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Inside out. Scritti 1963-1988
Da oltre cinquant'anni e come un fiume carsico Peter Eisenman spesso, dopo un'eclisse all'apparenza irreversibile, è risalito alla ribalta, grazie soprattutto a una incessante attività di scrittura. Costantemente in preda a una ""ansia teorica"""" in un'epoca più votata alla prassi, l'architetto americano non ha mai smesso di riflettere sulla propria disciplina riservando sempre un posto privilegiato all'Italia, visitata per la prima volta nel 1961 insieme con il suo mentore Colin Rowe, scoprendovi le proprie stelle fisse da Alberti, Palladio e Piranesi fino a Luigi Moretti e Giuseppe Terragni - l'autore più amato e il più studiato. Questa antologia, ampiamente illustrata, spazia dunque da alcune approfondite analisi teoriche come le pionieristiche indagini sulla dimensione concettuale e formale dell'architettura per arrivare infine a interpretazioni - o misinterpretazioni - ravvicinate delle opere di alcuni maestri del '900 come Le Corbusier, Ludwig Mies van der Rohe, Alison e Peter Smithson, James Stirling, Philip Johnson, Michael Craves, Aldo Rossi, John Hejduk, molti dei quali sono stati interlocutori diretti e talvolta amici personali dell'autore. Rileggendo oggi questi saggi ci accorgiamo che, scomponendo e ridisegnando le loro opere, Eisenman ha costantemente riflettuto anche su se stesso usando quei maestri e amici alla maniera di maschere veneziane che, come insegna Hugo von Hofmannsthal, sono anzitutto libertà di esprimersi e polemizzare sotto un velo."" -
L' uomo senza contenuto
Arte e terrore; l'origine del buon gusto e il suo rapporto con la perversione; l'ingresso dell'arte nel Museo e nelle collezioni; la separazione fra artisti e spettatori, genio e gusto; l'apparizione del giudizio critico; in altre parole, la nascita dell'estetica moderna, in un'analisi che parte da un'inedita rilettura dei passi di Hegel sulla morte, o, meglio, sull'""au to an nientamento"""" dell'arte per sfociare in un'originalissima interpretazione della Malinconia di Drer: ecco il sentiero che ci invita a percorrere questo saggio di insolita ricchezza in cui l'autore è riuscito ad aprire sul problema dell'opera d'arte una prospettiva nuova, che è al tempo stesso un avvincente programma poetico."" -
Sei diversioni nel Chisciotte
Il volume analizza il capolavoro di Cervantes partendo dai più importanti studi di semiotica e filosofia del XX secolo. Esso si articola in una serie di letture critiche che ne enucleano alcuni temi: la crisi dell'antropocentrismo e l'avvento della scienza nuova, l'emancipazione epistemologica del personaggio di Sancio, l'esaurirsi dei codici letterari della cavalleria errante e dell'amor cortese, la diffrazione dell'archetipo femminile e il personaggio di Dulcinea, la semiotica dei maghi incantatori e le complesse implicazioni metaletterarie di alcuni episodi dell'opera cervantina. Se è pur vero che a quattro secoli dalla sua nascita letteraria, il personaggio di don Chisciotte si è convertito in un mito, nella figura di un eroe tanto malleabile ed essenzialmente indipendente dal suo autore, quanto costantemente fedele a se stesso, nonché ritratto eterno della crisi dell'uomo post-rinascimentale nel suo rapporto con l'esperienza, tuttavia, la forza iconografica ed evocativa del cavaliere errante nasce altrove. Essa trae origine dalle parole demiurgiche del testo di Cervantes. Sono le parole dell'incipit, quelle con cui don Chisciotte dà nome a se stesso, al proprio cavallo e alla propria dama, per darsi e dar loro esistenza letteraria. Ma le parole non sono solo emblemi primigenii; possono anche essere trasformate in strumenti del moderno rispecchiamento del mondo fenomenico, nel vano tentativo di purificarle dall'incantesimo che le contamina. -
La pratica dei valori. Nodi fra conoscenza e azione
L'idea del libro è dare una rappresentazione integrata delle relazioni fra conoscenza e pratica, dell'intreccio fra percezione, pensiero e azione. Perché non c'è credenza che non nasca dall'esperienza e non abbia delle possibili conseguenze pratiche. In questo senso viene ripresa la critica pragmatista dei dualismi fra conoscenza e azione, fatti e norme, verità e utilità, cercando di mantenere, da un lato, la distinzione concettuale fra queste nozioni e mostrando, dall'altro, la loro articolazione nella nostra vita. Dobbiamo misurarci con questo intreccio, ma in senso esplicativo è bene partire dal più semplice (la percezione) e arrivare al più complesso (l'azione), per cui il libro si apre con alcune domande sulla percezione e la sua dimensione inferenziale, prosegue con un'analisi degli aspetti normativi del pensiero e si conclude con l'esame dell'inferenza pratica e del rapporto fra verità e utilità. -
Bergson e la filosofia tedesca 1907-1932
Questo saggio racconta una storia in gran parte dimenticata: quella dei rapporti di Bergson con la filosofia tedesca del suo tempo. Da ""L'evoluzione creatrice"""" (1907) a """"Le due fonti della morale e della religione"""" (1932) Bergson ridefinisce profondamente la propria filosofia, arricchendola di nuovi temi antropologici nei quali sono riconoscibili gli echi del dibattito tedesco sulla filosofia della vita. Attraverso l'analisi delle polemiche """"tedesche"""" che in quegli anni riguardarono o coinvolsero Bergson, viene qui studiata non soltanto la ricezione dell'opera bergsoniana in Germania ma anche l'impatto durevole di questo intenso dialogo, sia sulla filosofia del pensatore francese (Le due fonti) che su quella di autori del calibro di Eucken, Simmel, Driesch, Windelband e Scheler. Le quattro tappe in cui il libro articola questo incontro filosofico (corrispondenti alle città di Jena, Berlino, Heidelberg e Gottinga) ci consegnano un profilo nuovo del pensiero bergsoniano, che si dimostra perfettamente all'altezza del dibattito contemporaneo sui temi brucianti della tecnica, della storia e della guerra."" -
Le Corbusier e Olivetti. La «Usine Verte» per il Centro di calcolo elettronico
Agli inizi del 1960, in un'Italia in piena ripresa economica Adriano Olivetti decide di costruire il Centro di calcolo elettronico, la fabbrica destinata alla produzione delle macchine del futuro - i computer - e sceglie di affidare l'incarico a Le Corbusier. Siamo davanti a un episodio importante dell'architettura moderna: due personalità eccezionali, che per lungo tempo hanno dialogato da lontano tra loro, decidono di sperimentare insieme la progettazione di uno stabilimento industriale d'avanguardia, la nuova fabbrica a ""misura d'uomo"""" capace di ricreare al suo interno """"le condizioni di natura"""". Il progetto, che verrà elaborato dopo l'improvvisa scomparsa di Adriano (27 febbraio 1960), purtroppo non sarà mai realizzato a causa della crisi finanziaria della Società. Il volume si sofferma sulla lettura diacronica del progetto, ricostruendo in modo puntuale, grazie ai numerosi documenti inediti, la genesi del processo ideativo e l'articolazione nel tempo. Inoltre, attraverso il confronto costante con altre opere e scritti dell'architetto svizzero, vengono poi messe in luce idee, soluzioni e forme a partire dalle quali il progetto stesso si è andato via via strutturando."" -
Il desiderio di urbanità della città contemporanea. Il caso la Défense
La crescita esponenziale della città europea nel corso del '900 trova un suo acme nel caso del quartiere parigino della Défense coronato dal Grande Arche: periferico e ben collegato a Parigi attraverso ogni mezzo di trasporto. Il momento di conclusione della sua fase epica, vale a dire la metà degli anni '80 del secolo scorso, coincide con la fine della crescita impetuosa della città europea. Da allora è cambiata la natura dell'urbanistica e quindi il ruolo dello stesso urbanista perché invece di prevedere luoghi di nuova espansione si è reso necessario rendere più vivibili le nuove parti di città costruite. In altre parole l'urbanista è sempre più votato a migliorare l'esistente rispondendo così alla generale e incessante richiesta di urbanità da parte della cittadinanza. Il caso della Défense, qui di seguito indagato da un gruppo eterogeneo di studiosi coordinati da Sabina Lenoci, per mezzo di strumenti diversi (studi, fotografie, interviste ad alcune personalità di rilievo come Clément, Cohen, Dubois, Frédéric, Friedman), diventa dunque il caso di studio paradigmatico per riflettere sul possibile futuro di questa disciplina dai confini sempre più indefiniti. -
Paesaggi periferici. Strategie di rigenerazione urbana. Ediz. illustrata
Il volume è frutto di un'ampia ricerca condotta da cinque dipartimenti universitari italiani che hanno studiato strategie d'intervento finalizzate a rigenerare e valorizzare gli insediamenti di edilizia sociale realizzati nelle periferie urbane nella seconda metà del XX secolo. La ricerca presuppone che oggi non è più sostenibile da un punto di vista sociale, economico e ambientale, sostenere uno sviluppo indiscriminato del territorio. Lavorare sull'esistente diventa allora una priorità per salvaguardare il nostro futuro. Ripartire dalla rigenerazione dei paesaggi periferici è dunque la base della ricerca, che si è sviluppata e definita con i contributi degli autori, attraverso cinque macro-temi: identità urbana e sociale, connessione e accessibilità, rigenerazione, mutazione e qualità tecnico-ambientali. Ognuno di questi contributi permette un'analisi puntuale delle problematiche e delle strategie di rigenerazione, che si condensano in casi studio emblematici per la realtà italiana come il quartiere Pilastro di Bologna o le Piagge a Firenze. -
Vasco Bendini 1966-1967. Ediz. italiana e inglese
Questa catalogo raccoglie una selezione di opere realizzate nel biennio 1966-1967, cruciali per gli sviluppi dell'arte italiana e del percorso dell'artista. Le opere sono parte di una produzione meno nota di Vasco Bendini e i cui elementi sono tratti direttamente dalla realtà, svelando una singolare vicinanza con la poetica dell'Arte Povera che si svilupperà successivamente. -
Ji Dachun. I desideri dimenticati e le nuvole che li accompagnano
Il volume documenta la prima mostra personale in un'istituzione pubblica italiana di Ji Dachun (1968), artista cinese nato a Nantong e attivo a Pechino. La sua ricerca - insolita combinazione di tradizione cinese e modernità occidentale - rivela un'eccezionale singolarità di linguaggio che, con ironia e acuto umorismo, affronta le complesse relazioni tra Oriente e Occidente, ma anche la casualità della vita quotidiana, attraverso immagini fantasiose e ironiche, spesso frutto di grottesche metamorfosi. -
L' arte decorativa
Pubblicato nel 1925 come raccolta degli articoli polemici di Jeanneret sull'arredamento e le arti applicate apparsi su ""L'Esprit Nouveau"""", """"L'arte decorativa"""" non è solo il tentativo di applicare alla sfera dell'arredamento il nuovo criterio modernista della produzione in serie e quindi uno dei primi libri in assoluto sul design, parola non ancora in uso negli anni Venti del secolo scorso. """"L'arte decorativa"""" è soprattutto uno snello trattato estetico sugli oggetti che ci circondano quotidianamente e ci aiutano a vivere, distinguendo fra quelli futilmente decorativi e gli utensili o attrezzature, cioè utili a soddisfare i nostri bisogni in maniera corretta. Pertanto, Le Corbusier, forzando anche le convenzioni tipografiche del tempo, giustappone immagini di arredi e manufatti di ogni epoca, anticipando così di decenni le atmosfere pop o postmoderne. Non solo: scrivendo questo libro tratta insieme la piccola e la grande scala senza soluzione di continuità così come nel padiglione dell'""""Esprit Nouveau"""" presentato all'Expo del 1925. Un'esaltazione dell'industria tanto inattuale quanto indispensabile e un'autorevole obiezione ai venti di sfiducia millenarista che scuotono il nostro tempo."" -
Sacro romano GRA. Persone, luoghi, paesaggi lungo il Grande Raccordo Anulare
A piedi e con altri mezzi (autobus, metropolitana, treno) alla scoperta del territorio lungo il Grande Raccordo Anulare. Le cave romane di tufo rosso che hanno ospitato carnevali ottocenteschi; il mondo lunare di Malagrotta, la più grande discarica d'Europa; la fattoria modello di Mussolini; i piccoli e grandi accampamenti; le tombe pop del Cimitero Laurentino; la guerra per le anguille sul Tevere; le vecchie borgate dei braccianti e le gigantesche architetture sociali; le transumanze dei pastori e le oasi equatoriali. Un lento viaggio in una Roma sconosciuta e contemporanea, fatta di esperimenti, abbandoni, peripezie, fallimenti e riscatti. -
Di mare e di terra, di amore e di fabbrica, Storie e immagini dal territorio di Rosignano marittimo
Di mare e di terra, di amore e di fabbrica. Ma anche di lavoro, viaggi, migrazioni. Di ricchezza e povertà, di politica e di passioni. Di questo e di molto altro ci raccontano le storie e le immagini raccolte da Foresta Bianca nel territorio di Rosignano Marittimo. Senza retorica né verità precostituite, con la semplice ruvidezza della vita reale, le voci e le immagini di famiglia degli abitanti diventano un unico, grande, album collettivo, profondamente legato a un luogo specifico ma capace di evocare molte delle vicende più importanti della società italiana dal dopoguerra ad oggi. E, in fondo, della vita umana. -
Giulio Turcato. Stellare. Ediz. illustrata
A cento anni dalla nascita, il MACRO celebra Giulio Turcato (1912-1995), uno dei maggiori artisti italiani del secondo Novecento. Il catalogo della mostra offre un excursus su oltre venti anni di produzione dell'artista - con particolare riferimento al periodo compreso fra il 1950 e il 1975 - attraverso una selezione di lavori tra i più importanti di quella stagione.Le opere di Turcato, da sempre impegnato sul fronte dell'astrattismo, testimoniano la tensione fra forma e colore e la ricerca di nuovi orizzonti spazio-temporali che ne caratterizzano tutta la produzione artistica: ""la mia stesura del colore è istintiva, non razionale, non studiata: è forte la presenza dell'imprevisto, dell'incognito, dell'inconscio"""" dichiara l'artista. Completa il volume una ricca documentazione - costituita da fotografie, disegni, lettere, scritti, estratti di periodici e cataloghi - proveniente dall'Archivio Giulio Turcato. Con testi di Benedetta Carpi De Resmini, Maria Grazia Messina, Giuseppe Di Natale, Martina Caruso, Emilio Villa e dell'artista."" -
Hidetoshi Nagasawa. Ombra verde. Ediz. italiana e inglese
Il catalogo rende omaggio all'artista giapponese Hidetoshi Nagasawa, uno dei grandi protagonisti della scultura internazionale contemporanea e stabilmente in Italia dal 1967, presentando un nucleo di sette opere rappresentative del suo lavoro, dal 1989 ai più recenti sviluppi. La sua ricerca, inserita dalla fine degli anni sessanta nel clima culturale internazionale ricco di fermenti tra concettuale, arte povera e processuale con sculture, azioni e video, ha subito negli anni ottanta un cambiamento di scala, concretizzandosi in installazioni dalla valenza ambientale al confine tra scultura e architettura, in opere capaci di sfidare le leggi della fisica e la forza di gravità. Le sue opere rivelano la costante compresenza di due poli, Oriente e Occidente, che compongono forze e sollecitazioni diverse partecipando alla definizione delle forme in un'esattezza dovuta all'equilibrio tra le parti. In mostra sette grandi gruppi plastici realizzati in materiali come marmo, legno e metalli tra cui un'opera totalmente medita, Epicarmo (2012) che rivelano la consapevolezza con la quale l'artista si relaziona con lo spazio, instaurando un dialogo attivo con le grandi dimensioni dell'ambiente. -
Vite sbobinate e altre vite
Con un radiodiscorso di Cesare Zavattini ""Se è vero che i naïf dipingono senza saper dipingere è anche vero che possono scrivere senza saper scrivere."""" Cesare Zavattini. Alfredo Gianolio, incoraggiato dall'amico Cesare Zavattini, ha incominciato attorno al 1970 a registrare e trascrivere (cioè sbobinare) con amorevole cura i racconti autobiografici dei pittori naïf che vivono lungo il Po. Sono narrazioni orali di vite singolari, che compongono l'affresco di una popolazione secondaria e un po' storta nata dal Po, forse ora in via di estinzione; una popolazione di pittori senza pretese che non appartengono alla storia dell'arte, ma semmai alla storia delle disgrazie umane. Ha detto una volta Gianolio che questi pittori del Po sono come i fiori cresciuti in serra, che, messi fuori, a contatto con la cultura, si affievoliscono e finiscono per sparire."" -
L' invenzione di una forma. Poetica dei generi di Samuel Beckett
Nessuna moderna rilettura dell'opera di Samuel Beckett dovrebbe trascurare quel nucleo di instabilità che ne caratterizza la produzione, e che si esprime in un evidente e ben noto dualismo, linguistico (bilinguismo) e formale (teatro e narrativa). Il presente studio si propone, in un'ottica critica dichiaratamente debole, di ricostruire lo stratificarsi paradossalmente sistematico di tale fulcro magmatico, di rintracciarne la genesi ed abbozzarne filologicamente le tappe, sottolineando peraltro un aspetto ancora inesplorato della ricerca beckettiana: l'enfasi sulla dimensione sensibile della scrittura e la sua parallela smaterializzazione come via verso un radicale ripensamento del concetto stesso di letteratura. -
La costituzione tecnica dell'umano
La modernità è vista spesso come l'epoca della tecnica e in età contemporanea come l'epoca dei dispositivi. Un dispositivo in particolare sembra oggi emergere ed esercitare la sua egemonia sugli altri: la rete. Dispositivo di dispositivi, spazio senza scarti dell'agire globale collettivo, la rete si propone con sempre maggiore forza come un autentico spazio politico. Resta aperta la questione se questa sfera pubblica renda possibile la formazione di nuove soggettività plurali, di congiunzioni tra dispositivi e soggetti capaci di rendere conto di un orizzonte politico mutato profondamente. L'ipotesi che si vuole perseguire qui è che questi mutamenti vadano rintracciati e indagati a partire dai fenomeni di riestetizzazione tecnica della sensibilità umana e dalle nuove pratiche di manipolazione dell'immagine che la tecnologia ci offre oggi. I numerosi movimenti di protesta che stanno attraversando il mondo contemporaneo (Onda verde, Primavera araba e così via) restano ancora aperti sul piano politicoistituzionale, ma mostrano chiaramente l'affacciarsi di una nuova estetica politica della comunicazione globale. -
Architettura e materia. Realtà della forma costruita nell'epoca dell'immateriale
Negli ultimi vent'anni, dopo molte architetture ""di carta"""" o, loro malgrado, rimaste sulla carta, l'architettura si trasforma da oggetto ieratico, intellettualistico e talvolta ostile, in oggetto da guardare e toccare con curiosità e interesse. Un oggetto disinvoltamente seducente, oltre che per le proprie forme, anche per le proprie caratterizzazioni fisiche ed epidermiche che, sempre più spesso, assumono però i tratti troppo distintivi dell'eccezione e dell'invenzione fine a se stessa. Questo volume vuole essere allora un contributo per ricondurre la discussione sull'uso della materia e dei materiali all'interno degli ambiti teorici che gli sono propri a partire da alcune esperienze architettoniche imprescindibili della storia dell'architettura moderna e no - come quelle di Sigurd Lewerentz, Mies van der Rohe o Louis Kahn. Così il rapporto con categorie come la tecnica e la natura, il ruolo del giunto, il progressivo affermarsi della materia come valore in sé, il ridefinirsi del rapporto tra forma e materia sono i temi che si intrecciano, all'interno dei diversi capitoli, nella lettura delle opere e del pensiero di alcuni tra i maggiori architetti del nostro tempo."" -
Per la città di Roma. Mario Ridolfi urbanista 1944-1954
Alla fine della seconda guerra mondiale Mario Ridolfi ritenne necessario occuparsi dei problemi relativi alla dimensione della città e del suo disegno complessivo. In quel momento, l'urgenza delle questioni urbane prevalse sui temi di natura architettonica e l'urbanistica tornò ad essere occasione di elaborazione culturale e di confronto politico. L'annullamento della dialettica democratica nella gestione delle politiche urbane durante i vent'anni del fascismo, le distruzioni provocate dai bombardamenti aerei e dall'essere stato il nostro Paese teatro di battaglie tra eserciti combattenti e di una guerra partigiana avevano infatti generato un groviglio di problemi estremamente complesso per affrontare il quale né i professionisti, né i dipendenti delle amministrazioni pubbliche apparivano adeguatamente attrezzati. Il Ridolfi urbanista richiamato nel titolo è quindi il Ridolfi meno noto, quello che nei dieci anni che vanno dal 1944 al 1954 - dalla fine della guerra al progetto delle torri di viale Etiopia - è impegnato a progettare, prima come architetto-urbanista e poi in sede politica, il futuro assetto della sua città.