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Per rabbia e per amore. Neapolitan power e dintorni
Quello tra musica e Napoli è un binomio inscindibile. Così come è inscindibile il legame che unisce la città partenopea ai suoi artisti, musicisti capaci di inventare lingue nuove o risuscitare dialetti ed esportarli in tutto il mondo. La corrente del Neapolitan Power nasce di fatto negli anni Settanta, grazie a Mario Musella, indimenticato vocalist degli Showmen (gruppo nel quale militava James Senese), ed è proprio lui a ispirare a Pino Daniele la metafora del ""nero a metà"""". In questo libro Antonio G. D'Errico incontra undici degli artisti più importanti del movimento, e lo fa nei luoghi dove vivono e producono la loro arte. Nei quartieri di Napoli e nelle periferie, dove musicisti come James Senese ed Enzo Gragnaniello creano melodie che sono espressioni dell'anima, in cui si rinnovano i propositi di un cambiamento da realizzare. O di fronte al mare del Golfo di Napoli, metafora di viaggi, incontri e scambi, da cui la voce di Pietra Montecorvino incanta i naviganti, mentre Eugenio Bennato recupera i ritmi e i desideri di rivoluzione della tradizione popolare e li porta in giro per il mondo, da Marsiglia al Marocco, all'America Latina e l'Asia. Peppe Barra, Mimmo Maglionico, Antonio Nicola Bruno, Lino Pariota, Antonio Onorato, Tony Esposito e, infine, Nello Daniele, fratello di Pino, completano il mosaico di una musica e di una città che è sempre eco e tensione di libertà e verità. Prefazione di Pino Aprile."" -
Battiato on the beach
Fare un viaggio nel mondo di Battiato significa lambire tutta una serie di dinamiche antropologiche, non solo il ruolo dell'artista nella società ma quello dell'uomo al cospetto di sé. L'alterità dello sguardo del musicista siciliano, il suo portare impressa nel viso una dialettica fatta di registri opposti, la sua continua tensione verso il superamento dei limiti e il contrasto luminoso tra la tendenza all'invettiva più sprezzante e la messa a fuoco dei temi centrali della morte e di Dio, spingono a identificare l'immagine non solo di un artista cardine nella storia musicale della nostra contemporaneità, ma di uno degli uomini più importanti della storia italiana. Le idiosincrasie di Battiato nei confronti della mafia, o di Berlusconi, o delle mode, la sua capacità di veicolare una spiritualità vera, l'approccio alle cose costantemente viscerale, lontano da ogni intellettualismo accademico, sono tappe e modi di un alieno prestato all'espressione sonora, la cui camera ha spaziato dalla più artigianale acquisizione del mestiere a uno sperimentalismo radicale diventato culto planetario, dalla rivoluzione pop che ha cambiato la faccia della canzone italiana a un inquieto ma sicuro errare nelle lande di tutto ciò che è possibile in arte e in musica. -
(I can't get no) satisfaction. Storia di un riff leggendario
Le grandi canzoni appartengono alla storia, e sono fatte di leggenda. Nel caso di ""Satisfaction"""", la storia è nota: durante il loro primo tour americano, al ritorno da un concerto al Jack Russell Stadium di Clearwater, in Florida, rovinato dalle intemperanze di una frangia di esagitati, Keith Richards cade addormentato, ma in piena notte si sveglia, afferra la chitarra e registra su una cassetta le note che gli ronzano nel cervello, rovinandogli il sonno. Poi, si rimette a dormire (col nastro che ancora gira e per i successivi quaranta minuti inciderà il suo russare pacato). Dopo neanche tre settimane, negli studi della Chess Records, a Chicago, quel riff salvato nel dormiveglia diventa (I Can't Get No) Satisfaction, ed entra immediatamente nella storia. Se a cinquant'anni dall'uscita, il 6 giugno 1965, siamo ancora qui a parlarne è perché è una delle più belle rock song di sempre. E anche perché, da quel giorno, i giovani e già ricchi Rolling Stones, brillanti e iconoclasti, trovarono la loro filosofia. Questo libro racconta tutto quello che c'è intorno, fuori e dentro uno spicchio di tempo sociale bloccato per sempre dal sonno leggero di un chitarrista di talento, e la genialità di un gruppo che ha fatto storia. E anche leggenda."" -
Rollin' and tumblin'. Vite affogate nel blues
Quaranta brevi storie per altrettante vite affogate nel blues, per narrare vicende e vicissitudini dei cantanti del blues delle origini, descrivere l'esistenza trasgressiva e irriverente di questi personaggi, mescolando accuratezza filologica e dettagli romanzati, con una scrittura viva e ironica che li rende ancora attuali. Da Barbecue Bob a Peetie Wheatstraw, da Blind Blake a Jaybird Coleman, ogni bluesman rivive nel racconto di quei difficili anni, tra campi di cotone e juke joint, quando il blues non era un genere musicale, ma una via d'uscita per i neri d'America, compressi tra gli strascichi di un forte razzismo e la Grande Depressione. Le loro storie di uomini spesso rompiballe, contrabbandieri e grandi bevitori si amalgamano col variopinto e colorato mondo che girava attorno al blues degli anni Venti e Trenta nel Sud degli Stati Uniti. Un microcosmo fatto di liti, passioni, ma anche di tenerezze e gioie: tra lenti fiumi, treni sculettanti, piantagioni assolate e malfamati quartieri cittadini dal whiskey facile. -
Willie Peyote. Basta etichette
Guglielmo Bruno, in arte Willie Peyote, in meno di un decennio ha sviluppato un percorso che lo ha portato dal suonare il basso in una punk band fino a essere ospite in tv di Fabio Fazio e a firmare con la Universal. Oggi è uno dei nomi più lanciati e in vista della scena. Sì, ma quale scena? La sua dimensione ibrida, il suo essere guardato con distacco e scetticismo dai puristi di tutti i generi in cui potrebbe essere infilato, denotano una difficoltà cronica nell’inscatolarne la proposta entro contorni rigidamente definiti. Il suo è un hip hop “suonato”, un rap che guarda anzitutto alla grande tradizione dei cantautori degli anni Settanta, il tutto pasturato da un tiro molto pop e da un approccio indie che gli hanno spesso portato accuse di hipsterismo. I suoi testi prendono argomenti complessi e contraddittori e li portano al grande pubblico, rendendoli potabili e apparentemente semplificandoli. Ma dove sta esattamente il confine tra bravura e furbizia, tra fluidità e opportunismo? Attraverso l’analisi dei suoi dischi e dei suoi testi, dall’esordio il manuale del giovane nichilista alla conferma non è il mio genere, il genere umano, passando per i sorprendenti educazione sabauda e sindrome di tôret, fino al debutto su major con iodegradabile, in Basta etichette si cerca di capire dove e come collocare un autore che è stato preso come alfiere della Sinistra ed è stato etichettato costantemente per tutta la sua carriera. Provando, per una volta, ad abbattere i compartimenti troppo stagni di certa critica musicale. -
Tutto Guccini. Il racconto di 161 canzoni
Da Noi non ci saremo a Natale a Pàvana, oltre mezzo secolo di Francesco Guccini da raccontare e riascoltare, bra¬no per brano in ordine di apparizione, passando da classici come Auschwitz, Dio è morto, La locomotiva, Incontro, Eskimo, L’avvelenata ma anche da capolavori più intimi come Amerigo, Canzone delle situazioni differenti, Bisanzio, Scirocco, Samantha o Cyrano. Ci sono tutte, quelle 161 canzoni che il Maestrone ci ha regalato, e ogni scheda ne svela la genesi, il significato, i retroscena, le curiosità e una valutazione in stelline (da 1 a 5) per confrontarsi sulle emozioni e sull’incanto di quello che è molto più di un cantautore: quando un colosso dal cervello appenninico – contadino e montanaro, di sincera cultura, affilata ironia generata da un senso di rassegnazione esistenzialista, vorace curiosità, definitivo senso di appartenenza – irrompe nella musica leggera, la rende sublime e la cambia per sempre. Se poi muove tra le dita una penna magica che sa raccontare, se tiene una voce lucente e poderosa con una erre più persuasiva che moscia, ecco nascere canzoni bellissime, tante ma non abbastanza. Guccini, il sedicente burattinaio di parole, classe De André (1940) e quota De Gregori (1,92), ha consegnato una dignità narrativa alla definizione di cantautore, ha sperimentato, si è divertito, intristito, incazzato, ubriacato, si è innamorato, ha raccontato meraviglie di trame in bilico tra cronaca, ricordi, affabulazioni, citazioni, rime spericolate e miracolose, mai cavalcato comode ideologie, mai ricorso a retorica né allegorie, per questo compreso amato e riverito più o meno da tutti, senza confini sociali, politici e anagrafici. Questo non ha la pretesa di essere un libro su Guccini, ma sulle sue canzoni. E la differenza non è sottile. -
Canzonette a regola d'arte. Guida ai modelli della forma canzone da Tin Pan Alley ai giorni nostri
Da diversi anni lo studio della Popular music coinvolge platee sempre più ampie di musicisti, appassionati e ricercatori. Più recentemente, anche in Italia si è assistito a un crescente interessamento agli aspetti storici e musicologici relativi a generi come il pop e il rock, al punto di attivare specifici corsi di studi in Università e Conservatori Statali. L’elemento fondante per definizione di tutta la produzione Popular sono le “canzoni”: brevi composizioni di testo e musica, in grado di emozionare e interconnettere intere generazioni di ascoltatori. Come ogni aspetto relativo alla produzione culturale, anche il modo di scrivere canzoni è strettamente correlato a costumi sociali e periodi storici e si è modificato nel corso del tempo. Questo processo evolutivo si è espresso sotto forma di una serie di modelli formali, che hanno contraddistinto precisi periodi nella storia della Popular music. Dino Mignogna, musicista e didatta, ci guida alla scoperta del processo evolutivo della forma canzone in tutti suoi aspetti, dalle American Song di Tin Pan Alley, sino ai successi degli anni Duemila influenzati delle tendenze hip hop, passando per le ballate cantautorali e i capolavori pop-rock degli anni Ottanta. -
Italian thrash metal militia
Siamo agli albori degli anni Ottanta, quando un gruppetto di metallari inglesi, brutti, sporchi e cattivi, pubblica un paio di album destinati a cambiare la storia del metal. La semina dei Venom attecchisce in breve tempo negli Stati Uniti con Metallica e Slayer, ma sarà l’Europa – insieme al Brasile – a offrire la declinazione più brutale e violenta per sonorità, testi e immagine proposti. L’Italia si inserisce alla perfezione nel contesto europeo dominato da gruppi tedeschi e scandinavi, fornendo un contributo fondamentale e universalmente riconosciuto allo sviluppo in senso estremo del metal di quegli anni. Autentici capofila del movimento sono i milanesi Bulldozer, cui non a caso è dedicata la prima scheda di questo testo, e i genovesi Necrodeath, seguiti a stretto giro dai catanesi Schizo, anche a dimostrazione che l’intero territorio nostrano è in pieno fermento. Un posto di rilievo in questa storia lo guadagnano anche i bresciani In.si.dia, i più orientati verso il sound Bay Area, tra i grandi, nonché i soli ad aver raccolto un ampio seguito, pur optando per testi in italiano. Ma come dimenticare il thrash tecnico dei piemontesi Broken Glazz, lo speed dei romani Fingernails, il groove/thrash dei milanesi Extrema o ancora l’hardcore degli emiliani Raw Power? E questo solo per citare i nomi più noti della rassegna. Tuttavia, questo testo si propone di affondare la propria ricerca anche nelle pieghe della storia, recuperando numerosi demo, a volte colpevolmente dimenticati. Incontreremo così nomi imprescindibili come Nuclear Simphony, Creepin’ Death, Deathrage e Furious Barking, fino a spingerci agli anni più recenti, al cospetto di Hyades e Ultra-Violence. Prefazione di Francesco Gallina. -
Visti da dietro. La musica raccontata dai batteristi
Diciamocelo: nell'immaginario collettivo la figura del batterista non gode di stima universale. Il grande jazzista Lester Young passò dalla batteria al sax dopo aver constatato che mentre lui smontava tamburi e piatti i suoi colleghi corteggiavano le fanciulle presenti in sala. Negli Stati Uniti, addirittura, sono i protagonisti di un corpus di barzellette sarcastiche (""il batterista è un tizio qualunque al quale piace farsi vedere in giro con i musicisti""""). Eppure, provate a eliminare la batteria da ogni tipo di musica, e nulla sarà com'era. Perché, nonostante tutto, i batteristi sono essenziali, indispensabili, necessari e insostituibili. Senza di loro non ci sarebbero ritmo, sensibilità, forza; senza di loro non si ballerebbe, non si batterebbe il piede a tempo, non ci si sincronizzerebbe con il respiro della musica. Non solo. Per la posizione peculiare che occupano sul palco, sempre un po' indietro, sottratti al proscenio, hanno una visione privilegiata di tutto quello che succede, e soprattutto sono gli unici che guardano gli altri musicisti di spalle, compresi i cantanti. A loro, a chi sopporta di stare fuori dal cono dei riflettori, è dedicato questo libro. Più di cinquanta grandi strumentisti italiani - senza distinzione di genere musicale raccontano le loro esperienze, la loro vita vissuta a dare il tempo agli altri."" -
B-side. L'altro lato delle canzoni. Inverno
Il secondo viaggio nel mondo di B-Side è dedicato alle canzoni dei cantautori italiani, a cui l’autrice ha associato la stagione dell’inverno, i suoi colori freddi e la sua naturale propensione alla ricerca di tepore e intimità. B-Side – Inverno, a differenza del primo volume, si sviluppa quindi in maniera più introspettiva, con una narrazione che dalla prima all’ultima pagina si svolge in prima persona e lega con un unico personaggio le diverse trame ispirate alle canzoni. La storia è ambientata inoltre in un unico luogo ideale, un palazzo immaginario – o meglio non tangibile – ma realissimo nel mondo dei sogni, metafora che accompagna tutti i racconti di questo libro. Varcando con spregiudicatezza la linea di confine tra volume di racconti e romanzo di formazione, l’autrice parte sempre dalle suggestioni dei brani come fulcro imprescindibile, carburante fondamentale di questa macchina fantastica che trasporta nel mondo di B-Side: le canzoni diventano ora ambientazione che avvolge le vicende allestendo la loro scenografia nell’inconscio, entro cui i protagonisti dei brani, come moderni Virgilio, conducono verso un paradiso molto più terreno e raggiungibile, ovvero la libertà dalle gabbie mentali costruite dalla società. Le parole delle canzoni di Vinicio Capossela, Gianna Nannini, Niccolò Fabi, Cristina Donà, Brunori Sas, Ginevra Di Marco, Bugo, Angela Baraldi, Daniele Silvestri, Nada e molti altri traghettano così in una dimensione nuova dell’universo di B-Side in cui, pur sperimentando una nuova formula, si torna sempre a battere sul principio che muoveva anche il primo volume della tetralogia: l’immenso potere immaginifico e catartico della musica. Prefazione di Ernesto Assante. -
Jimi Hendrix. Una foschia rosso porpora
Il primo agosto 1967, mentre le classifiche di tutto il mondo erano infiammate da “Purple Haze”, da “Hey Joe” e dal primo magico album della Experience, un ragazzo olandese fondava timidamente un fan club dedicato al suo idolo: Jimi Hendrix, il nuovo fenomeno della chitarra rock. Tanti anni dopo, quel ragazzo, diventato nel frattempo il massimo esperto hendrixiano al mondo, apre gli archivi del suo “Information Centre” e, con l’aiuto di uno storico famoso, Harry Shapiro, costruisce, dettaglio su dettaglio, un mosaico di dati. “Una foschia rosso porpora” è uno sterminato affresco che si estende dalla musica a immagini mai viste, ai dischi, a quella labirintica “Discoteca di Babele” che fra opere ufficiali, antologie e bootleg conta centinaia di pezzi e che gli autori qui, per la prima volta, hanno sistemato con precisione. -
L'incompiuta di Jimi Hendrix
Non c’è solo il Jimi Hendrix di Monterey, di are you experienced, di axis... C’è anche un Hendrix controverso, quello del dopo electric ladyland, il suo capolavoro: un Jimi più vulnerabile, attraversato da dubbi e incuneato in una particolare fase storica in cui la sua arte, la musica, era destinata a evolvere verso nuove dimensioni ancora tutte da decifrare. La sua morte improvvisa ha lasciato una serie di cose “incompiute”: non solo abbozzi di nuovi dischi, canzoni, nastri, ma anche progetti, idee, aspirazioni... Gran parte di questo materiale caratterizza il suo ultimo anno e mezzo di vita, sul quale queste pagine si soffermano. È un periodo di grande intensità e fascino, segnato da forti esigenze di rinnovamento, pressioni insostenibili, collaborazioni avviate o abortite sul nascere, altalenanti esibizioni dal vivo, ma soprattutto da un grande lavoro in studio che andrà poi a comporre una copiosa quanto magmatica discografia postuma, diventata per decenni terreno fertile per alterazioni e appropriazioni indebite. Come in un gioco di specchi, ogni capitolo si struttura attorno a un aspetto lasciato in sospeso, legato a una precisa cornice cronologica e a una o più canzoni pubblicate post-mortem. L’obiettivo è delineare quella che potremmo chiamare L’Incompiuta di Jimi Hendrix, non solo in riferimento all’opera che stava ultimando ma anche al suo disegno di una nuova forma di musica e di un suo ruolo più prominente come compositore. Con un’intervista a Giuseppe Scarpato. -
Music business. La grande guida
Cosa ci vuole per vivere di musica? Basta il talento? Che differenza c’è tra fare successo e avere una carriera, e come è possibile prendere il controllo del proprio destino professionale nell’industria musicale? Queste domande accomunano tanto lo studente che muove i primi passi nel mondo dello spettacolo, quanto il musicista esperto che si confronta con gli scenari odierni del mondo della musica, tra nuove piattaforme digitali e opportunità promozionali spesso difficili da identificare con chiarezza. “Music Business – La Grande Guida” racconta con tono informale ma preciso tutto quello che oggi l’aspirante professionista ha bisogno di sapere per vivere di musica e orientarsi nell’intricato universo del music business. Il testo è pensato per offrire, per la prima volta in italiano, tutti gli strumenti critici e strategici indispensabili a muoversi con successo nel moderno mondo dell’industria musicale. Dall’utilizzo consapevole dei social network alle nuove piattaforme di diffusione e streaming musicale, al lettore è offerto un prontuario completo di consigli e tecniche per promuoversi e sviluppare connessioni di valore nell’ecosistema del professionismo musicale. “Music Business – La Grande Guida” è pensata anche per gli studenti delle nuove classi di musica moderna e jazz dei conservatori, dei licei musicali e della miriade di scuole ed accademie private italiane, proponendosi come un testo utile per comprendere le mutate condizioni tecnologiche dell’industria musicale all’indomani della rivoluzione digitale. -
Rock progressivo italiano. 1980-2013
Il rock progressivo italiano ha vissuto anni di intenso splendore, soprattutto lungo gli anni Settanta del secolo scorso. Molti i gruppi che ne hanno decretato l'altissimo livello espressivo: PFM, Banco del Mutuo Soccorso, Le Orme, Area e altri. In genere gli osservatori e gli storici concordano nel sancirne la fine nel 1980, anno fatidico in cui tutte le spinte di quella meravigliosa stagione sembrerebbero essersi definitivamente sopite. Massimo «Max» Salari, invece, prova a dimostrare che il prog italiano è vivo e vegeto, e lo fa con questo studio in cui traccia un percorso che parte proprio dalla fine degli anni Settanta per giungere ai nostri giorni. Un terzo ricostruzione storica, un terzo interviste ai protagonisti di una scena tutta da scoprire, un terzo dizionario enciclopedico: miscelando gli ingredienti, il risultato è un volume straordinario per dimensioni e contenuti, nel quale l'appassionato e il neofita potranno rinvenire notizie inedite, discografie dettagliate, descrizioni stilistiche. -
Robert Plant. Una vita
Frontman dei Led Zeppelin, pioniere musicale e titolare di milioni di dischi venduti, Robert Plant nell'arco di quattro decenni ha esercitato una profonda influenza sulla storia del rock. Eppure, prima di questo libro, la sua vicenda umana, artistica e professionale non era mai stata raccontata nel dettaglio. ""Robert Plant. Una vita"""" colma questo vuoto tracciando un percorso che va dagli esordi nei folk club all'inizio degli anni Sessanta ai palchi d'oro calcati dai Led Zeppelin al picco del successo, fino alla riaffermazione come autore di formidabili album a suo nome. L'entità della gloria dei Led Zeppelin è assolutamente straordinaria: soltanto negli Stati Uniti hanno venduto settanta milioni di dischi, sorpassati in questa speciale classifica unicamente dai Beatles. Ma i loro successi sono stati segnati anche da tragedie. Tra le pagine del libro il lettore troverà testimonianze di prima mano sui vertiginosi alti e i profondi bassi dell'esistenza di Plant, come la morte di suo figlio Karac e del suo amico e compagno John Bonham, batterista degli Zeppelin. Raccontata nei più vividi dettagli, questa è la vera storia di un uomo di enorme talento, eccezionale forza d'animo e saldissimi princìpi. E del più grande cantante rock di tutti i tempi."" -
Rancore. Segui il coniglio bianco
Invisibile, chi? Non certo Tarek Iurcich. Il successo di Eden (Premio per il Miglior Testo al Festival di Sanremo 2020) è stato il coronamento di una carriera molto sui generis e molto sudata, iniziata a quindici anni con l’album segui me. Il Tufello, quartiere di Roma, è il primo scenario: è nei labirinti dei cortili interni che Tarek cresce ed è al Tufello che dedica ben due pezzi: il suo primo singolo e, anni dopo, Il mio quartiere. Dopo il Tufello c’è l’Egitto, da cui proviene sua madre, una terra “dove lo spirito viene stimolato da tante cose” e dove si situa la misteriosa figura di Ermete Trismegisto, tanto influente per Rancore da chiamare il proprio genere HHH, Hermetic Hip Hop. Dopo gare di freestyle e nottate in bianco, l’incontro con Dj Myke rappresenta per Rancore una grande occasione di crescita. Le eclettiche strumentali dell’uno, maestro dello scratch, e le rime ben affilate dell’altro danno vita a lavori importanti come l’Ep S.U.N.S.H.I.N.E., la cui title track è stata definita dal «Fatto Quotidiano» “La più bella canzone rap mai scritta in Italia”. Dopo Myke, l’album musica per bambini conferma le tematiche di Rancore: la depressione, l’alienazione, la solitudine, la creazione ad arte di falsi nemici, l’incomunicabilità e la magia. Se è vero che “Rancore” è il contrario di “Perdono” e che Tarek veste questo nome come Batman mette il costume da pipistrello, questo libro vuole invece raccontare la sua storia musicale come Lewis Carroll racconta quella di Alice. -
Love buzz. Di cosa parliamo quando parliamo di canzoni d'amore
"The power of love"""", cantavano i Frankie Goes to Hollywood: il potere del sentimento più celebrato, l'amore che ci fa impazzire di gioia o di dolore, piangere, ridere, sospirare, gemere, sognare, l'amore che muove il sole, le stelle, i mari e le montagne, il sentimento cantato da poeti, scrittori, pittori, filosofi, e... gruppi rock? Anche, ma non tanto come si potrebbe pensare. Perché in realtà, se luogo comune vuole che la maggior parte delle canzoni parlino d'amore, non è così facile per chi non sia tipo da pop dozzinale trovare la canzone giusta per dichiararsi, per festeggiare un anniversario, da dedicare a San Valentino o da ballare al proprio matrimonio. Difficile ma non impossibile: anche i rocker e gli alternativi amano, e fra tanto sesso, droga e tormento esistenziale quasi tutti trovano spazio anche per una buona vecchia love song, magari anomala, magari ambigua ma forse proprio per questo ancora più speciale. Eterno, finito, lontano, nascente, spirituale, carnale, felice, doloroso, pazzo: dai Beatles agli Arctic Monkeys, da David Bowie agli XX, la storia delle canzoni dedicate, nei modi più diversi e più belli, al """"potere dell'amore"""" in tutte le sue forme." -
Brunori Sas. La vita pensata e la vita vissuta
La vita pensata e la vita vissuta, i desideri e le insoddisfazioni, i progetti e le esitazioni sono alcune delle dicotomie principali presenti nelle canzoni di Dario Brunori, intorno a cui ne ruotano molte altre: istinto-ragione, tempi interiori lunghi-frenesia contemporanea, Sud-Nord, Lamezia-Milano, valori rocciosi senza tempo-modernità liquida, profondità-leggerezza, idealismo-realismo. I suoi dischi cantano la normalità e il quotidiano, così come uno slancio quasi utopico verso il cambiamento e il superamento di ciò che è dato: se non basta scrivere canzoni per «dare al mondo una sistemata», la musica può comunque combattere la tentazione di arrendersi passivamente al presente e raccontare di contro la possibilità di agire e intervenire nel mondo, operando un cambiamento, purché ognuno parta da sé stesso. Brunori non punta mai il dito contro i difetti degli altri, ma osserva in sé il rischio dell’indifferenza, della superficialità, della possessività o della disperazione. In una dialettica tra dentro e fuori, narra istantanee della sua vita vissuta, così come esce dalla rassicurante dimensione privata e casalinga per osservare la società. In questo libro si analizza il percorso musicale del cantautore calabrese tra suoni minimali e arrangiamenti più elaborati, dimensione acustica e orchestrale, tra il calore del suono di strumenti tradizionali e tocchi più algidi di sonorità elettroniche e metropolitane, tra una leggerezza divertita e argomenti importanti (lavoro, famiglia, fede, ecc.), i drammi giornalieri dei poveri cristi e la necessità di stemperare ogni tristezza con il sorriso bonario dell’ironia, o con la levità ora giocosa ora incantata della musica. Tutta la carriera del cantautore tra primi pezzi e collaborazioni, dischi e tour, racconti, articoli e spettacoli teatrali, cinema e tv, recensioni e riconoscimenti. -
Chiamo dopo. Un podcast che racconta storie di musica e creatività
“Chiamo dopo. Un podcast che racconta storie di musica e creatività” ricostruisce la nascita e il primo anno di vita di un podcast/talk show indipendente, attraverso le parole dei creatori ed estratti delle interviste agli ospiti protagonisti delle prime due stagioni. Il libro, così come il talk show, le cui puntate sono telefonate registrate tra New York e l’Italia, offre uno sguardo alternativo al mondo della creatività e si sviluppa prendendo come riferimento una puntata del podcast “Chiamo dopo”: un’introduzione seguita da macro-capitoli (Musica, Teatro e Cinema, Letteratura, Miti, Off Topic), intervallati da piccoli intermezzi in cui gli autori raccontano aneddoti sulla nascita del programma, sulla sua produzione e realizzazione. Il libro raccoglie le parole dei creatori Giacomo “Jack” Baldelli e Giovanni Di Raimo, ma anche di musicisti quali Mauro Ermanno Giovanardi (La Crus) e Massimo Zamboni (CCCP/C.S.I.), dj quali Fabio Arboit (Radio Capital), autori quali Emanuele Dabbono (Tiziano Ferro) e Valerio Carboni (Luca Carboni e Nek), attori quali Roberto Oliveri (Gomorra e Diavoli), scrittrici quali Giulia Blasi (Manuale per ragazze rivoluzionarie), personaggi del mondo dello spettacolo quali Manuela Blanchard (Bim Bum Bam), fumettisti quali Silver (Lupo Alberto). Ne nasce un racconto spontaneo e sincero, una raccolta di storie d’arte e di vita, prive di sensazionalismi e gossip. -
Rock around Facebook. Le rockstar nella rete dei social
Cosa ha reso umano il rock? L'avvento dei supporti in vinile, della musicassetta, del Cd o del digitale? I concerti dal vivo o la stampa musicale? Probabilmente ogni epoca, in tanti modi, ha avvicinato gli artisti agli ascoltatori. E oggi? L'unica risposta attendibile non può che essere: i social network. È attraverso Facebook, Twitter e Instagram che i musicisti sono in quotidiano contatto con i propri fan. Tweet, post, caricamenti di foto dal telefonino: la Rete si trasforma in una piazza virtuale. Questo libro è una testimonianza di questo cambiamento. Documenta lo stato delle cose attraverso una raccolta, ragionata e contestualizzata, della fiorente attività delle rockstar attraverso i social. Si trasforma, anche nel linguaggio utilizzato, in un lungo post o tweet. È lo specchio dei tempi in cui il dialogo, il marketing, lo sfogo, il litigio e la manifestazione legittima del proprio pensiero non trovano altro mezzo più efficace. Così, l'esplosione dei social ha portato tantissimi artisti (da Gianni Morandi a Taylor Swift) a trasferire la rappresentazione della propria immagine e del proprio pensiero dai media tradizionali ai profili ufficiali sui social network. A volte il risultato è esilarante, altre volgare e troppo disinvolto. Altre ancora è uno stimolo alla riflessione. Paradossalmente tv e riviste di settore, se ancora esistono, si trovano costrette a rincorrere gli artisti su queste nuove piattaforme. È un cambiamento epocale.