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Terina: vittoria e leggenda. Storia e monete dell'antica Lamezia Terme
Incentrato sulle coniazioni monetali e sulle vicende storiche della polis greca di Terina (collocata nel territorio dell'odierna Lamezia Terme), il presente volume muove i propri passi dall'archeologia numismatica e dai maggiori studi accademici del XX secolo arricchendosi poi di nuovi spunti di ricerca e avvalendosi di un vastissimo corredo iconografico che racchiude monete di straordinaria bellezza. La storia di Terina, fondata nel VI secolo a.C. da coloni greci provenienti da Crotone, lascia molte domande aperte. Una su tutte: come è possibile che una città con una limitata estensione urbana abbia saputo dominare i traffici economici dei mercati del Bruzio, della Lucania e dell'Apulia al pari di grandi centri come Eraclea, Metaponto e Taranto? Ebbene, una risposta è probabilmente da ricercarsi proprio nelle sue splendide coniazioni monetali, tra le più belle di tutto l'occidente greco e in grado di competere con quelle della potente Siracusa. In sostanza, Terina riuscì a conquistare e mantenere il proprio potere basandosi non sulla pura forza delle armi, ma anche sulla bellezza dell'arte. -
Gonessa nel cuore
Nell'anno del Signore 1265 Carlo I d'Angiò oltrepassò le Alpi per offrire il suo aiuto al Papato, in risposta all'ingerenza della dinastia Sveva e, forse, per esaudire un antico desiderio del nonno, il re francese Filippo Augusto di Gonesse. Un desiderio che si intreccia con le sorti dell'odierna cittadina di Leonessa... Dalla conquista della Provenza a quella del Regno di Sicilia, le vicende di Carlo d'Angiò si alterneranno con quelle di molti altri illustri personaggi: da Bianca di Castiglia a Urbano IV, da Clemente IV a Baldovino II, da Manfredi di Svevia a Giovanni da Procida. Tra questi, vi sono anche personaggi minori: tre amici - Agostino, Nicola e Tommaso - uniti dalla ferma volontà di liberarsi dal giogo della tirannia proprio con l'aiuto del re angioino. -
Isola del Liri medievale nella ricostruzione di Osvaldo Emery
Il presente lavoro intende celebrare Isola del Liri e le sue radici, presentando gli eventi e i personaggi che ne hanno segnato la storia e analizzando i molti dati raccolti dall'illustre ingegnere Osvaldo Emery in un volume edito nel 1935 e dedicato proprio alla cittadina del Frusinate. Le vicende di Isola Liri sono così ripercorse a partire dalle origini della città per arrivare fino agli anni Trenta del secolo scorso, evidenziando le peculiarità che l'hanno contraddistinta: in primis, il castello e la cascata naturale. Proprio la ricchezza di acque ha nel tempo agevolato la crescita di questa città fino a renderla il centro dell'industria cartaria del centro-sud, grazie alle celebri Cartiere Meridionali dirette dallo stesso Emery. -
Costanza Francini tra Artemisia Gentileschi e le committenze della Compagnia della pietà in San Giovanni dei fiorentini a Roma
La pubblicazione del presente volume scaturisce dal ventennale lavoro di ricerca svolto dall'autrice sulla basilica di san Giovanni dei fiorentini a Roma, dove la Compagnia della Pietà rappresentava il sodalizio fiorentino, incaricato della gestione della chiesa. In tale contesto i simboli iconografici della nazione Toscana e della Compagnia della Pietà spiccano in diverse tipologie di opere che vanno dai ceri dipinti per la Candelora alle pale d'altare. Il volume è arricchito dalla trascrizione di numerosi documenti dell'Archivio dell'Arciconfraternita e dell'Archivio di Stato di Roma, relativi al periodo che va dal '500 al primo '600 e attestanti la presenza di numerosi artisti più o meno noti. Tra questi ultimi troviamo Costanza Francini, inconsueta figura di pittrice che si inserisce in un contesto sociale favorevole alla donna, tanto da ottenere per il proprio lavoro il medesimo compenso dei colleghi uomini. L'interesse per la figura di Costanza è dato tra l'altro dalla sua amicizia con Artemisia Gentileschi, facilitata dalla vicinanza delle loro dimore e dal fatto di aver subito ripetute accuse diffamatorie per il loro legame con il pittore Agostino Tassi. -
Confidenze di un cane vedovo. Dalla cascina parentale
"Cosa vorresti che fosse scritto all'inizio del tuo libro, posto che lo si faccia?"""", mi domanda mentre mastica, come fanno i bambini, una spiga di grano scampata alla trebbiatura. """"Dedicato a Deborah, soltanto questo"""", rispondo senza incertezze. """"E alla fine?"""", vuole ancora sapere il mio compagno, che evidentemente già si sta predisponendo a scriverlo. Anche stavolta rispondo senza incertezze: """"Vorrei che alla fine ci fosse una frase da me sentita dire da Umberto e che mi è rimasta impressa. Vorrei che il libro terminasse con le parole: 'A me basta essere capito da poche persone, anzi da una, anzi da nessuno'. Mi sembra un messaggio che aiuta a non farsi illusioni"""". L'amico cronista si ferma di colpo guardandomi compiaciuto. """"Conosco questa massima"""", dice, """"è di un anonimo citato da Seneca, e anche a me piace molto. Se avrai il libro, ti assicuro che il tuo desiderio sarà rispettato!"""". E questo è tutto..." -
Sacro e profano. Capolavori a Viterbo tra il Quattrocento e il Settecento
Complesso e ricco di suggestioni, il tema del Sacro e del Profano è evocato e approfondito, in un percorso di ben quattro secoli, attraverso le opere di Bartolomeo Cavarozzi, Domenico Corvi, Giovanni Francesco Romanelli (artisti nativi di Viterbo), ma anche mediante i capolavori di Marco Benefial, Mattia Preti, Salvator Rosa e Sebastiano del Piombo. A questi si aggiungono il Crocifisso di scuola michelangiolesca e gli affreschi con le quattordici Virtù, recentemente scampate a un destino di dispersione, vengono illustrate e analizzate per la prima volta in questa sede. Questo il ricco patrimonio che conservato presso il Palazzo dei Priori, il Museo Civico, il Museo del Colle del Duomo, la chiesa del Gonfalone e il Museo dell'Abate di San Martino al Cimino - si offrirà ai lettori, offrendo loro, si auspica, il giusto stimolo per riscoprire il valore della città di Viterbo e beneficiare di una nuova consapevolezza circa la sua storia e la sua arte. -
Viollet-Le-Duc & le voyage d'Italie, 1836-37. Le radici della formazione d'architetto
Nel presente saggio, sono ripercorse le tappe del viaggio in Italia (1836-1837) di Viollet-le-Duc, descritto nelle sue ""Lettres d'Italie"""". I disegni dei monumenti e le lettere ci mostrano uno spaccato della società italiana del primo Ottocento nelle diverse realtà regionali da lui attraversate. Oltre all'eccezionale abilità grafica, si coglie la straordinaria capacità di penetrare - attraverso lo studio delle tecniche, dei materiali e dei principi costruttivi - lo spirito profondo delle antiche architetture, nel tentativo di attivare con il passato un rapporto più complesso tenendo conto anche dei temi che investono la società moderna del suo tempo. Il metodo di studio analitico dei monumenti italiani di tutte le epoche e la loro analisi critica, sono alla base della formazione di Viollet-le-Duc, il quale - al suo ritorno in Francia - sarà per circa un quarantennio il principale protagonista del restauro degli edifici aggrediti dalla furia demolitrice della Rivoluzione Francese."" -
Retabli di Provenza. Tra conservato e perduto nella pittura religiosa su tavola fra XV e XVI secolo. Opere, artisti e documenti d'archivio
Il presente saggio esamina i dipinti religiosi su tavola (retabli) realizzati tra il XV e la prima metà del XVI secolo in Provenza focalizzando l'attenzione sulla problematica delle ""assenze"""". La ricerca storico-artistica si concentra spesso - e in parte è obbligata a farlo - sulle opere """"sopravvissute"""" ai secoli, trascurando patrimoni scomparsi nel corso del tempo (distrutti o dispersi), ma la cui conoscenza è fondamentale per giungere a una piena comprensione di determinati luoghi e tempi artistici. Lo stesso patrimonio provenzale risulta flagellato da distruzioni d'ogni sorta, così come quello di altre regioni francesi, e per ricostruirne la storia e il senso è necessaria un'esplorazione archivistica coadiuvata da una ricognizione dei monumenti e da una ricerca di eventuali testimonianze iconografiche, efficaci """"documenti visivi"""" delle opere perdute. La Provenza occupa tra l'altro un posto di riguardo poiché, rispetto ad altre regioni della Francia, la quantità dei documenti conservati consente di delineare sia la tipologia delle opere, sia la fisionomia dei singoli artisti."" -
Ottativo
L'ottativo è il modo del desiderio e della potenzialità. Per esprimere un desiderio si può strofinare una lampada; ma la lampada si può usare anche per fare luce, e cercare quello che si desidera. Ottativo non racconta la ricerca di qualcosa, e nemmeno la descrive; è la ricerca stessa, nel suo farsi. Così Daniele Poletti, immerso come tutti nel chiacchiericcio quotidiano (dal momento che ""parlare fa saliva tutto ciò che svia è dialogo tra due seggiole""""), costruisce delle stanze, che crescono come denti, o come formicai. Allora, come per il Barone di Münchausen, sarà possibile salvarsi dalle sabbie mobili, perché è """"un conforto conoscere per se stesso afferrandosi ai propri capelli""""."" -
Esercizi di vita pratica
"Esercizi di vita pratica"""" è un baedeker per affrontare l'immersione nel quotidiano, il luogo dove le voci, i lacerti di parole, frasi o discorsi colpiscono nostro malgrado quell'area della mente che li raccoglie e li trasforma in segni, memoria, possibilità ulteriori. Da un lato la bêtise, con i suoi triti riti, dall'altro la possibilità di riconvertire lo sciocchezzaio in pratica condivisa, al di là dell'inclinazione o dell'intenzione soggettiva. Un impegno continuo di registrazione ma anche un rincorrersi di echi e di rimandi, come in una cassa di risonanza in cui entrano in gioco, assieme all'io-noi concertatore, un noiser e un'artista visiva, a rimarcare e reinventare in forme varie quel panorama sonoro che rende la vita degli altri vita in comune, cioè di tutti." -
Nuove nughette
"Nuove nughette"""" è il seguito di """"Nughette"""" (2014, introduzione di Renato Barilli), un insieme di brevi componimenti in prosa in cui la trama collassa e la parola emerge più densa, stratificata con richiami al mondo di un'oralità antica che crea una nuova e paradossale mitologia del quotidiano. L'inconscio dell'autore viene stuzzicato, sollecitato e ne fuoriesce un alter ego, Canella di nome anche lui, che colloquia sul filo del nonsense con la sua amata, la mitica Polly tettinedorate, provoca la morte di un amico per mangiare le pesche sciroppate dello studio di Bruno Vespa e diventare finalmente famoso alla tv, cerca il senso della ricerca letteraria degli ultimi anni in un brufolo che scoppia nel racconto di uno scrittore impegnato. Il tutto tenuto insieme da una sottile ironia declinata in sfumature di diversa intensità. Canella, in queste """"Nuove nughette"""", ci introduce così in un mondo di piccole ossessioni, di allucinazioni in cui il lettore attento non mancherà di riconoscere molto di sé." -
Ollivud
Ollivud è un dittico, un libro costituito da due sezioni autonome, che esplorano il cinema non come macchina di finzioni, ma come organizzazione distopica del mondo, laboratorio politico, terreno di lotta per la schiavitù totale o l'insubordinazione. Nella prima parte, 27 prose brevi presentano altrettanti film, ma secondo una logica involutiva: ad ogni nuovo film, una tappa ulteriore in un immaginario turpe e degradato. Nella seconda parte, si apre un itinerario al crocevia dei generi: poesia, saggio critico, meditazione filosofica, romanzo dell'infanzia, attraverso il capolavoro di Stanley Kubrick ""2001 Odissea dello spazio"""", per recuperare la valenza utopica, libertaria, insita nella macchina cinematografica."" -
Per giudici
Sono offerti diversi percorsi dell'opera di Giovanni Giudici che costituiscono un'occasione importante per metterne a fuoco l'opera. -
«Rifare un mondo». Sui Colloqui di Quasimodo
"Per rifare un mondo è necessario preparare nudo il terreno"""", dice Quasimodo ai giovani che sono i destinatari principali dei """"Colloqui con i lettori"""" su """"Tempo"""" (1964-1968). In anni di mutamenti epocali nella cultura, nella ideologia, nel costume, egli sembra anticipare diverse idee di Pasolini, critico come è di fronte al nuovo potere della televisione e dei media. Quasimodo non rinuncia però alla sua fede nel progresso dell'uomo e nel ruolo dell'intellettuale." -
Liberi di dire. Saggi su poeti contemporanei
I poeti presi in considerazione in questo studio sono molto diversi fra loro, anche se in ognuno di essi sembra forte il legame con il luogo, elemento fondante del loro ""fare poesia"""". La poesia di Fontanella, che si è stabilito da anni in America, non può non riconnettersi al luogo di origine, quella di Cucchi e De Angelis si inscrive nelle periferie milanesi, la poesia di Piersanti abita profondamente Urbino - ciò permette di confrontarla con la scrittura volponiana - e il paesaggio delle Cesane, mentre in quella di Neri rivive la guerra 'civile' del 1943-1945 tra Erba e dintorni. Anche questi vogliono essere poeti nuovi, 'liberi di dire' dopo l'egemonia della Neoavanguardia, alla ricerca di altri spazi e inediti rapporti con le tradizioni poetiche, che non possono non essere negate, dichiarate morte o richiamate in vita, sotto altre forme."" -
Il popolo autore nella Figlia di Iorio di Gabriele d'Annunzio
Il mito romantico del popolo autore, il mito dell'opera d'arte corale ""che si fa da sé"""" non poteva trovare compiuta realizzazione se non sulla scena. La """"Figlia di Iorio"""" (1903), capolavoro del d'Annunzio drammaturgo, ripropone un'antica leggenda dell'Abruzzo celtico e la vicenda, collocata in un tempo immemorabile, risolve vittoriosamente lo spinoso problema, tutto italiano, della lingua recitata. I personaggi della leggenda dannunziana riproducono gli accenti remoti delle nostre grandi Origini con tale perizia che il pubblico viene immerso nella temperie linguistica da cui sono nati la Divina Commedia o il Decameron. Non si tratta tuttavia di una tragedia antiquaria ma di una tragedia modernissima, in quanto punta su di una popolarità complessa, attiva e passiva: la prostituta redenta dall'amore è un'""""invariante"""" della """"Signora delle camelie"""" come della """"Traviata"""". L'omaggio per la Duse appare evidente da parte di chi le offre, ai vertici della poesia, l'opportunità di non discostarsi dal suo repertorio più applaudito. La trafila compositiva della Figlia di Iorio mette oltretutto in luce le divergenze artistiche che determinano l'alleanza mancata fra i due """"divi""""."" -
Alberto Moravia e «La ciociara». Storia, letteratura, cinema. Atti del 2° Convegno internazionale (Fondi, 13 aprile 2012)
Il volume ""Alberto Moravia e La ciociara. Letteratura. Storia. Cinema"""", raccoglie le relazioni pronunciate nel corso del II Convegno Internazionale svoltosi a Fondi, nei luoghi del romanzo, il 13 aprile 2012, e con alcuni interventi di rilievo, oltre alla prefazione di Rino Caputo, al saggio introduttivo di Angelo Fàvaro, alle conclusioni di Dante Della Terza e all'indirizzo di saluto di Dacia Maraini. Pubblicato dalle Edizioni Sinestesie, con il patrocinio dell'Associazione Fondo Alberto Moravia, è passato al vaglio di numerosi comitati scientifici e ha ottenuto il plauso per i contenuti e per la forma editoriale. Da non tacere alcuni interventi di insigni storici della letteratura, intellettuali, italianisti, esperti dell'Opera di Alberto Moravia, non senza alcune inedite riflessioni e dimostrazioni."" -
Il carteggio Tenca-Maffei. Storia, letteratura e arte nell'Italia del Risorgimento
Il lavoro di Lina Iannuzzi è il frutto di un'attenta esplorazione compiuta in questo humus politico-culturale ottocentesco, al fine di rinvenire e ordinare le linee lungo le quali si articolò la cultura a Milano, centro propulsore che concorse ad avviare fra l'altro i presupposti per il rinnovamento dell'arte, della musica, della letteratura nella seconda metà del secolo XIX sempre in una prospettiva europea. -
Le madri. Figure e figurazioni nella letteratura italiana contemporanea
Come evidenziano i diversi interventi incentrati su scrittori dal Novecento a oggi, è attraverso le madri che si dispiega un nutrito ventaglio di emozioni che permettono di scoprire, sondare, interpretare il mistero e l'incommensurabile della vita, della morte e della condizione umana. -
La follia della ragione
Lo studio traccia un percorso alla ricerca della follia attraverso la medicina, la letteratura e l'arte del tardo Quattrocento e del Cinquecento. Un viaggio fondato sull'intertestualità e sul rapporto parola-immagine: dalla stultitia come peccato (Fantini) all'universalità della Moria erasmiana, dalla rappresentazione del furore ariostesco e dell'irrazionalità bandelliana al confinamento della pazzia nell'ambito della patologia medica (Garzoni), fino all'eroico furore di Bruno. Nell'imperversare della crisi politica e religiosa, la follia diviene protagonista delle opere di letterati e artisti (Bosch e Bruegel il Vecchio in particolare), che, direttamente o indirettamente influenzati dal dibattito medico contemporaneo, fanno i conti, in forme e modi diversi, con questa ineludibile compagna di viaggio dell'esistenza umana.