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Selfie. Sentirsi nello sguardo dell'altro
Nell'epoca dei selfie riusciamo ad essere sicuri della nostra identità solo attraverso lo sguardo degli altri: sono visto dunque sono. Un'analisi allarmante di come sta cambiando il nostro rapporto con il corpo e con l'immagine di noi stessi.rnrnCiascuno di noi ha due corpi, forse addirittura tre. Noi possiamo avere un'esperienza diretta e immediata del nostro corpo, possiamo ""sentirlo"""": la carne è l'oggetto di questo sentire. Ma possiamo fare esperienza del nostro corpo anche """"vedendolo"""" dall'esterno, come quando ci guardiamo in uno specchio oppure rappresentati in una fotografia. L'equilibrio fra queste due modalità garantisce una buona esperienza del nostro corpo e quindi una buona base per costituire la nostra identità. È grazie a questa proporzione che possiamo sentirci, e soprattutto possiamo sentire le nostre emozioni, che ci radicano in noi stessi e nel mondo. Esiste anche una terza modalità di fare esperienza del nostro corpo: sentirlo quando è oggetto dello sguardo altrui. È quello che succede quando scattiamo un selfie. L'equilibrio va in pezzi e, improvvisamente, abbiamo bisogno di una mediazione esterna per assicurarci della nostra identità. A garantirla è il pubblico: solo l'altro, colui che si trova altrove, può esserne il testimone. 'Videor ergo sum' - sono visto dunque sono. Giovanni Stanghellini dimostra che il selfie è il sintomo di un'epoca in cui omologazione culturale, sociale, identitaria e corporea vanno di pari passo. Sviluppare un rapporto diretto, singolare e necessariamente complesso con il nostro corpo, con la carne, è sempre più difficile. Così cediamo a un rapporto mediato e posticcio con l'immagine di noi stessi che ci restituisce uno sguardo estraneo, che valutiamo molto più del nostro."" -
L' apparizione dell'altro. Lo scarto e l'incontro
«Si esiste solo in quanto si può incontrare: se smetto di incontrare, la mia vita si esaurisce.»rn«L'incontro con l'altro non è l'incidente di percorso di una vita che dovrebbe magicamente compiersi da sola, ma fa parte della nostra natura: per trovare l'altro basta quindi essere disponibili ad aprire un varco in ciò che troppo superficialmente consideriamo banale e familiare e iniziare a vederlo nella sua vera identità» - Giuseppe Bonvegna, AvvenirernSe c'è qualcosa che accomuna tutti i giorni di una vita è la ricerca di qualcosa che manca. C'è un desiderio, un impulso che spinge a riempire una mancanza strutturale, che fa parte di noi. Quello che, per così dire, la nostra natura ci invita a cercare imbattendoci nell'insoddisfazione e nell'inquietudine di mille vicoli ciechi è l'altro. Non dobbiamo però aspettarci di trovarlo laggiù da qualche parte, come se fosse un fantasma lontano, perché in questo modo il pensiero si attorciglia su se stesso e non trova nulla. François Jullien ci svela che l'altro si trova vicino a noi, a portata di mano, in ciò che pigramente consideriamo già nostro. L'inaudito, il diverso, non cade magicamente dal cielo, ma si trascina in modo spensierato nei momenti più banali. L'altro non è ciò che è opposto e contrario. Ciò che è contrario è posto di fronte, è inerte e ordinato, e non ha bisogno di affrontare l'ignoto. Cercare l'altro è possibile soltanto aprendo un varco in ciò che consideriamo simile e familiare, vicino, apparentemente già noto. L'incontro con ciò che ci manca è possibile se mettiamo in discussione quello che crediamo di possedere. Così scopriremo che la nostra ricerca quotidiana ci spinge incessantemente a smascherare l'ignoto in ciò che già ci appartiene. Pensare all'altro: non è questo che può far rivivere la filosofia e, soprattutto, darci l'accesso all'esistenza? -
Critica della ragione digitale
Da duemila anni la tecnologia, dalla scrittura alla stampa alla rete, ci trasforma. Oggi ci troviamo al centro di un cambio di paradigma: è il momento di chiederci come cambiano la nostra identità e la nostra postura nel mondo.rnrn""La pena per chi non conosce (e non vuole conoscere) il senso filosofico delle sue scelte di vita è vivere quelle scelte da vittima invece che da protagonista.""""rnrnInternet ci rende stupidi? Abituati alla velocità con cui accediamo alle informazioni, viene meno in noi la pazienza richiesta da un libro o da un articolo lungo e complicato. Dopo una pagina o due ci innervosiamo, perdiamo il filo, avvertiamo l’esigenza di occuparci d’altro, di cambiare attività. La concentrazione nella lettura ci è divenuta estranea. Oggi l’umanità è totalmente connessa. E quindi: che fare con la novità rappresentata dalla rete, e in generale dalla civiltà digitale? Accettarla o rifiutarla? Per rispondere a questa domanda dobbiamo compiere un viaggio di duemila anni. Ermanno Bencivenga ci accompagna lungo questo cammino nella storia del pensiero occidentale: Platone è la nostra guida, Kant la stella polare. Così scopriamo che la nostra identità è stata messa in discussione da ogni rivoluzione tecnologica. Ciascun cambio di paradigma sconvolge l’universo delle nostre consuetudini e dei nostri desideri.Ogni giudizio di valore è interno e intrinseco a una particolare fase del tempo, del mondo e della Storia. Allora, la questione va riformulata: internet non ci rende più stupidi o più intelligenti, ma cambia profondamente la nostra postura nei confronti di noi stessi e del mondo. E ogni cambio di paradigma è un’occasione preziosa e insostituibile per chiederci chi siamo."" -
Sullo Stato. Corso al Collège de France. Vol. 2: 1990-1992.
Un grande pensatore della sociologia contemporanea esplora la genesi dello Stato e svela il mistero della sua finzione collettiva.rn“Lo Stato si costituisce progressivamente come una vera e propria banca centrale del capitale simbolico.”Definire lo Stato richiede, secondo Pierre Bourdieu, il coraggio di sfidare un'impresa folle e smisurata. Ma tentare l'impossibile è il mestiere e l'ambizione del sociologo. Da un'immensa quantità di dati si tratta di costruire un modello, cioè un insieme di proposizioni sistematicamente connesse e verificabili che spieghi un insieme di fatti storici il più ampio possibile. Solo allora si potrà dire cosa sia lo Stato. I corsi che Bourdieu tenne al Collège de France tra il 1989 e il 1992, di cui questo volume raccoglie la seconda parte, mettono in scena questa formidabile impresa. «Bisogna rompere con le grandi teorie, come si deve rompere con il senso comune e diffidare della comprensione immediata.» Così facendo, sarà possibile «riappropriarsi delle categorie del pensiero di Stato che lo Stato ha prodotto e inculcato in ciascuno di noi». Lo Stato inteso come autorità sovrana esercitata su un certo popolo e territorio è un enorme feticcio, una vera e propria «banca del capitale simbolico». Ogni istituzione, spiega Bourdieu, per avere successo deve esistere «nelle cose e nei cervelli», grazie a regole riconosciute e condivise, dunque deve avere consenso. E, soprattutto, deve promuovere l'oblio della propria genesi. Queste lezioni ci invitano a non dare per scontato quello che il nostro senso comune considera naturale e necessario. Con un'analisi genetica della nascita dello Stato Bourdieu dimostra che l'invenzione più duratura della modernità, dotata di autorità e del potere di garantire l'ordine pubblico attraverso l'esercizio della violenza legittima, fisica e anche simbolica, è una potentissima illusione. -
Le età del desiderio. Adolescenza e vecchiaia nella società dell'eterna giovinezza
Ogni età deve rinegoziare le cose col mondo, con gli altri, col corpo alle prese con le proprie trasformazioni esterne e interne. Solo lo sguardo reciproco tra genitori e figli, maestri e allievi può frenare l'irruenza della vita e «renderla materia di studio e di ispirazione artistica, scenario di sogni e fantasie, paesaggio interiore.»«Se agli occhi dell’adulto appaiono come le stagioni più fragili dell’esistenza, adolescenza e vecchiaia sono in realtà le due età dell’uomo che più hanno a che fare con il nucleo profondo di noi stessi, con l’affermazione alla vita. Ma sono anche età drammatiche perché devono accogliere i cambiamenti del corpo, (ri)costruire un’identità sociale» - Jessica Chia, la Lettura «Il primo esercizio vocale della nostra storia è stato un grido. Urlare alla vita nel momento della nascita significa farle da subito opposizione, resistere a quella realtà traumatica che si abbatte contro di noi. La vita continuerà a mantenere i suoi tratti di insostenibilità», perché a ogni età ci costringerà a crescere e a trasfigurarci. Ciascuno, infatti, nel corso della sua esistenza attraversa per due volte una trasformazione che rompe tutti gli equilibri. Questi due momenti sono l'adolescenza e la vecchiaia, le età per eccellenza della vita, le età del desiderio, nelle quali l'esperienza del proprio corpo e del mondo cambia completamente e si traduce in un nuovo sentimento delle cose. Essere adolescenti significa sperperare per poter ereditare ed essere vecchi significa imparare l'arte di tramontare. Adolescenza e vecchiaia, mostra Francesco Stoppa, «sono le età in cui dire di sì alla vita, nel primo caso salendo sulla scena, nel secondo sapendo uscirne». Come si può trovare salvezza? Come si affronta l'assoluta insostenibilità della metamorfosi che ci coglie necessariamente impreparati? Da questa prospettiva del tutto inedita scopriamo un significato nuovo nel rapporto tra le generazioni, perché esiste un vuoto che solo lo sguardo reciproco tra un genitore e un figlio, un maestro e un allievo può riempire. Con una lingua suggestiva e con l'aiuto di alcuni struggenti riferimenti clinici, Stoppa esplora gli enigmi, le contraddizioni e le sfide che animano ogni passaggio generazionale. -
Heidegger e il nuovo inizio. Il pensiero al tramonto dell'Occidente
Noi abitiamo ancora la Terra o unicamente la Tecnica? Oggi la tecnica è molto di più che uno strumento nelle mani dell'uomo: è l'ambiente in cui l'uomo vive. Umberto Galimberti ha scritto una nuova guida alla lettura di Heidegger, la cui opera arriva fino a oggi e illumina il mondo contemporaneo.«Una nuova guida alla lettura di Heidegger, la cui opera arriva fino a oggi e illumina il mondo contemporaneo» - Quotianpost.itrnLa metafisica, inaugurata da Platone, secondo Martin Heidegger ha messo in circolazione un'unica forma di pensiero: il pensiero calcolante, che ha trovato nell'economia e nella tecnica l'espressione più alta e organizzata. «Tutto funziona,» scrive Heidegger, e «questo è appunto l'inquietante.» La tecnica è infatti la realizzazione compiuta dell'intenzione segreta della metafisica, la più idonea a garantire non solo la disponibilità di tutte le cose, ma anche la loro riproducibilità. Eppure, la razionalità imposta dalla tecnica, che esige di raggiungere il massimo degli scopi con l'impiego minimo dei mezzi, finisce per mettere fuori gioco la condizione umana. Ciò che fuoriesce da questa razionalità, per la tecnica è solo un elemento di disturbo e dunque deve essere eliminato. Accade però che l'uomo non sia solo razionalità, ma anche irrazionalità. Infatti irrazionale è la fantasia, l'immaginazione, l'ideazione, il desiderio, il sogno. E se questi aspetti vengono ridotti o soppressi, abbiamo ancora a che fare con l'uomo? Umberto Galimberti ci conduce nella riscoperta del pensiero di Heidegger e fa un fondamentale passo in avanti. Al tempo di Heidegger la tecnica poteva ancora essere considerata uno strumento nelle mani dell'uomo. Oggi non lo è più: è diventata l'ambiente in cui l'uomo vive, e l'uomo stesso è diventato un oggetto della tecnica. «Questo libro,» scrive Galimberti, «è una guida alla lettura di Heidegger e, come ogni guida, conduce da un ""primo inizio"""" a un """"altro inizio"""", come lo chiama Heidegger, per giungere al quale occorre attraversare l'intero pensiero occidentale, che è stato governato dalla metafisica inaugurata da Platone.»"" -
Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi
Negli ultimi cinquant’anni si è compiuta una gigantesca rivoluzione dei ricchi contro i poveri, dei governanti contro i governati. Insorgere contro questo dominio sembra ormai una stramberia patetica. E tale resterà se non impariamo da chi continua a sconfiggerci.rn“Il lavoro da fare,” scrive d’Eramo, “è immenso, titanico, da mettere spavento. Ma ricordiamoci che nel 1947 i fautori del neoliberismo dovevano quasi riunirsi in clandestinità, sembravano predicare nel deserto, proprio come noi ora.”rnDai birrifici del Colorado alle facoltà di Harvard, ai premi Nobel di Stoccolma, Marco d’Eramo ci guida nei luoghi dove una guerra è stata pensata, pianificata, finanziata. Di una vera e propria guerra si è trattato, anche se è stata combattuta senza che noi ce ne accorgessimo. Lo ha riconosciuto uno degli uomini più ricchi del mondo, Warren Buffett: “Certo che c’è guerra di classe, e la mia classe l’ha vinta. L’hanno vinta i ricchi”. La vittoria è tale che oggi termini come “capitalisti”, “sfruttamento”, “oppressione” sono diventati parolacce che ci vergogniamo di pronunciare. Oggi “ci è più facile pensare la fine del mondo che la fine del capitalismo”.rnLa rivolta dall’alto contro il basso ha investito tutti i terreni, non solo l’economia, il lavoro, ma anche la giustizia, l’istruzione: ha stravolto l’idea che ci facciamo della società, della famiglia, di noi stessi. Ha sfruttato ogni crisi, tsunami, attentato, recessione, pandemia. Ha usato qualunque arma, dalla rivoluzione informatica alla tecnologia del debito. Ha cambiato la natura del potere, dalla disciplina al controllo. Ha imparato dalle lotte operaie, ha studiato Gramsci e Lenin. Forse è arrivato il momento di fare lo stesso e di imparare dagli avversari. -
L' inaudito. All'inizio della vita vera
Il filosofo è colui che si fa carico della stranezza del mondo. In un'epoca che pretende dati e certezze e che tuttavia ogni volta si scontra con la loro inaffidabilità, Jullien spinge al limite la sua esplorazione della realtà e dell'alterità.È attorno all'inaudito che, senza saperlo, continuano a ruotare e ad avvolgersi le nostre vite. Solo l'in-audito, in fondo, è degno di interesse, in quanto ciò che è già ""udito"""", registrato e assimilato, non ha, in realtà, niente da apportare, se non qualche aggiustamento e sistemazione. Sul punto, forse non è il caso di continuare a ingannarci. Al contempo, visto che l'inaudito è ciò che in sé sfugge, ne consegue che ciò che di esso si lascia normalmente captare e cogliere sia innanzitutto deludente. La radicale estraneità e stranezza, non essendo pienamente liberata, si volge in banalità e familiarità. Quando non sono all'altezza dell'inaudito, mi annoio: mi stanco di quello che ho appreso o, piuttosto, di ciò che non ne ho appreso. Incontrare l'inaudito, al contrario, sbatterci improvvisamente contro, significa spostare in maniera smisurata la frontiera del possibile, sempre troppo stabile, e la morte stessa, commensurata all'incommensurabile e al vertiginoso dell'inaudito, si ritrova all'improvviso sottratta al suo isolamento. L'immaginazione, come la scienza e la fede, fa tanti sforzi per integrare la morte nella vita, per iscriverla nel suo metabolismo, per assimilarla allo scopo di giustificarla. Ma che ne è di quanto essa conserva di """"inaccettabile"""", come si è soliti dire, ossia di non integrabile da parte del soggetto? Non resta che ricorrere alla categoria riferita a ciò che non si integra, a ciò che è fuori categoria: l'inaudito – meglio che l'""""Infinito"""", la categoria spesso invocata per rendere conto di quel debordare – può finalmente mordere quanto di più refrattario risulta per il pensiero."" -
Rivoluzione. 1789-1989: un'altra storia
Un viaggio vertiginoso che attraversa duecento anni di idee, teorie, simboli, immaginari e utopie: il concetto di rivoluzione si rivela come la chiave interpretativa della modernità globale.«Inventando il futuro, le rivoluzioni salvano il passato, ma possono anche travolgerlo.»Walter Benjamin, probabilmente, aveva appena finito di leggere la Storia della Rivoluzione russa di Trockij quando paragonò le rivoluzioni alla fissione nucleare, un’esplosione capace di liberare e moltiplicare energie contenute nel passato. Le rivoluzioni sono movimenti di violenta rottura. Non riguardano singoli individui, ma sono terremoti che gli esseri umani vivono collettivamente. Dopo il crollo del Muro la narrazione su questo concetto si è appiattita sull’idea che cambiare il mondo corrisponda a una minaccia di totalitarismo. Secondo Enzo Traverso, invece, il concetto di rivoluzione può essere una chiave interpretativa della modernità e, addirittura, del nostro presente, ma a una condizione: la sua indagine deve intrecciarsi con le immagini, le memorie e le speranze, che cambiano costantemente e nel tempo rinnovano la propria forza. Riabilitare le rivoluzioni come momenti cruciali della storia moderna non significa idealizzarle. Piuttosto, significa non rinunciare a comprenderle come momenti drammatici, vissuti intensamente dai loro protagonisti, e perciò capaci di accendere energie, passioni e sentimenti, fino a provocare trasformazioni non solo nella politica ma anche nei canoni estetici. Traverso coglie gli elementi materiali e intellettuali di un’esperienza rivoluzionaria frammentaria e spesso dimenticata. Il passato si disvela attraverso le sue immagini dialettiche: locomotive, corpi, barricate, bandiere, luoghi, canzoni, dipinti, fotografie, manifesti, date. Un lascito ricchissimo, da riordinare e interpretare, di cui ha bisogno la sinistra del XXI secolo per superare vecchi modelli esauriti e costruire un nuovo orizzonte del senso e dell’azione. -
Liberalismo inclusivo. Un futuro possibile per il nostro angolo di mondo
La Grande Crisi Finanziaria e la pandemia hanno provocato la crisi della narrativa neoliberista. Esiste una strada per una nuova narrativa in grado di rafforzare la democrazia, ridurre le diseguaglianze e tenere assieme la libertà economica e il benessere dei cittadini? Per Salvati e Dilmore questa strada esiste ed è quella di un liberalismo inclusivo. Espressione insolita nel mondo della sinistra, anche se l'obiettivo che indica è ben noto: l'aspirazione a tenere uniti gli aspetti più desiderabili di una concezione liberale e di una socialista.La crisi economica del 2008 e poi la pandemia hanno destabilizzato la società e il sistema economico neoliberisti. Ci siamo così ritrovati a vivere in un interregno. E, come scrisse Gramsci nei Quaderni dal carcere, in un interregno nel quale il vecchio è moribondo, ma il nuovo non riesce a nascere, possono verificarsi i ""fenomeni morbosi più svariati"""": per esempio l'ascesa di forze e movimenti etno-nazionalisti quali il trumpismo. Secondo Salvati e Dilmore, recenti sviluppi politici, economici e culturali stanno (forse) creando le condizioni per porre termine a questo interregno e aprire una nuova fase nella storia del capitalismo nei Paesi avanzati. Come per altre fasi stabili del capitalismo, i confini tra stato e settore privato, tra efficienza/inefficienza dei mercati e sostenibilità sociale e ambientale dovranno essere ridefiniti per fornire una risposta alla tensione permanente, ora sotterranea, ora esplosiva, fra la libertà economica e l'esigenza di assicurare al più gran numero di cittadini le migliori condizioni di benessere. Questa tensione ha definito tutta la storia del capitalismo nei regimi politici liberaldemocratici e ne ha articolato le grandi narrative. Davanti a noi abbiamo un nuovo decennio e la responsabilità di trovare una nuova narrativa per una nuova era. Questo è un libro politico scritto da due economisti e ha l'urgenza di una scommessa che può essere vinta."" -
Per una Costituzione della Terra. L'umanità al bivio
«Una Costituzione della Terra è diversa da tutte le altre carte costituzionali, perché deve rispondere a problemi globali sconosciuti in altre epoche, e tutelare nuovi diritti e nuovi beni vitali contro nuove aggressioni, in passato impensabili. Non è un'utopia. È l'unica strada per salvare il pianeta, per affrontare la crescita delle disuguaglianze e la morte di milioni di persone nel mondo per fame e mancanza di farmaci, per occuparsi del dramma delle migrazioni forzate, per difendersi dai poteri selvaggi che minacciano la sicurezza di intere popolazioni con i loro armamenti nucleari.»«È una grande utopia necessaria in questo momento, l'utopia di un mondo in cui i poteri selvaggi del mercato sono messi a freno.» - Valentina Pazé per MaremossoEsistono problemi globali che non fanno parte dell'agenda politica dei governi nazionali, anche se dalla loro soluzione dipende la sopravvivenza dell'umanità. Il riscaldamento climatico, il pericolo di conflitti nucleari, le disuguaglianze, la morte di milioni di persone ogni anno per mancanza di alimentazione di base e di farmaci salvavita e le centinaia di migliaia di migranti in fuga segnano il nostro orizzonte presente e futuro. In gran parte dipendono dall'assenza di limiti ai poteri selvaggi degli Stati sovrani e dei mercati globali. Tuttavia, secondo Luigi Ferrajoli, un'alternativa istituzionale e politica è possibile e la sua stella polare è una Costituzione della Terra. Non si tratta di un'ipotesi utopistica. Al contrario, è la sola risposta razionale e realistica allo stesso dilemma che Thomas Hobbes affrontò quattro secoli fa: la generale insicurezza determinata dalla libertà selvaggia dei più forti, oppure il patto di convivenza pacifica basato sul divieto della guerra e sulla garanzia dell'abitabilità del pianeta e perciò della vita di tutti. La vera utopia, l'ipotesi più inverosimile, è l'idea che la realtà possa rimanere così come è: l'illusione cioè che potremo continuare a fondare le nostre democrazie e i nostri tenori di vita sulla fame e la miseria del resto del mondo, sulla forza delle armi e sullo sviluppo ecologicamente insostenibile delle nostre economie. Solo una Costituzione della Terra, che introduca un demanio planetario a tutela dei beni vitali della natura, bandisca le armi a cominciare da quelle nucleari e introduca un fisco e idonee istituzioni globali di garanzia in difesa dei diritti di libertà e in attuazione dei diritti sociali di tutti può realizzare l'universalismo dei diritti umani, assicurare la pace e, prima ancora, la vivibilità del pianeta e la sopravvivenza dell'umanità. -
L' agonia della psichiatria
La missione della psichiatria consiste nell'ascolto e nella cura della vita psichica. Oggi, nel pieno di una trasformazione della vita interiore e di quella collettiva, la psichiatria è in agonia. È lontana dalla vitalità che conobbe all'epoca della sua rivoluzione ideale ed etica, con Franco Basaglia. Ma può tornare a essere di aiuto alla comprensione e alla difesa dell'interiorità. Eugenio Borgna ci conduce per i sentieri interrotti che si affacciano sugli abissi più profondi dell'umano e guida i nostri passi lungo un cammino pieno di speranza, verso una rinascita possibile. È un cammino denso di ombre e di luci attraverso i campi nei quali la psichiatria può e deve ritrovare la sua voce: l'esperienza del dolore e della follia, sorella infelice della poesia, l'universo infinito della relazione tra il corpo e le parole, la fragilità struggente delle emozioni. La condizione adolescenziale e la condizione anziana, la solitudine e la paura, il tempo dell'orologio e il tempo vissuto, la speranza e la disperazione, la leggerezza e la pesantezza. Il femminile e il maschile, oggi territori di conflitto e di lotta per il riconoscimento, luoghi ideali nei quali una società si misura con se stessa. La vita e la morte, aree tematiche che, vertiginosamente, di nuovo hanno cominciato a far parte della nostra quotidianità. L'intelligenza artificiale come perimetro inedito di domande sull'etica. Siamo capaci di costruire una comunità di cura e di destino? -
Una mente sintetica. Indagine sulle mie intelligenze
Howard Gardner per tutta la vita ha studiato le intelligenze degli altri. Con la teoria delle intelligenze multiple ha portato la rivoluzione nella psicologia, dimostrando che non esiste un'unica intelligenza umana che possa essere misurata secondo criteri psicometrici standard. Ha sfatato il mito del QI e ha ispirato nuovi metodi educativi dedicati allo sviluppo delle intelligenze diverse nelle scuole, nelle università e nei musei di tutto il mondo. Questo libro è dedicato a un capitolo nuovo della ricerca del grande psicologo: per la prima volta lui stesso diventa il proprio caso di studio ed esplora la propria mente. Questo studio rivolto a se stesso si intreccia con il racconto di una vita geniale, nella quale compaiono mentori come Erik Erikson e Jerome Bruner e allievi come Mihály Csíkszentmihályi e William Damon. C'è anche Groucho Marx, che un giorno declina l'invito di Gardner a parlare con gli studenti di Harvard perché troppo impegnato a ""guadagnarsi da vivere"""". Dalla combinazione straordinaria di racconto e analisi, autobiografia e ricerca, emerge la definizione della mente sintetica, che procede mettendo insieme elementi diversi, innesca l'attività di intelligenze diverse e, a differenza della mente creativa, non si muove dal nulla e liberamente, ma ha bisogno di essere contemporaneamente vincolata e rafforzata dai dati. Nella storia ci sono stati sintetizzatori esemplari, dallo storico Richard Hofstadter al critico letterario Edmund Wilson, fino a Charles Darwin. E, secondo Gardner, la mente sintetica è oggi molto preziosa per il nostro tempo. Questo è un viaggio per scoprire una capacità umana unica e sempre più necessaria nel mondo contemporaneo."" -
La speranza progettuale. Ambiente e società
Acqua, aria e suolo. Sono i tre elementi fondamentali del nostro ambiente fisico, sempre più degradato e maltrattato. La posta in gioco della nostra epoca è ritrovare un rapporto sostenibile con questi elementi senza deprimere la qualità della vita degli esseri umani che abitano il pianeta. Come farlo? È questa la sfida che deciderà il nostro futuro.rnIn questo saggio visionario e proiettato in avanti nel tempo, il problema della catastrofe ecologica è messo in relazione alle violenze della razionalità tecnocratica, alle utopie e al conformismo della progettazione ambientale, alla scarsa autonomia degli intellettuali nella società del tardo capitalismo, al nichilismo giovanile e al rapporto cruciale tra progettazione e rivoluzione. Non si parla di natura, ma di ambiente umano: qui sta l'attualità politica della speranza progettuale. La terra non può autoregolarsi di fronte alle insidie che la minacciano. Gli esseri umani hanno un ruolo nel processo di costruzione e, oggi più che mai, nella distruzione dell'ambiente. Di questa responsabilità dobbiamo diventare consapevoli. Tomás Maldonado mostra la via di una disperata speranza, di un pessimismo costruttivo: ""Per noi esiste una sola possibilità: respingere sempre e di nuovo tutto quanto può minacciare la sopravvivenza umana; contribuire a disinnescare le 'bombe ad orologeria', cioè replicare all'incremento irresponsabile con il controllo responsabile, alla congestione con la gestione. In breve: la nostra scelta è la progettazione""""."" -
Corpi viventi. Pensare e agire contro la catastrofe
Tutti ci accorgiamo di una trasformazione del mondo verso una maggiore complessità. Il futuro è incerto e il nostro rapporto con l'ambiente è sempre più difficile: un equilibrio sostenibile sembra molto lontano e la strada per raggiungerlo è piena di dilemmi. Ma in che modo gli alberi, le città, gli ecosistemi e tutti gli esseri e le cose che ci circondano, compresi noi stessi, sono più complessi? Il complesso futuro del mondo si riferisce a profondi cambiamenti materiali nel tessuto stesso della realtà. Nuove forme di resistenza alla distruzione della vita stanno emergendo ovunque. I dati hanno colonizzato ogni aspetto della vita e sono l'elemento paradigmatico del nostro secolo. Ma un soggetto che si trasforma in un flusso infinito di dati diventa passivo e così smette di essere propriamente un soggetto: lo spazio che dobbiamo riconquistare è quello dell'azione. Piuttosto che chiedere il ritorno della figura cartesiana dell'azione, che pretende di essere il padrone e il possessore della natura, Benasayag e Cany costruiscono una nuova etica, in cui la coscienza del singolo non è più solitaria e sovrana, ma è in un rapporto costante con gli ecosistemi in cui abita. Non possiamo più permetterci di pensare la conoscenza e l'azione come il risultato di un lavoro compiuto sul mondo da un soggetto conoscente, ma come la produzione di rapporti tra il vivente e il suo ambiente. In un mondo nel quale gli effetti delle nostre azioni sono ormai segnati dall'incertezza e dall'impotenza, come possiamo imparare a vivere, pensare e agire? La razionalità del soggetto moderno, chiuso in se stesso, non ha più alcuna presa sulla realtà. Dobbiamo imparare a pensare e a vivere a partire da ciò che è vivente e ci circonda. -
La sessualità
Michel Foucault ha iniziato il progetto di una storia della sessualità negli anni sessanta e vi ha dedicato due corsi finorarninediti. Il primo, tenuto a Clermont-Ferrand nel 1964, esamina le condizioni dell’emergere, in Occidente, di una coscienzarnproblematica e di un’esperienza tragica della sessualità, nonché di un sapere che la assume come oggetto. Partendo darnuna riflessione sull’evoluzione dello status della donna e del diritto al matrimonio, il corso affronta l’intera gamma dirnconoscenze sulla sessualità, dalla biologia o etologia alla psicoanalisi.rnIl secondo corso, tenuto a Vincennes nel 1969, estende e sposta queste domande. Foucault è interessato allo svilupporndel sapere biologico sulla sessualità e al modo in cui è divenuto un elemento fondamentale di una serie di utopie nel corsorndel Diciannovesimo e del Ventesimo secolo: utopie trasgressive da Sade all’Histoire d’O., utopie integrative volte arnconciliare la società e la natura sessuale dell’uomo, da Fourier a Marcuse. È l’occasione per Foucault di approfondire larnsua genealogia critica del doppio tema della sessualità naturale e della liberazione sessuale, iniziata nel 1964 ma chernassume un significato ancora maggiore dopo il Maggio 1968. -
Sull'orlo del precipizio. 1939. Il mondo in guerra
25 agosto 1939: l'Inghilterra e la Polonia firmano un patto di alleanza per garantirsi mutua assistenza in caso di attacco militare tedesco. 3 settembre 1939: l'Inghilterra e la Francia dichiarano separatamente guerra alla Germania, che due giorni prima ha invaso la Polonia. Per dieci giorni l'Europa vive sull'orlo di una crisi di cui nessuno prevede ancora tutte le conseguenze. Lo scoppio della guerra la precipiterà in una delle più grandi tragedie della sua storia. Richard Overy ci immerge nel ritmo incalzante degli eventi di quei drammatici dieci giorni. Giorno per giorno seguiamo l'evolvere della situazione fino al terribile epilogo finale: l'ultimatum tedesco, i travagli di inglesi e francesi, le manovre italiane, gli estremi tentativi diplomatici, l'atmosfera febbrile in cui maturano scelte decisive. Tutto inevitabile? Forse sì, se per molti europei la guerra appariva ormai l'unico sbocco possibile per le troppe tensioni politiche, economiche e sociali accumulatesi nel corso degli anni trenta. -
La seconda vita del Che. Storia di un'icona contemporanea
Nel I960, il fotografo cubano Alberto Korda scattò a Ernesto Che Guevara una foto destinata a diventare la fotografia più riprodotta della storia. ""La secondo vita del Che"""" è il racconto della incredibile metamorfosi di questa immagine che da scatto fortuito è diventata uno dei simboli di ribellione per eccellenza e si è poi trasformata in un brand stampato sugli oggetti più impensabili, dalle T-shirt ai preservativi. Casey ne ripercorre la storia, dall'uso consapevole che ne fece Fidel Castro per promuovere la Rivoluzione cubana, al suo imporsi come icona dopo la morte del Che, anche grazie a personalità come Jean-Paul Sartre, Giangiacomo Feltrinelli e Andy Warhol che la portarono nel mondo. Casey ne segue le tracce in Europa, nelle Americhe, in Asia, tra dissidenti e governi rivoluzionari, idealisti e mercanti, nell'industria del turismo e nella nuova economia dell'informazione, nell'arte e sulle etichette delle bottiglie, mostrando come il processo di costruzione del mito e quello della sua mercificazione si sono intrecciati, fino a creare un simbolo immortale, una bandiera capace di rappresentare un'infinità di significati, idee, desideri."" -
Obama. Una storia della nuova America
Nessuna vicenda è più significativa nella storia americana di questo secolo del successo di Barack Obama alle elezioni presidenziali, e questo libro lo racconta indagando in maniera esaustiva le circostanze, le esperienze di vita e l'ambizione che lo hanno portato alla Casa Bianca. David Remnick presenta il ritratto di un giovane alla ricerca di sé e di un politico in ascesa determinato a diventare il primo presidente afroamericano degli Stati Uniti. Un completo resoconto della sua storia fino alla vittoria: la tragica esistenza del padre, un brillante economista che ha abbandonato la famiglia e ha concluso la sua vita da sconfitto; la madre Stanley Ann Dunham, che ha avuto un figlio quando era ancora ragazzina e poi ha fatto carriera come antropologa vivendo e studiando in Indonesia; la serie di scuole elitarie in cui Obama ha iniziato a forgiarsi una propria identità; l'esperienza come coordinatore di comunità a Chicago, che ha influenzato la sua decisione di darsi alla politica, e che gli ha dischiuso le porte della Harvard Law School, dove si è delineato per lui il senso della grande missione da compiere. Grazie a interviste con amici e insegnanti, mentori e avversari, i familiari e lo stesso Obama, Remnick consente di capire come abbia fatto un giovane senza radici e inesperto a reinventarsi come leader politico. Quello del presidente non è solo un percorso individuale, ma il tragitto emblematico di una nazione il cui destino è plasmato da individui disposti a immaginare un futuro. -
Signore e signori d'Italia. Una storia delle buone maniere
L'autrice ripercorre centocinquant'anni di storia della società italiana attraverso i galatei. I trattati di buone maniere sono testi che dettando regole e divieti, svelano le mentalità, gli usi prevalenti e i mutamenti del costume. I galatei raccontano molte storie: quella dell'immagine che una collettività ha o vorrebbe avere di sé; quella dei criteri di normalità, correttezza e signorilità; quella delle elaborazioni dei modelli di comportamento che nascono da processi di contrattazione e di accordo tra i diversi ceti. All'indomani dell'Unità ai manuali di buone maniere fu assegnato il compito di rafforzare l'identità nazionale, sotto il fascismo furono usati per imporre i modelli della nuova donna e del nuovo uomo fascisti, mentre nel secondo dopoguerra e durante il boom si sforzarono di pacificare i conflitti latenti e di arginare il caos di una modernizzazione che sconvolgeva certezze da lungo tempo acquisite. Con il Sessantotto, quando pareva che spontaneità e informalità valessero più delle regole, si ripresentarono le norme di comportamento in veri e propri controgalatei con cui si passa dall'arte di saper vivere ai manuali di sopravvivenza. Dagli anni ottanta fino a oggi, in una cultura di massa sempre più frammentata e narcisistica, i galatei si trasformano in prontuari di rapida consultazione per apprendere velocemente quanto serve per il successo e la carriera. In più di un secolo, la storia dei tentativi di educazione e autoeducazione della borghesia italiana.