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Un bene al mondo
C'era una volta un bambino che aveva un dolore, non se ne separava mai. ""Il dolore era fedele al bambino,"""" ed era solo con lui che voleva giocare. Il bambino se ne prende cura, lo nutre, lo accompagna ai margini del piccolo paese ai piedi di una montagna, nel bosco, lo tiene con sé a scuola, sotto la tavola quando mangia. Anche il padre del bambino ha un dolore, che a volte, senza preavviso, butta giù le porte della casa, e latra con urli che sembrano arrivare dal centro del mondo. Quel dolore così distruttivo spaventa il bambino e lo fa sentire solo: almeno fino a quando, insieme al suo cucciolo, conosce la bambina sottile che vive oltre la ferrovia. Allora ogni cosa prende la forma di lei, le foglie che cadono sono le sue mani, il passaggio a livello le sue ciglia che sbattono, i binari le sue gambe sottili distese nell'erba. Con un testo critico di Emanuele Trevi."" -
Una piccola pace
Nel 1933, poco dopo l’ascesa al potere di Hitler, un padre si mette in viaggio con il figlio, spinto dal desiderio di tornare nei luoghi delle Fiandre che hanno segnato la sua vita. Solo una volta giunto a Ypres, l’ex soldato tedesco è in grado di ripercorrere una storia che, nonostante l’atrocità della guerra, somiglia a una favola a cui bisogna semplicemente affidarsi.rnAl centro c’è la figura del fuciliere inglese William Turner, orfano di madre, che si è arruolato a inizio dicembre del 1914 con la convinzione che il suo servizio volontario abbia lo scopo di salvare vite, contribuendo a far cessare il conflitto entro poche settimane. La realtà riduce queste illusioni a brandelli, ma, pur stanco di combattere, William Turner si ostina a tenere fede al suo proposito. Sorretto da un coraggio del tutto diverso dall’eroismo, trova al fronte l’amicizia e incontra persino l’amore.rnUn romanzo potente e commovente, ispirato alla storia vera di due ragazzi che da soli hanno fermato la guerra. Due soldati semplici che su fronti opposti diedero vita alla Tregua di Natale del 1914 fra le truppe inglesi e quelle tedesche, durante la quale i soldati lasciarono le trincee nemiche per festeggiare insieme nella terra di nessuno, riconoscendo gli uni agli altri la comune umanità. Una piccola pace dentro l’orrore della Grande Guerra.rnCon l’empatia e la delicatezza di chi ha fiducia nei piccoli uomini capaci di grandi gesti, Mattia Signorini ci consegna una narrazione antica come una fiaba, quasi fuori dal tempo, eppure, proprio oggi, sorprendentemente attuale.rn“Papà, cosa ha fatto William Turner dopo che è arrivato in trincea?”rn“Ha imparato che non è la paura a renderci deboli.”rn“E cos’è allora?”rn“L’incapacità di comprendere chi abbiamo di fronte.” -
La sua danza
Un contadino russo diventa una leggenda mondiale, un esiliato della guerra fredda, un artista il cui nome è sinonimo di genio, sesso e sregolatezza. La grandiosità della vita di Rudolf Nureiev non è cosa nuova, ma Colum McCann la reinventa in forma di romanzo attraverso gli occhi di chi l'ha conosciuto. Un coro di voci che parlano in prima persona: la famiglia, gli insegnanti, i conoscenti, gli amanti. Il romanzo abbraccia quarant'anni e tanti mondi, dagli orrori di Stalingrado fino alla New York sfrenata degli anni Ottanta, e dietro la figura del danzatore diventano protagoniste di volta in volta le voci narranti: dai personaggi più oscuri fino a quelli più celebri, portieri, calzolai, John Lennon, Margot Fonteyn... -
Requiem per un killer
Marco Michele Sigieri, dopo anni di lavoro duro e talvolta sporco, è diventato un professionista stimato sia dalla questura,rndove ha la sua scrivania, sia dai criminali, per conto dei quali uccide. Grazie all’esperienza e a quattordici omicidi alle spalle, si muove bene nel doppio ruolo di sovrintendente alla Omicidi dirnMilano e di sicario di don Benigno Morlacco, boss della ’ndrangheta che gestisce gli affari nel Nord Italia. Ma “se seminirnmorte, la morte ti viene a cercare”, perciò non si sorprende troppo se quel suo tran-tran rischia di ritorcersi contro di lui.rnI guai cominciano quando don Benigno gli commissiona l’omicidio di Gualtiero Dugnani, avvocato del clan caduto in disgrazia, esigendo per il traditore un’esecuzione che lo faccia ridere a crepapelle. E la goccia che fa traboccare il vaso gli piovernaddosso quando il padrino-padrone gli affida anche l’intimidazione di una top manager che oppone resistenza airnfinanziamenti mafiosi: Emme-emme apparentemente rispetta come sempre gli ordini, ma Mira, la sua vittima, è un ossornduro, con cui si ritrova a stringere un legame ancora più pericoloso e a ipotizzare un personale piano di giustizia.rnDisilluso, gran divoratore di libri, ironicamente pronto a tutto, è lo stesso killer a raccontarci senza inganni la sua storia;rnsullo sfondo, ma neanche troppo, c’è Milano, colta nella sua anima di città vorace, rapace, capace. Dando a un assassino intelligente e solitario le chiavi della narrazione, Colaprico crea un antieroe credibile e irresistibile, e un noir ad alta velocità, dove tra omicidi ben congegnati e feroci, criminalità onnipresente, inseguimenti, colpi di scena e donne capaci di farsi rispettare emergono le molte ombre della nostra contemporaneità. -
La girandola degli insonni
Cosa nasconde il sonno? Da cosa ci protegge, cosa ci rivela? Chi diventiamo quando dormiamo?rnAurora soffre di insonnia da quando il Lupo, il suo ultimo amore, l’ha lasciata senza una parola. Di notte è come serndimenticasse di respirare, come se non potesse più fidarsi di se stessa: dormire la spaventa – “la paura e la notte sonornsorelle gemelle” –, perciò ha semplicemente smesso di farlo. Di giorno insegna italiano a Marsiglia, dove si è trasferitarnquasi per gioco, seguendo un’amica ormai persa di vista. Adesso ha quarantadue anni e da due non riesce più a dormire:rnstremata, si decide a rivolgersi al Centro del sonno per trovare una cura. Lo specialista però le rivela un dettaglio chernnon si aspetta: dovrà dormire una notte nel Centro, sarà ripresa con una telecamera interna, ma quel filmato non potràrnmai vederlo. “Potrebbe spaventarsi,” le dice il dottore. Il divieto la inquieta al punto che, quando lui si allontana, d’istintornAurora prende dalla scrivania tre dvd con le registrazioni di altrettanti uomini addormentati e li nasconde nella borsetta.rnInizia per lei un viaggio nelle notti di tre sconosciuti: Ismael, il ragazzo dalle gambe senza riposo; Marius, il vecchio liutaiornche vive i suoi sogni; André, il marinaio che si addormenta navigando. E ben presto questo viaggio notturno, dalla pellicola,rnsconfina nelle giornate reali, perché Aurora sente il bisogno di incontrarli, questi dormienti, ritagliando tempo dai suoirnallievi di italiano – le due anziane sorelle gemelle, il bambino che impara solo nomi di animali, lo studente bielorussornpuntiglioso, il vecchio che impone sempre la sua ragione. Ma come riuscirci? Su ognuno dei tre dvd ci sono un nomerne un numero di telefono. Così lei chiama fingendo di essere una dipendente del Centro del sonno… Nell’avvicinarsi adrnaltri essere umani con storie molto diverse dalla propria, Aurora scopre l’occasione di ritrovare il sonno e il respiro, dirntornare a fidarsi degli altri, di sé, della vita. -
Mi limitavo ad amare te
Omar ha dieci anni e passa le giornate alla finestra sperando che sua madre torni: da troppi giorni non viene, e lui non sa più nemmeno se è viva. Suo fratello gli strofina il naso sulla guancia per fargli il solletico, ma non riesce a consolarlo. Senza la madre il mondo svapora. Solo Nada lo calma, tenendolo per mano: soltanto lei, con i suoi occhi celesti, è per Omar un desiderio.rnHa undici anni, sulla fronte una vena che pulsa se qualcuno la fa arrabbiare, e un fratello, Ivo, grande abbastanza da essere arruolato. Nada e Omar sono bambini nella primavera del 1992, a Sarajevo.rnPer allontanarli dalla guerra, una mattina di luglio un pullman li porta via contro la loro volontà. Se la madre di Omar è ancora viva, come farà a ritrovarlo? E se Ivo morisse combattendo? In viaggio per l’Italia, lungo strade ridotte in macerie, Nada conosce Danilo, che ha mani calde e una famiglia, al contrario di lei, e che un giorno le fa una promessa.rnNessuna infanzia è spensierata, ciascuno di noi porta con sé le sue ferite, ma anche quando ogni certezza sembra venire meno, possiamo trovare un punto fermo attorno al quale far girare tutto il resto.rnMi limitavo ad amare te entra nelle fibre del lettore colpendo quel punto come una freccia. Ispirato a una storia vera, è un romanzo di ampio respiro, di formazione, di guerra e d’amore, che si colloca a pieno titolo nella tradizione del grande romanzo europeo.rnCon la sua scrittura precisa e toccante, Rosella Postorino torna a indagare le nostre questioni private, quelle che finiscono per occupare il centro dei pensieri e delle azioni degli esseri umani anche nel mezzo dei rivolgimenti storici più scioccanti. Così, mentre infuria il conflitto che per primo in Europa ha spezzato una lunga pace, ecco che ci interroghiamo sull’“inconveniente di essere nati”. Come si diventa grandi quando da piccoli si è stati amati malamente? E chi può mai dire di essere stato amato come e quanto avrebbe voluto? Nada, Omar e Danilo scoprono presto nel legame che li unisce, e che li spinge a giurarsi fedeltà eterna oppure a tradirsi, la più grande risorsa per una possibile salvezza.Proposto da Nicola Lagioia al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:rn«Nell’ultima decade del Novecento ci siamo cullati nell’illusione che la Storia, intesa come catena ininterrotta di atrocità, violenze e prevaricazioni – «uno scandalo che dura da diecimila anni», diceva Elsa Morante – fosse finita. Eppure bastava guardare alla ex Jugoslavia, al di là dell’Adriatico, per avere la conferma del contrario: una guerra rimossa in tempo reale trent’anni fa, e dimenticata poi. Con Mi limitavo ad amare te, Rosella Postorino decide di tornare a quei tempi tutto sommato recenti, e a quel conflitto, proprio mentre un’altra guerra (qui c’è il potere anticipatorio di certi scrittori) torna a scuotere l’Europa. Nel suo romanzo, Postorino pratica con grande sensibilità e forza narrativa una lezione letteraria sempre valida: i veri testimoni del tempo sono le sue vittime, chi porta addosso le cicatrici... -
Piccole cose connesse al peccato
Annina ed Enza dividono una stanza nella vecchia casa della nonna, in una località non lontana da Taormina, ma dovernnon c’è nulla, se non pochi bar-gelateria e lidi balneari. Più grande di Annina e ormai una bellezza sbocciata, Enza sirnaspetta un’estate di litigi con la madre e una noia infinita. Ma la vacanza delle cugine prende tutt’altra piega con la ricomparsa dirnBruna: la ragazza più irregolare del paese si porta dentro un lutto e una sete di rivalsa. E conosce benissimo un giro dirnragazzi che si arrabattano con espedienti non proprio legali, cresciuti, come sono, in famiglie disagiate e violente. Unarncompagnia che le madri di Enza e Annina disapproverebbero, se solo scoprissero le uscite notturne delle figlie. Eppurernpersino il capo del gruppo, Mirco, si rivela più sensibile e corretto di quanto suggerirebbero i pregiudizi. Il pericolo, in realtà,rnnon sono i maschi, ma tutto ciò che sobbolle tra le protagoniste: rivalità, smania di diventare donne, confusione delrndesiderio. È Annina, la più piccola, la meno appariscente, a raccontarci la storia di quella vacanza degli anni novanta chernsegna un tragico spartiacque: come osservatrice e testimone, e come chi viene di colpo scaraventata nell’età adulta.rnLorena Spampinato ha scritto un romanzo di formazione insolito sia per la costellazione delle figure femminili, sia per unornstile particolarissimo: denso, raffinato, evocativo. L’estate siciliana diventa così un teatro dove sotto lo scorrere dellernesperienze adolescenziali – le feste, le sfide, il conflitto con le madri – emerge una dimensione archetipica: e si finiscernammaliati da quella forza oscura senza tempo. -
In principio era la bestia
Gennaio 1799, dintorni di Taranto. Mentre ribollono i moti giacobini, viene ritrovato il corpo senza testa della vecchia Narda Stumicusa, mammana e fattucchiera. Al delitto fanno seguito misteriosi avvistamenti di una creatura demoniaca – ululati raggelanti nel cuore della notte, feroci aggressioni ad animali – e, un anno più tardi, un’altra morte violenta: la carcassa mutilata di un viandante viene scoperta nel fitto della vegetazione. Con il secondo omicidio nella comunità corrono le voci sull’esistenza di una pericolosa fiera e gli abitanti iniziano a barricarsi in casa, finché da Napoli una pattuglia di dragoni del re – accompagnati dal naturalista James Fenimonte – viene inviata in Terra d’Otranto per indagare. Nel popolo c’è chi afferma di aver veduto la Bestia, una sorta di grosso lupo, qualcun altro invece dice che i fatti di sangue sono da ascrivere al brigante Malesano. In una Puglia ancora stordita dai fumi della Repubblica Napoletana, divisa fra sostenitori giacobini e conservatori realisti, il gruppo inizia le ricerche e nei sotterranei della chiesa rintraccia ed esamina il corpo di Narda, semimummificato sotto uno strato di calce. Quindi, conversa con i due fratelli che hanno scoperto il secondo cadavere, le cui spoglie sono state immediatamente bruciate sul posto. L’indagine si rivela molto presto la scoperta di un mondo di profonde diseguaglianze in cui violenza, superstizione, sentimento del sacro ed esoterismo convivono con razionalità e rigore. Attraverso gli occhi dei soldati forestieri giunti dalla capitale, Omar Di Monopoli disvela la straordinarietà di un territorio irrisolto: un viaggio affascinante e oscuro al termine dell’Illuminismo, in un Sud indomito e mannaro. Avvistamenti della creatura colorarono i racconti d’ogni bettola e misteriosi attacchi a greggi e stabbi e pollai furono per mesi all’ordine del giorno. L’estate successiva, stroncata nel sangue la ribellione dei repubblichini e restaurato il potere retrivo col ritorno sul trono del monarca borbonico, la Bestia tornò a colpire. -
Vicolo Sant'Andrea 9
Padova, anni cinquanta. Teresa lavora come portinaia in un palazzo del centro. Dietro un aspetto dimesso e in apparenza insignificante, nasconde un bruciante segreto.rnNel dicembre del 1943, quando aveva sedici anni, di ritorno da un incontro sotto i portici di piazza delle Erbe con il garzone di cui è innamorata, assiste all’arresto della famiglia ebrea per cui lavora e da cui è stata istruita e educata alla lettura. Un attimo prima di essere portata via dai soldati, la padrona le affida il suo ultimo nato: Amos, due enormi occhi scuri e una voglia di fragola sulla nuca. Qualcuno però fa la spia, Teresa viene separata a forza dal bambino e per punizione rinchiusa in manicomio.rnAnni dopo, continua a pensare a quel bambino. Sarà ancora vivo? Che tipo di persona sarà diventato? E fino a che punto dovrà arrivare, lei, per tener fede alla parola data? Presta servizio in casa delle ricche signorine Pozzo, così diverse dall’amorevole signora Levi o dalla famiglia numerosa in cui è cresciuta in campagna, e intanto cerca Amos.rnFinché un nuovo colpo del destino le offre l’occasione tanto attesa: c’è un impegno da onorare, una verità da consegnare prima che il portoncino di vicolo Sant’Andrea 9 si spalanchi per l’ultima volta e lei sia finalmente libera di ricominciare.rnPrendendo spunto da vicende storiche e da ricordi d’infanzia, Manuela Faccon costruisce il ritratto di una donna unica e, al tempo stesso, come tante, fragile dentro, ma forte fuori, per gli altri. Un romanzo intimo e intenso sulla dignità al femminile, sui sacrifici che comporta la lealtà, verso il prossimo e verso se stessi. Una voce potente, nuova, ma con una musicalità antica.Anni cinquanta.rnLa portinaia di vicolo Sant’Andrea 9 nasconde un segreto. Ora, finalmente, è arrivato il momento di parlare. -
Le tigri sono in giro
Non esistono le coincidenze per una spia, Catherine Standish lo sa bene. Ha lavorato nell’intelligence abbastanza a lungornda aver visto tradimenti, doppi giochi e pugnalate alla schiena, ma cosa c’entra lei, l’ultima ruota del carro, un’ex alcolistarnche non è neppure una spia? Smista carte alla Casa del pantano, il gradino più basso dei Servizi segreti, la discarica inrncui vengono spediti gli agenti in disgrazia, che hanno commesso errori imperdonabili o ecceduto nei vizi.rnEppure, chiunque l’abbia rapita non può averlo fatto per caso, né per motivi personali: il vero bersaglio dev’essere propriornil Pantano. O, meglio ancora, il suo capo Jackson Lamb. Di lui e della squadra di brocchi che dirige tutto si può dire, marnnon pianteranno mai in asso uno di loro. Per quanto falliti, strafottenti o strambi, non la lasceranno in pasto alle tigri:rnCatherine potrebbe scommetterci la vita.rnDefinito “il nuovo John le Carrè”, Mick Herron si è conquistato un posto nell’olimpo dei giallisti mescolando gli ingredientirntipici di una spy story con un’ironia tagliente che non risparmia nessuno, neanche i vertici dell’MI5, e che punta arnsmascherare le dinamiche di potere che si annidano dappertutto.rnPortati sullo schermo da attori del calibro di Gary Oldman, Kristin Scott Thomas e Jack Lowden in una serie tv trasmessarnin 107 Paesi, Jackson Lamb e la sua banda atipica di spie sono di nuovo in missione. E sono molto arrabbiati. -
Ora che ho incontrato te
New York, un venerdì sera. Zoe e Lorenzo si incontrano nel più assurdo dei modi. Musicista afroamericana cresciuta a blues, lei. Broker romano con il vizio del poker, lui. Non potrebbero essere più diversi, eppure scatta subito un’intesa.rnLorenzo è in crisi, indebitato fino al collo e minacciato dal tirapiedi di un boss a cui deve una grossa somma, così Zoe gli propone un piano folle: scappare su un vecchio furgone malandato e rubare una favolosa chitarra appartenuta a Robert Johnson, il più grande musicista blues di tutti i tempi.rnÈ l’inizio di una rocambolesca avventura on the road attraverso gli Stati Uniti, da Bleecker Street, Manhattan, a Clarksdale, Mississippi, costeggiando paesaggi mozzafiato e luoghi simbolo del blues. Tra contrattempi e rivelazioni, Zoe e Lorenzo impareranno a conoscersi e riconoscersi – forse, chissà, anche ad amarsi. -
Capolinea Malaussène
La mano di Nonnino si posa sulla testa del ragazzo. “Niente panico, eh? I Malaussène son roba facile. Loro, almeno, sappiamo dove stanno.”Kebir ha un attimo di esitazione prima di chiedere: “Ci vado da solo?”.rnNonnino gli concede il suo sorriso bonario. “No, piccolo, non preoccuparti, ti do tre uomini.”Kebir sente il freddo dell’anello. “Vai tranquillo,” mormora Nonnino. “Quando sei sul posto, poi, ti concentri bene. La cosa importante è il risultato. Li beccate, recuperate la Schoeltzer, e poi…” Nonnino gli ha afferrato l’orecchio.rn“E poi finisci di far pulizia.” Una pausa. “Li elimini. Tutti e tre. Anche la ragazzina.” Gli tira piano il lobo.rn“Perché un testimone, Kebir mio, testimonia.” -
L’anno che bruciammo i fantasmi
Nella primavera del 2020, mentre il mondo è in lockdown e Minneapolis vive giornate di rabbia e guerriglia urbana arnseguito dell’uccisione di George Floyd da parte di un poliziotto bianco, la protagonista Tookie, una donna di mezza etàrncon un passato difficile e turbolento, si ritrova a fare i conti con l’inopinato ritorno sotto forma di spettro di una petulanterncliente della libreria in cui lavora, morta di infarto poco prima.rnMentre la tensione cresce in parallelo nelle strade della città così come nell’animo e nella vita personale della protagonista,rnTookie scoprirà qualcosa su di sé e sulla propria storia che nella sua infanzia defraudata era andato smarrito.rnUn romanzo spiazzante e avvincente che impasta, fra lampi di black humour, ironia e abbacinanti sprazzi poetici, il temarndella cultura tradizionale degli indiani d’America e quello dei diritti delle minoranze etniche, demolendo sistematicamente irnluoghi comuni che dominano l’immaginario collettivo sui popoli nativi, cantando la passione e l’amore per la letteratura.rnPerché i libri, dice la Erdrich (che nella trama si riserva un sorprendente cameo) contengono tutto ciò che vale la pena dirnsapere, tranne ciò che conta veramente. -
Elena lo sa
Dopo che Rita viene trovata morta nel campanile della chiesa che frequentava, le indagini ufficiali sull’incidente vengonornrapidamente chiuse. Sua madre, ammalata di Parkinson, è l’unica persona ancora determinata a trovare il colpevole.rnRaccontando un difficile viaggio attraverso le periferie della città, un vecchio debito di gratitudine e una conversazionernrivelatrice, Elena lo sa svela i segreti dei suoi personaggi e le sfaccettature nascoste dell’autoritarismo e dell’ipocrisiarnnella nostra società. -
Lapvona
Il racconto si svolge nel corso di un anno nel villaggio medievale di Lapvona, un luogo povero e timorato di Dio che vienernperennemente prosciugato dei suoi averi dal signore feudale che vive in cima alla collina.rnIl piccolo Marek, il figlio maltrattato e delirante di un pecoraio, non ha mai conosciuto sua madre; suo padre gli ha detto chernè morta al parto. Una delle poche consolazioni della vita per Marek è il suo legame duraturo con l’ostetrica cieca Ina, che lornha allattato quando era un bambino, come ha fatto con così tanti bambini del villaggio. Ma i doni di Ina vanno oltrernall’accudimento dei neonati: possiede una capacità unica di comunicare con il mondo naturale. Il suo dono la trasforma inrnveicolo di conoscenze sacre che non sono disponibili agli altri abitanti del villaggio, per quanto religiosi possano essere. Perrnalcune persone, la casa di Ina nei boschi fuori dal villaggio è un posto da temere e da evitare, un luogo senza Dio. Tra dirnloro c’è padre Barnaba, il prete della città e lacchè del depravato signore e governatore Villiam. Il disperato bisogno delrnpopolo di credere che ci sia qualcuno che ha a cuore i suoi interessi è messo a dura prova da Villiam e dal sacerdote,rnspecialmente in questo anno di siccità e carestia eccezionali. Ma quando il destino porta Marek vicino alla famiglia delrnsignore, nuove forze occulte sconvolgono il vecchio ordine. Entro la fine dell’anno, il velo tra cecità e vista, vita e morte,rnmondo naturale e mondo degli spiriti si rivelerà davvero molto sottile. -
In punta di penna
Mishima Yukio sale in cattedra per dare consigli di scrittura, ma è solo un’espediente per farci gustare la storia di due coppie,rnuna di adulti (o di non più giovani, come a loro piace sottolineare) e una di giovani destinati a innamorarsi. Ma l’amore segue vie complesse, e le pulsioni dei quattro si intrecceranno in un garbuglio reso ancora più intricato dal fatto che se è vero che la bellezza sfiorisce con l’età, è vero anche che l’orgoglio ha un andamento opposto, e nutre il gusto della macchinazione.rnIn quello che appare come una rivisitazione giocosa delle Relazioni pericolose, con il guizzo dell’intuizione Mishimarnaggiunge una quinta figura, quella del giullare che scompiglia le carte, rigorosamente sopra le righe, incapace per naturarna seguire i dettami della norma. Sarà il suo comportamento imprevedibile ma in realtà più assennato di chiunque altro arnriportare ordine e pace in un gruppo che però (ci suggerisce l’autore) era forse più attraente quando ancora si lasciavarnlacerare dalle sue passioni. Il romanzo che in Giappone ha avviato la riscoperta delle straordinarie qualità di intrattenitore di Mishima Yukio, riavvicinandolo sia al grande pubblico che a quello di nicchia, accomunati entrambi dalla felice conferma di qualcosa che già si sospettava da tempo: che di Mishima si è ancora ben lontani dall’aver detto tutto. -
Il club delle fate dei libri
Victor Iordanescu non è certo un lettore forte. Mai si sarebbe sognato di frequentare abitualmente una libreria, se non fosse stato per un incontro. Giovane compositore di talento, si guadagna da vivere come fattorino. Perché, oggigiorno, chi è disposto a dare lavoro a un musicista in erba, per di più immigrato? Durante i suoi giri di consegne, Victor si diverte a studiare le abitudini delle persone. Di una è particolarmente curioso, una misteriosa donna che si fa recapitare spesso dei libri. Il giorno in cui le porta un pacchetto di una nota marca di lingerie, la sua immaginazione vola. Ma come conoscerla se lei non è mai a casa? Forse proprio attraverso quei libri che sembra tanto apprezzare. Così Victor varca la soglia di una piccola libreria indipendente, La fata dei libri, dove la proprietaria gli consiglia un titolo per rompere il ghiaccio. È il primo passo in un mondo pieno di sorprese. Di libro in libro, spaziando dai classici ai bestseller più recenti, conosce un ragazzino un po’ saputello e fin troppo intraprendente, un cane di nome Venerdì, una dodicenne chiacchierona che inventa storie fantastiche e un club di lettura molto attivo. E mentre il suo furgone si popola, Victor scopre che la letteratura può divertire, intrattenere, provocare e, soprattutto, unire. Perché ogni libro è solo l’inizio di tante altre storie. Esiste un libro per tutti, anche per chi non lo sa. -
Come dividere una pesca
Lei è un’americana laureata alla Columbia, lui un egiziano nato in un villaggio “che nessuno ha mai sentito nominare”. Si incontrano al Cairo in una stagione segnata dall’incertezza per il futuro, sei anni dopo la rivoluzione del 2011 che non è riuscita a portare il rinnovamento tanto sperato, e a partire da quel momento la loro vita non sarà più la stessa. La ragazza, figlia di egiziani benestanti emigrati negli Stati Uniti, è in cerca delle sue “radici”, come dice la madre in tono sprezzante, virgolettando la parola con le dita. Testa rasata, abiti mai abbastanza castigati, se ne va in giro per il Cairo senza velo, attirando la curiosità e spesso la riprovazione della gente. Il ragazzo, tanto povero quanto orgoglioso, ha documentato la rivoluzione con la macchina fotografica da cui non si separa mai e quando tutto è crollato, quando gli stranieri se ne sono andati abbandonando il paese al suo destino, è precipitato in una spirale di apatia che lo avvolge tuttora, complice l’abuso di sostanze. È allora possibile che la fragile relazione nata tra i due protagonisti senza nome li aiuti a ridare un indirizzo alla loro esistenza? O forse invece la distanza culturale rimarrà incolmabile? Come può una ragazza che si vantava di non piegarsi mai davanti alle ingiustizie tollerare il maschilismo e la violenza di un ragazzo ossessionato dalle proprie convinzioni? Con una scrittura immaginifica e sensuale, Noor Naga ci porta nel cuore di una metropoli brutale e caotica, tessendo una costruzione ardita che sfida la forma-romanzo fino a una risoluzione inaspettata. La tragedia di due mondi che si scontrano, una storia fatta più di domande che di risposte, dove la lingua, l’identità e la ricerca di un senso di appartenenza sono sempre in primo piano. -
Il guerriero di porcellana
Giugno 1944. Francia occupata. Il piccolo Mainou ha perso da poco la mamma, e ora rischia di perdere anche il padre. L’uomo, infatti, è stato richiamato al fronte e decide di mandare il figlio nella fattoria della nonna materna, in Lorena. Mainou ha solo nove anni, supera clandestinamente la linea di demarcazione, nascosto in un carro di fieno, e raggiunge la famiglia che ancora non conosce: la severa ma premurosa nonna, la bigotta zia Louise e lo zio Émile, un dandy di campagna, che spinge il nipote ad affidarsi al potere dell’immaginazione. Mainou trascorre gli ultimi mesi della guerra combattendo con le rigide regole necessarie a sfuggire ai nazisti e con il ricordo della madre. Tutto, nella fattoria, parla di lei e allora Mainou comincia a scriverle delle lettere e a esplorare i luoghi dove è cresciuta. Suoi speciali compagni di viaggio saranno la cicogna Marlene Dietrich e il riccio Jean Gabin, e una donna nascosta in soffitta che cela un segreto. “Il guerriero di porcellana” è una storia intima e autobiografica, in cui Malzieu con sensibilità e tenerezza ripercorre l’infanzia del padre, ritratto nel piccolo Mainou, in un momento storico di grande drammaticità. Il racconto intimo e tenero di una famiglia e del potere dell’immaginazione in tempo di guerra. -
Fuga a Est
Sulla Transiberiana, Alëša ed Hélène, due sconosciuti, sognano la fuga.rnLui, russo, vuole fuggire da quel treno e dal suo destino di coscritto che lo porta in una Siberia da incubo, un incubo fra bruti che hanno già cominciato a vessarlo.rnPer lei, francese, che scappa da Anton, l’amante seguito fino a Krasnojarsk, il treno diretto verso un altrove sconosciuto è speranza di liberazione.rnUn incontro, regalato dal caso, che creerà complicità nel comune rifiuto del presente, malgrado l’unica comunicazione tra i due sia fatta di gesti e di sguardi. Figure di questo huis-clos sono i viaggiatori diretti verso Oriente, famiglie chiassose, soldati dai corpi maleodoranti ma anche due donne in servizio sul treno – spie o angeli custodi? E fuori i paesaggi sterminati attraversati dal treno in un tempo infinito.