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Filosofi sovrumani
"Nel VI secolo interviene un fattore nuovo a trasformare in modo decisivo la vita spirituale della Grecia, cioè il fenomeno cosiddetto dionisiaco. Il fenomeno dionisiaco è stato prevalentemente studiato nel suo aspetto artistico e religioso, e quasi mai si è analizzata la sua relazione sostanziale con l'intera evoluzione spirituale greca, e soprattutto con la filosofia. Con un termine più filosofico si può chiamare misticismo questo movimento; mentre sin qui l'uomo aveva guardato il mondo e in questo aveva inserito come parte se stesso, ora si stacca da tutto, si volge alla propria interiorità, e ricercando in se stesso vi trova il mondo e la divinità. Vediamo così coesistere nel VI secolo in Grecia due visioni del mondo antitetiche, una politica e una mistica: dall'urto di queste forze nasce il miracolo della filosofia greca. Nel nostro studio seguiremo costantemente questa distinzione fondamentale, sviluppandola e giustificandola sui testi dei Presocratici e di Platone"""". Sarebbe difficile trovare parole migliori di quelle dello stesso Colli per presentare questo suo scritto, un'opera che soltanto dal punto di vista meramente cronologico si può definire giovanile, poiché già contiene in forma compiuta e matura interpretazioni ricorrenti in tutto il suo percorso filosofico. Interpretazioni che sono ancora oggi tanto misconosciute quanto fondamentali per """"comprendere nella sua essenza l'origine della filosofia greca""""." -
Abbiamo sempre vissuto nel castello
"A Shirley Jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce""""; con questa dedica si apre """"L'incendiaria"""" di Stephen King. È infatti con toni sommessi e deliziosamente sardonici che la diciottenne Mary Katherine ci racconta della grande casa avita dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicità, con la bellissima sorella Constance e uno zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l'Estraneo (nella persona del cugino Charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di una commedia. Ma il malessere che ci invade via via, disorientandoci, ricorda molto da vicino i """"brividi silenziosi e cumulativi"""" che - per usare le parole di un'ammiratrice, Dorothy Parker abbiamo provato leggendo """"La lotteria"""". Perché anche in queste pagine Shirley Jackson si dimostra somma maestra del Male - un Male tanto più allarmante in quanto non circoscritto ai 'cattivi', ma come sotteso alla vita stessa, e riscattato solo da piccoli miracoli di follia." -
Maigret si difende
Povero Maigret: mai, in tutta la sua carriera, si è sentito umiliato come quando, di fronte a un pivello di questore che gli sorride con amabile perfidia, è costretto ad ammettere con se stesso di essere caduto in una trappola - peggio: di essersi fatto fregare come un principiante, e per di più da una ragazzina di neanche diciott'anni, nipote di un pezzo grosso del Consiglio di Stato, che ha raccontato alla polizia di essere stata rimorchiata proprio da lui, Maigret, in un caffè, di essere stata trascinata in un albergo e di aver ricevuto pesanti avance. Ma la ragazza non può aver fatto tutto da sola. E anche quel giovanottino pretenzioso e arrogante, il nuovo questore (al quale Maigret avrebbe comunque dato volentieri un pugno in faccia quando gli ha suggerito di offrire immediatamente le sue dimissioni), è solo una pedina. È talmente abbattuto, il commissario, e anche schifato, che sulle prime non ha il minimo desiderio di difendersi, anzi, accetta la disfatta quasi con sollievo: basta responsabilità, basta nottate a interrogare malviventi ingoiando solo birre e panini della brasserie Dauphine... Ma avrà uno scatto d'orgoglio (tutti noi, del resto, stavamo aspettando questo momento con il fiato sospeso), e comincerà a chiedersi ""chi c'è dietro"""", e per quale ragione è stata architettata quella ignobile messinscena. Mentre Parigi """"frigge sotto il sole"""" di giugno, Maigret sa che vuole e deve scoprirlo. E che deve farlo, per una volta, da solo."" -
Opere mnemotecniche. Testo latino a fronte. Vol. 2
A lungo considerate dagli studiosi come oggetto misterioso che non si sapeva in quale modo trattare, le opere mnemotecniche di Bruno si sono rivelate, soprattutto dopo il libro di Frances Yates, L'arte della memoria, come il centro e il motore occulto dell'intera sua opera. Ma non per questo hanno perso il loro aspetto cifrato, che non finisce di stupire. Gli equivoci insorgono subito, già dalla definizione della disciplina. Nata come tecnica utilissima agli oratori per esercitare la memoria, la mnemotecnica è diventata nel corso dei secoli, e soprattutto nel periodo fra Raimondo Lullo e Bruno, che segna il culmine dell'arte, un nuovo regime delle immagini - intese come fantasmi mentali. Questo secondo tomo include testi che, sotto vari profili, possono essere considerati fra i momenti più elevati dell'intera speculazione di Bruno. In particolare, il ""Sigillus sigillorum"""" inizia a porre, attraverso una serrata discussione con i massimi esponenti della tradizione filosofica antica e rinascimentale - a partire da Marsilio Ficino -, le basi dell'ontologia della materia-vita infinita, da cui trarrà origine la cosmologia dell'universo infinito e dei mondi innumerabili, mentre il """"De imaginum composizione"""", vero punto d'arrivo di tutta la riflessione mnemotecnica di Bruno, sfocia in uno stupefacente uso delle immagini, che ripropone in termini nuovi e originali il problema del rapporto fra mente, figura e parola."" -
Mitologia astrale
Il cielo dei Greci antichi - quindi anche quello dei Romani e, di conseguenza, il nostro - risale nel suo insieme all'epoca alessandrina. Ed è un cielo tutto trapunto di forme del mito, affollato di personaggi che, con cadenza esatta, attraversano la volta celeste mostrando agli occhi umani un intero mondo di narrazioni, vera e propria mitologia astrale che ogni notte si accende, sopra le teste dei mortali, come un soffitto dipinto con immagini di dèi ed eroi. Creare costellazioni - come insegna Arato - aiutò a orizzontarsi nell'apparente disordine del cielo, permise di individuare un assetto, conforme alla prospettiva umana, nello spazio infinito dell'universo, cogliendovi un ritmo cosmico. E dietro a ogni costellazione sta un racconto, o meglio una pluralità di racconti. Di questi racconti la ""Mitologia astrale"""" di Igino, testo di astronomia e insieme manuale di mitografia, offre la più ampia e documentata testimonianza. Raccogliendo un'affascinante tradizione che in molti casi rimane attestata soltanto dalle sue parole, costituisce dunque la via regia per comprendere l'antica scienza del ciclo fondata sul catasterismo, ovvero """"trasformazione in stella"""", versante narrativo antitetico rispetto alla trasformazione animalesca di cui le """"Metamorfosi di Ovidio"""" presentano il quadro più variegato della letteratura classica."" -
Frammenti postumi. Vol. 5: Inverno-primavera 1875-Primavera 1876.
I ""frammenti postumi"""" di Friedrich Nietzsche raccolti in questo quinto volume testimoniano, nella dinamica molteplicità dei temi, un tumultuoso - e decisivo - periodo di transizione che si concluderà, simbolicamente, con il commiato definitivo da Richard Wagner. Nietzsche filologo """"inattuale"""", critico e riformatore nel segno della Grecità e di Wagner, pone con risolutezza in discussione se stesso e le sue precedenti convinzioni, incamminandosi per una lunga e faticosa """"via della liberazione"""" che, secondo un progetto destinato a non realizzarsi, avrebbe dovuto raggiungere al termine di un percorso di dodici """"Considerazioni inattuali"""". E a due di queste, """"Noi filologi e Richard Wagner a Bayreuth"""", sono legate gran parte delle riflessioni che si trovano in queste pagine. Da un lato, utilizzando i risultati delle nascenti scienze antropologiche ed etnologiche e cogliendo nell'antichità, accanto ai germi di una nuova mentalità libera e scientifica, la permanenza di un """"pensiero impuro"""", Nietzsche si dimostra più che mai contrario alla concezione di uno """"sviluppo naturale"""" della storia e della cultura presente nei filosofi hegeliani e nei positivisti. Dall'altro, individuando adesso una contrapposizione tra la categoria ampia di 'educazione' e i pericoli presenti nell'arte, si allontana sempre di più dal culto del 'genio' e dalla metafisica schopenhaueriana."" -
La dottrina del sacrificio nei brahmana
Se si risale alla più remota antichità indiana, a un'epoca che precede il Buddha e quella cultura che gli occidentali sono soliti identificare con l'India stessa, si trovano, anziché vestigia di monumenti chiuse in un silenzio altero, null'altro che testi, spesso di dimensioni imponenti, i quali compongono l'immenso corpus chiamato Veda. E il Veda ruota intorno a un cardine, a un centro potente che non potrebbe essere per noi più misterioso: il sacrificio, che pur incarnandosi in riti molteplici ""è diffuso ovunque; risiede allo stato latente in tutto ciò che è, poiché 'tutto ciò che è partecipa al sacrificio', ma, 'come gli dèi, sfugge ai sensi'"""". Chi voglia capire che cos'è questa mirabile architettura di parole e gesti minuziosamente codificati non può che rivolgersi ai Brahmana, i testi vedici di esegesi liturgica, che nel dar ragione di ciascun elemento dei riti intessono un reticolo vertiginoso di connessioni volto a catturare l'universo dei significati nelle maglie del sacrificio. Ma per mole e complessità i Brahmana sarebbero rimasti una foresta quasi impenetrabile per il non specialista se l'eminente indologo Sylvain Levi non avesse pubblicato, sulla base di lezioni tenute negli anni 1896-1897, questo libro: una guida al pensiero dei Brahmana costruita interamente attraverso il sapiente incastro di citazioni emblematiche, che nella sua scrupolosa esattezza induce qualsiasi lettore a riconoscere l'audacia e l'altezza speculativa di questi testi."" -
Possibilità economiche per i nostri nipoti seguito da Possibilità economiche per i nostri nipoti?
Negli anni della Grande Crisi, John Maynard Keynes si spinge a immaginare, per il denaro e il capitalismo, un futuro molto diverso da quello che tutti prevedono. In quel futuro - che è oggi - e nel pieno di un'altra crisi, Guido Rossi dimostra che le congetture di Keynes erano meno ardite di quanto siano sempre parse. -
Insetti senza frontiere
Solo il Filosofo Ignoto, in arte Guido Ceronetti, poteva fondare ""Insetti senza frontiere"""", un'""""associazione senza fini di lucro"""" in difesa della """"libertà di pungere"""" e per la tutela degli insetti, se necessario a scapito del sopravvalutato, e in ogni caso sovrabbondante, genere umano. In questo singolarissimo libro, che ne costituisce il manifesto e il programma, Ceronetti riprende il suo instancabile pellegrinaggio verso i luoghi che esplora da sempre - il corpo, la morte, il crimine, ma anche le fotografie, i versi di poeti lontanissimi, i dipinti, e ancora i giornali, le città, le librerie, unendo alle aspre certezze dell'aforista (""""Alla luce del Tragico il mondo non è inesplicabile"""") i trucchi di un venditore di almanacchi, che intende girare """"fiere, supermercati e suk"""" e proporre una nuova forma di intrattenimento, o di terapia, popolare: l'ascolto personalizzato di """"ronzii d'alveare, cori delle cicale, cantare dei grilli""""."" -
Chateaubriand. Poesia e terrore
Nell'Ottocento i viaggiatori di lungo corso non dimenticavano di portare con sé una biblioteca portatile, che trovava posto in una cassa opportunamente attrezzata. Si può dire che questo volume di Marc Fumaroli è l'equivalente moderno di quei cofanetti preziosi, in vista dei quali gli editori pubblicavano, in formato adeguato, apposite collezioni di titoli antichi e moderni. Ciascuno dei suoi capitoli, infatti, può essere letto come un'opera autonoma, che ci offre il vivido ritratto di un grande autore classico, di un poeta misconosciuto, di un personaggio che ha lasciato una traccia più o meno vistosa nella storia, indagati tutti con la consueta, magistrale capacità di penetrazione. E tutti legati gli uni agli altri dal rapporto - ravvicinato o a distanza - con Chateaubriand e la sua vicenda umana, dipanatasi attraverso quel ""secolo delle rivoluzioni"""" di cui egli fu testimone e attore, nonché interprete e narratore nel suo capolavoro, le """"Memorie d'oltretomba"""". """"Questo libro non è una biografia di Chateaubriand"""" avverte Fumaroli in apertura. """"Invita a una traversata della grande tempesta poetica delle Memorie d'oltretomba e del campomagnetico all'interno del quale si è formata"""". E aderire all'invito significherà, per il lettore, """"percorrere il primo planisfero dei conflitti tra modernità e anti-modernità, Lumi e Contro-Lumi, e riconoscervi l'incunabolo del mondo che oggi, un po' dappertutto, si squarcia e ci frana sotto i piedi""""."" -
Vite congetturali
Le esistenze di De Quincey, Keats e Schwob raccontate come tre minuscoli romanzi. -
L' imbarazzo della scelta
Chi ha visto i quadri della National Gallery con gli occhi di Alan Bennett sarà felice di ritrovare in queste pagine il cicerone di ""Una visita guidata"""": e stavolta lo seguirà a Leeds, a Aberdeen o nell'Irlanda del Nord, per bearsi con lui dei suoi pittori preferiti."" -
Paraìnas. Detti e parole di Barbagia
Il mondo eccessivo, feroce e comico dei modi di dire barbaricini. -
Coppi e Bartali
La nobile lotta tra due campioni e tra due volti immutabili del nostro paese. Con una nota di Giovanni Mura. -
Il regno della quantità e i segni dei tempi
"Fra i critici del mondo moderno, ormai innumerevoli, René Guénon merita di essere segnalato come uno dei più radicali, dei più limpidi e coerenti... """"Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi"""" è certamente la sua opera più completa e più rigorosa, e quindi anche la più utile ... Guénon - e in particolare questo suo libro, a preferenza di altri - merita di essere letto per togliersi dalla comoda illusione che il mondo sia necessariamente come noi siamo abituati a pensare che debba essere"""". (Sergio Quinzio)" -
Thérèse Desqueyroux
Sin dalle prime pagine di questo libro - quando vediamo Thérèse, il piccolo volto ""livido e inespressivo"""", uscire dal Palazzo di Giustizia dopo essere stata prosciolta dall'accusa di omicidio premeditato - ci appare chiaro per quale ragione questo memorabile personaggio non abbia mai smesso di ossessionare Mauriac. E non potremo che essere anche noi soggiogati dal fascino ambiguo di quella che l'autore non esitava a definire """"una creatura ancora più esecrabile"""" di tutte quelle uscite dalla sua penna. La seguiremo, questa scellerata eppure irresistibile creatura, nel viaggio verso Argelouse: un pugno di fattorie oltre il quale ci sono solo i viottoli sabbiosi che si inoltrano verso l'oceano in mezzo a paludi, lagune, brughiere, """"dove, alla fine dell'inverno, le pecore hanno il colore della cenere"""". Là Thérèse ritroverà quel marito che ha tentato di avvelenare, ma che l'ha scagionata per salvare """"l'onorabilità del nome"""": un ragazzone di campagna amante della caccia e del buon cibo, che lei ha sposato nella speranza di trovare rifugio da se stessa e da un pericolo oscuro. Ma neanche mettersi una maschera, cercare di vivere come anestetizzata, inebetita dall'abitudine, è servito: le """"sbarre viventi"""" di una famiglia ottusa e conformista non sono riuscite a impedire che si compisse ciò che era scritto."" -
Hamletica
Nel grande dramma del secolo passato, nello scontro totale fra i Titani dell'epoca, l'uomo poteva ancora pensare di avere la propria parte. Il nuovo millennio sembra invece essersi aperto nel segno di una insicurezza che non attiene semplicemente alla situazione storica e sociale o alle condizioni psicologiche della persona, ma al suo stesso essere. D'altra parte il brancolamento attuale della Terra e il tramonto di ogni suo Nomos, dove 'ruoli', immagini e linguaggi si confondono nell'assenza di orientamento e distanza, sono stati possentemente 'profetizzati': tutto questo è già presente, per tracce, nell'Amleto di Shakespeare. E da lì discende fino a Kafka e Beckett. Nel 'dialogo' tra questi autori 'fatali', ricomposto per frammenti, Cacciari coniuga le sue ricerche sulle 'declinazioni' della storia europea (in ""Geofilosofia dell'Europa"""" e nell'""""Arcipelago"""") con quelle sul rapporto tra nihilismo europeo e il linguaggio del Mistico che innervano i fondamentali """"Dell'Inizio"""" e """"Della cosa ultima""""."" -
La luce della notte. I grandi miti nella storia del mondo
«Il letterato Citati ha sempre amato la dispersione; e con questa parola intendo appunto l’esilio, la diaspora, la fuga, la metamorfosi, tutti i miracolosi, felici e angosciosi travestimenti che sono la letteratura; colui che insegue la misteriosa perfezione di una pagina sa che deve essere pronto a far getto del proprio io ... Ma chi... ripeta in sé la cerimonia della perdita dell’io, giungerà alla inquietante conclusione che tra le molte metamorfosi della letteratura si dà anche questa: che la letteratura sia altra cosa, che la sua dispersione possa essere talmente radicale da non patire denominazione; ma la dispersione della letteratura non porta alla sua evanescenza, porta, con misteriosa astuzia, verso il centro» (Giorgio Manganelli). «Questo libro di Citati è in fondo l’antologia segreta dei suoi sogni, e dei misteri sui quali gli preme di far luce: gli ori luminosi degli Sciti, e la strana luce del dio Apollo; le visioni iniziatiche dell’Asino d’oro di Apuleio; l’accecante oscurità delle Lettere di Paolo; e il Dio di Agostino, nelle Confessioni. I giochi del Tao, e la Bibbia vista dall’Islam... E Dante, e Mozart, e Montaigne... E il prodigio delle favole e dei racconti mitici» (Hector Bianciotti) -
L' ultimo dono. Diari 1984-1989
Nel 1984 Márai ha ottantaquattro anni, e vive negli Stati Uniti da più di trenta. Fra il gennaio del 1984 e il febbraio del 1989 scompaiono i due fratelli e la sorella, e anche il figlio adottivo, appena quarantaseienne. Ma soprattutto muore Lola, la donna che è stata la sua compagna per sessantadue anni: Márai, che ha coltivato il sogno impossibile di morire insieme a lei, è costretto a vederla spegnersi lentamente e, dopo averne disperso le ceneri nell'Oceano, a proseguire un'esistenza che ormai non ha più senso. ""Scrivevo per lei, ogni singola riga. Non ho più per chi scrivere"""" annota; il pensiero della """"letteratura"""", dirà più volte, gli provoca ormai solo nausea e disgusto. Eppure - e fin quasi alla vigilia della morte - il vecchio """"scrittore ungherese"""" continua, in questo monologo ininterrotto che è il suo diario, a registrare annotazioni di ogni genere: aforismi perfetti; lucide riflessioni sulla letteratura, sul mondo contemporaneo, sul tema dell'esilio e sulla condizione di esule - e naturalmente sulla prossimità della morte. Sándor Márai scrive l'ultima frase il 15 gennaio del 1989: """"Aspetto la chiamata alle armi. Non la sollecito, ma neppure la rinvio. È arrivato il momento"""". Esattamente un anno prima si era comprato una rivoltella ed era andato più volte in un poligono di tiro per imparare a usarla. Il 21 febbraio, tredici mesi dopo la morte di Lola, si uccide."" -
Harry, rivisto
Chi sognasse di incontrare finalmente un personaggio sfaccettato, deprecabile e irresistibile, insomma magistralmente imperfetto, sappia che Harry Rent, radiologo californiano quarantenne, non solo non lo deluderà, ma si inciderà profondamente nella sua memoria: perché Harry, maldestro in ogni sua impresa, è un uomo che migliora soltanto attraverso i suoi sbagli. La moglie è morta durante un intervento di chirurgia estetica, ed è con riluttante empatia che ricostruiamo a ritroso un viaggio emotivo fatto di rimorso, nostalgia, rancore, desolazione, e della immediata tentazione di un nuovo amore. Proprio per far colpo sulla nuova improbabile preda, Harry si imbarca in una serie di avventure che porteranno ad altrettanti comicissimi disastri, sullo sfondo di un'America contemporanea che Sarvas dipinge con scanzonata, crudele ironia, disseminando il racconto di tocchi di suspense.