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L' aria di un crimine
Un cadavere viene trovato accanto a una fontana nella piazza del paese. Nessuno l'ha visto da vivo, nessuno sa chi sia. L'indagine sembra senza speranza, anche perché la gente di Región è abituata a parlare pochissimo e a compiere nel silenzio le proprie vendette. Una carrellata di personaggi memorabili, una lingua affascinante, da far girare la testa. Nel suo unico giallo Juan Benet, per molti il piú grande scrittore spagnolo del Novecento, mette in crisi i canoni del genere poliziesco esaltando nell'ambiguità la forza della letteratura.rn«Il segreto del libro, al di là dello stile superbo, risiede nella costruzione del racconto, una trappola tesa al lettore con quella serie di eventi che pe alcune settimane alterano lo scorrere ordinario del tempo a Región, prima che il solito pesante mantello di silenzio copra di nuova ogni cosa» - Cristina Taglietti, la Lettura«Questo romanzo è un incontro di solitudini: quella di chi l'ha scritto con quella di chi lo legge» - Gabriele Romagnoli, Robinson«Nella letteratura di Benet non è questione di afferrare o seguire una storia terrificante e magnifica, ma di leggere, e di fare una pausa e meravigliarsi, e di continuare a leggere» – Javier Marías«Juan Benet, convinto che l'umanità continui «a essere tribale», in L'aria di un crimine affida alla voce del narratore il linguaggio del numinoso che esalta l'onnipotenza dei fenomeni naturali, ostili dalla notte dei tempi a ogni forma di civiltà. Il fatto che Región stia andando in rovina, anche (ma non solo) come conseguenza della guerra civile, conferma soltanto l'andamento ciclico della storia del mondo. Il male ha radici piú oscure e universali, come già temevano uno scienziato e un umanista che agli albori del XX secolo misero a soqquadro i fondamenti delle nostre conoscenze. In una lettera del 1932 Albert Einstein domanda a Sigmund Freud se ci sia un modo di liberare per sempre l'umanità dalla sventura della guerra. Piuttosto a disagio, nella sua risposta articolata Freud conclude di non avere speranze che la pulsione di morte si allenti. Con pari sgomento, Juan Benet è in allerta fin da giovane, ma non per questo capitola. Ne è prova la sua scrittura nata da un desiderio che non si acquieta, da una mancanza che di racconto in racconto rilancia il dilemma, scava, attende.» (dalla prefazione di Elide Pittarello) -
Le tre vedove
Blake è morto. Lo ha ucciso la moglie. Ma quale delle tre?rn«Quinn scrive con passione di temi fondamentali quali la violenza domestica, la poligamia e le sette religiose, ma il tema che sembra starle piú a cuore è l’amicizia tra donne». - New York Times Book Reviewrn«Un romanzo entusiasmante». - Alex MichaelidesrnRachel, la prima moglie, è obbediente e sottomessa. Tina è la ribelle. Emily è semplicemente troppo giovane. Quando il cadavere di Blake Nelson viene ritrovato sotto il sole del deserto, a essere sospettate sono loro: le tre vedove. Blake Nelson è cresciuto nella Chiesa dei santi dell’ultimo giorno, quella mormone. Ma non ha mai accettato il divieto di poligamia. Si è preso un pezzo di terra desolato nell’angolo piú remoto dello Utah, deciso a viverci seguendo le sue regole. E cosí ha fatto, con le tre mogli, fino al giorno della sua morte violenta. Quando Rachel, Tina ed Emily vengono interrogate dalla polizia ha inizio un gioco di silenzi, mezze verità e sottili minacce. Chi sarà a parlare? Chi accuserà per prima le altre? O l’aver condiviso un uomo e una casa le ha rese alleate? -
Il pozzo delle anime. Un’indagine dell’inquisitore Girolamo Svampa
Anno Domini 1626. Uno spirito malvagio si aggira per l’ex rncapitale estense. Molti lo credono il malach ah-mavet, l’angelo della morte. Di sicuro è un assassino spietato, che profana i rncorpi delle vittime per compiere un rituale arcano.rnL’incarico di fermarlo è affidato all’inquisitore Girolamo rnSvampa, che il Sant’Uffizio, stanco della sua condotta ribelle, rnvuole allontanare da Roma. Giunto in città, il frate domenicano rndovrà far luce su un mistero reso ancora piú oscuro dagli rnapparenti legami con la qabbalah. Intanto, l’autore dei delitti rncontinua a nascondersi nelle vie anguste del ghetto, autentico rn«serraglio» in cui è stata rinchiusa una comunità di rnmillecinquecento persone tra sefarditi, aschenaziti e italkim. rnMa non saranno solo gli omicidi a tenere occupato lo Svampa. rnPerché nella vicenda si inserirà anche Margherita Basile, rnammaliante donna d’intrigo della corte papalina, e il suo rnintervento risulterà quanto mai decisivo. -
Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria
La riedizione del capolavoro demartiniano consente di riscoprire in tutta la sua complessità, al di là dell'interpretazione convenzionale che enfatizzava la portata della componente meridionalista, un impianto teorico eccezionale, frutto del concorso di molteplici saperi.In questo libro Ernesto De Martino risale alle radici dell'esigenza umana di rifiutare la morte nella sua scandalosa gratuità e, di riflesso, procurare al defunto una «seconda morte» culturalmente definita, mediante il ricorso a determinate pratiche rituali. Tra queste, l'istituto del lamento funebre, rivolto ai vivi non meno che ai defunti, poiché la piena del dolore rischia di compromettere l'integrità della presenza dei sopravvissuti. Qui sta la funzione piú profonda del pianto rituale, che non cancella la crisi del cordoglio ma l'accoglie in sé, trasformandola in disciplina culturale capace di mantenere il pathos al riparo dall'irruzione della follia. In ciò risiede la sua umanissima sapienza, il cui valore trascende i limiti storici di diffusione del fenomeno, e al quale s'abbandona persino la Madonna al cospetto della morte del Figlio, nonostante l'accesa polemica cristiana contro il costume pagano. Dall'analisi del fenomeno, ridotto allo stadio di «relitto folklorico», scaturisce il bisogno di estendere l'analisi alle antiche civiltà agrarie del Mediterraneo, al cui interno l'istituto del lamento funebre visse la stagione del suo massimo splendore, fino al progressivo declino, causato dallo scontro con il cristianesimo trionfante. De Martino si interroga infine sul problema della risoluzione laica della crisi del cordoglio, e l'Atlante figurato del pianto riflette mediante un sapiente uso delle immagini l'affascinante itinerario dell'Autore, che sollecita un confronto con l'Atlante Mnemosyne di Aby Warburg. La riedizione del capolavoro demartiniano consente di riscoprire in tutta la sua complessità, al di là dell'interpretazione convenzionale che enfatizzava la portata della componente meridionalista, un impianto teorico eccezionale, frutto del concorso di molteplici saperi. -
Quale universo? Come la fisica fondamentale ha smarrito la strada
La storia delle riflessioni umane sul cosmo, dall'astrologia babilonese alla rivoluzione quantistica: un racconto avvincente sulla nascita della scienza moderna e su come la fisica fondamentale stia regredendo alle sue radici prescientifiche.All'inizio del Seicento, Galileo si liberò dal giogo dell'antica filosofia platonica e aristotelica. Affermando che la comprensione della realtà si sarebbe dovuta basare su ciò che possiamo osservare e non sul pensiero puro, Galileo rivoluzionò drasticamente la nostra visione del mondo naturale. In questo modo inventò quella che è stata chiamata scienza e preparò il terreno a Keplero, Newton ed Einstein. Ma all'inizio del Ventesimo secolo la scienza inizia a cambiare rotta. Quando la fisica quantistica condusse in regni sempre piú lontani da ciò che si poteva osservare direttamente, i teorici furono costretti ad affidarsi alle virtú estetiche della matematica per sviluppare la loro concezione della realtà fisica. Per molti fisici, il potere della matematica iniziò a sostituire le intuizioni scientifiche su cui si erano basati i predecessori. Questo processo, però, rese le loro teorie sempre piú resistenti all'esame sperimentale e all'osservazione. Di conseguenza, oggi gran parte della fisica teorica è ancora una volta piú simile alla filosofia di Platone che al modello secolare di scienza da cui ha avuto origine. Ma la scienza che ha perso ogni collegamento con i fenomeni misurabili, si chiede David Lindley in questo libro, è ancora scienza?«Immaginare che la fisica potesse rendere conto di ogni singolo dettaglio della costruzione e dei contenuti del nostro universo era senza dubbio esagerato, ma ora la ricerca sembra essere finita all'estremo opposto. Secondo l'ipotesi del multiverso, la risposta a quasi ogni domanda su come o perché il nostro universo ha l'aspetto che ha è che una risposta non esiste. Nel nostro universo le cose hanno questo aspetto, ma in qualche altro universo ne hanno uno diverso. È un bel passo indietro rispetto alle stravaganti speranze di qualche decennio fa. In piú, ne deriva una domanda provocatoria: esattamente, che cosa stanno cercando di ottenere oggi gli studiosi di fisica fondamentale? Se le loro teorie non hanno uno specifico potere esplicativo riguardo al nostro universo in particolare, a quale domanda piú generale, se ne esiste una, stanno cercando di rispondere? Questo nuovo libro è la mia esplorazione di quella domanda e giunge ad alcune conclusioni che pochi fisici che si occupano di questioni fondamentali o cosmologiche saranno felici di sentire.» -
Il clima che cambia l'Italia. Viaggio in un Paese sconvolto dall'emergenza climatica
Il riscaldamento climatico non è altrove: è già qui, in Italia, e sta cambiando il paesaggio, la terra, i fiumi, il mare, i distretti economici e i nostri prodotti.Gli effetti del riscaldamento climatico sono già arrivati in Italia. Il clima sta cambiando velocemente e questo libro raccoglie testimonianze dalla viva voce di chi già oggi è toccato nella sua attività quotidiana dalle trasformazioni in atto nel nostro Paese. È la narrazione di agricoltori, pescatori, guide alpine, maestri di sci, albergatori, guardie forestali, insomma le persone che vedono una preoccupante accelerazione dei fenomeni che stanno cambiando i luoghi di cui si prendono cura. Un moderno Grand Tour, insomma, che raccontando la grande bellezza del nostro Paese racconta anche come siamo vicini a perdere molte delle nostre peculiarità se non agiremo in fretta e con determinazione. Completano il libro due interviste dell'autore a personalità d'eccezione: Michelangelo Pistoletto e Carlo Petrini. Entrambi, da par loro, intervengono su un tema cosí rilevante quale il riscaldamento climatico per l'Italia. -
Per non morire d'arte
Si può morire d'arte per aver scoperto d'essere immersi in un brodo creativo svuotato di certezze e convinzioni, morire per la malinconia di vivere il tempo delle superchiacchiere, sommersi da cataste di oggetti eterogenei, merce tra le merci, schiavi del dogma dell'indifferenza estetica, condannati alla dannazione del prezzo.rn«Un viaggio attraverso i dissonanti territori dell'arte contemporanea, che procede per snodi: dall'avvento in Europa della Pop Art al situazionismo, dalla Patafisica al cinema underground, dal concettualismo al postmodernismo, dal neo-monumentalismo epico ai neo-dadaismi» - Vincenzo Trione, la LetturaD'arte si può morire per la malinconia di un'avventura solitaria, vuota di teorie e teorici, per la vacuità dei gesti pensati eroici e persi tra gli accumuli di opere-merce dell'era dell'everything goes. Questo sostiene Ugo Nespolo, una delle figure piú interessanti del panorama artistico italiano, la cui significativa complessità dottrinale e teorica parla del fare arte come possibilità di dare ancora energia a un mestiere che pare lentamente evaporato. Ironia e gioco come mezzo espressivo di un linguaggio creativo ed ecclettico carico di apporti concettuali: «Non si può fare arte senza riflettere sull'arte». -
Declino Italia
L'Italia è in declino perché è organizzata in modo iniquo e inefficiente. Le rendite di pochi comprimono le opportunità di molti, e sono protette dalla tensione tra la razionalità individuale e l'interesse collettivo. Questa logica è ferrea ma reversibile. Una battaglia di idee può cambiarla, liberando energie ora sperperate, e avviare il rilancio.Questo libro tenta una lettura unitaria delle cause economiche e politiche del declino dell'Italia, che dura da un quarto di secolo. La tesi di fondo è che il Paese è organizzato in modo meno equo ed efficiente dei suoi pari: la supremazia della legge e la responsabilità politica sono piú deboli, in particolare, e ciò comprime sia la produttività delle imprese sia le opportunità dei cittadini. Il senso di questo equilibrio politico-economico è la difesa della rendita, e la sua forza è la tensione tra la razionalità individuale e l'interesse collettivo. Questa logica è ferrea ma reversibile. Una battaglia di idee può scardinarla, liberando energie civili e risorse materiali ora sperperate, e avviare il rilancio. -
I comunisti italiani e gli altri. Visioni e legami internazionali nel mondo del Novecento
A cent'anni dalla scissione di Livorno del gennaio 1921, questo libro rilegge protagonisti e momenti principali della storia del comunismo italiano in un'ottica internazionale, fino alla sua conclusione dopo la caduta del Muro di Berlino nel novembre 1989.I comunisti italiani si rappresentarono sempre come una forza nazionale e internazionale, seppure declinando i due termini in modi assai diversi tra loro nel corso del tempo. Silvio Pons ricostruisce le loro visioni, i legami e le strategie come un particolare caso di studio del comunismo globale. Tramite l'intera parabola del Pci, è possibile vedere i nessi e le interazioni molteplici tra la storia italiana e questioni cruciali del Novecento quali l'impatto della rivoluzione bolscevica nel 1917, le esperienze dell'antifascismo e dello stalinismo, la guerra fredda e la divisione dell'Europa, la decolonizzazione e la nascita del mondo postcoloniale, il «Sessantotto globale», il ruolo della Comunità Europea, la fine del comunismo in Europa. Silvio Pons rilegge visioni, legami, protagonisti e momenti principali nella storia del comunismo italiano come un particolare caso di studio del comunismo globale. La cultura politica espressa da gruppi dirigenti a forte vocazione intellettuale e da personalità come Gramsci, Togliatti, Berlinguer viene analizzata nelle visioni dell'ordine europeo e mondiale, nella costruzione di senso dei nessi tra identità nazionali e appartenenze internazionali, nell'approccio ai temi della pace e della guerra. L'internazionalismo fu una genealogia rivoluzionaria, un fondamento simbolico, un complesso di pratiche e una cultura condivisa. I comunisti italiani si ritagliarono un posto specifico nel progetto globale nato nel 1917, dando vita al principale partito comunista in Occidente e proponendosi come coscienza critica di una «comunità immaginata» su scala mondiale. Piú di ogni altra cultura politica italiana, si legarono a influenze e connessioni transnazionali, con il risultato controverso di contribuire alla frattura della comunità nazionale nella guerra fredda e di esercitare un'opera di mediazione oltre i confini e le rappresentazioni dell'ordine bipolare. Il loro internazionalismo si trasformò nel corso del tempo, sebbene senza mai recidere del tutto il legame esistenziale con la matrice originaria, fino a confluire nella visione dell'Europa come soggetto della politica mondiale. Un'eredità che ha senso rivisitare oggi, in un tempo che registra il declino degli internazionalismi del secolo scorso mentre il mondo transnazionale stenta a emergere. -
Questa terra è la nostra terra. Manifesto di un migrante
Secondo il dio Indra, protettore dei viaggiatori, «non c'è felicità per colui che non viaggia». Le persone non sono piante. Le migrazioni sono una costante della storia umana. E oggi piú che mai, perché le conseguenze del colonialismo, delle guerre, del cambiamento climatico hanno reso la vita impossibile nei loro Paesi d'origine a milioni di persone. Siamo un pianeta in movimento e Suketu Mehta, con la chiarezza e la passione che l'hanno reso celebre, ci racconta perché questa è la cosa migliore che potesse capitarci.«Scritto con dolore e collera, ""Questa terra è la nostra terra"""" è un libro decisivo per i nostri tempi, un'appassionata difesa della condizione di migrante. Perché meritiamo di essere accolti, e non temuti» – Salman Rushdie«Siamo qui perché voi siete stati lí»: è cosí che rispondeva il nonno di Mehta a chi gli chiedeva perché avesse lasciato l'India per l'Inghilterra. Una risposta semplice, diretta, cosí come è diretto Mehta nell'affrontare l'argomento in Questa terra è la nostra terra. Partendo dalla sua esperienza personale – lo scrittore è emigrato ragazzo da Bombay a New York con la sua famiglia –, Mehta fa il giro del mondo per delineare il quadro della situazione in Occidente: dalla frontiera tra Messico e Stati Uniti, alla recinzione che separa il Marocco da Melilla, alle politiche islamofobe di molti governi europei, il sentimento prevalente è la paura. Perché le storie di chi ogni giorno lavora e lotta duramente per conquistare diritti che dovrebbero essere scontati sono offuscate dai discorsi altisonanti pieni di retorica populista. E allora tutti a difendersi, chiudersi, respingere invece di accogliere. È un errore, e Mehta lo racconta in questo vero e proprio manifesto a favore dell'immigrazione: non si può che trarre vantaggio dall'apertura, dall'accoglienza, dallo scambio. Appassionato, intenso, tenero, pieno di storie e personaggi memorabili, Questa terra è la nostra terra è una lucida lettura del presente, e un incoraggiamento a cambiare il futuro."" -
Spatriati
Libro vincitore del Premio Strega 2022Claudia entra nella vita di Francesco in una mattina di sole, nell'atrio della scuola: è una folgorazione, la nascita di un desiderio tutto nuovo, che è soprattutto desiderio di vita. Cresceranno insieme, bisticciando come l'acqua e il fuoco, divergenti e inquieti. Lei spavalda, capelli rossi e cravatta, sempre in fuga, lui schivo ma bruciato dalla curiosità erotica. Sono due spatriati, irregolari, o semplicemente giovani. Un romanzo sull'appartenenza e l'accettazione di sé, sulle amicizie tenaci, su una generazione che ha guardato lontano per trovarsi.«Una grande storia libera di questo tempo sghembo» – Concita De Gregorio, la Repubblica«Un romanzo baciato da qualcosa di magico: l'incontro tra scrittura e personaggi, tra senso poetico e precisione, tra forza e verità nel raccontare il proprio tempo – Annelena Benini, Il Foglio«Una trama che s'infittisce, e scolpisce i personaggi raccontati da Mario Desiati con la precisione e la bellezza della sua prosa generosa e affilata insieme» – Lisa Ginzburg, Avvenire«Leggendolo ci sentiamo vivi, non semplicemente elettrizzati: vivi in ogni inconfessata sfumatura mentre camminiamo spavaldi su quel lato della luna che non a tutti è dato vedere» – Nadia Terranova, tuttolibri«A volte si leggono romanzi solo per sapere che qualcuno ci è già passato.»Claudia è solitaria ma sicura di sé, stravagante, si veste da uomo. Francesco è acceso e frenato da una fede dogmatica e al tempo stesso incerta. Lei lo provoca: lo sai che tua madre e mio padre sono amanti? Ma negli occhi di quel ragazzo remissivo intravede una scintilla in cui si riconosce. Da quel momento non si lasciano piú. A Claudia però la provincia sta stretta, fugge appena può, prima Londra, poi Milano e infine Berlino, la capitale europea della trasgressione; Francesco resta fermo e scava dentro di sé. Diventano adulti insieme, in un gioco simbiotico di allontanamento e rincorsa, in cui finiscono sempre per ritrovarsi. Mario Desiati mette in scena le mille complessità di una generazione irregolare, fluida, sradicata: la sua. Quella di chi oggi ha quarant'anni e non ha avuto paura di cercare lontano da casa il proprio posto nel mondo, di chi si è sentito davvero un cittadino d'Europa. Con una scrittura poetica ma urticante, capace di grande tenerezza, dopo Candore torna a raccontare le mille forme che può assumere il desiderio quando viene lasciato libero di manifestarsi. Senza timore di toccare le corde del romanticismo, senza pudore nell'indagare i dettagli piú ruvidi dell'istinto e dei corpi, interroga il sesso e lo rivela per quello che è: una delle tante posture inventate dagli esseri umani per cercare di essere felici.Proposto da Alessandro Piperno al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:«Lasciatemi dire, anzitutto, che sono pochi gli scrittori italiani contemporanei che abbiano saputo imprimere al proprio itinerario letterario una coerenza così implacabile. Dai tempi lontani Desiati ha saputo restare fedele al suo mondo con un'ostinazione sorprendente. Ecco, a mio giudizio, Spatriati è il suo libro migliore, il fiore della maturità, quello in cui i temi, le atmosfere e lo stile raggiungono una sintonia incantevole. C'è... -
Un bacio dietro al ginocchio
Una madre, una figlia poco piú che ventenne, le quattro pareti della loro casa e un duello di parole e silenzi. Poi una mano chiude a chiave una porta, e quel gesto è uno spartiacque tra il prima e il dopo. Ci sono libri che ti trascinano nel cuore di un mistero rispettandolo, facendolo risuonare sino all'ultimo. Questo libro è cosí: un ingranaggio narrativo perfetto. Ti catapulta con forza nella testa di due personaggi feriti e vivissimi, ti fa vedere con i loro occhi, sentire con la loro pelle, procedere a tentoni con loro. A un passo dal mistero.«Conflitti, segreti e molte bugie. Carmen Totaro descrive la più complessa delle relazioni» - Maurizio Crosetti, Robinson«Una parola nuova sull'essere madri e figlie. Questo è un libro da non mancare» - Paolo Giordano«Forse, se ne avesse avuto coscienza, avrebbe potuto confessarle che la ammirava in un modo strano e terribile, perché può arrivare il momento in cui si deve avere il coraggio di bruciare tutto, anche la propria madre.»Tutto ha inizio con una cena come tante: una madre e una figlia sedute a un tavolino sulla Darsena, a metà giugno, con un bicchiere di vino in mano e molti pensieri in testa. Le due chiacchierano del piú e del meno, soprattutto del meno, con una tensione che cresce dietro ogni parola. E poi, scena dopo scena, l'impensabile. Mentre la madre sta facendosi un bagno, il gas invade l'appartamento e la figlia esce da quella casa per non tornare. Cos'è successo davvero quella sera? Dov'è Elisa, perché è fuggita? Perché si è inventata per anni una vita che non era la sua? E soprattutto perché Ada, mentre indaga seguendo le sue tracce, fa di tutto per coprirla? Un romanzo che non riesci a smettere di leggere grazie al montaggio ipnotico e alla magia di una scrittura calibratissima. Carmen Totaro, con un incedere senza scampo, con una sensibilità unica per i dettagli che racchiudono il senso di intere relazioni, scrive la storia indimenticabile del distacco tra una madre e una figlia, e forse del loro ritrovarsi. Cosí, quando giri l'ultima pagina di questa storia familiare che indaga quel confine sottilissimo tra ciò che è normale e ciò che non può dirsi tale, senti che quello che stringi tra le mani non è solo un noir psicologico di fortissimo impatto: è molto di piú. È un libro che ci contiene tutti e che ci porta in acque profonde. -
La ragazza A
Una storia di abisso e redenzione, di legami familiari malati e affetti che sconfiggono il tempo.«La Ragazza A. La ragazza che era scappata. Se qualcuno poteva farcela, quella eri tu.»rn«Abigail Dean entra nella letteratura con la potenza di un ariete. Provate a smettere e ditemi se ci riuscite». - Niccolò Ammanitirn«Abigail Dean, avvocato del team di Google, fa centro con un romanzo sul filone del ""ritorno alla normalità"""" dopo un sequestro. Evitando commozioni e ricette facili» - Mariarosa Mancuso, Robinsonrn«Un romanzo fantastico». - Paula Hawkinsrnrn«È raro che un romanzo affronti un dramma psicologico in modo tanto coinvolgente e dipinga i personaggi con tratti così profondi. La Ragazza A è un classico dei giorni nostri». - Jeffery DeaverLex non vuole piú pensare alla sua famiglia. Non vuole piú pensare all'infanzia degli orrori. Non vuole piú pensare a sé stessa come la Ragazza A, quella che era riuscita a scappare. Ma quando molti anni dopo sua madre muore lasciando la vecchia casa in eredità, la voragine del passato si spalanca di nuovo sotto i suoi piedi. Lex vorrebbe trasformare l'edificio in un luogo di pacificazione, ma per prima cosa deve fare i conti con i sei fratelli e con l'indicibile infanzia che hanno condiviso. Cosí, quella che comincia come un'adrenalinica storia di sopravvivenza e riscatto, diventa racconto di rivalità tra fratelli e alleanze ancestrali."" -
L' uomo del porto
Catania. Nella grotta di un fiume sotterraneo usata come saletta da un locale molto noto viene ritrovato il cadavere di un uomo: lo hanno accoltellato. Una brutta faccenda su cui dovrà fare luce il vicequestore Vanina Guarrasi che, come se non bastasse, da qualche settimana è pure sotto scorta.«La migliore scrittrice di storie di poliziotte in circolazione» – Severino Colombo, Corriere della Sera«Cristina Cassar Scalia conduce il lettore negli angoli più bui di Catania, lo spinge a vedere oltre le apparenze, a inseguire i fantasmi della città che si agitano tra la vecchia pescheria, i quartieri popolari e quelli benestanti. E nello stesso tempo riavvolge il passato di Vanina e la spinge a confrontarsi con i suoi incubi.» - Stefania Parmeggiani, RobinsonVincenzo La Barbera, professore di filosofia presso il liceo classico, era un tipo solitario, che usava come casa una vecchia barca a vela ormeggiata nel porto ed era amatissimo dagli studenti. Niente debiti, né legami con la malavita. Eppure qualcuno lo ha ucciso, lasciando il suo corpo nel letto dell'Amenano, un corso d'acqua che secoli fa un'eruzione dell'Etna ha ricoperto di lava e che ora scorre sotto il centro storico della città. Vanina Guarrasi – la cui esistenza si è complicata, casomai ce ne fosse bisogno, per via di una minaccia di morte giunta dalla mafia palermitana – prende in mano l'indagine. Di indizi, nemmeno l'ombra. Il mistero è assai complesso, e forse ha le sue radici nel passato ribelle della vittima. Per risolverlo, però, Vanina potrà contare ancora una volta sull'aiuto dell'impareggiabile commissario in pensione Biagio Patanè. -
Mirabilis. Cinque intuizioni (più altre in arrivo) che hanno rivoluzionato la nostra idea di universo
La conoscenza del cosmo è una storia di balzi in avanti, autentiche rivoluzioni che hanno messo in crisi certezze radicate, sostituendole – talvolta a fatica – con altre. Ersilia Vaudo ce le racconta e ce le spiega in un libro pieno di fascino. Una meravigliosa avventura attraverso una serie di «capovolgimenti del mondo», per comprendere meglio una realtà che ci sfugge e di cui tuttavia facciamo parte. La mano che fa cadere la mela da un albero è la stessa che muove gli ingranaggi celesti: la gravità. Questa di Newton è una delle grandi intuizioni che hanno cambiato il nostro modo di leggere l'universo. Poi ne sono arrivate altre. Duecento anni dopo, Einstein introduce un nuovo stravolgimento. Con la promozione della velocità della luce a grandezza assoluta, nella teoria della relatività speciale spazio e tempo si legano per sempre. E nella teoria della relatività generale la gravità si trasforma, diventa l'impronta lasciata dalla materia nella geometria «molle» dello spaziotempo. Di lí a poco, un'ulteriore sorpresa. Lo sguardo di Hubble svela la possibilità di un universo non piú statico e immutabile, ma in espansione, con un inizio, un'età, una storia. Intanto Dirac dalle soluzioni di un'equazione fa emergere l'antimateria. Da capire, però, resta ancora molto. Sappiamo che l'espansione dell'universo accelera, ma non cosa la spinge. E se il nostro universo fosse una delle tante bolle di una schiuma cosmica? Se esistessero altre dimensioni arrotolate su sé stesse e a noi invisibili? Mirabilis è un biglietto per un viaggio in luoghi cosí sconosciuti da apparire fantastici. -
Il narratore ferito. Corpo, malattia, etica
Un saggio imprescindibile per gli addetti ai lavori – i professionisti della salute, gli studenti e i ricercatori –, ma anche per quanti si trovino a dover prestare orecchio alla voce della sofferenza, propria e altrui. Perché siamo tutti narratori feriti. O tutti possiamo esserlo.Quella della malattia è un'esperienza sempre piú diffusa nei nostri tempi. Paradossalmente, è proprio grazie ai progressi della medicina che spesso si prolunga, insieme con la nostra vita, anche la delicata e dolorosa permanenza nel «regno dello star male». Non siamo semplici pazienti: rimaniamo persone che cercano di scendere a patti, giorno dopo giorno, con la sofferenza fisica. Ecco perché non si può arrivare impreparati a un momento cosí importante. Ci vogliono una guida e un compagno, servono riflessioni e strumenti, sono necessarie le storie di chi ci è già passato. C'è bisogno, in una parola, di raccontare. In un libro che ormai merita il titolo di classico, Arthur W. Frank riesce a fornire tutto questo: ci aiuta a capire, elaborando tre modelli narrativi che hanno fatto storia, come il corpo si esprima attraverso la testimonianza della malattia. Un'opera unica, capace di tenere insieme, in un modo comunque accessibile, la sociologia e la psicologia, la filosofia e l'antropologia, raccogliendo una serie di storie toccanti, compresa quella dell'autore. -
La neve di Yuzawa. Immagini dal Giappone
Un suggestivo viaggio che dai quartieri di Tokyo arriva ai luoghi piú remoti del Giappone, alla scoperta di autori delle piú diverse epoche. Un intreccio di storia, realtà contemporanea e rappresentazione poetica e letteraria che dà luogo a un'originale geografia culturale di una civiltà dai caratteri inimitabili.Un suggestivo viaggio che dai quartieri di Tokyo arriva ai luoghi piú remoti del Giappone, alla scoperta di autori delle piú diverse epoche: dalla dama di corte Murasaki Shikibu, autrice del Genji monogatari, sullo sfondo dei cedri gemelli del monte Hatsuse, all'iconoclasta Shibusawa Tatsuhiko, con il suo angolo delle Sei Vie, a Kyoto, dove si cela il pozzo che conduce agli inferi. E poi naturalmente Mishima Yukio, Kawabata Yasunari e Tsushima Yuko, che riassumono le contraddizioni del secolo appena terminato, e i poeti degli ultimi decenni. Ventotto tappe che toccano sia i luoghi resi famosi da una citazione letteraria, sia altri meno noti: il laghetto all'interno dell'Università di Tokyo descritto da Natsume Soseki, il localino underground di Shinjuku reso famoso da Murakami Haruki, il lembo estremo delle Ryukyu, Hiroshima risorta dalle sue ceneri, l'isola di Sado rifugio dell'ibis crestato... Il costante intreccio di storia, realtà contemporanea e rappresentazione poetica e letteraria che ne deriva dà luogo a un'originale geografia culturale di una civiltà dai caratteri inimitabili. -
Il corpo, il rito, il mito. Un'antropologia dello sport
Lo sport sembra oggi aver conquistato definitivamente il proprio ruolo di «fatto sociale totale» privilegiato per leggere dinamiche culturali piú generali. Eppure non sempre ha goduto di grande considerazione da parte degli scienziati sociali. In particolare, per quello che riguarda l'antropologia, l'attività sportiva ha scontato almeno due pregiudizi: quello di essere legata al tempo libero e quindi di essere percepita come attività ludica e «poco seria» rispetto ad altre che riguardano la struttura familiare, economica, politica o religiosa di una società; e quella di essere considerata troppo legata al corpo e in qualche modo alla natura. Come se il corpo non fosse esso stesso connesso a dinamiche e logiche culturali.Oggi lo sport è ovunque un grande teatro che coinvolge identità nazionali e capacità di trasformazione culturale; un laboratorio ove sperimentare fattori di ibridazione e meticciato; un fenomeno globale e insieme locale; una fiera delle vanità, una vetrina internazionale – le Olimpiadi, i Campionati del Mondo, i tornei del Grande Slam di tennis – nella quale si esibiscono atleti ma anche filosofie, modi di intendere la religione, il mito, il rito, l’etica, il fair play. Attraverso un’analisi antropologica dello sport – di come un popolo scelga, pratichi, concepisca, si appassioni a una disciplina anziché a un’altra, e di come ne parli, e ne scriva – si può insomma capire come funziona tutta una società. -
Europa romanza. Sette storie linguistiche
Un viaggio alla ricerca delle radici linguistiche europee, tra la fine del Medioevo e l'inizio dell'età moderna. Dal Mediterraneo all'Inghilterra, dalla penisola iberica al Mar Egeo, o lungo la porosa frontiera che corre a ovest e a sud del mondo germanico, questo libro propone sette storie di donne e di uomini, di ebrei e di cristiani, di mercanti viaggiatori e di persone stanziali che vivono a contatto di piú lingue, dentro o sui confini della Romània.Nei documenti che li riguardano, di solito dedicati a vicende private e in genere liberi da qualsiasi preoccupazione letteraria, i volgari italiani, il francese, lo spagnolo, il catalano, il provenzale si mescolano tra loro, oppure incontrano il greco, l'arabo, l'ebraico, l'inglese o il tedesco. Manoscritti conservati in archivio, in molti casi dimenticati per secoli, aprono cosí una via d'accesso insolita alla filologia romanza, cioè alla storia dei testi e delle lingue discese dal latino che uniscono l'Europa: una storia che spesso si indaga quasi solo attraverso le testimonianze della letteratura, e che pure i documenti della vita quotidiana o del commercio illustrano nel modo piú vivido. Le pagine di questo libro propongono cosí di spostarsi nel tempo e nello spazio, raggiungendo luoghi ed epoche in cui la plurarlità usuale delle lingue e il contatto quotidiano fra culture diverse hanno posto le basi per nuovi scambi, nuovi incontri, nuove destinazioni.«Questa carta è come mia madre ricevette l'affitto di Padova dopo che mio padre morí.» Non sappiamo esattamente quando e dove Guglielma de Niola, vedova di Stefano Venier, scrisse queste parole – e molti altri simili appunti – sulle pergamene, all'epoca ancora arrotolate e forse strette da nastri, che costituivano il suo cospicuo archivio familiare. Il contesto che possiamo immaginare è quello del laborioso riordino a cui la donna si dedicò a Venezia tra gli ultimi anni del Duecento e i primi del Trecento... In veneziano si svolsero certamente le conversazioni di Guglielma con il suo consulente (frate, notaio, o mercante che fosse): ma ancora in quegli scambi, l'anziana vedova Venier doveva forse tradire, nel modo di parlare e nell'accento, una debole traccia della lingua della sua infanzia, cioè il provenzale. -
Lavorare con i piedi. Ciò che le tue scarpe stanno facendo al mondo
L'industria delle scarpe, come poche altre, rivela le storture della globalizzazione: sfruttamento, inquinamento, devastazione ambientale, consumismo sfrenato.Ogni anno vengono prodotte piú di 24 miliardi di paia di scarpe. Il novanta per cento finisce nelle discariche, dal momento che per lo piú sono difficili da riciclare. Un'azienda internazionale di calzature progetta un nuovo paio di scarpe a Londra, utilizza una fabbrica in Bangladesh, impiega materiali cinesi e indiani, e vende infine il prodotto finale negli Stati Uniti. E tutta la transazione viene dichiarata nel Lussemburgo per il regime fiscale favorevole. Tansy Hoskins, giornalista che da anni si occupa del rapporto malato tra moda, società e ambiente, qui prende un oggetto della vita di tutti i giorni, un paio di scarpe, come chiave interpretativa per spiegare come funziona il nostro mondo globalizzato, tecnologico, inquinante, in rapida e costante trasformazione.