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Il dono di Natale
Grazia Deledda (1871-1936) è stata, nel 1926, la prima donna italiana a ricevere il Premio Nobel per la letteratura ""per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano"""". Questa raccolta, pubblicata a quattro anni dal conferimento del Nobel, prende il nome dal racconto """"Il dono di Natale"""", emblematico dello stile dell'autrice, che ama narrare ad adulti e bambini storie di vita quotidiana. Abile nel descrivere e preservare la memoria storica e mitologica della sua Sardegna è stata spesso paragonata al Verga e ai veristi in genere, ma """"la vera ispirazione della Deledda è come un fondo di ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza, e nella trama di quei ricordi, quasi figure che vanno e si mutano sul fermo paesaggio, si compongono i sempre nuovi racconti (F. Flora)""""."" -
Matilda va al mare
Andare al mare con la propria famiglia è un'esperienza bellissima per ogni bambino e bambina. Per Matilda si trasforma in un'avventura fantastica che le farà conoscere pesciolini, balene, e soprattutto la sirenetta del mare. Un racconto per giocare e scoprire che anche le sorelline possono essere sirenette giocherellone. Età di lettura: da 6 anni. -
Scrivere (2019). Vol. 3
Ancora più avanti, ci avventuriamo nell'orizzonte editoriale italiano, senza dubbi sulla potenzialità delle scelte che i nostri autori propongono continuamente al pubblico. Lavoriamo sugli echi che le parole fanno risuonare nei nostri cuori e che riteniamo facciano altrettanto in quelli dei nostri lettori. Il futuro non potrebbe essere più bello una volta alimentato dalle speranze di chi vede crescere un fiore destinato a diffondere un eterno profumo. -
Le aporie del desiderio
Riflessioni del filosofo Ivan Buttazzoni sull'opera di Bruno Aita, pittore industriale che da quarant'anni utilizza vernici industriali e aerografo per dipingere su lamiera. -
Il sentiero dei lupi
"Il sentiero dei lupi"""" è una raccolta di versi che traccia il percorso di penetrazione di un’idea metafisica e gnostica all’interno del mondo che ci circonda dedito all’utile e alla quantità. La volontà dell’idea che traspare nei versi dà forma ad immagini e concetti fondati sulla certezza che il fine autentico dell’uomo risiede nella conoscenza della scintilla di luce presente nel suo cuore, essenza della sua intelligenza e di se stesso." -
I fogli dell'arca
Il fine ultimo dell’intelligenza dell’uomo è quello di tornar alla fonte dalla quale scaturì, in un tempo senza tempo, all’inizio del mondo e d’ogni vita. Conoscenza, volontà e atto sono le potenze che in un unico e identico slancio fanno ritornar l’uomo in sé. E dall’origine che vide l’uomo libero echeggia in questo tempo il suo richiamo per riportar i cuori e gli intelletti a riconoscere la via che li conduce al sé. La parola ispirata de ""I fogli dell’arca"""" di questo parla, portando la gnosi d’ogni tempo in questo tempo. Il testo si concentra sulla concezione metafisica della conoscenza di sé e sull’atto intemporale che la realizza nel cuore dell’uomo. Ciò che i """"Fogli"""" affermano è che solo l’uomo, nel cuore del quale s’è realizzato tale atto, può essere portatore di parola vera riguardo la realtà della ricerca spirituale e del suo senso. Testimone del fine dell’uomo per l’uomo, Parola vivente nel tempo e nel luogo del suo apparire. Porta dell’essere per coloro che cercano sé stessi e null’altro con sé."" -
L'ultima chat
Che cos’è l’uomo? Chi siamo? In che guaio ci siamo cacciati? Come uscirne? Un lungo sguardo dalla preistoria al futuro terribile che ci si prospetta davanti disteso sull’abisso di un presente incerto e pieno di incertezze. Sul doppio registro della finzione teatrale e della trattazione esplicita, questo libro, scritto in un linguaggio accessibile e immediato, simula l'esperienza e le modalità del computer, dei social, della fruizione postmoderna della conoscenza. -
Un pozzo nell'anima
C'è in queste pagine un mistero indicato ma non svelato, un dolore lasciato intravedere ma non messo in mostra, una profonda comprensione dei sentimenti — non comune sotto molti aspetti — che segna i punti miliari di un percorso di vita. L'amore in primo luogo, l'amore vissuto pienamente, poi improvvisamente, con decisa cesura sedimentato dentro di sé come un tesoro sepolto di cui non si vuole neppure lasciare una mappa percorribile. -
Poiesis
"Come sempre Sofia ci porta via, con incredibile leggerezza e forza, senza contrasti e senza sdolcinature, ci porta con sé in un mondo che continua a raccontare la sua storia lontana, mentre gli anni passano e il mondo sembra perdere sempre più di significato. Solo i poeti possono ritrovare il bandolo della matassa e tornare a tessere quel futuro che tutti angosciosamente continuiamo a desiderare.""""" -
Oleg Supereco
Oleg Supereco è un pittore, nell’accezione più pregnante e completa che si possa attribuire a questo termine. Uomo russo, poco più che quarantacinquenne, egli non è affatto interessato alla dimensione concettuale di cui si è ammantata la figura dell’artista nell’età contemporanea. Oleg non partecipa a convegni o a simposi, non scrive saggi teorici sul proprio pensiero e non svolge alcuna attività promozionale di sé o dell’opera sua; in generale, rifugge da ogni impegno che, in un modo o nell’altro, possa distoglierlo dal proprio fare: passa, pertanto, la gran parte del suo tempo a dipingere. È solo in forza di questa premessa che si comprende come egli abbia potuto firmare, nei primi trent’anni di attività, quasi mille opere pittoriche. -
La vita in una sinfonia di colori
In bilico sull’abisso delle grandi possibilità espressive, l’autrice insegue un sogno leggendario: sposare i colori dell’arte con quelli della poesia. Sì! Non ci stiamo sbagliando, perché anche la poesia ha i suoi colori che qui in queste pagine, sono chiamati a dar di conto gli uni degli altri. La felicità che insegue, raggiungendola, l’autrice, ha il colore del lampo, mille sfumature in essa si mischiano insieme, mentre il tempo inesorabilmente scandisce il suo tic tac, ben presto ricacciato indietro. Mille esperienze devono ancora essere vissute nell’arco di questa punta di spillo, da un lato il passato che non è più e dall’altro il futuro che deve ancora arrivare. -
Pier Aldo Rovatti e il Marchese de Sade
l gigante Sade, vilipeso e sminuito, grazie a queste pagine risale la china dove era stato precipitato a forza, e ad aiutarlo, più che lo stesso Buttazzoni, è la grande riflessione filosofica di Rovatti, il suo ampio piglio onnicomprensivo, talmente attuale da esser capace, a volte, di precorrere i tempi. L’allievo non rivolge lo sguardo al maestro allo scopo di usarlo per ciò che gli concerne. Di che dovrebbe ricordarsi che non sia già suo? Parentele remote ma anche uniche, raccolte sotto la stessa insegna. Eppure non sotto la stessa coazione, ogni volta differente quest’ultima: tasselli e globalità non sono mai identici. Non coincidono né gli avvenimenti, fatto di per sé secondario, né i percorsi che gli avvenimenti resero operativi. Solo la riflessione senza steccati dell’allievo modifica e quindi proietta necessità differenti nella parola, ma è anche la parola che cresce e si allarga a visioni e a profondità penetrative impensabili. -
Viaggio con la stella della sera
Traduzione del romanzo Ταξίδι με τον Έσπερο (Viaggio con la stella della sera) scritto da Anghelos Terzakis, uno dei maestri della “Generazione degli anni Trenta”. Viaggio con la stella della sera è un romanzo sul passaggio dall’adolescenza alla maturità e sulla scoperta dell’amore, in una prospettiva di mistero ed esaltazione della natura. -
So anch'io la virtù magica. Memorie semiserie di una vita in palcoscenico
Quando si arriva a un'età (sedici lustri) che pare adatta a tirare le somme di un proprio vissuto artistico, e si ritiene che di quel tanto, o poco, che si è raggiunto valga la pena di dire quanto, per ottenerlo, sia costato in fatica, sacrifici, dedizione, studio, passione, ma anche di dire le soddisfazioni, le emozioni, le gioie, la felicità che ha saputo regalare, ecco che ci arriva la narrazione ariosa ed emozionata di Fulvia Ciano - soprano triestina che in trent'anni di carriera ha mietuto innumerevoli successi e consensi di critica in Italia e all'estero - con un incipit da classico... dream come true: “Come e quando e, soprattutto, perché la mia vita ha preso questa direzione, e quale è stata la molla che ha fatto scattare improvvisamente in me la passione per la musica e per il canto (...) difficile dirlo, ma credo sia stata l'opera a venire a me e non il contrario”. A conferma che in arte non si sceglie, si viene scelti. (Claudio Grisancich) -
La mia strada nel bosco
Una vita d’artista, vissuta intensamente, illustrata e raccontata con disinvoltura in prosa e poesia. Dai fuochi di bivacco scout alle incertezze della paternità, dai palcoscenici dei teatri più importanti alle riflessioni in India sulla vita, dai Salotti artistici ai ritiri spirituali sulle colline di Muggia, alla ricerca d’una vocalità perduta. Affrontando l’emergenza del virus corona in una casa di riposo milanese e la rassegnazione di morire sorridendo. Un epico Falstaff moderno ed un enigmatico Amleto che si rincorrono su un sentiero irto d’ostacoli e ricco d’avvenimenti e incontri con personaggi famosi. -
Tintu cu mori... Come la pandemia ci ha cambiati
In questo suo ultimo lavoro, con l'ironia e il sarcasmo che contraddistinguono la sua scrittura, l'autrice descrive come ogni aspetto del nostro vivere quotidiano sia stato, senza dubbio, rivoluzionato dal Covid–19. Da mesi sentiamo dire che ne usciremo migliori, ma ne siamo sicuri o semu cuminati peggio di prima? -
Asia Argento. Creatura ardente
Prendiamo in mano questo libro convinti di trovare la celebrazione di un’icona. L’omaggio ad un’attrice, tanto amata quanto odiata dal pubblico del post-consumo. E invece, dopo qualche pagina, ci accorgiamo che non è questa l’operazione che Ivan intende fare. Nessuna celebrazione, ma una ricerca. Del bello e del brutto, delle contraddizioni e della coerenza, del fascino e della catarsi. Il pretesto è proprio Asia. E lo sono i suoi film, il mondo della regia del padre, decenni di cinema che si propone come diverso. Nelle nostre mani abbiamo una speculazione filosofica attorno al personaggio, a quel personaggio e a tutto quello che rappresenta o tenta di rappresentare: la rottura. -
Nel mondo della fantasia
Dalle sterminate distese dei suoi dieci anni, Alessandro ci fa conoscere questi racconti fantastici che ci trascinano in un mondo da favola ma, nello stesso tempo, inducono ad una coerenza sorprendente: da un lato i buoni, dall’altro i cattivi, e sono quasi sempre i primi a trionfare in definitiva. A contaminare un mondo di per se stesso felice, è proprio l’uomo. La rosa sfiorisce nelle sue mani, l’albero perde le sue foglie. I mostri pagliacci, proiezione spaventosa della cattiveria umana, alla fine periscono anch’essi e gli uccellini torneranno a cantare, i cani a ululare e anche le grida dei bambini nel parco troveranno il loro posto nel migliore dei mondi possibili. -
Ventaglio di parole
Abbiamo tanto da imparare da chi dimostra di saper gettare il cuore oltre l'ostacolo e, a dispetto dei propri limiti fisici, ci insegna ad amare la vita, a non arrenderci, a guardare avanti con ottimismo. Ricordandoci sempre l'importanza di quello che abbiamo. E a non soffermarsi su quello che abbiamo perduto. Perché è proprio quando si vengono a perdere certezze e abitudini che si davano per scontate che si riesce ad apprezzare il vero valore delle piccole cose. In una parola, della vita. -
Rembrandt e Pier Aldo Rovatti. Pittura, metafora, cecità
La metafora ci allontana continuamente dal senso, nega ogni certezza, per cui possiamo considerarla soltanto portatrice di nostalgia. Abitare la distanza è quello che apporta il malinconico Rembrandt e che rende comprensibile il surrealismo pittorico. Come dice l’autore di questo libro la società non sa che farsene della filosofia, ma gli individui sono creature filosofiche costrette a celare gli appetiti del Tu. Se Lezioni di anatomia di Rembrandt ci spiegano il nostro corpo che pensa, il suo racchiudersi in “cosa detta” non è il “Fiore della bocca” di Heidegger, ma è un rimando all’immagine, unica forma metaforica ancora creatrice e significativa. C’è qualcosa di particolare nel rinvio all’ultimo respiro che i filosofi si peritano di emettere. Nell’ultimo Heidegger la metafora s’avvia verso le “cose”, anche se queste sono nozioni filosofiche indefinite. Il Rembrandt anziano, non riesce a smarrire la sua ambiguità, lo stesso per il vecchio Rovatti. Nella sua scrittura egli si nasconde e si inabissa, per poi emergere, dopo lungo percorso, come “vuoto ontologico”. Per questi filosofi, tutti e tre, la metafora è un viaggio al di là della visione.