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L'amour fou
Uscito nel 1937, L'amour fou è un racconto autobiografico che riprende la formula già usata con Nadja di mescolare narrazione, saggio, fotografie e disegni. Tutto ruota intorno all'incontro di Breton con Jacqueline Lamba, poi sua terza moglie, e alle coincidenze «magiche» e alle premonizioni che conducono a questo momento fatale. Le riflessioni che si innervano nel racconto scandagliano il rapporto che l'innamoramento improvviso, l'amour fou per l'appunto, ha con l'ignoto e ruotano intorno ai concetti di desiderio e di rivelazione. Mai come in questo libro la letteratura è vita, e la vita è l'attesa del proprio destino. Prefazione di Emanuele Trevi. -
I confini del cielo
Un grande romanzo americano epico come un classico. Con una voce vibrante che tocca nel profondo: piena di forza, rabbia e tenerezza.«Una storia di castigo, amore e redenzione perfetta e commovente» – The Guardian«Uno di quei libri indimenticabili che fanno emozionare le persone, incluso me» – James Patterson«Ho adorato questo libro. Da leggere e rileggere» – Louise PennyDuchess Radley ha tredici anni e si è autoproclamata «fuorilegge», convinta che le regole valgano solo per gli altri. È lei a proteggere il fratellino e a occuparsi di Star, sua madre. L'unico sostegno arriva da Walk, lo sceriffo, un uomo dallo sguardo perennemente rivolto al passato che non ha mai lasciato Cape Haven. Walk è vicino a Star e alla sua famiglia perché trent'anni prima una tragedia li ha segnati in modo indelebile. Ma adesso che Vincent, responsabile di quei fatti, è stato rilasciato, bisognerà fare i conti con il prezzo del suo ritorno. -
Piccolo trattato di consolazione. Vivere con i nostri morti
Nell'insegnarci come vivere con i morti Delphine Horvilleur ci offre un inno alla vita: una riflessione universale sulla morte attraverso la sapienza dell'ebraismo.Si tratta sempre di sbarazzarsi di Abele, di cancellare tutto ciò che viene rammentarci che nulla è eterno, che bisogna scendere a patti con l'assenza e rinunciare a tutto quel che si conquista.Essere un rabbino significa vivere con la morte: quella degli altri, ma anche la propria. Significa però soprattutto trasmettere la morte come lezione di vita per quelli che restano: «Cosí, mi trovo al fianco di donne e uomini che in momenti cruciali della loro vita hanno bisogno di narrazioni». Il tessuto di questo libro di consolazione intreccia strettamente tre fili: il racconto, l'esegesi e la confessione. La narrazione di una vita interrotta, il modo di dare senso a una morte attraverso i testi della tradizione e l'evocazione di una ferita intima o la rammemorazione di un episodio autobiografico di cui ha risvegliato il ricordo seppellito da qualche parte. I testi sacri aprono un varco tra i vivi e i morti: «Il ruolo del narratore è quello di stare sulla soglia, per garantire che resti aperta». E permettere cosí a ciascuno di fare la pace con i propri fantasmi. -
Brevissima storia della vita sulla Terra. 4,6 miliardi di anni in dodici capitoli
Una storia prima della Storia: dall'esplosione del Big Bang alla comparsa dell'essere umano. Quattro miliardi e mezzo di anni costellati di cataclismi e rinascite, raccontati come se fossero un appassionante romanzo di fantascienza.«Henry Gee firma un saggio che è un viaggio mozzafiato attraverso la storia della Terra. E avverte: l'umanità si salverà solo se userà l'intelligenza nelle relazioni con la natura.» – Giuseppe Montesano, Il MattinoSiamo abituati ad associare l'esistenza della Terra a quella della nostra specie: Homo sapiens. Eppure gli esseri umani, benché lo abbiano modificato piú di qualsiasi altro animale, abitano il pianeta da poche migliaia di anni, un lasso di tempo irrisorio se guardato dalla prospettiva del momento in cui tutto è cominciato. Di quello che è successo prima che i nostri lontani antenati comparissero non sappiamo molto, a parte qualche infantile ricordo in stile Jurassic Park il resto è oscuro. Si tratta invece di un periodo di cambiamenti entusiasmanti, tra esplosioni nucleari e glaciazioni, metalli pesanti che evaporano e altri che sedimentano nel nucleo e fondono, tra terre che emergono e si spostano e altre che vengono sommerse e spariscono per sempre. Una storia cosí lontana da apparire misteriosa e affascinante quanto un racconto inventato; fatta di creature dimenticate che a queste mutazioni si sono adattate, sopravvivendo per milioni e milioni di anni, resistendo a radiazioni, temperature estreme, inondazioni: evolvendosi. Una storia di cui non abbiamo alcuna memoria, ma che ha reso possibile il nostro improbabile avvento, e che ci rivela il fragile e meraviglioso equilibrio su cui si è sempre retta la vita. -
Il diario perduto di Édouard Manet
Indebolito dalla malattia che lo tormenta ormai da anni, il precursore dell'Impressionismo Édouard Manet è costretto a cercare il conforto di cure idroterapiche in amene località di campagna. Massaggi, frizioni e spugnature – tanto corroboranti quanto faticose – non bastano a lenire i dolori del corpo e dell'anima. Su suggerimento dell'amico Tonin, l'artista si concede la compagnia di un confidente, un taccuino su cui annotare quasi ogni giorno – dal 30 aprile 1880 al 22 marzo 1883 – impressioni, pensieri e ricordi. Circondato da una natura benigna e dalle premure di Reine, la domestica che lo assiste nei suoi gravosi tentativi di dipingere en plein air, Manet riversa quotidianamente le sue idee e il suo genio nelle pagine del diario. Tuttavia, esigenze artistiche e necessità economiche richiamano Manet in una Parigi vibrante di arte e di novità. Dallo studio dove intrattiene amici, amanti e potenziali clienti, riceve notizia del tanto agognato riconoscimento alla propria carriera, prima con una medaglia dal prestigioso Salon e poi con la croce di cavaliere della Legion d'onore. Un riconoscimento tardivo, ma è il prezzo da pagare per la sua visione schietta dell'arte, ostinata a perseguire uno stile personale malgrado le critiche e l'impopolarità: al centro delle sue opere non figurano personaggi idealizzati, che siano generali eroici o nobili uomini di campagna, bensí soggetti spogli di ogni sentimentalismo o aura mitologica. Ed è proprio per celebrare questo spaccato di autentica modernità, nonché per lasciare una sorta di testamento spirituale, che Manet, pur sofferente e semiimmobilizzato, si dedica alla realizzazione del suo ultimo capolavoro, Il bar delle Folies Bergère, un quadro che diventerà l'icona di un'intera epoca e l'immagine immortale del suo talento. Purtroppo non basterà avvalersi di una carrozza per ogni minimo spostamento, né affidarsi a sostanze medicamentose che promettono miracoli e altrettanti rischi, e neppure circondarsi di fiori freschi ogni giorno, per sopravvivere ai dolori lancinanti che lo costringeranno a restare sdraiato quasi tutto il giorno, e persino a dipingere da quella posizione: Manet morirà la sera del 30 aprile 1883. Toccherà all'affezionata domestica Élisa conservare il taccuino che Manet le ha affidato e infine condividere con il mondo l'intimo racconto di una vicenda umana e artistica sincera e appassionata. -
Tutta intera
Il fiume Sele taglia in due la città, e Sara ogni giorno lo attraversa per andare nella scuola di Basilici. I suoi studenti arrivano da tutte le parti del mondo e la guardano con diffidenza. La chiamano Signorina Bellafonte, perché anche se è nera (come la maggior parte di loro) non è una di loro: è cresciuta di là dal fiume, suo zio è il guardiano del frutteto, e da quelle parti le pesche le chiamano «oro rosa», perché sfamano molte famiglie. Sara è la figlia adottiva di un professore di liceo e della cuoca dell'asilo. Sua mamma preparava torte e coltivava rose, suo padre le ha insegnato la passione per le parole: il suo mondo da bambina aveva confini certi. Ora don Paolo le ha trovato questo lavoro, crede che lei sia la persona giusta. Giusta perché? Questi ragazzini, che conoscono tre lingue e ne inventano una diversa ogni pomeriggio, avranno pure il suo stesso colore di pelle ma la scrutano, la sfidano di continuo. All'inizio non riesce a ottenere la loro attenzione nemmeno per mezz'ora. Le parole non bastano piú, forse la strada per comunicare passa per certe esperienze difficili del passato: ogni volta che si è sentita diversa, nel posto sbagliato. Settimana dopo settimana quei nomi impronunciabili e quei volti sfuggenti diventano piú famigliari: Tajaeli Kolu che le assomiglia cosí tanto, Zakaria Laroui con l'occhio pigro e zero modestia, Paul Bonafede che è mezzo italiano e sembra vergognarsene. Ma poi scompare Charlie Dí, che stava sempre seduta al terzo banco, e intanto si moltiplicano le aggressioni nel quartiere: ecco che questo processo accidentato ma prodigioso di conoscenza reciproca rischia di interrompersi. Eppure certe vite spezzate e ricucite possono ancora, come certi innesti, trovare il modo di fiorire. -
Sciocchi spavaldi omicidi
Come può una madre di famiglia, impiegata municipale, rispettabile abitante di una placida cittadina svedese, finire a imballare cadaveri nei sacchi della spazzatura? Cinico, bizzarro, impetuoso, ""Sciocchi spavaldi omicidi"""" è un noir pieno di suspense diabolica su come un solo stupido errore possa mandare a rotoli un'esistenza, anche la più tranquilla. Era un weekend in un alberghetto di campagna programmato da tempo. Per organizzarlo erano ricorsi al solito arsenale di bugie, scuse e menzogne, ma alla fine erano riusciti a partire. Quella storia d'amore clandestina andava avanti da un po' e ormai discutevano di andare a vivere insieme. Ma la domenica tornando in città, Johan distratto da un battibecco con Anna investe una donna. E invece di fare la cosa giusta, i due amanti sono presi dal panico e decidono di liberarsi del corpo e nasconderlo nel bosco. Una scelta fatale che innesca una rovinosa spirale. Di lì in avanti ogni decisione è più catastrofica della precedente. Ma ormai Anna e Johan hanno troppo - o troppo poco - da perdere per potersi fermare."" -
La carrozza della Santa
È la mattina del 6 febbraio, la festa di Sant'Agata si è appena conclusa e «la Santa», come tutti la chiamano, è rientrata nella cattedrale. Nell'atmosfera distratta, da fine evento, che pervade strade e popolazione, un uomo viene ritrovato in una pozza di sangue nell'androne del Municipio, dentro una delle Carrozze del Senato. L'opinione pubblica è sconvolta e il sindaco in persona sollecita l'intervento della Guarrasi. La vicenda si presenta subito ingarbugliata, un intrico di piste che conducono sempre alla vita privata e familiare del morto, Vasco Nocera. Vanina, però, fatica a dedicare all'indagine l'attenzione che meriterebbe. A Palermo sta accadendo qualcosa che esige la sua presenza; è un richiamo che non può ignorare. Stavolta piú che mai per la soluzione del mistero saranno importanti l'aiuto della sua squadra e l'impegno del commissario in pensione Biagio Patanè, che a dispetto dell'età non si ferma davanti a niente.COME COMINCIAL'alba era spuntata che ancora il fercolo non aveva iniziato la salita di Sangiuliano. Un tempo, diceva la guida, al monastero delle Benedettine di via dei Crociferi, Sant'Agata ci arrivava appena prima che sorgesse il sole. In quell'unica occasione, le monache violavano per qualche minuto la clausura e omaggiavano la patrona della loro voce. Quella mattina, come in effetti succedeva ormai da anni, il «canto dell'alba» aveva accompagnato il nono rintocco delle campane e la Santa era rientrata in Cattedrale con un clamoroso ritardo, accompagnata dai devoti piú fedeli che consumavano gli ultimi scampoli di voce.Estelle e Nina erano state in giro tutta la notte. Avevano seguito e fotografato ogni momento della festa, fino alla sua conclusione. Gli ultimi giorni a Catania meritavano un reportage degno dell'accoglienza che la Sicilia aveva riservato loro quando, tre mesi prima, il programma Erasmus le aveva portate lí e le aveva fatte incontrare. E pensare che entrambe, senza nemmeno conoscersi e partendo da città diverse, avevano storto il naso quando le rispettive università – Avignone per Estelle e Lille per Nina – avevano comunicato loro la sede del soggiorno di studio. L'avevano accettata obtorto collo, giusto perché non c'erano altre opzioni. Invece era stato un periodo indimenticabile. -
Il design e l'invenzione del Made in Italy
Made in Italy è una «parola-valigia» che contiene le cose più diverse: oggetti e arredi per la casa, abiti, scarpe e borse, auto e motocicli, cibi raffinati o in scatola, ma anche atmosfere e stili di vita. Made in Italy è il label lasciapassare che conferisce prestigio alle merci sul mercato globale ed è da sempre oggetto di discussioni e protezionismi. Ma soprattutto Made in Italy allude a qualcosa di impalpabile quanto potente, condiviso in tutto il mondo e sinonimo di eleganza e della magica alchimia tra innovazione e tradizione. Questo volume si interroga su come si sia giunti a una formula che ha comunicato e amplificato il prodotto italiano fin dalle esposizioni universali del XIX secolo, mettendo a fuoco, anche grazie ad azioni normative e propagandistiche, categorie che arricchiscono la semplice accezione di «fatto in Italia»: mediterraneità, artigianalità, artisticità, ingredienti che, a loro volta, contribuiscono a definire la sfuggente dimensione del design. Ed è il design, nel suo passaggio da artigianato artistico a prodotto industriale, ad aver sollecitato nei mercati e nel pubblico internazionale quelle reazioni, per lo più favorevoli se non adoranti, che hanno contribuito a modellare una vera e propria categoria dello spirito, in un continuo gioco di rimandi tra spunti provenienti dai progettisti e dalle aziende italiane e riflessi rintracciabili nei paesi più attivi nel dibattito sulla cultura del progetto. -
Giù i monumenti? Una questione aperta
Oggi piú che mai abbiamo cambiato il modo di guardare ai monumenti. Non piú solo ricordo del passato ma anche informazione preziosa sul presente. Oggi i monumenti sono abbattuti, cancellati o modificati. È già accaduto molte volte nella storia e sempre durante svolte epocali, come per esempio gli anni della Rivoluzione francese o quelli della decomunistizzazione nell'Europa dell'Est. È quindi il momento giusto per provare a rispondere ad alcune domande cruciali: qual è il ruolo dei monumenti? Perché suscitano cosí tanto scalpore? Ed è giusto, talvolta, abbatterli? Una questione aperta, tra arte e democrazia. Stalin, Roosevelt, Saddam: i monumenti crollano. Quando la storia cambia direzione, le statue tornano ad avere voce. Una voce talmente forte che spinge a cancellare ciò che nel presente è ritenuto troppo doloroso. Una scelta che fa discutere. -
Il cinema, l'immortale
Piú o meno alla fine di ogni decennio il cinema è stato dichiarato morto, da quando è nato in quel famoso 28 dicembre 1895. Gli stessi fratelli Lumière che gli diedero i natali dissero che si trattava di «una invenzione senza futuro» e lo dissero pensando alla vertiginosa evoluzione tecnologica di cui si erano fatti essi stessi interpreti in quanto industriali, produttori di pellicole e macchine da ripresa. Cosí il buon vecchio film, pur essendo nato per il grande schermo, ma essendosi adattato meravigliosamente al piccolo fin dalla diffusione dei primi apparecchi televisivi (parliamo degli anni Cinquanta del secolo scorso), pare stia facendo la parte del leone sulle innovative piattaforme digitali. Durante il blocco dovuto alla pandemia e anche dopo, i film hanno superato le serie tv. Cos'è quindi il cinema oggi? È arrivato il momento di chiederselo fino in fondo. -
Colibrì Salamandra
«Se mi stai leggendo fa' conto che io sia già morta». Jane è un'analista specializzata in cybersecurity. Un giorno, nel suo caffè di fiducia, riceve una busta dal barista. Qualcuno l'ha pagato affinché gliela consegnasse. Dentro la busta ci sono una chiave, un indirizzo e un numero: 7. Jane si fa portare all'indirizzo, scoprendo che si tratta di un magazzino. Dentro il deposito numero 7 trova il primo indizio: una scatola con un colibrí imbalsamato di una varietà estinta da tempo e un biglietto con su scritto «Colibrí… Salamandra. Silvina». Jane è turbata: le salamandre rappresentano per lei un ricordo molto caro legato alle scorribande con suo fratello Ned, scomparso da ragazzo, e di quando insieme, lungo il fiume, andavano alla ricerca di questi animali. Jane è decisa a capire, anche a costo di scivolare tra le maglie soffocanti di una cospirazione mondiale. In un mondo sull'orlo del disfacimento, tra pandemie sconosciute, devastanti effetti dovuti ai cambiamenti climatici e un controllo impietoso della vita privata, Jane deve muoversi in fretta perché sente che non c'è piú tempo, per lei, per Silvina, e per il pianeta. Con la sua scrittura ipnotica e avvolgente, Jeff VanderMeer sa usare come nessun altro oggi trame avventurose per raccontare il presente. Attraverso i temi che gli sono piú cari – i cambiamenti climatici, l'Antropocene, il rapporto autodistruttivo con la natura – con Colibrí Salamandra VanderMeer firma ancora una volta un'invenzione narrativa visionaria e grandiosa. -
Gli uffici competenti
«Il sistema immunitario della patria»: questo dice il tenente Ivanov del suo lavoro presso gli uffici competenti. Alla stregua di invisibili anticorpi, i funzionari scongiurano incredibili pericoli esterni quali penne Bic, blue jeans o note di jazz, vera piaga di questi primi anni Sessanta. A volte, però, l'attacco viene dall'interno, ed è un cancro inestirpabile. Proprio come Abram Terc, l'ingrato traditore che si diverte a scrivere libercoli antisovietici e li fa pubblicare all'estero. «Realismo fantastico» la chiamano la sua corrente letteraria. Il primo avvistamento tra le righe della stampa francese risale al 1959. Ma Ivanov è risoluto, e fiducioso. D'accordo, Terc è riuscito a eludere chissà come i controlli alle frontiere – e la solerte sorveglianza preventiva di cui beneficia ogni cittadino fin dalle fasce – ma di certo non può sfuggire all'intuito e ai potentissimi mezzi degli uffici competenti. Eppure, eppure. Ci vorranno sei lunghi anni di interrogatori martellanti a studentelli imberbi, interminabili pedinamenti, infestazione di talpe in ogni covo dell'intelligencija moscovita prima di smascherare il pacifico professor Andrej Sinjavskij, e acciuffarlo un mercoledí di settembre del 1965. Le velleità letterarie, prima o poi – o molto poi – si pagano con il Gulag... Nel frattempo sotto le gonne della grande Madre Russia è successo di tutto: un'esposizione americana di portata colossale, lo sfratto delle spoglie di Stalin dal mausoleo di Lenin, la visita nello spazio del compagno Gagarin, lo scoppio di un incendio inestinguibile in Uzbekistan. Ah, che tempi quelli del governo di Chruščëv! E in effetti sarebbe bello sapere anche cosa ha fatto il temibile Andrej in tutti quegli anni straordinari passati in «latitanza». Be', è semplice. Niente, o meglio tutto: ha insegnato all'università, ha curato un'antologia dell'opera poetica dell'ineffabile Pasternak – figuriamoci! –, se l'è spassata con i suoi amici e la vigorosa moglie Marija Vasil′evna Rozanova, è rimasto a Mosca, in piena vista, dove gli uffici competenti potevano controllarlo meglio. Ha perfino avuto un figlio, il piccolo Iegor, nato pochi mesi prima del suo arresto... Sí, perché il vero cognome dell'autore di questo libro è Sinjavskij. E questa è la storia della sua famiglia. -
Nel nome della madre
Nel 2018 Aimara Garlaschelli ha curato e tradotto La terra desolata di Eliot. Questa importante esperienza si è senz'altro riverberata in questo suo poemetto, che emblematicamente ha lo stesso numero di versi del modello eliotiano (433) e la stessa ambizione di contenere tutto. Nel nome della madre presenta infatti tracce significative delle tragiche cronache dei nostri giorni, ma anche del femminile attraverso il mito. Ci sono i corpi nel loro aspetto piú sgradevole ma anche l'incanto degli angeli, gli aborti e le nascite, e poi la storia, il linguaggio, le reminiscenze letterarie. E molte immagini di uccelli che attraversano tutto il poemetto: rondini, allodole, falchi… Tutti riuniti in un rondò finale in forma di sestina dove queste figure di volo, di elevazione e di libertà suggellano un percorso che era partito dal fondo dei mari. Nei versi di Aimara Garlaschelli c'è una forte volontà di riappropriazione del sacro al di fuori da ogni canone religioso. Il poemetto funziona da preghiera laica in cui le parole significano ma sono anche suoni rituali. La musicalità di questa poesia, attraverso il pieno controllo di una grande sapienza metrica, riesce a dire anche dove i significati non possono arrivare. -
Orizzonti. Una storia globale della scienza
La storia della scienza non è, e non è mai stata, un'impresa unicamente europea. Copernico utilizzava tecniche matematiche prese in prestito dai testi arabi. Quando Newton stabilí le leggi del moto, si basò sulle osservazioni astronomiche fatte in Asia e in Africa. Darwin scrisse L'origine delle specie consultando un'enciclopedia cinese del XVI secolo. Ed Einstein, mentre studiava la meccanica quantistica, fu ispirato dal fisico bengalese Satyendra Nath Bose. Orizzonti si spinge oltre l'Europa, esplorando i modi in cui scienziati provenienti da Africa, America, Asia e Pacifico si inseriscono nella storia della scienza, sostenendo che essa va studiata come una storia di scambio culturale globale. Se oggi gli scienziati riconoscono senza difficoltà la natura internazionale del loro lavoro, per Poskett questa tradizione ha una storia ben piú remota, tutta da scoprire. -
La promozione delle arti negli Stati Italiani. Dall’età delle riforme all’Unità
Al centro della riflessione di Sandra Pinto è il rapporto fra creazione artistica e potere: concentrando l'attenzione sulla storia delle istituzioni e su tutte le figure che promossero lo sviluppo della scena artistica degli Stati preunitari, l'autrice passa in rassegna criticamente la produzione di pittura, scultura e arti decorative nell'età dei Lumi, di Napoleone e della Restaurazione, da Pompeo Batoni a Giovanni Fattori. L'inedita tessitura tra arte e committenza, scoperta dei contesti, interpretazione dei territori, che ne è l'esito, consente al lettore di inserire le politiche di promozione delle arti all'interno del piú ampio e variegato ambito della storia della cultura. La ripubblicazione del saggio rende finalmente fruibile il volume agli studenti universitari, ai numerosi appassionati dell'arte dell'Ottocento e ai lettori curiosi. Con 121 illustrazioni nel testo. -
Tenerezza
È la piú fragile e la piú evanescente delle emozioni. La tenerezza anima il nostro modo di vivere, ci fa sentire l'altro come persona e non come cosa, aiuta a immedesimarci nella vita interiore degli altri e a farne riemergere le attese e le speranze. La tenerezza si esprime con il linguaggio delle parole, e con quello del corpo: uno sguardo, un sorriso, una lacrima, una stretta di mano, una carezza, un abbraccio. Eugenio Borgna usa le parole di Rilke, di Mann e di Leopardi per dare corpo a un'emozione friabile e sempre sotto attacco. La tenerezza, a prima vista, può sembrare debole ma in verità è un'emozione che cammina a braccetto con la speranza e la gentilezza, e tutte insieme possono rendere l'essere umano davvero umano. Eugenio Borgna continua, con questo testo, il suo percorso sempre piú peculiare attraverso le emozioni piú trascurate del momento storico. -
Il signor Alonso e la volpe giapponese. Un caso clinico nel Gioco della Sabbia
«E alla fine anche l'analista si alza, entrambi guardano insieme la composizione di sabbia e miniature, perplessi e a volte commossi da un insieme di cose che ""parlano"""" in un linguaggio esclusivamente visivo». Il Gioco della Sabbia si insegna e si impara, si fa o non si fa, se lo si fa è necessario farlo in due. Lo si studia, lo si mette in scena, lo si comprende o lo si rifiuta. È una tecnica junghiana che Jung non praticò e che oggi viene adottata da analisti che lavorano sia con gli adulti sia con i bambini. Si svolge cosí: nello studio, l'analista chiede all'analizzante di avvicinarsi alla sabbiera, che è una cassetta di forma rettangolare «con le proporzioni della sezione aurea (cm 75 x 50 x 7)». La sabbiera di solito, ma non sempre, è di metallo. L'analizzante viene invitato a usare la sabbia, bagnandola oppure no. Deve modellare, costruire, «accarezzare». Deve utilizzare le miniature esposte negli scaffali dello studio e comporre una scena. Alla fine verrà chiesto un titolo da dare a quella che forse si potrà definire un'opera e la """"sabbia"""" verrà fotografata e verrà cosí inevitabilmente conservata nella memoria di entrambi i presenti, «come un sogno». Insomma – commenta subito Clementina Pavoni –, «due cose da bambini: la sabbia e i giocattoli!» Ma i «giocattoli», ognuno lo sa, sono varchi, sono porte, da dove si esce per lasciar parlare il gioco, il fantasticare; per ascoltare, questa volta in due, «affacciati alla """"finestra"""" della sabbia... che cosa le mani hanno """"pensato""""» di comunicare. Nasce cosí il caso clinico dell'uomo che Clementina Pavoni ha voluto chiamare signor Alonso, il quale detesta – con consapevolezza, sapere e violenza – prima di tutto se stesso e il proprio corpo e poi il mondo che lo circonda, come in un assedio senza fine. È bravo il signor Alonso, e spietato, a giocare con la sabbia e a scovare personaggi inquietanti come Kitsune, che in giapponese vuol dire «volpe» ed è segno che protegge e a un tempo minaccia, che ama e soffoca. Noi le vediamo avvenire, tutte le storie del signor Alonso, le vediamo nascere e svanire, come in un colpo di vento, come in una galleria fatta di panorami e autoritratti, incidenti e ferite. Accompagnati da un'ecfrasi a due voci che cura."" -
La vendetta del professor Suzuki
Suzuki è un tranquillo insegnante di matematica. Fino al giorno in cui sua moglie non viene travolta e uccisa da un'auto pirata. Sconvolto dal dolore, furioso col destino, Suzuki decide di stanare i responsabili e vendicarsi. Per farlo sceglie il piú catastrofico dei piani possibili: infiltrarsi nella struttura criminale responsabile dell'omicidio – al volante c'era il figlio del boss – e regolare i conti. E questo ingenuo, maldestro dilettante del crimine non immagina nemmeno con chi dovrà vedersela. Dall'autore rivelazione de I sette killer dello Shinkansen un thriller indemoniato sullo sfondo di una Tokyo di cui nessuno sospettava l'esistenza. -
Il Mago
Cresciuto tra le comodità e i privilegi borghesi della Lubecca di inizio Novecento, il giovane Thomas Mann si avvia, non senza difficoltà, a intraprendere la sua carriera letteraria. La famiglia, infatti, lo vorrebbe impiegato in una compagnia di assicurazioni, non ravvisando in lui il talento che invece viene riconosciuto al fratello Heinrich. Per giunta la sensibilità artistica di Thomas si accompagna a un modo intenso e appassionato di vivere i rapporti familiari e sociali, con slanci tuttavia non sempre compresi o corrisposti. Il matrimonio con Katia Pringsheim – rampolla di una facoltosa famiglia ebrea di Monaco nel cui salotto si incontra l'élite culturale del Paese, e gemella del conturbante Klaus – sembra capace di disciplinare le energie emotive e creative di Thomas, portandogli in dono la paternità di sei figli e una cornice di normalità entro cui poter esprimere la propria urgenza narrativa e scongiurare lo stigma che altrimenti la sua omosessualità gli attirerebbe. Intorno alla quotidianità di casa Mann si muovono familiari e conoscenti, figure tratteggiate per ciò che sono e per ciò che suscitano nella mente, nel corpo e nell'animo del Mago – come i figli si divertono a chiamarlo – e che spesso si traducono nei personaggi degli acclamati romanzi che Thomas continua a scrivere seguendo una metodica ed eremitica routine. Gli anni della fama letteraria di Mann, prima e dopo il premio Nobel per la Letteratura del '29, coincidono tuttavia con l'ascesa di Hitler al potere e con la sua trasformazione da potenziale minaccia a carnefice. L'anticamera della Seconda guerra mondiale e delle persecuzioni naziste è per la famiglia Mann l'inizio di un esilio che li porterà dalla Germania agli Stati Uniti, passando per Svizzera, Francia e Svezia. La loro vita intrinsecamente romanzesca – gioie e tragedie, nascite e morti, passione e disperazione – si intreccia con i grandi stravolgimenti e i grandi personaggi della storia del Novecento, da Mahler a Einstein, creando coincidenze e collegamenti che amplificano la biografia personale in una biografia «totale», mentre il protagonista continua a interrogarsi sulla natura, l'autenticità e l'adeguatezza delle proprie idee ed emozioni, anche quando – ricongiungendosi con la sua patria – la troverà sfigurata dall'irreparabile orrore della guerra.