri e piccoli miracoli
Guidato da un improbabile custode, assillato da un presunto amico runner che circumnaviga i camposanti, stuzzicato dal gothic dark style di una studentessa, un narratore svagato e spaventato ravviva storie sepolte, scopre necropoli insolite, entra nella penombra misteriosa del cimitero dei ""senza nome"""" immerso in una foresta berlinese, si trasferisce nel Fairview Cemetery che accoglie i naufraghi del Titanic o nell'abbandono totale del cimitero di San Finocchi a Volterra, destinato esclusivamente agli ospiti del locale manicomio. Partendo spesso dal cimitero di San Vito a Udine, scopre riti di sepoltura sconosciuti all'Occidente, come quello indonesiano che restituisce i defunti alla natura deponendoli nell'incavo di un albero. Viaggia in un percorso che pare buio, oscuro, tenebroso, e che si apre invece a un abbraccio infinito, fraterno e universale con le vite perdute, i sorrisi dimenticati, le speranze realizzate e sminuzzate dal grande mistero dell'esistenza. Nel libro si va alla scoperta delle storie di chi è sepolto nei più famosi cimiteri del mondo come nei piccoli camposanti di provincia. Un libro che racconta uno dei luoghi più sacri della nostra cultura e lo fa in modo leggero, a volte ironico, spesso malinconico. Si va dal cimitero parigino di Père-Lachaise in cui riposano Jim Morrison e Oscar Wilde, a piccole storie felici o tragiche, conservate nel camposanto di Udine, come in quelli minuscoli di Santa Marizza di Varmo o della Pieve di Gorto."" -
La vita di Isidor Katanic
Isidor Katanic è un anonimo impiegato che vive a Belgrado, dove ha avuto la disgrazia di incontrare Margita. Nel matrimonio con la donna naufragano anche i suoi ultimi sogni di gioventù, quando aspirava di poter diventare pittore, cantante d'opera, forse anche poeta, senza immaginare che sarebbe stato solo un calligrafo che dubitava anche della sua bella bella scrittura. Il premio Nobel Ivo Andric ci racconta la parabola di un uomo ordinario tra le due guerre mondiali in una Belgrado occupata: la storia del riscatto di un'intera esistenza ha inizio sulle sponde del fiume Sava e si conclude con la presa di coscienza di poter cambiare il mondo. -
Erodoto108. Trimestrale di viaggi, luoghi, persone. Vol. 26
Il numero 26 inizia con il racconto del premio Nobel per la letteratura Ivo Andric: ""Il nord"""", seguito dal reportage fotografico del viaggiatore fotografo Marco Quinti nella profonda Siberia. Ci spostiamo in Uzbekistan con le immagini di Palma Navarrino che ci racconta il gioco equestre del Buzkashi. In Grecia Alessandro Vergari segue e incontra Patrich Leigh Fermor, uno dei più grandi scrittori di viaggio. Al centro della rivista il Dossier """"Invisibile Toscana"""". Viaggiamo in R4, per una Toscana di strade sterrate, di Francesca Volpe, oppure viaggiamo solo con la corriera, paese dopo paese, in terra di Siena con le foto di Alessio Duranti e testo di Paolo Merlini. """"Toscana invisibile"""" è anche il reportage di Marco Paoli, realizzato nei luoghi meno conosciuti. Viaggi a piedi: Giandomenico Tono ripercorre l'Appennino fra Toscana e Romagna di Dino Campana, con una macchina fotografica giocattolo, 'toy camera' creando immagini molto vicine alle sensazioni del poeta, Giancarlo Barzagli cammina per i sentieri dei partigiani, Paolo Ciampi da Firenze a Bologna lungo il Cammino degli Dei, Nino Guidi con gli itinerari delle transumanze, Andrea Semplici, infine, ridisegna una sua particolare geografia della Maremma con testo e foto. E poi anche storie di cimiteri, di librerie, illustrazioni e l'oroscopo finale."" -
Gli orologi di Praga
Per comprendere Praga bisogna percorrerla di giorno e di notte - forse più di notte che di giorno - senza fretta; camminare sotto i suoi portici e investigare tra le pietre dei lastricati delle sue strade dove è possibile ritrovare in una fessura una moneta perduta tanto tempo prima. Paolo Ganz lo sa e, armato di penna e taccuino, ce la racconta, in equilibrio sulla fune tesa tra passato e presente. Personaggi, luoghi e incontri compongono un affresco pronto a raccontare la magia della città sulla Moldava; perché Praga è forse il luogo in cui ci si può ritrovare e dove incontrare il nostro doppio, colui che non siamo mai stati o che non abbiamo mai avuto il coraggio di diventare. ""Praga «paesaggio letterario», come la definì Claudio Magris, continua a esistere nel sogno proprio come l'avevano descritta le penne di Neruda, Hasek, Kafka o Hrabal; limpida più nel ricordo che nella reale sostanza, che raramente si discosta dalla bella città che rimane"""".""