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«In italia violare la legge conviene». Vero!
Perché in Italia è così difficile essere onesti? Un pamphlet graffiante contro un sistema giudiziario farraginoso, le infinite rigidità burocratiche e amministrative, lo scriteriato ricorso ai condoni, la mancanza di sanzioni efficaci e dissuasive per chi trasgredisce le regole. -
La costruzione della democrazia. Teoria del garantismo costituzionale
La democrazia è oggi in crisi anche in paesi nei quali, fino a qualche anno fa, sembrava un sistema irreversibile. Luigi Ferrajoli, uno dei più illustri giuristi del nostro tempo, indaga le ragioni molteplici ed eterogenee di tale crisi per confutare la convinzione paralizzante e diffusa che a quanto accade non esistano alternative, e per ricordare che queste esistono, e consistono nella costruzione delle garanzie e delle istituzioni di garanzia dei diritti fondamentali e dei principi di pace e di uguaglianza contenuti nelle tante carte costituzionali e internazionali di cui sono dotati i nostri ordinamenti. Naturalmente, la democrazia non è soltanto una costruzione giuridica. È soprattutto una costruzione sociale e politica, dipendente da presupposti extra-giuridici che però il diritto può sia promuovere che scoraggiare: la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica; la formazione del loro senso civico; la maturazione di un'opinione pubblica che prenda sul serio il nesso tra pace, democrazia, uguaglianza e diritti fondamentali; lo sviluppo, nel senso comune, della consapevolezza delle dimensioni sempre più allargate degli interessi pubblici, generali e comuni all'intera umanità, e perciò della necessità di un'espansione tendenzialmente planetaria del costituzionalismo all'altezza dei poteri, dei problemi e delle sfide globali. -
L' insostenibile bisogno di ammirazione
A firma di uno dei più noti e stimati psicoanalisti italiani, l’analisi feroce di un malessere crescenternrnrnSiamo narcisi che palpitano al ritmo di like desiderando una sola cosa: essere visibili e ammirati. È finito il tempo in cui erano i sentimenti di colpa a influenzare i nostri comportamenti: a guidare molti di noi, adulti e adolescenti, ora sono il nostro bisogno di visibilità sociale, di notorietà, di ammirazione continua e la paura di finire in un cono d’ombra sociale. È questa uno delle conseguenze dell’individualismo, dell’enfasi sul Sé, che si traduce spesso nell’esibizione di doti inesistenti. Ma a condurre il gioco è un Sé fragile, terrorizzato di non essere all’altezza delle aspettative, che sprofonda facilmente nella paura della vergogna, la causa più diffusa di sofferenza mentale. In pochi anni e con un’accelerazione imprevedibile è successa una catastrofe: sono spariti il Patriarcato e il suo rappresentante più noto, il Padre. Il loro posto è stato occupato dal Sé, è lui che comanda e sancisce il giusto dall’ingiusto. L’individuo, insensibile alle regole e alle leggi e in assenza di grandi narrazioni condivise, pretende di realizzarsi e di ottenere con facilità ricchezza, benessere e potere sociale. Se nelle società del passato l’urgenza era quella di adeguarsi alle regole e alla legge del Padre, oggi il desiderio più profondo dei ragazzi – ma sempre di più anche degli adulti – è quello di suscitare ammirazione. E se non c’è l’ammirazione, c’è la vergogna: risulta intollerabile l’idea di essere considerati brutti, insignificanti, privi di fascino. Alla caduta dell’etica condivisa ha corrisposto l’enfasi sull’estetica, sul potere della seduzione, sull’esibizione spudorata di doti spesso inesistenti. Ecco perché oggi la paura di essere inadeguati, di non essere all’altezza delle aspettative, di non essere desiderabili, è divenuta la causa più diffusa di sofferenza mentale. -
La costituzione di Roma antica
Nel mondo antico Roma visse come entità politica indipendente per quasi milletrecento anni, nel corso dei quali le regole attributive del potere pubblico variarono più volte. La progressiva evoluzione fu categorizzata dagli stessi romani, che individuarono una pluralità di tipi di costituzione: dalla monarchia alla repubblica, dal principato augusteo al dispotismo del dominato dioclezianeo-costantiniano. In seguito, le forme della res publica - e le virtutes dei suoi cittadini - furono utilizzate dal pensiero giuspolitico moderno in funzione della costruzione dello stato di diritto. La res publica romana divenne così un modello a cui si ispireranno le rivoluzioni settecentesche e il costituzionalismo che da queste geminò. Questo modello è tuttora studiato e ammirato: da esso - dalla sua struttura antitirannica - trae oggi ispirazione il miglior pensiero neo-repubblicano, impegnato a contrastare la deriva oligarchica delle democrazie contemporanee. -
La liberazione di Roma. Alleati e Resistenza
Questo libro, sulla base di un'ampia documentazione di fonti archivistiche, ripercorre in una visione d' insieme, con le vicende belliche, i fatti - e gli episodi controversi - relativi alla storia di Roma nei nove mesi dell'occupazione tedesca.rn«Restano molte zone d'ombra sull'azione compiuta a Roma il 23 marzo 1944 dai Gap, che uccise 33 militari tedeschi ma anche un ragazzino e un partigiano di un gruppo rivale del Pci. Essa provocò la feroca rappresaglia delle Fosse Ardeatine, in cui morirono i dirigenti più in vista della Resistenza monarchica, di quella azionista e del gruppo marxista dissidente Bandiera rossa» - La Letturarn«Il volume ricostruisce gli eventi del nostro recente passato, premessa di un agitato presente» - Corrado Augias, Il VenerdìrnrnSebbene Alleati e Resistenza romana avessero gli stessi nemici, combatterono due guerre quasi parallele con scarsi punti di contatto. La loro distanza è ben rappresentata dai modi diversi con cui designarono il fine immediato che volevano conseguire: la 'caduta della prima capitale dell'Asse' per gli Alleati, la 'liberazione di Roma' per le forze resistenziali. La presa della città per gli angloamericani fu solo un momento saliente del loro sforzo per impedire, a prezzo di altissime perdite, che si avverasse l'orrendo disegno hitleriano di un'Europa nazista, ed è in questa cornice che si può valutare il tentativo della Resistenza romana di enfatizzare, attraverso la lotta armata in città, l'esistenza di un'Italia antifascista pronta a battersi per concorrere alla propria liberazione. Un tentativo quasi eroico a fronte di una popolazione che per la maggior parte odiava quasi in egual misura tedeschi e fascisti, Alleati e partigiani, come portatori di una guerra di cui non si sentiva responsabile. -
Vite che sono la tua. Il bello dei romanzi in 27 storie
A volte, da un romanzo, riporti anche solo una frase. Un'intuizione. Una cosa che ignoravi. A volte, anche solo una visione o un gesto. Altre volte, una storia che somiglia alla tua. Da Tom Sawyer al giovane Holden, da Jane Eyre a Raskòl'nikov e ai personaggi di Roth, la magia dei grandi libri, guide strane, insolite, spiazzanti. Leggendo possiamo vivere il non ancora vissuto e il mai vivibile, dichiararci a qualcuno con un coraggio mai avuto, percepire un dolore che somiglia al nostro o solo sapere che esiste. Perché la letteratura ci racconta. La sorpresa del crescere, le sfide, la scoperta del desiderio, l'amore, le ambizioni, le illusioni - magari perdute; la voglia di andare lontano o di tornare a casa; la paura di invecchiare e tutte le paure, ma anche tutte le speranze. -
Il dado è tratto. Cesare e la resa di Roma
Nel gennaio 49 a.C, Cesare, conquistatore delle Gallie, sfidò un ultimatum senatorio. Alla testa di alcune coorti legionarie varcò il Rubicone, pronunziando una celebre frase. Nello stesso giorno occupò Rimini, presidio strategico della terra Italia. Si spinse poi verso sud, minacciando la stessa Roma, cuore di una res publica ormai egemone sul Mediterraneo. Pompeo, incaricato di fermarlo, rispose con una mossa meno celebre ma altrettanto fatidica. Ordinò all'intera classe politica di abbandonare la città e di seguirlo, per contrattaccare dal meridione della Penisola o, addirittura, dai Balcani. Il panico fu inenarrabile. Mai i romani si erano trovati di fronte a una situazione del genere. L'Urbe, nella sua secolare storia, era stata sempre difesa, con alterne fortune, da nemici esterni e interni. A Cesare essa fu invece abbandonata, assieme al suo ricchissimo tesoro. Che cosa avvenne in quei terribili giorni? Come si giunse a una situazione tanto sconcertante? Roma era davvero indifendibile? Quali furono le conseguenze della fuga pompeiana? Per rispondere occorre ricostruire la temperie politica e istituzionale che aveva trasformato la gloriosa res publica in un sistema logoro e corrotto, nel quale ormai troppi non credevano più, e che Cesare riuscì a piegare con rapidità impressionante. -
Il progetto Blumkin
Un passato bolscevico riemerge da un baule in una casa lungo la Marna. Un trasloco, una storia privata e una storia pubblica, due vite che si intrecciano, quella personale di Christian Salmon e quella di un personaggio leggendario della Rivoluzione d'Ottobre, Jakov Blumkin. Inizia così il viaggio di Salmon che insegue in tutta Europa la vita epica di Blumkin e al tempo stesso la sua stessa vita, il tempo in cui era stato anche lui un bolscevico. Un bolscevico per modo di dire, certo, ma pur sempre un bolscevico. Blumkin era un cekista e un poeta, un mistico e un assassino, fu amico dei più grandi poeti e dei boia della Lubjanka. Era l'uomo dai mille volti: ora il viso sfilato, ora appesantito; in alcune foto sembra avere vent'anni, in altre ne dimostra quaranta. Eppure era Io stesso uomo, Jakov Blumkin, alias 'Il Lama', alias 'Sultano Zade'. O 'Zivoj' che significa 'il Vivo', come lo aveva soprannominato Majakovskij una sera che lo aveva incontrato in uno dei caffè letterari alla moda che frequentava. Ma per altri era un personaggio di finzione inventato e lanciato nel mondo dai servizi segreti sovietici come copertura per ogni affare losco. La sua breve apparizione sulla terra resterà segnata da due colpi di pistola: quello che sparò all'ambasciatore tedesco il 6 luglio 1918 e quello che mise fine alla sua vita il 3 novembre 1929, quando non aveva ancora trent'anni. Fra queste due detonazioni, la vita di Blumkin si dispiega in un cielo di congetture, come un fenomeno luminoso che si consuma sotto i nostri occhi. -
Un mondo di ferro. La guerra nell'antichità
La guerra di Troia, le guerre persiane erndel Peloponneso, l’epopea di AlessandrornMagno, la guerra di Annibale contrornRoma.rnLa storia del mondo antico è unrnsuccedersi di battaglie, scontri ernduelli che hanno lasciato una tracciarnformidabile nel nostro immaginario.rnMa cosa significava la guerrarnper i Greci e per i Romani? Cosarnvoleva dire indossare l’armatura ernscendere sul campo di battaglia?rnrnNessun Greco, come nessun Romano, harnmai immaginato un mondo senza guerre.rnPiù che un’utopia, l’avrebbe ritenutarnun’assurdità. Non che i Greci e i Romani fosserornamanti della guerra, ma la guerra era parterndella vita. Così come era possibile finire catturatirndai pirati durante un viaggio in mare perrnessere venduti come schiavi in qualche mercatorndell’Egeo, o cadere vittima di un’epidemia o dirnuna carestia, oppure, semplicemente, morire inrngiovane età per mille motivi, così era nell’ordinerndelle cose umane incappare in una guerra,rnmorire in battaglia o restare invalidi e girarernin cerca di un’improbabile guarigione. Solo chirnsi prendeva cura della difesa dai nemici esternirned era pronto, nella buona stagione, a marciarernfuori dai confini per combattere contro il nemico,rnpoteva aspirare a definirsi cittadino.rnUn libro dalla scrittura piacevolissima ernappassionante, che ci avvicina all’universornmentale degli antichi e ce li restituisce, nella lororndiversità, con profondo rispetto. -
Alla conquista del potere. Europa 1815-1914
Alla conquista del potere è l’opera di uno storico di massimornlivello nel pieno della sua maturità: un punto di riferimentornessenziale per chiunque voglia capire l’Europa, di allora e di oggi.rnrn«Maestoso. Il diario di un secolo turbolento e confusornscritto con chiarezza e passo narrativo. I temi sociali,rnpolitici e culturali si intrecciano in un grande dipinto dirnstraordinario fascino e dettaglio. Siamo di fronte a unrnesempio eccelso di storia di un continente attraverso i suoirnpaesi» - rn“The Times”rn«Un affresco splendido. Una ricerca di alto livello.» - “Financial Times”rn«Una tela riccamente intrecciata che ritrae un continenternsoggetto a rapide trasformazioni. Le questioni politiche virnappaiono fuse con una straordinaria varietà di altri temi. Inrnun capitolo emozionante come un giro su un otto volante,rnEvans ci guida in un itinerario all’interno della vita emotivarndegli europei, prendendo in esame lacrime, cappelli arncilindro, baffi, diritti delle donne, società calcistiche,rnsessualità, religioni, bevute di birra, nazionalismi, teorierndarwiniane, impressionismo, opere liriche e molto altrornancora.» - rn“Prospect” DrnrnNel corso dell’Ottocento la società europea fu permeatarndalla ricerca del potere nelle sue varie forme. Gli Statirntentarono di assicurarsi il potere mondiale, i governi puntaronornal potere imperiale, gli eserciti rafforzarono il proprio poterernmilitare. Mentre le femministe lottavano per l’uguaglianzarngiuridica, nel nuovo mondo dell’industria i sindacatirnscioperavano per ottenere maggiore potere nel contrattare irnsalari; mentre gli artisti modernisti sfidavano il potere dellernaccademie, i romanzieri contestavano con il loro lavoro il potererninterno alla famiglia e ad altre istituzioni sociali.rnRichard J. Evans intreccia storia politica, economica e culturalernper raccontare l’Europa dell’Ottocento a partire dai rapportirndi forza interni ed esterni al continente europeo. Sono paginernche ritraggono un secolo denso, in cui ciò che era visto comernmoderno è diventato vecchio con incredibile velocità, cittàrnenormi si sono sviluppate nel giro di una generazione e nuovirnpaesi europei sono stati creati. Nel periodo compreso fra larnbattaglia di Waterloo e lo scoppio della prima guerra mondiale,rnl’Europa ha dominato il resto del mondo come mai prima nérndopo è avvenuto. Questo libro apre una nuova prospettiva,rnmostrando come il continente organizzò le proprie interazionirncon le altre parti del pianeta, e come ne fu a sua voltarntrasformato. Non vengono trattati solo i variegati aspetti dellernrivoluzioni, della costruzione dell’impero e delle guerre cherncaratterizzarono il diciannovesimo secolo, ma anche molti altrirntemi fondamentali che hanno attraversato e segnarono questorntempo: le malattie, la religione, la filosofia, le condizioni di vita.rnPer dare conto della dimensione umana di questa storia, ognirncapitolo si apre con la vita di una persona – quattro uomini ernquattro donne, ognuno proveniente da un paese europeo diversorn– le cui idee ed esperienze si collegano ai temi che vengonorntrattati nel capitolo. -
Le campagne elettorali in Italia. Protagonisti, strumenti, teorie
Le campagne elettorali sono una festa e una battaglia, una celebrazione e una competizione, un momento sacro e un rito pagano, terreno d'azione di folle e singoli leader, condotte da eserciti di volontari e ristretti staff di professionisti. Momento centrale delle moderne democrazie, nel corso degli anni si sono trasformate. Pubblicitari, sondaggisti, esperti di marketing, hanno sostituito militanti, partiti e candidati; tecniche di campaigning e spot, strategie di media management e storytelling, la rete e i social network hanno preso il posto di manifesti, comizi, volantini. Il libro ripercorre le caratteristiche e l'evoluzione delle campagne elettorali in Italia dalla nascita della Repubblica a oggi. -
A scuola di politica. Il modello comunista di Frattocchie (1944-1993)
La scuola comunista delle Frattocchie, il cui obiettivo fu quello di dare una formazione politica e culturale alla classe dirigente del Partito comunista italiano, comincia la sua attività nel 1944 e chiude i battenti solo nel 1993, dopo 49 lunghi anni di attività.rnrnAnna Tonelli ricostruisce per la prima volta la storia della più celebre scuola di politica esistita in Italia: i meccanismi di reclutamento (chi furono gli alunni delle scuole, da dove provenivano, com’erano scelti), la formazione politica e ideologica (come si studiava, su che cosa, chi insegnava e in che modo), la vita collettiva (la mensa, le ‘brigate di studio’, le discussioni, le attività ludiche), la valutazione e i risultati (le pagelle, gli esami). Una ricognizione storica in cui emerge come l’educazione alla politica abbia rappresentato una pedagogia vera e propria in grado di intrecciare tutti gli aspetti della vita individuale e collettiva: la capacità di stare insieme, l’elevamento ideologico, lo spirito di gruppo, l’affezione alla fede rossa, la disciplina e la moralità. Senza trascurare naturalmente i metodi e i criteri, all’inizio di duro stampo staliniano, per la formazione dei quadri dirigenti. -
Lo spartito del mondo. Breve storia del dialogo tra culture in musica
Giovanni Bietti ci accompagna, pagina dopo pagina, in un viaggio in quella sorta di lingua cosmopolita che è la musica: una lingua capace di mescolare, intrecciare, fondere le diverse tradizioni a qualsiasi latitudine. Da Orlando di Lasso agli ideali pacifisti e universali che hanno ispirato musicisti settecenteschi come François Couperin, ottocenteschi come Beethoven o novecenteschi come Béla Bartók, fino alle sperimentazioni contemporanee che coinvolgono le culture e le sonorità extraeuropee, la musica si rivela un mezzo di scoperta del mondo. Un modo per imparare a valorizzare le differenze, un'esperienza di sintesi e di arricchimento. Perché la musica può dirci molto su di noi, sugli altri, sul mondo. -
La Chiesa immobile. Francesco e la rivoluzione mancata
In questi primi cinque anni di pontificato, si è parlato di Francesco come di un rivoluzionario, interessato a cambiare radicalmente la Chiesa. E davvero cosi? I grandi nodi che qualunque riformatore cattolico deve affrontare sono la riforma della Curia, la dottrina morale e della sessualità, il celibato obbligatorio per il clero e il ruolo delle donne. Su ciascuno di questi punti, il libro ricostruisce le istanze di cambiamento e le risposte di Francesco. II bilancio del papato su tutti questi fronti è decisamente deludente, e del resto riformare la Chiesa è complicato, rischioso e in definitiva inutile: l'organizzazione gode di una salute discreta, almeno fuori dall'Europa; nel vecchio continente, essa soffre di un declino simile a quello di tutte le altre grandi istituzioni religiose. La causa è un processo di secolarizzazione che non può essere arrestato da qualsivoglia riforma. In questa situazione, appare preferibile mantenere intatta la tradizionale fisionomia clericale e centralizzata dell'organizzazione, concentrando l'attenzione, anche mediatica, sui temi sociali ed economici: in questi ambiti, il papa e i gerarchi cattolici non hanno alcuna responsabilità diretta e perciò mai verranno chiamati a rispondere. Un bilancio lucido e controcorrente su una delle figure chiave del nostro presente. -
La medicina dei papi
Due papi medievali, Silvestro II e Giovanni XXI, siedono entrambi brevemente sul soglio di Pietro. Sono legati da un'affinità: la tradizione li definisce entrambi medici e al tempo stesso maghi. Nei tre secoli che li separano, infatti, non esiste ancora la figura dell'archiatra pontificio, cioè del 'medico di palazzo'. Solo nei secoli successivi essa diventerà il fulcro e il mediatore del rapporto tra medicina e papato. Giorgio Cosmacini esplora tale rapporto dall'anno Mille sino a Ratzinger e Bergoglio, attraverso l'esame di bolle ed encicliche, delle figure di alcuni archiatri con i loro interventi curativi e delle patologie relative al corpo del papa. Un corpo da intendersi nel doppio senso di corporeità fisica e corporeità metaforica legata alla natura della funzione pontificia. Particolare attenzione viene dedicata all'intervento dei pontefici sulle questioni di vita e di morte, con le loro attinenze medico-sanitarie coeve. -
Il crollo del noi
Una delle voci più autorevoli e rispettate della Chiesa italiana. Un’analisi lucida ma non rassegnata sulla più grave emergenza del presente: il crollo dei legami umani.rnrnSmettiamo di chiederci «Chi sono io?» e chiediamoci invece «Per chi sono io?». Solo così possiamo ragionare su una nuova forma di prossimità. Se vogliamo ritessere il ‘noi’ del convivere contemporaneo, sfidato e indebolito dalla globalizzazione, dobbiamo porci con forza e intelligenza questa domanda che apre la nuova frontiera della libertà. Una libertà che non è sinonimo di autonomia ma di pienezza di legami, la sola che può riportare al centro un contenuto essenziale del testo biblico: «non è bene che l’uomo sia solo».rnrn«Un invito a ricomporre un senso di solidarietà, anzi di ""fraternità"""", tra gli uomini» – Corriere della SerarnrnConnessi gli uni agli altri, non per questo siamo davvero interessati ai destini di chi ci è prossimo. Al contrario, l’umanità sta attraversando una gravissima crisi di solidarietà. Ciascuno pensa a se stesso. Si è passati dal giusto riconoscimento dei diritti dell’uomo a una sorta di ‘egocrazia’. Il risultato è un vuoto insostenibile. Tanti sono i sintomi di un malessere esteso, che testimoniano la richiesta di ascolto e di aiuto. Attraverso una lettura del presente che trae spunto dalla ricca esperienza pastorale e intellettuale dell’autore, questo libro ci parla di una nuova cultura, di un nuovo sogno, di una nuova visione fondata sul riconoscimento dell’importanza del bene comune."" -
Libertà e impero. Gli Stati Uniti e il mondo 1776-2016. Nuova ediz.
«La storia della libertà statunitense e dell'impero edificato, e costantemente ridefinito, per proteggere questa libertà è una storia complessa e per nulla univoca, entro la quale sono coesistiti processi diversi e apparentemente non complementari: espansione democratica e rimozione violenta delle popolazioni native; imperialismo conquistatore e utopie modernizzatrici; sostegno all'autodeterminazione e razzismo; impegno per la preservazione della pace in Europa e interventi destabilizzanti in varie parti del mondo, America Latina su tutte.» Mario Del Pero racconta la storia degli Stati Uniti e dei suoi rapporti con il resto del mondo: dall'Indipendenza sino alla presidenza di Obama e all'elezione di Donald Trump. -
Il terzo spazio. Oltre establishment e populismo
L'Europa è ormai un campo di battaglia diviso fra un establishment in bancarotta e nuovi nazionalismi reazionari. Da un lato, la politica tradizionale arroccata a difesa del fortino dello status quo, impegnata in un vano tentativo di proteggere un estremo centro che non può e non deve più reggere: il centro di una certa globalizzazione neoliberale, dell'austerità, quello che ha assunto come simboli le grandi coalizioni e la Troika. Dall'altro, l'emergere prepotente di nuove forze regressive che sfruttano un sentimento reale e dilagante di insicurezza sociale per promuovere una politica identitaria, reazionaria e autoritaria. È più urgente che mai creare un terzo spazio con una visione forte e ambiziosa. Uno spazio che tenga insieme quanti già lavorano per un'alternativa, costruendo un'alleanza popolare vincente in grado di rappresentare un punto di riferimento nel disordine europeo e di radunare quanti rifiutano di essere meri spettatori della disintegrazione del nostro continente. -
Albert Einstein. Il costruttore di universi
Nel 1921 la figlia del matematico Federigo Enriques, Adriana, andò ad accogliere Einstein alla stazione di Bologna. Non conoscendone l'aspetto, cercò di individuarlo tra i viaggiatori di prima e di seconda classe. Quando, da un vagone di terza classe, vide scendere un signore imponente, con un cappello da artista a larghe falde e i capelli che ricadevano sulle orecchie, non ebbe dubbi. ""Era lui, non poteva che essere lui. L'impronta del genio era scritta sulla sua fronte"""". La letteratura su Einstein è sterminata, ma è composta perlopiù da testimonianze classiche, corpose biografie e studi sull'opera scientifica. A cento anni dalla formulazione della teoria generale della relatività, questo libro unisce il racconto della vita del grande fisico all'esposizione della sua scienza e delle sue idee, combinando stile narrativo, fedeltà storica e rigore scientifico."" -
Per tutti i gusti. La cultura nell'età dei consumi
La cultura oggi è assimilabile a un reparto di un grande magazzino di cui fanno esperienza persone trasformate in consumatori. È fatta di offerte, non di divieti; di proposte, non di norme. È impegnata ad apparecchiare tentazioni e ad allestire attrazione, ad allettare e sedurre, non a dare regolazioni normative. Si può dire che, nell'epoca liquido-moderna, la cultura sia plasmata per adeguarsi alla libertà individuale di scelta e alla responsabilità individuale nei confronti di tale scelta. Inoltre si può dire che la sua funzione sia quella di garantire che la scelta debba essere e sempre rimanga una necessità e un dovere inderogabile di vita, mentre la responsabilità della scelta e le sue conseguenze restano là dove la condizione umana liquido-moderna le ha poste: ovvero sulle spalle dell'individuo, adesso chiamato al ruolo di amministratore capo della ""politica della vita"""" e suo unico funzionario.""