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L'altrui mestiere
La mia casa, Ex chimico, Contro il dolore, Il salto della pulce, Notizie dal cielo, Il mondo invisibile, Il linguaggio degli odori, sono alcuni titoli degli scritti che Primo Levi ha pubblicato tra il 1964 e il 1984. Le scienze naturali, la zoologia, l'astronomia, la letteratura diventano punti di partenza per una serie di riuscite divagazioni, di ""invasioni di campo, incursioni nei mestieri altrui, bracconaggi in distretti di caccia riservata"", che arricchiscono in maniera sorprendente la fisionomia dello scrittore. Levi conosce a fondo le cose di cui parla, rivelandosi il più estroso dei botanici, degli zoologi e dei linguisti. Inoltre racconta gli autori che gli sono cari, ci spiega perché scrive, evoca ricordi di giovinezza nostalgici e ironici, riflette sui legami tra il mondo della natura e quello della cultura. E finisce per offrirci una preziosa autobiografia, scritta con il suo stile inconfondibile: nitido, scarno, preciso. -
Le nuvole e i soldi
Finalista al Premio Napoli Poesia 2019rnQuesto libro ci permette per la prima volta di valutare in maniera organica l'opera in versi di Tiziano Scarpa.rn ??Nel cimitero della mia città vengo a rubare i fiori. Non li darò a una donna. Non sono per nessuno. Con gli occhi bassi, li offro alla parola amore che ho imparato dai morti.rn ?È la luce della concretezza a irradiare queste poesie: sono esperienze reali, come le circostanze in cui l'autore ha visto in faccia la morte; e poi la paura di diventare poveri, le tragedie famigliari, i figli non avuti, i fatti epocali, la cronaca spicciola. Anche quando è la fantasia a sprigionare le sue immagini, queste si stagliano in figure nitide, in personaggi e animali vividi: il delfino che salta e si reimmerge nelle onde del discorso; il guidatore della metro che non sa di essere seguito da una misteriosa teleferica… L'altra faccia di questa concretezza è l'attenzione alla materia solida della poesia, il linguaggio: risulta evidente nella serie di poesie in cui sono le parole stesse a parlare, dicendo «noi», ma anche nelle invenzioni tipografiche e metriche, nel pulsare percussivo o delicato dei loro accenti. Dalla meditazione all'epigramma in rima – cosí musicale da spingere quasi a canticchiarlo –, ognuna di queste poesie è profondamente fondata, motivata, impastata nella sua forma. Una delle sorgenti di questo libro è la consapevolezza che sono i morti a farci pensare sotto la loro dettatura, consegnandoci le parole che hanno inventato, e che noi, dopo secoli, continuiamo a pronunciare e a scrivere. Cosí tutta la tradizione, anche nella sua eredità formale, si ripresenta con una spinta intatta e sempre nuova. Scarpa non è un prosatore prestato alla poesia. È scrittore a trecentosessanta gradi e la poesia è da sempre una delle forme della sua funambolica scrittura, forse la matrice espressiva originaria e piú profonda del suo stile. Questo libro ci permette per la prima volta di valutare in maniera organica la sua opera in versi. -
L' uomo che trema
Vincitore del Premio Napoli Narrativa 2019 - Vincitore del Premio Wondy di letteratura resiliente 2020rnVorremmo dirvi: fidatevi. Questo è un memoir di una potenza rara. È la storia della depressione di un giovane uomo, o meglio è la storia di un giovane uomo che guarda il suo male in faccia per cercare di capire piú che può. Usando tutte le armi che ha: l'intelligenza, la forza delle parole, la letteratura, l'arte, la musica, l'ironia, la memoria.rn«Io sono l'orso, io sono la minaccia, io sono il male di cui soffro»rnL'uomo che trema racconta. Guarda la sua malattia come se fosse un corpo estraneo, lo viviseziona, cerca di capire qualcosa d'importante, e di farcelo capire. È in gioco il senso di tutto, per lui, che sa che piú si è depressi «piú le cose si fissano nell'attesa di farsi ghiaccio», come scriveva Cioran. E, in un certo senso, la sua cronaca è di ghiaccio. Proprio per questo emoziona nel profondo. Le reazioni del corpo e della psiche alle aggressioni chimiche dei farmaci, la paura, i vari incontri con gli psichiatri, il rapporto con la compagna e con il figlio costretti a convivere con i tumulti della malattia. Le corse per le vie di Roma, le passeggiate nei luoghi di Giuseppe Berto, autore de Il male oscuro . E, al culmine della sofferenza, l'appuntamento che riporta in vita un antico fantasma di famiglia, il padre ripudiato. Uno spiraglio di luce, la possibilità di pronunciare, forse, la parola «guarigione». Leggere questo libro significa immergersi nel mondo di un altro fino a sentirlo completamente tuo. Significa seguire passo dopo passo, con i sensi in allerta, il percorso da una condizione di dolore assoluto a una condizione nuova e possibile. Significa, letteralmente, essere rapiti. Perché a conquistarvi sarà la temperatura di ogni riga, la pasta della scrittura, l'intelligenza febbricitante, la qualità dello sguardo. In una parola: la voce dell'uomo che trema. -
Coppie
Romanzo-scandalo entrato di prepotenza tra i classici della letteratura erotica, a cinquant'anni dalla sua comparsa Coppie ha ancora il potere di stupire, illuminare e commuovere.rnrn «Updike è il poeta delle lenzuola coniugali: tiepide, stinte, macchiate, piene di briciole. Quante cose preziose e terribili potrebbero dirci, quelle lenzuola, se solo qualcuno fosse in grado di interrogarle! È ciò che Updike ha provato a fare» - Alessandro Piperno rnrn Tarbox, New England, anni Sessanta. Tra un doppio a tennis e un barbecue sul prato dei vicini, le coppie di questo libro discorrono della crisi di Cuba e dell'educazione dei figli, fumano troppe sigarette e bevono troppi drink, leggono Henry Miller e Sigmund Freud. Soprattutto, si tradiscono a vicenda, in una rete di intrighi e scambi di coppia che non risparmia nessuno. Janet e Frank sono felicemente sposati, ma vanno a letto altrettanto felicemente con Harold e Marcia. Piet, sposato con Angela, ha una storia con Georgene, la moglie di Freddy, dentista tormentato da dubbi sulla propria sessualità. Infine ci sono Foxy e Ken, i nuovi arrivati. Giovani, ingenui e facilmente corruttibili. A cinquant'anni dall'uscita negli Stati Uniti, Coppie riesce ancora a toccare un nervo sensibile della coscienza americana: il matrimonio. Come nessuno ha fatto prima né sarebbe riuscito a fare dopo, Updike ne svela le nevrosi e i compromessi, la necessità sociale e gli istanti di pienezza che, a sorpresa, riesce a riservare. -
Iperconnessi. Perché i ragazzi oggi crescono meno ribelli, più to...
La tesi di Jean M. Twenge è semplice ma rivoluzionaria: i ragazzi non sono più quelli di un tempo. Sono nati negli anni zero del Duemila, sono cresciuti costantemente connessi, immersi negli smartphone (iPhone in particolare) e nei social network. La rete ha preso il sopravvento sui rapporti faccia a faccia e i giovani di oggi sono più aperti e più attenti delle precedenti generazioni, ma anche più ansiosi e infelici. E sono immaturi, infantili: non bevono, usano meno droghe e fanno meno sesso, ma sono anche meno pronti ad affrontare la vita reale, al punto di essere sull'orlo della peggior crisi esistenziale di sempre. -
Da leggersi all'imbrunire. Racconti di fantasmi
«... Quando la campana tornò silenziosa, la gran calma gli parve insopportabile...»«Tra le cose buone di Dickens non bisognerebbe dimenticare il suo modo di raccontare le storie di fantasmi», cosí John Forster, amico e biografo del grande romanziere. L'esuberante inventiva di Dickens caratterizza anche la sua produzione «soprannaturale », quanto mai varia. La gamma dei registri va dal macabro al sentimentale, dal folclorico al gotico, dal granguignolesco allo scettico-positivistico. Né mancano qua e là quei velati riferimenti autobiografici che sono la delizia del lettore di oggi. La ricca scelta curata da Malcolm Skey si chiude con un'appendice – Padri, precursori, teorici – che illumina gli anni della formazione di Dickens e le letture (Lord Byron, Mary Shelley, Walter Scott, e altri ancora) che lo influenzarono. -
Ave Mary. E la chiesa inventò la donna
La chiesa è ancora oggi, in Italia, il fattore decisivo nella costruzione dell'immagine della donna. Partendo sempre da casi concreti, citando parabole del Vangelo e pubblicità televisive, icone sacre e icone fashion, encicliche e titoli di giornali femminili, questo libro dimostra che la formazione cattolica di base continua a legittimare la gerarchia tra i sessi, anche in ambiti apparentemente distanti dalla matrice religiosa. Anche tra chi credente non è. Con la consapevolezza delle antiche ferite femminili e la competenza della persona di fede, ma senza mai pretendere di dare facili risposte, Michela Murgia riesce nell'impresa di svelare la trama invisibile che ci lega, credenti e non credenti, nella stessa mistificazione dei rapporti tra uomo e donna. -
Città della pianura
Primi anni Cinquanta. John Grady Cole e Billy Parham lavorano in un ranch fra il Texas e il Messico. Insieme allevano cavalli, ascoltano sotto le stelle i racconti dei vecchi cowboy, si divertono al bar o al bordello. E al bordello John Grady incontra una sedicenne così bella da cambiargli la vita. Così contesa da costringerlo a scontrarsi con il protettore-filosofo Eduardo, in un duello allo stesso tempo epico e metafisico. Ultimo capitolo della ""trilogia della frontiera"", Città della pianura parte dove arrivavano i primi due romanzi, Cavalli selvaggi e Oltre il confine. In un West sempre più al crepuscolo, la natura esplode fuori e dentro i protagonisti, splendida e spietata. E se percepire il respiro delle cose, restituirlo nella forma di una superiore sapienza, è privilegio di pochi, nemmeno quei pochi possono cambiare gli eventi: possono soltanto far sentire la misteriosa forza che tiene insieme gli alberi, gli animali e i destini degli uomini. -
I tabù del mondo. Figure e miti del senso del limite e della sua ...
Dal riferimento a grandi autori dell'Occidente - da Platone a Hegel, da Dostoevskij a Sartre, da Freud a Lacan, da Marx a Calvino, da Molière a Beckett - cosí come nelle miserie della nostra vita quotidiana, Recalcati rintraccia la sparizione del tabú e l'apparizione delle sue nuove maschere. rnrn«Tra mitologia e contemporaneità, Recalcati affronta quello che preferiamo non raccontare di noi» - Valeria Parrella, òa Repubblicarnrn Il nostro tempo sembra aver dissolto ogni confine, compresi quelli stabiliti dai tabú. Non esiste piú un limite che non sia possibile valicare. La trasgressione è divenuta un obbligo che non implica alcun sentimento di violazione. Ma i tabú devono semplicemente essere smantellati dalla nuova ragione libertina che caratterizza il nostro tempo oppure conviene provare a ripensarli criticamente senza nutrire alcuna nostalgia per il passato? Ci sono parole chiave come preghiera, lavoro, desiderio, colpa, eutanasia, famiglia, che sono state in modi diversi associate ai tabú e che esigono oggi di essere riattraversate criticamente. Vi sono anche figure mitologiche, storiche o letterarie che sono divenute crocevia essenziali della nostra storia individuale e collettiva e che ci spingono a incontrare in modo nuovo lo spigolo duro del tabú: Ulisse, Antigone, Edipo, Medea, Amleto, Isacco, Don Giovanni, Caino. Dal riferimento a grandi autori dell'Occidente - da Platone a Hegel, da Dostoevskij a Sartre, da Freud a Lacan, da Marx a Calvino, da Molière a Beckett - cosí come nelle miserie della nostra vita quotidiana, Recalcati rintraccia la sparizione del tabú e l'apparizione delle sue nuove maschere. -
Io, Jean Gabin
Può una bambina - lasciata interi pomeriggi nel ventre sicuro di un cinematografo - arrivare a identificarsi totalmente con Jean Gabin? Sì, se quella bambina è Goliarda Sapienza. L'attore simbolo di un certo modo di stare al mondo, l'icona anarchica del cinema francese, le calza a pennello. Goliarda bambina, non appena esce dal Cinema Mirone, è Jean Gabin, e scorrazza per i vicoli di Catania traboccanti di vita e di malaffare come Jean per quelli di Algeri. Incontra prostitute filosofe, pupari, la vita pullulante della Civita in tutte le sue forme, comprese quelle magmatiche dei ""corpi lunghi di draghi neri scolpiti nella lava sotto i balconi"". E quando rientra a casa, trova un'altra forma di vita altrettanto disordinata e imprendibile: quella della sua famiglia senza fine. Un padre avvocato ""amato dai poveri e odiato dai fascisti, ma da tutti rispettato e temuto""; una madre socialista impegnata durante il Ventennio a trasformare il suo appartamento catanese in un focolaio di resistenza e di controcultura; una tribù di fratelli acquisiti, ognuno intento a seguire i suoi sogni, contagiosamente. ""Io, Jean Gabin"" racconta tutto questo raccontando un pugno di giorni. Un tassello della ""autobiografia della contraddizioni"" dell'autrice. Un romanzo postumo e assolutamente inedito in cui c'è la stessa energia stilistica dell'""Arte della gioia"", il piglio, lo slancio, la spavalderia di ""Modesta bambina"": la ""carusa tosta"" che è divenuta un personaggio indimenticabile della letteratura del Novecento. -
Il marinaio
«Una lingua superba e insieme irreale, di un'eleganza distante, gelida, assoluta» – Antonio TabucchiIn una stanza fiocamente illuminata, tre fanciulle vestite di bianco vegliano un'amica morta. Vivono quella sola notte, timorose delle prime luci dell'alba, che le dissolverà. E quella notte, per potersi credere reali, dovranno parlare, e raccontarsi i propri sogni. Un sogno è la storia del vecchio marinaio, il quale, fatto naufragio su un'isola deserta, sogna un passato e una patria che non ha avuto. Con testo a fronte. -
Una stagione selvaggia
Hap ha rinunciato da tempo a salvare il mondo: la sua unica preoccupazione è vivere tranquillo, tra chiacchiere oziose e interminabili bevute con l'inseparabile Leonard. Ma il grande sogno degli anni Sessanta gli è rimasto incollato addosso perché non ha mai dimenticato Trudy, la bionda con cui aveva giocato a fare la rivoluzione. Quando Trudy ricompare nella sua vita, chiedendogli di recuperare il bottino di una rapina in banca, accetta l'incarico finendo però a capofitto in una spirale di violenza alla quale potrà sottrarsi soltanto con l'aiuto di Leonard. Quei soldi fanno gola a molti, e c'è chi è disposto a tutto pur di non dover dividere il malloppo. Lansdale accompagna il lettore tra paludi melmose e palazzi fatiscenti, ormai accerchiati dalla nuova America dei centri commerciali e degli immensi parcheggi di cemento. E già dispensa a piene mani quel misto di umorismo sardonico e sottile nostalgia, di idealismo e disillusione che ha fatto di Hap Collins e Leonard Pine una coppia di detective tra le più affascinanti e amate degli ultimi anni. -
I viaggi
Nel 1325 Ibn Battuta, partito da Tangeri 28 anni prima, torna definitivamente in Marocco dopo ventotto anni di viaggi e centoventimila chilometri percorsi con tutti i mezzi di trasporto allora in uso, dal cavallo al dromedario, dal carro ai più svariati tipi di imbarcazione. Secondo un odierno atlante geografico, ha attraversato l'equivalente di quarantaquattro stati moderni dall'Africa a tutto il Medio Oriente, dalla pianura del Volga alle isole Maldive, dall'India alla Cina, incontrando migliaia di persone e prendendo nota dei loro usi e costumi. Tre anni dopo il suo ritorno, un giovane letterato di origine andalusa, Ibn Juzayy, inizia per ordine del sultano ad annotare i ricordi di Ibn Battuta e le sue osservazioni di viaggio, scrivendo cosi uno dei libri più famosi della letteratura araba medievale. -
L' alba di un mondo nuovo
Con questo suo primo libro di narrativa, Alberto Asor Rosa rimette in gioco la sua scrittura immergendola nei grovigli della memoria. Ci troviamo a leggere così la storia di un bambino che inizia ad andare a scuola verso la fine degli anni Trenta ed è ormai un ragazzino quando il libro finisce, nel maggio del '45. E leggiamo la storia dell'Italia che in quel giro di anni vive avvenimenti politici decisivi: l'entrata in guerra, i primi bombardamenti, i militari sbandati dopo l'8 settembre del '43, le Fosse Ardeatine. E poi le avvisaglie di un mutamento antropologico che sarà rapidissimo nel dopoguerra; le ultime istantanee di un'Italia di campagna fatta di lampade a petrolio e spostamenti a dorso d'asino. Ma sotto il racconto, così apparentemente razionalizzato, si sente il ribollire dei frammenti di vita inappagati dalla trascrizione, si sentono le infinite possibilità scartate. Ed è questo che fa del libro, al di là del valore etico di testimonianza, un avvincente viaggio nella memoria. -
La città e la casa. Nuova ediz.
Apparso nel 1984, «La città e la casa» è un romanzo epistolare che racconta la disgregazione della famiglia, la crisi dei ruoli tradizionali, il vuoto drammatico che accompagna la vita dei nostri giorni. La mancanza di virilità, l'assenza della figura paterna, l'insicurezza dei figli compongono i frammenti di un'armonia ormai dispersa in un fitto susseguirsi di eventi spesso drammatici tra Roma, l'Umbria e l'America. Lettera dopo lettera, padri, figli, amici, amanti vengono messi di fronte a se stessi e al loro bisogno di verità. L'autrice ricostruisce le schegge di queste vite e racconta nel consueto stile, asciutto e lirico insieme, la perdita di quel senso di appartenenza che ha il suo simbolo più evidente nella casa: perché «uno le case può venderle o cederle ad altri finché vuole, ma le conserva ugualmente per sempre dentro di sé». -
Dialogo
Nel giugno 1984, davanti a un piccolo registratore, un grande scrittore e un grande fisico si ritrovano a parlare delle loro esperienze e passioni intellettuali. Ne scaturisce un dialogo pieno di sorprese, curiosità, confessioni autobiografiche, proiezioni mirabolanti, humour. Uno dei rari momenti in cui la cultura scientifica e quella umanistica si ritrovano per dare vita a uno straordinario percorso di conoscenza. -
Mars room
Rachel Kushner, l'autrice da piú parti indicata come l'erede di Don DeLillo, ha scritto il suo capolavoro: un romanzo sulla violenza della bellezza, sull'ossessione delle nostre società per la punizione, sul sogno americano che dalle praterie sconfinate si ribalta nel chiuso di una cella o di una capanna, sulle sconfitte degli ultimi e sulle loro vittorie.rnrn «Kushner è ormai una maestra. Sinceramente non so come faccia a sapere cosí tante cose e a trasformarle in romanzi tanto avvincenti e affascinanti». - George Saundersrn«Kushner fa i conti con Dostoevskij e le sue idee sull'innocenza e il male. Mars Room incede come una muscle car, rombando sulle autostrade della tua mente». -The New York Timesrn« Mars Room merita di essere letto con la stessa quantità di passione, amore e umanità con cui è stato scritto». - Publishers WeeklyrnrnrnUn cellulare della polizia percorre le strade deserte nella notte californiana. Le detenute vanno trasferite quando cala il buio, per tenere distante dagli occhi della gente perbene quel branco di ladre, mogli assassine e madri degeneri. Romy Hall è seduta a bordo, e cerca di farsi gli affari suoi: una delle prime regole che s'imparano in prigione. Di lei non sappiamo molto. Sappiamo però che ha ucciso un uomo e per questo è stata condannata. È successo quando faceva la spogliarellista al Mars Room. Alcuni clienti optavano per il «pacchetto fidanzata» e uno di loro, Kurt Kennedy, si era convinto che lei fosse davvero la sua fidanzata, maturando una gelosia ossessiva e perversa. Romy era scappata a Los Angeles, ma non sembrava esserci modo di fuggire davvero da quell'uomo. Anche se nessuno ha ascoltato la sua versione, Romy è rassegnata ad abbandonarsi agli ingranaggi crudeli di una giustizia vendicativa, paternalista e violenta, pronta a abbandonarsi al suo destino come già faceva nella sua giovinezza randagia e disperata, romantica e perduta. Finché un giorno, anche lí, in fondo all'inferno in cui è precipitata, arriverà una notizia che cambierà tutto… -
Il lungo Ottocento. Una storia politica internazionale
Un percorso di lettura estremamente originale, capace di rendere conto dei contrasti e delle reciproche influenze delle diverse aree mondiali coinvolte in un unico, immane processo di modernizzazione.rnrnrnrnQuesto libro ricostruisce la fitta trama di trasformazioni che investirono la storia politica internazionale e l'ordine mondiale nei 150 anni compresi fra il 1770 e la fine della prima guerra mondiale, l'epoca che l'autore con efficace formula definisce «il lungo Ottocento». Al centro della narrazione, scandita in quattro stadi di crescente interconnessione globale, e che evita di considerare ancora una volta la storia del mondo come mera storia di civiltà, sono da un lato gli imperi dell'epoca in quanto complesse entità impegnate nella lotta per il consolidamento e la sopravvivenza, e dall'altro le componenti culturali, razziali e religiose delle diverse regioni geopolitiche del pianeta. Lo sguardo volutamente multiplo dell'autore tiene conto non solo della scansione temporale caratteristica di ciascuna regione (Occidente, Asia, Africa, mondo musulmano), riconoscendo l'apporto di ciascuna all'immenso processo di globalizzazione, ma anche dei collegamenti fra imperi, fra regioni e delle tendenze che coinvolgono ogni specifica area, in un concorso di forze spesso asimmetrico o squilibrato nel quale il ruolo dell'Europa, pur se importante, emerge come quello di una regione fra le altre. -
Divorare il cielo
Prendersi tutto. Assaltare i sogni. Divorare il cielo. Un romanzo potente e generoso, che restituisce al lettore l'antica meraviglia di una grande storia in cui perdersi. rn«Tre ragazzi di notte in una piscina; lo sguardo di una ragazza che dall'alto li scopre, li studia in silenzio, ne accompagna la fuga. È qui, in questa trasgressione insieme innocua e premonitrice, che inizia l'innamoramento per il romanzo di Paolo Giordano». - Corriere della Serarn«Questo romanzo è un dono del cielo». - SternrnLe estati a Speziale per Teresa non passano mai. Giornate infinite a guardare la nonna che legge gialli e suo padre, lontano dall'ufficio e dalla moglie, che torna a essere misterioso e vitale come la Puglia in cui è nato. Poi li vede tuffarsi in piscina, nudi, di nascosto, e quei tre ragazzi entrano come un vento nella sua vita. Sono poco piú che bambini, hanno corpi e desideri incontrollati e puri, proprio come lei. I prossimi vent'anni li passeranno insieme nella masseria lí accanto, a seminare, raccogliere, distruggere, alla pazza ricerca di un fuoco che li tenga accesi. Al centro di tutto c'è sempre Bern, un magnete che attira gli altri e li spinge oltre il limite, con l'intensità di chi possiede solo passioni assolute e un'inquietudine che Teresa non conosce. -
Trans-Europe express. Alla ricerca di un continente perduto
Probabilmente la città che ha sviluppato il maggior livello di ansia riguardo al proprio multiculturalismo è Parigi.rn «Uno sguardo graffiante, vivace e puntuale sulla ""città europea"", da una delle voci piú provocatorie della cultura e architettura di oggi». - Owen Jonesrn «Uno degli scrittori piú significativi d'Inghilterra in assoluto, non solo tra quelli che scrivono di architettura». - Jonathan Meades rn«Le poche volte che ho visitato Parigi, ho sempre trovato la capitale francese strana e incomprensibile, forse a causa delle preferenze che ho sviluppato da londinese adottivo. La coesistenza di differenti periodi e momenti architettonici, di forme e idee in conflitto sulla pianificazione, che si può trovare nel centro di Londra (anche se spesso sostenuta da una griglia di fondo razionalista georgiana), a Parigi sembra, a un primo momento, non esserci, sostituita da un neo-barocco in pietra calcarea, obbligato, speculativo, tirato su in pochi decenni. Gli edifici pubblici imponenti, in particolare l'orrendo Louvre, ma non solo, sono spesso sgraziati e pomposi. La cosa piú frustrante della capitale francese è rappresentata dalle lodi incessanti che ha ricevuto sia dai conservatori – da cui ci si può aspettare l'amore per una città dove è possibile camminare chilometri e chilometri senza trovare un singolo esempio di architettura del XX secolo e dove tanto la modernità quanto il multiculturalismo sono rigorosamente tenuti nelle riserve – sia dai politici radicali, per i quali la storia rivoluzionaria della capitale francese, la tediosa litania di 1789, 1848, 1871, 1968, significa godersi le strade borghesi piú eleganti con la scusa che, su quello che ora è un edificio di lusso, una volta una banda di saccheggiatori, artigiani e prostitute, sventolò la bandiera rossa. In confronto con Londra, si potrebbe invidiarne la qualità della vita, ma non molto altro».