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Il tempo di un lento
L'attimo in cui all'improvviso si cresce, una volta per tutte. Dura il tempo di un lento, e da lí non c'è ritorno. Giuliano Sangiorgi scrive un coinvolgente romanzo di formazione, dallo stile personalissimo, che sorprende il lettore e lo cattura con il ritmo melodico, mai identico, di una storia tenera e dolorosa, affascinante e commovente. Una storia di desideri e di colpe, di mancanze e di sogni. La storia del legame indissolubile tra padri e figli.«Eppure era l'unica cosa che volevo: vivere di musica, perché la musica mi aveva dato un amore, un tempo, e adesso mi stava dando un'altra chance, per fare la vita che sognavo da bambino.»Tutto comincia con un bacio al buio in uno sgabuzzino, deciso dalla sorte nel gioco della bottiglia. Luca ha tredici anni e non ha mai baciato nessuno. Cosí, quando si trova da solo con Maria Giulia, bella, sfrontata e temuta da tutti, la sua vita cambia per sempre. Presto arriva l'estate e, al mare con i genitori, lui non può piú incontrare la ragazza che gli piace. Passa le serate a guardare il Festivalbar finché non ha un'idea. Con la chitarra compone la sua prima canzone d'amore, la registra su un'audiocassetta e la spedisce a lei. Non riceve risposta. Ma il primo giorno di scuola si accorge che sul pavimento, lungo il percorso che conduce alla sua classe, qualcuno ha scritto le parole di quella canzone. Seguendole, arriva fino a Maria Giulia. Da allora, l'amore e la musica travolgono la sua esistenza, innescando una serie di eventi inattesi, inimmaginabili, che lo porteranno molto lontano. -
Le ferite. Quattordici grandi racconti per i cinquant'anni di Medici Senza Frontiere
Quattordici grandi racconti per i cinquant'anni di Medici Senza Frontierern«Ciascuna a suo modo, le voci raccolte in Le ferite ci dicono la stessa cosa: non distogliamo lo sguardo, qualcuno deve continuare a curare il mondo, questo mondo che ci assomiglia, anche quando non vogliamo specchiarci in esso, né riconoscerlo, e ci viene più semplice dormire, e dimenticare» - Lara Crinò, RobinsonrnRacconti di Marco Balzano, Diego De Silva, Donatella Di Pietrantonio, Marcello Fois, Helena Janeczek, Jhumpa Lahiri, Antonella Lattanzi, Melania G. Mazzucco, Rossella Milone, Marco Missiroli, Evelina Santangelo, Domenico Starnone, Sandro Veronesi e Hamid Ziarati.rnCi sono ferite enormi, insanabili, e piccole lacerazioni nel tessuto del mondo come dentro di noi. Ci sono gesti che curano e gesti che distruggono. Ci sono storie che parlano da sole. Sette grandi scrittori e sette grandi scrittrici festeggiano con un racconto i cinquant’anni di Medici Senza Frontiere, che da sempre s’impegna a curare le ferite degli altri, ovunque si trovino.rnrn«Non siamo sicuri che le parole possano salvare delle vite, ma sappiamo con certezza che il silenzio uccide»: è la risposta di Medici Senza Frontiere alla consegna del Premio Nobel per la Pace nel 1999, «in riconoscimento del lavoro umanitario pionieristico». E parole vive hanno donato quattordici grandi scrittori, in quest’antologia che è un regalo corale a Medici Senza Frontiere, oggi presente in piú di settanta Paesi. Come MSF, che si muove su tanti fronti, dalle guerre alle pandemie, dalle migrazioni ai disastri naturali, cosí gli autori hanno interpretato il tema della ferita – provocata o sanata – in modo diverso. C’è chi ha scelto una via civile e chi un tono intimo. C’è chi parla di migrazione: Jhumpa Lahiri affronta il tema del razzismo e racconta quanto può ferire il rifiuto, Melania G. Mazzucco mette a nudo la lontananza dei mondi dentro una stanza di ospedale, Hamid Ziarati, attraverso un incontro fra fuggitivi, ci fa capire che la migrazione è anche solitudine, Evelina Santangelo cerca una nuova prospettiva per guardare il dolore, nel Mediterraneo come in una pandemia, Helena Janeczek ci porta in una terra lacerata linguisticamente e culturalmente, Diego De Silva, sbeffeggiando i luoghi comuni sovranisti, descrive la violenza di una società cieca e Marco Missiroli decide di scomparire per lasciare il posto alle parole vere di un naufrago morto in mare. C’è chi sceglie l’infanzia, come luogo della ferita originaria. Domenico Starnone s’interroga sui limiti dell’empatia di fronte alla scoperta del dolore degli altri, Sandro Veronesi riflette sulla nostra stessa capacità di ferire, per dirci che la vita insegna a convivere col male che ci è stato fatto come con quello che abbiamo fatto noi, e Marco Balzano sulle cose perdute, fra cui la nostra innocenza. Ma spesso sono i rapporti piú stretti che feriscono, e tutto succede molto vicino. Marcello Fois racconta un femminicidio, Antonella Lattanzi la follia della violenza domestica attraverso un’amicizia fra adolescenti, Rossella Milone il corpo e un dispetto meschino durante una separazione, Donatella Di Pietrantonio quanto sia difficile per una figlia adulta riconoscere la libertà di sua madre... -
Maria
«Avevo riscontrato in Maria e nel suo mondo un modo di vita che ammiravo – dice l'autrice – ma la mia ammirazione non era tanto morale, quanto estetica: vale a dire che per me Maria era già un personaggio prima di crearlo con le parole.»«Un libro indimenticabile» – Roberto Longhi«Bellissimo» – Eugenio Montale«Inizia in queste pagine l'impronta di una scrittrice maestra di sottrazione, di allusività, lingua asciutta, anti-sentimentalismo. Le sue parole chiave: silenzio, sogno, ombra. E poi la caratteristica che non abbandonerà mai: raccontare i personaggi della propria vita.» – Alberto Riva, Il Venerdì - la RepubblicaLa storia di una famiglia negli anni Trenta e Quaranta, ritratta nel flusso quotidiano e inesorabile di affetti, avvenimenti, drammi. Ogni gesto o sentimento è evocato con la discrezione e il riserbo di chi vuole mantenere intatta la voce segreta che ciascun personaggio porta con sé. Accanto a Maria, le figure di Fredo, il nipote prete morto di tisi, lo zio Barba e molte altre donne, tutte rivelatrici di un mondo austero, malinconico («anche voler bene stanca») e dolcissimo, cosí tenero da diventare straziante. Completano questa edizione la Prefazione di Benedetta Centovalli e la Postfazione di Giorgio Zampa. Antologia critica, cronologia della vita e delle opere, bibliografia a cura di Antonio Ria. -
La lunga attesa dell'angelo. Nuova ediz.
Un padre e la figlia amatissima, il maestro e l'allieva che si è annullata in lui: una figura femminile difficile da dimenticare.«Un prodigio di emozione, costruzione ed erudizione. Una lezione magistrale di umanità e letteratura» – El País«Questa confessione emozionante ci immerge nella Venezia del Rinascimento con un realismo stupefacente» – Le Nouvel ObservateurUomo ribelle e ambizioso, pittore inquieto e geniale, Jacomo Robusti detto il Tintoretto ha vissuto solo per dipingere e per la sua arte ha sacrificato tutto (reputazione, guadagni, piaceri), allontanando uno a uno – con la sola eccezione del remissivo Dominico – tutti i figli: le femmine in monastero, via da casa i maschi insofferenti alla sua tirannia. Finendo per perdere anche la prediletta figlia naturale, Marietta, educata contro le convenzioni della società per fare di lei la sua creazione piú riuscita: una musicista, una pittrice, una donna libera. Trascinandoci nella Venezia di fine Cinquecento, fastosa e cosmopolita, minacciata dai turchi e devastata dalla peste, Melania G. Mazzucco ci restituisce il quadro di un mondo al culmine del suo splendore eppure presago del declino, e regala ai lettori l'appassionante racconto di un amore totale, assoluto. -
Vita segreta delle emozioni
Le emozioni che abitano dentro di noi ci rendono umani. Fidarsi di quello che proviamo non significa essere deboli o instabili, ma vivi, aperti all'esperienza e pronti a meravigliarsi del mondo.Pensavo alla frase di Epicuro: «è vano il discorso del filosofo che non curi qualche male dell'animo umano»; e mi sono detta: proviamo! Ho pur sempre studiato filosofia; tanto vale che metta quello che ho imparato, quello che ho pensato, al servizio di chi vorrà. Ho ascoltato; ho amato piú di prima, perché intorno al mio amore era cambiato, come il panorama quando arriviamo in una radura, il paesaggio delle mie paure.Quante volte ci forziamo a reprimere un'emozione? Lo facciamo perché ci vergogniamo dello sguardo degli altri. O perché siamo abituati a diffidare delle emozioni, analfabeti del discorso emotivo. Eppure, è proprio quello che sentiamo a permetterci di conoscere il mondo. Ognuna delle emozioni che proviamo ha una storia: la storia di tutte le persone che l'hanno provata, detta, cantata, rivelata, studiata. Una storia di vita segreta e di metamorfosi, legata alla filosofia, che ne ha costruito paradigmi di osservazione e di studio; ma anche alla letteratura e alla poesia. Questo libro è un viaggio emotivo per tappe: ricostruendo le vicende delle parole con cui diciamo i nostri stati d'animo, traccia, un pezzetto alla volta, un autoritratto – frammentario, imperfetto. Perché nel nostro essere vulnerabili ci somigliamo tutti; e riconoscerci emotivi significa prendere coscienza del fatto che abbiamo dei bisogni e che proprio questi bisogni ci rendono umani. -
Il lettore sul lettino. Tic, manie e stravaganze di chi ama i libri
Perché molti lettori sottolineano i libri, ci scribacchiano sopra, fanno le orecchie ai bordi delle pagine, mentre altri guardano con orrore al piú lieve maltrattamento? E quali segreti custodiscono gli scaffali delle biblioteche domestiche? Se i volumi sono disposti in file doppie, cosa si nasconde nelle retrovie? Una ricognizione ricca e spiazzante di quelle perversioni che rendono erotico e nevrotico il nostro rapporto con i libri.«Vitiello considera ""erotico e nevrotico"""" il rapporto con i libri, qui ne elenca stranezze, curiosità, perversioni.» – Corrado Augias, il Venerdì - la Repubblica«Un autentico calepino sulle più curiose eccentricità – e chiamiamole pure così – di chi, oltre ad accumularli, i libri fors'anche li legge, passabilmente spizzicando tra le pagine e facendo, anche con se stesso, le mosse di leggere.» – Giuseppe Marcenaro, Alias - Il ManifestoCome nelle migliori famiglie, anche in quella degli amanti dei libri non manca qualche zio matto, il cui ritratto è tenuto prudentemente in soffitta: il collezionista pluriomicida, il cleptomane impenitente, quello che si mangia la carta. Ma non è di loro che parla questo libro. Piú che ai lettori psicotici, si dedica ai turbamenti del lettore nevrotico, che poi altri non è che il lettore comune. C’è chi è colto dall’angoscia se deve prestare un libro; chi si obbliga, mentre legge, a non sbadigliare; c’è il lettore poliamoroso che legge piú libri contemporaneamente o, al contrario, il monogamo seriale che non tocca un romanzo prima di averne finito un altro; chi si vergogna a dire di non aver letto un classico e perciò l’ha sempre, per definizione, «riletto» e chi annota i libri seguendo un proprio cifrario idiosincratico… Se è vero che la lettura è un «vizio impunito» che ci porta a considerare normali dei comportamenti che in qualunque altro ambito apparirebbero perversi – pensiamo al gesto di annusare voluttuosamente la carta -, allora non dobbiamo stupirci di fronte alle mille stramberie del lettore comune, che, visto da vicino, ci apparirà molto meno comune di quanto sembra. Un campionario brillante, colto e divertente delle abitudini che circondano l’uso dei libri e dei meccanismi profondi che regolano i piaceri e i dispiaceri della lettura."" -
Auschwitz, città tranquilla. Dieci racconti
«Può stupire che in Lager uno degli stati d'animo piú frequenti fosse la curiosità. Eppure eravamo, oltre che spaventati, umiliati e disperati, anche curiosi: affamati di pane e anche di capire.»«Per quanto sin dagli esordi la volontà di Levi era stata d'essere prima di tutto uno scrittore, la sua narrativa appare saldamente legata all'esperienza del Lager, tanto da non poter essere compresa a fondo senza questa terribile vicenda. Senza Auschwitz, come riconosceva lui stesso, non sarebbe nato lo scrittore» - Marco Belpoliti, RobinsonCostruito dal Centro internazionale di studi Primo Levi, Auschwitz, città tranquilla ci offre dieci suoi testi narrativi, incorniciati da due poesie: dodici punti di vista, inaspettati e avvincenti, sulla maggiore tragedia collettiva del Novecento. Nel segno di un paradossale titolo d'autore, la «città tranquilla» del campo di sterminio si apre, in questa antologia, in ogni direzione: quella fantastica, nel trittico di racconti distopici e «tedeschi» costituito da Angelica Farfalla, Versamina e La bella addormentata nel frigo; quella autobiografica, con un Primo Levi che si ripresenta in divisa zebrata con un «Me, mi conoscete» (Capaneo), raccontandoci le sue trovate per sopravvivere alla fame (Cerio) e l'incontro, a vent'anni di distanza, con uno che stava «dall'altra parte» (Vanadio). Puntano, invece, all'oggi soprattutto tre testi: Il re dei Giudei, in cui Levi delinea per la prima volta in dettaglio la «zona grigia»; Forza maggiore, il cui titolo corrisponde in maniera letteralmente schiacciante all'episodio narrato; infine, Canto dei morti invano, catalogo che Levi ha compilato nel 1985 e che il mondo contemporaneo non smette di aggiornare. Auschwitz è stato l'alfa e l'omega dell'opera di Primo Levi: l'alfa nel 1947 con Se questo è un uomo; l'omega quarant'anni piú tardi con il suo ultimo libro, I sommersi e i salvati. Levi, però, non ha smesso mai di raccontare il Lager, e di indagarlo nell'atto stesso di raccontarlo. A cura di Fabio Levi e Domenico Scarpa. -
Ritorno a Jean-Paul Sartre. Esistenza, infanzia e desiderio
La filosofia di Sartre è scomparsa dal nostro orizzonte culturale. Con questo libro Massimo Recalcati propone un ""ritorno a Sartre"""". Non tanto rileggendone l'opera alla luce della psicoanalisi, ma mostrando quanto potrebbe essere utile per la psicoanalisi contemporanea non dimenticare la lezione sartriana.Se pochi intellettuali hanno influito in misura cosí decisiva nella cultura del Novecento quanto Jean-Paul Sartre, oggi il filosofo francese, per una sorta di vendetta dell'indifferenza, appare messo indebitamente ai margini dal pensiero dominante. Tanto piú criticamente suggestivo è per questo il ritratto inedito che ne propone Massimo Recalcati. Al centro il rapporto tra libertà e destino, necessità e contingenza, invenzione e ripetizione, costituzione e personalizzazione. E soprattutto un'idea d'infanzia concepita non tanto come tappa evolutiva o residuo archeologico, quanto piuttosto come presenza inassimilabile che l'esistenza ha il compito di riprendere incessantemente. In tale processo il confronto con Freud e Lacan diventa decisivo: come liberare il desiderio da quel miraggio di totalizzazione compiuta che Sartre definisce «desiderio di essere»? come consegnarlo a una mancanza capace di essere davvero generativa?"" -
Satire
«Io son de dieci il primo, e vecchio fatto di quarantaquattro anni, e il capo calvo da un tempo in qua sotto il cuffiotto appiatto. La vita che mi avanza me la salvo meglio ch'io so: ma tu che diciotto anni dopo me t'indugiasti a uscir de l'alvo, gli Ongari a veder torna e gli Alemanni, per freddo e caldo segui il signor nostro, servi per amendua, rifà i miei danni. Il qual se vuol di calamo et inchiostro di me servirsi, e non mi tòr da bomba, digli: – Signore, il mio fratello è vostro –.»Le Satire dell'Ariosto, di forte influenza oraziana, sono un testo originale sia per l'inusitato utilizzo della terzina dantesca in una serie di componimenti epistolari, sia per l'abbandono del tono predicatorio e moralistico tipico della tradizione della satira dai tempi di Giovenale, a vantaggio di un andamento piú affabile e cordiale. I travagli personali, mescolati a divertenti quadretti narrativi, sfociano in profonde riflessioni sulla vita senza mai alcun momento di enfasi o toni troppo gravi. Questo ne fa una delle opere piú piacevoli fra i classici della letteratura italiana. Cesare Segre cominciò ad occuparsi di un'edizione delle Satire dell'Ariosto per Einaudi alla morte di suo zio Santorre Debenedetti (1948), che aveva impostato il lavoro con l'assistenza del nipote. L'edizione uscí, dopo infinite vicissitudini, nel 1987 ed è stata molte volte ristampata. Ora ne proponiamo una versione aggiornata sulla base delle ultimissime correzioni d'autore e della nuova introduzione fatta uscire da Segre per l'edizione francese delle Belles Lettres nel 2014, l'anno stesso della morte dello studioso. Una sola la variante testuale, ma molti cambiamenti nelle note, nella nota al testo e nella bibliografia. -
L' ora dei gentiluomini
La corruzione, la violenza e l'omertà che si nascondono dietro l'amicizia cementata dalle onde: tra cartelli della droga, suprematisti bianchi e costruttori senza scrupoli Don Winslow racconta la faccia oscura del surf e della California del Sud.Boone Daniels vive per il surf. I surfisti di San Diego sono la sua vera famiglia. Una comunità che però rischia di andare in pezzi quando uno di loro viene ucciso e Boone accetta di difendere l'unico sospetto. È rabbia vera, quella che l'ex poliziotto si ritrova ad affrontare da parte di coloro che considerava dei fratelli. In piú, via via che la sua indagine lo costringe a immergersi nelle torbide acque della società di San Diego, inquinate da avidità e corruzione, Boone capisce che in ballo non c'è soltanto un caso di omicidio. E che, per la prima volta, sarà davvero da solo ad affrontare le onde, onde sempre piú forti, pronte a spazzare via tutto ciò che conosce e ama, e la sua stessa vita. -
In tempo di guerra
«Ho trent'anni, sono il soldato di una guerra invisibile.»«""In tempo di guerra"""" è un romanzo di viaggio, un romanzo di memoria e di infanzia, e anche un romanzo corale. Ed è un romanzo politico: perché nella politica, facendo politica, Marco ha vissuto la sua delusione piú cocente» – Paolo Di PaoloA volte basta fare un passo, dire una parola, spostare appena lo sguardo per vedere il mondo con occhi diversi. È quello che accade a un ragazzo di trent'anni quando inizia a ripensare alla propria vita: Marco è alla ricerca di una strada e si è sempre sentito estraneo a una famiglia che riassume le contraddizioni del secolo scorso. Una famiglia in cui ognuno crede in qualcosa, sia un'idea, un partito, una chiesa. Lui, invece, si sente in lotta contro tutto. Ed è nel pieno di un'età cruciale, di cui nessuno parla – la guerra dei trent'anni, tempo di primi bilanci e molti congedi. Qui comincia una storia dalle tante anime, piena di slanci di dolori di dubbi, e di ironia. Una storia che è la nostra, quella dei nostri figli che provano a darsi un futuro. Lo faranno. Nel gioco del mondo, si perde solo quando si rinuncia a giocare. Marco – le tasche piene di tutto quello che manca – va e ci porta con sé. È magnifico tirare il sasso e saltare con lui."" -
Fiabe giapponesi
Giovani eroi, stanze proibite, mostri e fantasmi, fanciulle trasformate in animali, streghe malvagie, dèmoni divoratori di uomini, orchi che ridono, volpi infide e imprevedibili.Divise per provenienza geografica (Nord-est, Centro e Sud-ovest del Giappone, con forti differenze di temi e di stile), le fiabe presentate in questo volume da Maria Teresa Orsi danno un quadro affascinante di un panorama favolistico peculiare. Un patrimonio di racconti popolari e fantastici, di storie per tanti versi simili a quelle della nostra tradizione, ma immerse in un'atmosfera che può risultare strana se non sconcertante a un lettore occidentale. Leggerle significa godere di una straordinaria fascinazione narrativa, con punte di suggestioni metafisiche e surreali, ma anche affrontare un viaggio nell'«altro modo di pensare». A cura di Maria Teresa Orsi. Traduzioni di Virginia Sica, Maria Gioia Vienna, Matilde Mastrangelo. -
La pista. La prima indagine di Selma Falck
– Ma perché proprio io? Jan Morell sorrise appena. – Guardati allo specchio, – rispose con una punta di disprezzo. – Leggi il tuo curriculum. Se c'è qualcuno che ha la possibilità di scoprire cosa c'è dietro, sei tu.Selma Falck, ex atleta di fama mondiale e avvocata di grido, ha perso tutto. Il marito, i figli, il lavoro e il suo vecchio giro d'affari. Sola, emarginata e con un vizio che minaccia di trascinarla ancora piú in basso, Selma si è rintanata in un lurido appartamentino nella zona piú squallida di Oslo. Fino a quando Jan Morell, padre di Hege Chin Morell, campionessa di sci di fondo norvegese, non bussa alla sua porta. La figlia è risultata positiva al doping e rischia la squalifica dalle Olimpiadi di PyeongChang. Convinto che Hege sia stata sabotata, Jan offre a Selma il compito apparentemente impossibile di provarne l'innocenza. Ma quando Selma accetta l'incarico e inizia a investigare, uno sciatore della nazionale viene ritrovato morto dopo un allenamento. L'autopsia rivela tracce della stessa sostanza presente nel sangue di Hege. E mentre l'indagine si infittisce e un altro cadavere viene scoperto, Selma comincia a rendersi conto che anche la sua vita è in serio pericolo. -
Fa troppo freddo per morire. La prima indagine di Contrera
Come può essere un quartiere di Torino che si chiama Barriera di Milano? Un avamposto verso il resto del mondo. Infatti, da roccaforte operaia si è trasformato in una babele multietnica. È qui, in una lavanderia a gettoni gestita da un magrebino, che Contrera riceve i suoi clienti. Accanto a un piccolo frigo pieno di birre che provvede a svuotare sistematicamente. I suoi quarant'anni li ha trascorsi quasi tutti per quelle strade. Faceva il poliziotto ma si è fatto cacciare per una brutta storia di droga, ora fa l'investigatore privato senza ufficio ma non senza fantasia. Ha una Panda Young da un quinto di secolo: e quello è «il rapporto più duraturo che abbia mai avuto nella vita». La sua ex moglie lo detesta e la figlia adolescente si rifiuta di rivolgergli la parola. Ad amarlo restano giusto la sorella e i due nipoti, divertiti dalla sua eccentricità. Quando Mohamed, il proprietario della lavanderia, gli chiede di aiutare un ragazzo che si è indebitato con una banda di albanesi, Contrera non può certo tirarsi indietro. Ma come in ogni poliziesco che si rispetti, le cose sono molto più complicate di quanto sembri a prima vista: e quando salta fuori il primo cadavere, Contrera capisce di essersi ficcato in un pasticcio nel quale finirà per rischiare non solo la pelle. -
Il delitto ha le gambe corte. Un'indagine di Contrera
È un Contrera decisamente irresistibile, con un braccio ingessato e l'esistenza a pezzi, quello che si mette sulle tracce di una ragazza italo-americana incontrata a una festa, a Torino, nel quartiere multietnico Barriera di Milano che assomiglia al mondo. Si chiama Catherine Rovelli, ha investito un pusher ed è scomparsa nel nulla. Poi c'è Long Lai, un ristoratore cinese scappato di casa che Contrera ha l'incarico di riportare alla sua famiglia, e che già nelle prime pagine lo atterra con due calci ben assestati. E soprattutto c'è uno stalker, spuntato fuori dal nulla o giù di lì, che minaccia l'ex moglie e l'ex figlia di Contrera, come le chiama lui, costringendolo a ritornare temporaneamente sotto il tetto coniugale, con tutte le implicazioni tragicomiche di quella convivenza forzata. Insomma, stavolta Contrera è alle prese non con uno ma con ben tre casi che fino alla fine sembrano irrisolvibili. Eppure, grazie alle sue scalcinate qualità e al talento di trasformare gli errori in punti di forza, riuscirà a trovare il bandolo della matassa. Perché alla fine Contrera scava sempre nelle contraddizioni umane. Senza fornire risposte, cercando solo di sopravvivere e, magari, di capirci qualcosa. Scapperebbe ogni volta, se potesse, preda di quel bisogno ciclico di autodistruzione che fa di lui quello che è, un simpatico inetto sempre sull'orlo dell'abisso e sempre capace di uscirne, un po' sporco di melma ma con un mezzo sorriso a sfumargli il dolore, perché tanto «la vita è orribile a qualunque ora». -
Il rifugio
Cosa c'è di piú sicuro di casa tua? E di chi puoi fidarti, se non di chi ami?«Chiunque ami le trame intelligenti e ben congegnate deve assolutamente leggere questo libro» – The New York TimesPatrick Spain e i suoi due bambini vengono ritrovati morti in un complesso residenziale mezzo abbandonato per colpa della crisi. Jenny, la madre, è in fin di vita. All'inizio Mick «Scorcher» Kennedy, incaricato delle indagini, pensa alla soluzione piú scontata: un padre sommerso dai debiti, travolto dalla recessione, ha tentato di uccidere i propri cari e si è tolto la vita. Ma ci sono troppi elementi che non quadrano: le telecamere nascoste nell'appartamento, i file cancellati su uno dei computer e il fatto che Jenny temesse che qualcuno fosse entrato in casa loro per spiarli. A complicare il quadro, c'è il quartiere in cui vivevano gli Spain – un tempo noto come Broken Harbour – che riporta a galla ricordi dolorosi del passato di Scorcher. -
Popolo, potere e profitti. Un capitalismo progressista in un'epoca di malcontento
«Serve una cassetta degli attrezzi per riparare il capitalismo. Altrimenti i populisti di tutto il mondo si uniranno.»Troppe persone si sono arricchite sfruttando gli altri invece che creare ricchezza. E la situazione oggi è drammatica. Il consolidamento del potere del mercato specie nella finanza e nell'industria tecnologica ha portato a un'esplosione della disuguaglianza. Eppure le vere fonti della ricchezza e della crescita, per Stiglitz, non sono lí: sono gli standard di vita, basati su apprendimento, progresso di scienza e tecnologia e le regole del diritto. Gli attacchi al sistema giudiziario, universitario e delle comunicazioni danneggiano le medesime istituzioni che da sempre fondano il potere economico e la democrazia. Tuttavia, per quanto ci si possa sentire indifesi, non siamo senza potere. Dobbiamo sfruttare i benefici del mercato ma nello stesso tempo domare i suoi eccessi, assicurandoci che lavorino per noi cittadini – e non contro di noi. Se un numero sufficiente di persone sosterrà l'agenda per il cambiamento delineata in questo libro, può non essere troppo tardi per creare un capitalismo progressista che realizzi una prosperità condivisa. Traduzione di Maria Lorenza Chiesara. -
La trionferà
Essere comunisti a Cavriago voleva dire usare testa e mani per costruire tutti assieme il proprio cinema, la propria balera, il proprio futuro, in nome dell'emancipazione dell'umanità. Ma anche spedire un telegramma a Lenin e nominarlo sindaco onorario, scontrarsi coi cattolici per il film su Peppone e don Camillo, disperarsi per la morte di Stalin, servire lambrusco e rane fritte alla festa dell'Unità. Essere comunisti era prima di tutto un sentimento: sapere di essere dalla parte giusta del mondo. Massimo Zamboni ci accompagna in questo viaggio nel tempo, a partire da quella piccola Pietroburgo nostrana dove ancora oggi campeggia il busto di Lenin, facendoci precipitare in un'epoca in cui tutto sembrava possibile, persino la rivoluzione.«E se non saremo noi a vederla trionfare, e se non sarà da noi e avrà altri nomi forse, altri modi, chissà dove, duecento, trecento, mille anni, vedrete: la trionferà.»Attraverso la storia incredibile di una terra dove la fedeltà al Partito era sacra e il vento dalla Russia soffiava forte, Massimo Zamboni fa i conti con la grande utopia del Novecento in modo davvero originale: al centro di questo appassionato racconto corale, ci sono l'Emilia e la cittadina di Cavriago, e le peripezie dei suoi abitanti. Quando nel 1919 spedirono un telegramma di solidarietà alla Russia rivoluzionaria e qualche mese dopo, nel giorno della fondazione dell'Internazionale comunista, Lenin nel suo discorso lodò il coraggio di «quell'angolino sperduto», che aveva cercato invano sulla carta geografica. O quando parteciparono alla «conferenza del secolo» al teatro di Reggio Emilia: un dibattito sull'opportunità di concedere l'autorizzazione alle riprese del film su Peppone e don Camillo. O quando, nel 1970, inaugurarono con «un brivido di commozione» il busto di Lenin nella piazza del paese, davanti a una delegazione ufficiale del Pcus. Per poi saltare fuori dai loro letti caldi a montare la guardia al monumento di bronzo minacciato da qualche tentativo di decapitazione. Sognatori e realisti, gente con la testa dura e un senso fortissimo di fratellanza, i protagonisti di questa storia sono donne e uomini dall'inesausta passione politica, cittadini del grande mondo, nelle cui vicende c'è tutta la forza e la persistenza, infine la nostalgia, di quello slancio ideale, folle e meraviglioso che li faceva sentire di essere dalla parte giusta. Con «una dose di commozione, una di sarcasmo, una di pratico ed emiliano senso di disincanto», Massimo Zamboni ha spesso scritto e cantato la dissoluzione di quel tempo, ma qui ce lo spalanca di fronte agli occhi intatto e pieno di vita, di rabbia e struggimento, regalandoci l'epica di una memoria da cui ripartire, l'epica di una terra dove la bandiera rossa sventolava piú in alto di tutti. -
L'architettrice
«Tirar su una casa. Scegliere le tegole del tetto e il mattonato del pavimento. Immaginare facciate, logge, scale, prospettive, giardini. Per quanto ne sapevo, una donna non l'aveva mai fatto.»«Mazzucco raggiunge qui una vetta per la ricchezza inesauribile dei particolari e al tempo stesso per la tenuta trascinante dell'insieme» – Alberto Asor Rosa«La verità dell'""Architettrice"""" è la forza della letteratura. È la straordinaria penna di Melania Mazzucco» – Angelo GuglielmiNel maggio del 1624 un uomo accompagna la figlia sulla spiaggia di Santa Severa, dove si è arenata una creatura chimerica. Una balena. Esiste anche ciò che è al di là del nostro orizzonte, è questo che il padre insegna a Plautilla. Una visione che contribuirà a fare di quella bambina un'artista, misteriosa pittrice e architettrice nel torbido splendore della Roma barocca. Mentre racconta fasti, intrighi, violenze e miserie della città dei papi, e il fervore di un secolo insieme bigotto e libertino, Melania G. Mazzucco ci regala il ritratto di una straordinaria donna del Seicento, abilissima a non far parlare di sé e a celare audacia e sogni per poter realizzare l'impresa in grado di riscattare una vita intera."" -
Paesi tuoi
«Paesi tuoi come tutti gli esordi riusciti ha una forza inconsapevole, che tracima dalle sue stesse intenzioni» – Nadia TerranovaPrima prova narrativa di Pavese, Paesi tuoi venne pubblicato nel 1941 e suscitò immediatamente scandali in chi osteggiava ed entusiasmi in chi sosteneva quel neorealismo di cui Pavese era considerato un campione. E se oggi Paesi tuoi viene ritenuto soprattutto il primo libro che sviluppa temi squisitamente pavesiani – la solitudine, il forte legame con le proprie radici, il rapporto tra città e campagna – non si può ignorare l'influenza che esso ebbe su un'intera generazione di scrittori, affascinati dalla sua carica innovativa, a partire da Italo Calvino che scrisse: «ci eravamo fatta una linea, ossia una specie di triangolo: I Malavoglia, Conversazione in Sicilia, Paesi tuoi, da cui partire». Con Ritratto di Cesare Pavese di Alberto Asor Rosa; una nota di Laura Nay e Giuseppe Zaccaria; la cronologia della vita e delle opere; l'antologia della critica.