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La strada del davai
«Con rigore assoluto, come se stessi raccogliendo tanti testamenti, scrivevo tutto, annotando anche le emozioni degli interlocutori, i lunghi silenzi, le crisi di pianto, gli abbandoni. Ma ben presto avvertii che l'intero racconto dei ""testimoni"" mi affascinava, e non solo la guerra di Russia.»«La strada del davai (davai in russo significa: avanti, cammina!) non mi ha fatto dormire per parecchie notti: ma non perché i fatti raccontati mi siano nuovi giacché anch'io, allora, vi fui dentro sino al collo, ma per la verità atroce che continua anche oggi nella vita dei sopravvissuti, e per la luce in cui sono messe queste testimonianze. Parla, questo terribile documento umano, di quello che accadde sul fronte orientale a molti italiani, alpini nella Cuneense. La guerra sul fronte russo: i popoli, gli eserciti, l'individuo e la moltitudine ci vengono incontro come fosse ancora ieri e riproviamo le atrocità, gli eroismi, le spavalderie, la generosità, gli egoismi, la pazzia e l'ironia in un paradosso gigantesco. Ci viene spontaneo dire: ma in questo tempo abbiamo vissuto? Ma queste cose sono accadute?» (Mario Rigoni Stern)Introduzione a cura di Marco Balzano. -
Non c'è più tempo. Come reagire agli allarmi ambientali
Ci sono molti modi per risparmiare energia evitando di aggravare l'inquinamento atmosferico o per non sprecare inutilmente le risorse naturali che scarseggiano mettendo a rischio il futuro. Mercalli lo dice e lo scrive da oltre vent'anni, ma non c'è piú tempo, e questo libro spiega bene perché. rnrn Lo dicono da tempo gli scienziati e da un po' anche le istituzioni. Ora lo dicono soprattutto gli studenti come Greta Thunberg, che stanno finalmente portando alla ribalta della politica mondiale la catastrofe ecologica imminente: siamo un pezzo di natura, e se la natura si degrada anche noi facciamo la stessa fine. Tanto piú in un'epoca di riscaldamento globale come la nostra che, inducendo fenomeni meteorologici estremi, minaccia il benessere dei nostri figli e nipoti. Eppure ci sono molti modi per risparmiare energia evitando di aggravare l'inquinamento atmosferico o per non sprecare inutilmente le risorse naturali che scarseggiano mettendo a rischio il futuro. Mercalli lo dice e lo scrive da oltre vent'anni, ma non c'è piú tempo, e questo libro spiega bene perché. -
Il povero leone. Ptocholeon. Testo greco bizantino a fronte
Testo greco bizantino a frontern«Nell'affascinante e spesso misterioso percorso che conduce da Supparaka-Kumara, vita anteriore del Buddha, a Guglielmo da Baskerville, la storia del Povero Leone costituisce un autentico crocevia, a metà tra lingua dotta e idioma popolare, tra intrattenimento e ammaestramento, tra reminiscenze letterarie e ispirazione orale, tra Oriente e Occidente. Si tratta, in questo senso, della perfetta espressione della cultura presso la quale la storia, come un seme trasportato dal vento, ha attecchito e germogliato: l'«ecotipo» bizantino di una antichissima detective story, forse la piú antica in assoluto». - dall'introduzione di Tommaso BracciniDivenuto schiavo per problemi economici, Leone viene assunto al servizio dell'imperatore per la sua capacità di distinguere ciò che vale da ciò che non vale. Prima le gemme, poi i cavalli, poi le donne, e infine la genealogia dello stesso imperatore (che non è figlio di chi crede): alla fine le sue expertises gli permetteranno di riscattare la libertà. Come già per la Storia di Barlaam e Ioasaf, la Bisanzio medievale si dimostra un crocevia di tradizioni narrative e sapienziali fra Oriente e Occidente. Anche il poemetto del ""Povero Leone (Ptocholeon)"", inedito in Italia, è la rielaborazione di un anonimo monaco del XIV secolo di un'antica tradizione indiana di origine buddhista. Il racconto si incrocia con testi arabi, con ""Il Novellino"", con la saga di Amleto narrata da Sassone Grammatico e arriva, con tutta la sua arguzia e saggezza, fino all'epoca moderna. ""I corvi mangiano di tutte le carogne le carni, di quadrupedi e volatili: allo stesso modo gli adulatori divorano i cuori degli stolti. Per questo ti ricordo: quanti non ti adulano né conoscono menzogne, ma tutta la verità dicono alla tua maestà, questi stimati autentici amici in ogni decisione o azione. Tienteli stretti, onorali e amali come conviene, mio signore"". -
Un nuovo mondo inizia. La storia della Rivoluzione francese
Un nuovo e avvincente racconto dell'evento capitale che inaugura il mondo contemporaneo, definendone gli obiettivi e il vocabolario. Sintetizzando anni di studi, questo libro descrive i protagonisti, i comprimari, i drammi, i convulsi dibattiti, gli ideali, le ambiguità e i lasciti della Rivoluzione francese. Una ricostruzione esemplare, esente da ideologie e ricca di originali prospettive critiche.La Rivoluzione francese è forse l'episodio piú drammatico della storia, e fu il «big bang» da cui nacquero tutti gli elementi base della moderna politica e dei conflitti sociali. La democrazia, il populismo, il liberalismo, il conservatorismo, il socialismo, il nazionalismo, il femminismo, l'abolizionismo e l'imperialismo «illuminato» sono tutti eredi di quel decisivo sconvolgimento iniziato a Parigi nel 1789. I principî della Rivoluzione francese rimangono l'unica base possibile per dar vita a una società giusta – anche se, dopo oltre duecento anni, questi ideali non sono stati realizzati e vengono spesso contestati. Jeremy Popkin ci accompagna dall'assalto alla Bastiglia alla stesura della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, e dall'avvento del regno del terrore all'ascesa di Napoleone. Il suo racconto segue passo dopo passo i rivoluzionari nel loro tentativo di realizzare l'assioma secondo cui «tutti gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti». Popkin dipinge vividi ritratti dei capi della Rivoluzione, tra cui Robespierre, Danton e Mirabeau, dando allo stesso tempo spazio a figure meno note. Un racconto magistrale che, tra l'altro, per primo mostra come le donne e le violenze nei possedimenti francesi d'oltremare abbiano influito sul corso della Rivoluzione. -
Via Gemito
Un padre ferroviere strafottente e fantasioso, con la vocazione ostinata di pittore. Un figlio che si è sempre vergognato delle bugie del padre, ma che dopo tanti anni non è piú sicuro dell'infallibilità dei ricordi. La memoria è infatti una somma di malintesi, e quanta vita vera può ancora sprigionare la sua confusione, spesso menzognera? E, soprattutto, come raccontare un uomo che ha romanzato continuamente la sua esistenza, uno che «credeva che le sue parole fossero in grado di rifare i fatti secondo i desideri o i rimorsi»?rn«Via Gemito è un ponte. Tra due carriere, due poetiche, due modi di calarsi dentro il matrimonio, l'insofferenza, i difetti dell'amore, le aspettative deluse. Ma capita spesso che un ponte sia più bello, più importante delle rive che unisce. Che un libro funzionale a definirsi sia, per un autore, il libro della vita. Per lingua e acrobazie della narrazione frammentata, Via Gemito offre il miglior Starnone possibile» - Nicola H. Cosentino, la LetturarnrnA rileggerlo oggi, salta agli occhi una cosa semplice: Via Gemito è un capolavoro della letteratura italiana.rnrnLa casa di via Gemito odora di colori e acquaragia. I mobili della stanza da pranzo sono addossati alla bell'e meglio contro le pareti e, prima di andare a dormire, bisogna togliere dai letti le tele messe ad asciugare. Federico, detto Federí, ambizioso e insoddisfatto, desidera essere apprezzato come pittore di talento. Lavora invece come impiegato nelle ferrovie statali per dare da mangiare alla sua famiglia: alla moglie Rusinè, di una bellezza speciale, e ai loro quattro figli. A distanza di molti anni, è il primogenito a raccontare quel padre, cosí inquieto nel dimostrare le sue doti artistiche, cosí vitale e affascinante, ma anche cosí sopraffatto da insoddisfazioni e delusioni. Napoli porta ancora su di sé le tracce della seconda guerra mondiale, ma la memoria che ha il figlio di quei giorni è tutta concentrata sulle incandescenze di Federí. Proprio quel padre ingombrante a cui ha sempre cercato di non assomigliare è motore di una ricerca che lo riporta nella città-cosmo in cui affondano le radici del suo immaginario e della sua lingua di scrittore. Federí, con la sua prosopopea e le mani sporche di colore, trova posto tra i personaggi memorabili. E vent'anni dopo la prima comparsa in libreria di questo romanzo magistrale, lo riproponiamo nei Supercoralli per presentarlo ai lettori vecchi e nuovi nella sua irresistibile felicità narrativa e nella sua nuda verità di capolavoro della letteratura italiana contemporanea. -
Sylvie e Bruno
«Un capolavoro che rivela tecniche completamente nuove rispetto ad ""Alice"" e allo ""Specchio""» – Gilles DeleuzeNel terzo e ultimo romanzo di Carroll ci sono due piani narrativi e si passa da uno all'altro quasi senza accorgersene. Nel primo tutto ruota intorno all'affascinante Lady Muriel, amata da un giovane intellettuale ma fidanzata a un militare. Nel secondo si svolgono le vicende di due bambini, Sylvie e il suo fratellino Bruno, in un mondo fantastico. Sylvie e Bruno entrano nel mondo della prima narrazione e poi scompaiono improvvisamente seguiti nel loro mondo dal narratore, che forse li sta solo sognando. Questo va e vieni tra i due mondi crea situazioni di ambiguità, di suggestioni metafisiche (e metanarrative), ma anche di grande comicità. Ci sono poi gli straordinari fuochi d'artificio linguistici di Carroll: la buffa parlata infantile di Bruno, le filastrocche, i giochi di parole: tutte cose che Chiara Lagani, forte dell'esperienza fatta con I libri di Oz, risolve in maniera brillante e godibilissima per il lettore.«Bruno è certamente il personaggio chiave: la sua lingua sgrammaticata è una sorta di brodo colturale primigenio di tutte le distorsioni del linguaggio e di un significato altamente instabile che si costruisce per sovrapposizioni, attraverso gli strafalcioni e gli scivolamenti tipici delle espressioni malferme dei bambini. Chi accusa di stucchevole leziosità la sua lingua infantile in via di definizione, manca uno degli appuntamenti fondamentali del romanzo. Gli infantilismi della piccola fata sono un vero laboratorio di pensiero per Carroll, l'officina di quel farsi e disfarsi del linguaggio che ossessiona tutta la sua opera. La lingua di Bruno è fatta di continui errori: usa oo per you, welly per very, wiss per wish, comfable per comfortable. Confonde were con was, am con are, do con does. Le sue frasi sono un susseguirsi di anfibologie, doppi sensi involontari o maliziosi, ma soprattutto di ossessive e perfino angoscianti letteralizzazioni di senso. Il livello metaforico pare non reggere piú in questo strano mondo rovesciato in cui profondità e superficie convivono e tutto intorno ogni cosa non fa che disfarsi, come il castello di carte di Alice.» (Dalla prefazione di Chiara Lagani) -
La miniatura italiana del Rinascimento 1450-1600
Il libro miniato costituisce un aspetto fondamentale della cultura artistica del Rinascimento italiano. Jonathan J. G. Alexander - un'autorità internazionale nell'ambito di questi studi poco frequentati - descrive i principali manoscritti e libri a stampa miniati dell'epoca rinascimentale, sempre attento all'universo sociale e alla cultura materiale che ne accompagnò lo sviluppo. rnL’Umanesimo incoraggiò i ceti piú elevati a unirsi al clero in veste di lettori, committenti e collezionisti di libri. I miniatori risposero al crescente interesse dei mecenati per le tematiche classiche e anche celebri artisti come Mantegna e Perugino si dedicarono alla decorazione libraria. I volumi miniati realizzati nei numerosi centri di produzione in tutta Italia ebbero fortuna anche in Europa, e la loro diffusione fu accelerata dall’ingresso dei Francesi nella penisola alla fine del XV secolo. Riccamente illustrato, questo saggio è una lettura essenziale per ogni amante dell’oggetto libro e per tutti gli studiosi e gli studenti dell’arte del Rinascimento.rn«Questa sintesi sulla miniatura italiana del Rinascimento ha considerato l’intera penisola secondo l’attuale configurazione geografica, nonostante il fatto che l’Italia si sarebbe unita politicamente solo nel XIX secolo. Entrò in gioco un numero sufficiente di fattori – culturali, linguistici e religiosi – tale da condurre a una produzione che, per quanto sicuramente non omogenea, manifestò in ogni caso un carattere stilistico distintivo, differentemente da quella di altri paesi europei. La maggioranza degli odierni studi specialistici sulla miniatura italiana rinascimentale ha la tendenza ad abbracciare un ambito limitato, focalizzandosi su aree geografiche ristrette – di cui le quattro piú significative sono la Lombardia, il Veneto, la Toscana e il Regno di Napoli – oppure trattando di specifici artisti. Questa appare effettivamente come la prima storia completa che mira a comprendere la miniatura praticata in tutta la penisola italiana approssimativamente dal 1450 al 1600». - Jonathan J. G. Alexander -
La storia spezzata. Roma antica e Occidente moderno
Un racconto avvincente, che unisce storia economica, sociale, intellettuale in un continuo contrappunto fra antico e moderno.rn«Un libro destinato a durare». - Luciano Canfora, Corriere della Serarnrn«Abbagliante e luminoso». - Maurice Sartre, Le Mondernrn«Un libro fascinoso». - Paul Mattick, The New York Times Book Review«Perché mai la civiltà moderna dovette costruirsi a fatica come qualcosa di nuovo sulle rovine dell'antica, invece di essere la sua diretta continuazione?» La storia spezzata è interamente costruita intorno a questa domanda cruciale, formulata da Michail Rostovzev nelle ultime pagine del suo gran libro sull'impero romano. La risposta di Schiavone è entrata nelle cronache dell'antichistica di questi decenni. Ed è un racconto avvincente, che unisce storia economica, sociale, intellettuale in un continuo contrappunto fra antico e moderno, fra passati lontani ed epoche a noi molto piú vicine. -
Un male strano. Poesie d'amore. Testo catalano a fronte
Ausiàs March (1400-1459) è uno dei grandi poeti lirici del suo tempo. Rispetto a Petrarca la sua concezione dell'amore è piú assoluta, piú laica, in definitiva piú moderna. rnrnDal punto di vista della profondità di pensiero, March è un vero poeta filosofo con un'apertura di conoscenze che la cultura umanistica dei suoi tempi aveva arricchito enormemente rispetto al secolo precedente. Se March era cosí importante e famoso, come mai oggi è cosí poco conosciuto? La risposta è semplice: scriveva in catalano, una lingua che viene emarginata quando Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia hanno unificato la Spagna sotto un unico regno e scelto il castigliano come idioma ufficiale (1469). Solo tra Otto e Novecento il catalano risorge, tuttavia perseguitato durante il quarantennio franchista. La lunga minorizzazione linguistica ha emarginato March dal Parnaso della poesia europea riducendolo a oggetto di studio per specialisti. La scelta qui proposta dall'ingente corpus delle poesie di March (circa mille versi su oltre diecimila) vuole essere un modo per riportare il poeta a un pubblico piú largo. Con questo obiettivo, i curatori hanno approntato una traduzione che cerca di rispettare il piú possibile lo statuto poetico di questi testi anche usando qualche libertà, e un commento filologicamente rigoroso, che chiarisce la struttura di ogni poesia e ne suggerisce il senso piú profondo. -
Milk Wood
La nuova traduzione di un poeta come Enrico Testa riesce a conservare tutta la forza e il fascino di quest'opera straordinaria.La messa in scena di un ideale paese del Galles: una sessantina di personaggi, tutti parecchio strambi, con i loro sogni e i loro pensieri nell'arco di una giornata. C'è Capitan Gatto, un vecchio uomo di mare ormai cieco che parla con i fantasmi di tutti i suoi compagni morti in mare. Anche Mrs Ogmore-Pritchard, maniaca della pulizia, riceve ogni notte in sogno la visita dei due mariti morti e li costringe a sottoporsi ai medesimi riti di igiene domestica e personale coi quali aveva rovinato loro la vita. E poi c'è il postino Willy Nilly che è abituato ad aprire la corrispondenza dei compaesani e consegna le lettere anticipandone a voce il contenuto. E Polly Garter che rievoca continuamente l'unico amore della sua vita, il dolce e tenero Willy Wee, ma si concede a tutti gli uomini del paese ricavandone figli in abbondanza, che cresce tutti amorevolmente. E ancora il piú stravagante di tutti, Lord Cut-Glass: vive in una piccola casa decrepita arredata con sessantasei orologi che segnano ognuno un'ora diversa. Spassosissimi i coniugi Pugh, lei che tiranneggia sadicamente il marito, lui che coltiva in segreto elaboratissimi progetti di uxoricidio. In questo testo, scritto originariamente come radiodramma da Dylan Thomas nei suoi ultimi mesi di vita, pubblicato postumo e messo in scena molte volte sia a teatro che al cinema, l'autore mescola prose poetiche, battute comiche, giochi di parole, versi di ascendenza classica, filastrocche: un mix stilistico che ben rende la varia ed eccentrica umanità rappresentata. A dominare è un forte senso di pietà per gli umani, per la loro innocenza perduta, per il destino mortale che li lega insieme. -
I formidabili Frank
Michael Frank ci regala un ritratto strabiliante di una famiglia strabiliante, la sua.rnrn«Tenero, feroce, divertente e doloroso, uno di quei libri di cui ci si innamora. Sul serio» – Giuseppe CulicchiarnrnOgni infanzia racchiude in sé emozioni, esperienze e impressioni uniche destinate a plasmare irrimediabilmente gli adulti che saremo. Michael lo sa bene, e sa anche che la sua è stata eccezionale. È cresciuto a Laurel Canyon, sulle verdeggianti colline della Los Angeles degli anni Settanta, circondato dall'affetto delle famiglie dei genitori, legate a doppio filo essendo nate dai matrimoni di due coppie di fratelli. Ma c'è una persona in particolare che ha fatto di un'infanzia fuori dal comune il perfetto materiale per un romanzo di Henry James se avesse vissuto in California: zia Hank, una sceneggiatrice hollywoodiana dalla personalità stravagante e magnetica. Michael Frank ci regala un ritratto strabiliante di una famiglia strabiliante, la sua. I Formidabili Frank sembrano sbugiardare Tolstoj – e chi sennò potrebbe davvero permetterselo – quando scriveva che tutte le famiglie felici si somigliano. I Frank, e questo è indubbio, non sono uguali a nessun altro. -
Le poesie
Il percorso creativo di «una voce isolata della poesia contemporanea», che ha scoperto un ritmo della lingua italiana e lo ha strutturato artisticamente, musicalmente, con una cadenza nuova, o comunque poco usata dalla nostra tradizione letteraria, dando vita a un metro inconfondibile e diverso da tutti gli altri.rnrn«Di qualsiasi cosa parlino i suoi versi, Pavese fa sí che diano sempre ascolto al ritmo soggiacente del mondo» – Tiziano ScarparnrnLavorare stanca (nell'edizione del '36, con le poesie aggiunte nel '43 e le altre non raccolte), La terra e la morte, Due poesie a T., Verrà la morte e avrà i tuoi occhi: le composizioni piú conosciute accanto a quelle meno note, qui riunite sotto i titoli di Prima di «Lavorare stanca» e Estravaganti scelte. Il percorso creativo di «una voce isolata della poesia contemporanea», che ha scoperto un ritmo della lingua italiana e lo ha strutturato artisticamente, musicalmente, con una cadenza nuova, o comunque poco usata dalla nostra tradizione letteraria, dando vita a un metro inconfondibile e diverso da tutti gli altri. Introduzione a cura di Tiziano Scarpa. Con una nota introduttiva di Marziano Guglielminetti; una nota ai testi di Mariarosa Masoero; la cronologia della vita e delle opere. -
Il diavolo sulle colline
Un romanzo di entusiasmi e passioni che ha coinvolto generazioni di lettori.rnrn«È esistita per ognuno di noi una fase simile. Un periodo in cui il mondo dei grandi era ancora una mescolanza di esperienza personale e preconcetti. In questa fase transitoria si gioca la vicenda del ""Diavolo sulle colline""» – Paolo GiordanornrnTre giovani amici lasciano la città per una vacanza nella campagna piemontese e qui, tra gite, incontri, scoperte e avventure sentono prepotente la tentazione di violare la norma, di superare il limite, nella ricerca del vizio che porterà il piú inerme, il piú giovane a esserne travolto. Se dal tempo in cui è stato scritto Il diavolo sulle colline la giovinezza è cambiata, la paura del desiderio che Pavese racconta è ancora la stessa. E identiche sono le tensioni e le fragilità di un'adolescenza sognatrice, piú portata a fantasticare che ad agire, in attesa di un evento straordinario che sconvolga la noia di giornate sempre uguali. Introduzione di Paolo Giordano. Con una postfazione di Marziano Guglielminetti; la cronologia della vita e delle opere. -
Fleishman a pezzi
Toby Fleishman credeva di sapere cosa lo attendeva con il divorzio: qualche momento difficile, alcuni week-end dedicati ai figli e, soprattutto, donne. Un mucchio di donne. In effetti per un po' è andata cosí. Ma solo per un po'. Dissacrante, divertente, malizioso, erotico, profondo, Fleishman a pezzi è stato definito «Il lamento di Portnoy al tempo di Tinder». Best seller del «New York Times», finalista al National Book Award e uno dei libri dell'anno per «The New York Times Book Review», «The Washington Post», «Vanity Fair» e «The Guardian».rn«Non è questione di bravura: Taffy Brodesser- Akner ha occhio, la necessaria crudeltà, una scrittura vivace e personaggi senza noia. È questione di ossessione. Fleishman a pezzi non ha un solo e imperioso punto di vista. Quel che sembrava all’inizio un narratore neutro, esce dall’ombra rivelando i suoi legami con i Fleishman» - Mariarosa Mancuso, Robinsonrn«Il romanzo che ha rinnovato la narrativa sulle peripezie della vita matrimoniale» – The New York Times Book ReviewLa fine di un matrimonio non è quasi mai una faccenda semplice. Eppure Toby Fleishman pensava di essersela cavata. Il lavoro non fa che regalargli soddisfazioni e le app di incontri gli hanno aperto un mondo. Medico di successo, ancora in forma e di nuovo single, viene conteso a colpi di selfie: sul cellulare ha una rassegna di gambe, décolleté, biancheria intima. Tutto perfetto, insomma, non fosse che di punto in bianco l'ex moglie decide di sparire mollandogli i ragazzini. Due figli da gestire, pazienti e capi pieni di pretese e una turbolenta vita sentimentale: davvero troppo per n?on ritrovarsi sull'orlo di una crisi di nervi. -
I volti del potere. Alle origini del ritratto nell'arte dell'Orie...
Questo libro propone un'innovativa ricostruzione storica dei fondamenti, delle implicazioni e delle trasformazioni della rappresentazione dei volti e delle maschere del potere nelle grandi civiltà orientali antiche, entro i vincoli dell'espressione visiva imposti dalle diverse ideologie.Da sempre le grandi civiltà preclassiche dell'Oriente mediterraneo, dall'Egitto alla Mesopotamia, dall'Anatolia alla Siria all'Iran, sono state fonte d'ammirazione per l'imponenza colossale di celebri opere architettoniche, dalle Piramidi di Giza alla Torre templare di Babilonia al centro cerimoniale di Persepoli. Questa dimensione monumentale ha contribuito da sola a definire agli occhi dell'Occidente l'elemento distintivo e il limite fatale di tutta l'arte orientale antica, cioè la sua immutabilità e ripetitività ossessiva e straniante. Risalente a una sorta di età preistorica, l'espressione artistica di quelle civiltà, cosí dedita al meraviglioso, sarebbe stata del tutto estranea al rapporto con la Storia, che con le sue costanti trasformazioni sarebbe divenuta prerogativa fondamentale ed eccellenza dell'arte greca, romana e tardoantica. In realtà, nella prospettiva di Paolo Matthiae, proprio il ritratto, forma espressiva realistica e quindi storica tra tutte, costituí fin dagli inizi del III millennio a.C. una dimensione specifica di tutte le culture artistiche dell'Oriente antico. Questo libro propone un'innovativa ricostruzione storica dei fondamenti, delle implicazioni e delle trasformazioni della rappresentazione dei volti e delle maschere del potere nelle grandi civiltà orientali antiche, entro i vincoli dell'espressione visiva imposti dalle diverse ideologie. «Il ritratto è usualmente considerato un genere che, fin dalla civiltà etrusca, ha percorso tutta la storia dell'espressione artistica del mondo occidentale e che non ha conosciuto che rarissimi, inconsistenti e accidentali precedenti nel mondo orientale antico d'Egitto e d'Asia. Questo giudizio è non soltanto inaccettabilmente sommario, ma soprattutto non è per nulla corrispondente alla realtà, in quanto forme di rappresentazione che, pur molto approssimativamente, possono definirsi di ritratto, concepite e realizzate in relazione a definite visioni della natura – umana, divina o divinizzata – dei detentori del potere come maschere create in un complesso processo di comunicazione visiva di eccezionale rilievo per le società di quasi tutte le realtà statuali storiche – urbane, territoriali, nazionali, imperiali – dell'Oriente antico, sono ben documentate, con infinite varietà, lungo tre millenni di storia. Nelle pagine che seguono, per l'attenzione prestata alla restituzione dei collegamenti tra le opere artistiche e le concezioni dei ruoli istituzionali dei personaggi raffigurati, il tema del ""ritratto"" è trattato nella prospettiva di una sempre piú avanzata storicizzazione dell'arte dell'Oriente antico». -
Lunar Park
Una fantasmagoria di amore e perdita, di allucinazione e saggezza.Quanti sono i Bret Easton Ellis di questo romanzo, in cui l'autore racconta la storia della propria vita? C'è lo scrittore Bret Easton Ellis, giovane, ricco e famoso, che viene a sapere della morte improvvisa di un padre violento proprio mentre la sua carriera naufraga in un mare di degradazione. C'è lo scrittore Bret Easton Ellis una decina di anni piú tardi, insediato in un elegante quartiere residenziale con moglie, figli e governante. C'è il Bret Easton Ellis padre di Robert Ellis jr, che tenta disperatamente di evitare il perpetuarsi di un modello distruttivo. E c'è anche uno scrittore senza nome, che è la voce interiore del nuovo Bret Easton Ellis. Un gioco di specchi, di padri ossessivamente presenti e figli fatalmente assenti, in un crescendo di orrore reale e soprannaturale, fino a una conclusione sorprendente. -
Le strade di Laredo
Carico di azione, violenza, umorismo e malinconia, Le strade di Laredo non è la semplice storia di un'estenuante caccia all'uomo, ma racconta un mondo brutale, in rapido cambiamento, dove i valori tradizionali come l'amore, l'amicizia, la fedeltà e la solidarietà verranno rifondati alla luce della nuova era che sta per nascere.«Lo scrittore che negli ultimi tempi ha inventato i western piú fantastici è Larry McMurtry» – Antonio D'OrricoTexas, ultimo scampolo dell'Ottocento. Gli infiniti spazi aperti su cui scorrazzavano le grandi mandrie del West sono ora solcati dai binari dei treni, e su quei treni viaggiano merci preziose che i banditi possono rubare. Per fermarne uno astuto e spietato come Joey Garza serve «il piú famoso Texas Ranger di tutti i tempi». Il capitano Woodrow Call è di nuovo in sella e, affiancato da compagni vecchi e nuovi, deve affrontare la piú insidiosa delle sfide: quella contro il tempo. Carico di azione, violenza, umorismo e malinconia, Le strade di Laredo non è la semplice storia di un'estenuante caccia all'uomo, ma racconta un mondo brutale, in rapido cambiamento, dove i valori tradizionali come l'amore, l'amicizia, la fedeltà e la solidarietà verranno rifondati alla luce della nuova era che sta per nascere. Una mirabile resa dei conti che, nello stile di Larry McMurtry, smonta qualsiasi stereotipo western. -
I numeri non mentono. Brevi storie per capire il mondo
Demografia, felicità, energia, cibo, natura. Numeri alla mano e in 71 brevi capitoletti, uno dei più importanti scienziati della nostra epoca ci aiuta a leggere il mondo per come è davvero e non per come ce lo raccontiamo.Quanto e perché è cresciuta l'altezza media della popolazione? Perché le auto elettriche non sono cosí risolutive quanto supponiamo? Mangiamo piú pollo o piú maiale, e perché? Che cos'è che rende felice la gente? Perché i vaccini sono il miglior investimento possibile? L'aspettativa di vita è arrivata al suo apice? Utilizzando dati, statistiche, studi scientifici internazionali, e spaziando tra i temi piú disparati – dalla fertilità ai rifiuti, dall'alimentazione alla tecnologia, dai trasporti alla medicina – Vaclav Smil smonta certezze assodate, ribalta luoghi comuni e getta luce su aspetti meno noti della realtà. E ci invita, mescolando storia, scienza e grande arguzia, a sfidare le narrazioni piú diffuse e a interrogarci su ciò che riteniamo vero in questi tempi significativi. Un libro affascinante, insolito e piú che mai attuale, scritto da quello che il «Guardian» ha definito «uno dei piú grandi pensatori al mondo». -
Matisse. I libri
Un libro sontuosamente illustrato che ci avvicina al Matisse orchestratore di parole e immagini. Da Baudelaire a Mallarmé, da Ronsard ad Aragon: tutti i libri che Matisse decise di illustrare testimoniano un momento importante della sua creatività e sono cruciali per comprendere fino in fondo la sua ricerca artistica.rn«Questo libro permette in un unico volume di apprezzare la portata dell'impegno che Matisse profuse a quest'arte» - RobinsonrnIn una Francia prossima alla devastazione della guerra e dell’occupazione nazista, Henri Matisse mette in atto la propria, intima forma di resistenza creando otto splendidi libri d’artista in cui i suoi magistrali disegni e i papiers decoupés si confrontano con alcuni grandi autori del canone letterario francese, da Charles d’Orléans a Louis Aragon ed Henry de Montherlant, da Ronsard a Mallarmé e Baudelaire. I disegni, le incisioni e i collages intrecciano un dialogo serrato con i testi e i loro autori, mettendo in scena gli stessi fantasmi di Matisse: la malattia, l’ansia del rapporto con il pubblico e l’establishment dell’arte ufficiale, le paure, la rabbia e i rischi della vita in tempo di guerra. Louise Rogers Lalaurie indaga quelle opere cruciali, che per Matisse rappresentarono l’inizio di una “seconda vita” e di una nuova, fortunata fase artistica, offrendo per la prima volta al lettore una ricca messe di immagini nelle quali i fili di un momento cruciale per la storia europea e mondiale si riannodano nelle creazioni di uno dei massimi artisti del Novecento.rnrnTitoli illustrati da Matisse: Poésies de Stéphane Mallarmé, 1930-32; Dessins, thèmes et variations, 1941-3; Florilège des Amours de Ronsard, 1941-8; Poèmes de Charles d’Orléans, 1942-50; Pasiphaè, Chant de Minos, 1937-44; Les fleurs du mal, 1939-47; Lettres portugaises, 1945-6; Jazz, 1941-7. -
La spia intoccabile. Federico Umberto D'Amato e l'Ufficio Affari ...
La storia di un uomo dallo straordinario potere, esercitato in modo felpato, in un cono d'ombra, in Italia, a partire dal dopoguerra.Di Federico Umberto D'Amato è stato detto che «sapeva quasi tutto di tutti e quello che non sapeva, tutti pensavano che lo sapesse». Per questo tutti lo temevano. Per i suoi detrattori è stato una sorta di anima nera della Repubblica della quale avrebbe custodito i piú reconditi misteri; per i suoi estimatori, invece, è stato il piú geniale uomo di intelligence che l'Italia abbia mai avuto, maestro nell'arte dello spionaggio e unico esponente dei servizi segreti italiani davvero stimato a livello internazionale. Al vertice del cosiddetto Ufficio Affari Riservati (l'organismo informativo del ministero dell'Interno) tra l'inizio degli anni Sessanta e la metà degli anni Ottanta D'Amato fu detentore di un potere talmente vasto da permettergli di condizionare perfino le scelte politiche dei vari ministri dell'Interno in carica.Chi era Federico Umberto D'Amato? E quale funzione aveva l'Ufficio Affari Riservati (Uar), che diresse per tanti anni? Solo di recente ci si è resi conto di quanto sia stato rilevante il ruolo giocato dall'Uar durante gli anni della guerra fredda in Italia, disponendo finalmente di sufficienti elementi documentali per comprendere come esso sia stato l'organismo responsabile di una delle piú spregiudicate e capillari opere di infiltrazione all'interno di partiti politici, sindacati e movimenti extraparlamentari. Questa documentazione ha dimostrato che per decenni all'Uar aveva fatto capo una sorta di polizia parallela che agiva in modo del tutto autonomo dalle canoniche forze di pubblica sicurezza e che era in grado di gestire e tenere a libro paga centinaia di informatori sparsi in gran parte del territorio italiano. L'Ufficio Affari Riservati, in sostanza, operava come un vero e proprio servizio segreto, pur non essendo giuridicamente riconosciuto come tale. E, pur non avendo alcuna legittimazione giuridica, è di fatto esistito fin dall'immediato dopoguerra senza che il suo operato abbia mai suscitato un particolare interesse da parte della stampa, delle forze d'opposizione e della magistratura. La stessa figura di Federico Umberto D'Amato, d'altronde, è ancora oggi molto poco conosciuta, sebbene egli sia certamente stato il piú importante e influente dirigente dell'Uar, per anni detentore di un potere talmente vasto da permettergli di condizionare perfino le scelte politiche dei vari ministri dell'Interno in carica.