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Bianco
«Quale dio crea una pelle scura? Quale dio unisce il bianco e il nero nella carne e nell'amore? Il Verbo di quel dio è Verbo? Non può essere che demonio. Moses fissò la finestrella, l'acqua era un ragno che colava sul vetro. O Signore dammi la forza». Ambientato negli Stati Uniti del Sud degli anni Settanta, Bianco racconta di redenzione, di fragilità e contraddizioni. Quelle di Moses Carpenter, un uomo ormai anziano, un vecchio esponente del Ku Klux Klan, educato all'odio per i neri. Una moglie che non c'è piú, un passato che non lo abbandona e un presente che lo cambia. Accade quando nella casa di fronte alla sua, disabitata da anni, arriva una famiglia mista che la comunità vede come intrusi da cacciare con le buone o con le cattive, e guarda a Moses come un punto di riferimento. Ed è allora che qualcosa in lui si spezza e provoca una rottura che riapre vecchie ferite. Un fiume, un ragazzo nero che diventa ossessione. Questa volta, però, gli occhi e il cuore di Moses vedranno ciò che non hanno mai voluto vedere, che non ci sono i colori, o meglio ce n'è soltanto uno che è la somma di tutti. Il bianco. «Sorprendente. L'avesse scritto un giovane americano saremmo qui a chiederci perché i giovani italiani non sanno scrivere libri del genere» (Alessandro Baricco). «Leggetelo, lo merita davvero» (Mariarosa Mancuso). -
Sette brevi lezioni sull'epicureismo. Epicuro e l'arte della felicità
«Di cosa abbiamo bisogno per vivere una vita felice? Duemila anni fa il filosofo greco Epicuro aveva offerto una risposta apparentemente semplice: il piacere. Ma solo apparentemente.»Con incredibile chiarezza John Sellars ci spiega i fondamenti dell'epicureismo, arrivando all'essenza di un pensiero filosofico che ha molto da insegnare al nostro presente. Di cosa abbiamo bisogno per vivere una vita felice? Duemila anni fa, a questa domanda il filosofo greco Epicuro aveva risposto: abbiamo bisogno del piacere. Detta cosí sembra una conclusione semplice. Forse perché oggi l'aggettivo «epicureo» viene associato al buon cibo, al buon vino e alla bella vita; ma in verità gli insegnamenti di Epicuro andavano un po' piú in profondità. L'obiettivo era piuttosto il benessere mentale e l'assenza del dolore. Per essere epicurei è necessario imparare ad avere a che fare con la morte e al centro di una vita epicurea c'è l'amicizia e la cura delle relazioni con le persone intorno a noi. In poche parole una vita tranquilla. Difficile ma non impossibile. -
Ecchecavolo. Il mondo secondo Imma Tataranni
I colleghi che si sentono in dovere di fare i simpatici a tutti i costi, le suocere impiccione, i tuttologi dell'ultimo minuto. Quelli che non si regolano durante il pranzo della domenica e quelli che chiedono «ti è piaciuto?» dopo aver fatto l'amore: nel suo mondo ideale Imma Tataranni non fa sconti a nessuno. Neanche a se stessa. Dopo il successo televisivo, la Dottoressa torna in libreria, ma non con una delle sue indagini: questa volta vuole dettare legge. Cosí, mentre risolve un caso o fa la spesa al supermercato, elabora le sue personali normative. Un libro divertente, struggente, pungente. Proprio come lei.«Per loro individuò un rimedio che poteva definirsi contemporaneamente sanzione e cura: il calcio in culo».In questa raccolta di leggi immaginarie, decreti e piccoli editti, architettati mentre fa la fila alla posta o risolve un caso, la Piemme piú chiacchierata di tutto il Centro Sud esprime la sua visione del mondo. Non com’è, naturalmente, ma come dovrebbe essere. Almeno secondo lei. Dalle misure per i proprietari di cani agli incentivi per chi è capace di starsene zitto, dal patentino per diventare madre alla lettera di motivazione per i turisti in visita nei Sassi di Matera, la Tataranni ne ha per tutti. Paradossale, insofferente, allergica ai luoghi comuni, ma anche capace di autocritica e autoironia, Imma si colloca di prepotenza fra i grandi pensatori di ogni epoca, da Platone a Cesare Beccaria. Immagina cosí una sua Società Ideale, un po’ dispotica, certo, ma con una profonda aspirazione alla giustizia. Legge dopo legge, intanto, prendono vita i personaggi che l’hanno accompagnata nei libri precedenti, il marito Pietro, la figlia Valentina, il bel Calogiuri, le compagne di scuola e tutta la Procura. Emergono in filigrana pensieri e desideri inconfessabili, idiosincrasie, debolezze, aneddoti inediti e segreti del Sostituto Procuratore che passando dai romanzi alla fiction di Rai 1 ha conquistato tanti cuori. Imma salta fuori dalla pagina grazie a una scrittura briosa, dissacrante, personalissima e letteraria, che attraversando il genere poliziesco e la commedia racconta la nostra società, le sue storture e il coraggio di tante straordinarie donne comuni. -
Il nostro volto
Versi immortali e immagini senza tempo mettono il nostro paese di fronte a uno specchio fantastico, uno specchio cangiante fatto di parole e colori. Franco Marcoaldi e Tomaso Montanari svelano la natura profonda di un popolo sempre sospeso tra commedia e tragedia, tra piccole meschinità e irresistibili slanci d'amore.«Passato e memoria, impressi in questa raccolta, formano un repertorio delle molteplicità storiche ed esistenziali di noi italiani – in cui riconosceremo l'effigie umana.» – Marco Filoni, Il Venerdì - la Repubblica«Dissonanze, analogie, didascalie, salti logici, corrispondenze, beffe e sberleffi: sono diverse le strategie con cui Marcoaldi e Montanari provano a comporre il puzzle provvidenzialmente incompleto della nostra identità.» – Nicola Lagioia, Tuttolibri - La StampaLo sguardo di un poeta e quello di uno storico dell'arte compongono, in queste pagine preziose, l'immaginario ritratto collettivo del nostro popolo sfuggente. L'identità italiana – fin dagli albori aperta, inclusiva, meticcia – possiamo infatti scorgerla, forse meglio che in qualsiasi libro di storia, nelle quartine dei poeti e nelle pennellate degli artisti che da sempre ne hanno rivelato i tratti piú luminosi e insieme i piú oscuri. L'Italia di Cecco Angiolieri, che vorrebbe tenersi le donne «giovani e leggiadre» e lasciare le «vecchie e laide» agli altri; e quella di Ariosto, che invece langue, disposto persino forse a morire per un sospiro dell'amata. L'Italia del potere che si mostra sfacciato e ripugnante alla televisione, di Caproni; e quella assetata di giustizia e di amore, di Fabrizio De André. L'Italia della campagna, dura ma piena di grazia, cantata da Virgilio e quella protesa nella volontà morente di Giovanni Giudici, afflitta dal pessimismo dell'intelligenza che si fa strada tra il clangore imperiale di un fascismo che pare eterno. Ognuno di questi brani poetici si riflette nelle mille sfumature di un ritratto: dall'irraggiungibile perfezione del Ghirlandaio fino ai chiaroscuri arcani e seducenti di Ferdinando Scianna. Un percorso attraverso i tanti volti delle italiane e degli italiani; un viaggio al cuore della nostra immagine esistenziale e sociale, in cui il passato, per usare le parole di Carlo Levi, riprende vita come animato dalla mano amica del tempo, che lievemente si poggia sopra ogni cosa. -
Vita mortale e immortale della bambina di Milano
Una bambina suadente, un duello, una nonna che possiede la chiave degli Inferi, l'esame di glottologia. Un racconto che incanta, la voce unica di uno dei piú grandi scrittori contemporanei.«Di schiavitù si tratta quando ogni componente della famiglia ti tratta come invisiile solo con la promessa di tenerti in vita, due vestiti, un tetto, il cibo. Per la prima volta Starnone tocca questo destino crudelissimo delle donne meridionali, delle donne di una certa generazione e delle donne tout court, lo fa senza politica e senza la retorica della compassione: solo ammettendo che senza quella nonna non ci sarebbero stati né artisti né personaggi» - Valeria Parrella, Robinson«Lei giocava a fare – mi sembrò – la ballerina di carigliòn, saltellando a braccia tese e dandosi ogni tanto a una piroetta. Quant'era bella la sua figurina contro i vetri luccicanti di sole, audace nei saltelli, cosí esposta alla morte.»Immaginate un bambino sognatore, sempre affacciato alla finestra. La nonna sfaccenda in cucina, e ogni tanto butta un occhio a guardarlo. Lui invece fissa sedotto il balcone del palazzo di fronte, dove la bambina dai capelli neri danza la sua danza temeraria. Per un amore cosí, un ragazzino ardimentoso può spingersi a prodezze estreme, duelli all'ultimo sangue, addirittura a parlare l'italiano. Sarà la nonna – che per lui ha un'adorazione smisurata – a vegliare sulle sue millanterie, seduta nel cantuccio della cucina. Lei non ha dimestichezza con le parole, ma non difetta di fantasia. Quando, forte della sua lunga vedovanza, gli racconta della fossa dei morti, scolpisce immagini indelebili nella mente del nipote. Da bambini si può essere tutto. L'esploratore o il mozzo, il naufrago o «il caubboi», Ettore o Ulisse. Da bambini ci si può innamorare guardando il balcone tutto celeste del palazzo davanti, o credere di aver trovato la fossa dei morti proprio dietro l'aiuola del cortile, da dove si sentono salire inequivocabili tonfi sinistri. Un libro irresistibile, tagliente come le spade della fantasia nascoste sotto il letto, prezioso come un gioiello di famiglia, in cui la scoperta dell'amore e la scoperta della morte si inseguono segnando la fine dell'infanzia. O, chissà, prolungandola al punto che ci si attarda nei giochi e, come teme la nonna, non si cresce piú. -
Il primo libro di filosofia teoretica
Che cos'è la filosofia teoretica? Filosofia prima, amore per il sapere speculativo, astratto da ogni riferimento sensibile, analisi dei principî, ricerca delle cause e dei «perché» più generali… nel corso dei secoli i suoi ambiti di ricerca si sono sviluppati con obiettivi e metodi via via diversi, mutando forme, orientamenti ed espressioni. Di volta in volta, infatti, la filosofia teoretica è stata intesa come metafisica, studio dei fondamenti, indagine sull'essere e sul pensiero, teoria della conoscenza e dell'interpretazione, fenomenologia, genealogia delle pratiche e delle forme di vita. In realtà, è materia che non ha un'essenza univoca, ma – come del resto la filosofia in senso generale – è una dimensione mobile e dinamica capace di attraversare tutti i luoghi del sapere. In questo libro, in particolare, ci si avvicina alla filosofia teoretica come ai temi principali della teoresi (e la prima voce è proprio dedicata al termine 'Filosofia'). L'esposizione si snoda attraverso alcune parole chiave capaci di restituire le questioni in gioco, soprattutto in relazione al dibattito contemporaneo. Un saggio, dunque, che si propone come strumento di orientamento filosofico iniziale per studenti e più generalmente appassionati della materia. Con i contributi di Maria Regina Brioschi, Rossella Fabbrichesi, Andrea Parravicini, Enrico Redaelli. -
La nave di Palmira. Quando i mondi antichi si incontrano
Fin dove si spinsero i piú avventurosi Fenici, Egiziani, Greci e Romani? Si avventurarono già in giro per l'Africa? Cosa sapevano alla fine dell'antichità del resto del mondo abitato? Dove arrivarono gli Indiani e i Cinesi? Queste domande sono essenziali per conoscere la portata e l'intensità dei rapporti tra le grandi civiltà.Fin dall'antichità, Europa, Africa e Asia furono in contatto. Non dobbiamo aspettare Marco Polo o le grandi scoperte del Cinquecento per vedere uomini e donne che si muovono e si scambiano merci e conoscenze a enorme distanza. Dall'Islanda al Vietnam, dalle coste dell'Africa alle steppe della Mongolia, sospinti dal vento monsonico come la barca del ricco capitano di Palmira Honainu in viaggio verso l'India o al ritmo lento delle carovane che attraversavano il bacino del Tarim, marinai, mercanti e ambasciatori viaggiarono e raccontarono di paesi lontani. Percorrendo le pagine di questo sorprendente saggio, scopriamo ciò che i Greci sanno e ricevono dall'India, quello che i Cinesi conoscono di Roma, quanto l'India prende in prestito dall'arte e dal pensiero greco, senza trascurare le spedizioni dirette al Nord Europa o verso l'Africa subsahariana; e Indiani dispersi sulle coste danesi, greci trascinati via dai venti a Zanzibar o a Ceylon, mentre un ambasciatore cinese esita ad avventurarsi nel Golfo Persico. A partire da testi, resti archeologici e iscrizioni, Maurice Sartre racconta i primi incontri di tre continenti, svelandoci la nascita di un mondo unico. -
Camera sul vuoto
La fisica e la poesia moderne battono strade convergenti intorno a logiche altre, indipendenti dai principî di non contraddizione, di causa-effetto, dai criteri di identità del soggetto e cosí via. In questa sua nuova raccolta (particolarmente felice sia per la struttura sia per gli esiti delle singole poesie) Bruno Galluccio parte proprio dalla fisica quantistica e dalla piú aggiornata cosmologia. La prima sezione del libro è per l'appunto un esempio di poesia gnomica in cui, in versi quasi prosastici, vengono riassunti alcuni principî scientifici di base. La poesia all'inizio della seconda sezione segna un brusco cambiamento: dal mondo fisico della cosmologia si apre uno scenario in cui appare l'essere umano e poi, a ritroso, il formarsi delle prime cellule complesse, la sintesi dell'acqua che rese possibile la vita, l'originaria rottura di simmetria nell'universo, l'emergere del tempo... Nelle poesie seguenti l'uomo torna al centro e il linguaggio poetico diventa lirico e denso, ma ormai, dopo il «corso propedeutico», il lettore ha capito che non c'è centro e non c'è periferia, che lo spazio-tempo è una creazione in fieri anche per la mente umana, che viviamo, per esempio nel dormiveglia, in universi paralleli o sovrapposti. Macrocosmo e microcosmo sembrano obbedire alle stesse leggi, in parte tutt'oggi misteriose. -
Maltempo. Imma Tataranni e gli inciampi del presente
La Piemme Imma Tataranni non sopporta le chiacchiere, l'intuito femminile e il punto G. Un po' Giovanna d'Arco, molto don Chisciotte, si aggira per la Basilicata in tacco dodici, intemperante piú che mai, indagando su un caso che potrebbe far tremare il governo o rovinarle la carriera. Nei parchi naturali sventrati dalle compagnie petrolifere, fra maghe contadine e tramonti western, eccola in prima linea, alle prese con un marito meno sbadato di quel che sembra, un appuntato troppo attraente, una figlia, e un dubbio che la arrovella: come mai fra i calanchi vaga qualcuno che dovrebbe essere morto?«Vai dove una volta stava il mulino, gira al serbatoio, oltrepassa la chiesa caduta – ecco le loro indicazioni. Come se vivessero in un paese fatto solo di ricordi.»Piove. In una primavera ritardataria, la Piemme Tataranni è di pessimo umore. Mentre è in corso la campagna elettorale per le Regionali si ritrova fra i piedi una ragazza troppo intraprendente, troppo ingenua, forse mitomane. Quando la giovane scompare, Imma Tataranni comincia a vedere tutto sotto un'altra luce: se stessero tentando di incastrarla? Eccola tirar fuori gli aculei, mentre si aggira per una Basilicata che sembra la Transilvania, impantanandosi in tutti i sensi. All'inseguimento di una verità che affonda le radici nel passato si spingerà fino a Roma… stretta all'appuntato Calogiuri. Dagli studi di Cinecittà in via di dismissione al petrolio della Val d'Agri, da Montecitorio ai vicoli deserti di Craco, solo la testardaggine di una donna che non teme i chili di troppo e rifugge i buoni sentimenti potrà venire a capo dell'enigma. Dissacrante nella sua normalità, forse Imma imparerà a fidarsi un po' di piú di se stessa e degli altri, forse il frutto proibito si potrebbe cogliere, forse il Belpaese non è del tutto da rottamare. Una nuova inchiesta della protagonista di Come piante tra i sassi, il ritratto in giallo di un'Italia unita con lo scotch. -
Le armi segrete
Cinque racconti perfetti: Lettere di mamma, I buoni servigi, Le bave del diavolo, a cui Antonioni si ispirò per il suo film Blow-Up, Il persecutore, forse il più commovente, dedicato a un genio del jazz come Charlie Parker, Le armi segrete. Cinque mondi sferici dove il lettore, con l'innocente proposito di leggere, osserva dal di fuori l'azione, guardando le cose accadere e alla fine quasi non vuol più uscire da quell'universo che in pochi paragrafi Cortázar ha creato per lui. Angoscia? Forse. Ma anche la sensazione di sperimentare zone di frontiera della letteratura, dove i tempi si confondono, gli specchi sono di carne e «io» è qualcun altro che è «io». -
Fine del gioco
«A volte lo scrittore di racconti sceglie, e altre volte sente come se il tema gli si imponesse in modo irresistibile, lo spingesse a scriverlo. Nel mio caso, la maggior parte dei racconti sono stati scritti – come dire – al margine della mia volontà, al di sopra o al di sotto della mia coscienza raziocinante, come se io non fossi altro che un medium attraverso il quale passasse e si manifestasse una forza estranea. […] A me sembra che il tema da cui uscirà un buon racconto sia sempre eccezionale, ma non voglio dire con questo che un tema debba essere straordinario, fuori del comune, misterioso o insolito. Anzi, può trattarsi di un aneddoto perfettamente triviale e quotidiano. L'eccezionalità risiede in una qualità paragonabile a quella della calamita; un buon tema attrae tutto un sistema di rapporti connessi, coagula nell'autore, e piú tardi nel lettore, un'immensa quantità di concetti, intravisioni, sentimenti e perfino idee che galleggiavano virtualmente nella sua memoria o nella sua sensibilità». (Julio Cortázar) -
C'era una volta un paradosso. Storie di illusioni e verità rovesciate
In questo singolare libro, Piergiorgio Odifreddi ci invita a sederci accanto al caminetto con lui, per raccontarci storie sulle illusioni dei sensi, le ambiguità dell'arte, le contraddizioni della religione, i tranelli della filosofia, le insidie della politica, i rompicapi della logica e le difficoltà della matematica. Sono storie che mettono in dubbio nozioni comuni, eppure sorprendentemente insidiose, come la realtà, la verità, l'infinito e la democrazia. Ogni paradosso è un labirinto e ogni storia di questo libro vi si aggira fino a quando non ne trova la soluzione. Perché come diceva Amleto a Ofelia: «C'era una volta un paradosso, ma ora il tempo l'ha risolto». -
Il compagno
Al contrario dell'ingegnere Stefano de Il carcere o del professor Corrado de La casa in collina, il protagonista de Il compagno non è un intellettuale. Qui Pavese immagina un giovanotto piccolo-borghese, scioperato e incolto, messo di fronte alle proprie responsabilità. Pablo, chiamato così perché suona la chitarra, vive a Torino, la città in cui è nato, ma soffre il disagio esistenziale di un'epoca, tra la guerra di Spagna e la Seconda guerra Mondiale, in cui il regime fascista continua a perdere presa sul popolo e quel consenso entusiasta che era stato fonte di sicurezza inizia a creparsi. Pablo cerca di chiudere gli spiragli, di colmare quelle mancanze ideologiche che causano spaesamento e disagio. Lascia Torino alla volta di Roma, e qui, nella confusione, s'inventa una disciplina, per tornare alla città natale più motivato e deciso a fare effettivamente qualcosa. Il compagno non è il miglior libro di Pavese ma uno dei più commoventi, lo stesso autore ne Il mestiere di vivere lo riconosce, parlandone con vibrante compostezza : ""8 ottobre 1948. Riletto, ad apertura di pagina, pezzo del Compagno. Effetto di toccare un filo di corrente. C'è una tensione superiore al normale, folle, uno slancio continuamente bloccato. Un ansare."""""" -
Feria d'agosto
Racconti colmi di incanti sommessi, in un libro che è un inventario dei temi piú cari di Cesare Pavese: il mito innocente e selvaggio che si svela nella campagna, la solitudine metropolitana, l'io fanciullo e la memoria dell'infanzia, le contraddizioni che rimandano ai valori archetipi dell'esistere.Tre sono le parti di cui si compone Feria d'agosto: Il mare, dove le memorie infantili diventano tramite di conoscenza; La città, dove una giovinezza piú adulta tenta di perpetrare il gioco delle scoperte fanciullesche; e La vigna, dove il divario fra uomo e ragazzo si fa dramma nel ricordo di un'età assoluta. La lingua, come ha scritto Italo Calvino, è «trasparente, morbida, guardinga» e i personaggi sono «ricavati da una materia affettiva ancora calda; immagini piú rare ma legate a una verticalità di memoria tali da darci un brivido». Racconti come La giacchetta di cuoio o Le case sono tra le prove piú significative e complete della narrativa di Pavese.Con la cronologia della vita e delle opere; l'antologia della critica. -
The Game
Ci sono libri che quando cadono nel mondo fanno un rumore assordante, che in un attimo però svanisce. E poi ci sono libri, pochi libri, che invece emettono una radiazione, un ultrasuono, che persiste e nel tempo si amplifica, generando cerchi concentrici. Da quando sappiamo come funziona il Game, ci piaccia o no, abbiamo imparato a guardare la realtà con occhi nuovi.«Baricco si mette nei panni dello storico, dell'antropologo e del cartografo, il suo è un lavoro di ricostruzione e ricerca profondissimo e di rara brillantezza» – Wired«Chi ci può guidare in questo territorio con il giusto mix di astuzia e magistrale destrezza, di delizia e terrore, tenendoci inchiodati fino all'ultimo paragrafo con considerazioni disturbanti e argute? La risposta sarebbe nessuno, non fosse per Alessandro Baricco» – The New Yorker«Un libro profondo, dallo sguardo obliquo, che traccia una mappa per orientarci e muoverci nel nuovo mondo digitale» – El País«Ecco l'intuizione fondamentale: il mondo numerico non è la causa dei cambiamenti della mente ma ne è la conseguenza» – Le MondeQuella che stiamo vivendo non è solo una rivoluzione tecnologica fatta di nuovi oggetti, ma il risultato di un'insurrezione mentale. Chi l'ha innescata – dai pionieri di Internet all'inventore dell'iPhone – non aveva in mente un progetto preciso se non questo, affascinante e selvaggio: rendere impossibile la ripetizione di una tragedia come quella del Novecento. Niente più confini, niente più élite, niente più caste sacerdotali, politiche, intellettuali. Uno dei concetti più cari all'uomo analogico, la verità, diventa improvvisamente sfocato, mobile, instabile. I problemi sono tradotti in partite da vincere in un gioco per adulti-bambini. Perché questo è The Game. -
I nostri più vecchi amici. La storia dei primi cani
I cani e gli uomini sono inseparabili da piú di 40 000 anni. Una relazione fondamentale per la nostra storia evolutiva come per quella dei nostri amici canidi; ma come e perché ci siamo scelti a vicenda? Fu un caso? Era inevitabile? L'antropologa Pat Shipman rintraccia ogni risposta scavando nel passato dell'umanità. Dalla tundra ghiacciata dell'estremo nord agli infuocati deserti australiani o le umide foreste pluviali dell'Amazzonia, abbiamo sempre domesticato dei canidi, sperimentandone enormi vantaggi. Ma quando iniziammo a domesticare i lupi, non prevedevamo certo la profonda comunicazione e il forte legame di cui oggi godiamo. I lupi, infatti, erano allora temuti e considerati un pericoloso e feroce concorrente nella caccia alle prede. Eppure, questa sorprendente trasformazione riuscí con dei lupi evoluti, e con reciproci benefici. Lungo il percorso, i cani cambiarono fisicamente, nel comportamento ed emotivamente, come del resto è accaduto anche a noi. La collaborazione dei cani ha notevolmente ampliato la gamma delle capacità umane, ci ha modificato diete e habitat, contribuendo alla nostra stessa sopravvivenza. Shipman dimostra che non possiamo comprendere appieno la storia della nostra specie senza riconoscere il ruolo centrale che in essa ha svolto il miglior amico dell'uomo. -
Filosofia del graphic design
Da almeno due secoli, nella società industrializzata, il graphic design contribuisce a dare forma agli oggetti e ai discorsi che ci circondano in ogni ambito della produzione e della conoscenza: dal packaging delle merci ai sistemi di segnaletica, dall'editoria alle interfacce digitali. Un potere non soltanto estetico, ma retorico e politico, su cui vale la pena meditare. Filosofia del graphic design è la prima antologia in lingua italiana che raccoglie le idee, le visioni, i manifesti di alcuni dei maggiori protagonisti della grafica del Novecento: artisti, designer e tipografi che si sono dedicati alla riflessione critica dall'interno del proprio mestiere, arrivando ad anticipare molti degli aspetti del mondo attuale. Lissitzky che, un secolo fa, già prefigura un'elettrobiblioteca; Moholy-Nagy che profetizza un libro di scuola simile a un magazine illustrato; Otto Neurath che pone le basi per l'infografica con cui ci orientiamo ovunque; Muriel Cooper che negli anni Ottanta intravede nel computer virtú e pericoli del telelavoro. Quaranta testi – la maggior parte mai tradotti prima – che tracciano i contorni di una disciplina proteiforme e definiscono gli snodi di un dibattito articolato: qual è il potere del graphic design nella società di massa? Si tratta di un servizio o di un'opera di ingegno? E chi guarda la grafica è un utente consapevole o un mero consumatore? Quaranta riflessioni fondamentali per il design, che si rivelano indispensabili anche per chiunque, oggi, si interessi alle immagini e alla loro storia, al sistema dei media e alla cultura visuale in senso lato.Con scritti di: William Morris; Filippo Tommaso Marinetti; W. A. Dwiggins; László Moholy-Nagy; Vasilij Kandinskij; El Lissitzky; Fortunato Depero; Jan Tschichold; Alexey Brodovitch; Mehemed Fehmy Agha; Beatrice Warde; Herbert Bayer; Earnest Elmo Calkins; Otto Neurath; Paul Rand; Ladislav Sutnar; Ken Garland; Germano Facetti; Albe Steiner; Wim Crouwel e Jan van Toorn; Josef Müller-Brockmann; Bruno Munari; Jorge Frascara; Muriel Cooper; Massin; Giovanni Anceschi, Giovanni Baule e Gianfranco Torri; Zuzana Licko e Rudy VanderLans; Katherine McCoy; April Greiman; Tibor Kalman e Karrie Jacobs; Giovanni Lussu; Steven Heller; Richard Hollis e Robin Kinross; Michael Rock; Ellen Lupton. -
Diavoli di sabbia
Tutti conosciamo l'alchimia difficile delle coppie, i segreti, le bugie, la voglia di felicità e la forza corrosiva dei tradimenti. In ogni istante della nostra vita siamo amanti, figlie, fratelli, compagni, amiche. Una notte, dopo un'accesa discussione, Rodolfo si chiude in una stanza nella casa di Dora per non uscirne piú. Indecisa se ignorarlo o chiamare la polizia, lei ne parla all'amica Manuela, che poi torna a casa e si confida con Livio, che poi si precipita dal fratello Tommaso in ospedale, che poi telefona al fidanzato Samuele, che poi riceve una strana proposta da una cliente, che poi... Elvira Seminara dà vita a una struttura originalissima e vertiginosa, un susseguirsi di dialoghi che fanno il girotondo, dove i personaggi e il lettore rimbalzano da un ruolo all'altro, da un inciampo al successivo, senza mai fondersi né perdersi davvero. Siamo dialogo incessante, sempre in relazione con qualcun altro, anelli malfermi e lucidi di un interminabile giro di parole. E poi siamo diavoli di sabbia, violenti e fragili: ci solleviamo nel vento pronti a graffiare. -
Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti
Quante volte, lontani da casa, ci siamo sentiti smarriti. Fuori dall'ordinario e confortevole svolgimento della vita, in un contesto diverso da quello abituale, inciampiamo, simuliamo, improvvisiamo; ma scopriamo anche risorse che non pensavamo di avere. Solo quando andiamo altrove ci mettiamo alla prova, ci lasciamo sconvolgere da incontri inattesi e capiamo quanto sia importante perdersi per ritrovarsi. La scintilla che dà avvio al cambiamento è sempre un viaggio, uno spostamento, una freccia che unisce un luogo di partenza e uno di arrivo. A volte queste frecce sono cortissime, ma sufficienti a cambiare le regole del gioco; altre volte invece sono molto lunghe, e raccontano di fughe dolorose, dalla Siria, dal Cile, dall'Italia in cui la Resistenza è appena finita e non si capisce bene cosa stia cominciando; oppure raccontano di persone che cercano lavoro, e dalla Turchia si spostano in Germania o dal Nepal negli Emirati Arabi. Seguendo le storie di uomini e donne che hanno attraversato i confini, Guido Barbujani ci ricorda che alla fine della freccia ci sarà sempre qualcosa di diverso da quello che ci si aspettava. E che nella vita si paga un prezzo per tutto, ma nonostante questo il mondo bisogna esplorarlo il piú possibile. -
Il Duca
L'ultimo erede di una dinastia decaduta, i Cimamonte, si è ritirato a vivere nella villa da sempre appartenuta alla sua famiglia. La tenuta giganteggia su Vallorgàna, un piccolo e isolato paese di montagna. Il mondo intorno, il mondo di oggi, nel quale le nobili dinastie non importano piú a nessuno, sembra distante. L'ultimo dei Cimamonte è un giovane uomo solitario che in paese chiamano scherzosamente «il Duca». Sospeso tra l'incredibile potere del luogo, il carico dei lavori manuali e le vecchie carte di famiglia si ritrova via via in una quiete paradossale, dorata, fuori dal tempo. Finché un giorno bussa alla sua porta Nelso, appena sceso dalla montagna. È lui a portargli la notizia: nei boschi della Val Fonda gli stanno rubando seicento quintali di legname. Inaspettatamente, risvegliato dalla smania del possesso, il sangue dei Cimamonte prende a ribollire. Ci sono libri che fin dalle prime righe fanno precipitare il lettore in un mondo mai visto prima. L'abilità dell'autore sta nel mimetizzarsi tra le pieghe della storia, e fare in modo che abitare accanto ai personaggi risulti un gesto tanto istintivo quanto inevitabile. È quello che accade leggendo Il Duca, un romanzo classico eppure nuovissimo, epico e politico, torrenziale e filosofico, che invita a riflettere sulla libertà delle scelte e la forza irresistibile del passato. Con una voce colta e insieme divertita, sinuosa e ipnotica – inusuale nel panorama letterario nostrano – Matteo Melchiorre mette a punto un congegno narrativo dal quale è impossibile staccarsi.Proposto da Marco Balzano al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:rn«È una storia che sembra provenire da un’altra epoca, quando il mondo era ancora da esplorare e lo spazio attorno agli uomini ancora da conoscere e conquistare. È invece un racconto che, come sa fare a volte la letteratura, parla per allegorie e dicendo di quel cosmo illustra più che mai il nostro, con i suoi voli e i suoi abissi. Due, più di tutti, sono gli elementi che mi colpiscono di questo romanzo: la cura con cui vengono trattati i personaggi e la duttilità della scrittura dell’autore, capace di sbozzare piccoli universi corali e individualità uniche che si stagliano sulla scena. Tra voli di cornacchie, giochi di potere e documenti antichi, Melchiorre accompagna il lettore a toccare con mano la forza e la violenza che esercitiamo nei confronti della natura e, infine, verso noi stessi. L’ambientazione principale è il bosco, quasi una selva dantesca, che continua a respirare nonostante le miserie umane, di cui sembra beffarsi. Ecco perché quell’ultimo erede di una dinastia decaduta, che Melchiorre rende vividamente sulla pagina, è anche uno specchio in cui ciascuno può riconoscere le proprie debolezze e paure.»