Sfoglia il Catalogo feltrinelli007
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 7601-7620 di 10000 Articoli:
-
Edizioni Medusa 2020. Vent'anni con i libri. Un laboratorio editoriale
Vent'anni sono pochi, forse, o tanti, per l'attività di una casa editrice. Comunque sia, i suoi 534 titoli, finora, rappresentano un tempo, e uno spazio, nei quali il lettore può aggirarsi e scegliere, valutare, acconsentire o, perché no, passare oltre. È la libertà, unica sovrana di quel tempo e di quello spazio, propri di ogni vero editore, a essere consegnata al lettore come il vero dono, senza contropartita, della sua attività. Forse il suo scopo fondamentale. Questo libro fa la storia di una delle più interessanti case editrici nate all'alba del XXI secolo: Medusa. I lettori che amano l'editoria indipendente avranno dunque la possibilità di conoscere il lavoro svolto da Medusa in questi primi vent'anni, all'interno dell'offerta libraria e delle strategie di mercato orientate dai grandi marchi editoriali, grazie a questo volume che celebra l'anniversario. All'impresa hanno collaborato alcuni scrittori, giornalisti, critici e pensatori italiani. Una casa editrice libera per lettori liberi. Testi di H. Focillon, G. Fofi, F. Cardini, G. Vigini, R. De Benedetti, P. Di Palmo, A. Zaccuri, F. Nasi, G. Pontiggia, R. Copioli, R. Giovannoli, A. Carrera, R. Peverelli, E. Lodi, M. Doni. -
L' arte è sempre contemporanea (come la storia). Pedinamenti 2
Che cosa accade quando ci troviamo davanti a un'opera d'arte? Quando guardiamo la statuetta dello scriba egizio, i bronzi di Riace, oppure Giotto e Caravaggio, e così via fino a Picasso, Matisse, Fontana, l'Arte Povera e l'opera dell'artista emergente, non siamo nel ruolo degli storici dell'arte ma degli spettatori attratti da ciò che vediamo. Ne percepiamo le distanze o le prossimità col nostro tempo, ne intuiamo le segrete affinità con la nostra vita. Come è possibile che qualcosa fatto secoli o millenni fa possa essere nostro contemporaneo, oppure che un'opera eseguita oggi ci appaia priva di interesse? Il critico ha tra i suoi compiti anche quello di essere colui che mette alla prova questo paradosso. Studia il modo di ""sentire"""" l'arte in rapporto a noi. E ci fa capire come il nostro sguardo ha il potere di dare una durata all'arte sia del passato sia del presente... Dalla Introduzione: «La critica, paradossalmente, è sempre relativa ma anche necessaria, soggettiva ma assoluta. La sua necessità è testimoniata dal fatto di calarsi dentro un tempo storico che chiede di essere """"scoperto"""" in ciò che lo rappresenta; la sua assolutezza emerge nella responsabilità davanti alla tavola dei valori sulla quale si fonda l'onestà e la verità (sia pure parziale) del suo giudizio. Infine, per non lasciar niente in sospeso, Baudelaire da poeta e amante delle Muse, pone al vertice di ogni possibile attività critica quella """"che riesce dilettosa e poetica; non una critica fredda e algebrica, che, col pretesto di tutto spiegare, non sente né odio né amore, e si spoglia deliberatamente di ogni traccia di temperamento"""". Militanza come passione e ricerca della verità dell'arte, ma anche forma di scrittura che rende la critica d'arte sorella della prosa letteraria»."" -
Andare all'Inferno (e uscirne). Diario di un viaggio con Dante
E se, invece di celebrare Dante perché è morto 700 anni fa, provassimo a seguirlo? Se provassimo a prenderlo sul serio quando dichiara di aver scritto la Commedia per allontanarci «dallo stato di miseria» in cui viviamo e condurci «a uno stato di felicità»? Questo libro gioca una scommessa azzardata per far capire che Dante è uno dei ""nostri"""", uno di noi se si vuole, a cui possiamo dare credito quando ci dice che sa la strada, perché quell'«altro vïaggio» lui l'ha compiuto veramente. E potrebbe essere l'unica via d'uscita dalla condizione di terribile smarrimento in cui ci troviamo. Questo libro è appunto un diario di viaggio all'Inferno (quello scritto, ma anche quello quotidiano), che l'autore, riconosciuto studioso del pensiero antico cristiano, ha compiuto, con alcuni fedeli e fiduciosi compagni, incamminandosi su questa via. Un percorso pieno di scoperte, perché Dante, il più remoto e il più vicino dei nostri autori; è sempre lì a sorprenderci, con un giudizio nuovo, dissonante dal sentire comune, talvolta sconcertante ma sempre geniale, sulle cose della nostra vita. Alla fine, dopo esserne usciti, ci si accorge che quell'inferno è reale e non è soltanto poetico..."" -
Le falistre
Vagano come falistre le parole di Marco Munaro, singolare figura di poeta-editore che sembra aver raccolto l'eredita? di Bino Rebellato, di cui non a caso ha curato in modo magistrale l'opera omnia. A distanza di trent'anni dalla stesura queste sue combustioni liriche, presentate per la prima volta in forma integrale dopo un accurato lavoro di revisione, si configurano alla stregua di un godibile romanzo familiare, costruito intorno a un repertorio fantasmatico costellato di presenze decisive che in realtà sono dolorose assenze. Tali epifanie, caratterizzate da una dimensione memoriale tesa al recupero di un'infanzia anonima e, al contempo, favolosa nelle terre di un Polesine frequentato da fate ed orchi, angeli e demoni, personaggi mitologici e indissolubilmente legati alla terra, si succedono attraverso le cinque sezioni della raccolta come altrettante «scintillografie». A volte basta la pronuncia di un nome scaturito dalle segrete dell'oblio o una «fola» ariostesca rivisitata in una chlebnikoviana «età della latta» ad innescare un cortocircuito dalle valenze quasi oniriche, simile agli esiti del mufaculor, neologismo correlato a un gioco infantile che in se? contiene qualcosa di magico e velenoso. Il dettato di Munaro, che in seguito conoscerà esiti più articolati e complessi, qui si carica di accensioni visionarie fulminee, le cui composite tessere formano un Bildungsroman dai tratti compiuti e potentemente evocativi. (p.d.p.) -
Ultramodum (la sparizione dell'immanente)
«Singolare figura di intellettuale ""eretico"""", Gian Ruggero Manzoni si misura da sempre con un'espressione poetica dai toni crudi ed essenziali: si pensi a quella sorta di trittico composto dalle raccolte """"Il dolore"""" (1991), """"L'evento"""" (1997) e """"Gli addii"""" (2003). A proposito di quest'ultimo lavoro un critico finissimo come Paolo Lagazzi dichiarava: «Manzoni ci ricorda anzitutto che non si finisce mai di dire addio; l'addio, a chi amiamo e a ciò che amiamo, è il movimento fondamentale del nostro stare confitti nel tempo». E al tema dell'addio è dedicata anche questa nuova raccolta di Manzoni, Ultramodum (la sparizione dell'immanente) che, fin dal titolo, rivela gli intenti esoterici (i riferimenti all'alchimia, alla numerologia ecc.) e, al contempo, essoterici (la ricerca del sacro, il contrasto fra bene e male). Si tratta di un viaggio metaforico nel nihil del deserto, composto in cinquantacinque tappe, lungo un itinerario impervio che si manifesta attraverso folgoranti prose. Vi si ricostruisce un Oriente onirico e favoloso ma che, nella sua esemplarità, non ha niente di """"esotico"""" e che diviene metafora del nichilismo attuale, di un percorso privato e collettivo in cui non è possibile non riconoscere il sigillo della precarietà che ci attanaglia (si pensi anche al profetico romanzo Il morbo, edito nel 2002). La scrittura di Manzoni si dipana così, tra suggestioni veterotestamentarie e richiami agli autori più compositi (da Pound a Eliot, da Char a Genet), configurandosi come un'esperienza irrinunciabile, toccata dai crismi sempre più rari dell'autenticità.» (p.d.p.)"" -
Corte della Temperanza
Si affida a una scrittura polifonica Alessandro Scarsella che ricorda, nella sua tessitura ondivaga, le frequenze di un elettrocardiogramma. Si passa dalle istanze presenti nel poemetto iniziale, in bilico tra elegia e sistematica registrazione di un topos dagli effetti stranianti, alla contemplazione di un «cielo bianco» popolato di ibis e cormorani, dalla ricerca di una dimensione dionisiaca sottesa alle asperità del quotidiano a un dolore primigenio, privo di redenzione. Le sezioni della raccolta si dispongono così in forme sempre mutevoli, tra arcadia e modernismo, disseminate di squarci e crepe che tornano insistentemente a riproporsi lungo mura in cui affiora «a dismisura» un arabesco di graffiti su un fondo di nuvole tiepolesche. Questa hybris si configura mediante un cortocircuito di vicissitudini, sapientemente cadenzate da una sequela di citazioni o criptocitazioni che delineano, con una vena di impalpabile ironia, ora i contorni frastagliati del Verano - dove si rievoca la scomparsa della madre attraverso il filtro delle pratiche burocratiche connesse a tale perdita - ora quelli di un allegorico consesso in cui si prefigurano gli eventi nel baluginio di una «spirale nella sabbia». Tale cornice frammentaria, ellittica, tesa idealmente a rappresentare il senso di precarietà che attanaglia un'esistenza artefatta, si pone in aperta contrapposizione con il recupero di una memoria ""classica"""" espressa attraverso l'uso insistito di endecasillabi arroccati in un contesto deliberatamente prosastico. (p.d.p.)"" -
I vortici di Van Gogh
La pittura dell'ultimo van Gogh è un'arte a vocazione diagrammatica che trasfigura la realtà in forme geometriche ""fluide"""" e tuttavia non prive di rigore matematico. «Sono nel pieno di un calcolo complicato da cui scaturiscono tele dipinte in fretta ma a lungo calcolate in precedenza», scrive al fratello Theo nel 1888. Contro il pregiudizio che riduce le forme turbolente che caratterizzano quei quadri a sintomi, per quanto fortunati, di disagio psichico e vertigini esistenziali, questo saggio riconsidera, dapprima, la nota influenza su Van Gogh degli ukiyo-e (le """"immagini del mondo fluttuante"""") giapponesi con le loro visioni delle metamorfosi della natura; poi, prendendo atto delle intuizioni di Van Gogh sulla dinamica dei fluidi, rese evidenti dal confronto delle sue opere con le immagini prodotte dalle più recenti tecniche di visualizzazione scientifica, non tralascia indizi che lo mettono in un più stretto rapporto con la scienza occidentale, e in particolare indaga sui suoi interessi astronomici, che lo hanno condotto, primo tra i pittori, a raffigurare una galassia a spirale. Le due piste sono solo apparentemente divergenti, poiché al di là della loro adeguatezza fisica i vortici di Van Gogh assumono il loro significato più profondo, che è di natura metafisica, alla luce dei princìpi della pittura taoista, colti con impressionante chiarezza dall'artista grazie alla mediazione dell'arte giapponese."" -
La chiesa di San Domenico a Cesena. Catalogo dei dipinti e notizie storiche
Nell'immediato dopoguerra Francesco Arcangeli aveva condotto, con l'entusiasmo che lo caratterizzava, una vasta campagna di studi sulla pittura romagnola che lo portò a percorrere, chiesa per chiesa e a cavallo di una bicicletta, un territorio che andava dalle pianure di Forlì alle colline riminesi. Dopo le due fondamentali esposizioni del 1952 e del 1959 (Mostra della Pittura del '600 a Rimini e i Maestri della Pittura del Seicento a Bologna), nel 1964 tornò sul tema romagnolo attraverso questo volume che uscì in forma di guida alla chiesa cesenate di San Domenico. Considerata a ragione la vera Pinacoteca Comunale, la chiesa dei domenicani era stata un sicuro rifugio di opere d'arte nel buio periodo delle soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi, in quell'epoca che aveva messo a soqquadro l'intero patrimonio artistico della città. -
Macchine del diluvio
È una poesia contratta quella di Stefano Massari, ripiegata intorno a un nucleo di immagini sghembe e ricorrenti che sembrano contrapporsi al mondo delle macchine evocato nel titolo. Non c'è conforto in questi versi, tutto sembra collassato, come se si volesse rimarcare una condizione claustrofobica, di alienato, di scorticato, tesa a creare una pronuncia straniante e vertiginosa che tuttavia conserva i crismi di un'autenticità rara. Non sarà difficile indicare tra i maestri di Massari alcuni autori novecenteschi che hanno esibito la parola alla stregua di un osso, di un referto: da Fortini a De Angelis, passando per Antonio Porta. La nostra epoca peraltro non ha più bisogno di parole e maestri, bensì di un silenzio che arrivi a cancellare tutto il dolore accumulato da un corpo che modula nelle sue dodici morti altrettante resurrezioni. È bandita qualsiasi armonia che non sia quella che si rifà alle dinamiche di una fisicità perduta nell'ingranaggio di un pensiero sclerotizzato, teso ad ammassare, «con gesti di scure e carità», le pagliuzze d'oro e lo sterco, per ricordarci che siamo preda non di un sogno, ma delle «mani imputridite dei mercati». -
Catabasi
La raccolta Catabasi di Beniamino Dal Fabbro uscì originariamente nella collana ""Poesia"""" di Feltrinelli nel 1969, un paio d'anni dopo il suo fondamentale diario """"Musica e verità"""". Suddivisa in quattro sezioni tematiche, tese a formare una sorta di tetralogia che tuttavia ha ben poco di wagneriano, la silloge si configura come l'approdo più significativo di un percorso poetico che annovera prove apprezzabili quali """"Villapluvia"""" (1942), """"Epigrammi"""" (1944) e """"Gli orologi del Cremlino"""" (1959). Singolare figura di intellettuale poliedrico, a tutto tondo, dai tratti sulfurei e démodés, vólti al recupero di una tradizione svincolata dalle derive di manierismo e accademismo, Dal Fabbro con questa sua raccolta realizza un approdo sicuro per i fautori non solo del """"bello stile"""", ma anche della critica radicale a un mondo sempre più invivibile e spietato. Il tono variegato delle sue composizioni, spesso ispirate alla Weltanschauung musicale, passa infatti dall'idillio all'invettiva, non disdegnando la dimensione articolata del poemetto e senza rinunciare ad affondi ora giocosi ora sarcastici che si intridono di un venenum corrosivo. Apprezzata da critici d'eccezione come Raboni, Betocchi e Sereni, la vicenda poetica di Dal Fabbro si esaurisce con la raccolta qui riproposta, corredata da una manciata di lettere inedite, che prefigura quell'oblio volto ad imbozzolare il suo «biografico precipizio», quasi a suggellare in esiti felicemente inattuali un'opera che evita con sdegno le esalazioni pestifere dei nostri giorni. (P.D.P.)"" -
Dal lago del cuore. Cinquantasei tersicoree tre sonetti e una strofa in sesta rima
Ut pictura poësis: si potrebbe partire dalla celebre formula oraziana per inquadrare questa nuova, elegante raccolta di Mauro De Maria, autore appartato e riflessivo che ha al suo attivo tre libri poetici di indubbio spessore. Affidati al «lago del cuore» ci lasciamo trasportare dai suoi componimenti ariosi e, al contempo, strutturati entro lo scheletro di forme chiuse (cinquantasei tersicoree, tre sonetti, una strofa in sesta rima) che documentano un lavoro artigianale rigoroso che tuttavia non rinnega il senso di perenne stupore, di meraviglia che traspare da questi versi. È un dettato che nasce spontaneamente dalle ceneri di un vissuto abbarbicato, come manine d'edera a un capitello corinzio, a modelli figurativi di prim'ordine: Paolo Uccello che, secondo la lezione del Vasari, concentrato com'è nell'elaborazione di un disegno, non ottempera agli inviti provocanti della moglie, o l'amata confusa con gli angeli del Parmigianino, dal collo allungato come una modella di Modigliani. È come se De Maria proseguisse nella stesura di un canzoniere amoroso senza fine, con echi montaliani che si riverberano da una raccolta all'altra, affidandosi a una pronuncia delicata e tesa, imperniata intorno a una realtà composita, sublimata da suggestioni cólte, atte a rivendicare la loro necessità. Si tratta di poesie che, nella loro inesausta ricerca di perfezione formale, si incidono in testa con la precisione con cui si stagliano le elitre filiformi di un coleottero nella collezione di un entomologo. (P.D.P.) -
Questo
L'attenzione riservata da Massimo Migliorati ai minimi eventi quotidiani, ai segni che si incidono nell'aria con il profilo frastagliato delle foglie, si riversa sulla pagina in una serie di singolari epifanie, che sottendono un dolore sordo, ottuso, che presuppone dinamiche di taglio quasi beckettiano. Si tratta di una continua, inesausta interrogazione sulla «solitudine condivisa» che ci fa misurare oggetti che acquistano una valenza incomprensibile. Lungo la dorsale di un «osservarsi e osservare» si forma il disegno di un «patchwork» costituito di «parole malcomprese». Le sezioni della raccolta, intitolata emblematicamente Questo, formano un trittico disposto intorno a un nucleo di immagini che rimandano a lemmi o vocaboli dal forte impatto semantico: agli elementi naturali come rami di gelso, fiocchi di neve, fili d'erba, gocce di pioggia, cristallizzati in una dimensione atemporale, astorica, si contrappone l'inventario di oggetti antipoetici par excellence come la motofalciatrice, una motocicletta dal rombo assordante, un cavatappi. Esemplare al riguardo il gioco degli ossimori che si manifesta mediante la semplice suddivisione di una barra: «ansie/gioie», «utile/disutile» ecc. Si delineano così situazioni la cui redenzione è affidata al «farsi sasso albero animale», descritte con punte di sapienza compositiva che documentano una straordinaria compattezza formale. (p.d.p.) -
Mappe del grande mare
È un trionfo di luce questa raccolta di Massimiliano Mandorlo, un inno alla gioia che si cadenza attraverso i momenti di una tetralogia che rivela la versatilità di un poeta che ha fatto della sensibilità e della discrezione i suoi stigmi peculiari. Il lavoro intertestuale e ipertestuale si impone attraverso un apparato di sezioni e sottosezioni riconducili a un ventaglio di tematiche che, nella loro marginalità, rappresentano adeguatamente le contraddizioni dell'uomo contemporaneo. Il ricorso a un versicolo di stampo ungarettiano ben si adatta a tale quête, contraddistinguendo un'affabulazione che, alla stregua di un'araba fenice, sembra risorgere incessantemente dalle proprie ceneri: «terra di canti / in te sprofondo / e grazie rendo // del mio esistere nel mondo». La grazia che trapela da questi versi si risolve a contatto con sequenze invise alla poesia gridata dei nostri giorni, che rimanda piuttosto a una dimensione favolosa come quella delle cartografie medievali, dove improbabili mostri dalle fauci spalancate custodivano confini equorei e terrestri oltre i quali non si poteva accedere. Così, per Mandorlo diventa naturale salmodiare sulle increspature di un'onda o ricostruire eliotianamente la vicenda dei Magi, disquisire intorno alle imprese del capitano Cook o rimirare deprimenti ed esaltanti scorci urbani attraverso gli occhi di finestre spalancate. Difficilmente si potranno dimenticare le punte acuminate della sua «primaluce», del suo «mareoltre». (p.d.p.) -
Il libro del tu
«Scrivi con cattiveria, come lo scultore che fa calchi». Si potrebbe partire da questa metafora di Massimo Barbaro per accostarsi a un libro che esula da qualsiasi genere, ponendosi sul sottile discrimine che separa l'aforisma dalla poesia. È una sorta di continua, inesausta interrogazione intorno alle ragioni - spesso insostenibili, aberranti - che giustificano la nostra esistenza, imperniata su un dolore che non conosce alcun tipo di redenzione: «Sei stanco del dolore. Disgustato. / Qui, la tua grandezza. Lo rifiuti. Di darlo». Ricorrono molte domande che rimangono invariabilmente senza risposta. Il recupero stesso dell'aforisma si pone lungo quella linea dettata da alcuni maîtres à penser che dal moralismo di La Rochefoucauld, a cui dobbiamo la significativa citazione in exergo, approda al nichilismo di Cioran. Tuttavia Barbaro rivendica con forza il proprio retaggio antiletterario - vi è, non a caso, un riferimento al verso «E tout le reste est littérature», presente nell'Art poétique di Verlaine - configurandosi piuttosto come un journal dal quale risultano bandite le espressioni che non collimano con l'autenticità della vita vissuta. Così, lungo l'arco delle dieci sezioni che compongono il libro, non si può non aderire con trasporto alle motivazioni che pongono l'autore «Contro il mondo, di sfondo», come un testimone privo di ogni morale che non sia quella della consapevolezza dell'unanime deriva: «Fai ogni cosa come se fosse scritta su uno spartito. / Non sai leggere, lo so. Ma tu sai ascoltare». (p.d.p.) -
Joker. Il clown nero
Chi è il Joker? Una maschera, un sorriso, la follia, il genio: Weird Book presenta l'anatomia della creatura più controversa della DC Comics, un villain immortale, un'icona senza tempo. Uno studio attraverso i fumetti, il cinema, la società, da cui emergono le ossessioni, le paure ma anche i desideri di un uomo prigioniero di un sorriso di sangue, perché anche un super cattivo disturbante come il Joker merita di avere la propria storia. ""Joker. Il clown nero"""" guida il lettore in un viaggio attraverso le tenebre della follia e della celebrità. Chi è il Joker? Non un pipistrello..."" -
Il faro
Soffocato dai debiti, Tommaso accetta di trasferirsi insieme alla sua famiglia su un'isola deserta al largo del Pacifico per diventare il nuovo guardiano del faro. Molto presto l'ingaggio milionario si rivelerà essere un inganno, perché c'è qualcosa di inimmaginabile che vive nelle profondità del mare che circondano quel piccolo paradiso terrestre. Tommaso scoprirà dopo la scomparsa della moglie e del figlio che l'isola è una trappola, una costruzione artificiale destinata alle vittime sacrificali di Dagon, una delle più spaventose creature partorite dalla fervida immaginazione dello scrittore americano Howard Phillips Lovecraft... ""Il faro"""" è il primo romanzo horror di Filippo Semplici che dopo l'e-book nella collana Horror Story di Delos Digital approda in edizione cartacea con il marchio Weird Book."" -
I posseduti. Vol. 1
La possessione demoniaca è un'infezione che ha ucciso gli uomini, trasformando il mondo in un vecchio west di polvere e sangue. Il bene e il male non esistono più, spazzati via da un'idea, virale, corrotta, che ha cambiato tutto: regna solo il caos e il suo nome è Tenebra, l'altra faccia di Dio, risorta dall'esilio nella terra delle ombre. Non esiste una cura ma c'è un uomo, Tom Sullivan, che scopre di avere dei poteri leggendari e combatte per l'unico scopo che gli resta: ritrovare suo figlio. ""I posseduti"""", scritto da Luigi Boccia, con i disegni di Marco Imbrauglio, è un viaggio in una realtà sfigurata e distopica, in una Terra messa in ginocchio da un'epidemia senza eguali, in cui però vive ancora un barlume di speranza, nel ricordo del volto di un bambino."" -
Christmas with the dead. Ediz. italiana
Nuova edizione brossurata per ""Christmas with the dead"""", un racconto dello scrittore americano Joe R. Lansdale in una edizione speciale illustrata dall'artista Giorgio Finamore. Il libro contiene anche la sceneggiatura cinematografica scritta da Keith Lansdale. Negli ultimi due anni Calvin è rimasto solo, dopo che una tempesta elettrica ha ridotto in zombi tutti coloro che l'hanno osservata, comprese sua moglie e sua figlia. Due lunghi, solitari anni trascorsi barricandosi in casa, salvo sporadiche incursioni in città per procurarsi l'indispensabile per sopravvivere... Ma oggi, finalmente, Calvin decide che il Natale sarà festeggiato! Si avventura nel locale supermarket per prendere un nuovo albero e altre decorazioni, trovandosi naturalmente a scontrarsi coi famelici morti viventi che si aggirano ovunque. Sulla via del ritorno, decide di salvare un povero cane che, come lui, sta fuggendo per salvarsi la vita. I due si ritroveranno quindi a lottare assieme contro le orde mostruose, col miraggio di poter poi assaporare, nonostante tutto, la dolce atmosfera del Natale..."" -
Cuori di tenebra. Undici storie di streghe
Streghe... La sola parola è già un incantesimo, un sortilegio oscuro che intriga, che fa rabbrividire. Il concetto di ""strega"""" appartiene a ciascuno di noi, ci segue fin dall'infanzia e ci accompagna, ben sedimentato fra gli strati più profondi della nostra mente. È un'idea che atterrisce, ma della quale, in fondo, abbiamo bisogno. In veste di curatore, Nicola Lombardi ha radunato per l'antologia """"Cuori di tenebra"""" undici penne italiche che si sono cimentate per offrire al lettore altrettante sfaccettatura della demoniaca, affascinante creatura: Danilo Arona, Luigi Boccia, Cristian Borghetti, Giada Cecchinelli, Maurizio Cometto, Maico Morellini, Luigi Musolino, Catia Pieragostini, Federica Soprani, Lea Valti, Claudio Vergnani. Una vera discesa negli abissi del Male..."" -
L' abisso è ovunque. Ediz. speciale
Torna in una special edition con nuove inquietanti visioni ""L'abisso è ovunque"""", il fumetto di Roberto Donati e Gianluca Borgogni. """"L'abisso è ovunque"""" è un romanzo a fumetti intimo e orrifico, a cavallo fra sogno e realtà, fra incubo privato e allucinazione pubblica, un viaggio a china negli abissi del Male: mostri e aberrazioni sono, senza soluzione di continuità, tanto interiori e impalpabili, quanto esteriori e terragni. Prologo, cinque capitoli, epilogo per raccontare, in forma semplice e lineare, il trapasso del razionale nell'ignoto: un incubo sordo in cui l'urlo dell'uomo si perde in una eco inascoltata. Da questo strazio irredimibile, l'umanità ne esce deformata anche nei tratti esteriori: i personaggi, tutti cartoon distorti ma insieme perfettamente realistici, appaiono pupazzi di carne alla mercé di un destino preordinato. L'abisso è davvero ovunque.""