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La religione di uno scettico
"La prima fase potremmo chiamarla fede emotiva. La seconda potremmo chiamarla fede metafisica. La terza, disillusione assoluta. La quarta, comprensione estetica"""". Difficile immaginare che queste parole siano state pronunciate nel 1924 sul piccolo palco di un albergo newyorkese, dove ad assistere Powys nella sua orazione c'era una celebre attrice di vaudeville. Ma con Powys l'immaginazione corrente è sempre destinata a rimanere in difetto." -
QED. La strana teoria della luce e della materia
In questo libro, con stupefacente chiarezza, un grande fisico ci spiega come tutto ciò che percepiamo dipenda da accadimenti naturali che violano ogni aspettativa del senso comune. La via scelta è la seguente: guidare, come in un vero tour de force, ogni testa pensante negli impensabili meandri dell'elettrodinamica quantistica (abbreviata nella sigla QED del titolo). Feynman procede dunque mantenendo sempre la spiegazione in stretto contatto con l'esame di varie esperienze fisiche, così da farci entrare, improbabilmente, nella mente dello scienziato che le osserva (e, per certi fenomeni, la prima mente che osservava fu proprio la sua). -
Musicofilia
Un giorno, a New York, Oliver Sacks partecipa all'incontro organizzato da un batterista con una trentina di persone affette dalla sindrome di Tourette: ""Tutti, in quella stanza, sembravano in balia dei loro tic: tic ciascuno con il suo tempo. Vedevo i tic erompere e diffondersi per contagio"""". Poi il batterista inizia a suonare, e tutti in cerchio lo seguono con i loro tamburi: come per incanto i tic scompaiono, e il gruppo si fonde in una perfetta sincronia ritmica. Questo stupefacente esempio, spiega Sacks, è solo una particolare variante del prodigio di """"neurogamia"""", che si verifica ogniqualvolta il nostro sistema nervoso """"si sposa"""" a quello di chi ci sta accanto attraverso il medium della musica. Presentando questo e molti altri casi con la consueta capacità di immedesimazione, Sacks esplora la """"straordinaria forza neurale"""" della musica e i suoi nessi con le funzioni e disfunzioni del cervello."" -
Confessioni estatiche
"... l'antologia di Buber resta il più bel breviario di mistica che io abbia mai letto. In una materia così difficile, Buber conserva lo sguardo preciso, quando si rifiuta di spiegare la mistica """"dal punto di vista psicologico, fisiologico o patologico"""" ... Non vorrei proporre gradini o supremazie nella vita dello spirito, affermando che la mistica è la suprema attività spirituale dell'uomo. Lo è nel senso più semplice: non perché essa sia più nobile della filosofia o della letteratura o dell'arte - ma per il fatto che il mistico attraversa con violenza quasi demoniaca il territorio della filosofia e della letteratura, della religione, della morale e dell'estetica, lo lacera, lo spezza, ed esce al di sopra, in quel lago infinito dell'anima che egli solo conosce."""" (Pietro Citati)." -
Note azzurre. Ediz. integrale
Tutti sanno che nel 1964 Dante Isella restituì il testo delle ""Note azzurre"""" affidato a sedici quaderni autografi dalla copertina azzurro oltremare -, consentendoci così di accedere a un immenso diario in cui le notazioni autobiografiche si alternano a giudizi letterari e politici spregiudicati, a infiniti spunti di novelle e romanzi mai scritti, ad aforismi esemplari, a sarcasmi violenti e a fantasiose ironie, ad aneddoti non di rado scabrosi su contemporanei illustri o poco noti. Pochi però sanno che già nel 1955 Isella aveva allestito per Ricciardi un'edizione nella quale figurava un mannello di dodici note splendidamente insolenti tralasciate, per motivi di opportunità, nel 1964 (parimenti, alcuni nomi propri furono sostituiti da asterischi), e che quella magnifica e preziosa edizione non venne mai pubblicata: resa dall'editore agli eredi dopo la rinuncia da parte di Ricciardi a distribuirla, la tiratura di circa 1.000 esemplari è rimasta per oltre cinquant'anni relegata negli archivi della Casa Pisani Dossi di Corbetta presso Magenta. In occasione del centenario della scomparsa dello scrittore (avvenuta il 16 novembre 1910), essa vede la luce, accompagnata da un ampio saggio di Niccolò Reverdini che ne ricostruisce l'intricata, e appassionante, vicenda."" -
Romanzi. Vol. 2
Il secondo volume della raccolta presenta i romanzi: La neve era sporca, le memorie di Maigret, la morte di Belle, Maigrait e l'uomo della panchina, L'orologio di Everton, Il Presidente, Il treno, Maigret e le persone perbene, Le campane di Bicetre, L'angioletto, Il gatto. -
La maschera dell'Africa
V.S. Naipaul viaggia sempre alla ricerca di qualcosa. In ""Fedeli a oltranza"""" aveva esplorato quel groviglio rovente di pulsioni e ideologie che ancora non si chiamava fondamentalismo islamico: qui tenta invece di afferrare la sfuggente sopravvivenza delle credenze arcaiche in ciò che nel continente africano - e spesso non altrove - si intende per """"modernità"""". È un itinerario lungo e tortuoso, che porta Naipaul dall'Uganda e dal Ghana alla Nigeria, dalla Costa d'Avorio e dal Gabon fino al Sudafrica, e che attraverso una scansione di incontri, fatti nudi e storie individuali gli fa trovare subito qualcosa di imprevisto: """"Ero convinto che nell'immensa vastità dell'Africa le pratiche magiche non fossero diffuse in maniera uniforme"""" ha scritto Naipaul presentando La maschera dell'Africa. """"Ho dovuto ricredermi. Ovunque ho incontrato indovini che """"gettavano le ossa"""" per leggere il futuro, e ovunque ho ritrovato la stessa idea di un'""""energia"""" da imbrigliare attraverso il sacrificio rituale. In Sudafrica la """"medicina da battaglia"""" è un composto fatto con parti del corpo soprattutto animali, ma anche umane. Vederlo con i miei occhi, sentirne il potere, mi ha riportato molto vicino all'inizio di tutto"""". Comincia così un altro viaggio, che non era semplice osare, alla ricerca del nucleo primigenio di un intero continente. Un viaggio di cui questo libro immediato, quasi orale, è un fedele resoconto: che appassiona, irretisce, e non di rado illumina."" -
La Folie Baudelaire. Ediz. italiana
Al centro di questo libro si trova un sogno, l'unico che Baudelaire abbia raccontato. Entrare in quel sogno è immediato, uscirne difficile, se non attraversando un reticolo di storie, di rapporti e di risonanze che coinvolgono non solo Baudelaire ma ciò che lo circonda. Dove spiccano due pittori di cui Baudelaire scrisse con stupefacente acutezza: Ingres e Delacroix; e due altri che solo attraverso Baudelaire possono svelarsi: Degas e Manet. Secondo Sainte-Beuve, perfido e illuminato, Baudelaire si era costruito un ""chiosco bizzarro, assai ornato, assai tormentato, civettuolo e misterioso"""", che chiamò """"la Folie Baudelaire"""" (folies era il nome settecentesco di certi padiglioni dedicati all'ozio e al piacere), situandolo sulla """"punta estrema del Kamcatka romantico"""". Ma in quel luogo desolato, in una terra ritenuta dai più inabitabile, non sarebbero mancati i visitatori. Anche i più opposti, da Rimbaud a Proust. Anzi, sarebbe diventato il crocevia inevitabile per ciò che apparve da allora sotto il nome di letteratura. Qui si racconta la storia, discontinua e frastagliata, di come """"la Folie Baudelaire"""" venne a formarsi e di come altri si avventurassero a esplorare quelle regioni. Un storia fatta di storie che tendono a intrecciarsi, e per alcuni decenni ebbero come sfondo le stesse strade di Parigi."" -
La figura mistica della divinità. Studi sui concetti fondamentali della Qabbalah
"La dottrina della creazione dell'uomo a immagine (tzelem) di Dio ( Gn, 1, 26), già in sé alquanto problematica per la teologia monoteistica, offrì ai mistici il termine tecnico per una concezione che aveva ormai una parentela molto remota con l'idea biblica. Ai cabbalisti premeva sapere in che cosa propriamente consistesse la particolare essenza individuale dell'uomo, dal momento che la dottrina della trasmigrazione delle anime ... si prestava a mettere in dubbio la specifica unicità e irripetibilità dell'essere umano. Qual è il prìncipium individuationis di ogni uomo, l'elemento che costituisce l'unicità della sua esistenza e che mantiene la sua identità attraverso le varie trasmigrazioni dell'anima?"""". Così si legge in questo volume, che raduna le conferenze tenute da Scholem ai celebri Colloqui di Eranos, ad Ascona, tra il 1952 e il 1961. A quel pubblico assai scelto Scholem decise di presentare lo sviluppo storico e i nodi essenziali delle dottrine cabbalistiche scandendoli in altrettanti capitoli di un lessico ideale del misticismo ebraico. Scorrono così davanti ai nostri occhi i temi e i concetti più profondi, misteriosi e affascinanti della teosofia cabbalistica: la figura mistica del Creatore, l'intreccio misterioso di bene e male nella divinità stessa, la dimensione sessuale del divino, compendiata nelle forme del Giusto e della Shekinah, le peripezie della reincarnazione e i viaggi cosmici del nostro """"doppio"""", il """"corpo astrale""""." -
Maigret e il produttore di vino
Non ha avuto vita facile Oscar Chabut. Ha lavorato duro e, dal nulla, è riuscito a costruire un impero. E che importa se il suo Vin des Moines, miscela di vini del Midi e d'Algeria, fa storcere il naso agli intenditori? Moderni uffici in avenue de l'Opera, un appartamento in place des Vosges, una villa in campagna a Sully-sur-Loire, una casa a Cannes, amicizie altolocate: non male per il figlio di un oste del quai de la Tournelle bocciato due volte alla maturità. Aggressivo e sprezzante com'è, sempre calato nella parte dell'uomo d'affari insensibile e senza scrupoli, sempre pronto a ostentare la sua ricchezza e il suo potere, Oscar Chabut pare ci provi gusto a farsi odiare. Tanto più che non esita a portarsi a letto, oltre alle sue dipendenti, le mogli di tutti gli amici. Sicché, quando lo freddano con quattro colpi di pistola all'uscita di una lussuosa casa d'appuntamenti di rue Fortuny - dove si appartava ogni mercoledì con la sua segretaria -, nessuno si stupisce più di tanto. Ma come scovare l'assassino di un uomo che in pratica aveva solo nemici? Un vicolo cieco, si direbbe. E non è certo un caso che Maigret conduca questa inchiesta davvero impossibile febbricitante, vittima di un'influenza che sembra appannarne la leggendaria sagacia. Maigret, lo sappiamo, è più vulnerabile di quanto non si creda: e questa volta ha tutta l'aria di uno scolaro che si sente male il giorno dell'interrogazione. -
Storia di una caduta
Perdere il favore di coloro da cui dipende la nostra stessa vita. Mordere la polvere quando si è conosciuto il fulgore degli altari. Non essere più amati. È il destino intollerabile che accomuna i protagonisti delle due novelle qui riunite: una dama del Settecento e un cane. E il dolore, il furore, il desiderio di vendetta non saranno meno violenti nell'animale che nella donna. Splendida, intelligente e ambiziosa, amica di Montesquieu e di Voltaire, amante del duca di Borbone, la marchesa de Prie sembra onnipotente e, soprattutto, intoccabile. Ma quando nel 1726 il duca di Borbone cade in disgrazia presso Luigi XV, per lei si spalanca, d'improvviso, il baratro di un esilio avvilente. Confinata in Normandia, rabbiosamente sola, Madame de Prie non può che tormentare il giovane amante, contemplare allo specchio il suo volto che sfiorisce - e progettare una morte degna dei fasti del passato. Le forze brutali - distruttive e autodistruttive - che solo l'orgoglio ferito e l'amore ripudiato sanno scatenare innervano anche il secondo racconto, dove a sperimentare la più tremenda delle perdite è Ponto, cane tirannico dapprima oggetto di una sfrenata passione e poi di colpo ignorato e bandito dal suo regno non appena la padrona resta incinta. Sagace nel suo odio, l'escluso preparerà la sua vendetta, suscitando nel lettore un'attesa angosciosa - e una suspense quasi hitchcockiana. -
Abbecedario
Nella nona decade della sua vita, alle soglie del nuovo millennio, Czeslaw Milosz decide di raccontare il suo Novecento. Comincia allora a rovistare nei cassetti della memoria e ne trae figure, luoghi, fenomeni: un fulgido mosaico di vicende proprie e altrui che spaziano da un continente all'altro, da un'epoca all'altra, delineando una personalissima enciclopedia del secolo appena trascorso, un alfabeto di ricordi e riflessioni sulla civiltà occidentale. Ma, come sempre, la memorialistica di Milosz scaturisce non già dall'impulso a eternare sé e il proprio vissuto, bensì dall'esigenza di testimoniare, anzi di perpetuare il mondo, meraviglioso e terribile. Milosz rinuncia così al ruolo di protagonista per assumere quello di regista, chiamando in scena grandi attori e piccole comparse, mosso dal duplice intento di "" salvare """" tutto ciò che in un modo o nell'altro ha avuto un ruolo nella sua vita, e di riflettere sul proprio tempo. Non stupisce quindi che accanto a medaglioni imprescindibili per un grande intellettuale - come quelli su Rimbaud, Schopenhauer, Whitman, Dostoevskij o Baudelaire - compaiano riflessioni sulla pittura di Edward Hopper, sull'alchimia o sul buddhismo; che """"la fine del capitalismo"""" o """"la stupidità dell'Occidente """" si specchino nei lemmi dedicati al mondo russo-sovietico; che i commenti sulla """" spietatezza """" o sulla """" blasfemia """", sul """" pregiudizio """" o sulle """" lettere anonime """" stemperino le loro note amare nel fascino di paesaggi nordici o mediterranei."" -
La fuga del signor Monde
In una bella mattina d'inverno, mentre il suo autista lo portava, come ogni giorno da trent'anni, nella ditta di import-export fondata da suo nonno, Norbert Monde ha deciso di scomparire. Anzi no: non c'è stato niente da decidere. ""Probabilmente lo aveva sognato spesso, o ci aveva pensato così tanto che adesso aveva l'impressione di compiere gesti già compiuti"""": farsi radere i baffi, scambiare il completo dal taglio elegante con un abito di seconda mano, andare alla Gare de Lyon, chiedere un biglietto di terza classe per Marsiglia. Ma perché è accaduto proprio quel giorno? Forse perché era il suo compleanno; o forse perché, alzando gli occhi, ha visto i comignoli rosa stagliarsi contro un cielo di un pallido azzurro in cui fluttuava pigra una minuscola nuvola bianca - e gli è venuta voglia di vedere il mare. Quando finalmente se l'è trovato davanti, il signor Monde ha pianto. E quelle lacrime, che si portavano via """"tutta la stanchezza accumulata in quarantotto anni"""", erano dolci, """"perché ora la battaglia era finita"""", e lui era finalmente come uno di quei clochard che dormono sotto i ponti di Parigi, e che più di una volta gli era capitato di invidiare. Così è andato a vivere con una tale Julie, che fa l'entraîneuse in un locale notturno di Nizza dove hanno dato un lavoro anche a lui. Ed è diventato per tutti Désiré Clouet, il contabile del Monico. Un giorno, però, gli apparirà dinanzi un fantasma della sua vita di prima: allora il signor Monde riprenderà la sua identità, ma non sarà più lo stesso."" -
La storia di un matrimonio
«Crediamo tutti di conoscere la persona che amiamo.»rnrn«Avevo sbagliato la volta scorsa a scommettere su questo romanzo dopo averne letto solo un capitolo? Proprio per niente. Ora che l'ho letto tutto, sono quasi spaventato dalla bellezza della storia... ""La storia di un matrimonio"""" è un romanzo di superba reticenza, che fa del non detto una strategia narrativa emozionante, una fabbrica di colpi di scena» – Antonio D'OrricornrnPerché, leggendo La storia di un matrimonio, ci sentiamo invadere da un'ansia arcana, da un senso di vertigine e di smarrimento, come davanti a certe atmosfere torve di Edgar Allan Poe? Non solo per il susseguirsi di colpi di scena che ci avvincono a ogni riga sino a condurci all'unico finale davvero imprevedibile. Non solo per l'uomo venuto dal passato, per la lettera che colpisce come un pugno, per i terribili segreti che si dischiudono a uno a uno... Sarà allora per la dolorosa lucidità con cui la narratrice riesce a indagare la distanza che separa ciascuno di noi dagli altri? O perché a ogni pagina ci chiediamo: come fa a sapere tutte queste cose di noi?"" -
Il lago dei sogni
"La volta che Itria Panedda Nilis riprese a sognare era un pomeriggio di fine estate, con un sole che rosolava le carni e spaccava le pietre"""". A Melagravida i sogni se n'erano andati dopo una scossa di terremoto, """"inseguiti dall'alito caldo della terra che si apriva come una melagrana"""". Ma quel giorno Itria Nilis - """"conosciuta col nomignolo di Panedda per via delle sue carni morbide e bianche come il latte appena quagliato"""", e da un anno vedova inconsolabile - si era sentita come accesa da un fuoco, ed era corsa verso l'ovile del capraio Martine. Lui, quel fuoco che Itria aveva addosso, gliel'aveva spento volentieri - ma l'aveva pagata cara. E questo accadeva sulle rive del lago di Locorio - dove da allora hanno cominciato a verificarsi fatti assai strani. Il parroco ha un bel sostenere che non c'è nessun mistero, che è solo opera del Maligno: tutti lo sanno, anche se pochi hanno visto Itria Panedda """"che si spoglia, canta e vola sopra le acque del lago"""". Così comincia questo romanzo di Salvatore Niffoi, che ancora una volta, sin dalle prime pagine, immerge il lettore in un'atmosfera magica e insieme concretissima, in cui la vita quotidiana di un paesino della Barbagia (fatta di fatica e di dolore, di miseria e di ferocia) si illumina di visioni in cui compaiono il diavolo e i morti ammazzati, ma anche madonne """"con le tette grosse e dure, labbra alabastrine e capelli di seta"""" - e, sull'altare maggiore di un santuario abbandonato, finanche un dipinto raffigurante un grosso ragno." -
I due allegri indiani
Nel 1973, quando apparve da Adelphi ""I due allegri indiani"""", l'aggettivo demenziale non era ancora entrato nel lessico della critica italiana, né letteraria né cinematografica né musicale: il primo film dei Monty Python sarebbe stato distribuito solo un anno dopo, """"Hellzapoppin'"""", """"La guerra lampo"""" dei fratelli Marx erano noti a una sparuta minoranza di cinefili, e gli unici esempi di """" demenzialità """" che venissero proposti alle italiche genti erano i personaggi di """"Alto gradimento"""". Per di più Rodolfo Wilcock era un ospite assai singolare della nostra letteratura - per non dire un alieno. Cresciuto alla scuola di Borges, già autore di parecchi libri nel suo Paese, si era reinventato come scrittore in una lingua, l'italiano, che aveva a sua volta reinventato con una estrosità, o meglio, una sfrenatezza, paragonabile solo a quella che Nabokov aveva inoculato nella lingua inglese. Forse per questo ci sono voluti anni prima che Wilcock venisse riconosciuto per quello che è: un maestro del fantastico e del grottesco - e un maestro della prosa italiana. """"I due allegri indiani"""" si potrebbe definire un """" romanzo rivista"""", nel doppio senso della parola: 1, perché è articolato nei trenta numeri della rivista """"Il Maneggio"""", diretta e redatta dal protagonista del romanzo stesso, che muta continuamente nome; 2, perché ogni numero di questa rivista è come un susseguirsi esilarante di sketch di avanspettacolo, il cui autore fosse però un letterato abilissimo, un genio della satira."" -
I princìpi del calcolo infinitesimale
È singolare come nei suoi ultimi anni, subito dopo un'opera capitale per comprendere il nostro tempo come II Regno della Quantità, Guénon abbia voluto dedicare un libro a una questione matematica quale il calcolo infinitesimale, introdotto da Leibniz e poi diventato un pilastro della scienza moderna. Ma evidentemente riteneva che qui fossero in gioco problemi di altissima rilevanza. Tralasciando gli aspetti pratici connessi al calcolo matematico per lui ""del tutto privi di interesse"""", come più volte ribadisce -, Guénon si concentra sui princìpi che dovrebbero costituire il fondamento di ogni sapere particolare, e chiarisce nozioni che in realtà, in quanto passibili di essere trasposte analogicamente e di acquisire anche una valenza metafisica, attraversano l'intera sua opera, riaffiorando innumerevoli volte: dal significato della serie dei numeri, dell'unità e dello zero alle fondamentali differenze fra l'""""infinito"""" propriamente detto e l'""""indefinito"""", fra la parte e il tutto, fra il continuo e il discontinuo, fra la quantità e la qualità. Riferendosi agli scritti e al carteggio di Leibniz, Guénon mostra come le difficoltà concettuali affrontate da Leibniz e dai matematici che dopo di lui si cimentarono con l'idea dell'infinito discendano dall'abbandono di quel rigore intellettuale proprio del pensiero metafisico - il quale, rispetto alla mera indagine empirica e razionale cui sono confinate le scienze moderne, rappresenta un """"passaggio al limite"""". Con una nota di Paolo Zellini."" -
Il secondo amore. Storie e figure
Perfetto amalgama di poesia e affabulazione, di ricordi lontani e paesi remoti, le prose di ""Secondo amore"""" ci trasportano in un mondo magico, popolato di giovani violinisti capaci di far danzare le stelle in cielo, agili ballerini col monocolo, clown lillipuziani e macrocefali, zingari accampati fra il bosco e la palude in una distesa di bianche tende. Ma riaffiora, costante, la Storia, evocata da un Natale di guerra sull'altipiano della Podolia, a due passi dal fronte; dalla presenza dell'Imperatore (""""lui giace sepolto nella Cripta dei Cappuccini, sotto le rovine della sua corona, e io, vivo, mi aggiro tra loro""""); dal cordoglio per la miseria austriaca al crollo della monarchia e per il tramonto della patria; dalla nostalgia degli esuli e degli emigrati - una nostalgia che può spezzare il cuore. E a ritmare l'intero libro è l'amore, che nel racconto eponimo si fa pura, toccante bellezza: nel bosco incantato teatro di incontri pudichi una risata si alza in volo """"come un raro, sconosciuto uccello bianco"""", mentre i giardini esalano """"il profumo del glicine con la fresca veemenza di un dolce vento"""". Un profumo inebriante oggi come allora."" -
America amore
Alla fine degli anni Cinquanta, un giovane italiano di buone letture e nessun pregiudizio passa una stagione a Harvard e un'altra a Broadway. Dunque, corsi e lezioni e incontri importanti nella prestigiosa università: H. Kissinger, A. Schlesinger, J.K. Galbraith, D. Riesman, J. Burnham... Poco dopo, nella capitale dello spettacolo, sensazionali musicals e commedie con leggendari mostri sacri tuttora in scena: Ethel Merman, Mary Martin, Charles Boyer, Claudette Colbert, Paul Newman, Geraldine Page, Lauren Bacali, Elizabeth Taylor, fra Tennessee Williams, Jerome Robbins, Gene Kelly, Bob Fosse, Gypsy, Redhead, West Side Story... Intanto, letture e conversazioni coi protagonisti della letteratura: da Edmund Wilson e Saul Bellow e Mary McCarthy a Truman Capote e Jack Kerouac... Incubi e tormentoni metropolitani. Nuovi perbenismi nei ""suburbia"""". Gli scapestrati """"sabati del Village"""". Negli anni Sessanta, su e giù per la California, lungo la fantastica 101. Soggiorni e scoperte fra San Francisco e Los Angeles, Stanford e Berkeley e Hollywood. Panorami e vedute. I primi movimenti dei """"figli dei fiori"""" e le """"contestazioni"""" poi passate più violente in Europa. Quindi, """"off-off"""". Affermazioni vigorose ed effimere delle tendenze e strutture alternative, soprattutto nel cinema e nel teatro controcorrente. Mentre lo spettacolo più convenzionale si """"abbassa"""" a livelli sempre più infantili e turistici. Visite naturalistiche a vari luoghi mitici, frattanto: New Orleans, New Mexico, Taos, Key West, Cape Cod, Fire Island..."" -
La violetta del Prater
Il cinema ha un suo modo di affrontare i tempi più difficili, che da sempre consiste nel proporre agli spettatori i più facili fra i soggetti possibili. Così nella Londra degli ultimi anni Trenta, mentre tutti si preparano all'inevitabile, un volitivo produttore, Chatsworth, ritiene sia il momento giusto per mettere in cantiere un'operetta vagamente mitteleuropea, di quelle che vanno parecchio anche a Hollywood nello stesso periodo. Chatsworth è altresì sicuro che ""La violetta del Prater"""" sbancherà il botteghino, ma a due condizioni: che a dirigerlo sia il più talentuoso e paranoide fra i registi immigrati disponibili, Friedrich Bergmann, e che a scriverlo sia il giovane sceneggiatore più brillante su piazza - Christopher Isherwood. Quanto segue è semplicemente la storia veridica (come il suo doppio narrativo, Isherwood prima della guerra aveva effettivamente lavorato alla Gaumont) e non resistibile (a volte, si sa, i making of sono cinema allo stato puro) di come un film nasce e si trasforma, e soprattutto di come a ogni giorno di lavorazione rischia, nei modi spesso più folli e sgangherati, la catastrofe. Per John Boorman, questo piccolo gioiello semidocumentario era il più bel libro in circolazione sul rapporto fra il cinema immaginario e quello reale; per qualsiasi lettore, sarà quantomeno un'appassionante parafrasi della lapidaria definizione che Bergmann, in un momento di franchezza, largisce a Christopher: """"Sa che cos'è un film? Semplice è una macchina infernale.""""""