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I carnet del viaggio in Cina
Nell'aprile del 1974, Roland Barthes parte per la Cina in compagnia di Philippe Sollers, Julia Kristeva, Marcelin Pleynet e del filosofo François Wahl. Il gruppo di intellettuali francesi è sottoposto a un programma serrato di visite a fabbriche, scuole, ospedali, coltivazioni agricole, quartieri cittadini, mentre i delegati locali sfornano informazioni e cifre sui successi della Cina maoista. Barthes mostra ben presto insofferenza verso l'onnipresente discorso ideologico. La sua attenzione si rivolge altrove, alle persone, ai gesti quotidiani, al gusto dei cibi, all'erotismo dei ragazzi cinesi, ai colori del paesaggio, e soprattutto agli imprevisti, agli incidenti di percorso che sfuggono alla censura e dissolvono il velo dell'artificio. I suoi quaderni, rimasti inediti fino al 2009, offrono una visione disincantata e spesso ironica di questo viaggio istituzionale. Rapide annotazioni, impressioni, osservazioni fulminanti: i Carnet, attraverso l'applicazione dello ""sguardo di sbieco"""" si rivelano un modo sorprendente di leggere la realtà cinese dell'epoca senza incorrere nelle trappole della retorica e degli stereotipi."" -
La scoperta di Angkor. Una disputa
La scoperta di Angkor, capitale dell'antico regno khmer, si colloca nel clima di fervente competizione scientifica e archeologica che, nella seconda metà dell'800, coinvolse i paesi europei mossi da un nuovo interesse culturale per l'Asia e il Medio Oriente. Il missionario apostolico Charles Émile Bouillevaux e il naturalista Henri Mouhot furono i primi esploratori a offrire, nelle loro relazioni di viaggio, una descrizione approfondita del sito archeologico, della storia cambogiana e della tradizione del paese. Attraverso lo sguardo attento e curioso di questi viaggiatori, i lettori del tempo conobbero Angkor e ne furono profondamente affascinati. Il libro mette a confronto le descrizioni di Bouillevaux e di Mouhot, lasciando emergere una diversità sia nell'approccio descrittivo e documentario che nel grado di consapevolezza del valore della scoperta, sulla cui paternità si accese una vera e propria disputa tra i sostenitori dei due esploratori. -
Il martirio nell'Islam moderno. Devozione, politica e potere
Il tema del martirio nell'Islam viene qui inquadrato in un'ampia prospettiva storica che ne contestualizza le componenti ideologiche, simboliche, sociali e politiche, evitando di focalizzare l'attenzione sulle motivazioni personali degli attentatori suicidi, come spesso è accaduto negli studi finora pubblicati. A partire dal XX secolo e fino ai giorni nostri la pratica dell'autosacrificio ha sollevato accese dispute all'interno del mondo islamico, sia sciita sia sunnita. I movimenti più radicali l'hanno adottata come strumento principale del jihad, elevando gli attentatori suicidi al rango di martiri, altri hanno posto vincoli sul suo utilizzo, mentre le correnti più moderate l'hanno condannata da un punto di vista teologico o morale. Meir Hatina esplora i diversi modi di concepire l'autosacrificio seguendone l'evoluzione attraverso i secoli, evidenziando i retaggi della tradizione ebraica, cristiana e di altre culture non islamiche nonché i legami con il contesto sociopolitico contemporaneo. Attingendo a un vasto corpus di fonti di prima mano - cronache, testi giuridici, manifesti ideologici, memorie, testamenti, hadith e fatwa -, oltre che alla più recente letteratura storiografica e sociologica, il libro apre inedite prospettive su uno dei fenomeni più controversi e inquietanti del nostro tempo. -
L' avvocato di Madama Butterfly
La famosa opera lirica di Giacomo Puccini, Madama Butterfly, viene qui presentata sotto una prospettiva finora inesplorata. Al di là delle suggestioni esotiche, la trama è incentrata su una serie di aspetti legali che si prestano a una lettura di tipo giuridico. In base a quale diritto va analizzato il matrimonio fra Pinkerton e Butterfly? Quello giapponese o quello americano? Poteva Pinkerton divorziare unilateralmente solo abbandonando la sua sposa e rientrando negli Stati Uniti? E che ne è, giuridicamente parlando, del loro figlio? È cittadino americano o suddito giapponese? Il testo non solo risponde alle questioni di diritto internazionale e comparato, ma sollecita con molteplici spunti la curiosità del melomane e dell'appassionato di storia e civiltà giapponese. -
René Leys. L'incanto della città proibita
Pechino, 1911. Durante gli ultimi giorni della dinastia Qing, alla vigilia della Rivoluzione che porrà fine a un impero con oltre duemila anni di storia, il giovane professore belga René Leys, personaggio sfuggente e misterioso, sembra essere testimone delle vicende e degli intrighi che avvengono nelle stanze inaccessibili della Città Proibita. Confidente del defunto Imperatore Guangxu, amico dell'attuale Reggente, agente della polizia segreta e, per di più, amante dell'Imperatrice vedova, la figura di René Leys e i suoi straordinari racconti offrono a Victor Segalen la possibilità di mettere in scena un serrato confronto tra Reale e Immaginario e di esprimere il suo personale concetto di esotismo, il cui ""potere di concepire l'altro"""" è la chiave per penetrare nel cuore della Cina. Un'opera venata di ironia e leggerezza, che oscilla tra il romanzo storico, il poliziesco, lo scritto autobiografico e costituisce una delle prove più enigmatiche e raffinate del primo Novecento."" -
Viaggiatore suo malgrado
Minh Tran Huy intreccia memorie collettive e personali in un romanzo che dà voce a chi, rimasto nell’ombra, è stato costretto a mettersi in viaggio e a rompere con le proprie radici. In un’estate newyorkese, la narratrice Line scopre la figura di Albert Dadas, operaio francese affetto dalla “follia del fuggiasco” e si appassiona alle esistenze dei “viaggiatori loro malgrado”. In un percorso narrativo che pian piano la riconduce a esperienze sempre più personali, la protagonista ripercorre le vicende della giovane atleta somala Samia, dello zio Thin, della cugina Hoai, e soprattutto quella del padre, morto da poco, fuggito in giovane età dal Vietnam devastato dalla guerra. Line, desiderosa di sciogliere i nodi di un passato a lungo taciuto e riportare alla luce la storia della sua famiglia, instaura una sorta di dialogo in assenza con il padre, ne rievoca la voce e la memoria, sottraendole all’oblio. Un libro che s’interroga sull’identità e sulla condizione di chi subisce lo sradicamento dalla cultura d’appartenenza. -
Il viaggio di Tsomo
«Madre, quale il posto più lontano dove posso andare?» Quando Tsomo, ancora bambina, si rivolge così alla madre, non può certo immaginare quanto distante dal Bhutan la condurranno i casi della vita. Eppure tutto è già scritto nel suo karma. In accordo con il suo destino errante, la storia di Tsomo è quella di un viaggio di emancipazione di oltre mezzo secolo che dalla casa paterna la porterà fino alle grandi e popolose città dell'India del Nord, passando per i maggiori santuari buddisti del Nepal. Un cammino di crescita spirituale che le permetterà di accettare la transitoria condizione umana e di vivere esperienze riservate per tradizione esclusivamente all'universo maschile. ""Il viaggio di Tsomo"""", primo e finora unico romanzo bhutanese tradotto in Italia, racconta la vita quotidiana, le abitudini, le credenze, i rituali dei villaggi, ma soprattutto le grandi trasformazioni di quell'immenso crocevia di popoli che è la regione tra Bhutan, India, Nepal e Tibet."" -
Opusminus 0. L'impensata complessità dell'universo in-divenire
L'inconoscibile, come dice lo scrittore Javier Marias, è una fortuna, è un dono. Questo libro da subito s'inoltra in questa ""assenza (absentia)"""" di luogo e di tempo per far sì che il pensiero e le vicende umane possano avere congrua convalida: invita a disporsi in modo da attingere a un differente grado di conoscenza, in accordo con quell'inclinazione che rende possibile un'ampia relazione - ricca contemporaneamente d'affetto e di distacco - tra uomini e uomini e uomini e cose. Opusminus-0 è opera che ha l'ardire di confrontarsi e allo stesso tempo allearsi con il mondo intero. Lo include, invece che escluderlo in una parcellizzazione, armata di mura, come la storia attuale mostra. La sua scrittura evoca l'esistenza - o l'inesistenza - d'altromondo com'è scritto nell'Incipit del prologo di Opus: """"Riuscì a pensared'esser vivo/e d'essermorto. Come aveva previsto o soltanto sperato... e l'esser vivo fu l'essermorto."""" Una realtà d'altra origine che non si avventuri in fantasie fantascientifiche o ipotesi di robot pensanti o di corpi immortali posti sotto ghiaccio nell'attesa di essere riportati un giorno al mondo. Il linguaggio s'apre a una speciale mancanza, capace d'attività che rinnova: il mondo s'attenua o addirittura scompare """"quale cosa concreta"""". Ciò che si pensa e la realtà corrispondente cessano d'essere i vani riempitivi d'una mente ancora troppo costretta nel suo bozzolo evolutivo. A mano a mano che ci si addentra nella scrittura nasce un'intonazione specifica della mente/pensiero dal segno - (meno) che fa tacere il borbottio talvolta seducente, talvolta furibondo che intralcia il silenzio alla base del pensiero capace del mutar delle cose del mondo. Sotto il livello 0-zero - come il libro indica nel suo titolo - la mente, con il predisporsi alla nuova lingua, s'apre a un nuovo stadio di comunicazione dal vincolo causale più allentato, ma di maggior intensità espressiva e semantica (la scrittura propone alcune parole composte di nuova origine). Il vuoto, il nulla emergono come espressioni a fondamento d'un'ipotesi di realtà liberata da coazioni che soggiornano entro il pensiero come elementi parassitari gravati da morte (thànatos). Far tacere la vecchia mente con la parola della nuova lingua per condurre il senso, l'andamento e il ritmo del fraseggio in modo idoneo all'esistenza di una realtà in mutazione: è sciolto il nodo d'un narcisismo pervicace proprio della fase storica attuale. Senza il bisogno di ricorrere a un Antico inventato, in cui si fantastica d'un tempo e un luogo paradisiaco ricco di pace nel passato. Siamo ora di fronte a un momento critico in cui la civiltà umana può anche scomparire inghiottita dalla stessa banalità del male che tutta la permea e la fa inaffidabile. Nel procedere della scrittura si coglie l'epica e la sua poetica: fare (poieîn) mondo da abitare più compiutamente umano in una condizione che è già nel suo divenire in un'ipotesi di realtà profonda e appassionata."" -
Il figlio del cielo. Cronaca dei giorni sovrani
Sullo sfondo della vita quotidiana di corte e di rivolgimenti epocali che minano le già fragili fondamenta dell'Impero di Mezzo - la guerra sino-giapponese, la Riforma dei Cento giorni, il colpo di Stato di Cixi, la rivolta dei Boxer e la sua reppressione da parte dei ""Barbari stranieri"""" - va in scena la tragedia metafisica di un Amleto cinese che si dibatte in cerca di una propria identità e di un proprio posto nella storia. rnPubblicato postumo nel 1975, """"Il figlio del cielo"""" è considerato al pari di """"René Leys"""" e """"Stele"""" uno dei testi cardine dell'opera di Segalen e del suo concetto di esotismo come estetica del diverso. Dando prova di una straordinaria dimestichezza con il canone della tradizione letteraria e storiografica cinese, Segalen concepisce questo romanzo come la cronaca di un Annalista particolare incaricato dall'Imperatrice-Vedova Cixi di registrare gli atti, le parole e gli scritti """"caduti dal pennello"""" del penultimo sovrano della dinastia Qing, l'Imperatore Guangxu. Ne emerge la figura di un giovane malinconico, tormentato dalla sua carica di Figlio del Cielo, ovvero di mediatore tra Cielo e Terra, e schiacciato dall'eredità degli antenati e dalle immutabili tradizioni di un impero millenario. Prefazione di Alessandra C. Lavagnino e postfazione di Henry Bouillier."" -
La donna del Club 49. Un noir in Vietnam
A Saigon, Joseph, giovane reporter australiano, si guadagna da vivere scrivendo articoli, e soprattutto ricattando politici e uomini d'affari con fotografie compromettenti. Mentre sta seguendo il caso di una ragazza trovata morta sulle rive del fiume, viene avvicinato da un uomo che gli parla del Club 49 e della ""piccola stanza oscura"""" in cui ha visto una bellissima donna dagli occhi color nocciola coperta di ferite. Joseph si lancia subito nelle indagini, non solo per scoprire ciò che di losco accade nel locale, ma nella speranza di ritrovare finalmente una ragazza del suo passato che non riesce a dimenticare."" -
Viaggio segreto a Lhasa. Una spedizione nel misterioso Tibet
All'inizio del XX secolo, il Tibet era ancora un territorio misterioso e sconosciuto agli occidentali. Sia la natura sia i suoi abitanti ne rendevano quasi impossibile l'accesso. Circondato da vette alte più di seimila metri perennemente avvolte dalle nevi e protetto da schiere di monaci xenofobi, era il regno del Dalai Lama, l'incarnazione vivente del Buddha, che risiedeva nella città proibita di Lhasa. Numerosi stranieri avevano tentato di raggiungerla, ma quasi tutti erano stati respinti. Nel febbraio 1923, un anno prima di Alexandra David-Néel, a riuscire nell'impresa fu l'americano William M. McGovern, antropologo e studioso del buddismo. Partendo da Darjeeling, in India, McGovern attraversò in pieno inverno gli impervi passi himalayani e le inospitali pianure dell'altopiano, eluse la sorveglianza dei sospettosi funzionari tibetani travestendosi da coolie e riuscì infine ad arrivare al cospetto del Dalai Lama. Il libro è il resoconto dell'ardita spedizione, ma anche un documento sulla geografia, i costumi, le istituzioni politiche e religiose del Paese sul Tetto del Mondo che, per quanto potesse sembrare isolato e cristallizzato nel tempo, stava vivendo in quel periodo una fase di delicate trasformazioni. -
Tre misteri tibetani
Nella tradizione tibetana i misteri sacri (cham) sono rappresentazioni teatrali che i monaci recitano nei cortili dei loro monasteri in precisi momenti dell'anno. Il loro contenuto è di natura religiosa o mitica e trae origine dalla tradizione culturale dell'India, dalla storia e dall'agiografia del Tibet. Il volume, curato da Jacques Bacot, uno dei più autorevoli tibetologi e orientalisti del Novecento, già curatore di ""Vita di Milarepa"""", raccoglie quelli che sono considerati i tre più importanti misteri di ispirazione buddista. In essi vengono narrate la toccante vita del principe Drime Kunden che sfugge alla catena delle esistenze donando tutti i suoi beni e votandosi alla vita ascetica; la storia intrisa di elementi fantastici della regina Drowa Zangmo, incarnazione di un essere celeste, e la vicenda di Nang Sel, giovane fanciulla che intraprende la via della purezza contro la volontà della famiglia. Un testo che, grazie all'esauriente prefazione e ai commenti che accompagnano ogni mistero, introduce ci introduce a una delle espressioni culturali più significative del Paese dei Lama."" -
L' anarchico
"L'anarchico"""" è il romanzo di culto di Soth Polin, uno dei pochissimi scrittori cambogiani sopravvissuti al periodo dei Khmer rossi. Intrecciando in modo spregiudicato cultura occidentale e orientale - Nietzsche, Freud e buddismo -, autobiografia e finzione, Soth Polin esplora la storia recente della Cambogia, la follia del potere, l'influenza manipolatrice dei media e soprattutto le pulsioni più violente che muovono gli individui e le masse. """"L'anarchico"""" si articola in due parti composte a distanza di dodici anni, intervallo di tempo in cui si consuma l'""""incubo di fuoco e sangue"""" della Kampuchea Democratica. La prima racconta la giornata di un intellettuale cambogiano sradicato dalla sua cultura che in un crescendo di sesso e nichilismo culmina in tragedia. La seconda è l'allucinato monologo/confessione che il tassista Virak - un ex giornalista cambogiano rifugiatosi a Parigi dopo aver compiuto una vendetta politica che ha accelerato la rovina del suo paese - rivolge alla passeggera morta nell'incidente stradale da lui provocato. Un romanzo crudo, corrosivo e provocatorio che ci precipita nel """"grande tumulto della Storia, laddove le passioni umane sono esacerbate, incandescenti"""". Prefazione di Patrick Deville." -
Il fantasma del tamarindo
«È una favola tanto magica quanto tristemente vera quella che Shankar racconta» - Jessica Chia, la LetturaRamu, un bramino dall'animo rivoluzionario, è il protagonista di un romanzo che si svolge sullo sfondo di un periodo cruciale della storia moderna dell'India, dalle lotte per l'indipendenza alla liberazione dal dominio inglese, dalla divisione tra India e Pakistan allo stato di emergenza proclamato da Indira Gandhi. Nel sud dell'India, in un villaggio del Tamil Nadu, la vita di Ramu viene stravolta il giorno in cui scopre sotto un albero di tamarindo il cadavere sgozzato di Murugappa, un intoccabile che per anni ha lavorato i campi della sua famiglia. L'episodio lo avvicina segretamente a Ponni, la figlia dell'uomo assassinato, che ha la sua stessa età e condivide con lui l'amore per la lettura e lo studio. Molteplici vicende li allontaneranno, ma Ramu combatterà con tenacia per averla accanto a sé nonostante le differenze sociali. L'amore trasgressivo di Ramu e Ponni, contrastato sia dalle rispettive famiglie che dalla società, li unirà nella lotta per l'abolizione delle caste e in una vita di rischi e battaglie volta a migliorare le condizioni dei lavoratori più disprezzati. -
Hideyoshi e Rikyu. Il signore della guerra e il maestro del tè
Hideyoshi e Rikyu, considerato il capolavoro della scrittrice giapponese Nogami Yaeko, racconta una delle pagine più affascinanti e oscure del Giappone sul finire del periodo Sengoku. Il romanzo esplora in tutte le sue sfumature il complesso e inestricabile rapporto tra il potente signore della guerra Toyotomi Hideyoshi, uno dei tre riunificatori del Giappone feudale, e il suo rispettato maestro del Tè, nonché consigliere politico, Sen no Riky?, il monaco zen che ha perfezionato il cha no yu, la cerimonia del Tè. All'interno di una rigorosa cornice storico/sociale, tra vita quotidiana, rituali di corte, intrighi politici e campagne belliche viene messo in scena lo scontro tra due esemplari e controverse personalità che incarnano ideali incompatibili; da una parte il dispotismo, le sfrenate mire espansionistiche e il gusto per l'eccesso, dall'altra la ricerca estetico/spirituale dell'essenzialità, della sobrietà e dell'indipendenza inseguite fino alle estreme conseguenze. Da questo romanzo è stato tratto nel 1989 il film Rikyu di Hiroshi Teshigahara. -
Nel mancar del mondo (in-atto) la poesia è...
Questo testo osa cimentarsi con una questione quasi irrisolvibile: che cosa sia la poesia, che uso se ne possa fare, se possa avere qualche scopo oppure no. Centoquaranta definizioni, brevi prose anche in stile aforistico, piccole composizioni in qualità di strofepensiero in cui l'autore esprime come il fare poetico possa diventare la fase creatrice di una cura rivolta alla specie ""in eccesso infelice"""" qual è quella umana, spinta a sradicare i fondamenti capaci di generare il sentire e l'afflato idonei alla complessità di una società in rapido divenire. """"Paolo Ferrari insiste nella propria ricerca personale che qui tocca vette di chiarezza e distinzione tali da rendere il presente libro quasi una compiuta e perfetta dichiarazione di poetica."""" (dalla prefazione di Sonia Caporossi)"" -
Giapponeserie d'autunno
Tra il 1885 e il 1901 Pierre Loti soggiorna per ben cinque volte in Giappone, rimanendone profondamente colpito. In questo testo, lo scrittore-viaggiatore raccoglie i resoconti delle sue esperienze giapponesi dell'autunno del 1886. Una serie di impressioni che riguardano tanto i luoghi simbolo quanto gli aspetti sociali del paese del Sol Levante che, in pieno periodo Meiji, si sta aprendo al mondo. La scrittura di Loti fissa in vividissime istantanee le visite ai templi di Kyoto, il pellegrinaggio alla Montagna Santa di Nikko, le corse in rickshaw per i quartieri di Edo, la festa dei crisantemi al palazzo del Mikado, ma anche la vita delle persone e i loro costumi, nel quotidiano e nelle raffinate cerimonie di corte. ""Giapponeserie d'autunno"""" trasmette da una parte lo stupore di un occidentale di fine XIX secolo davanti a una realtà a tratti impenetrabile, dall'altra la malinconia che nasce dalla consapevolezza che presto quel mondo dalle tradizioni millenarie svanirà sotto le spinte omologanti della modernizzazione."" -
All'ombra del baniano
Raami ha sette anni quando il 17 aprile 1975 i khmer rossi entrano a Phnom Penh inaugurando la pagina più tragica della storia della Cambogia. Figlia di un poeta, principe di sangue reale, Raami vive nell'agio circondata dall'affetto della sua ampia famiglia, ma nel giro di poche ore la sua esistenza e quella di un intero popolo vengono stravolte. Phnom Penh viene evacuata e ha inizio la deportazione nelle campagne per la rieducazione. Durante i successivi quattro anni del nuovo regime, Raami dovrà affrontare lo sradicamento, la progressiva scomparsa dei familiari, atrocità e privazioni quotidiane. Eppure, anche in un Paese ridotto a un grande campo di concentramento, in un mondo che sopprime ogni traccia di bellezza e di umanità, la piccola protagonista trova una salvifica via di fuga nell'immaginazione, alimentata dalle storie piene di poesia, miti ed esempi morali che un tempo le raccontava il padre. Vaddey Ratner, attingendo alla sua esperienza autobiografica, attraversa l'inferno rivoluzionario della Kampuchea Democratica con gli occhi e la fragile grazia di una bambina privata dell'infanzia, e ci dona una storia di coraggio e resistenza. -
La Cina nel caos
Nel 1922, dopo un soggiorno in Giappone, Albert Londres, il ""principe del reportage"""" si reca in Cina. Siamo nel turbolento periodo dei Signori della Guerra, il Paese è politicamente allo sbando. """"Ci sono un imperatore, due presidenti della Repubblica, tre superdittatori e diciotto tiranni medi"""", una frammentazione di potere che, agendo unicamente in nome dell'interesse personale, sta svendendo la Cina alle potenze straniere. Con uno stile visionario e soggettivo, impregnato di humour, autoironia e aneddoti, Londres si immerge nella caotica situazione della """"Repubblica-Impero"""" alla vigilia della Prima guerra Zhili-Fengtian e restituisce l'atmosfera di sospensione e di assoluta anarchia che si respira in città come Pechino, Mukden, Tientsin e Shanghai. Il libro è anche l'incondizionata dichiarazione d'amore per il viaggio da parte di un inquieto viandante che trova la sua libertà di giudizio solo percorrendo le strade del mondo."" -
La promessa di Yumi
Birmania, 8 marzo 1967. Yumi, giovane donna giapponese, sbarca all'aeroporto di Rangoon per ritrovare il fratello. Il padre, ufficiale dell'esercito imperiale in Birmania durante la Seconda guerra mondiale, le ha rivelato sul letto di morte di aver sposato per amore una donna del posto, di aver avuto un figlio e di averli abbandonati, suo malgrado, dopo la disfatta del 1945. Yumi riesce nell'impresa di identificare il fratello Maung Maung che, persa la madre nei bombardamenti alleati sulla Birmania, è cresciuto nell'ostracismo generale per le sue origini e ha sviluppato violenti sentimenti antigiapponesi. L'incontro è scioccante al punto che la sorella non osa rivelargli la propria identità. Il ragazzo non accetta la presenza della giovane giapponese, ma Yumi cerca di vincere il trauma del fratello e guadagnarsi il suo affetto addentrandosi nelle usanze birmane.