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La lingua nel piatto. Le ricette per imparare a capire l'inglese ...
Che cosa sono i puddings? Come nacque il rito del tè pomeridiano? ""La lingua nel piatto"" è un ricettario divertente e pieno di curiosità e aneddoti sugli inglesi e sulla tradizione culinaria dell'Inghilterra. Contrariamente al luogo comune che la vuole scialba e ""senza anima"", la cucina d'oltremanica è invece ricca e ricercata è può essere d'aiuto per ""imparare la lingua"". -
Con l'Armata italiana in Russia
Un diario di guerra che riunisce il valore della testimonianza diretta e quello di un giudizio politico e militare sulle vicende dei reparti inviati da Mussolini sul fronte russo nel 1941-43. L'autore fornisce una valutazione dall'interno, e molto personale, degli aspetti operativi e umani di una campagna bellica che coinvolse decine di migliaia di soldati giovani e meno giovani. -
Carlo Scorza. L'ultimo gerarca
Carlo Scorza (1897-1988) è stato, per soli cento giorni, il decimo e ultimo segretario del Partito Nazionale Fascista. Volontario nella Prima guerra mondiale, pluridecorato al Valor Militare, segretario federale di Lucca, deputato e consigliere nazionale, cade in disgrazia durante la segreteria Starace. Volontario in Etiopia, Spagna e Africa Settentrionale, nell'aprile del 1943 Mussolini lo nomina, all'improvviso, segretario nazionale del partito. Nei giorni che precedono il 25 luglio e durante l'ultima seduta del Gran Consiglio del Fascismo, mantiene comportamenti confusi, se non ambigui, tra il gruppo di Grandi, gli estremisti di Farinacci e lo stesso Mussolini. In seguito fa atto di sottomissione al governo Badoglio e per questo viene processato per tradimento. Arrestato a Gallarate, nei giorni della Liberazione, riesce a riparare in Argentina. La sua lunga e intensa vita viene ripercorsa per la prima volta in questo volume: eroe di guerra o violento ras di provincia, fedelissimo di Mussolini o traditore del fascismo, con lui rivive un intero ventennio della nostra storia recente, dallo squadrismo alla Marcia su Roma, dalla guerra alla caduta del Regime. -
Repertorio di aperture per il bianco
Questo libro consente al lettore di formarsi in breve tempo un repertorio completo ed esauriente di aperture per giocare con il Bianco. Tutte le possibili difese del Nero sono accuratamente esaminate, e contro ciascuna il lettore troverà una valida linea d'attacco. Le varianti si conformano, dove possibile, a schemi tattici e strategici simili fra di loro, in modo che l'apprendimento sia notevolmente semplificato. Un'opera assai utile e importante a tutti i livelli di gioco per chi voglia affrontare e risolvere in breve tempo il problema della propria preparazione teorica. -
Leggerezza
La leggerezza serve. Ne abbiamo bisogno come dell'aria: è uno stile di vita che apre al cambiamento, alla creatività, alla possibilità di immaginare una vita migliore, nonostante tutto. È un'attitudine da ricercare e coltivare, qualcosa a cui dedicarsi come a un esercizio il cui obiettivo è arrivare a trasformare il quotidiano, saper decidere di quali tinte colorare il proprio mondo accettando i propri carichi e i propri pesi, trattenendo ciò che àncora e radica, lasciando andare ciò che vincola e soffoca. Possiamo pensarla come un modo di vedere il mondo e di stare al mondo, come una postura che si decide di prendere nella vita per vivere meglio; così intesa, a qualcuno appartiene da sempre, per carattere o per abitudine, per altri è invece un'arte da apprendere e praticare, in nome della quale esercitarsi. -
Oltre la leggenda nera. Il Vaticano e la fuga dei criminali nazisti
Nel secondo dopoguerra si è diffusa e radicata la ""leggenda nera"", che vede la Chiesa cattolica in primo piano nel sistema di copertura e protezione dei criminali di guerra nazisti in fuga. Nessuno è stato risparmiato: né Papa Pio XII, né i suoi più diretti collaboratori, né gli organismi umanitari, né le diocesi, né le associazioni ecclesiali. Tuttavia, l'apertura di nuovi archivi tedeschi, croati, italiani, argentini, statunitensi ha permesso l'avvio di altre ricerche più approfondite sul fenomeno. È in questo contesto che si colloca l'opera di Pier Luigi Guiducci. Grazie a un lavoro decennale, l'autore è riuscito a differenziare in modo molto chiaro le varie realtà presenti all'interno dell'enorme flusso migratorio dell'epoca, a fare il punto sulle specifiche responsabilità (area pubblica, privata, religiosa, iniziative a titolo personale), a cancellare ogni dato romanzato, a far emergere l'influenza avuta da determinate cabine di regia, sia quelle note e mai evidenziate sia quelle rimaste in ombra per decenni. È riuscito, poi, a far luce su un disegno umanitario della Chiesa che, mentre erano in corso gli accertamenti di responsabilità per crimini di guerra, ha cercato di evitare il prolungarsi di fatti di sangue, ma soprattutto di tutelare le migliaia di persone innocenti colpite dal conflitto e dalle sue conseguenze. -
Poesie di Ossian. Antico poeta celtico
Per circa quarant'anni (1763-1801) Melchiorre Cesarotti lavorò alla traduzione in versi dei ""Poems of Ossian"" dello scozzese James Macpherson, apparsi a stampa per la prima volta fra il 1762 e il 1763, e destinati a uno straordinario successo editoriale e di pubblico in ambito europeo. Il Cesarotti, che difese ripetutamente la tesi dell'antichità dei ""Poems"", attribuiti a Ossian figlio di Fingal (III secolo d.C.), volle corredare la sua traduzione di una serie imponente di apparati eruditi e interpretativi, strettamente funzionale all'acclimatazione in Italia di uno dei più celebri ""falsi"" di tutti i tempi. Le ragioni anche polemiche della traduzione cesarottiana, intesa allo ""svecchiamento"" della tradizione letteraria italiana nel nome di un ""primitivo"" che fa premio, in virtù del ""sublime"", ma anche dell'""umanità"" e del ""sentimento"", sui modelli idolatrati degli ""antichi"" e soprattutto su Omero, comportano poi in effetti, anche per la qualità dei risultati, un sostanziale rinnovamento della lingua poetica italiana, con esiti di cui faranno gran conto le generazioni successive da Alfieri e Monti a Foscolo e Leopardi. -
Maria Teresa d'Austria. Vita di un'imperatrice
Con la sua personalità straordinaria, empirica, pratica e buona, ha realizzato il massimo che ci si potesse aspettare dovunque, in qualunque epoca, da qualunque governo... e molto più di quanto realizzino tanti governi. Ha tenuto unita la sua società, ne ha incoraggiato i talenti individuali e l'ha lasciata migliore. Maria Teresa è la sovrana che segna una tappa di capitale importanza nella storia della casa d'Asburgo, dei suoi compositi domini e dell'Europa in generale, ma campeggia anche, come donna, in tutte le luci e le ombre della sua umanità «privata». Ne risulta, in tal modo, un ritratto del personaggio e, insieme, dell'epoca: quest'ultima esaminata sotto tutti gli aspetti, dalle questioni politiche a quelle economiche, alle condizioni sociali, alla cultura, alle riforme. In questa biografia Maria Teresa d'Austria, per la prima volta, viene raccontata in tutta la sua multiforme personalità: sovrana cattolica e non certo progressista, eppure decisa a tutelare gli interessi dello Stato e a limitare i privilegi ecclesiastici. Il suo regno durò quarant'anni durante i quali fece importanti riforme: introdusse l'istruzione primaria obbligatoria finanziandola con i beni sequestrati alla Compagnia di Gesù, riorganizzò l'amministrazione statale, promosse l'istituzione del catasto e fece di Vienna la capitale culturale d'Europa. -
Crimini esplosivi
Gli esplosivi vengono usati per scavare gallerie, per estrarre minerali, combustibili fossili o materie prime per fare il cemento necessario per costruire edifici robusti, dighe e viadotti. In altri casi vengono utilizzati per scopi criminali: i cosiddetti «bombaroli» fanno ricorso a esplosivi per vandalismo, eccitazione, rivincita, ideologia e a nome di organizzazioni criminali. Danilo Coppe, che ha curato tra le altre cose l'abbattimento controllato delle campate più alte del Ponte Morandi di Genova e ha svolto l'ultima perizia sulla Strage di Bologna, analizza e descrive gli usi criminali degli esplosivi nei più importanti attentati e crimini della storia umana dai Conquistadores ai giorni nostri, partendo dallo studio di molti documenti ancora inediti. Un punto di vista tecnico e quindi apolitico, per dare nuova luce a questioni irrisolte anche nella vicenda, tutta italiana, del secolo scorso, e per dare una spiegazione a tanti eventi che hanno funestato la nostra civiltà con una chiave di lettura più comprensibile a tutti. -
L' Isonzo mormorava. Fanti e generali a Caporetto
«Il senso esatto della guerra, la precisa dimensione umana e politica del grande carnaio che andava da Montello al Grappa, dall'Isonzo al Piave stavano nella memoria del fante.» La Grande Guerra vista con gli occhi dei fanti contadini, vissuta giorno per giorno da milioni di uomini gettati nelle fornaci dell'Isonzo e degli Altipiani senza che sapessero il perché di tanta sofferenza e di tanta strage. L'autore, giornalista e storico della Resistenza, ricostruisce con un montaggio scarno ed essenziale il reale volto della Prima guerra mondiale sul fronte italiano: l'atteggiamento spesso irresponsabile degli alti comandi, l'oscuro eroismo dei soldati, gli ammutinamenti, le fucilazioni sommarie e le decimazioni. -
Paralleli e paradossi. Pensieri sulla musica, la politica e la società
Anche la più ineffabile delle arti si vena di risonanze politiche quando a parlarne sono un intellettuale di origine palestinese e un figlio della diaspora ebraica. In questo libro, Edward Said e Daniel Barenboim usano la metafora della musica per confrontarsi sul significato civile dell'arte, sul valore formativo dell'ascolto dei grandi compositori, sulle difficoltà dell'interpretazione, sui parallelismi tra arte del suono e arte della parola. Dall'intreccio delle riflessioni prende forma una visione complessa dell'universo sonoro. Luogo irreale ed effimero che si anima per la breve durata delle note, la musica vive sospesa tra due dimensioni: soggetta alle regole della fisica, costruita su precisi rapporti matematici, è al tempo stesso capace di esprimere sentimenti e ideali con un'intensità che l'immagine e la parola raramente raggiungono. Il tentativo di venire a capo di questo paradosso è l'occasione per riflettere sul significato politico dell'opera di Beethoven, sulla lezione di Furtwängler, sul magistero professionale e umano di Toscanini, sulle difficoltà morali di un direttore d'orchestra ebreo innamorato di Wagner. E proprio la scelta di Barenboim di dirigere le opere wagneriane a Bayreuth, che fu tempio della musica ariana, diventa l'esempio concreto di come l'arte ha il potere di superare odi e divisioni, indicando ai popoli un futuro di convivenza possibile. Con uno scritto di Claudio Abbado. -
La cospirazione contro la razza umana
""La cospirazione contro la razza umana"" è un horror esistenziale perturbante e onirico, dal quale sono stati tratti i dialoghi della prima stagione di True Detective, serie televisiva della HBO. In questo libro Ligotti non ha paura di affrontare la più terribile delle verità: i peggiori orrori non sono da ricercare nella nostra immaginazione, ma nella realtà di tutti i giorni, nelle tenebre imperscrutabili della condizione umana. Magmatiche e brucianti, eppure vischiose, miasmatiche, contagiose, le parole di Ligotti evocano dal buio orrori e terrori, incubi e ossessioni: tutto quanto è stato rimosso dalla coscienza contemporanea vive qui una seconda, pestilenziale esistenza. Chi non può sopportare il peso di questo orrore, avverte l'autore, può continuare a illudersi che sia un prodotto della fantasia, perpetuando la cospirazione cui il titolo si riferisce. -
L' architettura della città
Dalla sua prima edizione nel 1966, ""L'architettura della città"" è stato il testo che più ha influenzato la riflessione urbanistica, restituendo centralità alla grande questione rimossa della forma. Ogni città è forma, e qualsiasi tentativo di comprenderla unicamente attraverso le sue funzioni è destinato a fallire. Nella forma, la tradizione mostra la sua capacità di mutare e durare nel tempo, e l'idea che una comunità ha di sé entra in risonanza con i bisogni pratici a cui deve far fronte. L'architettura diventa così un atto collettivo, in cui si uniscono due urgenze umane come l'intenzionalità estetica e la necessità di costruire un ambiente propizio alla vita. Non si tratta di un incontro teorico, ma di un'alchimia che genera spazi concreti: strade da percorrere, edifici da abitare, monumenti in cui depositare identità. Questa città, così animata e così umana, emerge dal tempo, cresce su se stessa, acquista coscienza e memoria allestendo il palcoscenico in cui istanze opposte si scontrano e sintetizzano: particolare e universale, individuale e collettivo, progettazione razionale e locus. Solo abbracciando la complessità di questo campo di forze eterogenee è possibile un approccio architettonico che sia nel contempo estetico e politico. Attraverso una rassegna di città ideali e di luoghi reali - da Berlino a Stoccolma, dal foro di Roma all'antico teatro di Arles divenuto un quartiere abitato -, Aldo Rossi costruisce un testo spartiacque della letteratura urbanistica. ""L'architettura della città"" è un saggio scritto con rigore rinascimentale e insieme la dichiarazione di poetica di uno dei più importanti architetti e intellettuali italiani; un libro che si dischiude a interpretazioni sempre fertili e nuove perché, come una sinfonia o un grande romanzo contemporaneo, ha la profondità e il fascino di un'opera aperta. -
Acquadolce
Ada è nata in Nigeria, in un villaggio di terra rossa, ma a diciotto anni si è trasferita negli Stati Uniti per studiare. È un'adolescente come tante: frequenta le lezioni, esce a ballare, si ubriaca, si innamora. rn«Con una scrittura che attrae e a tratti disturba, l'autrice ci consegna una storia in gran parte autobiografica e attinge a piene mani dalla spiritualità della sua terra e dalla cultura igbo per affrontare attraverso una lente diversa il tema complesso del disturbo di personalità» - Ilaria Zaffino, Robinsonrn«Il suo romanzo d'esordio è stato nominato dal New York Times tra i cento migliori libri del 2018 ed elogiato dal Wall Street Journal per la prosa serpentesca che affonda i denti nel lettore» - Viviana Mazza, La LetturarnMa Ada è un'adolescente come nessun'altra. La sua mente è abitata da presenze oscure: non sono le paure che assediano ogni coscienza umana, ma spiriti ancestrali della sua terra, reali quanto i compagni di college con cui passa le serate. Questi spiriti l'hanno seguita nel mondo quando è nata e sono rimasti intrappolati dentro di lei. Qui dimorano e combattono e offrono sacrifici di carne alla dea serpente che li ha partoriti, ma quando un evento traumatico minaccia di distruggere questo fragile equilibrio, gli spiriti prenderanno il sopravvento e non si fermeranno davanti a niente pur di difendere la loro Ada. -
Finestre su New York. 63 visioni della Grande Mela
63 visioni di New York. 63 sguardi dalle finestre di artisti, registi, scrittori, musicisti, filosofi e scienziati che Matteo Pericoli ha incontrato, per poi ritrarne gli scorci e realizzare una storia inedita della Grande Mela: il racconto della città, fatto di sensazioni e confessioni, da parte di alcuni tra i suoi personaggi più famosi. Da Philip Glass a Oliver Sacks, da Susanna Moore a Tom Wolfe, da David Byrne a Nora Ephron, Annie Leibovitz e Daniel Libeskind, ""Finestre su New York"" è un canto corale di parole e immagini che guida il lettore negli angoli privati della più pubblica delle città, facendo emergere ricordi intimi e scorci talvolta cinematografici. Sacks ci parla del modo in cui alcune delle cose che vede lo calmano, mentre altre lo eccitano; l'editore Ben Sonnenberg prova rabbia all'intravedere i grattacieli di Donald Trump; lo scrittore Gay Talese racconta perché di solito non lava i vetri e quindi vede il panorama attraverso la nebbia della caligine cittadina; e il professore Alexander Stille si lamenta del fatto che ha troppa vista e troppo sole e dice che deve schermare tutto se vuole riuscire a combinare qualcosa. Matteo Pericoli disegna ognuna di queste intime vedute, intrecciandole per comporre un quadro più grande dei meri limiti urbani della città. E così ci invita a compiere un gesto insolito per la frenesia delle nostre vite: affacciarci alla nostra finestra, rimanere qualche secondo a scrutare e interrogare il mondo, fino a diventare una cosa sola con ciò che vediamo. Prefazione di Paul Goldberger. -
Il continente buio. Caverne, grotte e misteri sotterranei. Alla s...
Una piccola crepa che spacca la roccia. Oltre la fenditura, un passaggio che conduce al cuore della montagna. La flebile luce della fiamma sul casco dello speleologo danza là dove prima c'era il buio assoluto. Il percorso si spinge sempre più in profondità, lungo il solco scavato da un antico torrente. Un cunicolo porta a un lago nero. Lo speleologo poggia il casco, si spoglia, prende fiato e si tuffa, per scoprire che oltre c'è un altro passaggio, un pertugio che invita a continuare il viaggio. Non importa quante volte l'abbia affrontato, perlustrato, sfidato: il continente buio continua a sedurlo. Francesco Sauro ha risposto al richiamo del continente buio fin da ragazzino, quando andava alla ricerca di qualunque fessura che potesse farlo entrare nel cuore della Terra. Oggi nel suo sguardo alla passione giovanile si mescola il desiderio di conoscenza dello scienziato. In ""Il continente buio"" le storie delle sue avventure si intrecciano con i resoconti scientifici delle spedizioni: a ogni discesa il rilevamento della topografia, delle tracce sonore, della composizione dell'atmosfera, dell'età di morfologie primordiali traccia per chi resta in superficie una mappa in continua evoluzione di un cosmo nascosto che ha i suoi punti di accesso nelle grotte delle Dolomiti quanto nell'Himalaya, tra i Monti Lessini come in Venezuela. Ovunque la terra offra un'apertura, c'è qualcosa di nuovo da scoprire. Ultima frontiera dell'esplorazione terrestre, il sottosuolo è un universo misterioso, un reticolo di gallerie in cui ci si può imbattere in cascate altissime, creature luminescenti, echi misteriosi, vapori infernali, sculture votive primitive, scheletri abbandonati e il buio: dappertutto, sempre, l'ignoto, il buio. Un universo in cui l'essere umano deve fare continuamente i conti con se stesso, con i limiti del proprio corpo e della propria intelligenza. In cui insieme ai confini della Terra si esplorano quelli dell'umanità. -
Il perseverante
Una donna non si presenta all'altare il giorno delle nozze; il suo sposo si allontana, solo, su una carrozza ornata di fiori, in un inverno bianco di neve. Un altro uomo si sveglia di soprassalto, abbandonato da tutti, e si incammina lento sul limitare del bosco. Un terzo uomo, un rifugiato siriano, siede prostrato su un campo da golf, chiedendosi quale sia la strada giusta da imboccare. Gli uomini orfani del ""Perseverante"" sono protagonisti di narrazioni minime, schegge di esperienza che consentono svelamenti improvvisi o aggrediscono l'inconsistenza del presente, la sua angosciosa stolidità. Parabole poetiche di stringente inattualità in cui Botho Strauss rintraccia i sintomi di un'epoca inferma, l'assedio che le tecnologie stanno portando al nostro quotidiano. Da un lato la fasulla intelligenza della rete, l'ebete bagliore degli schermi, dall'altro la perseveranza, ovvero la capacità di porsi in ascolto delle profondità del linguaggio, usando la parola per ricucire la ferita tra passato e presente. ""Il perseverante"" - zibaldone lirico di un autore-eremita, i cui interventi sulla contemporaneità hanno prodotto feroci polemiche in Germania - è una costellazione di frammenti letterari dotati di una violenta lucidità. Storie che si dipanano attorno a polarizzazioni estreme, tra la memoria indefettibile della tecnologia e il desiderio umano di plasmare il ricordo. Tra la voce della poesia e la soffocante ampiezza del mondo. -
Trieste. O del nessun luogo
I palazzi bianchi, qua e là l'arancione ambrato dei tetti, Trieste scende con maestosa lentezza incontro al suo mare. Non è facile riconoscere i segni del suo passato, gli emblemi, le cicatrici. Il viandante tende a infondere nelle facciate, nelle piazze e nei vicoli il proprio stato d'animo. E se fossero gli elementi urbani ad avere un proprio umore? Un viaggio non è mai entusiasmo o noia, piuttosto un insieme di sensazioni che dialogano o combattono con la realtà esteriore. Per addentrarsi in un luogo bisogna anzitutto scrutare dentro di sé, specialmente con una città che ostenta la sua dichiarazione di non appartenenza: con questo insegnamento si è congedata Jan Morris. Per lei, Trieste è stata più di una patria: è diventata rifugio. Ne ha osservato i cambiamenti impressi dal Novecento, interrogandosi sul senso della sua storia. Porto, frontiera, gemma dell'impero asburgico, protagonista delle due guerre mondiali, asilo per intelligenze europee, cristiane o ebree che fossero. Al soffio della bora, Jan Morris ha avvertito i molteplici spiriti della città agitarsi: fiera e ambigua, squallida e aristocratica, ospitale e razzista, latina e slava, occidentale e orientale, maschile e femminile. Trieste è come lei, contiene la moltitudine senza temerne le contraddizioni. Dalla gloria all'esilio, dall'opulenza all'abbandono, ""Trieste o del nessun luogo"" racconta i trionfi e le avversità della città come fossero le vicende di un vecchio e amato amico - con affetto, rispetto e una spensierata accettazione delle piccole manie personali. E mentre mette a fuoco ogni dettaglio, la memoria prende il sopravvento e rievoca navi a vapore, teatri, caffè viennesi, drappi della nobiltà e altre glorie passate; al racconto immersivo del presente risponde il controcanto nostalgico del mondo che fu. -
Oratorio Carmelo Bene
Un palco buio, un volto bianco, gli occhi come pozze nere. Le movenze scattanti, la voce profonda e le parole perentorie di Carmelo Bene. Ciò che la sua bocca carnosa, erotica, pronuncia è il frutto di un procedimento che senz'altro appartiene a una forma rivoluzionaria di arte. Poesia? Sì, quella di Dante, Majakovskij, Shakespeare. Eppure la carica è diversa, contemporanea; in ogni performance brucia il fiato del tempo presente, vibra un furore corporale, pancreatico. L'opera di Carmelo Bene ha attraversato un'intera epoca e ha segnato come poche altre le arti performative del nostro paese. Jean-Paul Manganaro ne compone un ritratto al vivo: Oratorio Carmelo Bene è romanzo, autobiografia, saggio letterario e tutte queste cose insieme. È l'opera che meglio può inglobare l'arte di Carmelo Bene perché è anch'essa arte, scrittura dalle infinite possibilità, lingua vivissima e materiale, eccesso e sfrontatezza. -
Poesie dell'Italia contemporanea 1971-2021
Poesie dell’Italia contemporanea è il risultato di un lavoro decennale di viaggi e ricerche tra biblioteche, archivi privati, colloqui con poete e poeti. Al suo interno sono raccolti i testi più rappresentativi di cinquant’anni di poesia italiana, dal 1971 al 2021, dai versi di Eugenio Montale, Pier Paolo Pasolini e Amelia Rosselli fino a quelli di Patrizia Cavalli, Milo De Angelis e Antonella Anedda. rnrnIl suo curatore, Tommaso Di Dio, poeta e critico letterario, ha costruito il libro perché possa essere letto e vissuto come un’esperienza sempre diversa. La prima è quella più istintiva: aprirlo casualmente e confrontarsi con la forza delle singole poesie; ciascun componimento avrà il potere di raccontare un aspetto della contemporaneità in cui siamo immersi. La seconda è l’approccio storico: si possono leggere soltanto le introduzioni alle cinque decadi in cui è suddiviso il libro come un romanzo della poesia italiana contemporanea. La terza, e ultima, è l’esperienza dei percorsi di lettura, in fondo al volume, tracciati e analizzati dal curatore stesso perché sia possibile attraversare le pagine anche tematicamente: per esempio seguendo il percorso delle poesie facili e di quelle difficili, o quello delle poesie civili e incivili.