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Icona e preghiera. Esercizi spirituali con la parola dipinta
Negli esercizi spirituali vengono solitamente proposti brani tratti dalla Scrittura o riflessioni dei Padri della Chiesa o dei santi. Questo libro vuole invece riprendere l'antica tradizione ecclesiale che insegnava a meditare non solo con l'ascolto della Parola, ma anche attraverso l'immagine, per fare la stessa esperienza degli apostoli sul monte Tabor, dove furono testimoni del mistero della trasfigurazione. Prima di essere «scritta» sulla tavola di legno, l'icona è generata nella preghiera e nel silenzio. Il suo scopo è portare colui che ha lo sguardo rivolto verso di essa a entrare nel mondo di Dio, per poi ritornare a immergersi nella vita quotidiana trasformato dallo Spirito. L'icona dunque guida il nostro cuore e la nostra mente dal visibile all'invisibile, dalla terra al cielo, dal tempo finito all'eternità. -
Il compagno Cristo. Vangelo del reduce
"Eccellenza, speravo di poterVi portare personalmente 'Il compagno Cristo', ma sono rimasto senza tempo. Il titolo forse non Vi piacerà: non piace molto neanche a me; ma per metterlo in certe mani ho creduto di ascoltare il suggerimento degli editori. Infatti parecchi comunisti ne furono già invogliati, è esca degli ultimi"""". Così il 18 marzo del 1946 don Mazzolari scriveva al proprio vescovo, mons. Cazzani, nel consegnargli un volume che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto titolarsi 'Il Vangelo del reduce'. Egli ne iniziò la stesura nell'estate del 1942, pur nella consapevolezza che una tale opera avrebbe dovuto attendere la conclusione del conflitto per poter essere stampata. Di certo le ambiguità del titolo fornirono un ottimo alibi a quanti non volevano neppure confrontarsi con il pensiero dell'autore. Lo sforzo di don Mazzolari consiste nella presentazione dell'essenza del messaggio evangelico ai giovani e agli uomini del 1945, ai 'reduci' da tutti i fronti della guerra: egli vuole mostrare la piena aderenza della proposta di Cristo alla loro condizione umana. Di fronte alle sofferenze patite dal reduce, il parroco di Bozzolo si impegna a fornire un'immagine di Gesù anzitutto come 'liberatore', echeggiando le idealità dei giorni successivi alla Liberazione politica, ma il suo messaggio si muove in un'ottica pienamente religiosa e ad un tempo capace di porre le premesse per l'edificazione di una società diversa." -
Tempo di credere. Ediz. critica
Tempo di credere è una meditazione sull'episodio evangelico di Emmaus (Lc 24,13-35), condotta a termine da Mazzolari nella seconda metà del 1940, sequestrata per ordine del Ministero della cultura popolare nel marzo 1941 e poi diffusa in forma clandestina. La scelta non scontata di utilizzare come testo biblico di riferimento una traduzione curata dal pastore valdese G. Luzzi è solo uno degli aspetti che manifestano da parte di don Primo un'idea di Chiesa dallo sguardo aperto nei confronti dei diversi e dei lontani. Prendendo spunto dalle vicende relative alla passione, morte e risurrezione di Gesù, egli compone una riflessione che interseca con grande libertà contemplazione evangelica e problematica contemporanea. La pagina di Luca in cui Cristo si fa compagno di cammino, accostata al vissuto della Chiesa e del mondo, diventa per il cristiano un pressante invito a condividere con ogni uomo le contraddizioni della storia. Il volume dà seguito all'edizione critica delle opere di Mazzolari avviata dalla Fondazione Don Primo Mazzolari e dalle EDB. I criteri della revisione vengono di volta in volta illustrati dal curatore, nella nota introduttiva di apertura. -
Rivoluzione cristiana
Don Mazzolari scrisse ""Rivoluzione cristiana"""" tra la fine del 1943 e il 1944, con la speranza di pubblicarlo anonimo alla macchia, ma il suo disegno non poté realizzarsi, prima a causa degli arresti che gli inflisse la polizia tedesca, poi a motivo della condanna vaticana. Rimasto tra gli inediti conservati dalla sorella Giuseppina, fu dato alle stampe nel 1967 per i tipi dell'Editrice La Locusta di Vicenza, e poi riproposto da EDB nel 1995. L'edizione critica ne riproduce per la prima volta il testo originale, tranne che per l'ultima pagina, evidentemente smarrita, per la quale si seguono le edizioni già ricordate. Il fondamento teologico della riflessione mazzolariana sulla """"rivoluzione cristiana"""" sta nella dinamica dell'Incarnazione: la rivoluzione cristiana è portata da Cristo Rivoluzionario e non c'è vera rivoluzione senza di lui. Per don Primo la prova cruciale della permanente vitalità del cristianesimo consiste proprio nel suo saper essere fermento rivoluzionario nella storia contemporanea. Con questo ulteriore volume, la Fondazione Don Primo Mazzolari e le EDB proseguono nell'edizione critica delle opere di Mazzolari. I criteri della revisione vengono di volta in volta illustrati dal curatore, nella nota introduttiva di apertura."" -
Il Padre di tutti. Lettere, discorsi e interventi 1998
I temi dei testi raccolti spaziano dalla liturgia alla Sacra Scrittura, dalla spiritualità presbiteriale a quella della vita consacrata e a quella laicale, dall'ecumenismo al servizio e al volontariato, dal rapporto tra etica e politica all'attenzione alla vita della città, dalle riflessioni sui temi dell'anno dello Spirito Santo a quelli della preparazione al Giubileo, dalla presentazione dell'anno pastorale 1998-99 sulla riscoperta del volto del padre alla scuola da salvare e alla cultura da promuovere. -
Perché il sale non perda il sapore. Discorsi, interventi, lettere e omelie 2002
Al di là della ordinarietà degli appuntamenti diocesani tradizionalmente previsti dal calendario, i suoi interventi del 2002 non potevano non risuonare all'orecchio degli uditori come di carattere straordinario, e non assumere i toni del testamento spirituale. Così ad esempio il discorso Paure e speranze di una città, rivolto al comune di Milano (28.6.2002), in cui, dopo aver ampiamente riflettuto sul tema della città nel contesto odierno, egli assicura la sua preghiera e il suo affettuoso interessamento per Milano ""anche da luoghi più lontani, magari da quella città di Gerusalemme che riassume in sé le speranze, le sofferenze e gli ideali dell'intera umanità"""". O ancora l'intervento La Parola di Dio nel futuro dell'Europa all'incontro di studio """"Cristianesimo e democrazia nel futuro dell'Europa"""" organizzato dalla rivista Il Regno (Camaldoli, 12.7.2002) e la Lettera ai genitori per chi ama i suoi figli e il futuro della Chiesa (24.6.2002) sul ruolo della famiglia. I temi trattati dall'arcivescovo hanno comunque raccolto la sfida dell'attualità, come testimoniano l'omelia in occasione del convegno """"Internet: un nuovo forum per proclamare il vangelo"""", organizzato dall'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dall'Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della CEI (10.5.2002) o il contributo al Convegno per la Giornata della solidarietà 2002 Flessibilità e precarietà del lavoro oggi (9.2.2002), in cui egli interloquisce con tutte le parti coinvolte nel rapporto di lavoro..."" -
I preti sanno morire. La via crucis continua
Il volume, ultima fatica editoriale di don Mazzolari, costituisce un contributo allo sforzo di riconciliazione degli animi nei difficili giorni dell'immediato dopoguerra. Dopo l'uccisione a San Martino Piccolo di Correggio (RE) di don Umberto Pessina ad opera di partigiani comunisti, le iniziative per onorarne la memoria culminarono con l'erezione di una Via Crucis nei pressi del sacello che ne custodiva le spoglie, a ricordo dei molti preti uccisi. A don Primo venne affidato il compito di suggerire i ""motivi di ispirazione per gli artisti"""" coinvolti nell'impresa. Il testo è organizzato nella forma di una meditazione ininterrotta che si snoda attraverso 14 capitoli, in cui si ripercorre un'ideale Via Crucis. Ogni stazione è costruita armonicamente con la stessa cadenza interna: dopo una breve introduzione che serve da ambientazione, segue una riflessione sulle diverse tappe che scandiscono la salita di Gesù al Calvario e insieme la """"tormenta"""" dei """"preti vittime"""", prima di chiudersi con una preghiera composta per l'occasione. Con questo terzo volume, che segue """"Il compagno Cristo"""" e i """"Discorsi"""", la Fondazione Don Primo Mazzolari e le EDB proseguono nell'edizione critica delle opere di Mazzolari. I criteri della revisione vengono di volta in volta illustrati dal curatore, nella nota introduttiva di apertura."" -
Il tesoro dello scriba. La spiritualità del prete
In varie circostanze, sin dai primi anni di episcopato, il cardinale Carlo Maria Martini ha espresso pubblicamente il proprio pensiero sulla figura del presbitero. Nel rivolgersi ai sacerdoti della diocesi, egli manifesta grande attenzione ai temi legati alla formazione umana e spirituale di chi è chiamato a configurarsi sempre più a Cristo, unico Maestro, e alla parola del Vangelo, che costituisce un vero tesoro da meditare e da vivere quotidianamente. Il volume offre alcune riflessioni che il cardinale ha proposto durante il suo ministero a Milano attraverso discorsi, meditazioni e interventi. Le sue parole ruotano attorno ai seguenti temi: un amore totale e senza risparmio per Cristo, l'esperienza personale dell'Alleanza, il segno del cuore trafitto di Cristo, un cammino di povertà, la vita spirituale del prete di fronte alle sfide dell'oggi, la formazione del presbitero in questo tempo, il portare frutto nella quotidianità. Presentazione di mons. Carlo Ghidelli. -
Dietro la croce. Il segno dei chiodi
Il volume presenta insieme due opere di Mazzolari: ""Dietro la croce"""" e """"Il segno dei chiodi"""". Pur essendo comparse originariamente come pubblicazioni diverse, a distanza di dodici anni l'una dall'altra, esse sono strettamente legate sia per il tema affrontato, sia perché la prima è confluita interamente nella seconda. Inoltre in entrambi i casi si tratta di raccolte di brevi testi apparsi in forma di articoli su settimanali cattolici. I testi sono un commento ai giorni della Settimana Santa, con i rispettivi contenuti evangelici e liturgici, dalla Domenica delle Palme alla Veglia pasquale. I grandi temi della passione, morte e risurrezione di Gesù ne costituiscono il nucleo centrale. Le due opere testimoniano la piena maturità - sacerdotale e letteraria - del parroco di Bozzolo."" -
Invocare il padre. Preghiere
"'Quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli' (v. 1). Questa domanda è oggi molto diffusa; la gente desidera pregare, più di quanto ce ne rendiamo conto, si lamenta ed è umiliata di non saper pregare. Tuttavia [...] ogni tanto prega, si ricorda di Dio, lo invoca. Non si tratta di una preghiera regolare, però la gente riconosce di aver bisogno di Dio e vorrebbe imparare a pregare meglio"""" (dalla Catechesi sulla preghiera). Il volume si apre con una catechesi sulla preghiera, presenta successivamente una serie di orazioni a tema e si chiude con un esame di coscienza sull'uso del tempo. Presentazione di mons. Renato Corti." -
Della tolleranza
Mentre i carboni della guerra sono ancora incandescenti, don Primo Mazzolari scrive di getto pagine sulla tolleranza. Il libro è concluso nel marzo 1945. È frutto dei mesi di clandestinità, consumatisi dall'agosto 1944 all'aprile dell'anno successivo prima a Gambara, presso l'amico don Giovanni Barchi, e poi nel rifugio della canonica di Bozzolo. Don Primo soffre l'impotenza nella parola e nell'azione: per questo si ubriaca ""di solitudine e di inchiostro"""". Costretto in esilio, si rifugia nella forza del pensiero. Scrive. Prega. Medita e riempie fogli. Gli fanno compagnia i libri, un platano a pochi metri dalla stanza e il cielo. Confessa: """"Da qui, alzando gli occhi dal libro e spesso chiudendoli, ho seguito il declinare dell'estate, tutto l'autunno e tutto l'inverno"""". Scrivere e riflettere sulla tolleranza è gesto di resistenza alla solitudine umana cui Mazzolari non intende rinunciare. Per lui è questione di sopravvivenza personale, di respiro interiore, prima ancora che condivisione di idee con altri. Il libro nasce come esercizio ascetico. Questo semplice fatto induce il lettore ad accostarlo in silenzio, con atteggiamento meditativo: che cosa è tollerabile della propria umana solitudine? Come resistere a ciò che non è sopportabile? Che cosa portare con sé e su di sé delle vicende storiche in cui ci si trova?"" -
Della fede
"Riguardo al libro di Mazzolari, mi hanno dato di lui informazioni così impressionanti, che non desidero pronunciare a riguardo della sua dottrina giudizio alcuno. Mi si dice che faccia parte d'un gruppo di modernisti"""". Queste allarmate e lapidarie parole inviate il 17 luglio 1943 dal cardinal Ildefonso Schuster al vescovo di Cremona Giovanni Cazzani pongono una pietra tombale sulla possibilità di pubblicare il saggio """"Della fede"""" che don Primo aveva concluso nel marzo dello stesso anno, ma che potrà vedere la luce soltanto sulle pagine del quindicinale """"Adesso"""" nel 1955. Il vescovo Cazzani, in una lettera al parroco di Bozzolo rinvenuta di recente nell'Archivio Colla e pubblicata in appendice del volume, si mostra comprensibilmente preoccupato per le reazioni che il libro può suscitare sia nei lettori che negli occhiuti censori romani. """"Della fede"""", infatti, possiede all'ennesima potenza lo stigma mazzolariano della parola che comunica, quasi senza mediazioni, le urgenze dell'animo. Fin dalle prime pagine l'autore prende le distanze da un cristianesimo conformista, dalla """"dimissione"""" dei propri principi in cambio di falsi privilegi - trasparente il rimando all'abbraccio """"costoso"""" con il fascismo - e individua i possibili interlocutori nei """"cercatori di ogni strada, i sofferenti d'ogni piano, le anime semplici d'ogni categoria, che si sono liberate dalle strutture libresche per rigustare il sapore di un discorso umano""""." -
Messaggi della speranza
Sul finire del 1945 don Primo Mazzolari pubblicò, a sua firma, ma fingendo di essere ""Mamma Speranza"""", nove lettere, ciascuna delle quali indirizzata a una figura sociale ben precisa: una mamma, una sposa, un partigiano, un prete, un giovane, un magistrato, un giornalista, un industriale e un vecchio. In ogni lettera """"Mamma Speranza"""" - che si presentava come sorella della Fede e della Carità - si rivolgeva a persone che avevano sofferto durante la guerra appena conclusa, evocando i drammi vissuti da milioni di italiani: la perdita di una persona amata, la durezza della vita partigiana, l'emarginazione dovuta a precedenti simpatie fasciste, le delusioni del dopoguerra, l'incapacità di confrontarsi con i problemi pastorali nuovi. Incarnandosi nelle situazioni concrete di queste donne e di questi uomini, Mazzolari indagava sottilmente sugli interrogativi cruciali dell'esistenza di quel tempo, ponendo tuttavia sul tavolo questioni di più vasta portata: la necessità di reagire al dolore, di assumere responsabilità pubbliche, di sfuggire i nuovi conformismi, di cogliere l'essenza della propria vocazione."" -
Tu non uccidere
Nel suo ""manifesto"""" pacifista, uscito in forma anonima nel 1955 per evitare provvedimenti ecclesiastici, don Primo Mazzolari condensa la sua tormentata riflessione sulla guerra, maturata nel fuoco dei drammi del Novecento. Il testo ebbe una forte risonanza nei più disparati contesti culturali e due anni dopo il """"parroco d'Italia"""" pubblicò una seconda edizione, sempre in forma anonima, tenendo conto delle reazioni suscitate. Tu non uccidere viene proposto per la prima volta in edizione critica, secondo il testo originario del parroco di Bozzolo, con un ricco apparato di note che aiuta a contestualizzare i passaggi e a comprenderne le fonti d'ispirazione, dalla Bibbia al magistero, dalla teologia morale ai fatti di cronaca. Un'ampia introduzione del curatore ricostruisce puntualmente la genesi del testo, collocandolo nel percorso di ricerca della pace che ha accompagnato il mondo cattolico nel corso del """"secolo breve"""". Nella prefazione alla seconda edizione Mazzolari scriveva: """"A nostro modesto avviso, il mondo, oggi, è pronto a capire il linguaggio evangelico sulla pace: anzi, è il linguaggio che esso attende con desiderio persino irritato dalla lunga attesa""""."" -
Diario (25 aprile 1945-31 dicembre 1950). Vol. 5
Il volume è una ricostruzione biografica che fa ampio ricorso a brani originali di don Primo Mazzolari, spesso inediti: corrispondenza, appunti, manoscritti vari, tracce di discorsi e prediche, articoli a stampa. Poche sono le pagine di un vero e proprio diario: l'archivio di Bozzolo conserva infatti solo ""pezzi"""" autografi che riguardano una settimana nel 1946 e poche pagine sparse per tutti gli anni seguenti, fino al 1953. Si inizia con il racconto della giornata bozzolese del 25 aprile 1945 per seguire gli avvenimenti del cruciale periodo fondativo della democrazia e della repubblica e si conclude con il 31 dicembre 1950, nel mezzo di aspre polemiche e di attacchi a don Primo e al suo giornale Adesso. I testi danno spazio al Mazzolari parroco, conferenziere su temi religiosi, amico e consigliere spirituale di innumerevoli persone, osservatore attento delle più diverse realtà (il carcere, l'esperienza di Nomadelfia, la condizione religiosa del popolo italiano, l'Anno Santo). Si resta colpiti dalla sua poliedrica attività, soprattutto se si considera che ogni notte, dopo una giornata faticosa, egli passava ancora del tempo per rispondere alle tantissime persone che si rivolgevano a lui per un consiglio, un conforto, un suggerimento. In diverse pagine di questo volume questo fatto emerge con chiarezza, insieme agli sfoghi """"intimi"""" di un uomo convinto della sua missione, intelligente e colto, ma anche ipersensibile e fragile nella salute."" -
Perle di Martini. La Parola nella città (1980-2002)
Brevi citazioni tratte dagli scritti e dai discorsi di Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano dal 1980 al 2002, vengono liberamente commentate in questo volume da un centinaio di autori, amici del cardinale. -
Tra l'argine e il bosco
La riflessione sulla parrocchia rurale si sviluppa in Mazzolari fin dagli inizi della sua personale esperienza di parroco... (e) si muove tra due poli di riferimento: da un lato gli aspetti della realtà parrocchiale nella sua sperimentata concretezza, dall'altro i sintomi e gli effetti che in essa si manifestano delle tensioni e trasformazioni in atto o in incubazione all'interno della più vasta comunità ecclesiale"". Il volume ripropone per la prima volta integralmente e senza interpolazioni il testo della prima edizione dell'opera di don Primo Mazzolari, che era stata variamente rimaneggiata nelle edizioni successive con l'espunzione di alcuni capitoli, l'inserimento di altri e l'aggiunta delle note introduttive.L'introduzione ricostruisce il processo che ha portato alla pubblicazione del libro attraverso un quindicennio di riflessioni ideali e annotazioni autobiografiche sul tema della parrocchia rurale, sfociate anche in altre opere o preparazioni di opere contigue a Tra l'argine e il bosco."" -
Il Natale
In occasione di ciascun Natale la voce del parroco don Primo Mazzolari (1890-1959) si levava non solo nella forma della predicazione orale, propria del suo ministero presbiterale svolto prima a Cicognara e poi a Bozzolo (Mantova), ma pure nella forma scritta, affermatasi ben presto come naturale complemento del suo servizio e della sua attività. Sulle pagine di numerose testate che lo ospitavano come consueto collaboratore – L’Italia di Milano, L’Eco di Bergamo, Il Nuovo cittadino di Genova, dal 1949 il suo Adesso – si susseguivano con regolarità le sue meditazioni natalizie, frutto di una lettura non dotta ed erudita ma del personale accostamento del testo evangelico con la sua esperienza e il suo cuore.rnAlcune di queste «elevazioni», come amava chiamarle don Primo, furono scelte da Rienzo Colla per una fortunata pubblicazione dal titolo Il Natale, La Locusta, Vicenza 1963, poi riedita più volte negli anni successivi. Altri titoli accostano la festività natalizia al nome del parroco lombardo, a indicare una consonanza profonda dei toni della sua predicazione con il senso della più intima e più amata delle feste cristiane.rnIl testo che ora viene proposto non riproduce il volume del 1963. Pur mutuandone il titolo e le fonti – Adesso e le testate sopra ricordate – propone una diversa scelta, nell’intento di rendere ancora fruibile la parola ardente e innamorata di Primo Mazzolari. Attraverso la sua voce, nutrita di respiro e rimandi evangelici, si riassapora la domanda dell’uomo proteso nell’attesa di Dio; la meraviglia di un Dio che «prende dimora tra gli uomini»; la realtà di uno Spirito che «cammina» a dispetto di quanti lo vorrebbero imprigionare; la comunione fraterna che dà corpo e legittimità alla preghiera; la gioia di una promessa realizzata da incarnare nella quotidiana testimonianza. -
Un' «obbedienza in piedi». Carteggio con i vescovi di Cremona. Con testi inediti
Oltre 300 lettere, molte delle quali pubblicate per la prima volta in questo libro, compongono il copioso epistolario tra don Primo Mazzolari e i vescovi della sua diocesi di Cremona: Geremia Bonomelli, Giovanni Cazzani e Danio Bolognini. Si tratta di un vero e proprio patrimonio di spiritualità, che permette di approfondire le diverse stagioni del ministero sacerdotale del parroco di Bozzolo e di mostrare il suo rapporto filiale con l'autorità ecclesiastica, senza nascondere incomprensioni e crisi. Anche i vescovi fanno emergere i loro diversi temperamenti e il loro differente approccio nei confronti di Mazzolari. L'epistolario è un utile tassello per approfondire la figura del parroco, ma anche per sondare la spiritualità cristiana come luogo di incarnazione e di decisioni, soprattutto in merito al tema tanto discusso dell'obbedienza. Le lettere mostrano la fatica della fedeltà al vangelo e rivelano schiettezza, apertura di cuore, fiducia, sostegno, dubbi, incoraggiamenti, condivisione, ragionevolezza. Un quadro di fede e di amore alla Chiesa tutt'altro che scontato. -
Zaccheo. Ediz. critica
L'incessante confronto di don Primo Mazzolari con la Scrittura, e in particolare con il vangelo, si concentra facilmente intorno ad alcuni episodi e personaggi della narrazione biblica; personaggi ed episodi colti sia al primo grado narrativo, quello degli accadimenti reali o presentati come tali, sia al secondo grado, quello dei racconti messi in bocca ai personaggi reali. Ne è un chiaro esempio proprio Zaccheo, dove gli insistenti richiami alla parabola del figlio «perduto e ritrovato» vengono quasi a intessere il fondale su cui si svolge e si illumina l'episodio del capo dei pubblicani di Gerico. Il testo, dopo una lunga elaborazione e parziali pubblicazioni, comincia a vedere la luce nella sua completezza su ""Adesso"""" pochi mesi dopo la morte di Mazzolari, dal luglio al dicembre 1959; ma il volume edito da Rienzo Colla per i tipi de La Locusta nel marzo dell'anno seguente non riproduce integralmente ciò che era apparso sul quindicinale mazzolariano, bensì un testo ridotto a meno della metà. Solo nel 1974 """"Zaccheo"""" è finalmente riproposto dall'editore vicentino nella sua integrità, con una nota che attribuisce la causa delle abbondanti amputazioni all'autorità ecclesiastica.""