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Il libro digitale. La parola agli editori
Come cambia il libro nella sua versione digitale? Qual è il ruolo dell'editore nel passaggio al digitale? E infine, come è cambiato il mondo dei lettori nell'era di Google? Attraverso le voci di alcuni dei maggiori editori nazionali, da Zanichelli alle Edizioni di «Storia e Letteratura», da Mondadori Education al Mulino, a Clueb, questo volume offre un panorama del mondo dell'editoria digitale e dei cambiamenti introdotti dagli ebook e dalle piattaforme di lettura on line. Per capire cosa sta cambiando nell'editoria e come saranno i libri del futuro e i loro lettori. Scritti di Andrea Angiolini, Daniele Donati, Giuseppe Ferrari, Fabio Ferri, Valentina Gabusi, Paola Italia, Valentina Saraceni, Francesca Tomasi, Claudio Tubertini, Maria Villano. -
Il mestiere del giudice
Il 4 agosto 1974 una bomba esplode sul treno Italicus all'altezza della stazione di San Benedetto Val di Sambro. Non è il primo attentato che si verifica sui treni, ma il più grave sino a quel momento: dodici morti e quarantotto feriti. La procura di Bologna indagherà e gli esiti della prima istruttoria sull'Italicus verranno annunciati agli italiani dal notiziario mattutino del 2 agosto 1980, in un tragico concatenarsi di eventi, poco prima che la micidiale deflagrazione alla stazione di Bologna lasci tra le macerie ottantacinque morti e più di duecento feriti. Sono anni difficili per l'Italia, e per chi si trova, da magistrato, a dover sbrogliare una matassa i cui fili conducono in molteplici direzioni, fino a lambire le zone grigie di alcuni apparati dello stato. Portare avanti le istruttorie può diventare un percorso a ostacoli in cui destreggiarsi tra mitomani e depistatori. -
Il linguaggio della violenza. Estremismo e ideologia nella filosofia contemporanea
A prima vista sembra esserci una separazione netta tra linguaggio e violenza: colui che sa esprimersi non ha bisogno di ricorrere alla violenza. Del resto, c'è il detto che molti conoscono: la violenza è l'ultima risorsa degli incapaci. È veramente così? Questo testo parte da una considerazione meno confortante: linguaggio e violenza non si escludono a vicenda. Anzi, si possono associare in un legame pericoloso e minaccioso. Un'alleanza sinistra che permette la diffusione di propaganda, ideologia ed estremismo. E diversi sono i casi in cui linguaggio e violenza si accompagnano a vicenda in diversi ambiti della società contemporanea: la politica, la cultura e la filosofia. Attraverso i lavori di Walter Benjamin, Martin Heidegger, George Steiner e Sigmund Freud, il libro presenta un'analisi impietosa del legame tra linguaggio e violenza nella filosofia contemporanea, forse senza ambire ad una soluzione, ma segnalandone i pericoli e le derive autoritarie. -
Galapagos. Le isole alla fine del mondo e altri reportage (reali o immaginari)
Un Artaud inedito traspare da questo libro, poco frequentato anche dagli addetti ai lavori. Il tema è infatti quello del viaggio che racchiude, oltre ai resoconti scaturiti a contatto con la tribù messicana dei Tarahumara in cui avrà modo di sperimentare gli effetti stranianti del peyotl, anche alcuni reportage immaginari, realizzati dopo aver ascoltato racconti di amici che si erano recati in Cina e alle Galapagos. Senza alcun freno inibitorio, emerge la tendenza artaudiana all'esposizione di taglio profetico e apocalittico che troverà il suo acme nel rocambolesco viaggio in Irlanda fatto col proposito di restituire ai suoi abitanti il presunto bastone di San Patrizio. Ai quattro reportage presentati nella prima parte, tra i quali figura ""Il villaggio dei Lama morti"""", mai più ristampato, nemmeno in Francia, dopo la prima uscita sulla rivista """"Voilà"""" nel 1932, seguono i testi dedicati ai Tarahumara, tra i quali spicca il """"Supplemento al viaggio nel paese dei Tarahumara"""", infarcito di elementi devozionali di taglio eretico, se non addirittura blasfemo, dove predomina la peculiare visione sincretistica che si impone prima del rinnegamento di ogni forma di religiosità possibile. Totale è l'identificazione con la figura di Cristo, dagli esiti deliranti e, al contempo, profondamente umani."" -
Raffaello
Grande amore di Henri Focillon, uno dei massimi storici dell'arte del Novecento, fu il Rinascimento italiano, al quale dedicò tre saggi fondamentali: quello del 1910 su Benvenuto Cellini; un secondo, nato dalle lezioni che tenne alla Sorbona nel 1934-1935 su Piero della Francesca; e questo, su Raffaello, scritto nel 1926. Le monografie, i cataloghi ragionati sull'opera di Raffaello sono innumerevoli, l'interesse della critica e del pubblico è vivissimo e destinato ad aumentare in questo anniversario che ne celebra i cinquecento anni dalla morte. Una intramontabile attualità che si delinea con esattezza anche nelle parole dello stesso Focillon: «Uno studio di Raffaello non è necessariamente inattuale. In un modo non ancora ben chiaro partecipa di un'epoca che cerca di ricostruire la forma e che ha nostalgia dello stile». È la chiave di volta di queste pagine, su cui Marco Bussagli, nella Prefazione, osserva che lo storico dell'arte francese «certo si riferisce al XX secolo e al ruolo del suo scritto», ma è anche una dichiarazione che «si attaglia perfettamente a descrivere quel processo stilistico che sarà del manierismo e che, in ogni caso, mostra come fin da allora Focillon seguisse quelle che potremmo definire isoidi dello stile e delle forme cercando e trovando corrispondenze tra il passato e il presente». -
Variazioni su Don Giovanni.
«Non ha visto davvero Don Giovanni - scrive Ortega y Gasset - chi non vede accanto al suo bel profilo di corteggiatore andaluso la tragica figura della morte, che lo accompagna ovunque, che è la sua drammatica ombra. Essa scivola con lui nel ballo; con lui scala le graticole dell'amore; entra insieme a lui nella taverna, e sul bordo del bicchiere da cui beve Don Giovanni si muove la bocca scheletrica di questo muto personaggio... quella è la sua suprema conquista, l'amica più fedele che segue sempre le sue orme». Ortega y Gasset, il più cristallino dei filosofi spagnoli, riflette in questo libro su uno dei miti maggiori che la Spagna abbia generato: il Don Giovanni, archetipo letterario e umano ritratto per la prima volta da Tirso de Molina e poi inseguito da decine di autori, da Mozart a Byron, al popolare Don Juan Tenorio di Zorrilla. Nelle sue pagine, Ortega rilegge il Don Giovanni e lo colloca sullo sfondo della cultura del Novecento. La sua affascinante trama di pensiero è qui accostata a quella di un altro raffinatissimo autore, suo contemporaneo, sullo stesso tema: José Bergamín. Variazioni su Don Giovanni compone così una dialettica scintillante di riverberi tra psicologico e culturale, tra spagnolo e universale. (Enrico Lodi). Con un saggio di José Bergamín. -
Le bonjour de Robert Desnos. Dalla scrittura medianica al Lager
Considerato da alcuni un poeta difficile per via degli esiti spesso criptici della sua scrittura, indissolubilmente legata ai giochi di parole più imprevedibili e sregolati, Desnos è in realtà un autore la cui pronuncia, dagli anni Trenta in poi, tende gradualmente a illimpidirsi, esaltandosi a contatto con una dimensione etica rigorosa e, soprattutto, con le acrobazie verbali derivanti dal trasporto amoroso dapprima per la stella Yvonne George e, in seguito, per la sirena Youki. Un poeta dei nostri giorni, Pasquale Di Palmo, dopo aver ordinato e tradotto la prima antologia italiana dei versi di Robert Desnos - La colomba dell'arca (Medusa, 2020) -, ripercorre con rara empatia la vicenda biografica e artistica di questo poeta tra i più importanti e rimossi del Novecento. Desnos diede vita, giusto un secolo fa, alla stagione irripetibile del surrealismo contrassegnata dai sonni ipnotici e dall'écriture automatique, assieme a un manipolo di avventurieri dello spirito che innalzarono a emblema la provocazione e la sfida verso le convenzioni. Questo libro si pone come un prezioso vademecum che accompagna il lettore a conoscerne la figura di scrittore misterioso e geniale, sensibile e amante della libertà, la cui esistenza, pur animata da un'inesauribile joie de vivre, dopo il sodalizio con Breton e i suoi compagni, si chiuse con la morte nel lager nazista di Terezín l'8 giugno 1945. -
Le falistre
Vagano come falistre le parole di Marco Munaro, singolare figura di poeta-editore che sembra aver raccolto l'eredita? di Bino Rebellato, di cui non a caso ha curato in modo magistrale l'opera omnia. A distanza di trent'anni dalla stesura queste sue combustioni liriche, presentate per la prima volta in forma integrale dopo un accurato lavoro di revisione, si configurano alla stregua di un godibile romanzo familiare, costruito intorno a un repertorio fantasmatico costellato di presenze decisive che in realtà sono dolorose assenze. Tali epifanie, caratterizzate da una dimensione memoriale tesa al recupero di un'infanzia anonima e, al contempo, favolosa nelle terre di un Polesine frequentato da fate ed orchi, angeli e demoni, personaggi mitologici e indissolubilmente legati alla terra, si succedono attraverso le cinque sezioni della raccolta come altrettante «scintillografie». A volte basta la pronuncia di un nome scaturito dalle segrete dell'oblio o una «fola» ariostesca rivisitata in una chlebnikoviana «età della latta» ad innescare un cortocircuito dalle valenze quasi oniriche, simile agli esiti del mufaculor, neologismo correlato a un gioco infantile che in se? contiene qualcosa di magico e velenoso. Il dettato di Munaro, che in seguito conoscerà esiti più articolati e complessi, qui si carica di accensioni visionarie fulminee, le cui composite tessere formano un Bildungsroman dai tratti compiuti e potentemente evocativi. (p.d.p.) -
Ultramodum (la sparizione dell'immanente)
«Singolare figura di intellettuale ""eretico"""", Gian Ruggero Manzoni si misura da sempre con un'espressione poetica dai toni crudi ed essenziali: si pensi a quella sorta di trittico composto dalle raccolte """"Il dolore"""" (1991), """"L'evento"""" (1997) e """"Gli addii"""" (2003). A proposito di quest'ultimo lavoro un critico finissimo come Paolo Lagazzi dichiarava: «Manzoni ci ricorda anzitutto che non si finisce mai di dire addio; l'addio, a chi amiamo e a ciò che amiamo, è il movimento fondamentale del nostro stare confitti nel tempo». E al tema dell'addio è dedicata anche questa nuova raccolta di Manzoni, Ultramodum (la sparizione dell'immanente) che, fin dal titolo, rivela gli intenti esoterici (i riferimenti all'alchimia, alla numerologia ecc.) e, al contempo, essoterici (la ricerca del sacro, il contrasto fra bene e male). Si tratta di un viaggio metaforico nel nihil del deserto, composto in cinquantacinque tappe, lungo un itinerario impervio che si manifesta attraverso folgoranti prose. Vi si ricostruisce un Oriente onirico e favoloso ma che, nella sua esemplarità, non ha niente di """"esotico"""" e che diviene metafora del nichilismo attuale, di un percorso privato e collettivo in cui non è possibile non riconoscere il sigillo della precarietà che ci attanaglia (si pensi anche al profetico romanzo Il morbo, edito nel 2002). La scrittura di Manzoni si dipana così, tra suggestioni veterotestamentarie e richiami agli autori più compositi (da Pound a Eliot, da Char a Genet), configurandosi come un'esperienza irrinunciabile, toccata dai crismi sempre più rari dell'autenticità.» (p.d.p.)"" -
Macchine del diluvio
È una poesia contratta quella di Stefano Massari, ripiegata intorno a un nucleo di immagini sghembe e ricorrenti che sembrano contrapporsi al mondo delle macchine evocato nel titolo. Non c'è conforto in questi versi, tutto sembra collassato, come se si volesse rimarcare una condizione claustrofobica, di alienato, di scorticato, tesa a creare una pronuncia straniante e vertiginosa che tuttavia conserva i crismi di un'autenticità rara. Non sarà difficile indicare tra i maestri di Massari alcuni autori novecenteschi che hanno esibito la parola alla stregua di un osso, di un referto: da Fortini a De Angelis, passando per Antonio Porta. La nostra epoca peraltro non ha più bisogno di parole e maestri, bensì di un silenzio che arrivi a cancellare tutto il dolore accumulato da un corpo che modula nelle sue dodici morti altrettante resurrezioni. È bandita qualsiasi armonia che non sia quella che si rifà alle dinamiche di una fisicità perduta nell'ingranaggio di un pensiero sclerotizzato, teso ad ammassare, «con gesti di scure e carità», le pagliuzze d'oro e lo sterco, per ricordarci che siamo preda non di un sogno, ma delle «mani imputridite dei mercati». -
Ecopedagogia
Il clima è in crisi, l’ambiente in difficoltà. Sono gli effetti dell’antropocene. Bruna Bianchi conia un nuovo termine, promuove una nuova visione di abitare la Biglia Blu. Ecopedagogia è uno scambio vitale equo tra uomo e Terra. Istruire le nuove generazioni allo sviluppo ecosostenibile, ripensare il ruolo politico dell’infanzia, il pensiero femminista come modello per la tutela di Gaia. Educare i bambini alla giustizia interspecie, ripensare al rapporto tra uomo e animale, promuovere una narrazione che riscopra la sensibilità del non umano. Connessione tra specie è la parola chiave. Bianchi racconta di una nuova pedagogia della creatività che sviluppano un senso di interdipendenza profondo con gli altri esseri viventi. L’Ecopedagogia è da insegnare nei boschi, le scuole, gli asili tra gli alberi e il canto degli uccelli. -
Le regole del buonumore
Fiducia, Leggerezza e Pace sono le regole del buonumore, consigliere di re Giudizio. Quando il re muore, venuta a mancare la sua guida, gli uomini si lasciano accecare da invidia e avidità, dimenticando i propri valori e chiudendosi in se stessi. Tenendo fede al giuramento fatto al re, le tre sorelle tenteranno di riportare agli uomini la memoria persa, indispensabile per ritrovare i giusti principi e costruire un futuro degno. Per farlo si avvarranno dell'aiuto dei venti del sud e soprattutto di un bambino, espressione di quella purezza d'animo che abbatte ogni ostacolo. Età di lettura: da 7 anni. -
Fabulae dulces in fundo
Fabulae dulces in fundo raccoglie corsivi e brevi elzeviri su temi di attualità apparsi sul quotidiano ""Avvenire"""". L'autore ha voluto raccontare e dimostrare il riscatto del Sud della penisola da una secolare arretratezza e dal predominio invadente delle cosche mafiose e camorristiche. In questi articoli viene registrato un fatto nuovo: dopo l'orribile sacrificio del giudice Falcone nel 1992, la ottocentesca """"questione meridionale"""" ha subito una brusca battuta di arresto e il Mezzogiorno ha inteso affiancarsi alla civiltà e alle istanze di progresso civile del resto del paese. Una ventata di serenità e di legalità laddove prima era solo l'esplosione delle stragi di camorra e di mafia o del terrorismo, rosso o nero poco importa. Di questa trasformazione a dir poco rivoluzionaria di Napoli e del Sud d'Italia, e quindi dell'intero quadro dell'unità nazionale, dà conto questo libro che, pur in tempi oppressi dall'epidemia del coronavirus, apre le porte alla speranza di un Sud non più schiavo della malavita e di una borghesia in preda ai fumi delle droghe e di un'esistenza parassitaria, ma ad un avvenire tranquillo, prospero di operosità e pace sociale. Così anche la tanto agognata unità d'Italia sembra meno lontana e finalmente possibile!"" -
Ripetizione
Un giovane uomo senza nome arriva in una fortezza posta su un confine speciale, ""una sottile striscia di terra... un'invenzione che separa un deserto da un nulla"""". Tutta la vita del protagonista è scandita dal succedersi ripetuto di gesti, di eventi e di un movimento che avviene tra due poli, un'origine, la casa paterna, e un limite, il confine sul quale sorge la fortezza. Una ripetizione nella quale si consuma la vita del protagonista ma che, al contempo, si propone come condizione dalla quale partire per ipotizzare la possibilità di un senso dell'esistenza."" -
Soluzione dei problemi del vento
È un libro-mondo in cui la Costiera è vista come una metafora dell’intera condizione umana. Si va dal racconto del restauratore di un Cristo ligneo, nella cappella di Santa Maria dell’Olearia, alla vicenda di una compagnia di ragazzi che pratica il jumping, per un ideale di conoscenza superiore. Dalla bancarotta di una famiglia amalfitana, durante la crisi economica dei primi del Novecento agli anni Sessanta e all’evoluzione economica di quel periodo: l’invenzione di un motore rivoluzionario è al centro del racconto, con tutte le conseguenze della bruciante delusione finale, fino all’attuale fase di cambiamento, in cui il turismo è diventata l’occupazione principale della Costiera. Sono solo alcune delle storie. Altri racconti parlano di santi, lupi mannari e marionette, dell’amore di due poeti per una donna, di drammi scolastici, di turisti in cerca di ispirazione, di un ritrovamento prodigioso sepolto dalla furia della Seconda guerra mondiale. Nel suo insieme l’opera, pur avendo un respiro europeo, prende spunto dalle pagine dei grandi scrittori campani, quali Domenico Rea, Giuseppe Marotta, Michele Prisco, Raffaele La Capria, fino a risalire a Masuccio Salernitano e a Basile. In questo senso la tradizione letteraria è sentita come viva e presente, nel tentativo di porsi in continuità, nel solco di quella vasta e intensa esperienza espressiva. -
Il diamante grezzo
Il nucleo di una stella cadente atterra nei pressi di un borgo di pescatori finendo per assomigliare ad una pietra qualunque. Un giorno una bambina che colleziona sassi particolari la raccoglie e comincia a levigarla, incuriosita dai racconti del nonno sull'essenza nascosta delle cose. Presa dall'attenta operazione, e guidata dagli insegnamenti dell'anziano, scoprirà l'importanza della ricerca e del saper attendere, riflettendo in quella che destina alla pietra, una cura da dedicare anche a se stessa. Comprenderà così che proprio nella dedizione fiduciosa si nasconde il delicato svelamento della propria essenza. Età di lettura: da 8 anni. -
Melancolia
"Melancolia"""" ospita un canzoniere nato come tentativo di cura mitopoietica contro l'incurante uso sociale delle parole: le poesie della silloge restaurano sprecati discorsi sul Bene, ridanno voce a tradizioni e mitologie lontane, si schierano a tradurre i dialoghi eloquenti di querce e cani, trascrivono profezie erotiche durate un lustro." -
Frammenti refrattari. Saggio minimo sulla condizione umana
Non c'è nulla che faccia di me un uomo, nulla che mi inviti ad essere un uomo. Tranne la consapevolezza di esserlo sempre stato per gli altri. E gli altri lo hanno creduto. Nel paesaggio tormentato ed apocalittico del nostro tempo, una scrittura minima, intermittente e randagia, esplora come una sonda sottile le contraddizioni dell'umano in tutte le sue forme. Frammenti singhiozzanti e ribelli, riottosi ed anarchici attraversano la ""nuda vita"""", denunciandone le menzogne e le mistificazioni: esilio, perdita, consunzione, risentimento, nostalgia di Dio, rimpianto dell'Origine, desiderio di un altrove irraggiungibile si esprimono in sentenze lapidarie e assertive costellate di citazioni che """"sono come i briganti ai bordi della strada, che balzano fuori armati e strappano l'assenso all'ozioso viandante""""."" -
Il filosofo è un cadavere. Ediz. integrale
Il legame tra filosofia e morte è oggetto d'indagine sin dagli albori del pensiero occidentale. Il filosofo deve mostrarsi nel suo vero aspetto: è un cadavere che si aggira nel mondo dei vivi e che in opposizione alla guerra e alla violenza si esprime in pacifiche forme concettuali. La scrittura filosofica, staccandosi dalla vita, può recuperare una genuinità senza censure e inibizioni ideologiche o morali, riportando alla fatica del concetto anche parole e temi messi al bando dalla tradizione. Eppure il filosofo è legato alla scrittura e ai libri da una fede quasi magica, che lo porta a riflettere sullo stile, sul cinema, sull'arte contemporanea e sul rapporto tra il movimento del pensiero e la fissità della morte, sulla scorta di chiare pulsioni sessuali. Il filosofo - simbolo dell'umanità tutta - è morto prima, dopo e durante la scrittura, ma ne conserva un atto di autocompiacimento erotico. Fuori di questo, il nulla. -
Incondizionatamente
Trovarsi ad una festa, guardarsi e... riconoscersi. Questo è quello che è successo a Beatrice ed Elia, due ragazzi giovanissimi che non hanno ancora scoperto quanto l'amore possa essere terribilmente complicato, ma allo stesso tempo semplice. Una storia d'amore che nasce per caso, scardinando ogni convinzione. Un colpo di fulmine tra ragazzi giovanissimi, due pezzi di un unico puzzle, che sapranno raccontare loro stessi in una maniera pura, unica, forse inusuale ai giorni d'oggi. Una storia che metterà al centro l'amore, la forza e la paura. Sì, perché l'amore fa paura e parlare dei propri sentimenti ad alta voce significa doversi mettere alla prova, rischiare. Sarà proprio la paura a dividere Beatrice ed Elia, ma sarà l'amore a renderli forti, incondizionatamente.