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Forse domani m'innamoro. 693 giorni di appuntamenti online
Due anni di appuntamenti reali e virtuali, tra seduttori incalliti che scompaiono al termine di una serata perfetta, spasimanti troppo esigenti o troppo goffi e intempestive proposte di matrimonio. rnrn«Non è che pretenda poi tanto, – dissi all'universo mentre attendevo in coda il mio turno. – Mi basta che sia fedele e divertente: su tutto il resto sono disposta a trattare».rnrn«Forse domani mi innamoro è l'equivalente letterario della battuta piú disarmante di Harry, ti presento Sally: ""Dimmi che non dovrò mai piú passarci""""» - Jojo Moyes rn«Divertentissimo, spietato e tremendamente sincero. L'ho letto d'un fiato dalla prima all'ultima pagina» - Katie Fforde «Questo libro è come una chiacchierata senza filtri con la tua migliore amica, tra storie di uomini imperfetti e appuntamenti tragicomici» - VoguernrnrnQuando il marito la lascia per un'altra, Stella Grey si convince che sarà infelice per sempre, condannata a trascorrere le serate in pantofole a giocare a Sudoku. Poi ascolta il consiglio di un'amica e s'iscrive a una serie di siti per incontri in rete. Seguono quasi due anni di appuntamenti reali e virtuali, tra seduttori incalliti che scompaiono al termine di una serata perfetta, spasimanti troppo esigenti o troppo goffi e intempestive proposte di matrimonio. Nel catalogo è compreso il milionario che la invita a Tangeri per «un incontro informale»; lo svitato in grado di confessare con candore che passa molto tempo «con le sue lucertole»; il cafone che seleziona le donne sulla base del girovita. Un viaggio esilarante e impietoso che ci racconta come sia cambiato l'amore ai tempi di Tinder, o come, dopo tutto, non sia cambiato affatto. Perchè a sorpresa è capace di riservare il piú classico degli happy ending."" -
A tavola. Storie di cibi e vini
Da Čechov e le sue ostriche alla torta di zucca di Charles D'Ambrosio, passando per il gourmand cannibale di Pessoa e il pugile affamato di Jack London. Diciotto racconti, diciotto portate di un ricco menú letterario che soddisferà le esigenze di ogni palato goloso di storie.rnrn«Il suo era un mestiere di cui c'era bisogno. Era un pasticcere» - Raymond CarverrnrnA tavola ci si siede per mangiare. A tavola però può capitare anche di innamorarsi o di litigare. Di rivelare a qualcuno i nostri segreti piú intimi. E di trovare conforto. Il profumo di un dolce può aprire la porta del mondo dei ricordi. E di fronte a una bottiglia di vino capita che si confessi la verità. I grandi scrittori sanno bene che molte delle cose davvero importanti spesso accadono mentre ci stanno servendo un piatto, o quando una teglia esce fumante dal forno. -
La lunga notte del detective Waits
Una ragazza in pericolo, un detective in crisi. E le notti di Manchester, con le strade lustre di pioggia, i club dove perdersi fino all'alba, la tanta, troppa droga. rnrn«Un esordio elettrizzante. Veloce, imprevedibile, romantico e molto divertente.» - Peter Swansonrn«La lunga notte del detective Waits è una bomba. Joseph Knox conosce Manchester come le sue tasche e la ritrae a tinte fosche.» - Val McDermidrn«Un debutto che è un fuoco d'artificio, con il successo inscritto nel Dna.» - The Guardianrn«La lunga notte del detective Waits entra di prepotenza nella top-league del noir inglese.» - The Observerrn JOSEPH KNOX è lo pseudonimo di Joseph Knobb. Per anni è stato libraio, e al momento si occupa delle acquisizioni presso Waterstone's. La lunga notte del detective Waits è il suo primo romanzo. -
Ranocchio salva Tokyo
Uno dei racconti più surreali, delicati ed emozionanti di Murakami si anima grazie alle illustrazioni di Lorenzo Ceccotti.rnrnQuando Katagiri rientrò nel suo appartamento, ad attenderlo c’era un ranocchio gigante. Eretto sulle zampe posteriori, superava i due metri. E aveva anche un fisico massiccio. Katagiri, alto appena uno e sessanta e mingherlino, si senti sopraffatto dal suo aspetto imponente. rn– Mi chiami Ranocchio, – disse il ranocchio. -
La nostalgia ferita
Eugenio Borgna continua, con questo libro, a elaborare un altro elemento del suo personale lessico delle emozioni.«Quando il passato riesce a farci affrontare il presente. Grazie alla nostalgia che dona senso a quanto è già accaduto e fertilizza il deserto delle emozioni. Un'indagine sulla nostalgia, che può ferire o curare, condotta da Eugenio Borgna» - Robinson, La Repubblicarn""Ci sono nostalgie dolorose e scarnificanti, nostalgie che fanno vivere e nostalgie che fanno morire, nostalgie che si nutrono di gioia e di tristezza, nostalgie che non si cancellano nel corso del tempo e nostalgie labili ed effimere.""""rnrn Qui racconta la nostalgia ferita, con le sue collaterali parole tematiche: quella della memoria, quella del tempo, quella della patria perduta, quella dell'infanzia. Ma c'è anche la nostalgia della morte, quella di un volto che, come diceva Rilke, ci accompagna, a volte introvabile; e anche la nostalgia della vita quando la malattia è in noi. La nostalgia aperta alla speranza è diversa da quella pietrificata nel passato. Queste sono alcune delle parole che tematizzano il libro. Ci sono nostalgie ferite dal dolore, e nostalgie che se ne salvano. Ovviamente, significa fare riferimento a Leopardi e Proust ma anche a Emily Dickinson e Guido Gozzano. La nostalgia, infine, può essere intesa come recupero del passato: come sua donazione di senso; come antitesi, anche, al drago dell'indifferenza che porta al deserto delle emozioni. Ci sono nostalgie dolorose e scarnificanti, nostalgie che fanno vivere e nostalgie che fanno morire, nostalgie che si nutrono di gioia e di tristezza, nostalgie che non si cancellano nel corso del tempo e nostalgie labili ed effimere."" -
Borne
Borne è una grande storia d'amore e perdita sotto il cielo minaccioso di un futuro postapocalittico. È un'indagine su cosa ci rende davvero umani. È la letteratura che esprime tutto il suo potenziale. rn«VanderMeer è uno di quei rari casi di letteratura capace di intaccare un paradigma cognitivo». - Gianluca Didino, il Mucchio Selvaggiornrn«Dopo il successo della Trilogia dell'Area X , il nuovo romanzo di VanderMeer Jeff alza di nuovo la posta immaginativa e letteraria, usando la fantascienza postapocalittica per indagare qualcosa di intimo e quotidiano come la maternità. Al cuore di Borne, sotto gli orsi volanti e le bio-tec sanguinarie, c'è una domanda radicalmente umana: cosa significa, in un'epoca di drastiche trasformazioni scientifiche e biologiche, “essere una persona”.» - Vincenzo Latronico rnrnFra le macerie di una città in rovina - infestata da biotecnologie fuori controllo, percorsa da bande di razziatori, dominata dal cielo da un orso mutante di nome Mord - la cacciarifiuti Rachel si imbatte in una creatura misteriosa e decide di prenderla con sé, chiamandola Borne. All'inizio poco piú di una pianta, Borne cresce a una rapidità impressionante: è un bambino curioso e frenetico; è un anemone di mare gigante che muta forma e colore; è una persona; è un mostro; è un figlio adottivo. L'arrivo di Borne altera gli equilibri della vita di Rachel - che, arrivata nella città come migrante, si trova a dover imparare a essere madre rievocando gli anni spesi coi genitori a girare per campi profughi, fra una catastrofe ecologica e l'altra. Altera anche il suo rapporto con Wick, il creatore di bio-tec con cui convive, che non si fida del nuovo arrivato: forse perché teme che sia un mutante, o forse perché, come un padre inesperto, si sente tagliato fuori dall'amore che lo lega a Rachel. E mentre Borne cresce, tutt'intorno si intensifica la lotta per il dominio sulla città tra l'enigmatica Compagnia e le creature che le si sono ribellate - su tutti Mord, l'orso gigante le cui incursioni aeree si fanno sempre piú frequenti e sanguinarie. E con orrore di Rachel e Wick appare sempre piú chiaro che Borne - il loro bambino, la loro arma aliena - in questa guerra è destinato a giocare un ruolo decisivo. -
Le metamorfosi. Testo latino a fronte
Nell'incipit delle Metamorfosi Ovidio dichiara con lucida concisione l'argomento del poema: «L'animo mi spinge a cantare le forme mutate in nuovi corpi...» Subito dopo, nel corso dello stesso v. 2, si saggia lo spettro semantico di mutare. Invocando l'ispirazione divina sui suoi progetti (coeptis) il poeta insinua, con un rapido slittamento metalinguistico («avete mutato anche quelli»), che di origine divina sia anche il mutamento della propria attività e della propria carriera poetica. Sarà bene ricordarsi di questo lampo polisemico, quando nel libro XV si approssima il termine del carmen perpetuum, che dai primordi del caos giunge fino all'impero di Augusto, e proprio la categoria del mutamento è collocata al centro del discorso di Pitagora, che ne fa il puntello di due forti posizioni ideologiche, tra loro collegate: la metempsicosi, o rinascita dell'anima dopo la morte novis domibus (XV, 159), cioè in un nuovo corpo, proprio come recitava l'incipit, e il vegetarianismo, misura prudenziale contro il rischio che il nuovo corpo sia quello di un animale. Ma nel potente respiro di un linguaggio indebitato con Lucrezio, ancorché divergente per molti contenuti, il principio che omnia mutantur (XV, 165) si allarga alla struttura globale dell'universo: nel tempo, inarrestabile come un fiume, cuncta novantur (XV, 185), a cominciare dall'alternanza tra notte e giorno e tra sole e luna e dalla successione delle stagioni, per poi proseguire con le epoche della vita umana, nel suo processo di sviluppo e successivo declino. (...) Non sembra ragionevole dubitare che il discorso di Pitagora costituisca nel suo insieme l'attribuzione di un senso unitario all'insieme delle metamorfosi della persona in animale, vegetale o minerale, che sono oggetto del discorso poetico, inquadrandole nel genere prossimo del mutamento; quello che manca è invece il riferimento alla differenza specifica, consistente nel fatto che, mentre il sistema descritto da Pitagora è governato da un ritmo fisiologico (o a questo assimilabile), che consente di trarre conseguenze certe da premesse dotate di valore complessivo, la trasformazione che i personaggi di Ovidio subiscono rappresenta una rottura, un evento inatteso e saliente rispetto a vicende di vita ordinaria, che viene spesso veicolato dal ricorrere della parola mirum, «che suscita meraviglia». Ciò potrebbe far pensare al profilo del poema come un insieme di situazioni polarizzate fra un linguaggio neutro, connettivo, interlocutorio o al massimo preparatorio, e un'esplosione di senso, o forse di nonsenso, un profilo piatto intercalato da punte che si ripresentano a intervalli non regolari. Quello che abbiamo di fronte nell'affascinante lettura è qualcosa di molto diverso, che fa onore alla definizione di carmen perpetuum: un'unità insieme fusa e fluida che fa appena avvertire le giunture episodiche, che scavalca con macro-enjambement la stessa partizione in libri, che esplora il gusto inesauribile del narrare in tutte le sue pieghe, comprese quelle ritagliate nelle scatole cinesi del racconto nel racconto. Credo che questo risultato discenda soprattutto dalla riduzione, o traduzione, della metamorfosi da alterità assoluta a un rapporto di mutua comprensibilità e comunicazione col quotidiano (dall'Introduzione di Guido Paduan). Testo latino a fronte. -
Storia universale delle rovine. Dalle origini all'età dei Lumi
Come non esistono uomini senza memoria, così non ci sono società senza rovine. Questo libro si propone di chiarire il rapporto indissolubile che le diverse culture hanno intrattenuto con le rovine, nell’intreccio fra il desiderio di lasciare tracce grandiose, il culto del passato e la trasmissione della memoria. Passando da una civiltà all’altra – dagli Egizi ai Cinesi, dai Greci ai Romani, dal Rinascimento all’Illuminismo – Alain Schnapp si affida tanto alle fonti archeologiche quanto alla letteratura. Splendidamente illustrata, questa “Storia universale delle rovine” è l’opera di una vita. «Il lettore potrà avventurarsi in questo libro sapiente e magnifico assecondando le proprie curiosità, i ricordi o il desiderio di conoscenza, come se visitasse un sito archeologico o una pinacoteca... invitato a confrontarsi con la paradossale presenza di ciò che è scomparso» (Roger Chartier, «Le Monde»). L'antico Egitto affidò la memoria dei suoi sovrani a giganteschi monumenti e imponenti iscrizioni. Altre società preferirono stringere un patto con il tempo, come i popoli della Mesopotamia che, consapevoli della vulnerabilità dei loro palazzi di mattoni di fango, seppellivano nelle fondamenta le iscrizioni commemorative. I Cinesi dell'antichità e del Medioevo impressero la memoria dei re e dei personaggi illustri in iscrizioni su pietra e bronzo, le cui matrici erano custodite da scrupolosi antiquari. Altri ancora, come i Giapponesi del santuario di Ise, distruggevano per poi ricostruirle identiche, in un ciclo infinito, le loro architetture di legno e paglia. Altrove, in Scandinavia e nel mondo celtico, come in quello arabo-musulmano, sono i poeti o i bardi i responsabili del mantenimento della memoria. Greci e Romani consideravano le rovine un male necessario che bisognava imparare a interpretare per comprenderle. Il mondo medievale occidentale affronterà l'antico patrimonio con un'ammirazione venata di repulsione. Il Rinascimento intraprese invece un ritorno all'antichità diverso, considerandola un modello da imitare ma anche da superare. Infine, l'Illuminismo costruì una coscienza universale delle rovine che si è imposta come «culto moderno dei monumenti»: un dialogo con le vestigia del passato che vuole essere universale e che questo libro testimonia con straordinaria dovizia. -
Diario di Gusen
Questo libro, forse l'unico diario uscito da un lager nazista, è un monito per non abbassare la guardia contro chi vuole cancellare la verità calpestando i diritti e la dignità dell'uomo. «Chissà che cosa proveranno i giovani di oggi – si chiede Corrado Stajano nell’Introduzione – nel leggere il Diario di Gusen di Aldo Carpi…, e chissà che cosa proverebbe Carpi se fosse vivo nel sapere che cosa è successo e che cosa sta succedendo nel mondo». La storia può ripetersi tragicamente. Ma il valore di questo diario va ben oltre quello del semplice documento. Innanzitutto perché fa percepire in presa diretta come si può vivere in un luogo in cui è dato solo morire, e poi perché racconta l’impari lotta di chi s’impegna con tutte le forze a conservarsi «uomo», salvando la propria intelligenza e i propri valori in un microcosmo in cui pure la solidarietà è considerata un crimine. Le parole di Carpi, il suo voler guardare sempre oltre l’orrore, l’abbandono, la paura e la morte rimangono una lezione di umanità e di coraggio insieme con la sua intensa attività di pittore, così come dimostrano i suoi disegni qui riprodotti e che fanno parte integrante del testo. Con uno scritto di Mario De Micheli. -
Una storia della filosofia. Vol. 1: Per una genealogia del pensiero postmetafisico.
Fede e sapere. In mezzo scorre tutta la nostra storia. All'inizio c'è il mito. Poi accade una rivoluzione: con la nascita delle grandi religioni e della filosofia greca, per la prima volta diviene possibile concepire il mondo, con le sue sofferenze e le sue ingiustizie, come qualcosa di trasformabile. È qui l'origine del pensiero postmetafisico. Ed è da qui che il racconto della sua genealogia deve cominciare. Nella sua lunga storia la filosofia si è appropriata dei contenuti essenziali delle tradizioni religiose fino ad approdare all'idea di ragion pratica. Il pensiero laico che è venuto dopo Kant e Hegel deve a questa osmosi l'idea della libertà razionale, insieme a tutti i concetti fondamentali della filosofia pratica che si accompagnano a questa idea di libertà e che ci riguardano da vicino, ancora oggi. La storia della filosofia narrata da Jürgen Habermas è un corpo a corpo che dura millenni. È il grande romanzo intellettuale dell'Occidente, ma non racconta un destino: la filosofia, se contemplata lungo l'arco temporale di tutta la sua esistenza, è una successione irregolare di processi di apprendimento che nascono in modo contingente da problemi imprevedibili. La genealogia del pensiero postmetafisico esplora tali contingenze, una dopo l'altra, e ricostruisce la strada lunghissima che giunge fino a noi. Questa indagine su ciò che muove il pensiero rivela una necessità tutta umana: la necessità di un'idea comprensiva di ragione. È il momento per la filosofia di guardare se stessa. Una storia della filosofia, scrive Habermas, oggi deve rispondere a questa domanda: ""Che cosa significa l'espansione della conoscenza scientifica del mondo per noi - come esseri umani, come abitanti di questo tempo e come individui?""""."" -
Walter Benjamin. Pensare per immagini, inventare gesti
Benjamin il fuggitivo, l’esiliato, l’outsider. È da fuggitivo che l’intellettuale tedesco scrive come nessuno ha ancora scritto. È da outsider, incapace di trovare un posto nella cultura della sua epoca, che è costretto a creare il proprio percorso. Un percorso frammentario, indisciplinato, anarchico, che dà vita a forme nuove di pensiero, che si offre come rifugio intellettuale a tutti coloro che coltivano una visione inattuale del mondo. Frammentata è anche l’anomala collezione di oggetti, temi, domande che coabitano dentro il grande cantiere dei Passages di Parigi, a cui Benjamin lavora fin dal 1927 ma che lascerà incompiuto alla sua morte. In quest’opera, all’apparenza sulla Parigi simbolo del capitalismo ottocentesco, tornano le grandi figure, i motivi teorici, gli intrecci speculativi di tutto il cosmo concettuale del filosofo. Perché il passage – il corridoio di vetri e specchi che attraversa palazzi e in cui si susseguono in sequenza negozi eleganti – “è una città, anzi un mondo in miniatura”, in cui si raccolgono le tracce che con il tempo si sono depositate nelle cose, nei luoghi, nelle immagini. Frutto di un pensiero rigoroso ma intensamente poetico, i Passages sono un’opera mai definitiva, sempre capace di nuova vita. Per questo rileggerla permette di trovare nel pensiero di Walter Benjamin combinazioni inedite. Nuove strade si aprono ed è possibile ripercorrere quanto già scritto come qualcosa che non è stato ancora letto e, forse, neppure scritto fino alla fine, una volta per tutte. Percorrendo gli spazi letterali e simbolici della metropoli, Benjamin rintraccia i motivi segreti della grande costruzione culturale europea. Perché il pensiero nasce dall’incontro con le cose: dai volti, dai nomi, dalle figure attraverso cui la modernità disegna i suoi percorsi enigmatici. -
Cuoreanimale
Lola viene trovata morta, impiccata in un armadio. Era arrivata dalla campagna rumena per studiare in città, in cerca di prospettive migliori e di un senso di comunità che non ha trovato. Perché, in città ancora più che nelle campagne, la lunga mano della dittatura si sente in ogni vicolo. Durante un’assemblea convocata per giudicare il suo caso, Lola viene estromessa post mortem dal Partito comunista per essersi tolta la vita. Ma nella Romania di Ceauşescu un suicidio spesso non è tale, pensano gli amici di Lola, che credono in altre parole, pronunciano altre parole rispetto a quelle proclamate dal regime. E così ripercorrono il suo cammino, tentano un’opposizione che non può avere altro esito che il fallimento e la sofferenza. Nel suo romanzo più universale, il premio Nobel Herta Müller ci offre un organismo narrativo e poetico perfetto, e con la sua scrittura lirica e allucinata restituisce con dolorosa precisione le perversioni di un regime retto sulla menzogna. -
Happydemia
In un presente (non troppo) lontano, in un paese rinchiuso in casa da una misteriosa epidemia, il ventenne Michele trova lavoro come consegnator di Happydemia – la più importante multinazionale al mondo per la distribuzione di psicofarmaci, fondamentali per tenere tranquillo il Paese in clausura. Ma nemmeno quelli bastano: il popolo è diviso tra chi può permettersi di non lavorare, chi può farlo da casa e chi per sopravvivere deve spostarsi fisicamente. Con il borsone di Happydemia sulle spalle, Michele attraversa in bici la città semivuota, nell’ostilità crescente di quanti gli invidiano il lavoro, o la libertà di movimento, e di quelli che invece lo considerano un untore. Grazie all’incontro con Miriam, una enigmatica ragazza che consegna psicofarmaci ai vip, Michele scopre l’amore in un mondo in cui toccarsi è diventato sovversivo. Intorno a loro, intanto, tutto cambia vorticosamente, tra impoverimento crescente, complotti di complottisti, negazionisti che negano di esserlo, le riforme del sonno del Previdente del Consiglio e un ex Primo ministro dell’Interno disperatamente a caccia di selfie… -
Non farcela come stile di vita. Una guida per diversamente performanti
"Le donne hanno risorse infinite"""", """"Come lo fa la mamma non lo fa nessuno"""", """"I figli sono delle madri"""", """"Le donne sono multitasking"""". Quante volte abbiamo sentito queste frasi? Belle, eh, ma non ci vivremmo. Pettineranno forse il nostro ego, ma ormai abbiamo capito la tattica e respingiamo al mittente i complimenti: preferiamo essere disorganizzate, approssimative e procrastinatrici. Sì, abbiamo bisogno di un metodo, che poi ovviamente non seguiremo. L’unica coerenza che ci riserviamo è quella verso un modello che abbiamo scelto noi, verso noi stesse. E a volte neanche quella. Noi diversamente performanti esistiamo davvero, non solo nei giudizi delle nostre madri e nella nostra psiche. Noi abbassiamo le aspettative e abbracciamo la nostra inadeguatezza. E se il modo di farcela fosse proprio non farcela? Dalle popolari blogger di """"Mammadimerda"""", una guida per vivere inadeguate e felici." -
Sull'uomo Nietzsche
È il 1884 e nella vita di Nietzsche si presenta un’amicizia femminile riposante, gradevole, che induce il filosofo alla confidenza. Resa von Schirnhofer è una studentessa di filosofia della buona società austriaca che, durante un soggiorno in Costa Azzurra, ha la possibilità di conoscere Nietzsche. Il filosofo intreccia con la giovane un rapporto di frequentazione amichevole, fatto di passeggiate, improvvisazioni poetiche e lunghe discussioni sui libri e gli autori letti. Da questo incontro e dallo scambio epistolare che ne seguì, una Resa ormai ottantaduenne restituirà in forma scritta i suoi ricordi attenti e imparziali Sull’uomo Nietzsche. Un testo importantissimo nella bibliografia e nella biografia nietzschiana, ma anche una lettura godibile per chi sia semplicemente curioso di conoscere aspetti inediti e personali di uno dei più importanti e carismatici filosofi del secolo scorso. Come l’autrice stessa precisa, si tratta di un resoconto umano fedele, volto a inquadrare Nietzsche sotto il profilo psicologico. Lungo le pagine si susseguono gustosissimi ricordi e aneddoti, ma anche episodi fondamentali nello sviluppo del pensiero di Nietzsche, tra i quali la rivelazione teatrale a Resa dell’idea di eterno ritorno. Utilizzato a stralci nelle maggiori biografie nietzschiane, il testo arriva per la prima volta in Italia in tutta la sua forza. -
Kalle Blomkvist, il grande detective
È un'estate tranquilla e in una sonnolenta cittadina svedese infuria la Guerra delle due rose: Kalle, Andersen e Eva sono i cavalieri della Rosa Bianca e combattono ferocemente contro i cavalieri della Rosa Rossa, Sixten, Jan e Benka. Qualcosa però viene a turbare questa Pacifica guerra: un ambiguo amico di famiglia fa la sua comparsa in casa di Eva, sembra volersi nascondere e agisce in modo molto sospetto. Quando Kalle legge sul giornale che c'è stato un grosso furto di gioielli e che i ladri si sono dileguati capisce che le cose sono legate. In un susseguirsi di suspense e colpi di scena è proprio Kalle Blomkvist, detective dilettante, con l'aiuto dei suoi amici a risolvere il mistero e assicurare i colpevoli alla giustizia. Età di lettura: da 10 anni. -
Situazionismo. Ediz. a colori
Uno dei movimenti di avanguardia più singolari e multiformi del XX secolo è il situazionismo. Meno noto di altri esperimenti creativi del secondo dopoguerra, è stato tuttavia molto più influente di altri sul pensiero contemporaneo. Nato in Italia, in Liguria, nel 1957, da un gruppo di artisti, pensatori e letterati di estrazione anarco-marxista, durò circa un quindicennio tra fratture e segmentazioni, ed ebbe come componente più nota quella del gruppo Co.Br.A. Tra i suoi più attivi propagandisti il filosofo e sociologo francese Guy Debord, il pittore danese Asger Jorn e Giuseppe ""Pinot"""" Gallizio, langhigiano, inventore della """"pittura industriale"""", che aprì la strada ai monocromi e ai movimenti di superamento dell'Informale. Il situazionismo non presenta """"capolavori"""": incide direttamente sulle """"situazioni"""", appunto, esistenziali, influenzando il Sessantotto e molti degli estremismi del tempo in cerca di nuove strade espressive."" -
Le lettere di Paolo. Dalla Bibbia di Gerusalemme
Il volume propone le Lettere di Paolo e la Lettera agli Ebrei nella nuova traduzione CEI, accompagnati dalla ricchezza degli apparati della nuova Bibbia di Gerusalemme: nuovi commenti, introduzioni e note degli studiosi dell'École Biblique di Gerusalemme. La prefazione di uno specialista degli scritti dell'Apostolo, quale il prof. Romano Penna, costituisce un ulteriore importante contributo. -
Oppenheimer
Considerato uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi e un autentico prodigio della fisica, Robert Oppenheimer coordinò il leggendario progetto Manhattan che nel 1945 produsse la prima bomba atomica, consacrando la sua carriera. Di fronte all’esito devastante dei bombardamenti su Hiroshima e Nagasaki, tuttavia, il «distruttore di mondi» avanzò una radicale proposta per il controllo internazionale dei materiali nucleari nonché a opporsi con fermezza alla realizzazione della bomba all’idrogeno. A questa figura tragica ed eroica Kai Bird e Martin J. Sherwin hanno dedicato una monumentale biografia che nel 2006 ha ricevuto il premio Pulitzer: Oppenheimer ripercorre la parabola di una vera icona dell’America degli anni Quaranta, dall’oscurità alla fama che lo portò a partecipare alle grandi sfide e ai grandi trionfi del XX secolo, fino all’umiliazione di trovarsi coinvolto, nel 1954, in una terribile inchiesta che avrebbe compromesso per sempre la sua reputazione. Riflessione profonda sul rapporto tra scienza e potere, questo magistrale racconto proietta, attraverso la vita di un uomo, nuove luci e nuove ombre sulla storia di tutti noi. -
La ritrattista
Roma 1459. Lavinia non avrebbe mai immaginato che qualcuno potesse commissionarle un ritratto. Da quando è nata, si è sentita ripetere che le donne non possono diventare pittrici, ma ora, nella sua vita, nulla è più come prima. Vive a Roma, lontana dalla sua Firenze, in una locanda dove altre giovani donne inseguono la propria indipendenza. Solo una cosa non è cambiata: accanto a lei c’è Piero della Francesca; per tutti un maestro di valore assoluto, per Lavinia l’uomo che è riuscito a insegnarle i segreti della pittura. E Piero è in pericolo. Dopo essere stato testimone di un incendio in cui ha perso la vita una vecchia amica, riceve una serie di messaggi cifrati che scatenano una gara d’astuzia in cui sembra che l’avversario sia sempre in vantaggio. Piero vorrebbe fare affidamento solo sul proprio intuito, ma ha imparato che l’aiuto di Lavinia è prezioso. I due si mettono allora sulle tracce di un antico manoscritto greco che potrebbe avere a che fare con il tentativo di salvare il Despotato di Morea, ultimo baluardo della cristianità contro l’invasione turca. Il gioco si sta facendo più grande di loro e la verità sembra a portata di mano. Finché qualcuno attenta alla vita di Lavinia. Solo allora la giovane comprende che, lontano da pennelli e colori, il mondo può essere oscuro e pericoloso per una donna sagace e intelligente come lei. Che a volte non basta il coraggio, a volte bisogna andare oltre i propri limiti. Solo così si può essere liberi davvero. Chiara Montani torna con i due amati protagonisti che sono stati al centro di un passaparola senza fine: Lavinia, giovane donna che non vuole sottostare alle convenzioni del suo tempo, e Piero della Francesca con il suo affascinante mondo fatto di arte e razionalità. Una nuova avventura impreziosita dalla meraviglia di una Roma che, ancora lontana dai fasti del barocco, sa già abbagliare.