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Nel nostro fuoco
Tommaso è un uomo che ha un’idea precisa di vita: si sveglia sempre alla stessa ora, compie gesti ordinati, puliti. Ha, nelle mani, la misura degli spazi e del tempo. Disprezza il caos, o meglio lo teme, come tutto ciò che non può controllare. L’amore, improvviso, arriva per una donna drago, che di notte si esibisce per strada, sputando fuoco dalle labbra. Servirà un poco di coraggio, a quest’uomo che sembra diretto da una voce venuta dal passato, per provare a vivere la sua storia di amore. Un rapporto, quello con Elena, che a poco a poco gli insegnerà una lingua nuova, in grado di nominare – per la prima volta – un’emotività dolce e generosa. Ma l’amore, talvolta, chiede un pegno. è così che arriva un inciampo, un guasto. Una figlia, Nina, che tradisce ogni loro aspettativa, che non cresce come gli altri bambini, che non parla. Nel nostro fuoco è la storia di un’incapacità ad amare, di una paternità difettosa. Di un alfabeto emotivo da costruire attraverso i segni nascosti nelle pieghe di gesti ripetuti e sguardi incantati. -
Brown sugar. Strade di polvere
«I suoi versi lo precedevano. E lui ne fu all'altezza.» (Nicola Lagioia). «La presenza di Veneziani nel mondo è una presenza discreta, talvolta rabbiosa, sempre discontinua: alla ricerca perenne di una ragione per vivere. (...) La verità leggendaria del suo procedere è lì a premiarlo di ogni sventura che potrà patire in vita. Anche essere dimenticati.» (Dario Bellezza). «I personaggi di queste poesie-racconto sono vivi, oggetto dell'amore di un poeta che vorrebbe scrutarne la profonda intimità. (...) Alla ricerca della ""vena nuda"""", con un linguaggio trasparente e letterario, il poeta si aggira tra i corpi delle latrine, sperando di incontrare il grande amore e ogni volta trovando facce da criminali. Ciò che gli resta in mano è un pugno di parole, quelle di questi versi, che parlano di un'assenza inquietante, della paura di chi crede che insieme alla Realtà se ne sia andata per sempre anche la Generazione.» (Renzo Paris)"" -
I miei maffiosi
"In questi ventiquattro articoli, cronache, riflessioni sulla mafia, scritti su vari giornali dal 1970 al 1986, La Cava (...) coglie il passaggio da un'antica, presunta """"buona mafia"""" (che in realtà aveva un volto cruento) del mondo rurale, agropastorale in dissoluzione alla mafia che si afferma con i sequestri di persona, con le rapine violente. (...) Nella narrazione entrano le voci della gente, dell'amico, della barista, delle persone che incontra, degli stessi mafiosi che inevitabilmente incrocia: la sua è un'etnografia dall'interno; il suo è un ascolto silenzioso e proficuo di chi è rimasto e conosce il linguaggio e i codici delle persone. (...) Con durezza e melanconia, con lucidità e rigore, con profondità di analisi, La Cava afferma un modo di raccontare la realtà che forse andrebbe riscoperta in un periodo in cui la mafia viene banalizzata, altre volte enfatizzata, a volte """"compresa"""", talora quasi giustificata o ridotta a colore, altre volte ridotta a luogo comune o peggio negata."""" (Vito Teti)" -
L' ora del mondo
"Ti chiudono gli occhi e ti trascinano lì, nel vuoto. Non sai dove sei. Ti dicono: 'Cammina'. Non vedi da pochi minuti e già il buio ti crolla addosso. Cammini e senti la pianta del piede appoggiarsi sul terreno, percepisci per la prima volta con attenzione le gambe in movimento. Le hai sempre mosse, hai sempre camminato, ma ora non solo te ne accorgi: lo vivi. Ti chiedi: 'I miei occhi torneranno a posarsi sulle pianure, le lande, le colline?' Eppure, cammini, sempre dritto, all'infinito, e in ogni istante senti il tuo corpo e ti chiedi 'Esiste il mondo per chi non ha un corpo?' E dunque cammini, inspiri ed espiri, verso l'ignoto, fino all'infinito, che poi finisce. Così mi sono sentito leggendo questa nuova opera di Matteo Meschiari. Il cammino, da lettore, era verso l'ignoto, il tempo era disgregato, lo spazio era denso di pericoli. Dove stavo andando? Chi erano queste creature che incontravo tra le pagine? Bevevo una tisana, e l'Uomo Salamandra bisbigliava alle mie orecchie: 'Sei come Libera. Viaggi senza saperlo. Nessuno sa da quando. Nessuno sa per dove'. Che cos'è L'ora del mondo? A quale ora si riferisce il titolo e a quale mondo? Un mondo può avere una sua ora, una soltanto? Procediamo per immagini. Libera, la bambina senza mano, finalmente raggiunge l'Uomo-Somaro, che l'attende da novecentocinquant' anni. Libera e il Mezzo Patriarca perduto. Libera e i buchi di stella. Libera e i luoghi: da Femmina Morta al Bosco della Barba. Libera e i Servitori Notturni: quando un'anima viene presa e lascia il suo corpo arrivano loro e la portano via. Libera e le visite ai giardini urbani di una Modena che non esiste: abbraccia la corteccia, sente il respiro. Ci sono testi che raccontano il mondo e testi che ti portano in un altro mondo. In questi ultimi, talvolta, lo spazio è infinito, il tempo è esploso, la luce muore. Sono, spesso, questi testi, un tuffo nell'ignoto, dove l'ignoto ci rivela un nuovo frammento di questo nostro passaggio terrestre. L'ora del mondo è una pietra lunare: esiste il mondo per chi non ha un corpo?"""" (Andrea Gentile)" -
Gli occhi vuoti dei santi
Proposto per il Premio Strega 2020 da Biancamaria Frabotta.rnDodici racconti potenti e corrosivi, che raccontano vite colpite, deluse, innamorate, perdonate. Sembra di guardare il palcoscenico di un teatro: a volte è una stanza lasciata vuota, un'altra un palazzo troppo alto, o solamente una sedia, a fare da sfondo; ma poi la scrittura ci accompagna dentro, tra i corpi, le colpe, le nostalgie, i rimpianti e i sogni. Dodici storie nelle quali l'immaginazione brucia l'esperienza: un vecchio vedovo che, come un alchimista, tenta di riportare in vita la moglie umanizzandone gli abiti per vestire l'assenza. Un ragazzino crede di essere il prescelto da Dio e fa di tutto per redimere i peccati della sua famiglia. Un viaggio in macchina dal lago di Garda verso il sud Italia e un bambino che osserva la gamba assediata della madre domandandosi quale sia la forma del male, capendo anni dopo che l'amore è un incantesimo più risalente della morte. Due donne scoprono d'avere una spia in casa, una testina di terracotta capace di ricatti, malefatte e nevrosi; marito e moglie esorcizzano la vecchiaia aprendo la coppia al giovanissimo Freddy in un itinerario amoroso tra Roma, Berlino e il Messico. Cinque adolescenti, tra iniziazioni sessuali e serate nel bar di quartiere, sognano un futuro all'altezza dei loro desideri lontano dai casermoni di cemento dove sono nati. E poi ci sono i padri, ""scarti superstiti dal mare, belli e perturbanti come le cose che non ci si aspetta"""".rnProposto per il Premio Strega 2020 da Biancamaria Frabotta: «Nato nel 1994, Giorgio Ghiotti, poeta, scrittore e saggista, ha esordito con la raccolta di racconti, """"Dio giocava a pallone"""" (Nottetempo 2013). """"Gli occhi vuoti dei santi"""" è la sua ultima raccolta di racconti, di grande valore sia dal punto di vista formale che nella sostanza del suo messaggio. L'io narrante che si esprime ora in prima persona, singolare e plurale, sia nella terza persona dei veri narratori non vuole presentarsi come un esempio di letteratura generazionale. La sua sembra un'autobiografia, ma non lo è. Ghiotti non gioca con i consueti trucchi della ibridazione tra verità e finzione. Il suo tema è la disperata coscienza del male di vivere che travaglia gli individui all'interno della famiglia, la spietata solitudine di chi ne fa parte e la diseguaglianza tra gli affetti. Attraverso una scansione frammentaria della voce che ricorda le pause e i soprassalti dei diari kafkiani, l'autore obbliga il lettore a mantenersi all'altezza del suo pensiero poetante. Ma la prosa poetica non c'entra. Piuttosto un'alternanza tra malinconia e feroce comicità trasmessa in una scrittura, acuminata e fulminea che elimina ogni ripetizione, ogni inutile vacuità. E a fronte di un Tempo che ci insegue, ogni inutile perdita di tempo di puro stile.»"" -
Il canto delle balene
Questo è il romanzo di cinque brindisi alla vita: ai grandi amori mai dichiarati, ai cercatori di Dio che han perduto sé stessi, a coloro che fermano i passanti per leggergli due righe del Vangelo, a chi va sui mari lontani per ascoltare il canto delle balene, a chi va da un santone per comprare una parola. Più uno: a chi ama vent'anni dopo la donna che non aveva amato vent'anni prima. -
La casa capovolta
«In un moderno e anonimo sobborgo residenziale, con i suoi drammi esistenziali e psicologici che covano sotto la patina della normalità, vive la piccola Eva, bambina ""difficile"""", intelligentissima e disadattata, dotata di una sorta di interruttore mentale in grado di trasportarla (e il lettore con lei) in una dimensione fantastica, che è evasione dal mondo e sua trasposizione nel linguaggio della fiaba: una dimensione in cui le bambole parlano, le figure immaginarie convivono con quelle reali su un piano di assoluta parità e la profonda solitudine di Eva, trascurata da un padre assente e da una madre malata di nervi, si trasforma in un fitto dialogo con ombre ora amiche, ora minacciose, la cui presenza sembra costituire l'unico antidoto a quel senso di vuoto che grava su di lei come su tutti gli abitanti del quartiere» (Paola Capriolo). «Se pure fosse una favola - e, come le favole, ricca di dolcezza ma tinta di corrosiva asprezza - è il più deciso attacco alla realtà da me conosciuto (in letteratura) negli ultimi tempi» (Angelo Guglielmi)."" -
Gli effetti invisibili del nuoto
Al misero corpo dell'uomo accade di consumarsi con il fuoco, e di essere mangiato dalla terra. L'acqua lo lascia vivo, sì, ma lo trasforma. -
Calcoli e fandonie
«Queste prose brevissime hanno l'aria di echi da un altro mondo, captati per caso da un radiotelescopio, che ci parlano di antimateria, eventi tra veglie e sonno, meriti delle civiltà delle macchine e segni ineffabili» - Vanni Santoni, la Letturarn«La matematica, la geometria, l'algebra, le macchine eccetera sono state e sono per Sinisgalli una continua, lucida e insieme un po' febbrile metafora (...). In Calcoli e fandonie attraverso diciotto capitoli ripartiti in capoversi brevi e spesso brevissimi, con quel tipico genio sinisgalliano di fondere la precisione tecnica o paratecnica (le applicazioni, le distorsioni segnano i suoi punti più felici) e lo sfumato, lo scrittore costruisce una frammentaria e come distratta poetica, che è in fondo quella ""poetica dei minimi"""", del """"millesimo di millimetro"""", delle infinitesime percezioni slargate a norma fulminea dell'Essere e del Mondo.» (Giuliano Gramigna)"" -
Taccuino industriale. Reportages 1945-1980
Gli scritti di Mario Pomilio che vengono qui raccolti comprendono un arco temporale che va dal secondo dopoguerra all'inizio degli anni '80. è dunque evidente che la prosa di queto autore, osservatore attentissimo del sentimento sociale e culturale del suo paese, ci restituisce il ritratto di un'Italia che si accinge a cambiare, tutta tesa al progresso che sta arrivando, pronta a emanciparsi e a godere del boom economico che tutti esalta. Eppure non possono nascondersi agli occhi di Pomilio gli squarci che il paese ancora subisce senza opporre resistenza; quel Mezzogiorno che non ce la fa, quei terremoti che mettono in ginocchio. -
Nome non ha. Cercando la Sibilla
Tre giovani donne partono per un viaggio: lasciano la città per capire chi sono e per dimenticare, almeno per un po’, amori, delusioni e problemi familiari. Quando la vecchia auto le tradisce, si ritrovano in un piccolo borgo al confine tra Umbria e Marche. Per fortuna incontrano Viola che le ospiterà per la notte e che permetterà loro, durante una cena ristoratrice, di ascoltare i racconti dei tanti amici che in quella casa in mezzo ai boschi passano abitualmente per una chiacchiera e un amaro. La ricerca della Sibilla condurrà il lettore alla scoperta dei luoghi abitati dalle sue storie e permetterà di conoscere meglio il territorio dei Monti Sibillini sia nella sua dimensione mitica che nella realtà attuale. -
Una città per Proust. Alla recherche di Torino
Nella ""Recherche"""" solo una volta si cita Torino, il treno del Narratore vi passa di ritorno da Venezia. Un flebile indizio per una narrazione in sette tempi: Il primo impatto con Torino, l’apparizione di figure (da Getto a Bobbio, da Leone Ginzburg a Giovanni Giolitti) e di altro ancora (come gli alberi) che riconducono a Proust-Narratore; La prima Combray del Piemonte: nella Biella di Guglielmo Alberti e Giacomo Debenedetti, La seconda Combray: Aglié (Proust e Gozzano), Gli scrittori piemontesi proustiani e no (da Pavese a Fenoglio, da Lalla Romano a Mario Soldati), I critici piemontesi (da Ferdinando Neri a Trompeo, da Luigi Foscolo Benedetto a Cajumi), proustiani e no, La petite phrase (e altre note): gli spartiti “torinesi” di Proust, Una promenade torinese di Proust, di assonanza e dissonanza rispetto a Parigi."" -
Canzonette stradaiole
«Antonio Veneziani è il rarissimo caso di uno spirito lirico sopravvissuto a tutti i disincanti del tempo collettivo e dell'esistenza individuale. Pur avendo letto tutti i libri, non ha mai fatto solidificare la sua lingua in una sapienza, preferendo tenerla viva, disposta all'urto dei desideri e delle emozioni. È Sandro Penna in un bagno di acido». (Emanuele Trevi) -
Am@re duepuntozero
La stessa storia disegnata da lui e da lei, ognuno mantenendo il proprio stile, il proprio punto di vista, maschile e femminile. La trama è semplice: due giovani si conoscono quasi per caso, si raccontano su un social network, si piacciono, si incontrano, si innamorano. I veri protagonisti sono le emozioni e le diverse visioni dell'amore, gli occhi di lui e quelli di lei si incrociano nel gioco di sguardi che è l'innamoramento, ma rimangono distinti e descrivono i due mondi, Marte e Venere. Non un semplice scritto a quattro mani, ma due romanzi che partendo dagli antipodi terminano con l'ultima pagina uno di fronte all'altro. ""Am@re duepuntozero"""" nasce da un concorso (""""Due romanzi per una storia"""") ideato da Ananke lab. In questo caso, coprotagonisti all'interno del romanzo, sono i Re-Beat, gruppo di giovani musicisti che riporta in voga il leggendario sound degli anni '60 riproponendo i mitici brani che hanno caratterizzato la beat generation. In occasione della pubblicazione del libro i Re-Beat ne hanno realizzato la colonna sonora, un brano da titolo Venere e Marte, che si può trovare tra le pagine del romanzo."" -
La deontologia medica nell'evoluzione codicistica. Una lettura sinottica delle sette edizioni 1958-2014 e relativi giuramenti
Dalla ricostituzione dell'Ordine dei medici nel 1946 a oggi il Codice di deontologia medica ha avuto sette edizioni. Il volume organizza le diverse versioni in colonne sinottiche che permettono l'immediato confronto delle modifiche subite in tutti questi anni. Completa il lavoro un'appendice coi testi dei Codici come licenziati da FNOM e FNOMCeO, con l'indice analitico delle parole più significative e con l'indice di tutti gli articoli; in appendice anche il testo del 1953 vs quello approvato nel 1958 e la rielaborazione 2007 delle Linee Guida del 2006. Presentato da Augusto Pagani, presidente dell'OMCeO di Piacenza, e da Roberta Chersevani, presidente della FNOMCeO, il lavoro è contestualizzato da un saggio di Maurizio Mori, ordinario di Bioetica dell'Università di Torino, che mette in luce i nodi centrali del rapporto tra etica e deontologia medica. Uno strumento indispensabile per tutti i medici, gli studenti di Medicina, gli studiosi di etica medica e bioetica, e chiunque voglia approfondire la deontologia. -
Anatomia dell'oppressione. La critica di due Femen alle religioni
Dai capelli ai piedi, passando per il seno, il ventre, i genitali: avete mai pensato a come le religioni (cattolica, islamica ed ebraica) sezionano, costringono e ingabbiano il corpo delle donne? Odio, fastidio, coercizione, controllo: sono queste alcune delle parole che ricorrono in ""Anatomia dell'oppressione"""", mentre le due attiviste Femen viaggiano, con il loro scanner, dalla testa ai piedi delle donne così come le religioni patriarcali hanno fatto e fanno lungo i secoli. Ogni capitolo è titolato con una parte del corpo (testa, seno, cuore, ventre, mani, organo sessuale, piedi), che diventa simbolo delle ingiustizie, violenze e repressioni subite, illustrate da passaggi che tolgono il fiato per la brutalità del racconto dei testi religiosi citati (e delle conseguenze reali, purtroppo, sulla carne). Il libro non fa sconti a nessuna delle tre religioni, perché nessuna di esse è benevola con il corpo e la mente femminile, e perché non si tratta di mettere in discussione la devozione personale, ma di una guerra secolare quotidiana contro la libertà delle donne. Con Prefazione di Monica Lanfranco."" -
Dalla prima all'ultima. (Storia di una scolara poi prof)
Racconto appassionato di una vita legata alla scuola, prima da scolara e studentessa, poi da professoressa. Sguardo consapevole delle difficoltà, delle debolezze, che toccano quel luogo della società che ha il compito più importante e arduo: formare le future generazioni a muoversi nel mondo. Come fare a realizzarlo quando le risorse sono scarse, quando la burocrazia fagocita, quando non si intravede nessuna alleanza tra i personaggi in gioco? Quando sembra che le uniche parole calzanti per descrivere quel luogo siano: precarietà, bullismo, violenza, noia? Donata Testa non ha risposte, ma racconta l'amore per gli studenti, per la propria materia, racconta delle meraviglie che possono accadere tra quelle mura. È allora questa la strada per risvegliare il desiderio di salvare la scuola, per trovare nuove forze e sinergie, per realizzare, tutti insieme - docenti, studenti e genitori - la scuola che vorremmo. ""Cambiamo le forme: stamattina i banchi con le gambe in su, la cattedra in mezzo, e tutti i maledetti ruoli scambiati, proviamo a essere altro da noi, oggi, oggi soltanto, e guardiamoci, Dio Santo, giocare al cambiamento, facciamo la magia. Salviamo la scuola""""."" -
Quanto un cento lire
"Che sia il rumore inequivocabile di una caciotta che rompe le tegole (esiste, davvero, quel rumore che non fa nient'altro), l'educazione al quotidiano misurata """"a cento lire"""", una nuvola di lacca oppure i semi che hanno bisogno di sentire il suono delle campane, o infine il panico da impronte digitali alla loro prima, vera scoperta - poco importa: per quanto personali siano i ricordi che compongono i racconti di questa raccolta, riescono sempre a essere condivisibili, replicabili, qualcosa che se pure non è successo anche a noi, avrebbe benissimo potuto farlo. Come le fiabe: che si creda o meno di dover un giorno fare i conti con il lupo che si è pappato la nonna, beh, l'importante è sapere che sarebbe andata esattamente come a Cappuccetto rosso, casomai ci fosse capitato di attraversare un bosco proibito con un cestino in mano e l'innocenza di chi ha soltanto delle scoperte da fare."""" Dalla prefazione di Massimiliano Rossin. Età di lettura: da 6 anni." -
Italia incivile. La guerra senza fine tra élites e popolo
Un dibattito sulle élites scoppiato di recente - e nella sua diffusione virale nei media piuttosto povero di categorie - ha registrato una radicalizzazione rispetto a espressioni di disagio che da tempo serpeggiavano nell'opinione pubblica e che da anni ormai erano precipitate in quella polemica contro la «casta» che è stata foriera di conseguenze in termini di delegittimazione di molti attori politici. A partire dalle riflessioni e dai testi di Vilfredo Pareto, Gaetano Salvemini, Norberto Bobbio, Alessandro Pizzorno e Giovanni Sartori, il volume raccoglie alcuni contributi dell'autore sulle più evidenti patologie italiane e sulle loro inascoltate denunce. La crisi odierna della Repubblica le rende particolarmente attuali, ingenerando un profondo scoramento in chi mediti su quante vane siano state tante prediche distribuite nell'arco di oltre un secolo da pensatori che a pieno titolo meritano l'appellativo di esponenti dell'Italia civile. -
Nuovo mondo
«E se per caso, ipotesi assurda, fosse offerta a voi, a quanti di voi si sentissero in grado, l'opportunità di costruire un mondo nuovo (in cui l'accettazione delle diversità, l'aiuto reciproco, la rinascita, il costante movimento fossero le regole uno, due, tre e quattro) voi che fareste?» Quindici personaggi, accomunati soltanto dall'essere privi di qualche cosa, si ritrovano di fronte a una proposta inaspettata e bizzarra. Saranno i sapori e i profumi del mare a condurli lungo una strada dalla meta ignota, fatta di conoscenza reciproca, amicizia, amore e sopratutto speranza. In tempi in cui le persone, gonfie di rabbia, innalzano muri facendo monumento di sé e della propria verità assoluta, Donata Testa nel suo ultimo romanzo cerca un labile filo che unisca, un rammendo che potrebbe guidare altrove, in un nuovo mondo fatto di sfumature e apertura all'altro.