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Teatro Valle occupato. La rivolta culturale dei beni comuni
Dalle piazze spagnole a quelle arabe, da occupywallstreet alla primavera italiana dei referendum, mobilitazioni e tumulti superano la dimensione della protesta ed esprimono il bisogno di una reale alternativa sociale. Al Valle, il più antico Teatro di Roma, si respira lo stesso anelito. La sua occupazione, a opera di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo, sperimenta un nuovo modello di produzione culturale nel tentativo di superare governance amministrativa e logica del profitto privato. La ""Fondazione Teatro Valle Bene Comune"""" è infatti la prima istituzione di rilevanza europea a essere gestita secondo un principio di autogoverno. Un prototipo riproducibile in settori diversi: dai musei ai centri di ricerca, dalle scuole agli ospedali. Lo statuto della """"Fondazione Teatro Valle"""", che trascrive in forma giuridica la rivendicazione di un """"bene comune"""", presenta due elementi radicalmente innovativi: la gestione partecipata della cittadinanza e l'autogoverno delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo. Sui contenuti e la valenza di questo statuto, nel libro vengono chiamati a esprimersi, oltre agli occupanti, il giurista Ugo Mattei, la filosofa Federica Giardini e il drammaturgo Rafael Spregelburd."" -
Le polaroid di Moro
Ci sono immagini che persistono a lungo nella memoria individuale e collettiva. Immagini che segnano un'epoca, trascendendo le intenzioni e le finalità dei loro autori per vivere un'esistenza altra, legata al loro uso e riuso mediático. Così è accaduto alle due polaroid di Aldo Moro scattate durante il suo sequestro da parte delle Brigate rosse nel 1978. Foto entrate immediatamente nel circuito informativo internazionale, scatenando reazioni contrastanti sul piano politico, culturale, estetico. Nella prima sezione del libro viene narrato e analizzato il contesto storico, politico e sociale nel quale si è svolto l'evento, il progetto brigatista e i documenti strategici di ""attacco al cuore dello Stato"""", la preparazione e lo svolgimento dell'azione militare, il trasporto di Moro nella """"prigione del popolo"""", gli scatti della prima e della seconda polaroid e la loro diffusione ai giornali. Lo shock comunicativo determinato dalle immagini e l'ampio dibattito che esse suscitarono sui media e tra intellettuali e accademici. La seconda sezione è dedicata all'analisi delle interpretazioni artistiche ed estetiche delle due polaroid con contributi di sociologi, semiologi, esperti di comunicazione visiva, storici dell'arte e fotografi."" -
Faccia al muro
"La si rispetta, in prigione, la passione oscura. A volte qui è così densa da poterla toccare. Parlo di quel recluso che fissa il soffitto nell'attesa che il rumore secco dell'acciaio contro l'acciaio arrivi ad annunciargli una visita, gli dia un segno di vita. Parlo anche del fischiettio ripetuto, ritornello incessante di una canzone; della foto di una donna incollata vicino al cuscino, del gettarsi voraci sul cibo, tanto per riempire il vuoto con qualcosa di concreto; di occhi senza sguardo; di parole evase e immediatamente riprese con un sospiro; di lei che viene al colloquio in compagnia di un altro e di me che sorrido a entrambi; del gatto che ormai fa le fusa su ginocchia altrui; e ancora di me, che mi rifletto in tutto questo; di una domanda sospesa nell'aria e della sua risposta idiota; dell'ennesima richiesta rifiutata; del sorriso dimenticato di una moglie; di una rabbia esibita e di un pianto dissimulato male; di una lettera riletta al contrario; di un tatuaggio bruciato con la sigaretta; di un dolce che passa da una cella all'altra e delle mani avide che lo aspettano al varco; di una discussione violenta che finisce in una risata; di un sussurro che odora di morte; di uno spazzolino da denti a cui le guardie hanno rasato le setole e di Zeca che ne ha ricostituito il manico con della plastica fusa; della gloria di essere infelice come nessun altro; del sonno, elemento prezioso; di tutto quello che è sempre altrove; delle storie di libertà mai vissute.""""" -
Rousseau e gli altri. Teoria e critica della democrazia tra Sette e Novecento
Il 2012 è un anniversario perfetto. Rousseau nacque nel 1712 e 250 anni ci separano dalla pubblicazione di opere che l'hanno reso celeberrimo. Ma perché oggi rileggere in particolare il ""Contratto sociale""""? Perché dalle sue pagine si sprigiona, insieme a una teoria radicale della democrazia, una critica attualissima della società borghese, incentrata sulla lotta contro i particolarismi. La modernità è sorta nel nome della libertà, dell'uguaglianza, della fraternità. Sappiamo com'è andata a finire. Nella sua battaglia per la giustizia sociale, Rousseau incontra Marx. Sussiste, tra loro, una prossimità intuitiva, che coinvolge i presupposti stessi della critica. Entrambi colgono la radice della violenza borghese nell'appropriazione privata di ciò che è comune, e nell'insieme dei rapporti di dominio che ne discende. La loro riflessione coglie dunque un punto ancora oggi, con ogni evidenza, essenziale. E qui si dà un paradosso. Uomini del Sette e dell'Ottocento lessero lucidamente processi allora in embrione, che ai nostri giorni squadernano effetti devastanti. Ma oggi tali processi sono perlopiù misconosciuti. Per questo è tempo di tornare a Rousseau. """"Ben lontano dalle idee comuni"""", come egli scrive, il """"Contratto sociale"""" offre strumenti formidabili per la ricostruzione di un pensiero critico."" -
C'è un posto all'ultimo banco. Guida alla scolarizzazione dei bambini rom
Agli inizi degli anni Novanta nasce a Roma il progetto di scolarizzazione di bambini e adolescenti rom. Alcuni volontari si avvicinano alle comunità rom e iniziano con loro un percorso di promozione sociale per affermare il diritto allo studio. L'approccio assistenzialista lascia il posto a un'impostazione che riconosce e sostiene il protagonismo dei rom. Questo progetto di scolarizzazione ha raggiunto l'obiettivo di iscrivere i minori in scuole di ogni ordine e grado, ed è arrivato a confrontarsi con il tema dell'apprendimento con metodologie nuove, volte a migliorare l'inserimento e il rendimento dei ragazzi, non solo ad arginare la dispersione scolastica. Arci Solidarietà, dopo vent'anni di attività, raccoglie l'esperienza dei propri operatori ed educatori, dei referenti istituzionali con cui ha collaborato, dei ragazzi che sono stati destinatari diretti dei progetti e, con il contributo di esperti in antropologia, sociologia e mediazione interculturale, analizza l'impatto che il progetto di scolarizzazione ha avuto nel contesto cittadino. Tutto quello che oggi è diverso rispetto al passato è frutto di un impegno quotidiano svolto in condizioni lavorative estreme, di una condivisione di vita con i rom in molteplici aspetti, di una rete territoriale costruita pezzo per pezzo, di un confronto con politiche locali e nazionali discutibili e non sempre edificanti. -
L' avventura della filosofia francese. Dagli anni Sessanta
Non esiste un pensiero contemporaneo a prescindere dalla filosofia francese dell'ultimo mezzo secolo. Le sue figure, da Michel Foucault e Gilles Deleuze a Jean-Luc Nancy e Jean-Francois Lyotard, passando per i vecchi maestri quali Canguilhem, Sartre e Althusser, hanno dominato e rinnovato dalle fondamenta il pensiero del Novecento. Alain Badiou è uno di essi. Questo libro è una storia per ritratti della filosofia francese, scaturita dalla penna di colui che Slavoj Zizek ha definito ""il più grande filosofo vivente"""". Non il racconto agiografico dei suoi protagonisti, ma l'incontro con ciascuno di essi, dal quale sgorgano critica, rispetto, polemica, ma soprattutto una vera discussione filosofica. Un grande affresco, a volte denso, spesso ironico, sempre appassionato per capire la posta in gioco di una stagione del pensiero che sembra volgere al termine ma che, nella sua vivacità, ha ancora molto da dirci."" -
Cuoche ribelli: La cucina impudica-La cuoca di Buenaventura Durruti-La cuoca rossa
"La cucina impudica"""", """"La cuoca di Buenaventura Durruti"""", """"La cuoca rossa"""" sono tre """"diari"""", redatti rispettivamente a Parigi a cavallo tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso; a Barcellona durante la guerra civile spagnola; al Bauhaus tedesco durante la Repubblica di Weimar. Le autrici sono una cocotte parigina, una militante anarchica della Colonna Durruti, un'allieva della scuola d'arte tedesca e membro di una cellula spartachista. Nei tre """"diari"""" le autrici restano anonime, pur rivelando molto altro della propria biografia, della propria cultura, della propria vita. Alternano aneddoti e ricordi; riferiscono di discussioni e pettegolezzi, di incontri amorosi e relazioni politiche, di balli mascherati e azioni di sabotaggio, di letture poetiche e lezioni sul colore, di vernissage e volantinaggi, di concerti mondani e scampagnate; passano al vaglio opere letterarie e teorie sociali; accennano a incontri con musicisti, pittori, scrittori, commediografi, registi, rivoluzionari di varia fama; e tra un tassello di vita e un altro trascrivono una ricetta. Ed è appunto al genere del """"ricettario"""" che appartiene la prosa delle tre cuoche. Un ricettario del Novecento europeo, che tra liste di ingredienti, metodi di cottura, salse, condimenti, laccature e guarnizioni parla la lingua dalla quale proviene: quella del desiderio di libertà e di godimento. Perché questo dimostrano i """"diari"""" delle tre anonime." -
Camicie nere sull'Acropoli. L'occupazione italiana in Grecia (1941-1943)
Atene, 18 ottobre 1944. Le colonne tedesche lasciano la Grecia, mentre le forze partigiane assumono il controllo dei centri nevralgici. Georgios Papandreou, presidente del Consiglio del governo della Grecia libera, visita l'Acropoli commosso. Quattro donne in costume tradizionale sostengono per gli angoli la bandiera nazionale, una croce bianca su sfondo blu. Dopo tre anni di occupazione congiunta italo-tedesco-bulgara e a un anno dall'8 settembre, gli invasori sono costretti a partire. Ma perché un paese piccolo e innocuo come la Grecia era stato brutalmente attaccato dagli italiani nell'ottobre 1940 e poi occupato con l'aiuto dell'esercito nazista? E cosa comportò amministrare una nazione certo non ricca negli anni più duri della Seconda guerra mondiale? Per rispondere a queste domande Marco Clementi ha svolto una lunga ricerca negli archivi greci, recuperando una documentazione inedita e di estremo interesse per il dibattito storiografico italiano sulle guerre del duce. Queste pagine restituiscono, nella loro complessità e contraddizione, tutte le fasi della campagna di Grecia: dalle diverse forme di occupazione a seconda delle zone del paese, alla fame, provocata dagli italiani ma anche combattuta, fino alla repressione e alle rappresaglie del Regio esercito e alla protezione degli ebrei, ai quali fu in parte evitata la deportazione, almeno fino all'8 settembre. -
Da leccarsi i baffi. Memorabili viaggi in Italia alla scoperta del cibo e del vino genuino
"Da leccarsi i baffi"""" è un'antologia di scritti di Mario Soldati; una raccolta di racconti, appunti, dialoghi su vino, cibo, olio (e acqua), in un viaggio dentro l'Italia, dalla Valle d'Aosta alla Sicilia, con una puntata in un ristorante italiano di Chicago. Un viaggio che dura decenni, ricco di aneddoti e di colore, costellato da una miriade di ritratti di vignaioli e di osti, attraverso paesaggi agresti che sembrano usciti da una tela del Quattrocento. Soldati ama l'umanità civile, semplice, operosa, che dalla terra tira fuori prodotti genuini. Ama l'osteria col campo di bocce, il produttore di vino schietto, l'olivicultore che fa l'olio con le proprie olive. Grande, affabile conversatore, Soldati mette il suo io al centro di brevi racconti e note, di flash diaristici e memorialistici, e facendo perno su quello ruota intorno lo sguardo curioso, accogliendo stuoli di personaggi famosi e ignoti: contadini, principi, operai, industriali, artisti. Attraverso la descrizione anche minuta di cibi e vini che quell'Italia variegata produce e consuma, i racconti di Soldati si rivelano uno straordinario reportage su un paese colto nel momento di trapasso verso la modernizzazione selvaggia del consumismo. Soldati, dietro il fumo del suo immancabile sigaro tenuto stretto tra i denti, da sotto i baffi sornioni, preferisce rischiararci con le testimonianze vive di un'Italia del gusto, materiale e intellettuale, che, anche se odora di passato, avrebbe tutta la forza di indicare un'alternativa per il futuro." -
New men's land. Storia e destino della Jungle di Calais
Questo libro racconta la storia della prima città fondata nel XXI secolo: la Jungle di Calais. Una città nata all'inizio degli anni duemila e distrutta nel 2016, perché al centro di una guerra di civiltà tra un'Europa delle nazioni che lotta per non morire e una nuova idea di mondo senza confini ancora troppo giovane per riuscire a difendersi. Nell'ultimo anno di vita di questo luogo complesso e controverso, l'artista Gian Maria Tosatti ha iniziato a illustrare, con scritti e opere, una prospettiva diversa sull'esistenza di quella che forse è stata, per alcuni anni, la vera capitale di un'Europa contemporanea, finalmente post-coloniale e fondata sui principi di libertà, uguaglianza e fraternità. Il «grande campo profughi» descritto dai media internazionali con questo libro diventa un racconto, lucido e poetico, capace di cogliere l'essenza reale di ciò che è stato e della sua eredità. Prefazione di Nicolas Martino e appendice di Marco Trulli. -
Atlante sentimentale del cinema per il XXI secolo. Incontri con cinquanta registi contemporanei
Il cinema è ancora un paese sconosciuto. Può darsi che sia un continente sommerso, o che lo sarà presto. Alcuni lo vorrebbero in cielo, esiliato in un mondo di fantasia. Per altri coincide con questo mondo, anzi, ne è uno dei creatori - o dei dissolutori - dipende dai punti di vista. Forse noi non l'abbiamo mai capito, e per questo l'abbiamo iniziato a cercare. -
Che cos'è un popolo?
Cos'è un popolo di fronte alla crisi delle democrazie rappresentative e all'emergere di forme vecchie e nuove di populismo? Cos'è un popolo oltre a un termine che rimanda a una stagione che pare ormai trascorsa di lotte per l'emancipazione? Cos'è un popolo senza una nazione e senza uno Stato? Di cosa è fatto un popolo? Cosa può un popolo? Alain Badiou, Pierre Bourdieu, Judith Butler, Georges Didi-Huberman, Sadri Khiari e Jacques Rancière, con questo libro chiariscono alcune delle possibili declinazioni di un termine che ha segnato la storia e la teoria politica della nostra modernità. Il punto comune sta nel collocare ""il popolo"""" ostinatamente dalla parte dell'emancipazione."" -
Nel ventre della bestia
La storia di questo libro inizia con l'amicizia tra Abbott e il romanziere Norman Mailer, alla fine degli anni Settanta, quando Abbott si trova in prigione nello Utah per rapina a mano armata e durante la detenzione uccide un altro carcerato. Nasce una corrispondenza con Mailer che assume fin da subito un tono letterario e che viene pubblicata sulla prestigiosa rivista ""New York Review of Books"""", riscontrando un enorme successo di pubblico. Ne segue la pubblicazione del libro """"Nel ventre della bestia"""" che diventa un best seller. Successo e clamore consentono ad Abbott di ottenere la libertà condizionata. Rimesso in libertà nell'81, si stabilisce a Greenwich, il quartiere radical di New York, e diventa il beniamino della high society. Ma a placarlo non bastano né la fama né i soldi. Sei settimane dopo il suo rilascio, in un alterco davanti a un ristorante, pugnala a morte un cameriere di 22 anni. Arrestato di nuovo, Abbott viene condannato ad altri 15 anni di prigione e a pagare oltre 7 milioni e mezzo di dollari ai familiari della vittima. Nel febbraio del 2002, a 58 anni, si suicida impiccandosi alle sbarre della sua cella."" -
Teoria del drone. Principi filosofici del diritto di uccidere
"Se la 'guerra dei droni' non è più esattamente una guerra, a quale 'stadio della violenza' corrisponde? Il tentativo di sradicamento di ogni reciprocità nell'esposizione alla violenza nelle ostilità riconfigura non solo la condotta materiale della violenza armata, tecnicamente, tatticamente, psichicamente, ma anche i principi tradizionali di un ethos militare ufficialmente fondato sul coraggio e lo spirito di sacrificio. Considerato con il metro delle categorie classiche, il drone apparirebbe come l'arma del vigliacco. Ciò non impedisce ai suoi difensori di proclamarla l'arma più etica che l'umanità abbia mai conosciuto. Operare questa conversione morale, questa trasmutazione dei valori è il compito al quale si dedicano oggi i filosofi che operano nel piccolo campo dell'etica militare. Il drone, dicono, è l'arma umanitaria per eccellenza. Il loro lavoro discorsivo è essenziale per garantire l'accettabilità sociale e politica di quest'arma. In questi discorsi di legittimazione, gli 'elementi linguistici' tipici dei mercanti d'armi e dei portavoce delle forze armate vengono riciclati, attraverso rozzi processi di alchimia discorsiva, in principi orientativi di una filosofia etica di nuovo genere - una 'necroetica', della quale è urgente fare la critica. Ma l'offensiva avanza anche, e forse soprattutto, sul terreno della teoria giuridica. La 'guerra senza rischio', della quale il drone costituisce senza dubbio lo strumento più compiuto, mette in crisi i principi metagiuridici.""""" -
La gamba del Felice
"L'affastellarsi veloce di capitoli, il ritmo serrato, la sintassi precipitosa rendono con un'efficacia retorica straordinaria l'incalzare degli eventi. Trent'anni d'Italia in tre ore di lettura. Il lessico (ma anche la sintassi, i suoi deragliamenti, la sua irresistibile velocità da montagne russe del periodare) è quello degli umili (penso alla scoperta dell'alfabeto di Malerba) ma con una virulenza che già denota una tensione nuova, quella dell'italiano televisivo e dell'italiano che arriva da altre, popolari fonti di linguaggio, di letteratura."""" (Aldo Nove)" -
I muri del lungo '68. Manifesti e comunicazione politica in Italia
Dalla fine degli anni Sessanta, con l'onda lunga del '68 italiano, il manifesto è stato uno dei principali strumenti della comunicazione politica. Nel vivo di quelle mobilitazioni conobbe una vera e propria rinascita, sia nel linguaggio grafico che nei modelli d'informazione e agitazione. Questo libro svolge un'analisi dei codici comunicativi che i diversi partiti e movimenti italiani utilizzarono nei loro manifesti. La grafica politica si rinnovò anche sulla base degli stimoli e degli impulsi che provenivano da altri paesi, dai manifesti del Maggio parigino a quelli latinoamericani, dai disegni underground statunitensi ai grandi cartelloni della Cina maoista. Sperimentazioni grafiche che si intrecciarono a cliché più consueti, recuperati dall'iconografia del movimento operaio. Il confronto tra i manifesti italiani e quelli esteri e tra manifesti di differenti organizzazioni, più o meno distanti dai movimenti, mostra come il linguaggio della rivolta abbia influenzato l'immaginario politico nel suo complesso e le sue rappresentazioni iconiche, sconvolgendo anche la grafica dei partiti istituzionali. Nei primissimi anni Ottanta, con il declinare dei movimenti e il ritorno della politica nei luoghi istituzionali, il ruolo di questo medium declinò e la pervasività della televisione lo rese progressivamente marginale o, per lo meno, ne cambiò profondamente la funzione. -
La dittatura dello spread. Germania, Europa e crisi del debito
Alla costruzione dell'unità europea si sta procedendo, da un lato, imponendo ai bilanci statali dei paesi dell'Unione il vincolo del pareggio e impedendo l'indebitamento senza condizioni; dall'altro, concedendo prestiti solo a quei paesi che riducono la spesa sociale, privatizzano il patrimonio pubblico, liberalizzano i servizi e precarizzano il lavoro. Senza coinvolgere i parlamenti e dunque nel disprezzo della democrazia, sacrificata per assecondare i mercati. Non è un caso che le vittime designate di questa strategia siano Grecia, Italia, Portogallo e Spagna: paesi che hanno sperimentato il fascismo e che ne sono usciti con costituzioni che parlano di democrazia economica. Anche la Germania ha vissuto un'esperienza fascista, ma la sua vita politica è stata fin da subito dominata dagli ordoliberali, fautori di uno Stato forte custode della concorrenza e di una società pacificata anche attraverso il richiamo a valori premoderni. Gli ordoliberali furono compromessi con il nazismo, ma il loro anticomunismo e le dinamiche della Guerra fredda valsero ad assicurare loro l'appoggio statunitense contro l'orientamento della maggioranza dei tedeschi. Il loro credo, ""l'economia sociale di mercato"""", divenne anche il fondamento della costruzione dell'unità europea, da subito concepita come presidio della concorrenza e dell'inclusione sociale ridotta a inclusione nel mercato. Questo libro ricostruisce il percorso che ha portato all'attuale costruzione europea."" -
Un' idea di libertà. San Vittore '79-Rebibbia '82
"Paura dell'ignoto? Paura dell'autorità? Della violenza potente dello Stato? Mostruosità del deterrente di violenza della divisa sulla persona nuda? Non so. Forse tutto ciò investe il concetto di sicurezza: ciò che all'esterno del carcere è introiettato nelle regole e nei rapporti sociali che rendono 'sicura' la vita quotidiana. Il carcere è sottrazione totale del concetto di 'sicurezza'. Non si dà contratto. Non si danno punti di fuga. Forma di dominio allo stato puro, non mediato da finalità produttive, né culturali, né di consumo. La reazione emotiva si attenua solo quando, dopo lungo tempo, lo stimolo esterno viene introiettato nella quotidianità. Come un evento 'normale', come la battitura delle sbarre quando inizia a far parte di un paesaggio conosciuto, a suo modo rassicurante. Così mi appresto a desiderare l'introiezione del paesaggio umano, sonoro e dello spazio coatto come normalità. Si desidera - perversione totale dell'istinto di sopravvivenza! -l'annullamento di sé, il non provare emozioni; poiché le emozioni sono comunque dominate dal panico, dalle necessità di difesa, dallo stato di allarme. Forse qui si verifica allo stato puro, entro un rapporto sociale non mediato dalle istituzioni e dal lavoro, ciò che in altre istituzioni avvolge il rapporto di dominio e di annientamento in forme più complesse e accattivanti..."""" Prefazione di Alberto Asor Rosa. Postfazione di Rossana Rossanda." -
Centocelle. Racconti di un quartiere che resiste
Un gruppo di abitanti e attivisti, legati tra loro da tempi lunghi o brevi, ma senza dubbio dalle strade e le realtà sociali del quartiere, ha provato a realizzare un racconto di Centocelle. Un racconto e non il racconto, perché, più che i nudi fatti, in questo libro vengono messe al centro le voci delle persone che il quartiere l’hanno, oltre che vissuto, costruito, in ognuno dei suoi aspetti. Tanti racconti singoli che creano una singola pluralità. È stato scelto di riportare le esperienze di abitanti, insegnanti, baristi, attivisti, artisti, nonché di folli e utopisti. In generale di donne e uomini vissuti in un quartiere dalla storia e dalle caratteristiche poco inclini all’obbedienza cieca, in cerca sempre di alternative possibili a condizioni di vita spesso difficili, sole e inascoltate. Il carattere indomito di un quartiere spesso ribelle, di indole solidale, di cuore accogliente, sempre resistente. rnrnTesti di Alessandro Santagata, Angelo Tolli, Francesca Scanzani, Gianfranco Giombini, Gianni De Domenico, Luca Kocci, Nico Casalini, Paolo De Gennaro -
Andare ai resti. Banditi, rapinatori, guerriglieri nell'Italia degli anni Settanta
Sul finire degli anni Sessanta si materializzano in Italia, nell'area del triangolo industriale e sullo sfondo del lavoro di fabbrica, gang giovanili che evolvono rapidamente in temibili ""batterie"""" di rapinatori. La linea di condotta dei banditi metropolitani è tutt'altro che estranea ai modelli culturali dei quartieri operai e il loro stile esistenziale assolutizza quell'impazienza e assenza di mediazione che caratterizzerà le generazioni degli anni Settanta. Nel gergo pokeristico """"andare ai resti"""" significa giocarsi tutto: in questo modo i rapinatori ostentano l'imbocco di una strada senza ritorno, una """"visione del mondo"""" fatta propria per oltre un decennio dalla """"meglio gioventù"""" e formata attraverso la rielaborazione esistenziale dell'immaginario della ribellione. Tra le molte anomalie, rispetto alla criminalità tradizionale, vi è il ruolo delle donne. In un'epoca in cui, anche negli ambienti politici più radicali, le donne sono, nella migliore delle ipotesi, gli angeli del ciclostile, le donne/bandite conquistano un'autonomia decisionale e operativa scomoda sia per il conservatorismo borghese che per il progressismo femminista. Inevitabilmente, quando non muoiono in uno dei tanti conflitti a fuoco, per le donne e gli uomini delle """"batterie"""" il carcere diventa un passaggio obbligato. Qui la loro utopia incontra quella dei militanti rivoluzionari, e in carcere le affinità elettive finiranno col riconoscersi...""