Sfoglia il Catalogo feltrinelli031
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 9281-9300 di 10000 Articoli:
-
Caucaso e dintorni. Viaggio in una cristianità di frontiera
In questo libro, Claudio Gugerotti parla delle antiche cristianità del Caucaso per parlare all'occidente. Mentre ne descrive e ne interpreta alcuni tratti della santità, della sensibilità liturgica, spirituale e culturale, ne fa emergere elementi significativi per una comprensione più piena ed integrale dell'esperienza cristiana... -
Il rito bizantino. Una breve storia
Molto è stato scritto sulla liturgia occidentale, ma lo stesso non si può dire della liturgia bizantina, soprattutto per quanto riguarda sintesi accessibili per i non addetti ai lavori. Padre Taft, che da una vita si occupa della liturgia e della ricerca sulle tradizioni liturgiche orientali, in specie bizantina, contribuisce a rimediare a questa lacuna. In questo libro, descrive le origini del rito bizantino durante il suo periodo di formazione dai suoi primi inizi fino alla caduta di Bisanzio del 1453, che hanno plasmano la struttura del rito così come è celebrato ancora oggi. È necessario che un'opera di sintesi sia scritta da un grande conoscitore della materia, per non andare incontro a pericolosi fraintendimenti, causati dall'osservare i singoli elementi che la compongono senza la giusta prospettiva. Padre Taft offre questa opera come frutto dell'immersione da oltre 40 anni nelle fonti della storia e della teologia bizantina e del suo lavoro in prima persona come uno dei principali artefici della più aggiornata ricerca liturgica. Soprattutto oggi, in un tempo sensibile alla tradizione liturgica, è importante cogliere che la liturgia non si può capire studiando una sola tradizione, proprio come non si può sviluppare una teoria linguistica conoscendo una sola lingua. Solo conoscendo l'interezza della tradizione si può cogliere come la tradizione non è il passato, ma la propria storia letta teologicamente, il presente compreso geneticamente, in continuità con ciò che lo ha prodotto e perciò l'autocoscienza della Chiesa ora di ciò che ha ricevuto non come un tesoro inerte, ma come una dinamica vita interiore. -
Cristiani si diventa. Dogma e vita nei primi tre concili
I primi cristiani hanno trasmesso un'esperienza per loro incontestabile: chi accoglie la parola del Vangelo e crede in Gesù, nel battesimo nasce cristiano. Ma cristiano poi si diventa nella misura in cui il dono dello Spirito ricevuto manifesta la sua potenza di trasfigurazione della persona e del mondo. La parola dei primi tre concili è maturata su tre secoli di esperienza e di testimonianza vagliata dal sangue dei martiri, ""seme di Chiesa"""". Gli stessi Padri che hanno aiutato ad elaborare il dogma nei concili hanno anche descritto in termini molto concreti la vita cristiana che vi corrispondeva. Ecco allora le letture patristiche che accompagnano il percorso del libro: la Vita di Antonio di Atanasio, il trattato Sullo Spirito Santo di Basilio, le Omelie sulle beatitudini di Gregorio di Nissa, gli scritti sulle virtù e i vizi di Cassiano... nella ricerca di una corrispondenza tra dogma e vita cristiana. Una lettura che può aiutare a ricomporre in antropologia la tanto auspicata necessaria unità tra teologia e spiritualità."" -
Credo... Il simbolo della fede
Un'introduzione al contenuto della fede cristiana chiaro, semplice, profondo, che può essere letto con profitto spirituale a qualunque livello si trovi il lettore con uguale gusto e intensità: dal principiante, come da chi è avanti nel cammino di fede. Un maestro che richiama come nella fede si possa comunicare il contenuto solo come vita e come tentativo di spiegare l'esperienza, e quindi come l'educazione religiosa non sia nient'altro che il dischiudere ciò che accade alla persona quando nasce di nuovo attraverso l'acqua e lo Spirito ed è resa membro della Chiesa. Con una nota di Olivier Clément e Vladimir Lossky. -
Comunione e alterità
"Il metropolita Ioannis Zizioulas è conosciuto al vasto pubblico per il suo impegno ecumenico come co-presidente del dialogo cattolico-ortodosso. Con la sua visione della Chiesa come communio ha fortemente influenzato la comprensione cattolica odierna della Chiesa e ha contribuito in modo significativo all'avvicinamento delle Chiese sorelle di Roma e di Costantinopoli. E, tra gli esperti, il metropolita Zizioulas è conosciuto probabilmente come il più importante teologo ortodosso del nostro tempo. In questo volume affronta ciò che potremmo definire il problema principale del pensiero fin dalle sue origini, cioè un rapporto tra unità e molteplicità che escluda da una parte un'unità totalitaria, dall'altra una molteplicità che non porti alla communio, ma che trascini invece nell'isolamento e nella solitudine, in un individualismo senza relazioni. E fa vedere che, in fin dei conti, tutto ciò riguarda la domanda esistenziale sulla vita e sulla morte. Come nessun altro teologo ortodosso vivente, Ioannis Zizioulas riesce a rendere evidente come sia indispensabile, arricchente e stimolante il contributo della tradizione e della teologia ortodossa per la teologia."""" (Dalla prefazione di Walter Kasper)" -
Per la vita del mondo. Il mondo come sacramento
Qual è il misterioso ostacolo che rende impossibile ai cristiani essere cristiani? E perché, nonostante l'enorme profusione di sforzi, di impegni, di energie spesi per l'evangelizzazione, non succede niente? Perché i cristiani non sono interessanti per il mondo? A quasi 50 anni dalla prima uscita del libro, l'originalità e la freschezza della risposta offerta da Schmemann rimangono intatte. Schmemann afferma con decisione che proprio questo è il peccato originale: pensare a Dio in termini di religione, cioè opponendolo alla vita. Da qui nasce una mentalità che dà origine ad una doppia riduzione della fede cristiana. Da una parte ci sono coloro che credono che la nostra esistenza concreta non abbia niente a che vedere con la vita che Dio ci promette, se non come esercizio e prova per l'aldilà. Dall'altra ci sono coloro che credono che questa vita sia l'unica vita e che quindi tocchi a noi riempirla di significato e di felicità quanto più è possibile. Nell'uno e nell'altro caso, i cristiani rendono opaco il mondo, invece di trasformarlo in ""vita in Dio"""". Con questa chiave di lettura, Schmemann ci offre una visione dei sacramenti radicata nella tradizione e allo stesso tempo profondamente nuova e attraente per l'uomo di oggi."" -
La settimana santa con i cristiani d'Oriente
Il mistero pasquale è la ricapitolazione di tutta l'economia della salvezza. Per questo la Chiesa ha sempre sottolineato la sua centralità. Ogni Chiesa e ogni epoca della storia cristiana ne ha fatto diverse sottolineature. Ma la Pasqua è troppo grande perché ci si accontenti di affrontarla esclusivamente con le categorie e le angolature di un'epoca culturale. Guardando alle altre liturgie, si capisce meglio ciò che è centrale per tutte e ciò che è particolare della nostra... -
Storia della vita religiosa. Una lettura sapienziale
In una manciata di pagine, padre Guy ci dà una lettura della storia plurisecolare della vita religiosa facendoci cogliere anzitutto che esiste una unità della vita religiosa, prima della molteplicità delle sue forme, e che pertanto tutte le forme precedenti hanno qualcosa da dire sul modo in cui oggi cerchiamo di viverla. Allo stesso tempo, ci avverte che la tradizione è una realtà viva, e quindi conoscerne la storia non ha come scopo fare archeologia, o creare una raccolta a cui attingere per sapere con chi poterci identificare, fosse pure il proprio fondatore. Si cerca di conoscere la genesi delle cose perché ci sia di ispirazione, perché possiamo cogliere nelle origini quegli elementi fondamentali e irrinunciabili che poi hanno bisogno di specificarsi per rispondere alle esigenze dei tempi diversi della storia. E siccome ogni realizzazione riesce quanto più risponde ai bisogni spirituali profondi della propria epoca, contribuendo a cristianizzare la società intorno a sé, ciò significa che finisce anche per portare i tratti di tale epoca. Questo implica inevitabilmente che, quando cambia la fase storica, o riattinge alla linfa vitale che l'ha fatta nascere, o muore. Un libro che ci può aiutare a cercare un futuro per la vita religiosa. -
Il rosso della Piazza d'Oro. Intervista a Marko Ivan Rupnik su arte, fede ed evangelizzazione
In questo libro padre Rupnik condivide la sua ricca esperienza di artista, teologo e padre spirituale, concentrando le sue riflessioni sul legame tra arte, fede e vita. Perché l'arte si è spostata dal santuario nella galleria e quale è la via della sua riconciliazione con la fede? Quali criteri si possono tracciare per l'arte liturgica oggi e come è possibile formare gli artisti per un'arte sacra? Come creare per la Chiesa a partire dalla Chiesa e come attingere dalla visione escatologica per una vera creatività cristiana? Quale rapporto hanno l'artista e il credente con la materia del mondo e come accogliere la rivelazione del Volto del Signore? Oggi, infatti, più che mai diventa urgente il recupero di un nesso organico tra l'arte, la liturgia e il contenuto della fede. L'arte liturgica fa parte integrante dello spazio in cui si celebra la liturgia. Non può pertanto essere semplicemente decorazione, ma è elemento costitutivo della liturgia. La liturgia è un'articolazione della vita interiore e della santità della Chiesa. Per questo l'edificio ecclesiale non può mai essere pensato come qualcosa di statico, piuttosto come qualcosa di vivo. Le arti esprimono questo dinamismo spirituale divino-umano, orientando la Chiesa con tutte le energie verso il punto vivificante che è l'amore trinitario comunicatoci in Cristo. Queste e altre questioni si aprono in questa intervista, dove la riflessione teologica si intreccia con il racconto in prima persona. -
Chiesa, mondo e missione. Per una cultura della vita nuova
Le questioni sollevate nel libro hanno tutte un interrogativo di fondo, che dà loro unità e coesione: il crollo dei mondi cristiani ""organici"""" e il futuro della Chiesa oggi, in un mondo e in una cultura radicalmente diversi da quelli che hanno plasmato le forme di pensiero e gli stili di vita del passato. In duemila anni di storia del cristianesimo, abbiamo ereditato tante cose. La consapevolezza di questa storia può essere assai utile per affrontare le sfide dei nostri giorni. Ma spesso la sua lettura è viziata dalle categorie che questa stessa storia ha prodotto e che formano come delle lenti spesse che sfocano la nostra visione. Bisogna essere capaci di trascendere tali categorie per vedere nella storia la mano di Dio che ci guida e ci rivela qualcosa di sé che diventa per noi una chiamata alla salvezza. Per questo diventa estremamente fecondo confrontarsi con un teologo """"di razza"""" come Schmemann, appartenente ad un'altra confessione cristiana, per scoprire che è possibile avere una diversa valutazione di questi stessi fenomeni, delle loro radici, dei loro esiti e della maniera con cui farvi fronte."" -
Liturgia e tradizione. Per una cultura della vita nuova
Schmemann non ha dubbi nell'affermare che la tragedia della Chiesa, la radice di ogni suo male, è il divorzio tra le dimensioni in cui si articola la sua vita. Liturgia, teologia, spiritualità, esistenza personale dei fedeli - ogni cosa procede per conto suo, incapace non solo di trovare i criteri per integrarsi in un tutto coerente, ma soprattutto di manifestarsi come espressione della vita ecclesiale. Il risultato è la frantumazione, l'inincidenza pastorale e anche l'ideologizzazione: c'è chi considera lo scopo della Chiesa l'azione sociale, chi un supporto a dei valori, chi la celebrazione di cerimonie antiche e suggestive... Come uscire da questa situazione? Tornando alla centralità della liturgia tipica della Chiesa antica, dove però la liturgia non era compresa come un culto fine a se stesso, ma come espressione, manifestazione e compimento di ciò in cui la Chiesa crede, che costituisce la sua fede, il luogo in cui essa attinge alla vita nuova, e perciò alla sua identità. In questo senso, in quanto atto della Chiesa in cui essa diviene Corpo di Cristo, la liturgia è la condizione ontologica perché ogni espressione della vita ecclesiale porti il sigillo della vita nuova e costituisca un anticipo del regno. Solo in questo modo la vita ecclesiale nelle sue varie dimensioni, così come la vita dei singoli credenti, diventa atto di testimonianza e di partecipazione al mistero stesso e alla epifania di vita, di luce e di conoscenza che da esso promana. -
La vita in Cristo. Con i mosaici della cripta di San Pio da Pietrelcina. Ediz. illustrata
La storia dell'umanità viene raggiunta dall'amore di Dio con l'incarnazione del Verbo. Cristo, da un lato, assume la storia dell'umanità, dall'altro si lascia plasmare da essa. Così la nostra storia comincia a trasfigurarsi nella storia della salvezza. Attraverso la pasqua, Cristo ritorna alla gloria del Padre come la vita senza tramonto, coinvolgendo anche noi nel suo passaggio. La cripta che accoglie il corpo di san Pio è uno spazio della luce di Cristo, luce della santità e della fedeltà perenne di Dio, che vorrebbe richiamare alla memoria di ogni battezzato la sua vera patria: il cielo. A partire dalla tomba vuota e dal soffio che Cristo trasmette agli apostoli, le immagini della cripta, accompagnate da brevi commenti teologico-spirituali e citazioni patristiche e liturgiche, ci introducono a contemplare il mistero della nostra vita in Cristo. -
I grandi mistici russi
Quando ci viene presentato un mondo di fede e di santità sconosciuto, da cui ci separa una distanza sia di tempo che di cultura, oltre che una onesta e seria ricerca che ci spieghi il senso di espressioni, gesti e parole a cui non abbiamo un accesso diretto, c'è bisogno di qualcuno che ci faccia cogliere il suo senso esistenziale per noi. Le introduzioni di p. Spidlík ai singoli capitoli sono proprio questo: un viaggio in un mondo di santità e di fede non come turisti, né come archeologi, ma valorizzandolo come qualcosa di originario del cristianesimo, importante non solo per la Chiesa particolare che esprime, ma per la Chiesa universale e per la vita della Chiesa di oggi. -
Un corpo per la comunione. Un'etica da risorti con Cristo
"In quanto mistero, l'essere umano non può mai essere 'definito'. Eppure c'è una via che ci permette di dire l'uomo, la via che Dio stesso ha preso per rivelarci chi siamo: il Figlio, Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Questo libro ha dunque scelto la via migliore per parlarci dell'uomo: partire da Cristo, dalla risurrezione per parlare dell'uomo, del corpo risorto. C'è un'antropologia che non parte da Cristo, ma dal fenomeno umano, e che per questo, senza rendere conto della fede nella risurrezione, inciampa nella questione del corpo, e dunque non garantisce l'unità di tutto ciò che è l'uomo"""" (dalla presentazione). Ciascuno di noi ha la possibilità di rendere la vita o un'autosufficienza naturale, che si sottomette alle necessità del creato, o un evento di relazione e di comunione con Dio, liberando l'esistenza dalla corruzione e dalla morte. Il corpo risorto di Cristo è un corpo che appartiene alla natura creata, ma esiste al modo dell'increato, cioè libero nei confronti di ogni necessità naturale. Grazie a Lui, la nostra carne, anche se non smette di derivare la sua vita dalle funzioni biologiche, già sperimenta che questo mondo della corruzione e della morte finirà un giorno la sua esistenza non per ritornare al nulla da cui è uscito, ma per manifestarsi """"sotto una forma diversa"""", perché la carne risorta del Cristo emerga dal mondo e il mondo si riveli come carne di Dio, """"affinché Dio sia tutto in tutti"""" (1Cor 15,28)." -
Vita e detti di san Porfirio. «Perché tutti siano uno»
"San Porfirio è uno dei santi contemporanei più amati dal popolo greco. Al secolo Evangelos Bairaktaris, nacque nel 1906 in un villaggio nell'isola di Eubea, in Grecia, in una famiglia di contadini con molte difficoltà a mantenere la famiglia numerosa. Per questo il piccolo Evangelos, all'età di sette anni, va prima a lavorare a Chalkida in una bottega e poi si trasferisce al Pireo, in un negozio di alimentari di proprietà di un parente. All'età di dodici anni fugge di nascosto per il Monte Athos, mosso dal desiderio di imitare san Giovanni il Calibita, al quale era particolarmente affezionato da quando aveva letto la sua biografia. La grazia di Dio lo conduce all'eremo di san Giorgio, a Kafsokalyvia, sotto l'obbedienza di due anziani, che lo introducono nella vita monastica. Riceve ben presto carismi straordinari, che non lo portano al compiacimento di sé, ma a stupirsi di Cristo. A diciannove anni si ammala gravemente, tanto da dover abbandonare l'Athos. Ordinato sacerdote nel 1926, nel 1940 diviene cappellano del Policlinico di Atene. Qui rasserena gli animi e attutisce il dolore, offrendo in silenzio una consolazione che apre ad un altro mondo. Nel dicembre del 1991, Dio gli concede di tornare a morire nella cella in cui era stato consacrato monaco. Le sue ultime parole furono quelle che tanto amava e tanto spesso ripeteva: """"Perché siano una cosa sola"""" (Gv 17,11). Il 27 novembre 2013, il Santo Sinodo del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli ha deciso l'inclusione formale di Porfirio di Kafsokalyvia nella lista dei santi. La sua memoria si celebra il 2 dicembre.""""" -
Rivelazione della persona. Dall'individuo alla comunione
La vera secolarizzazione è avvenuta con una cultura centrata sull'individuo. L'individuo è lo scoglio contro il quale si è frantumata ogni impostazione teologica, pastorale, della vita spirituale, dell'ecclesiologia, di tutto. E ogni tentativo di aggiustare l'individuo, di sottolineare il mistero dell'uomo, di mettere al centro la solidarietà, la comunità, la condivisione - tutte queste realtà si sono dimostrate impotenti perché non sono in grado di superare ontologicamente l'individuo. Si sono semplicemente spostate a livello dei valori desiderabili. È come se avessimo paura di ripartire dalla teologia nel senso squisito e di ripensare il nostro approccio al mistero fondante che è la Trinità, dove l'amore, la solidarietà, la condivisione, la comunione non sono valori etico-morali da raggiungere, ma sono la realtà fondante di ciò che teologicamente viene chiamata persona. Kallistos di Diokleia ha colto dal didentro la crisi verso la quale la nostra cultura, la nostra storia ci portano sempre più decisamente ed ha avuto il coraggio esemplare di ripartire dal mistero centrale della nostra fede. Proprio per la sua capacità comunicativa, egli rende fruibile in modo gustoso le grandi aperture che fanno respirare una visione dell'uomo organica, unitaria, divino-umana, dove la comunione è veramente l'ontologia dell'antropologia. -
A realibus ad realiora. Poesie e testi scelti
Un'antologia di versi, saggi e lettere che coprono l'intero arco temporale dell'opera di Vjaceslav Ivanov, il padre del simbolismo russo. -
Lo spazio della comunione. I mosaici del Santuario Nazionale di San Giovanni Paolo II
I mosaici del santuario nazionale di san Giovanni Paolo II. -
Verso il compimento della salvezza. Nella tradizione ortodossa
Un piccolo libro in cui Kallistos di Diokleia tocca una delle nozioni centrali della fede cristiana - quella della salvezza. Tutti facciamo esperienza del peccato e dei suoi effetti nella nostra vita, e per questo avvertiamo il bisogno di qualcuno che ci guarisca. Questa guarigione tuttavia non trasforma semplicemente la corruzione e la morte in sopravvivenza, ma offre una nuova possibilità di vita che è quella che Dio stesso nella sua incarnazione ha inaugurato. Salvezza vuol dire allora redenzione: il Figlio di Dio è venuto per riscattarci dalla schiavitù del peccato e della morte. Ma salvezza vuol dire anche vita nuova. Cristo, Dio-uomo, è Lui in persona la nostra salvezza, la nostra nuova esistenza, ed è nella sua risurrezione che si manifesta il compimento della nostra redenzione, come vittoria finale sulla morte e apparizione della nuova creazione, la possibilità per noi del modo di esistenza trinitario: la vita come dono di sé nell'amore. E siccome viviamo e pecchiamo, allora ci è indispensabile pentirci, continuare a pentirci e rimanere in questo ""stato salvifico"""" per tutta la vita, giacché il pentimento crea quell'atmosfera spirituale indispensabile nella quale solo si può incominciare, accrescere e conservare la vita nuova. Un testo che, pur essendo breve, non è meno completo di un manuale. Tutti i temi dell'antropologia sono presenti in modo organico, uno rimanda all'altro, e sono sempre sostenuti dall'esperienza dei santi della tradizione spirituale."" -
Lo Spirito Santo nella tradizione battesimale siriaca
Lo Spirito Santo è il Signore della koinonia. Senza di lui Cristo non può essere accolto, la fede diventa un insieme di concetti, ma senza la vita. Non è allora strano che l'evento che ci genera alla vita di Dio - il battesimo - sia per eccellenza un fatto pneumatico. La tradizione battesimale siriaca, estremamente feconda, è fondamentalmente un ampio commento dei passi del Nuovo Testamento sul battesimo, ma con tutte le risonanze che autori di lingua semitica possono cogliere in ciascuna delle sue espressioni, nella cassa di risonanza dell'intera Bibbia. In particolare, questa tradizione descrive il battesimo come la caparra dello Spirito nei nostri cuori. Il rito stesso conferisce il dono dello Spirito e si configura pertanto come una Pentecoste personale. Se vissuta fino alla sua piena potenzialità, la vita del battezzato diventa allora un'anticipazione in questo mondo della vita nuova della risurrezione. Questo studio degli uffici battesimali delle varie Chiese siriache, condotto da uno dei più grandi specialisti in materia, fa emergere i tratti distintivi di questa tradizione in tutta la sua ricchezza.