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La tecnologia ceramica tra prima e seconda età del ferro. Il caso di Castion di Erbè (VR)
La ceramica in archeologia è spesso studiata in un'ottica che privilegia le forme più che la tecnologia. Dopo il volume di Massimo Saracino, nella stessa collana, questo lavoro punta invece ad approfondire lo studio delle tecniche nel processo produttivo della ceramica dei Veneti antichi. Il sito di Castion di Erbè (Verona), un centro periferico di media grandezza nel territorio controllato dai Veneti tra l'VIII e l'inizio del VI secolo a.C., ha fornito l'occasione per uno studio di dettaglio delle tecniche di formatura dei vasi e di alcuni procedimenti per la rifinitura e decorazione delle loro superfici, con un approccio che ha associato differenti metodi di studio, come l'analisi autoptica combinata alla radiografica, uno studio dimensionale e statistico dei cercini, l'osservazione allo stereomicroscopio. Il volume affronta così diversi interrogativi e dimensioni di complessità, come la diagnosi dell'introduzione nei repertori tecnici della foggiatura al tornio, l'interfaccia tecnica e cognitiva tra produzione ceramica e metallurgia, le relazioni tra centro e periferia e, in prospettiva più ampia, tra tecnologia e società. -
Lungo il Tevere. Scorreva lento il tempo dei paesaggi tra XV e I Secolo a.C
Un saggio di archeologia dei paesaggi per ripercorre quindici secoli di storia della media valle del Tevere dall'età del bronzo al I secolo a.C. L'occasione è offerta dal riesame del South Etruria survey, definita la Regina di tutte le ricognizioni, condotta tra gli anni Cinquanta e Settanta del secolo scorso da J. Ward-Perkins e la sua équipe. Le aree documentate con particolare acribia e i reperti archeologici raccolti sono stati ristudiati negli ultimi vent'anni nell'ambito del Tiber Valley Project della British School at Rome, vasto progetto composto da molteplici filoni di ricerca di cui questo volume rappresenta una delle tante tappe di riflessione. Per la prima volta i dati di quella ricognizione, riletti e reinterpretati, vengono relazionati con tutte le altre ricognizioni archeologiche condotte nella valle e per la prima volta vengono confrontate le due sponde del Tevere, barriera e ponte tra culture che si incontrano e scontrano in uno sviluppo storico che vede sullo sfondo la nascita e la prima espansione di Roma. L'approccio, ovviamente e tradizionalmente interdisciplinare, fa ampio uso delle fonti letterarie, epigrafiche, archeologiche e soprattutto numeriche, quelle tante come si noterà dalla profusione dei grafici. L'audacia e la sfida è quella di andare oltre la pur importante declinazione della mappatura archeologica per proporre storie di uomini, cose e ambienti a partire dai dati di ricognizione. -
Le lucerne. Museo archeologico dell'Alto Mantovano di Cavriana (Mantova)
Le lucerne trattate in questo studio fanno parte della collezione del Museo Archeologico dell'Alto Mantovano, che ha sede in Cavriana (MN), area uniformemente romanizzata sin dal I secolo a.C. Costituiscono un insieme interessante ed eterogeneo di una classe ceramica, annoverata tra gli instrumentum domesticum, in alcuni casi anche tra gli instrumenta inscripta per la presenza di marchi o graffiti. Grazie ad una attenta indagine e al numero di pezzi presenti, è stato possibile fare osservazioni e ipotesi circa le cronologie, le iconografie, le modalità di utilizzo, gli aspetti produttivi e commerciali, i modelli, nonché la circolazione dei prodotti finiti. Sino ad oggi le lucerne conservate nel Museo, non erano mai state prese in esame direttamente. Questo volume si propone quindi come una prima monografia dei molteplici materiali conservati in esso. La varietà di tipologie attestate e presenti nella collezione del Museo è ampia, sono presenti forme riconducibili all'età repubblicana, imperiale e tardo imperiale. Il materiale va ad inserirsi in maniera indubbia, per similitudine e analogia, tra quelli attestati in area veneta (Verona), in area emiliana (Modena), lombarda (Mantova, Bedriacum, Milano), trentina, friulana. Lo scopo di questo studio è quello di dare un senso di continuità e approfondimento alle numerose analisi riguardanti le lucerne di epoca romana che negli anni sono state portate avanti, cercando di ampliare le aree di diffusione e presenza. -
Il corpo e la comunità dei parlanti: parole dovute, abusate, pretermesse. Casi che interrogano dall'antichità al presente
«Le parole sono importanti!». Il grido memorabile è da condividere. Il linguaggio è funzione e potenziamento della comunità identificatasi nel quotidiano e nella resistenza a sopravvivere: è parte del corpo e incide sul corpo. Nella vita sociale corpo e linguaggio sono attori: prima l'insieme negli spazi comuni, per gli atti che influiscono sulla sopravvivenza. Poi i corpi singoli, in gruppi, in coppia. Corpi maschili, femminili e transgender. Il linguaggio si stratifica, tende a depositarsi in cerchie definite, come nel Lessico famigliare della Ginzburg, o nella memoria individuale. Nella comunità linguaggio e corpo si confrontano con i ritmi del vivere, risanano le mutilazioni, definiscono consuetudini e saperi condivisi. Ma strati e cerchie sono in movimento. È parte della storia identificare il livello del linguaggio, gli usi del silenzio dalla censura alla scaramanzia alla damnatio memoriae, evidenziare se esso si generalizzi in scienza e in arte, se si cristallizzi in stereotipo. In contemporanea è compito della storia evidenziare le manipolazioni del corpo e dei corpi. Dall'antico ad oggi si raccolgono casi in cui contorsioni del linguaggio consuete per determinate situazioni corporali interrogano su fenomeni rilevanti della società. -
Le relazioni diplomatiche di Roma. Vol. 8: crisi dinastica macedone e le contese interne della Grecia (182-179 a.C.), La.
La comunicazione diplomatica, che costituisce l'oggetto specifico di questa raccolta di fonti relative alla storia di Roma, si può iscrivere - non diversamente da altre forme di comunicazione, quale la comunicazione letteraria - nella teoria generale della comunicazione che va sotto il nome del linguista russo Roman Jakobson (Mosca 1896 - Boston 1982). Sulla base allo schema da lui elaborato Roma è di volta in volta mittente o destinatario di una comunicazione diplomatica, in cui l'altro interlocutore è una diversa comunità civica, che si manifesta attraverso i suoi organi rappresentativi o anche attraverso esponenti privati che siano riconosciuti dalle autorità romane come validi interlocutori; il canale comunicativo è costituito dall'opera di messaggeri e ambasciatori, latori di una quantità di comunicazioni orali e scritte; il codice è costituito dalle lingue in vigore nell'antichità (che, almeno per quanto riguarda le fonti che le riportano, si restringono quasi esclusivamente al greco e al latino); il contesto referenziale è costituito sia dalla situazione storico-politica, sia dagli stessi eventi diplomatici (ambascerie, udienze, discorsi); infine il messaggio è l'intuizione profonda della natura dei singoli eventi, al di là delle pure formalità operative. -
Giuramento sul fiume
«Con ""Giuramento sul fiume"""", Antonella Concetti ci fa capire essenzialmente che il mondo illude e delude, che insomma non può esserci una vita conforme ai sogni umani. Ma per farci riflettere su questo punto l'autrice non mette in letteratura una concezione filosofica né ci consegna una storia pedagogica. Opportunamente, direi. Perché il romanzo è l'ambito nel quale il giudizio morale è sospeso per principio, talché ogni personaggio ha diritto alla propria verità. E i conti tornano. Perché è così pure in """"Giuramento sul fiume"""", il cui pregio specifico sta nella rappresentazione volutamente ingenua e tuttavia coinvolgente di ciò che resta inevaso, confinato negli anfratti del mondo: le speranze irrealizzate, i sogni vaghi, le inquietudini dolorose, i sentimenti germinali. Più che le strade maestre, a questa scrittrice sono insomma congeniali le vie laterali, quelle che si percorrono in solitudine. Cioè nella condizione migliore per avvedersi di quanto c'è di trascurato in questo mondo; e per capire che proprio quello che rimane confinato nella dimenticanza, nel silenzio, è ciò che abbiamo di più prezioso». (Dalla Postilla di Luigi Fenizi)"" -
Utopia e impostura. Tutela e uso sociale dei beni culturali in Sicilia al tempo dell'Autonomia
In virtù dei decreti delega del Presidente della Repubblica, con i quali nel 1975 si dava attuazione allo Statuto autonomistico della Regione Siciliana, la Sicilia dispone di competenza esclusiva in materia di tutela dei beni culturali presenti nel territorio regionale. Muovendo dalla stringente attualità, il libro si propone di ricostruire storicamente nascita e declino dello speciale sistema di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale istituito nell'isola con l'approvazione delle leggi regionali n. 80/1977 e n. 116/1980. Di questa lunga storia, la cui narrazione per necessità procede attraverso la selezione di momenti significativi, si evidenziano prospettive e limiti, le grandi aspettative e le profonde delusioni: l'Utopia del progetto istituzionale e l'Impostura nella sua attuazione. Della prima si rievocano le peculiari radici storiche, si rintracciano gli apporti, anche individuali, segnalando gli aspetti ritenuti più innovativi in una proiezione nazionale. Della seconda si prova a ricercare le cause, a disvelare i processi degenerativi, anche quelli meno conosciuti, e conseguentemente a suggerirne le responsabilità. Il filo rosso che attraversa la narrazione è lo stretto legame tra politica e cultura, il suo evolversi come innovativo progetto di una ""politica dei beni culturali"""" e la sua progressiva dissoluzione, sancita in ultimo dall'imperio del ceto politico a detrimento della autonomia delle competenze scientifiche. Ne scaturisce un affresco vivace e singolare, che suona anche come un monito, un allarme per tutti coloro i quali hanno a cuore le sorti del patrimonio culturale della Nazione. Presentazione di Carlo Pavolini."" -
Ladri di futuro. Il concorrere e la grande impostura dell'università italiana
Passeggiare tra i concorsi universitari italiani delle scienze umanistiche vuol dire conoscere un pezzo importante della nostra società, quello delle regole non scritte, ma silenziosamente accettate, dei settori di dominio, delle spartizioni tra le cordate, delle minacce, dei ricatti, degli sfruttamenti, delle competizioni, delle scorrettezze, dell'arrivismo, dell'ipocrisia, della vittoria della mediocrità, del servilismo, del familismo e del nepotismo più sfrontato e arrogante, più raramente del merito. Se c'è un terreno in cui vengono calpestati i principi della Costituzione più bella del mondo, quello è proprio il concorso universitario, dove si consumano le ambizioni tradite, i sogni infranti, il furto di futuro di tanti giovani, la cui vita può venire, lì, letteralmente spezzata. Nella forma dei racconti a puntate l'A. compie la sua personale discesa agli inferi, denunciando il modus operandi delle correnti universitarie che ruotano intorno al mondo dell'archeologia di tutta Italia con lo scopo, non tanto di elaborare un lutto, quanto di promuovere una rinascita. Infatti, l'agile e faceto libercolo è stato scritto a uso intimo e personale dell'A., con lo scopo di autocelebrarsi ed è dedicato alle generazioni più giovani, perché imparino a non avere paura di denunciare tutto ciò che rappresenta una minaccia per il proprio futuro. -
L' ABC di un impero: iniziare a scrivere a Roma
Questo volume raccoglie una serie di contributi di archeologi, storici e filologi sul tema dell'insegnamento scolare e del livello di alfabetizzazione esistente nel mondo romano tra repubblica ed impero. I lavori raccolti in questa sede analizzano da prospettive originali ed innovative un argomento piuttosto discusso nell'ambito dell'antichista e dimostrano in maniera univoca una diffusa alfabetizzazione nel mondo romano che risulta pienamente confermata dalle fonti archeologiche, iconografiche e scritte. -
Dalla Troade a Cuma Opicia. Gli Eoli, la Sibilla, Apollo Smintheo
"Sulla tradizione letteraria relativa alle origini di Cuma campana, nella misura in cui in questa fondazione venivano coinvolte componenti connesse a Cuma eolica, gravavano tutta una serie di sospetti aggravati poi dal fatto che il più antico sostenitore di questa connessione era uno storico come Eforo, nativo di Cuma eolica e criticato spesso per il suo localpatriottismo. Lo studio attento, qui ripreso, delle tradizioni sull'Eubea come sulla Beozia come sull'Asia minore eolica porta però a credere più che reale il legame in età arcaica tra area eolica continentale ed Eolide d'Asia, simboleggiato dalla vicenda di Esiodo, che si è potuto avvalere del conforto dei lavori archeologici e storici, della Lemos (2002, 2009), di Aloupi e Kourou (2007); di Mazarakis Ainian (2007), di Ridgway (1997), di Schachter (2016), di Tankosic, Mavridis, e Kosma (2017). Per ciò che riguarda Eforo e la sua opera storica, la valutazione positiva che se ne è data, si è potuta giovare di tutti i correttivi all'immagine di Eforo apportati dalle ricerche più recenti, quelle in particolare contenute nei vari contributi presenti negli atti del convegno salernitano del 2008, confluiti nel volume curato da P. De Fidio, C. Talamo e L. Vecchio, e nel volume di G. Parmeggiani (2011), che tutti tendono a rivalutare, un'opera, che nell'antichità era stata ampiamente messa a frutto da Aristotele, nella Politica e sopra tutto nelle Politeiai, aveva ricevuto, proprio per la parte arcaica, gli elogi di Polibio, ed era stata ampiamente utilizzata da Strabone proprio in relazione alla colonizzazione in Occidente (Mele 2015, 2016).[---]"""" (dalla premessa di Alfonso Mele)." -
Carlo Bonucci. Carteggi e materiali (1850-1870)
"Nella riscoperta di figure storiche finora trascurate del panorama culturale italiano è necessario un approccio scevro da pregiudizi di sorta e distante da obiettivi aprioristicamente apologetici e rivalutanti. Riportare alla luce l'esperienza e il contributo di accademici e intellettuali dai vari interessi, operanti negli anni in cui si compie il processo di unificazione nazionale, è un'operazione che rivela il suo senso nel restituire tutte le tonalità di una stagione culturale complessa. Alla luce di questa premessa, il giudizio storiografico su tali personalità, che in alcuni casi, come nel presente, seppero spaziare anche in una prospettiva europea, può e deve dare i suoi frutti solo dopo attenta valutazione e approfondita analisi del contesto di riferimento. Il volume Carlo Bonucci. Carteggi e materiali (1850-1870) di Rossella Iovinella giunge alla sua maturazione dopo che sono state indagate le diverse """"anime"""" che convissero nell'antichista napoletano: convinto funzionario borbonico e soprintendente agli scavi di Pompei ed Ercolano, Carlo Bonucci fu attivo socio dell'Instituto di corrispondenza archeologica di Roma, in stretto contatto con la dirigenza tedesca dello stesso, instancabile promotore della circolazione di travellers e foreigners nelle città vesuviane e nel Meridione tutto, membro dell'Institut Royal de France, ispettore generale degli scavi e delle antichità del Regno, tra i pionieri dell'interesse agli studi di preistoria in Italia. Della controversa figura di Carlo Bonucci la studiosa ha - forse prima di ogni altro aspetto - appurato e sottolineato le criticità, le molte ambiguità e i limiti, nella cronaca di vicende relative alla direzione degli scavi a Pompei, ai problematici quando non apertamente ostili rapporti con Francesco Maria Avellino, Eduard Gerhard, Pietro Bianchi, ai suoi eclatanti scontri con Giuseppe Fiorelli e il principe Sangiorgio Spinelli. Ne sono stati riconosciuti al contempo, attraverso la propensione a un naturale attivismo sempre riconfermato nella sua quarantennale carriera, l'intuito e la sensibilità verso tutti gli stimoli scientifici nuovi e i processi culturali in fieri, come pure rispetto all'emersione di coordinate storiografiche nuove, ma non per questo necessariamente alternative ai consueti filoni di studio classicisti. Il ventennio, a cui è riconducibile la documentazione epistolare inedita riportata nel presente volume, è cruciale per l'Italia come per l'Europa, sconvolta dal feroce conflitto che oppose Prussia e Francia, e lascia tracce profonde nelle parole, nelle riflessioni e negli atteggiamenti degli intellettuali dell'epoca. I carteggi analizzati, frutto di un lungo lavoro di ricerca archivistica e poi di assemblaggio e selezione dei materiali, si lasciano apprezzare per l'acribia dell'analisi filologica e testuale, oltre che per il loro sicuro valore documentario, misurabile in relazione agli elementi finora ignoti offerti alla ricostruzione della storia degli studi e dei rapporti di una comunità scientifica.[---] Il volume, infatti, contribuisce alla conoscenza del panorama culturale di un'epoca, osservata attraverso lo """"spioncino"""" delle corrispondenze e nella confluenza di interessi classici, medievali e preistorici, in una prospettiva locale e internazionale, italiana ed europea"""". (Dalla premessa di Maria Luisa Chirico)" -
I Fori imperiali
"In occasione del centenario della fondazione (1918-2018) l'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte celebra il suo fondatore e primo presidente Corrado Ricci con la pubblicazione di alcuni suoi scritti inediti relativi alla sistemazione dei Fori Imperiali e dell'area archeologica centrale di Roma, da lui diretta negli anni 1922-1934. Gli scritti fanno parte del Fondo Fori Imperiali, conservato presso l'Archivio Storico dell'Istituto, un corpus documentario che illustra in dettaglio l'imponente campagna di interventi con cui venne recuperato e reintegrato nel tessuto urbano un importantissimo tratto della topografia di Roma imperiale, comprendente, ad est dell'attuale Via dei Fori Imperiali, il Foro di Traiano, il Foro di Augusto e la Casa dei Cavalieri di Rodi e il Foro di Nerva, e, ad ovest della direttrice viaria, il Foro di Cesare. Il progetto relativo a questi interventi venne reso pubblico da Ricci nel 1911 e, dopo l'avvio dei lavori nel 1924, condotto fino al 1934, anno della sua morte; fu da lui qualificato con il termine di """"Liberazione"""" e di """"Redenzione"""", come se costruzioni e superfetazioni di epoca posteriore alla Roma imperiale costituissero un nemico da combattere in armi. I resti degli edifici di età imperiale lungo il tracciato tra Piazza Venezia e il Colosseo vennero infatti """"liberati"""" dalle costruzioni di epoca medioevale e moderna (il cosiddetto quartiere Alessandrino) e riportati all'antico splendore [---]"""". (dalla premessa di Massimo Pomponi)" -
Campania Romana
Pubblicati in varie sedi nel corso di più di due decenni, i saggi riproposti in versione riveduta ed aggiornata in questo volume sono accomunati dal riconoscimento del ruolo centrale della città in Campania dalla conquista romana fino all'età tardoantica. Si riconsiderano su scala regionale l'evoluzione demografica in età repubblicana, la diffusione e l'articolazione istituzionale del cristianesimo, il ruolo economico ed amministrativo della città nel Tardoantico, l'impatto delle eruzioni vesuviane e dei terremoti sul tessuto poleografico e sulle strutture produttive. Vengono inoltre riesaminati momenti significativi della storia di alcuni importanti centri urbani. -
Simorgh. Trenta interviste con iranisti italiani. Vol. 1
"Il presente libro è il risultato di otto interviste condotte in video, sulla base del programma dell'Archivio Orale della Biblioteca Nazionale dell'Iran, e di due interviste per iscritto, commissionate dall'Istituto Culturale dell'Ambasciata della R.I. dell'Iran. Da tempo era mio desiderio personale intervistare le personalità accademiche italiane che hanno speso una parte consistente della loro vita in ricerche e studi sull'Iran. Volevo farli conoscere ad un pubblico più vasto fuori dal mondo universitario e divulgare la loro esperienza. Già avevo fatto delle interviste pubblicate sui giornali iraniani, tra cui l'intervista alla Prof.ssa Bianca Maria Scarcia Amoretti, al Prof. Angelo Maria Piemontese, alla Dott.ssa Felicetta Ferraro, ex Addetto Culturale dell'Ambasciata italiana a Teheran, e all'ex Ambasciatore Roberto Toscano. Perciò, quando il Dott. Akbar Gholi, Direttore dell'Istituto, mi ha chiesto se potevo dedicarmi a queste interviste, ho accettato di buon grado ma senza valutare l'impegno che richiede ogni singola intervista. Per spiegarmi meglio, vorrei elencarne le fasi: contatti preliminari e opera di convincimento per far accettare la proposta, la fase più lunga di attesa, scambi e-mail, telefonate, ecc.; studio del personaggio, lettura del suo curriculum, dei campi di sua competenza ed interesse; preparazione di un primo elenco di domande da sottoporre all'intervistato, per farle eventualmente correggere, modificare o aggiungerne altre; concordare la data, l'ora e il luogo dell'intervista che in genere dura all'incirca 4 ore, di cui 2 per l'allestimento che serve all'operatore e 2 per le riprese; trascrizione dell'intervista, invio per la revisione di tutto e l'approvazione finale; Traduzione in fârsi per l'edizione persiana. Malgrado tutti gli intervistati sapessero parlare in fârsi, ho preferito l'italiano per consentire loro di esprimersi più compiutamente nella lingua madre. Il lettore troverà che, dopo alcune domande iniziali quasi uguali per tutti, vengono poste ad ognuno domande specifiche nel suo campo di competenza. Nella preparazione delle domande sono stato aiutato molto dal Dott. Mahiar Samavish, mentre le riprese sono opera del Sig. Amir Ali Alaie e mi sento in dovere di ringraziare entrambi. Nella scelta delle domande, ho cercato di dare la possibilità ad ognuno degli intervistati di presentare l'ambito delle sue ricerche e interessi come meglio credeva, e mi sembra di essere riuscito in questo intento. Devo ringraziare tutti loro per avermi aiutato in questo lavoro. A mio avviso, queste interviste sono importanti per due motivi: 1. aiutano noi Iraniani a conoscere meglio la nostra storia e tutte le persone, iraniane o straniere, che dedicano i miglior anni della loro vita alla ricerca e allo studio; 2. aiutano gli amici italiani e stranieri a conoscere meglio la storia dell'Iran, che indissolubilmente è legata alla storia dell'umanità, e non assoggettarsi alle propagande negative del momento. Il caso ha voluto che uno degli intervistati, il Prof. Adriano Rossi, Presidente di ISMEO, si sia interessato al progetto e abbia deciso di favorirne la pubblicazione"""". (Abolhassan Hatami)" -
Tra le pieghe della storia. Conversazioni con Alessandro Pagliara e Anita Pesce
[...] Nell'isolante desertificazione temporale, perduti nel regresso e prigionieri dell'eccesso, ciascuna camera di casa era diventata cella carceraria dell'arresto globale. [...] La sorpresa interna - come di consueto - la scartocciammo nella settimana ""in Albis"""": una sorpresa che ci piombò addosso in quei giorni in cui i conti tornavano in nome di una pizzaiola napoletanità culturale, campanilistica ma universale. E già! Proprio Benedetto Croce in persona, isolato come tutti in una sua villa di villeggiatura al Vomero alto, di lì avrebbe impartito delle lezioni lockdown a studenti universitari, insegnando loro a suonare le campane. [...] Frattanto i quattro Arcangeli, con l'occhio delle ali e le ali dell'occhio, rilevarono che l'innocenza non era più un'apposizione della follia e che la follia non era affatto un'apposizione dell'innocenza - come aveva espresso con boccacce scientifiche il genio di Einstein - e, mentre nel passato i mai erano relegati alla partecipazione ridente nel Carnevale, poi, da quando il Carnevale era divenuto quotidiano, essi non erano più bene identificabili né funzionali nel gioco delle parole [...]. (dall'Epilogo - Maggio 2020)"" -
Jiroft. La civiltà che non c'era
"Questo libro racconta il contributo italiano e specificamente di ISMEO alle prime, pioneristiche fasi della scoperta della civiltà di Jiroft (molto probabilmente l'antico paese di Marhasi delle fonti mesopotamiche). Come in ogni inizio, a incertezze e passi falsi si sono accompagnati colpi di fortuna e improvvisi squarci di luce. Il contributo italiano, come narrano le stesse pagine di questo libro, è un episodio della prosecuzione delle ricerche - tanto innovative quanto vigorose - lanciate dall'IsMEO tra gli anni '60 e '70 del secolo scorso nelle valli interne del margine est dell'Altopiano iranico. In questa vasta e inesplorata regione, Giuseppe Tucci, e successivamente Gherardo Gnoli avevano ipotizzato l'esistenza di importanti radici preistoriche della civiltà iranica; intuizioni ben presto intensificate e avvalorate dal decennio di fortunati scavi condotti da Maurizio Tosi nel bacino endoreico del Sistan (1967-1975). La sua scoperta della 'Città Bruciata' (Shahr-i Sokhta) avrebbe per sempre dilatato le quinte della prima urbanizzazione dell'Asia Media ai margini del Balocistan, vasta e frastagliata cerniera geopolitica tra Iran e subcontinente indo-pakistano. Il panorama di fitti legami e scambi, di avventure politiche, di mutua condivisione di ontologie e tecniche tra Mesopotamia, Iran e India antica che sta emergendo negli ultimi anni identifica nella civiltà di Jiroft-Mar?asi un protagonista importante, sino a due decadi addietro quasi dimenticato. La scoperta in loco di tavolette (e altri supporti) con iscrizioni del III millennio AEC, con tutte le difficoltà del caso, promette ulteriori sviluppi. La nostra Associazione internazionale è oggi lieta e orgogliosa di aver affiancato noti studiosi iraniani, come Youssef Madjidzadeh e Mansour Sajjadi, e la Cultural Heritage, Handicrafts and Tourism Organization of Iran (ICCHTO) in questa nuova fase di eccezionali scoperte archeologiche, che meritano di essere conosciute dal pubblico italiano in parallelo alle altre grandi culture del Vicino e Medio Oriente antico."""" (dalla prefazione di Adriano Rossi - PRESIDENTE ISMEO)" -
A cosa serve Leonardo? La ragion di Stato e l'Uomo vitruviano
È giusto, fisiologico, 'normale' che un capo di Stato, un capo di governo, un ministro si occupino del prestito di opere d'arte tra musei dei rispettivi paesi? Su un piano culturale, e politico nel senso più alto e generale, è questa la domanda fondamentale che attraversa il libro che state leggendo. Dopo l'articolo 9 della Costituzione le relazioni culturali tra i popoli non dovrebbero passare attraverso scambi di grandi mostre, o di singole opere feticcio, decisi dalle diplomazie, dalla politica, dai mercati. Perché le opere d'arte non dovrebbero più essere pedine della ragion di Stato: ma testi su cui fare ricerca, e da restituire alla libera conoscenza dei cittadini. Invece, accade esattamente il contrario: come dimostra l'incredibile peripezia dell'Uomo Vitruviano di Leonardo, in queste pagine accuratamente ripercorsa con il doppio sguardo di un giurista e di uno storico dell'arte. -
L' ultima profezia
Durante un'impietosa estate di caldo biblico e tempeste, la maggior preoccupazione di Gabrielle Fox è quella di ricostruire la propria carriera di psicologa dopo un terribile incidente d'auto. Ma quando le viene assegnato il caso di Bethany Krall, un'adolescente psicopatica che ha ucciso la madre e vive rinchiusa in un manicomio criminale, Gabrielle inizia a pensare di aver compiuto un tragico errore. E ha ragione: la sua giovane paziente non è una semplice assassina. Nelle sue allucinazioni c'è qualcosa di inquietante, di orribilmente reale: Bethany può vedere, molto prima che accadano, catastrofi che si stanno per abbattere sul pianeta, piccole apocalissi che andranno a comporsi, nel tempo, in un misterioso disegno finale dal quale nessun tentativo di fuga, nessun possibile esodo sembrerà poterci salvare. Eppure, quando Gabrielle se ne rende conto, nessuno le crede. Ci sono profezie troppo spaventose perché le si possa prendere anche solo in considerazione, e l'unica cosa che le resta da fare è portare via con sé Bethany, in una disperata corsa contro il tempo... -
La trilogia nera
Contea di Bradley, Vermont. L'ex poliziotto Joe Denton ha appena finito di scontare sette anni per il tentato omicidio del procuratore distrettuale. Si illude di aver chiuso con il passato, con la violenza, la droga e le scommesse: ma un crimine di quel genere è impossibile da dimenticare. Kyle Nevin è invece un 'bravo ragazzo', gestisce gli affari nei quartieri a sud di Boston. Ammazza solo se costretto, non pesta i piedi a nessuno: eppure Red Mahoney, il suo boss, lo vende all'FBI. Quando Nevin esce di galera ha quindi una sola cosa in mente: fare a pezzi Red. Per racimolare qualche dollaro organizza un rapimento, ma niente va come dovrebbe... Né la fortuna sorride a Léonard March, sgherro 'storico' del mafioso Sal Lombard. Quando dopo quattordici anni le porte del carcere gli si aprono davanti, per mettere insieme due pasti caldi al giorno si ritrova a pulire gabinetti. Non sarebbe poi così male, per uno che ha sessantadue anni e ventotto omicidi sulla coscienza: ma ci si può reinventare una vita 'normale' quando là fuori tutti vogliono la tua testa? -
Il settimo sacramento
Roma. Durante un'estate torrida un bambino di sette anni, Alessio Bramante, figlio di un celebre professore di archeologia, scompare misteriosamente nelle catacombe che tagliano le viscere della città. L'uomo indagato per il supposto omicidio del bambino viene inspiegabilmente lasciato alla mercé della furia del padre di Alessio, che lo uccide senza esitazione: il solo ad andare in carcere, per un amaro scherzo del destino, sarà dunque Giorgio Bramante. Quattordici anni dopo qualcuno aggredisce Leo Falcone, collega dell'ispettore Nic Costa, che all'epoca aveva lavorato al caso senza riuscire a risolverlo. Bramante, nel frattempo, viene rilasciato, mentre in prossimità di Castel Sant'Angelo, all'interno di un museo dedicato alle anime del Purgatorio, viene rinvenuta una maglietta appartenuta al piccolo Alessio. Sulla stoffa, incredibilmente, vi sono tracce fresche di sangue. Ben presto, Costa e i suoi collaboratori si trovano a dover risolvere un atroce mistero legato all'antico culto di Mitra, e a una vendetta che sembra non essersi ancora pienamente consumata...