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Redemption. I figli degli dei. Vol. 3
Il capo del Consiglio, Christoph, è morto per mano di Elyse e i Discendenti iniziano a uscire allo scoperto, rivelando il loro segreto al mondo. Alcuni credono che sia la Profezia che giunge a compimento, ma tale profezia comporta anche delle conseguenze drammatiche. Non era destinata a essere pacifica come molti avevano sperato. Umani e Discendenti lottano per convivere in un mondo che non è pronto a un cambiamento del genere. L'America è divisa. Coloro che glorificano questa razza sovrannaturale credono che i Discendenti siano sul serio le divinità di cui sostengono di portare il sangue. Altri li vedono come una minaccia. Quando Elyse dà alla luce l'oracolo della nuova generazione, ha un'ultima visione: una guerra. La distruzione delle principali città del Paese e la fine dell'America come la conosciamo. Dopo la nascita di sua figlia, Elyse si ritrova priva della capacità di prevedere il futuro. Nel disperato tentativo di salvare il mondo dal conflitto, ripone la sua fede nella speranza che i Discendenti siano la chiave per la sopravvivenza. Dopotutto hanno le abilità per fornire a una società distrutta i mezzi per resistere. Solo dalle ceneri può nascere un nuovo mondo. -
Nero eterno
Marcello Kiesel è un cacciatore di fantasmi, specializzato nello scovare e annientare le presenze demoniache. Accompagnato dal suo fedele assistente, Lerner, spirito intrappolato in uno specchio, tenterà di affrontare e demolire l'entità diabolica che infesta la casa dei coniugi Guidi. Il caso in questione, però, si dimostrerà diverso e molto più ostico dei precedenti e coinvolgerà Kiesel a un livello più profondo, minando le certezze già acquisite in anni di consolidata attività professionale. Attraverso strumenti di protezione contro gli spiriti, sogni astrali e passaggi in diverse dimensioni del reale e dell'onirico, il protagonista cercherà di contrastare l'oscura presenza che tenta di impossessarsi del suo spirito e della sua carne. -
Sulla danza
Negli ultimi anni la danza ha intensificato anche nel nostro paese la sua presenza, sulle scene e fuori di esse, nelle trame dei discorsi più vari; il mondo dell'audiovisivo la riprende con inusitata frequenza, la filma, partecipa alle sue configurazioni e ne accresce l'archivio. Che cosa significa questa promozione e accresciuta comunicazione della danza? Si tratta di comprendere non solo che la sua attrattiva ha qualcosa da insegnarci sul nostro tempo, sulla ricerca – che lo agita più o meno coscientemente – di nuove disposizioni spaziali, di nuovi gesti, ma anche che è la danza stessa a essere oggi in gioco, perché la promozione che la investe non necessariamente favorisce la natura dei suoi atti. Ripensare la natura di questi atti – il loro motus commovente (Nancy); il loro rapporto con il pensiero, il corpo, le arti (Gasparotti); la relazione tra l'Occidente e l'Oriente della danza (Sala Grau); il legame tra la danza, il teatro e la morte (Zanardi); l'origine comune del ""dire poetico"""" e del """"gesto danzante"""" (Ermini) – può, forse, aiutare la danza a decidere quale condotta assumere nei confronti dei modi in cui oggi viene proposta, spinta sulla scena, promossa."" -
Toccare il reale. L'arte di Romeo Castellucci
Con Romeo Castellucci siamo di fronte non soltanto a un protagonista della scena contemporanea; siamo di fronte soprattutto a un artista che ha contribuito a cambiare profondamente il modo di pensare e di fare il teatro nella nostra epoca. Questo volume, a cura di Piersandra Di Matteo, raccoglie non solo gli scritti degli studiosi che hanno partecipato al Convegno Internazionale ""La quinta parete. Nel teatro di Romeo Castellucci"""", che si è tenuto nell'aprile del 2014 all'Università di Bologna nella cornice del progetto """"e la volpe disse al corvo. Corso di linguistica generale"""", di cui nel libro si ripercorre l'esperienza, ma anche le riflessioni e le fotografie di quanti hanno seguito negli anni il lavoro di Castellucci in modo intenso e singolare. Non manca, infine, un insieme di sguardi, a dieci anni di distanza, sulla 37° Biennale di Teatro di Venezia diretta dall'artista, evento tanto misconosciuto quanto decisivo per le forme del teatro a venire."" -
Oblio
Che cosa accade a un bambino che smette di piangere nelle braccia della maestra all'asilo dopo essersi separato dalla madre e inizia a giocare con un altro bambino divertendosi e sorridendo? E cosa, invece, a quello che non smette mai per giorni e giorni? Che cosa accade all'adolescente che, abbandonato dalla fidanzata o tradito dall'amico, un giorno non sente più il graffio al cuore del dolore? E cosa, invece, a chi lo sente uguale la vita intera? Che cosa accade a un uomo o a una donna un minuto dopo che abbia montato una protesi di organo? E dopo un giorno? E dopo un anno? Tentare una riabilitazione dell'oblio è un'operazione ardua e a suo modo coraggiosa. Una sterminata letteratura conferisce alla memoria, all'archiviazione diligente, alla testimonianza il rango di dovere etico e all'oblio quello di perdita tragica e colpevole di qualcosa che invece deve permanere. Un pensiero pigro dice: ricordare è bene, dimenticare è male. Il libro, a cura di Walter Procaccio, si compone di contributi del sapere filosofico, psicoanalitico e letterario e tenta di rileggere gli inganni e i tranelli della memoria e i servizi e le virtù dell'oblio o almeno di un certo oblio. I numi tutelari degli autori sono Proust per la letteratura; Freud, Bion, Matte Bianco, Lacan, Ferrari per la psicoanalisi; Deleuze, Bergson, Wittgenstein per la filosofia. -
L' ipotesi ontologica. Vol. 1: Dell'essere.
"Se ci fosse ancora bisogno di ripetere che l'essere ci appare solo come effetto di linguaggio, basterebbe il modo in cui queste due parole (Seiende e Sein) si ipostatizzano in due Qualcosa"""" (Umberto Eco, Kant e l'ornitorinco). È alla seconda di tali ipostasi - ed esattamente in quanto """"effetto di linguaggio"""" e dunque a partire dalla sua grammatica - che è dedicato questo primo volume dell' Ipotesi ontologica, il cui scopo è porre le basi, tramite la tematiz-zazione della domanda filosofica fondamentale circa il senso dell'essere, per un'indagine sulla struttura ontologica dell'ente e sulla differenza/identità tra cosa ed ente. L'autore, ponendosi su un piano anteriore rispetto alle diverse opzioni teoriche che hanno dominato il secolo scorso - su tutte la fenomenologia, l'ermeneutica e la dialettica -, affronta tale compito tramite un confronto serrato con il pensiero antico, con la filosofia di Russell e Heidegger, ma anche con la grande tradizione medievale (Abelardo in primis) e con la linguistica contemporanea, confronto il cui fulcro è nel De Interpretatione aristotelico. Partendo infatti dalla costitutiva coappartenenza di essere, pensiero e linguaggio, l'analisi deve concentrarsi innanzitutto sul piano linguistico, individuando nella sintassi della frase copulare lo sfondo di ogni ulteriore questione filosofica (il problema del vero e del falso, della determinatezza dell'essente, il rapporto tra essenza ed esistenza, tempo e spazio...). Comincia così a delinearsi il corpo di un'ontologia non metafisica, ma neppure più antimetafisica, che ha nella genealogia del linguaggio un suo esito naturale e nell'antropologia filosofica la sua vocazione." -
Raymond Chandler. L'indagine della totalità
Cosa racconta il romanzo poliziesco americano nel suo incedere narrativo? Fredric Jameson parte da questa domanda per condurre un'indagine critica che, a volo radente, attraversa le forme culturali, i tratti sociali, gli aspetti economici messi in prosa dalle opere di Raymond Chandler, lo scrittore che più di altri ha contribuito a trasformare i racconti nati sulle riviste puip in un genere letterario in grado di impostare la propria Tradizione: l'hard boiled. Nei suoi romanzi - che hanno attraversato e oltrepassato il Novecento conservando intatto tutto il loro fascino - Chandler racchiude ed esprime della propria epoca, già storicizzata, il pathos di un mondo in bilico, che Jameson restituisce nell'intreccio tra arcaismo e modernizzazione di massa, e rielabora nella contrapposizione tra spazi urbani e naturali, grande stile e paraletteratura, frammentazione in episodi e unità narrativa, dettaglio e ritratto d'insieme. I romanzi di Chandler, disposti uno accanto all'altro nell'analisi sinottica di Jameson, giungono infine a comporre un unico grande polittico al nero. -
Confessare l'impossibile. «Ritorni», pentimento e riconciliazione
«Riconoscere che non si vive insieme, ebbene, che con e come uno straniero, uno straniero ""a casa propria"""", in tutte le figure dell'""""a casa propria"""", che non c'è """"vivere insieme"""" che laddove l'insieme non si forma e non si chiude, laddove il vivere insieme (avverbio) contesti la completezza, la chiusura e la coesione di un """"insieme"""" (nome, sostantivo), di un insieme sostanziale, chiuso, identico a sé; riconoscere che non c'è """"vivere insieme"""" se non laddove, in nome della promessa e della memoria, del messianico e del lutto (senza lavoro né guarigione), si accoglie la dissimmetria, l'anacronia, la non reciprocità con un altro più grande, di volta in volta più vecchio e più giovane, un altro che viene o che forse verrà, che forse è già venuto, ecco la giustizia di una legge al di sopra della legge...» (Jacques Derrida)"" -
La morte del poeta. Potere e storia d'Italia in Pasolini
Alla fine degli anni sessanta Pasolini scopre di essere affascinato dal potere: ciò che ha sempre combattuto, e che lo ha combattuto a sua volta con discriminazioni, aggressioni e processi, e incastrato dentro di lui, condiziona suoi comportamenti e contamina il suo desiderio di ribellione. Inizia allora da parte dì Pasolini una ricerca, che raggiungere il suo culmine nella stesura di ""Petrolio"""", sui meccanismi con i quali il potere si insinua nella psiche dei soggetti. Facendo ricorso alla psicoanalisi freudiana Pasolini individua nell'infanzia l'origine dei vincoli che legano gli individui al potere e nella scissione dell'io il dispositivo psichico che quel vincolo consolida e perpetua. Di qui la valorizzazione del """"fantasma masochista"""" per erodere le basi su cui si riproduce l'ingiusto legame sociale, ma anche l'interrogazione pressante sulla vocazione alla poesia e sul ruolo della letteratura, sulla loro capacità, una volta rinnovate, di contribuire a sciogliere i """"vincoli puerili"""" con il potere, a combatterne il fascino."" -
Valutare e punire
Qui si mette in opera una critica della cultura della valutazione: dei suoi presupposti ideologici, della sua retorica e delle sue pratiche concrete. Interrogazione filosofica e analisi del presente concorrono a portare allo scoperto la rivoluzione silenziosa che ha cambiato il significato della conoscenza nella ""società della conoscenza"""". Parole familiari come qualità, eccellenza, merito assumono valori inediti, risemantizzano l'ethos della scienza. Ma la valutazione è anche più di questo: un vero e proprio dispositivo di governo, come mostrano la nuova introduzione e i due saggi che si aggiungono alla seconda edizione di questo libro."" -
La teoria degli incorporei nello stoicismo antico e «La nozione di problema in filosofia»
In questo libro, che tanta parte ha avuto nella cultura francese del Novecento, Émile Bréhier introduce lo Stoicismo nel grande dialogo che la filosofia contemporanea ha intrattenuto con l'antichità, esplorando il luogo in cui sembra venir meno il principale assunto della dottrina stoica: «tutto ciò che esiste è corpo». Questa fisica, che estende la nozione di corpo a tutto ciò che è in grado di agire e patire, è costretta a fare i conti con quattro residui inattivi e impassibili: l'esprimibile, il luogo, il vuoto e il tempo. Si tratta di esistenze al limite del reale. Non per questo secondarie, se è vero che la dialettica - «scienza del vero e del falso e di ciò che non è né vero né falso» - si compone esclusivamente di esprimibili, ossia di incorporei. La presenza degli incorporei, inoltre, conduce gli Stoici a situare al sommo delle categorie non più l'«essere» ma il «qualcosa»: unità più alta che comprende corpi e incorporei. -
L' amentale. Arte, danza e ultrafilosofia
Per Socrate filosofare era fare musica e per Platone un ""pragma"""" ispirato dalle Muse. Per gli Stoici, la danza e l'arte dell'attore rappresentavano il modello più puro di saggezza, mentre per Plotino agire bellamente era il destino di ogni manifestazione del cosmo danzatore. La modernità umanistico-razionalistica - fatta eccezione per alcune isole quali Bruno, Spinoza e Nietzsche - ha intrapreso tutt'altra via, conformandosi all'idolo di una Mente astrattamente universalizzante e comunicante solo attraverso la trasmissione di messaggi/oggetto tra soggetti separati, ma del tutto incapace di fare mondo comune. I principali esiti sono: il """"male filosofico"""" diagnosticato da un artista del '900 come Magritte e la condizione di """"povertà d'esperienza"""" denunciata da Benjamin nel 1933. Eppure uno degli ultimi maestri del pensiero come Derrida afferma che in ogni arte e nella stessa filosofia è sempre all'opera una danza. E il poeta Zanzotto era convinto che il poeta dovesse essere un performer capace di recitare e danzare la parola... Ma che cosa comporta far danzare il pensiero le parole? I movimenti di questo libro cercano affrontare il cuore detta questione, contaminando l'interrogazione della saggezza e sapienza dell'arte novecentesca e contemporanea con la vocazione musicale della filosofia attraverso l'elaborazione di alcuni motivi-guida: l'unità dell'atto del la mescolanza di tutto in tutto con tutto; l'insopprimibile potere affettante delle immagini."" -
Una festa tra noi e i morti. Sull'Orestea di Eschilo
Orestea/Agamennone Schiavi Conversio, apertura della 46' Biennale di Venezia, è un lavoro teatrale sulla trilogia di Eschilo, un confronto con l'opera che estende il dominio del teatro ai campi anti-teatrali della performance e della critica. Cosa significa recarsi a cospetto del corpus eschileo, di una materia archeologica in primo luogo verbale? Orestea, tragedia politica o metafisica? Il libro rivela l'impegno di Simone Derai a tenere ostinatamente per mano i due discorsi paralleli della giustizia e dell'essere, affrontando la scalata a questa impalcatura bifida e impervia con una nuova infedele traduzione. I: Orestea di Anagoor rincorre Eschilo ma anche Socrate, Broch, Severino, l'amato Sebald, Arendt, il poeta Mazzoni, una muta di Virgili apripista per scendere lungo la schiena dell'Occidente, dal bacino del Mediterraneo alle foreste europee, su tracce che portano ai rituali funebri, all'ossessione del non c'è più, all'origine del teatro, ai deliri del continente, alle fosse comuni. -
L' avanguardia dei nostri popoli. Per una filosofia della migrazione
"I profughi costretti di paese in paese rappresentano l'avanguardia dei loro popoli"""". Hannah Arendt scriveva queste parole nel famoso articolo del 1943 """"We Refugees"""", aggiungendo che """"il consesso dei popoli europei è andato in pezzi quando, e perché, ha permesso che i suoi membri più deboli fossero esclusi e perseguitati"""". Nell'epoca delle migrazioni climatiche, delle nuove esclusioni e dei nuovi razzismi, anche ambientali o legati alla pandemia, la diagnosi arendtiana non solo non ha perso nulla della sua attualità ma suggerisce strategie interpretative inusuali, esige che la stessa nozione di popolo sia nuovamente interrogata. Attraversando le discipline, spaziando dalla critica dell'integrazione alle riflessioni sul colonialismo, indagando i dispositivi di produzione degli apolidi o le moderne teorie e pratiche di esclusione del diverso, riflettendo sulla potenza testimoniale delle immagini e sulla violenza paranoide delle attuali chiusure identitarie, il volume, a cura di Andrea Cavalletti e Gianluca Solla, concepisce la filosofia delle migrazioni nel senso del divenire migrante dei nostri popoli. Proprio oggi, quando il dominio capitalistico ha reso le nostre vite invivibili, le figure del rifugiato e del perseguitato indicano paradossalmente l'unica sopravvivenza possibile." -
Filosofia della corruzione
Il concetto di corruzione si riferisce generalmente all’appropriazione illecita di risorse pubbliche per scopi privati; un’appropriazione che rompe la condizione di uguaglianza tra i cittadini. Attraverso l’analisi di casi specifici e il confronto tra diverse metodologie questo libro propone un’indagine filosofica della corruzione, che si muove in un solco teorico di ispirazione machiavelliana e repubblicana. Il presupposto è che il problema della corruzione nelle nostre società non possa essere affrontato con approcci puramente giuridico-normativi, deontologici o moralistici. Le cronache quotidiane mostrano il crescente rilievo che assumono fenomeni plurali e ordinari di “quasi corruzione” che si accompagnano a una crisi profonda della distinzione tra pubblico e privato. Il potere obliquo che si esercita in questi casi rivela un intreccio di legami sociali incomprensibili se interpretati alla sola luce dello scambio di interessi. Nella prospettiva filosofica che anima la riflessione di Thierry Ménissier, la corruzione si rivela, invece, come una vera e propria “forma di vita”. In società sempre meno orientate “alla virtù civica”, e attraversate da forme disseminate di potere obliquo, Ménissier tenta di rispondere alla domanda: quale etica pubblica è oggi possibile? -
Archeologia del sangue (1948-1961)
"I testi presenti in questa prima parte del lavoro chiamato 'Archeologia del sangue', da me, idealmente, previsto diviso in tre sezioni, dai primi anni della mia vita fino a mò (anno del Signore 2020), potrebbero costituire una sorta di bislacca e parziale 'autobiografia'. Cioè, e con ciò, spiego il perché dei due aggettivi, 'bislacca' e 'parziale', di cui sopra: invece che parlare della mia vita, partendo dalla 'a' e arrivando alla (del resto ignota!) lettera 'zeta' di un lungo, complesso e ancora perdurante (grazie a Dio!) percorso, ho preferito concentrarmi piuttosto su un determinato mio periodo di esistenza; nello specifico, quello che va dall'anno 1948 all'anno 1961, e su di esso darvi ragguagli, esemplificandoli, raffigurandoli, in simbolici quanto concisi, spero!, nuclei narrativi""""." -
Danza Cieca
"Danza Cieca"""" è una raccolta di riflessioni sull'esperienza fisica, estetica ed emozionale vissuta nella messa in opera dell'omonimo duetto danzato dal coreografo Virgilio Sieni e dal danzatore non vedente Giuseppe Comuniello. Pensato come un taccuino per favorire il rinnovamento della danza in quanto pratica epifanica di conoscenza e consapevolezza, il libro eredita anni di ricerca sull'origine e sul senso del gesto. La tattilità, l'attenzione alle """"cose più piccole"""", il sentirsi compresi e mossi dallo spazio, le forme di immaginazione e di memoria scaturite da una danza che si dedica all'altro sono i punti focali di un'esperienza che prende corpo dal corpo, di un linguaggio multisensoriale che tenta di spingersi oltre ogni atto simbolico e produttivo." -
L' etica del desiderio. Un commentario del seminario sull'etica di Jacques Lacan. Nuova ediz.
"L'etica del desiderio"""" è il primo commento di una delle opere più rilevanti del pensiero del Novecento. Questo libro, ricostruendo la trama del testo quasi riga per riga e parola per parola, intende essere una guida alla lettura di uno dei momenti più importanti e più impervi del pensiero psicoanalitico di Jacques Lacan, vale a dire il seminario risalente agli anni 1959-60, dedicato al tema dell'etica della psicoanalisi. Attraverso l'esplicitazione di tutti i rinvii nascosti, gli accenni non ulteriormente chiariti che punteggiano e sostengono il corso del seminario, si è cercato di mettere il lettore in contatto con il background, psicoanalitico in primo luogo, ma anche letterario, scientifico e filosofico, su cui si erge la riflessione etica di Lacan." -
Decostruzione del cristianesimo. Vol. 1: La dischiusura.
"La dischiusura"""" è la prima parte di quella straordinaria e discussa decostruzione del cristianesimo che Jean-Luc Nancy ha poi proseguito con """"L'adorazione"""". Attraverso il pensiero di Nietzsche, Heidegger, Blanchot e Bataille, Nancy ripercorre la storia dell'intreccio tra fede e ragione, religione e metafisica, al fine di aprire, """"schiudere"""", i confini di entrambe. Contro le due minacce, in fondo complementari, con cui deve misurarsi la nostra società, quella di una laicità interamente nichilista e quella di una ricaduta nel fondamentalismo religioso, la decostruzione del cristianesimo - il termine è ovviamente un tributo a Jacques Derrida - è una riflessione sulla possibilità che il pensiero vada al di là di se stesso, inoltrandosi con coraggio in quelli che sono considerati i terreni della religione, nella consapevolezza però che non si tratta di tornare al religioso, ma di comprendere come ne siamo già usciti. """"Domandarsi quindi nuovamente che cosa, senza negare il cristianesimo ma senza neanche tornare a esso, potrebbe condurci verso un punto, una risorsa sommersa sotto il cristianesimo, sotto il monoteismo e sotto l'Occidente, che bisognerebbe ormai mettere in luce: perché questo punto aprirebbe, insomma, a un avvenire del mondo che non sarebbe più né cristiano, né anti-cristiano, né monoteista né ateista o politeista, ma capace di andare proprio al di là di tutte queste categorie (dopo averle rese tutte possibili)""""." -
Noi maschere. Storie e paradigmi della personalità
Gioco, costume teatrale, veicolo di dissimulazione e di identità fittizie, la maschera esercita un fascino immutato nella nostra cultura, chiamando in causa l'incerto rapporto tra sincerità e menzogna, essere e apparire, interiorità ed esteriorità. Che cosa accade al volto travisato o al personaggio quando l'attore esce di scena? Invitando alla metamorfosi e proteggendo dagli sguardi indiscreti, destabilizzando e insieme paradossalmente fissando l'identità della persona, la maschera possiede una natura ambigua che l'uomo contemporaneo può interrogare solo rivolgendosi al passato. Muovendo dalla psicologia che alla fine dell'Ottocento aveva scoperto gli sdoppiamenti dell'io, gli stati di sonnambulismo e le crisi di isteria, attraversando anche la storia delle idee giuridiche e politiche, il volume, a cura di Barbara Chitussi e Giorgio Zanetti, si rivolge alla filosofia e alla letteratura che hanno definito un nuovo paradigma del soggetto inteso come continua vicenda di maschere. Le voci di Maupassant, Thackeray, Proust, D'Annunzio si intrecciano così a quelle di Schmitt, Freud, Lacan e Sartre, componendo la storia sorprendente di questo strumento di trasformazione e creazione di sé: la maschera, appunto, di cui alla fine degli anni Trenta Jean Starobinski aveva compreso il pericoloso potere politico. Autori: Carlo Altini, Jacqueline Carroy, Barbara Chitussi, Silvia Contarini, Contini, De Carolis, Paolo Godani, Daniel Heller-Roazen, Federico Leoni, Federico Lijoi, Bruno Moroncini, Vanessa Pietrantonio, Giorgio Zanetti.