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L' ascensione del Monte Bianco
Tra crisi d'ansia e paesaggi mozzafiato, vertigini invalidanti e percorsi impervi, Ludovic raggiunge la cima del Monte Bianco con i suoi amici.rnrn – Fidati di me. Conosco tecniche efficacissime per superare le vertigini. Due o tre insegnamenti che mi hanno trasmesso certi veterani dell'Everest. Il primo consiglio è aggrapparti bene alla corda di chi ti precede. Il secondo è non guardare in basso. – Ah… e il terzo? – Chiudere gli occhi quando hai paura. rnrn«Caro Ludovic, ti porterò in cima al Monte Bianco!» L'avventura comincia cosí, in una sera di fine ottobre innaffiata di chablis: Ludovic ha appena confidato a un amico che sta attraversando un periodo difficile, sua moglie vuole divorziare, sente di aver fallito in tutto. L'amico è lo scrittore Sylvain Tesson, esperto scalatore, celebre per i suoi libri e le imprese folli a tutte le latitudini. Per lui proporre la scalata del Monte Bianco come sollievo ai dispiaceri dell'amico è la cosa piú naturale del mondo! Ma l'impresa è davvero «un'impresa impossibile», o almeno cosí appare, perché Ludovic è un tipo sedentario, un animale da città, un fumatore accanito, un bevitore tenace, uno schiavo dei farmaci. E poi, ha paura. Paura dell'altezza. Ludovic – che oltretutto è un editor: categoria notoriamente poco avvezza alle vette – non possiede nemmeno un centimetro della stoffa dell'alpinista... tranne, forse, l'incoscienza che lo spinge a dire di sí. La partenza è prevista per fine giugno. Seguiranno mesi di dura preparazione scanditi da ginocchia doloranti, allenamenti su e giú per le scale della casa editrice, vani tentativi di darci un taglio con i vizi. Si unirà al duo la guida Daniel du Lac e lo scrittore e amico Jean-Christophe Rufin, anche lui alpinista esperto. Per raggiungere il tetto d'Europa, Ludovic si arma di un paio di scarpe della misura sbagliata, di scorte di Xanax e di una dose di insospettabile coraggio. Tra crisi d'ansia e paesaggi mozzafiato, vertigini invalidanti e percorsi impervi, Ludovic raggiunge la cima del Monte Bianco con i suoi amici. Da qui la prospettiva si rivelerà completamente diversa: per quanto impegnativo (e pericoloso!) il cammino che porta alla vetta è costellato di quelle scoperte in grado di mutare il corso di un'esistenza. L'ascensione del Monte Bianco è una storia vera, con un vero lieto fine. Un'avventura di montagna e di amicizia, di pericoli assurdi e di coraggio, ma anche una spiazzante riflessione sul nostro modo di affrontare la vita e la concreta possibilità di cambiarla. -
L' animale femmina
Vincitrice del Premio Fondazione Megamark 2018rnVincitrice del Premio Calvino 2017 rnrnEmanuela Canepa mette a nudo non solo le contraddizioni delle donne, ma anche la fragilità degli uomini. E scrive un'educazione sentimentale in cui le dinamiche di potere si ribaltano, rivelando quanto siamo inermi, tutti, di fronte a chi amiamo. rnrn«Per molto tempo non ho avuto il coraggio di farlo. Poi mi sono detta che dovevo tentare, e alla fine ci sono riuscita. Perché sapevo che là dentro sarei morta. E io invece volevo vivere»rnrnRosita è scappata dal suo malinconico paese, e dal controllo asfittico della madre, per andare a studiare a Padova. Sono passati sette anni e non ha concluso molto. Il lavoro al supermercato che le serve per mantenersi l'ha penalizzata con gli esami e l'unico uomo che frequenta, al ritmo di un incontro al mese, è sposato. Ma lei è abituata a non pretendere nulla. La vigilia di Natale conosce per caso un anziano avvocato, Ludovico Lepore. Austero, elegante, enigmatico, Lepore non nasconde una certa ruvidezza, eppure si interessa a lei. La assume come segretaria part time perché possa avere piú soldi e tempo per l'università. In ufficio, però, comincia a tormentarla con discorsi misogini, esercitando su di lei una manipolazione sottile. Rosita la subisce per necessità, o almeno crede. Non sa quanto quel rapporto la stia trasformando. Non sa che è proprio dentro una gabbia che, paradossalmente, si impara a essere liberi. -
A tavola si sta insieme. I menu d'autore per le tue serate in compagnia
Una serie di menu fantasiosi e bilanciati dove i sapori si accordano in una sinfonia perfetta.rnrn «Se vogliamo bene a qualcuno, preparare una buona cena è un modo splendido per dirglielo». rnrnCome si combinano i piatti a seconda delle occasioni, da quelle piú formali a quelle piú semplici? Come si organizza una cena, dall'antipasto al dessert, cosí che diventi indimenticabile? In questo suo nuovo libro Antonino Cannavacciuolo accosta con sapienza cinquanta ricette, corredandole di foto, consigli per l'impiattamento e suggerimenti sui vini e le bevande da abbinare. Per favorire la convivialità e alleggerire la vita mangiando. -
Gli scomparsi
«Epico e intimo, ricco di riflessioni ma anche di tensione, tragico e al tempo stesso ironico. Gli scomparsi è semplicemente un libro meraviglioso» - Jonathan Safran FoerrnrnrnDaniel Mendelsohn da bambino restava seduto per ore ad ascoltare i racconti del nonno. Erano storie di un tempo lontano e quasi magico, di un piccolo villaggio della Polonia, Bolechow, in cui la vita scorreva felice. C'era però un punto in cui la voce del nonno si rompeva, oltre il quale non riusciva ad andare, come volesse nascondere un segreto troppo doloroso. Che ne era stato durante l'Olocausto del fratello Shmiel, della moglie e delle loro quattro bellissime figlie? Molti anni dopo Daniel scopre una serie di lettere disperate che il prozio Shmiel aveva indirizzato al nonno. Quelle lettere custodiscono frammenti del passato di una generazione perseguitata e cancellata per sempre, che in queste pagine ritorna a vivere davanti ai nostri occhi. Traduzione di Giuseppe Costigliola. -
Il fumo della falena
Pubblicato per la prima volta nel 2002 con il titolo Nero Pakistan, il romanzo d'esordio di Mohsin Hamid, Il fumo della falena, è il racconto che non lascia scampo di un mondo spietato, che nemmeno l'amore sembra in grado di redimere. rnrn«Hamid esplora la volgarità e la violenza che si annidano sotto la superficie di ricchezza e benessere. La sua Lahore è un microcosmo in cui la Bella Gente beve Johnnie Walker di contrabbando, si cala ecstasy e sculetta al ritmo di Stayin' Alive , mentre India e Pakistan si preparano allo scontro nucleare» - Jhumpa LahirirnrnrnDaru Shezad è un giovane banchiere che cerca rifugio dalle proprie frustrazioni nel dolce intorpidimento dell'hashish. Quando però viene licenziato, dopo aver litigato con un cliente importante, la sua vita precipita agli inferi. Daru perde il suo posto già precario nella nuova élite di Lahore, e nel calore soffocante di un'estate al quale non può sfuggire s'innamora della bellissima e inquieta moglie del suo migliore amico. Una passione travolgente che lo porterà alla rovina. Traduzione di Enzo D'Antonio. -
Il piccolo libro dell'ikigai. La via giapponese alla felicità
Tutti hanno un ikigai, ma non sempre ne sono consapevoli. È quella forza che spinge ad alzarsi la mattina e dà l'entusiasmo per affrontare la giornata. rnrn Ken Mogi, neuroscienziato giapponese ricercatore ai Sony Computer Science Laboratories, ci accompagna in un affascinante viaggio nella tradizione del suo paese, alla ricerca di qualcosa di prezioso e semplice, sfuggente e misterioso: la forza che ci fa alzare dal letto la mattina, che ci fa amare ciò che facciamo, che ci fa sentire in armonia con il fluire del tempo. I giapponesi hanno una parola per tutto questo: ikigai. Ken Mogi è l'uomo che può insegnarcela. Jirō Ono è universalmente riconosciuto come il piú grande maestro di sushi al mondo. Che prepari i suoi piatti per il presidente degli Stati Uniti o per il piú comune degli avventori, Jirō si impegna perché la visita al suo ristorante sia un'esperienza unica per tutti. Dalla scelta accurata degli ingredienti al mercato all'esecuzione delle piú sofisticate composizioni, dalla cottura del riso fino alla pulizia meticolosa del piano di lavoro, a guidare Jirō nel raggiungimento della quotidiana perfezione gastronomica è un profondo senso di ikigai. L'arcipelago di Okinawa è noto in tutto il mondo per un motivo: i suoi abitanti sono i piú longevi della Terra. Si cibano di pietanze tanto miracolose quanto sconosciute? Assimilano una misteriosa linfa vitale dall'acqua o dall'aria? O, piú semplicemente, questi arzilli ultracentenari conducono una vita all'insegna dell'ikigai? Ma cos'è l'ikigai? Per scoprirlo non serve volare in Giappone: tutti hanno un ikigai, ma non sempre ne sono consapevoli. È quella forza che spinge ad alzarsi la mattina e dà l'entusiasmo per affrontare la giornata. È la soddisfazione che deriva dal compiere i gesti piú naturali e scoprirli preziosi per sé e per gli altri. È la gioia inaspettata che si prova per un raggio di sole dopo tante giornate di pioggia, per un caffè fumante in un mattino d'inverno, per il sorriso sincero di uno sconosciuto in autobus. Se l'ikigai è la via che conduce alla felicità, Ken Mogi è la persona giusta per indicarci la direzione da seguire. E lo fa raccontandoci, dalla prospettiva insolita del neuroscienziato, un Giappone sconosciuto, quotidiano eppure segreto. Sempre con la stessa leggerezza e concentrazione di una cosa fatta con ikigai. Il piccolo libro dell'ikigai è un concentrato di storie e saggezza, un viaggio al cuore millenario di un paese straordinario. -
Le avventure di Numero Primo
Vincitore del Premio ""Mario Rigoni Stern"""" 2018 per la letteratura multilingue delle AlpirnCandido e saggio, un po' Pinocchio e un po' E. T., Numero Primo resterà nella memoria dei lettori come una delle invenzioni piú felici della narrativa contemporanea. rnrnSmilzo, agile con il ciuffo castano che gli cadeva sugli occhi uno più verde dell'altro, si aggirava tra i larici e i pini, tra gli abeti rossi e i faggi, s'inerpicava sui pendii, calcava leggero i sentieri sui prati e tra le rocce, curioso. Pareva seguire una sua rete segreta di percorsi. Era come se fosse a casa sua, una creatura nel proprio ambiente naturale. Un giorno, felice, tornò con un'enorme cacca di orso. L'aveva raccolta e deposta in un cesto di erbe, rametti e foglie che aveva intrecciato. La teneva in camera, appoggiata su un sasso grande come una cassetta di frutta. - Magari ne trovassi un'altra! - disse. - Perché? Non ti basta avere quella? - gli chiese Ettore, che aveva storto il naso. Non che la cacca puzzasse, era già secca. - Nessuno ha due cacche di orso, papà! L'orso fa anche trenta chilometri tra una cacca e l'altra!rnrnNumero Primo è il nome scelto per sé da uno strano bambino, che irrompe nella vita di Ettore, fotoreporter di guerra che a quasi sessant'anni si ritrova a fargli da padre. È stato desiderato e pensato da una madre scienziata, ma concepito e messo al mondo da un'intelligenza artificiale avanzatissima, tanto da aver sviluppato una coscienza. Non è una creatura uguale alle altre, non conosce quasi niente, tutto gli appare nuovo, bello; possiede il dono di trovare la magia nelle cose piú comuni e, quando non la trova, di crearla. E le cose che non sa, le impara subito, per mezzo di misteriose connessioni. Chi lo incontra si riscopre diverso, migliore. Di lui si accorgono anche gli osservatori di una multinazionale, un Erode tecnologico che, dietro la facciata filantropica, nasconde un'oscura volontà di potenza. Cosí Ettore e Numero sono costretti a fuggire e a nascondersi. Ad aiutarli, una folla di personaggi bizzarri: scienziati rasta in grado di salvare Venezia dall'acqua alta, parcheggiatori abusivi che gestiscono nuove forme di ospitalità diffusa, commercianti sardo-cinesi, giostrai con il cuore grande e una lunga storia di resistenza. Lieve come una favola, vero come un reportage, Le avventure di Numero Primo ci regala storie e riflessioni a non finire, e soprattutto un protagonista del quale è impossibile non innamorarsi."" -
Storia di un uomo che digeriva male
«Un romanzo pieno di energia e di vivacità artistica, scorrevole e interessante. Pare di bere un bicchierone d'assenzio dopo essersi impiastricciati la bocca con tanti dolci saccarinati» - Antonio Gramscirn«Una perla di ironia e di divertito sberleffo nei confronti della mentalità della piccola borghesia del suo tempo.» - Paolo Bertinetti, la Stamparn«Una deriva psicotica narrata con eleganza di stile e limpidità formale, in un romanzo comico spiazzante e sorprendentemente a noi contemporaneo.» - Guido Caserza, Il Mattinorn""«Hole!» Piú ci penso e piú il grido che apre questo piccolo gioiello dimenticato, libro elegante e delizioso, pieno di caratterizzazioni esilaranti e di scene memorabili (valga per tutte l'impacciatissima richiesta di matrimonio - o matrinoia, direbbe il protagonista, visto il risultato successivo - con battute degne di Woody Allen: «Ebbe la curiosa sensazione che sarebbe stata una grande soddisfazione sposarsi e avere una moglie - sennonché, in qualche modo, sperava non fosse Miriam»), impeccabile nello stile e nella trama, fucina di trovate intelligenti, insomma piú ci penso e piú «Hole!» sembra un grido arrembante di resa e di rivolta, per quanto minima. Non politica, umana. Un barbarico «howl». Cambiare vita quando la vita è una, scegliere una strada adiacente senza la possibilità di una revisione, di un editing, di un correttore che ti aggiusti tutti i refusi umani: che fatica."""" dalla prefazione di Marco RossarirnIn una desolante cittadina della provincia inglese, Mr. Polly è un uomo di mezza età la cui vita è afflitta dalla fallimentare gestione di un negozio di abbigliamento, da una moglie sempre più insopportabile, nonché da problemi digestivi e fastidiosi sintomi psicosomatici. Finché, un giorno, decide di «piantar baracca e burattini»... Il tema - la tristezza e le difficoltà dell'uomo medio - è serio, ma lo svolgimento è pieno di vicende comiche e avventurose. Dall'ironia dickensiana alla gag slapstick, tutte le forme dello humour prendono corpo nel romanzo scorrendo verso un finale rocambolesco e commovente."" -
Berta Isla
Nel 2018 Maria Nicola è seconda nella classifica stilata dalla Lettura per i migliori traduttori.Il nuovo romanzo di Javier Marías è la storia di un amore imperfetto, come lo sono tutti. È la storia di una relazione che, finita la passione, si regge in fragile equilibrio sul segreto, sulla lealtà e sul risentimento, su quanto non si vuole o non si può dire. rnrn«Marías ha raggiunto una precisione, un'emozione e un mistero che, oggi come oggi, non hanno pari tra i suoi contemporanei. Superbo.» - ABC Culturalrn«Berta Isla ci ricorda perché il romanzo, nelle mani dei grandi scrittori, è ancora l'unico modo che gli esseri umani possiedono per conoscere davvero se stessi.» - El Paìsrn«Berta Isla è il personaggio femminile più bello mai creato da Javier Marías.» - Huffington Postrn Berta Isla ha sposato Tomás pensando di conoscerlo da sempre, che anzi fosse lui a non conoscere qualcosa di lei, a non sapere cioè della verginità perduta con un altro uomo. Eppure è proprio il buon Tomás, il prevedibile Tomás a nascondere il segreto piú grande e sconvolgente. Nessuno come Marías sa mostrare il lato oscuro e insieme quello luminoso dell'amore, nessuno meglio di lui sa che ogni cuore che batte è un mistero, persino per il cuore che gli sta piú vicino. Berta Isla ha sposato Tomás Nevinson nel maggio del 1974, nella chiesa di San Fermín de los Navarros, vicino alla scuola che entrambi hanno frequentato e dove si sono incontrati la prima volta. Lo ha sposato dopo essere stata la sua ragazza per anni senza mai fare l'amore con lui (perché tra buoni borghesi innamorati si usava cosí) e dopo aver perso la verginità con un altro in un giorno che non smetterà mai di ricordare. Lo ha sposato conoscendolo da sempre, convinta di aver trovato il suo destino, ma senza sapere nulla di lui, nulla che fosse davvero importante. Ma Tomás qualcosa di davvero importante lo stava nascondendo e non avrebbe mai potuto dirlo, a lei come a nessun altro. Durante i suoi anni universitari a Oxford infatti, in uno stupido giorno, il caso aveva deciso di condizionare la sua esistenza, e quella della moglie, per sempre. Il nuovo romanzo di Javier Marías è la storia di un amore imperfetto, come lo sono tutti. Di una donna, Berta Isla, che ha scelto di stare accanto a un uomo che può soltanto sperare di conoscere, ma che in fondo non si rivelerà mai per ciò che è realmente. È la storia di una relazione che, finita la passione, si regge in fragile equilibrio sul segreto, sulla lealtà e sul risentimento, su quanto non si vuole o non si può dire. È la storia di due cuori da sempre sconfitti che insieme cercano di resistere nella battaglia. -
Un feroce dicembre
La prima traduzione italiana di uno dei romanzi piú celebri e amati della vincitrice del Premio PEN/Nabokov 2018.rnrn«La piú talentuosa tra le donne che scrivono in inglese in questo momento» - Philip Roth rnrn«Quale autore al mondo sta alla pari di Edna O'Brien nell'esplorare il cuore degli uomini? Nessuno, secondo me» - Frank McCourtrnrn«Qualcuno ha detto che se cresci in Irlanda impari il peccato dai preti, il latino dalle suore e la passione da Edna O'Brien» - The Atlantic rnrnrnA Cloontha passato e presente, mito e ricordi si mischiano senza soluzione. Michael Bugler vi è tornato deciso a far fruttare i terreni dei suoi avi. Ha vissuto in Australia per anni come uno straniero e adesso tutto ciò che vuole è lavorare la sua terra. Joseph Brennan, il suo vicino, non ha mai lasciato il paese in cui è nato. Nonostante un'iniziale amicizia, Brennan vede Bugler come una minaccia: non gli piacciono le sue innovazioni, il suo atteggiamento di sfida. Soprattutto, non può dimenticare che una volta le loro famiglie erano nemiche. Sua sorella Breege, invece, ne è attratta. Quel giovane forestiero le sembra incarnare quanto è mancato finora nella sua vita - novità, spregiudicatezza, il coraggio di cambiare - e se ne innamora. E quando Bugler pretende di riavere un appezzamento sfruttato dai Brennan, le tensioni covate troppo a lungo non possono che deflagrare. In maniera feroce. -
Gli squali
Sono veloci, affamati, scivolano nel mondo con candore sfacciato. E devono rimanere sempre in movimento: se smettono di muoversi, muoiono. Sono i ragazzi di inizio millennio, sono gli squali. rnrn«Anche restando qui. Devi muoverti. Se stai fermo muori».«Come gli squali» esclamò Anna di colpo «Certe specie devono nuotare senza sosta per non soffocare o per non cadere sul fondo del mare».Squali, ecco cosa eravamo, ecco cosa dovevamo essere.rnL'estate della maturità. L'estate in cui puoi fare quello che ti pare. L'attendi, la sogni, la organizzi, e può succedere che all'ultimo momento salti tutto. Perché l'estate della maturità è anche quella in cui la vita sta per diventare tua e basta. Devi scegliere da solo e, per la prima volta, conosci la paura del futuro. Max frequenta l'ultimo anno di liceo in una cittadina della provincia veneta; è uno come tanti, bravo con i computer. Filippo, Anna, Beatrice e Andrea sono i suoi amici di sempre: con loro ha diviso ogni istante fin dall'asilo e con loro ha progettato di trascorrere i mesi che precedono l'inizio dell'università. Ma un semplice algoritmo, creato nella sua cameretta da figlio unico, gli stravolge in un attimo l'esistenza: invece che in giro per l'Europa a sentire concerti si ritrova a Roma a lavorare in un incubatore di start-up. In poche settimane il vecchio Max non c'è piú. Il mondo in cui è cresciuto si sgretola sotto i suoi occhi mentre lui cerca disperatamente di conservarne frammenti. Cambiano le aspirazioni, le compagnie, si modificano i rapporti con i genitori; l'amore si presenta in maniera inaspettata. Tutto troppo rapido, tutto troppo presto. Forse è meglio rallentare. A patto di non fermarsi. -
A cosa pensiamo quando pensiamo al calcio
Sposando Gadamer e Zidane, Sartre e Mourinho, Simon Critchley ci aiuta a capire come possano ventidue ragazzi in pantaloncini che inseguono una sfera di cuoio toccare così a fondo il cuore di milioni di persone.rnrn«Simon Critchley è di una brillantezza impressionante» - Jonathan Lethemrn«Critchley rende tangibili i miti dello sport senza privarci del senso di meraviglia» - Rolling Stonern«Nessuno pensa come Critchley» - The New York Review of BooksrnrnSposando Gadamer e Zidane, Sartre e Mourinho, Simon Critchley ci aiuta a capire come possano ventidue ragazzi in pantaloncini che inseguono una sfera di cuoio toccare cosí a fondo il cuore di milioni di persone. Perché il calcio è cosí amato, e in maniera cosí viscerale? Cosa lo rende cosí appassionante? Forse il fatto che dietro la superficie fatta di tifo sfrenato e affari miliardari, nasconda molto altro. Se infatti applichiamo al calcio gli strumenti della filosofia contemporanea scopriamo, per esempio, che nonostante tutto il pallone è fondamentalmente socialista. O che la partita è il vero rito catartico dei nostri tempi, piú vitale e coinvolgente del teatro, che ha sostituito nella coscienza collettiva. O che Claudio Ranieri e Nietzsche hanno molte piú cose in comune di quanto pensassimo. Questo pamphlet raffinato e accessibile ci accompagna passo passo in un'affascinante disamina fenomenologica dello sport piú bello del mondo. E ci dimostra che il calcio non ha tanto a che fare con la vittoria e la sconfitta, quanto con il raggiungere – anche solo per un breve ma indimenticabile momento – uno stato di grazia. -
L' unica storia
Alta e scanzonata, sicura in campo e affascinante, Susan ha un marito, due figlie e grossomodo l'età di sua madre. Con lei Paul inizia una relazione scandalosa che lo traghetta nella vita adulta e lo cambia per semprernrn«Un racconto teso, intenso, dolente e bellissimo: forse il miglior romanzo dell'ultimo Barnes.» –The Spectatorrnrn«Sorprende a ogni pagina. Uno scrittore all'apice della sua bravura; un romanzo che affonda come un amo nella carne del lettore e lì rimane.» – The Timesrnrn «Abbiamo quasi tutti un'unica storia da raccontare. Non voglio dire che nella vita ci capiti una cosa sola; al contrario, gli avvenimenti sono tantissimi, e noi li trasformiamo in altrettante storie. Ma ce n'è una sola che conta, una sola da raccontare, alla fine»rnrnUn'estate dei primi anni Sessanta, rientrato per le vacanze nei sobborghi londinesi dove vive con i genitori e afflitto dalla noia placida e solitaria dei suoi diciannove anni, Paul Roberts accoglie il suggerimento materno di iscriversi al circolo del tennis. Ma al suo primo torneo di doppio, anziché con uno dei vari indistinguibili Hugo, con una delle brune coetanee Caroline che avrebbero fatto la felicità della signora Roberts, il sorteggio lo accoppia con Susan Macleod. Alta e scanzonata, sicura in campo e affascinante, Susan ha un marito, due figlie e grossomodo l'età di sua madre. Con lei Paul inizia una relazione scandalosa che lo traghetta nella vita adulta e lo cambia per sempre. «Ed è cosí che vorrei ricordare ogni cosa, se solo potessi», lamenta il narratore, rievocando dalla prospettiva della vecchiaia gli esordi di quella sua travolgente storia d'amore: l'euforia dell'anticonformismo, l'ebbrezza del sesso, la fuga, il nuovo inizio. Ma le storie non sono mai davvero uniche, né univoche, e nel match giocato da Susan e Paul, quello della donna navigata con il suo bel-ami non è che il primo set. Per il secondo, il narratore, abbandonata la presa diretta dell'adolescenza, sceglie lo sguardo esterno di un tu ideale, che diventa impassibile terza persona nell'ultima parte del libro. Man mano che «lo strepito dell'io» si acquieta, ci racconta della costellazione di altre storie, tutte legittimamente uniche, che circondano i due amanti: il grottesco marito di Susan, Mr E.G., per il quale Paul non è che uno dei «giovani cicisbei» di cui la consorte si attornia, le due figlie variamente ostili, il generoso amico Eric, la saggia e disillusa Joan, con il suo gin, i suoi cani e i suoi cruciverba truccati. E soprattutto la storia del rivale subdolo e invincibile con cui il giovane Paul si trova a fare i conti, fallendo. «Che cosa preferireste, amare di piú e soffrire di piú; o amare di meno e soffrire di meno?», si era chiesto il narratore in apertura del romanzo. È una domanda che i personaggi di Julian Barnes, dal Geoffrey Braithwaite del Pappagallo di Flaubert al Tony Webster del Senso di una fine , a cui L'unica storia è strettamente collegato, si sono posti spesso. Per Paul, piú di cinquant'anni dopo quel primo... -
L' isola di Arturo
Il romanzo è un'esplorazione attenta della prima realtà verso le sorgenti non inquinate della vita. L'isola nativa rappresenta una felice reclusione originaria e, insieme, la tentazione delle terre ignote. L'isola, dunque, è il punto di una scelta e a tale scelta finale, attraverso le varie prove necessarie, si prepara qui, nella sua isola, l'eroe ragazzo-Arturo. È una scelta rischiosa perché non si dà uscita dall'isola senza la traversata del mare materno; come dire il passaggio dalla preistoria infantile verso la storia e la coscienza. -
Commentario filosofico
Il libro che qui si offre per la prima volta al lettore italiano è unanimemente riconosciuto come uno dei grandi classici moderni sulla tolleranza, insieme al Trattato teologico-politico di Spinoza e alla Lettera sulla tolleranza di Locke. Ma a differenza degli altri due testi, pubblicati anch'essi in Olanda a pochi anni di distanza, il Commentario filosofico non è mai stato tradotto nella nostra lingua e resta per lo piú confinato a qualche citazione stereotipata nella maggior parte delle ricostruzioni della storia della libertà di coscienza e di pensiero. Eppure le tumultuose e spesso angosciose vicende degli ultimi decenni hanno riacceso l'interesse per le origini delle idee di tolleranza, che sono ritenute, a torto o a ragione, caratteristiche della cultura dell'Occidente. Sotto la viva impressione suscitata dall'assassinio del regista Theo Van Gogh, avvenuta ad Amsterdam nel 2004 a opera di un islamista radicale, uno studioso della storia olandese come Jonathan Israel collegava il clima d'intolleranza da cui scaturiva quell'omicidio all'oblio in cui gli olandesi avrebbero lasciato cadere due maestri seicenteschi come Spinoza e Bayle. «E se Spinoza è sottovalutato, lamentava Israel, Bayle è totalmente ignorato». (...) Chi legge oggi Bayle – ma lo stesso vale per Spinoza o Locke – non trova certo una teoria pronta all'uso per affrontare le sfide dei nostri giorni, ma può trovare – se vuole – tutta la ricchezza e la passione di una grande battaglia intellettuale, dai cui stessi limiti e contraddizioni c'è ancora molto da imparare. Può trovare, soprattutto, la testimonianza tuttora viva di quanto fragili e proprio per questo preziose siano la libertà e la tolleranza di cui ci sentiamo e spero continueremo a sentirci figli. -
Non siamo rifugiati. Viaggio in un mondo di esodi
Agus Morales segue le orme degli esiliati della terra, dà voce a coloro che sono stati obbligati a fuggire. rn«La forza di Morales, che fa sua la lezione del miglior Kapuscinski, è di raccontare da vicino la vastità, e la varietà, della galassia di chi si muove per ragioni umanitarie o economiche, un popolo in marcia nei confini dei propri stati o da questi a quelli più vicini, dall'Africa verso l'Europa e dall'America del sud verso quella del nord.» - Angelo Mastrandrea, Il ManifestornViviamo nel momento della storia che presenta il maggior numero di persone sradicate dal proprio Paese. Non è una crisi dell'Europa. È una crisi del mondo. Un mondo di esodi.rnViaggia alle origini del conflitto in Siria, Afghanistan, Pakistan, Repubblica Centrafricana e Sudan del Sud. Cammina con i centroamericani che attraversano il Messico e con i congolesi che fuggono dai gruppi armati. Si addentra sulle strade piú pericolose, segue i salvataggi nel Mediterraneo, conosce le umiliazioni che soffrono i rifugiati in Europa. E sbarca presso l'ultima frontiera, la piú dura e la piú difficile da attraversare: l'Occidente. Si è ormai arrivati alla costruzione dell'immagine del rifugiato come il nemico contemporaneo. L'immagine del rifugiato è il volto piú immediato di questo cambiamento storico: il terreno simbolico su cui si discute il nostro futuro in comune. Oggi ci sono decine di milioni di persone che non sono rifugiati perché non diamo loro asilo. Chissà se tutti – anche noi – tra una decina d'anni, non saremo rifugiati. -
La silicolonizzazione del mondo. L'irresistibile espansione del liberismo digitale
S come Silicolonizzazione, parola che indica come il modello della Silicon Valley rappresenti la nuova forma del capitalismo globale neoliberista per conquistare, in modo felpato, nuovi spazi. rnrnCulla delle tecnologie digitali (si pensi a Google ed Apple), la Silicon Valley incarna l'insolente successo industriale della nostra epoca. Questa terra, nel dopoguerra centro di sviluppo dell'apparato militare e informatico, è oggi il luogo di una frenesia innovatrice che intende ridefinire ogni aspetto della nostra esistenza per fini privati, dichiarando tuttavia di agire per il bene dell'umanità. Ma la Silicon Valley non rinvia soltanto a un territorio; è oggi soprattutto una mentalità, che sta muovendosi per colonizzare il mondo. Una colonizzazione di un nuovo genere, portata avanti da numerosi missionari (industriali, università, think thank) e da una classe politica che incoraggia l'edificazione di diverse Valley sui cinque continenti, sotto forma di ecosistemi digitali e di incubatori di start-up. Sadin mostra come un capitalismo di tipo nuovo stia agendo per istituire un tecnoliberismo che, attraverso oggetti connessi e l'intelligenza artificiale, intende ottenere profitti dai piú semplici dei nostri gesti, inaugurando l'era dell'«industria della vita». -
Il silenzio è cosa viva. L'arte della meditazione
Nel mondo di Chandra, dove la parola è anche immagine e poesia, meditare è anzitutto stare fermi; sedersi e seguire umilmente e con pazienza il respiro, accoglierlo in silenzio, conoscere ma senza pensare. rnrnLasciare spazio intorno ai gesti ordinari, dargli una stanza, li fa brillare, permette che aprano un varco nell’oscurità in cui di solito viviamo, nel nostro quotidiano sonno. Allora, pian piano, si ricevono le visite: sono i miracoli del notornrnMeditare è seguire i movimenti della nostra mente smettendo di affaccendarci in azioni, pensieri, preoccupazioni per il futuro, ricordi del passato. Meditare non è fare il vuoto intorno a noi. Anzi: è non separare i mondi, non dividere quel che consideriamo spirituale da quel che riteniamo ordinario. E i gesti quotidiani di cucinare, lavare i piatti, telefonare, pulire, leggere possono diventare forme di preghiera. È insomma stare dentro noi stessi, dentro tutto ciò che siamo in quel momento, consapevolmente. Spesso si pensa che la soluzione al dolore e all'ansia sia altrove, ma è nel dolore la soluzione del dolore (e nell'ansia la soluzione dell'ansia). Sentendolo, abitandolo, assaporandolo, non è piú un estraneo, ma a poco a poco un ospite scomodo, irruente, tempestoso e infine un pezzo di noi. Lasciare spazio intorno ai gesti ordinari, dargli una stanza, li fa brillare, permette che aprano un varco nell'oscurità in cui di solito viviamo, nel nostro quotidiano sonno. Allora, pian piano, si ricevono le visite della consapevolezza: sono i miracoli del noto. -
L' agente del caos
L'agente del caos è un libro dove realtà e finzione si intrecciano senza sosta, dando per la prima volta voce, senza alcun moralismo e senza ipocrisia, all'autocoscienza segreta e dionisiaca di un'intera generazione. rnrn""– Il suo racconto è privo. – Ne ho sentite anche di peggio, mi creda. – Privo perché manca l'elemento essenziale, – riprese, imperterrito, Flint. – E quale sarebbe questo elemento essenziale? – lo interrogai, sarcastico. Cominciavo a perdere la pazienza. Flint assunse un'aria ispirata. – Il caos. Manca il caos. – Io mi sono attenuto alle fonti, – protestai. – Le fonti! Non deve credere a tutte le notizie che si spacciano ogni giorno. Meglio affidarsi a testimoni piú attendibili, quando si ha la fortuna di incontrarli. – Sta parlando di lei, per caso? – Sí. – E perché dovrei crederle? Flint allargò le braccia. – Io c'ero""""rnrnrnI ragazzi volevano cambiare il mondo. Jay Dark doveva distruggere i ragazzi. In ogni caso, il mondo non fu mai piú lo stesso. Dopo la pubblicazione di un breve romanzo ispirato alla vita di Jay Dark, agente provocatore americano la cui missione era inondare di droga i movimenti rivoluzionari degli anni Sessanta-Settanta allo scopo di annullarne lo slancio, uno scrittore romano viene contattato da un avvocato californiano, un certo Flint, che ha letto il libro ed è perplesso. La vera storia di Jay Dark è molto diversa, lui può raccontarla: lui c'era. Come in un classico di Conrad, la narrazione di Flint spalanca all'improvviso uno scenario internazionale stupefacente. Un'autentica camera delle meraviglie che attraversa trent'anni della storia occidentale, tra servizi deviati, ex nazisti, trafficanti, terroristi, poliziotti onesti e poliziotti corrotti, sesso, ideali e concerti rock. Originalissimo, avvincente, ricco di personaggi sopra le righe, L'agente del caos è un libro dove realtà e finzione si intrecciano senza sosta, dando per la prima volta voce, senza alcun moralismo e senza ipocrisia, all'autocoscienza segreta e dionisiaca di un'intera generazione."" -
Fame. Storia del mio corpo
La storia di un desiderio insaziabile, di battaglie sempre perse contro un corpo ammutinato, di una lotta contro una cultura che spinge le donne a odiarsi se non corrispondono alle aspettative.rnrn«Il suo corpo è una scena del crimine? Roxane Gay racconta il suo lungo, commovente viaggio per lasciarsi alle spalle la vergogna» - The New York Times Book Reviewrn«Un libro indimenticabile che ogni donna dovrebbe leggere» - San Francisco Chroniclern«Nello spazio di una pagina, Gay sa passare dalla leggerezza alla satira sociale, intessendo la propria vicenda di un'ironia straziante» - The Guardianrnrn«Vivo in questo corpo ribelle da oltre vent'anni. Ho tentato di farci la pace. Ho tentato di amarlo o almeno tollerarlo in un mondo che lo disprezza e basta. Ho taciuto la mia storia in un mondo che presume di conoscere il perché del mio corpo, o di qualsiasi corpo grasso. Ora ho scelto di non tacere piú». rnrn In principio è il candore dei dodici anni. Quando pensi che nessuno a cui vuoi bene possa farti del male. Poi succede l'impensabile. Un atto di violenza feroce. E Roxane, annientata dalla vergogna, incapace di parlare o chiedere aiuto, comincia a mangiare, mangiare, mangiare. A barricarsi in un corpo che diventa ogni giorno piú inespugnabile dagli sguardi maschili, una fortezza dove nessuno sarà piú capace di raggiungerla. Quella di Roxane Gay è la storia di un desiderio insaziabile, di battaglie sempre perse contro un corpo ammutinato, di una lotta contro una cultura che spinge le donne a odiarsi se non corrispondono alle aspettative. Ma la fame di Roxane Gay è anche il motore della sua fenomenale spinta creativa e della sua sulfurea personalità. Oggi è un'intellettuale, attivista e scrittrice, una delle voci piú rispettate della sua generazione. Soprattutto una donna che ha trovato le parole per raccontare la propria storia.