Sfoglia il Catalogo feltrinelli007
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 7581-7600 di 10000 Articoli:
-
Yukio Mishima. Gioventù, bellezza, morte tra mito e illusione
«Ho sempre amato Mishima e la lettura dei suoi romanzi, in particolare ""Confessioni di una maschera"""", mi ha condotto direttamente all’esigenza di approfondire lo studio della lingua e della cultura giapponese... Mishima per me è stato un compagno di viaggio e anche un modo per non veder tradito il mio amore per il Giappone e la sua cultura. Ciò che Yukio mi ha raccontato è parte del mio vissuto e mi ha restituito la convinzione che il dubbio della vita è ciò che deve essere sempre salvaguardato nel rapporto con il proprio io.» (Prefazione dell'Autore)"" -
Piove tutto
"Piove tutto perché nulla può restare addensato in un punto. La fuga è l'innesco naturale per superare il pericolo. I luoghi della poesia di Clelia Verde sono le amigdale del testo dove il binomio salute/nevrosi subisce lo stesso trattamento, è già un codice. I tempi sono cambiati anche per Keplero o Newton (personaggi e titoli di alcune poesie di Clelia), l'ordine usa un metronomo che solo un animale può sentire, oppure è nello Spazio che dobbiamo cercare di nuovo il luogo dei nostri impulsi primitivi."""" (Dalla prefazione di Andrea De Alberti)" -
Il dolore del pulviscolo
"Il pulviscolo: sottilissime particelle che si trovano in sospensione nell'atmosfera, che si insinuano e si depositano intorno a noi e dentro di noi dando la sensazione della presenza di un corpo estraneo, la sensazione di disagio, la pressione e il dolore. Janis è una bambina che nasce e vive a Firenze negli anni Cinquanta e che diventa ragazzina negli anni della rivoluzione ideologica. Proprio in quel periodo capirà, attraverso la prima relazione sentimentale, che gli atti sessuali devono essere vissuti con il proprio partner, non con i genitori. Sconvolta nell'aver appreso che quel gioco, che doveva rimanere il loro segreto, non era altro che una perversione dei genitori, si trasferisce a Los Angeles nella casa dei nonni materni. Lì ritrova Jimmy, figlio dei vicini di casa, conosciuto quando era ancora una bambina e con lui si avvicina al mondo dell'irreale e dell'assuefazione alle droghe che le faranno rivivere, sotto l'effetto degli allucinogeni, quei momenti che per lei erano la normalità di puro gioco."""" (Prologo dell'autrice)" -
Pezzi di nuvole e fiori
Olek Fabbri Borowski è un ragazzo di diciannove anni che vive alle porte di Bologna con sua madre Viola, assistente sociale del quartiere San Vitale. Crescendo, scopre le nuvole dell'erba e impara a usarle per sopportare la scuola e i suoi compagni. Con un tatuaggio, battezza l'inizio di una nuova fase: lascia la scuola e inizia a lavorare come manovale con Abdelabil, artigiano marocchino buono e generoso che tenta di insegnargli la saggezza del Corano... -
Furto d'identità. L'avvocato metropolitano
Mario Forte è un giovane avvocato che ha scelto di operare in periferia, lontano dagli studi legali di prestigio; non vuole diventare un avvocato di grido, perciò si definisce un avvocato “metropolitano”... Le sue avventure sono singolari e innumerevoli, a volte drammatiche, spesso buffe, ma tutte profondamente vere nel mondo della fantasia. -
L'ombra del re e la mano della regina
Osservo bene dal finestrino dell’oblò e… ed ecco che ci siamo: sotto di noi c’è il sito archeologico di Ninive-Iraq, una delle più famose città dell’antichità, proprio sulla riva sinistra del fiume Tigri, nel nord dell’antica Mesopotamia. Quanta storia raccontano queste terre… Mi guardo intorno, sul luogo non c’è anima viva. In preda alla smania e in uno stato di eccitazione che mi rende faticoso persino respirare, con una pala inizio subito a scavare e… ed ecco che, dopo qualche minuto, comincio a intravedere qualcosa... -
La cosa giusta
Queste sono le storie di Luca, Pietro, Gamma... Ognuno impegnato a capire quale sia la cosa giusta da fare, tra scuola, lavoro, malattie, arte, amore, dipendenze, magia, infanzia, violenza e religione... Questi sono sei racconti autobiografici (fino a un certo punto, si intende). Comunque sia andata: è stato divertente. -
Strawberry ice cream. Racconto horror
Erano tutti morti, l’unico sopravvissuto di quella notte era lui, e l’unica cosa che gli era venuta in mente era la somiglianza delle macchie sopra gli ambienti chiari con il gelato alla fragola. Strawberry ice cream; anche in inglese lo sussurrò strafottente verso il mondo. Lui era Raschio, i suoi compagni erano morti, insieme avevano compiuto la più orrenda strage di quegli anni, di quei decenni, di quel secolo, chiamata la ""strage di Villa del Giglio Nero”, o soprannominata dai giornalisti sempre a caccia di uno scoop: Gli orrendi delitti dello Strawberry Ice Cream..."" -
Cabaret Decameron. Una rivisitazione in romanesco di dodici novelle dal capolavoro di Giovanni Boccaccio
"Quando racconto il Decameron in classe, per essere più incisiva e trasmettere i significati del capolavoro di Boccaccio agli adolescenti di oggi, spesso utilizzo il romanesco e traslo le vicende dei personaggi ai giorni nostri. Sembra che il più delle volte funzioni. (Certo, non sempre sono così colorita come lo sono stata in Cabaret Decameron, ma quasi)... Quando è scoppiata l’emergenza Covid e ci siamo ritrovati a vivere esperienze che avevano delle analogie con il contesto nel quale sono calati i narratori di Boccaccio, in un’epoca che ha dei punti di contatto con la loro, ho pensato che fosse proprio arrivato il momento di buttare giù qualcosa in proposito, senza prendermi troppo sul serio, giocando con la romanità, con i paradossi e con le esagerazioni tipiche della comicità letteraria.""""" -
Nephilim: le origini
Molto tempo addietro, prima della comparsa dell’uomo sulla terra, vi fu una lotta senza misura e senza tempo. L’angelo della luce, Lucifero, il più bello e il più potente, peccò di superbia. Egli non accettava la propria condizione e voleva sempre di più, così Dio fu costretto a cacciarlo dal Paradiso. L’angelo ribelle convinse altri angeli a seguirlo, e fu così che si scatenò la prima delle grandi lotte: quella tra il bene e il male, tra Dio e un suo figlio. […] Molti persero la testa. Iniziarono a peccare dei sette peccati capitali e si unirono a donne per il solo piacere. Da quelle unioni nacquero i Nephilim, metà angeli e metà umani. Il Creatore, vedendo tali abomini, mandò l’Arcangelo Michele a distruggere i caduti e i loro figli. -
Ho bisogno di vita. Poesie
In questa raccolta di poesie in verso libero sono espresse le emozioni e le sensazioni di una donna, l’Autrice, affetta da disturbi del comportamento alimentare, in particolare anoressia e depressione. Le poesie iniziano nel momento in cui l’Autrice, prendendo consapevolezza della sua condizione, mette in parole tutto ciò che le passa per la testa con la finalità di dare un senso al malessere. La breve raccolta, secondo gli intenti della stessa, vuole essere un aiuto per le persone che soffrono di tali disturbi, o soffrono in generale, e per questo si sentono sole e vulnerabili... -
1992-1995 il diario (strettamente personale). Nuova ediz.. Vol. 2
"Il secondo volume del Diario riparte dal gennaio del 1994 e si snoda sino al 22 aprile del 1995... Il Diario esprime una tesi sul periodo denominato Tangentopoli, in questo senso abbiamo cercato di documentare adeguatamente tale assunto affiancando anche altri approcci e altre valutazioni al fine di non risultare autoreferenziali. Forse non ci siamo riusciti o forse sì, ma questa valutazione attiene al giudizio del lettore. Non intendiamo convincere alcuno, semplicemente ci è sembrato opportuno inserire anche la nostra riflessione all’interno del novero delle interpretazioni che dall’inizio dell’inchiesta hanno interessato quel periodo.""""" -
Galapagos. Le isole alla fine del mondo e altri reportage (reali o immaginari)
Un Artaud inedito traspare da questo libro, poco frequentato anche dagli addetti ai lavori. Il tema è infatti quello del viaggio che racchiude, oltre ai resoconti scaturiti a contatto con la tribù messicana dei Tarahumara in cui avrà modo di sperimentare gli effetti stranianti del peyotl, anche alcuni reportage immaginari, realizzati dopo aver ascoltato racconti di amici che si erano recati in Cina e alle Galapagos. Senza alcun freno inibitorio, emerge la tendenza artaudiana all'esposizione di taglio profetico e apocalittico che troverà il suo acme nel rocambolesco viaggio in Irlanda fatto col proposito di restituire ai suoi abitanti il presunto bastone di San Patrizio. Ai quattro reportage presentati nella prima parte, tra i quali figura ""Il villaggio dei Lama morti"""", mai più ristampato, nemmeno in Francia, dopo la prima uscita sulla rivista """"Voilà"""" nel 1932, seguono i testi dedicati ai Tarahumara, tra i quali spicca il """"Supplemento al viaggio nel paese dei Tarahumara"""", infarcito di elementi devozionali di taglio eretico, se non addirittura blasfemo, dove predomina la peculiare visione sincretistica che si impone prima del rinnegamento di ogni forma di religiosità possibile. Totale è l'identificazione con la figura di Cristo, dagli esiti deliranti e, al contempo, profondamente umani."" -
Come per una stagione breve
Un carosello di piccoli gesti, apparentemente insignificanti, che nascondono un universo di segni e sogni riportato febbrilmente sulle pagine sgualcite di un'agenda. Queste folgoranti annotazioni, che risentono della temperie «orfica» del primo De Angelis, maestro dichiarato e fine esegeta di Marco Molinari, vengono rimaneggiate a distanza di decenni, conservando una freschezza che si manifesta attraverso esiti frammentari e lapidari, privi tuttavia di qualsiasi artificio o sentenziosità. Assistiamo così a una sequenza di epifanie che si riverberano da una pagina all'altra della raccolta, in un contesto visionario che non disdegna la delicatezza di nascondere un pugno d'erba in tasca o di osservare i rami scheletriti che si stagliano in un cielo imbronciato come dita di un monaco in preghiera. Improvvisi scarti di senso, si alternano a descrizioni minuziose di oggetti deprivati di scopo, spesso riportando sulla pagina momenti speculari di una stessa rivelazione. Molinari conferma così la sua innata dote di affabulatore di eventi minimi dove i simulacri si incidono sulla rètina alla stregua di un miracolo quotidiano, con la stessa icastica pregnanza di un'apparizione tra una stazione deserta e un campo di periferia in cui si svolgono rincorse adolescenziali a un pallone, sotto il sole scarnificato di un'estate senza fine. -
Raffaello
Grande amore di Henri Focillon, uno dei massimi storici dell'arte del Novecento, fu il Rinascimento italiano, al quale dedicò tre saggi fondamentali: quello del 1910 su Benvenuto Cellini; un secondo, nato dalle lezioni che tenne alla Sorbona nel 1934-1935 su Piero della Francesca; e questo, su Raffaello, scritto nel 1926. Le monografie, i cataloghi ragionati sull'opera di Raffaello sono innumerevoli, l'interesse della critica e del pubblico è vivissimo e destinato ad aumentare in questo anniversario che ne celebra i cinquecento anni dalla morte. Una intramontabile attualità che si delinea con esattezza anche nelle parole dello stesso Focillon: «Uno studio di Raffaello non è necessariamente inattuale. In un modo non ancora ben chiaro partecipa di un'epoca che cerca di ricostruire la forma e che ha nostalgia dello stile». È la chiave di volta di queste pagine, su cui Marco Bussagli, nella Prefazione, osserva che lo storico dell'arte francese «certo si riferisce al XX secolo e al ruolo del suo scritto», ma è anche una dichiarazione che «si attaglia perfettamente a descrivere quel processo stilistico che sarà del manierismo e che, in ogni caso, mostra come fin da allora Focillon seguisse quelle che potremmo definire isoidi dello stile e delle forme cercando e trovando corrispondenze tra il passato e il presente». -
Fellini, o della vita eterna. Da Gelsomina a Mastorna
Ci sono artisti che vogliono essere capiti e altri che vogliono essere amati. Fellini voleva essere amato, e ci è riuscito. Quanto volesse essere teorizzato, è difficile dirlo. L'indagine critica su Fellini è spesso offuscata dal fellinismo, l'ideologia che riduce la sua impietosa analisi delle debolezze italiane alla facile saggezza secondo la quale la vita sarebbe solo un circo, una recita di giovanotti invecchiati e di donne voluttuose che li viziano e li proteggono. Certo, tutto il cinema di Fellini è un'indagine sulle conseguenze dell'indecisione, ma è un'indagine severa, perché chi non decide si trova ""tra due morti"""", e prima o poi dovrà scegliere se sopravvivere in un limbo eterno oppure arrendersi alla vita eterna. Che cosa sia la vita eterna, in un senso sia religioso sia laico, sia spirituale sia al livello della vita animale, è forse il vero tema di Fellini, ed è ciò che questo saggio cerca di portare alla luce scegliendo come punto di partenza l'interesse di Fellini per Kafka (un altro poeta dell'indecisione) e il tormentato progetto del """"Viaggio di G. Mastorna"""", che Fellini non ha mai realizzato, forse perché avrebbe svelato la """"fantasia fondamentale"""" del suo autore, la speranza di non dover essere costretti a scegliere tra la vita e la morte, tra essere e non essere."" -
A dìr el véro
"Ha la delicatezza di un vetro lavorato all'aria arroventata di una fornace di Murano la poesia di Andrea Longega. Le sue accensioni liriche si inscrivono entro quel tracciato della poesia antinovecentesca che da Saba arriva a Vivian Lamarque, passando attraverso gli epigrammi folgoranti di Penna. Questa nuova raccolta costituisce il naturale approdo di un percorso fedele a un'idea di poetica lieve, non sapienziale, refrattaria a mode e stilemi di derivazione modernista, con un approccio comunicativo immediato e mai banale. Assistiamo così, dopo le sillogi dedicate alla scomparsa della madre, alla cameriera Caterina e alla scoperta di un'inedita Grecia, a un'altra sequenza di piccoli miracoli espressivi nel dialetto che fu di Giacomo Noventa. Qui si rievocano le figure del padre, della madre (con relativi addentellati sul parricidio e sul matricidio), di alcuni parenti, cadenzandole intorno alle fantasmagorie di un'infanzia felice e, al tempo stesso, avvilente. Un carosello di profili indimenticabili che ci osservano di sottecchi per ricordarci cosa c'è di vero (e di buono) oltre le apparenze.""""" -
Variazioni su Don Giovanni.
«Non ha visto davvero Don Giovanni - scrive Ortega y Gasset - chi non vede accanto al suo bel profilo di corteggiatore andaluso la tragica figura della morte, che lo accompagna ovunque, che è la sua drammatica ombra. Essa scivola con lui nel ballo; con lui scala le graticole dell'amore; entra insieme a lui nella taverna, e sul bordo del bicchiere da cui beve Don Giovanni si muove la bocca scheletrica di questo muto personaggio... quella è la sua suprema conquista, l'amica più fedele che segue sempre le sue orme». Ortega y Gasset, il più cristallino dei filosofi spagnoli, riflette in questo libro su uno dei miti maggiori che la Spagna abbia generato: il Don Giovanni, archetipo letterario e umano ritratto per la prima volta da Tirso de Molina e poi inseguito da decine di autori, da Mozart a Byron, al popolare Don Juan Tenorio di Zorrilla. Nelle sue pagine, Ortega rilegge il Don Giovanni e lo colloca sullo sfondo della cultura del Novecento. La sua affascinante trama di pensiero è qui accostata a quella di un altro raffinatissimo autore, suo contemporaneo, sullo stesso tema: José Bergamín. Variazioni su Don Giovanni compone così una dialettica scintillante di riverberi tra psicologico e culturale, tra spagnolo e universale. (Enrico Lodi). Con un saggio di José Bergamín. -
Le bonjour de Robert Desnos. Dalla scrittura medianica al Lager
Considerato da alcuni un poeta difficile per via degli esiti spesso criptici della sua scrittura, indissolubilmente legata ai giochi di parole più imprevedibili e sregolati, Desnos è in realtà un autore la cui pronuncia, dagli anni Trenta in poi, tende gradualmente a illimpidirsi, esaltandosi a contatto con una dimensione etica rigorosa e, soprattutto, con le acrobazie verbali derivanti dal trasporto amoroso dapprima per la stella Yvonne George e, in seguito, per la sirena Youki. Un poeta dei nostri giorni, Pasquale Di Palmo, dopo aver ordinato e tradotto la prima antologia italiana dei versi di Robert Desnos - La colomba dell'arca (Medusa, 2020) -, ripercorre con rara empatia la vicenda biografica e artistica di questo poeta tra i più importanti e rimossi del Novecento. Desnos diede vita, giusto un secolo fa, alla stagione irripetibile del surrealismo contrassegnata dai sonni ipnotici e dall'écriture automatique, assieme a un manipolo di avventurieri dello spirito che innalzarono a emblema la provocazione e la sfida verso le convenzioni. Questo libro si pone come un prezioso vademecum che accompagna il lettore a conoscerne la figura di scrittore misterioso e geniale, sensibile e amante della libertà, la cui esistenza, pur animata da un'inesauribile joie de vivre, dopo il sodalizio con Breton e i suoi compagni, si chiuse con la morte nel lager nazista di Terezín l'8 giugno 1945. -
Co 'a scùria (A colpi di frusta)
Nell'atipico dialetto pavano di Maurizio Casagrande non c'è alcun intento di edulcorazione semantica, gli oggetti e le situazioni vengono evocati quasi compiacendosi della loro estrema vulnerabilità in contrapposizione a questa lingua bassa, sgradevole, aspra, cacofonica, lontana mille miglia dai preziosismi adamantini protonovecenteschi. Una ""lingua annodata"""", gracchiante come quella di una cornacchia, che si carica idealmente di umori, di afrori, di fetori (non più """"mistici"""", alla maniera del """"revegnente"""" Rimbaud). Serpeggia in tutta la raccolta il motivo di un'invettiva che raggiunge il diapason della vera e propria imprecazione blasfema che rimanda al modello di Giacomini. La bestemmia è una sorta di intercalare che, dalla lingua parlata alla pagina scritta, acquista paradossalmente una sua profonda dignità, quasi ribaltandosi in espressione ieratica, solenne. Casagrande descrive un mondo popolato da un'umanità eterogenea, errabonda, spesso alla deriva, già incontrata nei versi di Zanzotto e Piva.""