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Il mondo nella rete. Quali i diritti, quali i vincoli
La necessità di una ""cittadinanza digitale"""" che tuteli il nostro accesso alla rete e il nostro """"corpo elettronico"""". Le inedite e variegate forme di aggregazione e azione politica nate online, che hanno riempito le strade di tutto il mondo, da Seattle a piazza Tahrir. La pervasività delle reti sociali che ha attribuito una dimensione nuova al rapporto tra democrazia e diritti. Il bisogno di una tutela un tempo impensabile, il diritto all'oblio e alla cancellazione dei dati personali. Sono solo alcune delle nuove realtà e dei problemi inesplorati che hanno origine ogni giorno dal rapporto di due miliardi di persone con la rete. Come affrontarli in termini di diritti e democrazia? Il mondo del web può avere regole sebbene mobile, sconfinato e in continuo mutamento? Deve trovare una sua """"costituzione""""?"" -
Post-Sinistra. Cosa resta della politica in un mondo globalizzato
Dove sono finite le appartenenze politiche? Non pochi sostengono che l'attenuarsi del contrasto tra opposte identità collettive è il segno di un passaggio della politica dall'infatuazione ideologica a una conquistata dimensione pragmatica. Ma le ragioni della contrapposizione Sinistra-Destra sono ancora tutte lì, sul tappeto ""globale"""", potenziate e ingigantite dall'unificazione dello spazio planetario. Quel che più sorprende è che l'appannamento della Sinistra si manifesti proprio nel momento in cui esplode lo scandalo della diseguaglianza. È difficile sottrarsi alla sensazione che questo indifferenziato convergere di programmi e proposte della politica, questa rinuncia a dividersi sulle questioni di fondo derivi da una non dichiarata né dichiarabile impotenza, da un'obiettiva assenza di risposte alle questioni vitali del nostro vivere in comune."" -
Il piccolo Cesare
Circa novant'anni prima della nascita di Gesù, è questo il tempo della nostra storia. Gaio Giulio Cesare è un bambino di sette anni, vive a Roma, la più grande città del mondo. Lo aspetta un futuro di gloria, conquisterà terre lontane, sarà venerato dai suoi uomini, sarà pretore, console, imperatore, vincerà il vincibile, arriverà ai confini della terra. Ma intanto è un ragazzino come tutti gli altri, è ancora piccolo per fare la guerra ma abbastanza grande per guidare una banda di compagni. Il coraggio non gli manca. Anche se si tratta di affrontare un leone che si aggira libero per la città e il suo ruggito fa tremare. Come potrebbe avere paura? Lo aspettano un destino di battaglie, le legioni romane, le grida dei pirati, la resa dei nemici, il mantello del condottiero, il freddo della Germania e il caldo dell'Egitto. Età di lettura: da 6 anni. -
Lo Stato innovatore
L'impresa privata è considerata da tutti una forza innovativa, mentre lo Stato è bollato come una forza inerziale, troppo grosso e pesante per fungere da motore dinamico. Lo scopo del libro che avete tra le mani è smontare questo mito.rnrn«Il problema non sta nella mancanza di parchi scientifici o nella scarsità di interazioni tra l'industria e l'università, ma sta in una ricerca scientifica troppo debole e in una maggiore presenza di aziende fragili e poco innovative»rnrnChi è l'imprenditore più audace, l'innovatore più prolifico? Chi finanzia la ricerca che produce le tecnologie più rivoluzionarie? Qual è il motore dinamico di settori come la green economy, le telecomunicazioni, le nanotecnologie, la farmaceutica? Lo Stato. È lo Stato, nelle economie più avanzate, a farsi carico del rischio d'investimento iniziale all'origine delle nuove tecnologie. È lo Stato, attraverso fondi decentralizzati, a finanziare ampiamente lo sviluppo di nuovi prodotti fino alla commercializzazione. E ancora: è lo Stato il creatore di tecnologie rivoluzionarie come quelle che rendono l'iPhone così 'smart': internet, touch screen e gps. Ed è lo Stato a giocare il ruolo più importante nel finanziare la rivoluzione verde delle energie alternative. Ma se lo Stato è il maggior innovatore, perché allora tutti i profitti provenienti da un rischio collettivo finiscono ai privati? Per molti, lo Stato imprenditore è una contraddizione in termini. Per Mariana Mazzucato è una realtà e una condizione di prosperità futura. È arrivato il tempo di questo libro. -
Le guerre del Barbarossa. I comuni contro l'imperatore
Una aristocratica cavalleria teutonica contro masse di fanti comunali appiedati. Un ambizioso progetto di governo universale contro l'autogoverno di città libere. Una società fortemente gerarchizzata contro comunità di uomini eguali in grado di autodeterminarsi. È questa la guerra durata oltre vent'anni che vede Federico Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero, tentare di piegare sul campo di battaglia i comuni italiani. Non solo uno scontro fisico e strategico ma anche ideologico tra due società agli antipodi. L'obiettivo dell'imperatore è di riacquisire il controllo perduto sul Regno d'Italia per poi assoggettare il Mezzogiorno normanno. Ma durante l'assenza del potere imperiale dalla penisola, le città italiane sono cambiate: sono città ricche, militarmente potenti, che pensano a se stesse come collettività di uomini liberi. Quando cala alla testa dell'esercito teutonico, Federico Barbarossa si trova di fronte i comuni italiani. Paolo Grillo ricostruisce la guerra che sconvolse l'Italia intera e durò dal 1154 al 1176, prima di giungere a una pace definitiva nel 1183: dagli scontri campali in Lombardia alle battaglie urbane a Roma, dagli assedi di Alessandria e di Ancona alla spedizione bizantina in Puglia. I protagonisti sono Federico Barbarossa, i papi che gli si opposero, i re normanni, l'imperatore di Costantinopoli e, soprattutto, le popolazioni dei comuni italiani del Nord, del Centro e del Sud che si batterono per difendere la loro autonomia e la loro idea di libertà. -
«Non c'è alternativa». Falso!
Sembra che il mantra del 'non c'è alternativa' sia destinato a dominare i nostri modi di pensare. Non c'è alternativa alle politiche di austerità, al giudizio dei mercati, alla resa al capitale finanziario globale, alla crescita delle ineguaglianze. Non c'è alternativa alla dissipazione dei nostri diritti e delle nostre opportunità di cittadinanza democratica. In nome di un realismo ipocrita, la dittatura del presente scippa il senso della possibilità e riduce lo spazio dell'immaginazione politica e morale. L'esito è un impressionante aumento della sofferenza sociale. Abbiamo un disperato bisogno di idee nuove e audaci, che siano frutto dell'immaginazione politica e morale. Che non siano confinate allo spazio dei mezzi e chiamino in causa i nostri fini. -
Berlinguer in questione
L'idea che il maggiore partito di sinistra non possa arrivare a governare da solo, ma debba allearsi a un altro grande partito popolare. Il partito presentato come eccezionale e diverso rispetto a qualunque altro partito della sinistra europea e mondiale. Il tabù della modifica della Costituzione. La polemica contro il consumismo e la modernità. Sono questi alcuni dei tratti della politica di Enrico Berlinguer. Un'eredità che ancora oggi pesa sulla sinistra italiana e sulle difficoltà che incontra nel definire se stessa e un partito pienamente nuovo. A trent'anni dalla morte, il bilancio fuori dal mito e dalla nostalgia di ciò che il carismatico segretario del Pci ha lasciato dietro di sé getta una luce completamente nuova sulla contraddittoria esperienza della sinistra postcomunista in Italia. -
Autostima. Che cosa è, come si coltiva
Settecentounomila280 è il numero di ore che passiamo con noi stessi, considerando una vita media di 80 anni. Accettazione e rifiuto, gioia e tristezza, impegno e ritiro, senso di crescita e ripiegamento, ricerca di equilibrio e molto altro è quanto possiamo concederci, con ampio margine di scelta eccetto... fuggire da se stessi. Come gestire le proprie emozioni al fine di costruire autostima? Cosa motiva alcuni a non credere in sé? Perché alcuni più di altri stanno bene con se stessi e pensano di valere? Come reagire agli insuccessi e alle sfide? Quali atteggiamenti adottare per mantenere e accrescere una visione positiva che porta a piacersi e a volersi bene? -
Il delirio di Ivan. Psicopatologia dei Karamazov
Frammentati, incompiuti, contraddittori, confusi tra la realtà e il mondo delle loro fantasie. La moderna psicopatologia descrive la personalità dei fratelli Karamazov come affetta da disturbi della coscienza e dell'identità, quando il senso di unità si indebolisce fino a frantumarsi e la capacità di distinguere tra rappresentazioni interne e mondo esterno si attenua fino a perdersi. Analizzando i personaggi del romanzo come fossero persone reali, Antonio Semerari smaschera la coerenza psicopatologica alla base dell'apparente caos della loro condotta e mostra quale disgregazione produce sull'animo umano un contatto prolungato con il male. -
Gli irregolari. Amori comunisti al tempo della guerra fredda
I desideri che rinascono dopo le sofferenze della guerra. La voglia di cambiare che cancella il buio delle carceri e la violenza della lotta. Ma, insieme, i meccanismi di controllo esercitati dal Partito comunista sulla vita personale, la doppiezza della morale imposta, l'uso politico dei sentimenti, il tentativo di destreggiarsi fra una pedagogia politica che ha il compito di forgiare il militante secondo i dogmi dell'onestà morale proletaria e una prassi censoria che punisce i trasgressori. Quando l'impegno comune nell'antifascismo si affievolisce e il piacere della libertà di azione prende il posto delle privazioni, anche i comunisti aprono varchi all'interno di una rigidità morale spesso più propagandata che reale. Le unioni 'irregolari' diventano un problema e finiscono davanti alla Commissione centrale di controllo. Ma si discute anche in Segreteria e in Direzione: ""Viola il costume del partito"""", tuona Togliatti, accusando Teresa Noce che denuncia l'abbandono del marito Luigi Longo sulle pagine del 'borghese' """"Corriere della Sera"""". Conoscere questi amori e seguirne le storie significa entrare nelle pieghe della cultura comunista che da un lato ha promosso valori inflessibili e dall'altro ha consentito situazioni opposte, pesando in modo diverso il giudizio fra élite dirigente e iscritti, fra uomini e donne."" -
Roma è una bugia
Le cronache di quartiere e i cliché sul carattere dei romani. La costante oscillazione tra lo stupore 'dell'anvedi' e il ruvido disincanto del 'che tte frega'. L'indolenza contagiosa e l'ironia su ogni pretesa di grandezza, il quieto disincanto e la dolce sbracatezza. I ricordi, dalla scuola con Carlo Verdone al concerto del '68 di Jimi Hendrix, dalla inflessibile 'militanza' politica in periferia a un'istantanea del centro storico nell'ultimo momento in cui è stato bello. Da Fellini a Nanni Moretti e a Sorrentino, da Carlo Levi a Pasolini e ai nuovi narratori della città. Tutto questo è Roma, raccontata da Filippo La Porta: un'ambigua, barocca miscela di disfacimento e di vitalità. -
«La Rete è libera e democratica». (Falso!)
Crediamo in una Rete libera, democratica, gratuita, trasparente, imparziale. Crediamo in una Rete rivoluzionaria, capace di rovesciare le gerarchie stabilite a favore di una partecipazione ampia, diffusa, popolare. Crediamo nella circolazione gratuita di contenuti, contro lo strapotere di cartelli mediatici e obsoleti detentori di copyright. Ci crediamo, ma niente di tutto questo è vero: Rete aperta non significa Rete libera, perché ha i suoi pochi, potentissimi padroni. Pubblicare in Rete non significa rendere pubblico. La libertà non è gratuita, costa cara. Rete libera e democratica? E dove stanno i dati dei cittadini? Nelle mani di chi? Per cosa vengono usati? E come si può invertire la tendenza alla delega tecnocratica? -
Senza sapere. Il costo dell'ignoranza in Italia
L'Italia sembra non rendersene conto: tutte le statistiche ci ricordano il basso livello di competenze degli studenti e della popolazione adulta, lo scarso numero di laureati e diplomati che il nostrono invecchiato e gracile sistema produttivo non è capace di assorbire, la debole partecipazione dei nostri concittadini alla vita culturale. Un paese povero di risorse materiali e in ritardo dovrebbe investire in formazione più degli altri paesi. Invece continua a non avere una politica della conoscenza, fondamentale per la costruzione del nostro futuro: gli investimenti in istruzione e ricerca ci costerebbero meno di quanto ci costa l'ignoranza. Questo è il paradosso di un'Italia senza sapere. -
Capra e calcoli. L'eterna lotta tra gli algoritmi e il caos
Senza il motore a scoppio non ci sarebbero le autoambulanze ma nemmeno gli incidenti stradali. Il doppio lato della medaglia vale per qualsiasi frutto dell'ingegno umano. Ogni avanzamento tecnologico, che spesso nasce per risolvere un problema, altrettanto spesso è il punto di partenza di altri grattacapi. Per il computer non è diverso. Marco Malvaldi e Dino Leporini raccontano l'origine, lo sviluppo, i problemi che un computer è in grado di risolvere, la sua mostruosa velocità, le conseguenze del suo utilizzo. A volte i risultati sono meravigliosi, come la possibilità di prevedere il tempo atmosferico o di salvare vite umane attraverso la progettazione di veicoli sempre più sicuri. Altre volte, come è facile immaginare, i risultati sono disastrosi, tragici o semplicemente ridicoli: dalla crisi economica statunitense del 2009 al prezzo di 24 milioni di dollari richiesto da un rivenditore online per un testo universitario sulle abitudini delle mosche. Ma le questioni non finiscono qui. È possibile immaginare che un computer possa intuire? È in grado di capire quando scherziamo o potrà mai sviluppare una coscienza? Domande meno scontate di quanto potrebbe sembrare... -
Putignano è una festa
La storia e l'attualità di Putignano, paese della Murgia dei Trulli famoso per il suo antico Carnevale: passato e presente, riti religiosi e profani, miti e leggende, vizi e virtù di una comunità laboriosa e dinamica, dedita soprattutto all'artigianato e alla piccola industria. Questo ""racconto"""" aiuta il lettore a scoprirne gli angoli più belli e più nascosti, a conoscerne i personaggi più o meno illustri di ieri e di oggi, a cogliere le trasformazioni e le metamorfosi degli ultimi decenni che hanno cambiato il volto e l'anima del paese. Un paese che, anche per questo, avverte il bisogno di conoscere meglio la propria identità e perciò di guardare al futuro e alle nuove generazioni tutelando il paesaggio e i beni culturali, riscoprendo l'importanza della memoria e l'""""inutilità"""" della bellezza."" -
L' anno zero del capitalismo italiano
Oggi che i profitti delle multinazionali tornano a salire, il nostro Paese resta impantanato nella recessione. I poteri della grande industria svaniscono, sacrificati al mito dell'italianità (Alitalia), svenduti alla concorrenza estera (Telecom), decapitati da inchieste e arresti (Eni e Finmeccanica) o salpati direttamente oltreoceano (Fiat). Non va meglio ai poteri storti dell'alta finanza, che negli scandali Montepaschi e Fonsai hanno saputo aggirare anche la vigilanza di Consob e di Bankitalia. In questo stato di decomposizione, l'opinione pubblica ha trovato il capro espiatorio nella casta politica. In realtà stiamo vivendo l'eclissi di un'intera filiera del potere, che nel pubblico come nel privato non ha saputo né voluto affrontare il cambiamento e cavalcare la modernità. -
Contro la dittatura del presente. Perché è necessario un discorso sui fini
Il nostro è il tempo grigio del nichilismo, non quello colorato della politica. Paralisi della rappresentanza, congelamento della competizione politica, perdita di significanza delle promesse e dei programmi elettorali, condivisione e larghi incontri, predominio del governo nella sua versione tecnica ed esecutiva di volontà altrui e sovrastanti: tutto ciò è quanto può riassumersi nell'espressione, ormai d'uso corrente, di 'post-democrazia', parola che può assumersi nel significato di 'divieto di discorso sui fini'. -
Democrazia ibrida
La democrazia ibrida che stiamo attraversando denuncia la crisi della democrazia rappresentativa, apertamente sfidata dalla democrazia diretta. Diventa difficile capire quel che succederà domani. Perché i segni dell'ibridazione si riproducono, senza soluzione di continuità. Ma insieme agli spazi politici e comunicativi, è cambiata anche la società. Al suo interno avanzano i 'cittadini ibridi', che sperimentano forme di partecipazione e parlano linguaggi di segno diverso. Fra televisione, piazza e rete. A loro è affidato il compito (la speranza?) di restituire un futuro alla democrazia rappresentativa. Che è ibrida per 'costituzione'. Crocevia fra governo e partecipazione, efficienza e passione, istituzione e mobilitazione. Diventare ibridi: non è un vizio, ma una virtù (e una necessità) democratica. -
La via del lupo. Nella natura selvaggia dall'Appennino alle Alpi
All'inizio degli anni Settanta del Novecento, il lupo in Italia era pressoché scomparso. Solo pochi branchi residui venivano segnalati tra la Sila e i Monti Sibillini. Sembrava che l'estinzione fosse ormai inevitabile. Poi il vento è cambiato. Favorito dal progressivo spopolamento delle montagne, dal rilascio di animali a scopo venatorio e dall'entrata in vigore di una nuova legislazione di tutela, il lupo ha trovato le condizioni per riprodursi e rioccupare gli antichi territori. È da quel momento, ormai quarant'anni fa, che dalle vallate sopra Visso, tra Umbria e Marche, il lupo indisturbato si è messo in cammino verso nord. Il percorso seguito tra le montagne è oggi una fascia di territorio selvaggio, larga qualche decina di chilometri, che segue la dorsale appenninica. Marco Albino Ferrari ha seguito la ""via del lupo"""", ha ripercorso le tappe di un viaggio in luoghi marginali e misteriosi e racconta storie di uomini e animali, antiche leggende e appassionanti avventure di ricercatori, impegnati a contrastare le diffidenze (e a volte le minacce) degli allevatori danneggiati dal lupo. L'altopiano di Castelluccio di Norcia, le Foreste Casentinesi, l'Appennino Parmense, le Apuane, le Alpi Liguri, le Marittime, il Parco del Gran Paradiso, e ancora più in là, sull'arco alpino. Oggi, gli ultimi branchi sono stati avvistati in Veneto: da lì il lupus italicus si incontrerà con altri esemplari in arrivo dalla Slovenia. Un incontro atteso, che forse completerà fino in fondo la via."" -
Onorate società. L'ascesa della mafia, della camorra e della 'ndrangheta
"Nel corso dell'ultimo secolo e mezzo la polizia, i magistrati, i politici, gli opinion makers e perfino i semplici cittadini hanno avuto accesso a un'incredibile quantità di informazioni sul problema della mafia. Gli italiani si sono indignati per la violenza della criminalità organizzata e per le collusioni fra una parte della classe politica e i boss. Il risultato è stato che il dramma della mafia spesso si è dispiegato sotto la luce dei riflettori, diventando un evento mediatico. Ma l'Italia; ha mostrato grande ingegnosità anche nel trovare ragioni per guardare da un'altra parte o per non fare niente. La storia delle mafie italiane, dunque, non è solo un giallo in cui bisogna cercare il colpevole, ma anche un giallo in cui bisogna cercare chi sapeva. E soprattutto, cercare di capire perché diamine chi sapeva non ha fatto nulla"""". Con le stesse qualità del suo libro precedente, il rigore analitico dello storico combinato al racconto del romanziere, John Dickie affronta contemporaneamente la camorra napoletana, la mafia siciliana e la 'ndrangheta calabrese, le cui origini sono tutte e tre riconducibili alla nascita dello Stato italiano."