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Imperfetto universale
“Imperfetto universale” è una finestra socchiusa sulla vita dell’autrice negli ultimi anni e allo stesso tempo su tutte le vite del mondo. Un amore profondo e le sue imperfezioni, il lutto, la pandemia, le radici e le scoperte che ogni cambiamento radicale porta con sé. Il titolo è una dichiarazione d’amore alla romanità e all’abitudine tutta capitolina di usare l’imperfetto sempre, affidando i ricordi a una dimensione indefinita nel tempo. Forse per tenerli vicino. -
Disguidi
Disguido, dallo spagnolo descuido, trascurataggine. Questa una collezione di passi falsi, che negli anni hanno insidiato la scontata narrazione offertami dalla vita. Dove avrei dovuto puntare se non verso l’eresia di parole che non si capiscono? La poesia una feroce resa dei conti con se stessi, quindi col mondo. Sbagliare allora l’ultima astuzia per procurarsi una mappa, utile a ritrovarsi. -
Non v'è tempo
I versi della silloge sono un viaggio attraverso il tempo, unica entità non concreta e la cui unica percezione ci viene data dal mutare di noi stessi e del mondo che ci circonda. La nascita di un figlio, il matrimonio, ma anche le notti in ospedale a fronteggiare la diffusione di un veleno invisibile sono il seme dal quale germogliano i versi contenuti in questa raccolta. -
Le stanze vuote
La silloge si apre con una dedica a un’aula senza più alunni; un’assenza che diviene condizione generale e collettiva. Le stanze vuote incombono, inesorabili. “È solo il vuoto – triste vuoto –” che ci costringe a confrontarci con un profondo senso del limite. Appaiono difatti muri ad amplificare vicinanze e distanze, sempre nel grigiore diffuso di un’atmosfera sospesa. In questa dimensione, squisitamente anarchica, si definisce il percorso lirico di Luisa Trimarchi: bere, assorbire, respirare, trasudare le storie delle persone. Ascoltarle, lenirne il dolore, raccogliere lacrime, asciugarle e piangere tanto, goccia dopo goccia, sino a cadere sul terreno fertile, restituendoci, dal nulla e nel nulla, una preziosa e indomita poesia. -
Dei nostri santi tristi
"Dei nostri santi tristi"""" è un tragitto poetico che inizia con una immagine: il “santo triste”, marchio con cui il poeta si è sempre identificato. La poesia si configura come un processo di disarticolazione da questa immagine-spettro, uno strumento per disancorarsi dal passato e trovare una posizione nel fluire della vita, nell’imprevisto dell’incontro. Proprio su un incontro inaspettato si concentra l’approdo di questa lettura: riconoscere l’alterità e aprirsi al nuovo finalmente, solo a patto di distogliere lo sguardo dal proprio marchio." -
Finché la pioggia
"Finché la pioggia"""" di Adriano Livrieri regala al lettore una visione della poesia e dell'arte ben definita. Come gocce di una pioggia che rammenta il ciclo perpetuo dell'acqua, la raccolta di poesie di Livrieri, rappresenta un delicato grido di speranza verso l'umanità intera ormai assuefatta alla superficialità e a un vuoto materialismo. Flussi continui di immagini, storie e sensazioni si insinuano nelle placide dissolvenze dei versi dell'autore, che sembra voler viaggiare all'interno dell'oscuro e dell'indefinito alla radice dell'essenza prima dell'uomo per raccontare." -
Eppure
Il titolo “Eppure”, costituisce il perno motore della poetica di Emanuela Mannino. Eppure ci si rialza, eppure si spera, eppure si osa: eppure, si esiste. Si guarda alle fragilità umane, si partecipa da invisibili. La Natura, ristoro e nutrimento per il viaggio, partecipa, talvolta come voce protagonista, talaltra accompagnando il sentire umano con il quale entra in comunione di versi. C’è spazio, anche, per due poesie sulla poesia. E per l’amore. -
La mimica dei mondi. (Qualche poesia fuoritempo)
Le poesie contenute in ""La mimica dei mondi"""" vorrebbero proporsi come piccolo, forse anche modesto, se non misero itinerario in versi alla ricerca di quegli insoliti frammenti di quotidiana esistenza in cui pare, per pochi eletti istanti, venire meno la frattura che ci isola in monadi rumorose e sorde, impossibilitate a recepire o in un certo senso, a decifrare il richiamo assoluto e sovraindividuale del mondo intorno e dentro di noi. Una sorta di laico misticismo poetico che si presentifica attraverso il tentativo, ingenuo e malinconico però, di ricreare l’alfabeto delle relazioni tra sé e altro da sé, tra io e mondo, accordando i sensi ai suoni e al ritmo profondo della Terra, delle stagioni, del tempo presente e del passato: estremo valico che si vorrebbe poter attraversare con lo strumento, che si sa essere un po’ spuntato probabilmente, della poesia. La silloge si articola in due sezioni, ciascuna introdotta da un piccolo corsivo proemiale, non prive di richiami e parallelismi, il lessico volutamente medio, con qualche rara ricercatezza accostata a termini di registro colloquiale va a comporre, in una sorta di stridore dei sensi, un tessuto espressivo allusivo e metaforico, in cui le dimensioni del suono e dell’immagine talvolta sembrano prevalere su quella del senso; che continua a restare il più delle volte ineffabile, sfuggente allo stesso io lirico, che continua, quasi come per un “vizio esistenziale” a cercarlo mediante l’insistito dialogo poetico con un Tu desiderato e lontano, altrettanto enigmatico e sfuggente."" -
Il privilegio della veglia
Una domanda, o forse un dubbio: questo rappresenta la raccolta Il privilegio della veglia. Con versi che sembrano poesie e poesie che sembrano metafore, la silloge esplora il significato del dubbio, inteso non come dubitare vero e proprio, ma come unico motore per sfuggire dalla monotonia. -
Tra amore e tormenti
"Tra amore e tormenti"""" nasce da un lavoro di oltre cinque anni. Percorre la vita dell’autore in continuo rinnovarsi attraverso l'amore. Il testo tocca diversi temi: dalla paura del futuro all'ombra del passato, l'accettazione, la lotta all'omofobia, il peso dei vent'anni. Fondamentali sono le liriche d'amore dell'ultima sezione che vanno a chiudere la silloge. Fil rouge è la figura del Dio Amore." -
Pensieri in libertà
I versi contenuti nella silloge vibrano di dolore. Il destino vive nei versi e rende impossibile alla mente qualunque cambio di passo. Si avverte la ricerca di un Dio meno indifferente al male del mondo. Solo la natura riesce a regalare qualche sprazzo di luce in cui si inseriscono la sospensione dell’anima, il sentimento e la leggerezza. Il buio appartiene all’anima, i colori al cielo, al mare. L’umanità è misera nella sua superficialità. La contraddizione è l’essenza del lupo nella steppa. -
I medicamenti dell'alieno. Raccolta di poesie, in ordine sparso, della memoria e dei ritorni
La poesia è un luogo ed è una frontiera dove s’incontro passato, idea del futuro, brutalità e meraviglie del presente. Lo specchio poetico è capace di tradurre anche un’invasione silenziosa e devastante, come può essere una malattia, con le sue ferite e i suoi medicamenti, in opportunità di osservare i colpi di scena della vita da un nuovo punto di vista. Questa raccolta di poesie è un presidio di emozioni e visioni. L’autrice è una giornalista calabrese che ha sempre raccontato gli altri. Questa volta osserva e narra da una posizione interiore, in un tempo fermo. -
Le più semplici
"Le più semplici"""" è una strategia: l’opera seconda di Guerritore è un tentativo di trattenere la materia con la scrittura, usando i versi per cercare l’inafferrabile, nel buio dove restano gli oggetti reali, pregni di sentimento. Gli uomini si conoscono aggrappando l’anima alle cose, lasciandola perché si faccia parola, “testo nella disperata e dolce natura di un messaggio”. Un metro rappresenta il passaggio di un fantasma, un segno sul territorio, una marca che dice “sono qui, sono ancora qui”. Nei 38 versi che compongono la raccolta, il richiamo vuole scomporsi in tratti minimi, segnali, fonemi, colori primari. Il pur necessario accumulo tra le pagine è quel che resta di un diario rimaneggiato, demolito fino a restare nudo." -
Senza il mare. Versi della gratitudine
La nostalgia per i luoghi e le persone dell’infanzia, il ricordo, il lutto, la maternità, l’amore, la gratitudine. In questi versi confluiscono esperienze di vita, sentimenti maturi, cristallini. Specchio di una vita quotidiana votata alla ricerca e alla pratica dell’essenziale. -
Distruggo la pazienza
“Distruggo la pazienza” è una raccolta di poesie e flussi di coscienza in un profondo ed impulsivo percorso di indagine percettiva. Tratta di una voluta perdita di contatto con l’ambiente circostante, passando dal ricordo alla visione quasi psichedelica in un percorso che include la follia, ma anche il risveglio. Mediante un dialogo complice di elementi vivi e naturali, l’autrice ci accompagna in un viaggio tra danza, disegni e forme che non lascia spazio ad alcuna certezza, se non quella di essere vivi. -
Alberi nudi
L’idea di un mondo fenomenico fatto di assoluti pone in essere la necessità di una descrizione degli stessi. La riscoperta di un romanticismo morale come virtù lega la percezione cosciente alla sincera espressione emotiva, in un tempo che si cristallizza nell’attimo e scompare nella riflessione. Il foglio viene attraversato da paure, passioni, sogni, illusioni; come se lo spazio ed il tempo fossero rapiti e vivessero nelle immagini e sinestesie che rompono il rapporto tra reale e immaginario. -
21
2021 l’alba di un mondo non perso ma da ritrovare nel suo volto più antico, quello che è stato sempre e che sembrava dimenticato, quello che nella morte del tempo ha saputo strappare la sua via di ritorno. Non ci volevano occhi per guardarlo, non era visibile, né mani per trattenerlo con sé dove non sarebbe rimasto. Bastava fare spazio in noi alla vita e nell’amore sarebbe tornato il mondo, col suo primo nome. -
Diavoli e cavoli a merenda
“Diavoli e cavoli a merenda” è una raccolta di poesie che affronta principalmente due mondi: la nostra società dipinta con diversi colori che spaziano dalla polemica, all’ironia, alla rassegnazione; e la morte nella sua molteplicità: una morte vestita di materialismo o nascosta dietro la nostalgia di chi è assente. Nell’impasto variegato che forma questa cascata di poesie fanno capolino anche dei riferimenti, delle suggestioni e dei maestri cari all’autore. “Diavoli e cavoli a merenda” è una dispensa, un magazzino, una cassetta degli attrezzi dove trovare parole che non conoscono la distinzione tra l’utile e l’inutile, tra la profondità e la leggerezza. ""Diavoli e cavoli a merenda"""" è una giostra di contrasti."" -
E di sogni ripartiremo ornati
«In Vita Liquida Zygmund Bauman ripercorre brevemente la storia del termine ""individuo"""", affiorato alla coscienza della società occidentale nel XVII secolo. In principio il termine venne utilizzato sottolineandone l'attributo dell'indivisibilità: banalmente, se si suddivide la totalità della popolazione umana in elementi semplici, questa operazione termina nel momento in cui giunge al livello della singola persona. Eppure oggi lo stesso termine """"fa riferimento ad una struttura complessa ed eterogenea, fatta di elementi altamente separabili, raccolti in una unità precaria e fragile da una combinazione di attrazione e repulsione, di forze centripete e centrifughe, in equilibrio dinamico, mobile e costantemente instabile. L'accento cade soprattutto sull'autocontenimento di questo aggregato complesso, e sul compito di attenuare i continui scontri tra elementi eteronomi e introdurre una qualche armonia nella loro sconcertante varietà. E cade anche sulla necessità di realizzare tale compito dentro quell'aggregato, con gli strumenti disponibili al suo interno."""" Questo libro altro non è che la cronaca del tentativo di un essere umano di svolgere e portare a termine tale compito; il racconto di un ripiegamento verso l'interiorità di una coscienza alla disperata ricerca di un centro, di un punto fisso. Il punto di partenza è un sentire mirabilmente espresso da Kafka in uno dei suoi frammenti: """"Il mondo e il mio io schiantano il mio corpo in un contrasto inconciliabile."""" Il viaggio comincia col ricordo di essere più del proprio corpo, si dispiega lungo il percorso tortuoso del riappropriarsi di un mondo interiore variopinto, vivo, intuito più che compreso e spiegato, a tratti magico e pare terminare col ritrovamento di un'antica verità: che io e l'altro non sono enti distinti, non sono mondi diametralmente opposti e inconciliabili...» (Dall'Introduzione)"" -
Moor
Moor è brughiera. È un luogo, un non luogo, uno spazio aperto. È un altare di terra dove tutto è mostrato. Dove non è possibile nascondersi. Al tempo stesso Moor è anche il suo contrario, rooM , un luogo privato, custode dell’intimo e padrone del tempo. Moor è dada, è nulla, fastidioso e banale. Inutile e volgare. Deforme. Sgraziato. Essenziale.