Sfoglia il Catalogo feltrinelli020
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 321-340 di 10000 Articoli:
-
Sud a caro prezzo. Il cambiamento come sfida
Don Tonino riformatore sociale. Del Sud. Anzi, l’ultimo grande riformatore sociale del Mezzogiorno che ha infranto le regole del buon costume episcopale, frantumato le sbarre invisibili dell’esclusione sociale, sovvertito l’ordine dei valori dominanti. Come tutti i grandi riformatori ha misurato la fatica del cambiamento prima sui problemi concreti, strutturali. La casa, la disoccupazione, il disagio, la criminalità, lo sviluppo. La polvere e la strada. E poi le cose che non si toccano, la cultura, le relazioni. Lo scetticismo. Le coscienze. Essere vescovo al Sud è difficile. Don Tonino lo sa. E lo impara, come testimoniano queste pagine nelle quali sono raccolte, per la prima volta, riflessioni ancora oggi di straordinaria lucidità sulle più significative esperienze in cui si è imbattuto. Come vescovo. -
Padri allo specchio
È difficile trovare nei libri la voce dei padri, più facile incontrare quella di chi cerca di analizzarli, interpretarli, comprenderli; spesso si parla di loro, ma difficilmente si parla con loro. I padri non amano raccontarsi, o meglio non lo fanno di primo acchito, e sono pochi i luoghi e le relazioni in cui un uomo trova uno “spazio” aperto e accogliente, disponibile a stare in ascolto del suo racconto di paternità. Alcuni uomini tengono la storia della loro vita di padre scritta nel cuore: non che non ci siano parole da dire, il problema è che si fatica a dirle. Non si sa esattamente quali siano, come dovrebbero essere pronunciate, messe in ordine. Per cui riesce più facile inscenare un brindisi che una narrazione intorno al mondo dei sogni, dei desideri, delle paure, delle emozioni che ognuno trova dentro di sé quando si inoltra nel viaggio della propria paternità. Questo libro apre una porta sulle loro storie. Li narra, mostrandoli in tutta la loro disarmante bellezza e verità; li mostra fragili e forti allo stesso tempo, presenti e coinvolti, desideranti e sognatori, ma anche consapevoli e coerenti con un ruolo che, seppure a volte descritto in letteratura come “assente” o “evaporato”, in realtà non è tale. Introduzione Alberto Pellai. -
Tanta vita. Storie meticce da una città plurale
«Case e parchi e condomini e strade di questa città non solo antica, di questa città cambiata da un tempo di incontri e scontri e di chiusure e slanci, di abbracci impossibili e di possibili, auspicabili, domani.» Quattordici storie, un mosaico di differenze mostrate nelle loro stesse esperienze. Sette storie di donne, sei di uomini, una di coppia: frutto dell’incontro tra i protagonisti narratori e i due raccoglitori di storie. Ognuna riporta una sorta di conclusione narrativa: una riflessione finale, una sfida, un’immagine, un salto nelle radici familiari, un’illuminazione, un programma d’incontro familiare, un vestito ritrovato. Ai due autori il compito di raccontare, attraverso la proposta dei temi e la creazione di un clima di confidenza, libertà e rispetto, il ritmo dell’esistenza e le riflessioni che la storia ha portato, richiamando in qualche modo le sorprese che la vita può concedere e le sfide che può offrire. -
Viaggio nei colori. Educare alla bellezza con l'acquerello. Con Prodotti vari
Il libro di Laura Cortinovis è un esercizio alla bellezza attraverso la tecnica dell'acquerello. Pagine belle da sfogliare, ma belle soprattutto perché insegnano a ricercare la bellezza in ciò che ci circonda, a sperimentare la capacità di coglierla e riprodurla su carta. Un testo che avvicina alla tecnica ma che non è solo tecnica, che si accompagna agli strumenti per cominciare a dipingere: due fogli di carta per acquerelli Amatruda (uno da 200 grammi e uno da 340 grammi a grana liscia), un pennello tondo n.6, della serie 400 collezione Italia 1951 di Borciani & Bonazzi, e 3 mezzi godet della Linea Van Gogh di Hammeley. -
L'educattore. Manuale di formazione teatrale per educatori
Questo non è il solito manuale di giochi e strumenti per fare teatro in educazione. Al contrario, la formazione teatrale per educatori che propone è di fare dell’educazione un teatro, con le sue maschere, ruoli, materiali di scena, perché l’educazione non è la vita, ma la vita rimemorata, inventata, giocata e recitata. Anzi, come il teatro, anche l’educazione è una struttura di finzione. Come l’arte e come il teatro, infatti, l’esperienza educativa modifica le cose per rendere possibile un’esperienza che altrimenti non sarebbe possibile. Educare attraverso il teatro non nel senso, dunque, di gestire una compagnia teatrale o una scuola per attori o mimi, ma come anima dell’educazione stessa. Il teatro non come possibilità educativa, ma come lente, visore, decodificatore dell’esperienza educativa stessa. Due occhi che ti guardano così vicini e veri hanno senso solo se gli occhi sono dietro una maschera, velati e trasfigurati dal gioco di ruoli che è tipico dell’attività educativa. Altrimenti non riusciremmo né a educare né a vivere. -
Evermind. Educare all’attenzione e alla concentrazione
Evermind è un progetto, una ricerca pedagogica, un percorso di formazione, ma soprattutto è l’idea che quanto accade “ci importa”, e che occorre una “mente presente”, sempre, perché apprenda dall’esperienza che sta vivendo. Prendendo spunto dalle esperienze di formatori, educatori, insegnanti, ricercatori si è compreso che niente dall’esterno è in grado di catturare permanentemente la nostra attenzione, ma quel che esiste, che è reale, che è da educare, è invece una mente attenta. Per fare ciò, bisogna concentrarsi su quanto è parte di noi ed è presente in ogni istante, e rappresenta l’unica insostituibile esperienza su cui basare l’attenzione a quanto accade: il respiro. È con questo atteggiamento d’interesse verso la breve permanenza dell’istante che gli autori hanno esplorato il tema dell’attenzione e concentrazione a scuola, vivere l’attimo in presenza, per offrire opportunità educative che si basano su due semplici caratteristiche: sostenibilità ed essenzialità, accompagnando i momenti di esperienza condivisa e suscitando consapevolezza di quanto accade dentro e fuori di noi. Anche l’interazione docente-allievo avviene nell’attimo che stiamo vivendo, e richiede piena presenza e attenzione agli studenti a cuore aperto. Non curarsi solo di quanto è produttivo, di quanto sembra irrinunciabile, ma concedere tempo a quanto è significativo. -
Tra due famiglie
«Sorrido ma col cuore incerto. I nostri vecchi vestiti e il nostro vecchio gommone sono diventati l’assurda casa per i pesci sott’acqua! L’unica vita che avevamo l’abbiamo giocata, le nostre parole ora infiammano da lontano. Non sono da solo, non sono orfano, intorno e me sento i suoni di tutti coloro che non sanno di essere orfani.» Due famiglie per una sola persona sono un fardello molto difficile da portare: vuol dire avere più affetti, più ricordi, ma anche più sofferenze. Due società così lontane, così sconosciute l'una all'altra, così diverse tradizionalmente e mentalmente, possono essere tanto per una persona sola. In queste pagine, Gholam Najafi costruisce nuovi collegamenti tra le sue due vite, dei ponti tra il suo passato e il suo presente, che sono inevitabilmente ponti tra l'Oriente e l'Occidente, tra l'Afghanistan, terra natia, e l'Italia, terra adottiva. -
Sorelle tutte
La lettera enciclica “Fratelli tutti” affronta una pluralità di argomenti nella quale la parola “fratelli”, volendo essere inclusiva di tutti, si presta fin troppo facilmente all’esclusione di molte e molti: c’è, infatti, un silenzio importante che riguarda la vita delle donne. La “sororità” non è semplicemente il parallelo equivalente e di segno femminile della fraternità, ma è pratica di frattura rispetto ad un mondo presunto “neutrale e universale” che in realtà è solo maschile; il rigido binarismo di genere maschile-femminile è tutt’altro che uniformemente testimoniato nella spiritualità e nella teologia tradizionale, benché abbia subito nella tradizione ecclesiale il destino di una dimenticanza. Far venire alla luce le “sorelle” anche solo nel linguaggio significherebbe influire sulla concezione patriarcale dei rapporti di forza relazionali e simbolici fra i sessi, dove il femminile è definito e riconosciuto solo ed esclusivamente per sottrazione. Occorre superare – con verità e misericordia – ciò che ci divide mantenendo vivo “un fondamentale senso di appartenenza” e tenendo bene a mente che condizioni di ingiustizia impediscono la pace. -
La scatola magica. Uno strumento per facilitare le relazioni con il bambino
La scatola magica, offrendo al bambino la possibilità di immergersi nel suo mondo interiore, permette di osservare l’altro e farlo proprio attraverso l’imitazione consentendo anche il conflitto, come esperienza di arricchimento. Non serve spiegare come svolgerla, né esiste un modo universale per farlo, sarà l’educatore stesso che, in momenti diversi della giornata, utilizzerà in assoluta autonomia la sua scatola personale che ogni volta gli permetterà di essere unico, scegliendo di estrarre e narrare ciò che in quel momento può condividere in modo autentico. L’autrice, lavorando da oltre vent’anni con minori da 0 a 6 anni e non solo, in ambito educativo prima e psicologico poi, ha allargato l’utilizzo della scatola magica anche alla sfera psicopedagogica perché è la magia, che pian piano si genera, a portare i bambini ad avvicinarsi e prendere posto per restare in attesa di ciò che uscirà dalla scatola dando il via al processo di relazione. Non si tratta quindi della semplice estrazione di un oggetto e di qualche canzone cantata, ma del contenuto che veicola significati più ampi e profondi sviluppando il pensiero magico del bambino, poiché ogni cosa all’interno della scatola magica è per lui viva e animata da sentimenti. Così la macchinina sarà arrabbiata o felice e il maialino spaventato o triste, progressivamente i bambini comprendono azioni e prevedono reazioni agli oggetti in un’ottica di sviluppo di pensiero. Si potrà allora affrontare con loro una moltitudine di argomenti quali il lutto, l’identità di genere, l’intelligenza, il bilinguismo e tutto ciò che il bambino riuscirà ad esprimere. La magia scaturita della scatola magica, intesa come il semplice piacere di assistere ad una sorta di spettacolo o un libro narrato con trame sempre diverse, si può difficilmente raccontare a parole. Bisogna usarla. -
I soliti sospetti. Gioco di ruolo su società e giustizia
“I soliti sospetti” è un larp (ossia un gioco di ruolo dal vivo), scritto per simulare in modo simbolico ma realistico un’udienza nell’ambito del processo penale in Italia e, come tutti i larp, ha una profonda valenza educativa che risiede nel provare in prima persona cosa significhi vivere, anche solo per qualche ora, l’esistenza di un altro essere umano. Lo scopo del gioco è di promuovere la comprensione del mondo della giustizia e della società facendo addentrare il giocatore nei meccanismi della giustizia penale così da aiutarlo a trovare le risposte ai dubbi e, soprattutto, a porsi o a stimolare domande nuove. “I soliti sospetti” si rivolge a tutti coloro che vogliono capire di più, che non si accontentano dei luoghi comuni e che vogliono impegnarsi per migliorare la società in cui vivono. È stato pensato per offrire a insegnanti, educatori, animatori, studenti l’opportunità di esplorare e comprendere questioni complesse e attuali, giocando e mettendosi in gioco. Può quindi costituire uno strumento didattico di supporto nella scuola nell’ambito dei percorsi di Cittadinanza e Costituzione e di Educazione Civica, ma può essere utilizzato efficacemente da facilitatori, educatori, animatori in diversi contesti educativi, formativi ed aggregativi. -
Povero Gesù
Che succede in tempi strani e misteriosi quando si interrompono le attività ordinarie e si teme che si possa essere untori o unti non appena si incontra qualcuno? Si può mettere ordine nei pensieri e affrontare problemi prima rimossi perché troppo impegnativi, concentrarsi sull’essenziale della vita e il riordino mentale: si riordina il “disordinato”, il confuso, sperando che alla fine della fatica il puzzle, se non completo e nitido, sia almeno accettabile. Le pagine che seguono non sono il racconto di tormenti, né un trattato teologico; sono il tentativo di trovare il coraggio di entrare nel “tunnel” per uscirne rinnovati. Gesù direbbe “risorti” o “rinati”. La verità ci possiede, noi non la possediamo, dunque la cerchiamo per poterla vivere. La cosa più accessibile non è partire dal “mistero” di Dio, né dal “mistero” di Gesù di Nazareth – benché questo sia centrale – ma dall’esperienza che l’uomo ha fatto di Gesù, dal Vangelo quindi, e poi da come è stata presentata la novità cristiana dalla Chiesa, anzi da coloro che sono il “fondamento” della Chiesa: il popolo che segue Gesù e, in particolare, gli Apostoli. Ripercorrere un cammino può essere utile, anche per dire che tanti anni di vita religiosa e presbiterale non hanno prodotto un “pentito”. Almeno per ringraziare il Signore, ne vale la pena. -
Il territorio come luogo di cura per il fine vita
Le cure di fine vita non possono essere considerate come un’area specialistica di lavoro, avulsa dalle singole professioni coinvolte nel trattamento del fine vita. Molti operatori si trovano spesso a prestare supporto e assistenza a persone vicine alla morte, sia per malattia o per l’età avanzata, con una preparazione poco adeguata perché lontana dalle proprie competenze professionali. Se si trascurano gli aspetti sociali della malattia tutto il percorso di cura risulta inficiato. È fondamentale che tutti siano preparati a dare un contributo competente e positivo, inserendo all’interno dell’équipe di cura la dimensione sociale della malattia e della morte. Il termine medicina contiene al suo interno la radice “med-”, che rimanda alla capacità di trovare la giusta “mediazione” tra curing, attenzione alla malattia, e caring, attenzione al malato. È evidente che l’accompagnamento alla “morte” richiede competenze e conoscenze non solo clinico-sanitarie, ma anche sociali e relazionali. I contributi proposti dai membri della Rete Nazionale degli Assistenti Sociali Cure Palliative, nello specifico il Gruppo di Lavoro CROAS Veneto, approfondiscono le tematiche che rendono maggiormente qualificato l’intervento professionale degli assistenti sociali nelle Cure Palliative: Servizio Sociale; etica e politica; bioetica nella rete dei servizi; il senso del lavoro all’interno dell’hospice: dai principi normativi alla realtà professionale. Uno strumento utile per la formazione universitaria delle nuove generazioni di assistenti sociali e per la formazione continua delle diverse professionalità che lavorano nei setting di cura di fine vita presenti su tutto il territorio nazionale. Autori: Martinelli Nicola, Mondin Tiziana, Pomaro Maria Cristina, Quanilli Monica, Rensi Silvia, Rizzi Maria Rosa, Russo Anna Maria. -
Radici nel futuro. La vita di Adele Costa Gnocchi (1883-1967)
In Grazia Honegger Fresco è sempre stato vivo ciò che lei stessa chiamava “il dovere della memoria” verso l’instancabile opera rivoluzionaria portata avanti da Adele Costa Gnocchi, nei confronti della nascita, dell’infanzia, della vita stessa. Giunta alla vecchiaia, salda il debito di gratitudine con questo libro (pubblicato in prima edizione nel 2001), che è sì la storia di Costa Gnocchi ma, allo stesso tempo, quella di un gruppo pionieristico di giovani donne sbarcato in quel territorio sconosciuto che, nel dopoguerra, erano il neonato e il bambino. Una vicenda appassionante che illumina per il coraggio, la tenacia, l’acume. Se Maria Montessori è stata la lente attraverso cui Grazia Honegger Fresco ha guardato i bambini, Adele Costa Gnocchi è stata la sua maestra. Da lei ha appreso la difficile arte dell’osservazione, l’approccio maieutico nella formazione, il piglio deciso e insieme affettuoso con i genitori. Da lei la convinzione che l’educazione non può che partire da una nascita e da una crescita rispettosa del bambino, in un ambiente calmo, con un’assenza di tensioni, nella libertà di scelta e di seguire i propri ritmi, con la presenza rassicurante di adulti non improvvisati. La speranza è che questo libro venga letto e riletto, soprattutto da chi, giovane come lo era Grazia nel 1947, inizia ora ad affacciarsi al mondo dell’educazione, perché nelle sue pagine è viva quella chiave di cui Adele Costa Gnocchi era sempre in cerca nelle persone che chiamava accanto a sé per portare avanti lo studio sulla lunga infanzia umana. Questa nuova edizione è a cura di Sara Honegger, Fulvio Honegger e Marcello Grifò. -
Immagina, puoi! «Una porta aperta nel cielo»
Pensare modi nuovi di dire la fede non è semplice. Come non fu semplice per la prima comunità cristiana dopo la morte e Risurrezione di Gesù. Ma la comunità cristiana animata dalla presenza del Risorto e accompagnata dallo Spirito Santo non si è mai fermata. L'esperienza della pandemia costituisce un'opportunità per immaginare una pastorale nuova e diversa, un annuncio che parta dal basso: attivare cammini verso una fede adulta, riscoprire la vita come dono, guidare la ricerca di una fede sempre nuova e rinnovata nell'esperienza del quotidiano. Rivisitare la proposta Kerigmatica significa uscire dal torpore della nostalgia, sviluppare nelle comunità il bisogno della ricerca. ""Immagina, puoi!"""" è un tentativo di lettura per guardare oltre i limiti, per restituire i fondamenti del credere, per aiutare a """"ritornare a casa"""" rivisitando la Parola, per riattivare l'immaginazione. Attraverso la porta della Bibbia, guidati dal quarto capitolo del Libro dell'Apocalisse, alla ricerca di una visione concreta guidata dai sensi (ascoltare, toccare, vedere, parlare), il testo propone spunti di riflessione e interventi elaborati dall'équipe di lavoro, per accompagnare gruppi diocesani, vicariali o parrocchiali, consigli pastorali a """"immaginare"""" un modo nuovo di essere presenti alle persone nella loro diversità e complessità (famiglie, anziani, giovani, persone sole, ecc.). È importante rinnovarci per poter rinnovare, immaginare per far accadere."" -
Frammenti. Piccole storie di psichiatria
«Ho vissuto nei tristi e sconvolti luoghi della follia ed è incredibile l’insospettata spiritualità che ho incontrato in quei mondi. Vi sussistono sentimenti che come semi, sopravvivono sepolti e fioriscono in infinite forme e colori meravigliosi. Può comprenderlo veramente solo chi, al di là della tecnica, ha imparato ad essere vicino a quelle anime.» ""Frammenti. Piccole storie di psichiatria"""" narra, in oltre duecento brevissimi racconti, il Manicomio, le sue violenze, la lotta di liberazione, la presa di coscienza di un medico e di un uomo, l’incontro decisivo con la figura umana e intellettuale di Franco Basaglia e con l’umanità sofferente. Buondonno racconta la storia del suo cambiamento personale e professionale ponendo al centro la domanda che per sempre lo ha interrogato: la lunga cecità verso la violenza e il sopruso da parte di lui medico (studioso e di sinistra), la potenza negativa del manicomio, che nella sua disumana assurdità tuttavia irretisce, soggioga, devia. Quale meccanismo agisce? L’induzione dell’ambiente e dei pregiudizi dominanti e l’ambigua banalità del male sono alibi sufficienti? E se non lo fossero, cos’altro ci sarebbe da capire, da spiegare per evitare che si riproduca quel “vero e proprio contagio di violenza” che Buondonno – pur avendolo poi con passione e coscienza combattuto – si rammarica di aver subito e a lungo non contrastato? La zona dominante del libro, forse la sua mozione segreta, è il diagramma di una crisi, il riflesso di una progressiva presa di coscienza che drammaticamente svela sia il manicomio per quello che è (un ergastolo che punisce, che ammala e non cura) sia l’anacronismo di una disciplina psichiatrica nei cui micidiali tabù politici – come negli annosi protocolli clinici – si annida tutto il peggio di quanto fu detta l’autobiografia italiana. La storia di Ernesto Buondonno è la nostra storia, la storia di tutti, di chi ha lottato per il cambiamento, di chi ha cercato di ostacolarlo e di chi è rimasto alla finestra."" -
Occorre un uomo. Tonino Bello educatore
«Tanti sono i punti di incontro tra una visione sostanzialmente religiosa dell'educazione, quale quella di don Tonino Bello e dell'appassionato autore che narra e analizza in questo volume le sue convinzioni e il suo modo di agire, e quella di un laico, diciamo pure un non credente quale sono io che qui scrivo. Il punto di arrivo è assai simile anche quando il punto di partenza è diverso. [...] Dice don Tonino che gli educatori sono coloro 'che disturbano il manovratore; coscienza critica; spina dell'inappagamento conficcata nel fianco del mondo', ed è questa una definizione appassionata e definitiva che concerne chi crede e chi non crede, tutti coloro che avvertono nel loro sangue e nella loro anima l'indispensabilità, il dovere. La necessità assoluta di reagire alla Storia, all'imperfezione dell'uomo e delle sue costruzioni, alla prepotenza del potere e all'oscenità delle sue manifestazioni. I credenti, forse, perché forti del loro Dio, con minor ""eroismo"""" dei non-credenti, ma certamente non con minore impegno, con minore passione. Don Tonino Bello, come dimostra l'appassionato e però anche stimolatore e provocatorio saggio che abbiamo ora in mano, è stato, da dentro la Chiesa, un educatore vero e grande e ben più socratico che aristotelico, una figura imprescindibile per la comprensione e la messa in pratica di una pedagogia della liberazione che ci appare oggi più necessaria che mai di fronte alle razionali paure di un nero futuro incombente, al sentimento della indispensabilità di una reazione nei confronti delle manipolazioni che finanza e cultura mettono in atto per il dominio e che, coscientemente o meno, avvicinano la fine dell'uomo.» (dalla prefazione di Goffredo Fofi)"" -
Il calice e la spada. Come riconoscere e gestire l'aggressività nella prima infanzia
Un bambino tira i capelli ad un altro bambino che tenta di strappargli il giocattolo dalle mani urlandogli anche qualche parolaccia: quante volte abbiamo assistito a scene simili? Non si tratta certo di una situazione che indichi che qualcosa nella famiglia di quei bambini, nell’asilo o nella scuola dove accadono non funzioni. Il confine tra aggressività e sfogo irruento delle emozioni è sottile. Tra l’altro se da un lato l’aggressività è quasi universalmente accettata dalle scienze psicopedagogiche come un qualcosa di assai naturale, dall’altra rimangono ancora pensieri estremamente diversi sul come accostarsi ad essa. L’approccio di questo libro è maieutico e parte dalla consapevolezza, ormai acquisita dalle scienze, che intorno ai sei anni la struttura della personalità di ciascuno è sostanzialmente formata, il che significa che alcuni imprinting ricevuti sin dalla fase gestatoria influenzeranno il resto della vita. I primi anni di vita in famiglia, al nido e alla scuola dell’infanzia sono essenziali nell’imparare a gestire le emozioni e l’aggressività, sia del bambino che dell’adulto. Sono anni in cui insegniamo e apprendiamo a superare nella relazione educativa le caratteristiche dell’aggressività come istinto e lavoriamo sulla dimensione adattiva dell’incontro con gli altri individui: con i genitori e i familiari più prossimi, con i bambini e gli educatori e insegnanti ma anche con gli animali e animali, ambiente e sistema in generale. La differenza e la complementarietà del codice del calice e del codice della spada, che rimandano rispettivamente al materno e al paterno, è una dimensione che in questo libro accompagna la comprensione dello sviluppo dei bambini e le modalità attraverso le quali l’imprinting lasciato dagli adulti di riferimento aiuti i piccoli a diventare adulti in grado di gestire emozioni forti. -
Adolescenti e musica. Come l'esperienza musicale accompagna la crescita emotiva
Il rapporto con la musica avviene già nell’utero materno: il ritmo del cuore della mamma rappresenta per il feto la prima colonna sonora della vita. Nel corso dell’infanzia ciascuno costruisce gradualmente una sua prima esperienza sonora grazie ai suoni che percepisce intorno a sé. Ma è con l’adolescenza che i ragazzi e le ragazze cominciano a formare una propria identità musicale più sintonica con i cambiamenti del corpo e della mente scegliendo autori, generi musicali e, in alcuni casi, percorsi di studio. La musica rappresenta una risorsa preziosa da sempre nella formazione della personalità di ciascuno. Svolge un ruolo fondamentale nella costruzione di valori etici e contribuisce alla definizione e anche al riconoscimento dell’identità sociale di ognuno. Anche per questo nei Paesi europei, compreso il nostro, l’educazione musicale sta assumendo sempre più importanza tra gli obiettivi previsti dal curricolo scolastico che vede il rafforzamento delle intelligenze emotive. Questo libro aiuta a comprendere quanto e come la musica accompagni la crescita emotiva della personalità dei ragazzi e come una formazione attraverso di essa debba essere inserita tra gli strumenti utili per il miglioramento del sistema scolastico. Perché la musica non sia più considerata una semplice “risorsa ricreativa” o passione di pochi, bensì uno dei linguaggi educativi della Scuola pubblica che consentono a tutti e tutte di diventare cittadini. -
Accanto a don Tonino. Un racconto di vita
"Accanto"""" è un avverbio molto caro a don Tonino, che amava ripetere e praticare con tutti, con i suoi confratelli vescovi, con i sacerdoti, con i laici e gli ultimi. """"Accanto"""", come uomo, come amico, come presbitero, gli è stato don Pinuccio che, in questo libro, testimonia la sua esperienza di vita vicino al vescovo della pace. Non siamo di fronte all’ennesimo libro sul vescovo don Tonino, inteso come studio storico, sociale, ecclesiale su un personaggio che ha segnato la vita religiosa italiana del secondo Novecento, bensì alla testimonianza diretta di chi, negli anni, lo ha conosciuto nel suo intimo come amico e che, attraverso la memoria, ha scelto di condividere i momenti più profondi di un uomo che ha accompagnato durante la traversata della sua vita. Presentazione di Trifone Bello." -
Migrare nel web. Comunicazione relazionale a distanza nella cronaca di un biennio vissuto con il virus
I lunghi mesi che all’inizio del 2020 hanno visto l’esplosione della pandemia da Covid-19 sono già iscritti nella storia dell’umanità come un momento di passaggio catastrofico, portatore di lutti, perdite, capovolgimenti di stili di vita, amplificatore di disuguaglianze e sofferenze, come per tutte le catastrofi. Una riflessione su quello che ci ha permesso di restare umani comincia a essere possibile soltanto a distanza di due anni dalla prima emergenza sanitaria. L’autrice, a partire dalla sua esperienza diretta di professionista e studiosa delle persone e dei legami tra le persone, si rivolge con questo testo a chi come lei prima nei lunghissimi mesi del lockdown, e poi nella fase di limitazioni, ha visto cambiare radicalmente il suo lavoro con le persone. Terapeuti, insegnanti, educatori, assistenti sociali, tutto un mondo di operatori, da lei definiti in modo assai significativo operatori reazionali, che il lockdown ha posto in un territorio di esilio coatto, nell’impossibilità di incontrarsi in presenza sono il campo di ricerca e i destinatari di questo testo. È stato il web a fornire risposta e antidoto all’esilio, anche per i professionisti della relazione, con uno spostamento di massa che l’autrice definisce nella sua sostanza e al tempo stesso nel significato metaforico che contiene come una vera e propria migrazione. Migrare infatti è da sempre una delle strategie di adattamento che la vita utilizza per attraversare i cambiamenti, soprattutto i cambiamenti che hanno segnato le sorti del nostro pianeta con le grandi catastrofi. Leggere queste pagine può aiutarci a rimettere in moto i pensieri. La questione era, e rimane, quella del restare umani. Insieme. Introduzione di Rosangela Paparella.