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Giù le mani dal futuro. Poesia, musica e dissenso. Materiali dal Premio Dubito 2020
«Amo l'arte giuro, ma sto male nei musei / sangue caldo nei cortei, giù le mani dal futuro / figli di un'Europa condannata a morte / facciamo festa sul Titanic e poghiamo urlando più forte». Alberto Dubito cantava così in FrustrAzione dei Disturbati dalla CUiete. Già nel 2011 aveva perfettamente compreso l'epoca terminale in cui siamo immersi, consapevole che quando ci si trova di fronte a un muro bisogna scavalcarlo o tirarlo giù a calci. Anche noi gridiamo giù le mani dalla nostra vita futura dopo o a fianco del Covid; giù le mani dal nostro futuro e dal virus che potrebbe essere l'ultimo avvertimento prima della fine del capitalismo e del vostro mondo. ""Giù le mani dal futuro"""" è il titolo nel nuovo libro dedicato al Premio Dubito 2021; nella dispensa della IX edizione, dopo un lunghissimo anno, proviamo nuovamente ad annodare i fili tra poesia, musica e dissenso. A vent'anni dal primo slam in Italia, Sergio Garau ci spiega un prezioso antidoto all'uniformazione del linguaggio. Lilith dei Not Moving firma un racconto appassionato sulla vita e l'opera di Patti Smith. Poi un dialogo di Lello Voce con Gabriele Stera, Giulio Pecci ci porta nel territorio ibrido tra jazz e rap di protesta, prima dell'autointervista di Franco """"Bifo"""" Berardi, il più visionario dei filosofi dal pensiero radicale di quest'anno pandemico. A seguire i testi sul rapper Pablo Hasél che è stato incarcerato per le sue parole e su Gata Cattana, poetessa femminista. Altri saggi brevi sul poeta palestinese Yahya Hassan e sul compianto Gabriele Galloni, morti entrambi di recente a venticinque anni. Infinite troverete i testi dei quattro finalisti dell'edizione 2020: Monosportiva Galli Dal Pan, Proxima Parada, PURPL3GR43 e Marko Miladinovic. Il Premio Dubito è un concorso dedicato a poeti, musicisti, rapper e cantautori under 35."" -
Nitrito
Una voce insonne, acida e visionaria ci accompagna negli abissi di una vita erosa dai sogni infranti, dagli addii, dall'impossibilità di riconoscersi nella società e di trovare conforto nell'amore, senza tralasciare e omettere niente: la merda e il marcio, la droga e la masturbazione, la noia e l'inettitudine. A tenere vivo il fuoco di questa confessione c'è la dolcezza estrema e aspra dell'amicizia profonda e di un'idea di condivisione in un futuro da ribaltare nonostante il tempo che passa, lo spazio che allontana e un mondo morente. Una lettera struggente e viscerale, un grido d'aiuto, il nitrito scarno e doloroso di una mente ferita dalla mancanza e dalla malattia. Incubo e visione per un esordio spellato e incendiato da leggere d'un fiato e da cui farsi possedere, senza palpebre, senza salvezza, senza redenzione. Con la certezza che tutto dovrà cambiare. -
Lo spettro della droga. Storia, mercato e politica delle sostanze
L'uso di sostanze che alterano gli stati mentali o le funzioni biologiche è antico quanto la civiltà umana. Mentre nelle società premoderne l'uso delle sostanze psicoattive - oppio, coca, funghi - era più consapevole, è nell'epoca moderna e contemporanea che lo scenario muta. Gli interessi delle potenze coloniali hanno cambiato le abitudini, producendo e trafficando del tutto legalmente grosse quantità di droghe. Fino a che nell'ultimo secolo si è propagata l'ideologia della proibizione che non ha aiutato a risolvere il problema dell'abuso, ma ha spesso portato alla trasgressione di massa e alla crescita inarrestabile della criminalità organizzata. Il sistema del narcotraffico internazionale odierno vive e prospera grazie al perdurare del regime proibizionista. C'è modo di uscire da questo vicolo cieco? Questo libro si occupa delle interazioni tra sostanze, politica, cultura e società. Si basa su fonti di vario tipo, tra cui quotidiani, letteratura alta e popolare, riviste mainstream e underground, interviste, memoir, reportage tv, saggi di storia, politica, antropologia e farmacologia. La tesi dell'autore è che il controllo delle sostanze sia una faccenda tremendamente politica, perché decide della fortuna o delle disgrazie di intere nazioni, gruppi etnici e sociali. Per liberarci dalle logiche dello sfruttamento, della diseguaglianza crescente e della guerra è necessario saper guardare oltre il presente e immaginare un futuro diverso, anche per quanto riguarda le sostanze. -
Tecnoevo. Manuale d'istruzioni per un ventennio sospeso
Nell'era della società infodemica la conoscenza è potere e malattia: in un ventennio sospeso dove il Novecento non vuole finire e il futuro non riesce ad avverarsi, ecco un manuale d'istruzioni per orientarsi nel Tecno_Evo (fratello del Medioevo analogico) alla scoperta degli strumenti digitali che lo abitano. Siamo intrappolati in un attendismo ideologico, un limbo chiaroscuro che nasce con il crollo roboante delle Torri Gemelle e sfuma lentamente con la pandemia globale da Covid-19. Nel mezzo: sovranismi, guerre e tecnoutopie. Il libro esplora gli ultimi flebili respiri di questi vent'anni e tratteggia un probabile e auspicabile orizzonte. Un saggio che cerca di spiegare l'impatto delle nuove tecnologie su un mondo mai così complesso, con un piglio filosofico ma divulgativo. Poiché, se la filosofia è morta, ha ora l'occasione perfetta di risorgere: capire ciò che è importante; porre quesiti etici sui progetti dell'innovazione; riflettere se sono sostenibili da un punto di vista sociale, ambientale e cognitivo. Un'escursione multidisciplinare tra robotica, relazioni digitali, lavoro, automazione e tanto altro, per provare a svegliarci dal torpore tecnoliberista, riattivando le nostre coscienze da tempo assopite in un placido mare di comodità a buon mercato, soffici pregiudizi, disuguaglianze e privilegi da centro commerciale. -
Schiavi nella città più libera del mondo. La storia dei Raf Punk
Chi ha riacceso la scintilla delle proteste dopo gli anni settanta? Chi ha iniziato le battaglie Lgbtq? Come sono nati i CCCP? Dalle cantine di una Bologna in piena esplosione creativa, la storia di una band musicale e politica destinata a cambiare le regole della cultura popolare e che terminerà con la scoperta e l'autoproduzione del primo disco dei CCCP.Nei primi anni ottanta i Raf Punk sono stati degli incredibili precursori, le riviste e i dischi da loro pubblicati hanno creato dal nulla una comunità di giovanissimi resistenti, consapevoli della dirompente forza delle utopie ribelli. Una band armata da una volontà di ferro costruita su una vera e propria missione: quella di frantumare le basi ideologiche della società dello spettacolo e proporre nuovi principi di uguaglianza tra genere e classe. Laura, batterista dei Raf Punk e sportellista alle poste, racconta le origini di quel focolaio concepito nelle periferie bolognesi, nato grazie a John Cage e a una trasferta in autostop al festival di Reading con Patti Smith e Sham 69. La storia di un amore transgender impossibile e di quattro amici con moicani fluorescenti, slogan d'assalto e vestiti con stracci supersexy, sottoposti alle angherie di benpensanti, repressioni poliziesche e pestaggi dei fascisti. Concerti all'incrocio tra provocanti performance e comizi insurrezionali capaci di infiammare i cervelli dei kids sotto il palco e poi tanti viaggi in Europa a bordo di un'auto scassata, alla ricerca di quelle poche creature simili con cui condividere la dinamite delle loro idee. Una testimonianza ricca di episodi esilaranti e situazioni limite da leggere alla stessa velocità di una canzone punk, un punto di vista al femminile assolutamente inedito nel panorama editoriale. -
Original London Style. Hip hop, sound systems & black british culture
La cultura popolare inglese venne sconvolta il 6 dicembre 1982, quando il videoclip di ""Buffalo Gals"""" di Malcolm McLaren & The World's Supreme Team fu trasmesso nel famoso programma televisivo """"Top of the Pops"""". Di colpo i codici indecifrabili dell'ondata creativa del Bronx sembrarono rivelarsi in tutta la loro potenzialità. L'impatto fu devastante, benzina gettata sul fuoco, un incendio che fece esplodere l'immaginario ribelle dei giovani neri. Nacque così un movimento dirompente che aveva il suo fulcro nevralgico a Covent Garden, nel cuore di Londra, nella metropoli che più di ogni altra era stata in grado di far dialogare le diverse forme di espressione delle periferie. L'hip hop inglese, facilitato nella sua diffusione dalla cultura dei sound system, riuscì a miscelare le influenze caraibiche, afroamericane e africane in uno stile molto originale, mettendo l'esperienza black british al centro della diaspora atlantica. L'hip hop si inserì in Inghilterra in un momento in cui la musica era in uno stato di evoluzione continua: punk, new wave e synth pop, ma anche reggae, funk, R&B e rare groove. Nel frattempo le nuove tecnologie a basso costo come sintetizzatori, campionatori, sequencer e drum machine avevano dato la possibilità di produrre generi sempre più innovativi. Infatti, nel giro di dieci anni, nacquero altre controculture musicali destinate ad arrivare fino ai nostri giorni: jungle, house, D&B, dubstep e grime. Dalla penna infuocata di u.net, la storia della scena britannica raccontata attraverso una molteplicità di interviste, voci e aneddoti dei protagonisti, schede e approfondimenti sulle fasi salienti del suo sviluppo."" -
Milano emotiva. Diario illustrato di psicogeografia urlata
Un diario lungo un anno e diviso per stagioni che racconta con un tratto compulsivo il vissuto elettrico della lotta per la sopravvivenza nella giungla meneghina. Pagine impregnate di sogni tragici, cuori spezzati, orrore, collera ed esperienze estatiche riflesse nel vetro di un grattacielo circolare. Attraverso un malato connubio di inchiostro, disegni, collage, testi allucinati, mappe cerebrali e foto strappate, Holly Heuser viaggia nei meandri dell'isteria quotidiana in città, tra pagine inondate di secrezioni acide, dettagli oscuri, grovigli spinosi incisi con precisione mortale. Un cut-up urlato su carta, un'urgenza espressiva senza confini sparata su prospettive deliranti di scale, tubi, cavi, vortici impazziti e ritratti urbani, osservati attraverso la lente della psichedelia distopica. ""Questa Milano attraversata da Holly Heuser, da lei disegnata e raccontata, è un ventre accogliente o un incubo?"""" (dall'introduzione di Vanni Santoni)"" -
Natura corta
"Natura corta"""" si compone di quindici storie con animali o piante come protagonisti: un affresco di stranezze e singolarità, di conflitti e rapporti simbiotici, bizzarre abitudini alimentari e sessuali. Diego Leandro Genna ci trasporta in un mondo spietato di lotte per la sopravvivenza, intriso di cinismo e ferocia. Una grottesca mostra di atrocità del tutto naturale e al contempo familiare: la realtà che emerge dal marcio di queste storie, infatti, rispecchia in qualche modo la società che conosciamo, ne mette a nudo l'alveo di malizie e pregiudizi, gettando un'ombra di ironia sulla visione antropocentrica del mondo e della vita. Un esordio che s'inscrive nel secolare e intramontabile filone animalesco, quello che da Esopo, passando per i bestiari medievali e le metafore orwelliane, arriva ai nostri giorni, a Filelfo e Zannoni. Un omaggio alla natura, alla vita, alla diversità." -
Rime di pietra sui divieti. Poesia, musica e dissenso materiali dal Premio Dubito 2021
"Dubito"""" mi ha influenzato. Il coraggio del crollo lo devo a lui, così come gli devo la scoperta di avere un'anima molto più franosa di quanto pensassi. Vittorio Zollo, Osso Sacro Dieci anni fa ci lasciava Alberto """"Dubito"""" Feltrin. Nella prefazione a """"Erravamo giovani stranieri"""", la raccolta di suoi scritti postumi, avevamo scritto: """"Abbiamo realizzato questo volume immediatamente, anche per cogliere il momento in cui il dolore ci mantiene tutti uniti, prima che la diaspora dei cammini divergenti riprenda il suo corso"""". In questi anni abbiamo camminato, altri sono partiti, ma la diaspora - pur portandoci in posti diversi - non ci ha davvero diviso. I percorsi si sono intrecciati in una comunità sempre in cambiamento, che però continua - ognuno e ognuna a suo modo - a cantare """"storte rime e note sporche"""" come faceva Alberto. Il Premio Dubito ha letteralmente inventato una scena composta da centinaia e centinaia di persone, accogliendo proposte artistiche provenienti (e debordanti) dal mondo della poesia e della musica: spoken word, rap, slam, dub poetry, post-rock, musica popolare, sperimentale, cantautorale... Per ritrovarci, in occasione del decennale, abbiamo organizzato al Django di Treviso un festival di poesia performativa dissidente, """"Rime di pietra sui divieti"""", una piazza di incontro su due giorni per un confronto aperto sul nostro drammatico e dispotico presente. Sempre alla ricerca di spazi interpretativi comuni, nel tentativo di porre un """"dubito"""" sulle certezze e semplificazioni dominanti. Con i testi dei quattro finalisti dell'edizione 2021: Osso Sacro, MORA, San Giorgio Cibernetico, Catash. Il Premio Dubito è un concorso dedicato a poeti, musicisti, rapper e cantautori under 35. Da quest'anno ha aggiunto una sezione video (www.premiodubito.it)." -
Spazio comune. Città come commoning
Lo spazio è tanto un prerequisito quanto un prodotto delle relazioni sociali, e in esso si gioca la possibilità di stimolare o impedire l'incontro con l'altro. Viviamo in un'epoca di recinzioni, in cui l'uso delle aree comuni è sempre più scoraggiato e limitato. Ma lo spazio pubblico è tutt'altro che morto. In questo libro che è ormai un piccolo classico contemporaneo, pubblicato in diverse nazioni con notevole successo, l'architetto greco Stavros Stavrides ci invita a rivisitare e reinventare la distinzione tra pubblico e privato, per dare forma a nuove relazioni sociali e rendere possibili esperienze condivise in nuovi spazi che si aprano a una dinamica di commoning, studiando variegate pratiche che includono le occupazioni abitative, l'autocostruzione, l'intervento artistico e festivo, e seguendo le tracce di attori quali rifugiati, venditori ambulanti, writer e artisti di strada... ""Spazio comune"""" ci invita a guardare alla città come vero e proprio commons, rivelandone l'intrinseca politicità e il potenziale di emancipazione nascosto. Lo spazio, ci dice Stavrides, è tanto un prerequisito quanto un prodotto delle relazioni sociali, e in esso si gioca la possibilità tanto di stimolare o quanto di impedire l'incontro con l'altro. Per questo la trasformazione spaziale è una tappa fondamentale per la formazione di soggetti politicizzati in grado di costruire un potenziale di emancipazione nella vita metropolitana contemporanea."" -
Body act. Body suspension, piercing e tatuaggi. Ediz. a colori
Trazioni o sospensioni, scarificazioni, piercing o tatuaggi sono azioni che consentono di sperimentare lo straordinario. Perché le modificazioni corporee si stanno diffondendo nel mondo? Forse perché ci sono sempre più persone che insistono a rifiutare l'osceno quotidiano? Il disagio, l'inquietudine, la rabbia che monta dentro le vene e che storicamente si esprime nelle strade in proteste, sommosse e occupazioni, oggi sembra esplodere anche sui corpi. La pelle e la carne diventano il luogo concreto su cui tracciare future traiettorie dissidenti, come cicatrici che rappresentano risorse, potenzialità e contraddizioni, ponendo il dolore al centro della ricerca. Considerato il principale terreno di colonizzazione del controllo sociale e dell'omologazione, il corpo è per eccellenza il mezzo per trasformare i tabù in virtù, i divieti in occasioni, l'ordinario in straordinario, fino a superare il limite tra sogno e realtà. Dal comune desiderio di azione diretta sulle proprie membra emergono le storie qui raccontate. Body act è un viaggio collettivo verso la scoperta di mutazioni fisiche e mentali incarnate per accedere all'estremo ed esplorare il punto ultimo, quello più lontano e inimmaginabile. Interviste a: G.P., Mr. Fab, Francesco ZAC Cervi, Tota, Genziana Cocco, L'Ele, Betti Marenko, Angelo Pezzola, Bruno BMA, Noema Kali, Elvia Iannaccone, Enrico Neuromaligno, Brenno Alberti, Angelo Nardò, Rudy De Amicis, Nicola Bloody CirKus, Antares Misandria, LaMiss, Martina, Alice Tank Ready. -
Teatro di Oklahoma
Ogni giorno che passa le bacheche dei social e le pagine online dei quotidiani si riempiono di battute d'agenzie, informazioni, numeri, eventi, grafici e annunci. Un bombardamento di quotidianità che assorda ogni voce volta ad oltrepassare l'istantaneo baluginio di notizie vecchie già alla loro pubblicazione. Un frastuono incessante che impedisce al pensiero di soffermarsi su ciò che è importante dire e non ci da il tempo di interrogarci sul come ci faccia sentire tutto questo rumore e - soprattutto - sul dove ci faccia andare. Oltre ad essere un segno dei tempi che corrono lo è anche di quanto corrano questi tempi. E di quanto perdano, in significato, nella loro corsa incessante. Teatro di Oklahoma è un esperimento che si propone come prisma del quotidiano per scomporlo nelle sue infinite sfaccettature, soppesarle e analizzarle nel loro significato più intenso. È un modo di approcciarsi ai fatti della quotidianità senza cadere nell'ansia giornalistica di in-formare de-formando gli eventi presentandoli solo nella loro esteriorità. Il tentativo implicito è quello di prendere gli avvenimenti dell'epoca che ci troviamo a vivere ed esplicitarli nella loro formazione storica e nella percezione individuale. Nel farlo non ci siamo fatti scrupoli nel saccheggiare ogni tipo di armamentario saggistico e narrativo attingendo ai mezzi che ci apparivano più utili di caso in caso. Un metodo di rinvigorimento dei saperi dell'accademia e delle lettere per farne uno strumento aperto di consapevolezza ed espressione. Questo numero cartaceo contiene una selezione dei migliori fra questi tentativi usciti nel primo anno di vita del blog e sono accompagnati da un vasto apparato iconografico di illustrazioni al quale ha collaborato, fra gli altri, anche Tullio-Altan. -
La fabbrica e il quartiere. Conflitti ambientali a Brescia
Come nasce e si sviluppa una zona industriale altamente inquinante? La vicenda della ditta Caffaro di Brescia è un esempio da manuale di ingiustizia ambientale. Le città che nel secolo scorso si arricchirono grazie alla presenza delle grandi industrie oggi si trovano a fare i conti con gravi danni ambientali. Tra queste c'è Brescia, dove la zona ovest della città si è estesa gradualmente intorno alle fabbriche, fino a inglobarle. Qui si trova la Caffaro, uno stabilimento chimico che da più di un secolo costringe gli abitanti di alcuni quartieri a vivere in un territorio pesantemente contaminato. Nel tempo, quest'area ha perso la sua connotazione operaia e, come tante periferie italiane, è stata travolta da forme di impoverimento e abbandono, mentre più recentemente ha iniziato a fare i conti con nuovi progetti di rigenerazione, tentativi di gentrificazione, oltre che di innovazione sociale e culturale. A partire da una ricerca realizzata all'interno del sito inquinato, tra parchi e giardini contaminati, divieti, proteste, capannoni in rovina, coltivazioni sperimentali, questo libro racconta la storia dettagliata delle trasformazioni sociali e spaziali che sono seguite alla scoperta del disastro ambientale del sito Brescia-Caffaro. Prefazione di Luigi Pellizzoni -
Ero una fanzine
Una raccolta di testimonianze di giovani che fanno uso di eroina. ""Ero una fanzine"""" nasce nel 2020 come autoproduzione. Il progetto prende vita dall'urgenza di raccontare la realtà dell'eroina nell'Italia contemporanea. Dopo vent'anni di numeri in calo, la curva delle morti per overdose da eroina è tornata a piegare verso l'alto. C'è chi dice che sia """"tornata"""", ma non è mai davvero sparita. È solo rimasta meno visibile, marginale, problema di quella fetta di popolazione che alla stampa non interessa. Oggi, invece, abita il quotidiano di sempre più persone. Eppure, mancano le parole per discuterne. Da un lato, il linguaggio utilizzato per narrare la sostanza è obsoleto, legato a scenari del secolo scorso che mal si adattano al presente. Dall'altro, i toni con cui viene narrata sono perlopiù scandalistici: """"eroina"""" è diventata una parola mostruosa dietro cui si celano ignoranza e moralismi. """"Ero una fanzine"""", senza pretese di natura analitica, si propone di tornare a ragionare su questa presenza, dando voce a chi vive la sostanza in prima persona. Attraverso una raccolta di diari, cronache, poesie e racconti, il libro narra la realtà dell'eroina e di tutto ciò che vi sta attorno: spaccio, consumo, dipendenza, astinenza, overdose. E, ancora, desideri, pregiudizi, sensi di colpa, paure e silenzi. Protagonisti delle storie qui raccontate sono giovani che vivono l'eroina a volte con leggerezza, altre con furore o pentimento. C'è chi ne è uscito, chi ci sta provando e chi non ci è mai davvero caduto. Ci sono i tossicodipendenti e le persone che stanno loro attorno: chi li ama, chi se ne prende cura, chi cerca di farlo e fallisce. E poi ci sono gli abissi, i varchi neri oltre i quali non c'è più un ritorno. """"Ero una fanzine"""" è una lente d'ingrandimento su uno spaccato di realtà ignorato, taciuto o mal interpretato. Una storia frammentata e polifonica, scritta con la sincerità e l'empatia necessarie a disarticolare un tabù che da ormai troppo tempo ci impedisce di affrontare collettivamente e coscienziosamente il tema."" -
Rock the kitchen. Il gourmet della cucina underground
Un viaggio tra le più scatenate cucine rock'n'roll: dai tuguri delle banlieu globali, alle terrazze degli hotel più lussosi del pianeta, dallo champagne agli scarti di Rebibbia. La madre di Andy è un'inglese appassionata di cucina internazionale, il padre è un marinaio napoletano e la nonna è profuga dall'Africa, fin da piccolo il suo palato conosce la gastronomia di mezzo mondo. Dopo gli studi al liceo dell'alimentazione inizia a lavorare come cameriere nel prestigioso ristorante Schiano, servendo i personaggi del jet set romano e i truci boss della Magliana, qui per la prima volta si cimenta ai fornelli. Dopo aver partecipato alle stravaganze culinarie di Ugo Tognazzi conduce una vita randagia negli squat punk parigini e londinesi, inventandosi cene a base di cibo rubato nei supermercati. L'incontro con la band psichedelica Ozric Tentacles lo spinge a provare ricette con i funghi magici. Per elaborare ulteriormente un mix così speziato raggiunge gli altipiani del Messico alla ricerca di piatti al peyote. Tornato in Europa sperimenta allucinanti progetti culinari nella scena rave: risotti alla psilocibina, space cake e spaghetti alla marijuana. Parte con il progetto Techno fraschetta, un caravan attrezzato con fornelli, sound system e giradischi. Le folle lo osannano come un druido magico, come cuoco e dj di altre dimensioni. Finito nei guai per impicci di droga, Andy saprà dilettare i palati dei suoi compagni di carcere, diventando chef galeotto a cinque stelle. In Rock the kitchen si alternano i racconti orali di Andy con le sue più stupefacenti ricette. -
Fantasmi di Pittsburgh. Tracce, rovine e memoria della città
A volte spaventano, i fantasmi, e a volte ci invitano a pensare. Spesso neanche ci accorgiamo di loro, si fanno sentire solo quando siamo vulnerabili, stanchi, provati, tristi o preoccupati. Sono presenze la cui assenza non si fa notare e la cui percezione è considerata inquietante. Eppure, se normalizzassimo la presenza dei fantasmi facendo attenzione alla loro costante convivenza nella nostra quotidianità, ci renderemmo conto dello strano misto tra un presente che sarebbe potuto essere (e non è più o non è mai diventato) e un altro che è solo perché lo percepiamo come tale. I fantasmi qui descritti non sono presenze ectoplasmiche, ma i segni di una storia: il tetto di una casa abbattuta conficcato nel muro dell'edificio adiacente; i parcheggi vuoti costruiti dopo la demolizione di un quartiere afroamericano; le placche di bronzo erette a celebrare le scoperte scientifiche. Luoghi dove la ragnatela di significati che è la coscienza umana si interseca con elementi di un'altra ragnatela appartenente a un passato più o meno prossimo. Questo libro parla dei fantasmi di Pittsburgh, ma non è tanto un libro su Pittsburgh, l'invito è quello di provare ad ascoltarli ovunque si manifestino, perché ci rivelano più di quanto sapevamo della nostra stessa esistenza, e a volte più di quello che siamo disposti a voler sapere. Postfazione di Giuseppe Sciortino. -
Northern soul. Il culto dei giovani ribelli soul
Finalmente un libro sulla più sconosciuta e seminale tra le sottoculture inglesi: il northern soul. Un fenomeno complesso e impossibile da definire, uno splendido mistero di passione, senso di appartenenza, identità, amore per la musica e la danza. La stesse due parole che lo connotano sono alquanto generiche, inventate dal giornalista e dj Dave Godin per descrivere i dischi a cui erano interessati i clienti del suo negozio che arrivavano prevalentemente dal nord dell'Inghilterra. La scena era formata in maggioranza da giovani maschi bianchi provenienti dalle famiglie della working class ma non c'era un'estetica unificante, persino la musica si poteva aprire a mille influenze o chiudere in ristretti canoni sonori. Difficile distinguere la differenza tra un raro e dimenticato singolo di soul (genericamente uscito tra il 1965 e il 1970) e una classica hit della Motown. Talvolta proprio il fatto che il brano non avesse avuto riscontro commerciale era la garanzia di una maggiore purezza artistica. In questo libro si è lasciato ampio spazio alle testimonianze di alcuni protagonisti per tessere una trama più esaustiva possibile e che si riassume alla perfezione nel classico motto: Keep the Faith! Contributi di: Enrico Camanzi, Carlo Campaiola, Fabio Conti, Marco Dall'Asta, Geno De Angelis, Alberto Folpo Zanini, Flavio Frezza, Filippo Frumento, Francesco Fulci Corsagni, Oskar Giammarinaro, Enrico Lazzeri, Clelia Lucchitta, Andrea Mattioni, Francesco Nucci, Stefano Oggiano, Marco Piaggesi, Niccolò Pozzoli, Soulful Jules, Renato Traffano, Paolo Zironi. -
Domani urbani. Futurologia e immaginari
Da diverso tempo il futuro si è guastato e non gode affatto di buona salute: il carattere rassicurante del domani, la promessa di emancipazione, la perfettibilità che deriva da esperienza, relazione e conoscenza hanno perso molto del loro fascino. La possibilità stessa di un'alterità spazio-temporale pare sbiadita, inesorabilmente soffocata da socialismi deludenti e truci, dall'ineluttabilità della mega-macchina capitalista, dall'ansia generalizzata di un pianeta in crisi da clima alterato e scarsa ossigenazione cerebrale. Si può parlare del domani come di quanto accadrà successivamente al presente in cui siamo immersi. Oppure se ne può parlare come di un set di opzioni, se non plausibili, a tutti gli effetti ancora possibili e desiderabili. In quest'ottica ""Domani urbani"""" non si occupa tanto di futuro quanto di futuribile. La nostra ipotesi di lavoro è che il momento sia propizio per riprendere la sfida immaginativa e con essa la prassi di un futuro incredibile e conviviale, incredibile perché conviviale. Interventi di: Askapen, Asantewaa Boykin, Emanuele Braga, Carlotta Cossutta, Håkan Geijer, Roberto Paura, Andrea Perin, Stefano Portelli, Amanda Priebe, Daniele (dan) Salvini, Giuliano Spagnul, Dino Taddei, Annina Torre."" -
Herman Hesselunga. Il più grande poeta della grande distribuzione
Gli esordi, le famose poesie, le amicizie con Thomas Wonderful, Vagina Wolf e il pittore psichedelico Mino Waller, una lunga storia che si interrompe con l’improvvisa scomparsa di Herman Hesselunga, il poeta della grande distribuzione. Il ritrovamento del suo manoscritto “Poesie Memerabili” convince l’autore Andrea Nani a mettersi sulle tracce del poeta-culto, scatenando una narrazione comica dalle tinte di un giallo stupefacente e di un noir irreale. Gli indizi portano da una parte all’altra dell’Italia, da Milano a Cernusco sul Naviglio, da Napoli alla riviera romagnola. E se le opere di H.H. restituiscono all’arte il sublime compito di farsi ponte verso l’immortalità, l’universalità, l’eternità, l’infinità, la perennità, l’indagine rischiosa potrebbe portare Nani alla follia se non ci fosse l’aiuto di una figura professionale di alto profilo e allo stesso tempo dissonante: il detective Paul Niente, cruciale, puntuale, rituale e tanto tanto surreale. Del resto, come tutto il resto. -
Il giorno è indegno
Vorrei incontrarti nelle stanze chiuse e riparate in cui non siamo che idee. Ma ci hanno dato un corpo e un tempo da trascorrere. È proprio perché il giorno è indegno che rinuncio alla luce. Sia di noi una lenta e sistematica sprogettazione, e piena di odori amati la strada che porta al disordine. La bellezza di giugno raschia via spessi strati di pelle vecchia: saremo nuovi come la notte d’estate, imperfetti come una schiena cosparsa di nei. Dopo il fortunato esordio _t_w_i_g_ ci ha consegnato un altro breve, prezioso, libro; una serie di diapositive e pagine scritte nelle sue notti insonni, tra un turno da cameriere e un rave, tra un amplesso e un festino solitario a base di droghe psichedeliche. Oltre ai picchi di eleganza stilistica e ai passaggi di poesia in prosa, la sua è letteratura “civile”, un grido di una generazione non omologata, precaria, disorientata e dolcissima, in un panorama sempre più desertificato e anaffettivo. Un libro di malessere, sesso rabbioso respirato come aria, ricerca disperata di piacere consolatorio e allo stesso tempo di “vita”.