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Viaggio nella paura
È il gennaio del 1940, il mondo attende una ""primavera sanguinosa"""", e Mr Graham, ingegnere inglese specializzato in artiglieria navale, si appresta a lasciare Istanbul dopo aver assicurato alla propria azienda l'appalto per il riequipaggiamento della flotta militare turca. Graham è un tipo tranquillo, simpatico, con una mente matematica e la cordialità senza smancerie di """"un dentista di lusso che cerchi di distrarti"""", e ora non desidererebbe altro che trovarsi a casa in compagnia dell'affettuosa moglie e delle sue noiose amiche. Ma quella ferita di striscio alla mano destra, che si contempla nascosto sul piroscafo Sestri Levante in partenza per Genova, gli ricorda l'inaccettabile verità che gli si è svelata nelle ultime ventiquattr'ore: qualcuno lo vuole morto. O meglio: i nazisti lo vogliono morto - e faranno di tutto per impedire che rientri a Londra. Graham dovrà imparare sul campo il mestiere dell'agente segreto e difendersi dalle insidie che si celano dietro l'apparenza innocua degli altri passeggeri: Josette, la bella ballerina bionda bisognosa di protezione; il turco Kuvetli, commerciante di tabacco; Fritz Haller, archeologo tedesco di ritorno dalla Persia; il greco che odora di essenza di rose e si fa chiamare Mavrodopoulos; l'affabile Mathis, francese con dichiarate simpatie comuniste. Da par suo, Ambler non si limita a offrirci una trascinante spy story, dominata da un'atmosfera di cupa attesa: le affida la denuncia delle occulte ragioni della guerra..."" -
Nelle vene dell'America
"'Nelle vene dell'America', che William Carlos Williams, uno dei maggiori poeti americani del nostro secolo, compose circa quarant'anni or sono, è tra i libri più singolari che siano mai stati dedicati all'interpretazione di un paese e di una civiltà. Soccorso da una immaginazione vibratile, Williams discende nelle profonde vene dell'America: interroga gli eroi della sua storia, da Colombo fino a Lincoln: raccoglie documenti, brani di diario, frammenti di testimonianze e se ne appropria, come ori e gemme barbariche sul petto di un conquistatore: alterna splendidi poemi in prosa, autobiografie immaginarie di esploratori, bellissimi dialoghi, confessioni e violenti sarcasmi. Alla fine di questa interrogazione, i volti diversi si cancellano, i fatti storici si amalgamano, tutte le voci diventano le sfumature di una voce sola. L'America di William Carlos Williams è un unico, immenso corpo femminile, disteso tra due oceani, che possiede la drammatica inesauribilità delle figure mitiche."""" (Pietro Citati)" -
Un Natale di Maigret e altri racconti
"Nessuno ammazza un poveraccio, che diamine! Oppure li si ammazza in serie, si fa una guerra o una rivoluzione. E se capita che un poveraccio si ammazzi con le proprie mani, non lo fa certo con una carabina ad aria compressa mentre si sta massaggiando i piedi. Se almeno Tremblet avesse avuto un nome straniero, invece di essere banalmente del Cantal! Si sarebbe potuto supporre che appartenesse a chissà quale società segreta del suo Paese... Insomma, quel Tremblet non aveva affatto le caratteristiche di uno che muore assassinato! Ed era proprio questo a rendere tutto più angosciante: l'appartamento, la moglie, i ragazzini, il marito in camicia e quel proiettile che aveva fatto 'psst'...""""" -
L' idea del theatro. Con «L'idea dell'eloquenza», il «De trasmutatione»e altri testi inediti
"L'idea del theatro"""" è fra le opere che meglio incarnano lo splendore che l'arte della memoria - nutrita di ermetismo e lullismo, neoplatonismo e suggestioni magiche, astrologiche e cabalistiche - conosce nel Cinquecento. Rispetto ai trattati mnemotecnici lo scarto è vertiginoso: la griglia di classificazione che il suo autore, Giulio Camillo, ci offre (quarantanove """"luoghi"""", contrassegnati da una o più immagini, che nascono dall'incrocio fra l'ordine verticale dei sette pianeti e quello orizzontale dei sette gradi) funziona infatti come una scacchiera che, grazie al movimento e alla combinazione delle sue componenti, è in grado di generare nuovi significati e nuovo sapere: come una mente artificiale, dunque, sicché ricordare diventa pericolosamente simile a creare, o ricreare, il mondo. Ma c'è molto di più: Lina Bolzoni, che ne ha a lungo indagato l'intricatissima e frammentaria tradizione manoscritta, ci rivela infatti che """"L'idea del theatro"""" è in realtà solo la sintetica rievocazione di un immane progetto, un Teatro della memoria (o Casa della sapienza) la cui natura resta incerta (libro, edificio, maquette di legno, modello puramente mentale), ma che intravediamo audacemente sospeso tra idea e macchina, metafisica e mito alchemico. Un progetto così ammaliante da sedurre intere generazioni e da riaffiorare nelle forme più sorprendenti e imprevedibili: da una misteriosa villa in Friuli descritta dal Doni sino alle opere d'arte contemporanee di Marino Auriti e Achilles Rizzoli." -
Uno scrittore in guerra (1941-1945)
"Chi scrive ha il dovere di raccontare una verità tremenda, e chi legge ha il dovere civile di conoscerla, questa verità"""": attenendosi scrupolosamente a tale principio, a dispetto della censura e dei gravi rischi, Vasilij Grossman narrò in presa diretta le vicende del secondo conflitto mondiale sul fronte Est europeo. Era infatti inviato speciale di """"Krasnaja zvezda"""" (Stella Rossa), il giornale dell'esercito sovietico che egli seguì per oltre mille giorni su quasi tutti i principali fronti di battaglia: l'Ucraina, la difesa di Mosca e l'assedio di Stalingrado, che fu il punto di svolta nelle sorti della guerra e diede origine a """"Vita e destino"""". Benché fosse un tipico esponente dell'intelligencija moscovita, Grossman riuscì, grazie al suo coraggio e alla capacità di descrivere con singolare efficacia ed empatia la vita quotidiana dei combattenti, a conquistarsi la fiducia e l'ammirazione di chi lo leggeva, ufficiali e soldati da una parte, e dall'altra un vasto pubblico di cittadini e patrioti ansiosi di ricevere notizie autentiche, non contaminate dalla retorica ufficiale. Dei taccuini - di sorprendente qualità letteraria - che fornirono materia ai reportage di Grossman, e che escono ora per la prima volta dagli archivi russi, lo storico inglese Antony Beevor ci offre qui una vasta scelta, arricchita da articoli e lettere dello scrittore e da altre testimonianze coeve." -
La strada interrotta
Alla fine del 1933 il diciottenne Leigh Fermor lasciò l'Inghilterra con uno zaino, un vecchio cappotto militare, due libri di poesia, una sterlina alla settimana da ritirare al fermoposta e l'inflessibile proposito di raggiungere a piedi Costantinopoli. Grazie alla sua curiosità onnivora e alla precisione visuale della scrittura, quell'impresa, raccontata a distanza di oltre quarant'anni in ""Tempo di regali"""" (1977) e """"Fra i boschi e l'acqua"""" (1986), è ormai parte del canone della letteratura di viaggio; ma la narrazione si arresta fra i gorghi delle Porte di Ferro, e Leigh Fermor, morto nel giugno 2011 all'età di 96 anni, non è mai riuscito a pubblicare l'ultimo volume della progettata trilogia. L'hanno fatto per lui, fortunatamente, Colin Thubron e Artemis Cooper, i suoi esecutori letterari: e leggendo di palazzi aristocratici, nottate all'addiaccio e migrazioni di cicogne, esperimenti con l'hashish, chiese bizantine ed eruzioni di ferocia nazionalista non potremo che riconoscere l'inconfondibile voce di Leigh Fermor e la sua capacità di assorbire qualsiasi cosa infondendole profondità storica - e conservando intatto il debordante entusiasmo dei diciotto anni."" -
Proust a Grjazovec. Conferenze clandestine
Tra il 1940 e il 1941 nel gulag di Grjazovec, quattrocento chilometri a nord di Mosca, un gruppo di ufficiali polacchi detenuti trova un modo decisamente inusuale, e quanto mai efficace, per resistere all'annientamento morale e intellettuale. A turno intrattengono i compagni di prigionia - accalcati in una stanza, esausti dopo le ore passate a lavorare all'aperto, nel gelo feroce dell'inverno russo - parlando di argomenti con cui hanno particolare dimestichezza. Ne nasce così una serie di vere e proprie lezioni, pressoché clandestine, sui soggetti più disparati: dalla storia del libro a quella dell'Inghilterra, dall'alpinismo all'architettura. Jozef Czapski, pittore di vaglia e scrittore, conversa di pittura francese e pittura polacca, nonché di letteratura francese. E soprattutto rievoca e commenta - citando a memoria, senza il minimo supporto cartaceo, e tuttavia con una precisione sorprendente - intere pagine della ""Recherche"""" di Proust, opera che l'Unione Sovietica ha messo all'indice in quanto espressione paradigmatica della letteratura borghese decadente. E quello che ne scaturisce - cui abbiamo oggi accesso grazie alla trascrizione in francese che lo stesso Czapski realizza """"a caldo"""" - non è soltanto una dimostrazione del potere del ricordo e la testimonianza di un modello singolarissimo di resistenza, ma anche una lettura di Proust di suprema finezza. Con un saggio di Wojciech Karpinski."" -
Il grande male
Al centro di questo romanzo si staglia - occhiuta, dispotica, orgogliosa - una figura femminile tra le più memorabili delle tante che Simenon ci ha regalato: quella della signora Pontreau. Vedova, con tre figlie, barricata in una sprezzante e dignitosa miseria, la vediamo, in una delle prime scene a cui assistiamo, spingere giù dalla finestrella del granaio, con implacabile freddezza, il genero paralizzato da una crisi di epilessia. La morte di quel buono a nulla, di quell'inutile biondino dalle gambe molli, le consentirà di mettere le mani su una parte della proprietà e di riprendere un saldo controllo sulle figlie. Ma sullo sfondo, delirante e minacciosa, c'è un'altra donna, una vecchia domestica a ore, che forse ha visto, che forse ha dei sospetti, e che potrebbe parlare, o ricattarla. Perché tutto sia soffocato, perché una greve cappa di silenzio scenda sulle vittime e sui colpevoli, e perché ogni cosa, il paese come la grande casa dalle finestre sprangate delle Pontreau, ripiombi in una calma sinistra, il prezzo da pagare sarà altissimo ma soprattutto occorreranno altre vittime. Con la crudele esattezza che è soltanto sua, Simenon ha ritratto una società arcaica e ripiegata su stessa, in cui è il potere delle donne a decidere della vita e della morte. -
Le cose come sono. Una iniziazione al buddhismo comune
Questo è un libro che l'autore non poteva non scrivere, e che si è portato dentro per quattro decenni. Perché fu più di quarant'anni fa che, reduce dai fervori e dai clamori del maggio '68, Hervé Clerc ebbe ""un'esperienza incommensurabile rispetto a tutte quelle che avrebbe poi fatto nella sua vita e, ovviamente, a quelle fatte in precedenza"""": scoprì il buddhismo nella sua essenza - nudo, immobile, vuoto. Allora non sapeva che cosa fosse. Oggi, riprendendo il filo della propria biografia, riesce a renderci partecipi di un insegnamento plurimillenario, e nella forma più semplice e spoglia possibile, scardinando cliché, tic accademici, gerghi, mode."" -
Tragico tascabile
Da sempre il Tragico e Guido Ceronetti si rispecchiano l'uno nell'altro, e oggi formano una perfetta coppia aristotelica che il destino attende, sfinita, in un sobborgo di Atene - padre e figlia, Antigone e il vecchio, sacralmente reietto, Edipo. Ma occupa principalmente il lavoro di ricerca dello scrittore un'appassionante domanda: ""Che cos'è tragico"""". A differenza del Tragico classico, che è nobile sempre e appartiene all'esistenza e all'Occidente, il Tragico tascabile ha battute banali, che la storia sgombra tra i suoi detriti - e ha infiniti motivi per piangere. Più di Fedra preda di Venere, più di Amleto mancato vendicatore di sangue. Tascabile: è il tragico che compri all'edicola, quel che ti fulmina da una telefonata. Ceronetti, con la sua lanterna, lo scopre, lo spiuma, lo seleziona. E perché una finestra s'illumina di tragico e altre dieci, spesso più forti nel gridare la loro pena, restano buie? E chi decide che cos'è tragico e ciò che non lo è? I vagabondaggi dell'autore in cerca del nascosto fungo tragico sconosciuto valgono come testimonianza, ma si perdono nell'insolubile. A differenza di quello di Sofocle, l'Edipo tascabile non arriverà mai a Colono."" -
«Se mi vede Cecchi, sono fritto». Corrispondenza e scritti 1962-1973
Gadda e Parise cominciano a frequentarsi nel 1961, allorché Parise acquista una casa a Monte Mario, non lontano dall'appartamento di via Blumenstihl 19 dove Gadda è approdato dopo lunghe peregrinazioni e innumerevoli camere d'affitto. Gadda ha quasi settant'anni, è sopraffatto da una gloria tardiva, atterrito dai ""fucili puntati"""" di Garzanti e Einaudi e dalle """"onoranze"""" che gli vengono tributate, oppresso dai ricordi, straziato da un'""""orrenda solitudine"""". Parise ha poco più di trent'anni, cinque romanzi - fra cui un bestseller, """"Il prete bello"""" - al suo attivo e una MGb rossa; è scettico, già annoiato dal successo, forse persino sazio del suo talento, ma capace di ammirare; capisce al volo le persone e ama metterle a nudo sottoponendole a scherzi atroci. Inaspettatamente, i due diventano amici. Gadda vede nel giovane Parise """"un surreale d'impeto"""": gli fa leggere Darwin, cerca maldestramente di proteggerlo, si offre addirittura di prefare la ristampa di """"Il ragazzo morto e le comete"""" e """"La grande vacanza"""", ma soprattutto non cessa di testimoniargli un affetto e una premura che sorprendono chi conosca la compassata cerimoniosità dell'Ingegnere. Parise scarrozza Gadda incurante del suo terrore di essere visto, e criticato, a bordo di una rombante biposto, lo sfotte con un'irriverenza che cela una """"profonda, alta ammirazione"""", gli dedica quattro memorabili scritti che, insieme alle lettere che si scambiarono, documentano una fra le più imprevedibili amicizie del Novecento."" -
Epepe
Ci sono libri che hanno la prodigiosa, temibile capacità di dare, semplicemente, corpo agli incubi. ""Epepe"""" è uno di questi. Inutile, dopo averlo letto, tentare di scacciarlo dalla mente: vi resterà annidato, che lo vogliate o no. Immaginate di finire, per un beffardo disguido, in una labirintica città di cui ignorate nome e posizione geografica, dove si agita giorno e notte una folla oceanica, anonima e minacciosa. Immaginate di ritrovarvi senza documenti, senza denaro e punti di riferimento. Immaginate che gli abitanti di questa sterminata metropoli parlino una lingua impenetrabile, con un alfabeto vagamente simile alle rune gotiche e ai caratteri cuneiformi dei Sumeri - e immaginate che nessuno comprenda né la vostra né le lingue più diffuse. Se anche riuscite a immaginare tutto questo, non avrete che una pallida idea dell'angoscia e della rabbiosa frustrazione di Budai, il protagonista di """"Epepe"""". Perché Budai, eminente linguista specializzato in ricerche etimologiche, ha familiarità con decine di idiomi diversi, doti logiche affinate da anni di lavoro scientifico e una caparbietà senza uguali. Eppure, il solo essere umano disposto a confortarlo, benché non lo capisca, pare sia la bionda ragazza che manovra l'ascensore di un hotel: una ragazza che si chiama Epepe, ma forse anche - chi può dirlo? - Bebe o Tetete."" -
Il richiamo del corno
Quando Alan Querdilion, un ufficiale della Marina britannica, si risveglia nel letto di uno strano ospedale sono passati centodue anni, il mondo non è più lo stesso e lui si ritrova imprigionato in un incubo. I nazisti hanno vinto la seconda guerra mondiale e regnano incontrastati. I prigionieri-schiavi vengono allevati e trasformati nella selvaggina di un feroce sovrano. Un terrore remoto e indicibile si impossessa lentamente di Alan: è ""il terrore che si prova ad essere cacciati"""". Qualcosa di notte si muove nella foresta e brama sangue. Lo sente avvicinarsi da lontano, preceduto dal suono di un corno. Sono note isolate, appena avvertibili, separate da lunghi intervalli, """"ognuna così solitaria nel buio e nel silenzio assoluto, come un'unica vela su un vasto oceano"""". Poco dopo la fine della guerra, e ben prima che il genere distopico infuriasse fra i lettori di tutto il mondo, un diplomatico inglese estremamente discreto, che passava da una sede all'altra del Medio Oriente, scriveva questo piccolo romanzo, che fa pensare a un racconto di Wells, e dove all'immagine di un futuro alternativo governato dai nazisti si sovrappone ben presto la terrificante visione di un mondo capovolto e arcaico, regolato dalla caccia fine a se stessa. Ossessione ricorrente da varie migliaia di anni fino a oggi, e forse oggi più che mai."" -
A pranzo con Orson
"A me non piacciono, i film. Mi piace farli"""". Una delle battute più celebri di Orson Welles sembrerebbe un paradosso, se si considera che di film propriamente intesi questo puro genio ne ha girato uno solo, a 24 anni, nel 1939, e che da quel momento fino alla sua morte i film li ha più che altro raccontati, immaginati, cominciati, interrotti, perduti, ritrovati - o se li è fatti massacrare. Ma per chi conosce bene la sua storia il paradosso è un altro, e cioè che proprio quella specie di fantasticheria permanente in 35 millimetri, che Welles sottoponeva a chiunque avesse voglia di ascoltarlo, ha finito nell'immaginario di tutti per diventare il cinema - una sostanza quasi alchemica che i film in sala contengono spesso solo in tracce. Per tutti gli altri, che magari di Welles conoscono solo l'immagine, o il frammento di una delle innumerevoli leggende da lui stesso messe in circolo, queste conversazioni settimanali con Harry Jaglom a un tavolo del Ma Maison di Los Angeles costituiscono la migliore introduzione possibile a una biografia per definizione più grande del vero, raccontata quasi dalla stessa voce che aveva tanti anni prima reso celebre, alla radio, il suo protagonista." -
Prigioniero del presente. La vita indimenticabile del paziente amnesico H. M.
Intorno alla metà degli anni Trenta del Novecento, il piccolo Henry Gustave Molaison comincia a soffrire di ripetute crisi convulsive, sviluppando un'epilessia farmaco-resistente. Quando il neurochirurgo William B. Scoville decide di sottoporlo, ormai ventisettenne, a un'operazione al cervello, il prezzo da pagare per la remissione delle crisi sarà, per Henry, il manifestarsi di una severa amnesia anterograda: l'incapacità, cioè, di ricordare le sequenze della sua vita successive all'operazione - al punto da salutare ogni giorno persone note come se le incontrasse per la prima volta, cominciando dai medici. Da quel momento, Henry diventerà semplicemente H. M., l'acronimo più pervasivo e perturbante di tutta la letteratura neuroscientifica degli ultimi decenni. Esito di una frequentazione professionale e umana di quasi mezzo secolo, quello di Suzanne Corkin non è ""un"""" libro, ma """"il"""" libro su un caso cui si devono scoperte decisive sulla natura della memoria e sugli specifici processi attraverso i quali viene costruita (""""Il cervello di Henry"""" scrive la Corkin """"ha risposto a più domande sulla memoria di quanto abbiano fatto gli studi scientifici dei cento anni precedenti""""). Un libro che ci offre, oltre a uno dei più intensi 'ritratti clinici', una affascinante riflessione sulla tessitura fragile e tenace, coerente e composita, che sta alla base dell'identità di ognuno di noi."" -
Il ritorno di un re
Nel 1839 un'armata britannica di quasi ventimila uomini invade l'Afghanistan per insediare sul trono del paese un sovrano fantoccio, Shah Shuja, e contrastare così la temuta espansione russa in Asia Centrale: è l'inizio del Grande Gioco, la sanguinosa partita a scacchi tra potenze coloniali europee per il controllo della regione, immortalata da Kipling in Kim. Ma è anche il primo fallimentare coinvolgimento militare dell'Occidente in Afghanistan. Meno di tre anni dopo, il jihad delle tribù afghane guidate dal re spodestato, Dost Mohammad, costringe gli inglesi a una caotica ritirata invernale attraverso i gelidi passi dell'Hindu Kush. Soltanto una manciata di uomini e donne sopravvivrà al freddo, alla fame, e ai micidiali jezail afghani. L'impero più potente al mondo era stato umiliato. Attingendo a fonti storiche in persiano, russo e urdu sino a oggi sconosciute - compresa l'autobiografia di Shah Shuja, la cui tragica figura rappresenta il vero fulcro del libro - nonché ai diari e alle lettere dei protagonisti inglesi dell'invasione, Dalrymple racconta una vicenda insieme drammatica e farsesca, popolata di personaggi affascinanti e crudeli, incompetenti e geniali, eroici e boriosi. E la racconta in maniera trascinante, senza tuttavia farci mai dimenticare quanto quegli eventi - le antiche rivalità tribali sullo sfondo di territori inaccessibili e inospitali, gli errori strategici che portarono al massacro dell'armata britannica risuonino, ancora oggi, come un monito. -
Tre camere a Manhattan
«Nottambuli, il celebre quadro dipinto da Hopper nel 1942 e presto divenuto l'emblema della solitudine metropolitana, in particolare del fascino desolato della notte newyorchese, sarebbe l'illustrazione più adatta ad accompagnare Tre camere a Manhattan ... Protagonisti sono un uomo e una donna irrimediabilmente soli, non più giovanissimi, ciascuno con un matrimonio rovinoso alle spalle e con figli che non vedono da molto tempo ... Simenon, in questo romantico capolavoro ambientato nella più romantica delle città moderne, si rivela un maestro della psicologia amorosa, un conoscitore sapiente di tutte le sue ambiguità più profonde ma anche dei suoi trionfi più folgoranti. In questo caso egli ha scritto un entusiasmante romanzo d'iniziazione all'amore, anzi: d'iniziazione allo scandalo felice della vita». (Mario Andrea Rigoni) -
Accoppiamenti giudiziosi (1924-1958)
"C'è di che impazzire di gioia, per un gaddiano, a sfogliare la nuova edizione degli Accoppiamenti: e non solo perché vi si trovano brani a dir poco esilaranti, in cui viene messo alla berlina il mondo grottesco della borghesia milanese, la sua """"saggezza moraleggiante... e stentatamente grammaticante"""" (quella borghesia di cui Gadda, per sua stessa ammissione, avrebbe desiderato essere il Robespierre). Non solo, dunque, per rileggere pezzi indimenticabili come L'incendio di via Keplero o San Giorgio in casa Brocchi, ma per gustarsi, nella Nota al testo, lo spettacolo dell'Ingegnere alle prese con il garbuglio editoriale di cui fu, per tutta la vita, artefice e vittima consapevole""""." -
Il caso
In ""Giovinezza"""", in """"Lord Jim"""" e in """"Cuore di tenebra"""" Charles Marlow aveva raccontato le vicende di personaggi annientati dall'incontro con il destino. Ma in questo libro Joseph Conrad gli affida un compito ancora più delicato, e per molti versi estremo: raccontare direttamente il destino, o meglio il puro e semplice caso, una forza """"assolutamente irresistibile, per quanto si manifesti spesso in forme delicate, quali ad esempio il fascino, reale o illusorio, di un essere umano"""". """"Il caso"""" è la storia di Flora de Barral, giovanissima figlia di un banchiere rovinato dalla speculazione (dopo avere a sua volta rovinato migliaia di investitori): finendo in carcere questi fa della ragazza una diseredata, senza altro diritto che la compassione. Ed è la storia di come questa creatura esile, silenziosa e ostinata lotti per resistere all'""""infatuazione del mondo"""", e alle attenzioni """"di persone buone, stupide, coscienziose"""". Di come la devozione di un uomo, il capitano Anthony, le sembri all'improvviso una salvezza possibile. Di quello che un lungo viaggio in mare può nascondere, e un matrimonio può rivelare. E della tragedia cui tutto ciò, inevitabilmente, conduce. Eppure """"Il caso"""" è anche un romanzo felice, che per la prima volta conquistò a Conrad schiere di lettori entusiasti: uscito nel 1913, fu il suo unico vero successo popolare."" -
Storie ciniche
"La virtù, nelle Storie ciniche come in tutta l'opera di Maugham, annega nel cinismo; impedisce ogni commozione (ai protagonisti delle vicende, a chi legge); va a sbattere con quella che non è più una regola di lavoro, bensì sembra essere la regola aurea della vita: vale a dire saper essere sufficientemente cinici da poter fare solo ed esclusivamente ciò che vogliamo. Vediamo, così, donnette diaboliche, finte malate di cuore che, con la scusa della propria fragilità, tarpano la libertà altrui; donne lussuriose e bellissime che passano da un amante all'altro; donnone orripilanti di mezza età che si acchiappano ragazzi di ventisette anni più giovani e poi li mollano, innamorati (da non crederci: innamorati), per flebili ammiragli ... tre sublimi ciccione a Cap d'Antibes, torturate dalle diete e da una feroce amica che (giustamente) divora davanti a loro chili di panna e ogni ben di Dio. Insomma: ce n'è per chiunque. Come sono divertenti i racconti di Somerset Maugham! Come si leggono volentieri - e non solo i racconti, anche i romanzi, beninteso! Si girano le pagine, una dopo l'altra, velocemente, senza mai provare un minimo di fatica. E si ammira l'intelligenza, la sottigliezza, la precisione. Sì, è proprio bravissimo Somerset Maugham"""". (Giorgio Montefoschi)"