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Le contemplanze
"Casa nel Novecento"""" potrebbe essere il sottotitolo di questo libro singolare. Protagonista assoluta, la Casa de Le contemplanze viene evocata, alla fine del secolo scorso, dalla voce narrante di chi l'ha abitata durante la propria infanzia e giovinezza. Evocazione che magicamente permette di strappare alla morte - per il tempo di una notte - le """"figure"""" (di umani, animali, semplici oggetti) che nella Casa hanno vissuto o nella Casa sono stati ospitati succedendosi tra le sue mura per quasi cent'anni. Con loro è il secolo stesso ad essere richiamato in vita con le piccole storie individuali e la sua grande drammatica storia collettiva: una notte di tempo sottratto alle leggi del Tempo per evocare le generazioni di un secolo che volge alla fine. Nelle stanze oggetto della riapparizione, i dialoghi tra l'evocatore e gli evocati si susseguono in una dimensione insieme inafferrabile e concretissima fatta di ricordi, aneddoti, affetti, mitologia familiare, comicità e tragedia. La Casa risulta essere mondo vastissimo in cui tutto si corrisponde e si fonda, pieno di segni e segnali, di segreti e destini, di sensi e ferite, capace di reincarnarsi per dovere di testimonianza e per la forza dell'amoroso appello che l'ha ricreato: universo unico e chiuso nella propria irripetibile realtà ma proprio per questo sensibile al dramma del cosmo. Viaggio allo stesso tempo terreno e ultraterreno attraverso un luogo privilegiato contenitore di vite e di accadimenti, la visione de Le contemplanze è resa possibile per la condizione di solitudine assoluta ma anche di fratellanza universale da cui questa scrittura si origina e si dipana. L'uomo cui tutto questo è concesso è l'autore, riportato - come in molti altri testi di Gorret - al suo ufficio primigenio di responsabile testimone e di cantore del Tutto." -
La scuola dei sogni
La scuola dei sogni in cui si ritrova il protagonista insegnante-scrittore è un luogo vuoto, senza alunni, dove gli unici indizi della loro presenza sono le agende nere, la memoria degli anni trascorsi in cattedra fino ad allora. Far parlare queste agende è il compito dell'insegnante-scrittore, per ripristinare un legame con gli altri, rompere la solitudine, congiungere il passato al presente, nella speranza di uscire da quei sogni e che l'aula si affolli di nuovo, il legame sia ripristinato. L'insegnante quindi comincia a scrivere e nelle pagine dal tono ironico e satirico ritornano gli alunni, gli insegnanti, i genitori, i bidelli, i Dirigenti e perfino un Provveditore agli studi. Un'ultima lezione, ad aula vuota, chiude infine questa memoria dell'insegnante-scrittore, un tuffo nelle pagine di alcune opere di differenti autori, in cui il desiderio di conoscenza, quel leggere e pensare sopra un testo nonostante tutto, ritorna irrinunciabile. -
Buttati!
Fino a che punto siamo disposti a spingerci pur di realizzare i nostri obiettivi? Cosa siamo in grado di sacrificare, ed eventualmente chi? Primo Scarfati è l'ex cantante di un gruppo discretamente famoso negli anni novanta, L'Ozio dei Sensi. Oggi è un critico musicale e uno scrittore. Gli è sempre mancata l'opportunità, quello che nel senso comune viene chiamato ""il treno delle occasioni"""", che se Primo non ha mai visto passare, il suo ex amico ed ex chitarrista della band, Davide Marra, ora cantautore e scrittore di successo, sembra aver preso alla grande grazie a una serie interminabile di colpi di fortuna. A distanza di sedici anni dal controverso scioglimento del gruppo, i conti tra i due sono ancora in sospeso e la notizia dell'ennesima consacrazione di Davide come scrittore ha per Primo il tragico risultato di un blocco. Un casuale incontro con il vecchio bassista dell'Ozio, Sandro, sembra risvegliare qualcosa di così prezioso per uno scrittore: un'intuizione. In cambio di una piccola somma per andarsene senza debiti, si butterà da un palazzo con il romanzo di Primo, dandogli finalmente l'occasione promozionale che non ha mai avuto. Ogni morale farebbe rifiutare a chiunque un'idea del genere. O quasi. In un'escalation di scelte poco convenzionali e scorrettezze, d'incontri con personaggi emblematici, di circostanze imbarazzanti e tragicomiche, nel tentativo rocambolesco e poco ortodosso di riscattare una carriera, Primo affronterà un percorso che lo porrà davanti al vero valore della scrittura, della musica, delle passioni e delle relazioni umane, spingendolo a mettersi in discussione, arrivando a comprendere definitivamente quanto sia importante il suo rapporto d'amore con Anna. Tutto questo, mentre Davide Marra continua la sua inesorabile scalata al successo."" -
Il Balotelli letterario
A causa di una squalifica, Mario parte in ritardo, imbrigliato sul finire dell'estate nell'attesa di esordire con la maglia della squadra della sua città. Durante la stagione autunnale, catalizza interesse e riflette illusioni, ascolta il suo cuore di tenebra ed è tentato di esistere. L'inverno però porta canti orfici e uno scrittore russo che vive in un vagone abbandonato alla stazione ferroviaria, desiderando non di essere utile, ma di essere urgente. Allora Mario cerca consolazione nella polenta con il gorgonzola e in Søren Kierkegaard, ma scompare, dissipa se stesso seguendo le orme del protagonista di Dissipatio H.G., ultimo romanzo di Guido Morselli. L'ennesima caduta, la promessa non mantenuta, insegna che la vita è breve, che esistono colline dei sogni e primavere nere. Lavorare in fondo stanca, e l'interruzione del campionato provocata dal maledetto virus diviene per Balotelli la fine del viaggio, il termine della notte. Mario si ritrova così ad avere un imprevisto debito letterario nei confronti dell'autore di questo inconsueto romanzo interrotto. Lo estinguerà? Proprio questa incompiutezza tuttavia, finisce con il rappresentare al meglio le incertezze e le insoddisfazioni di un personaggio reale e mascherato, pronto a fallire di nuovo, se necessario, come a voler dimostrare che il talento, la vocazione è una pietra preziosa che alcuni cercano, senza trovarla. E altri hanno in dote, senza riuscire a conviverci. -
Il viaggio dell'Infanta
Sposatasi per procura con Ferdinando III, Re d'Ungheria e futuro Imperatore, l'infanta Maria Anna, sorella del Re di Spagna Filippo IV, lascia con grande corteggio Madrid il 26 dicembre 1629 e raggiunge Vienna il 26 gennaio 1631. Accompagnata dapprima dal Re suo fratello, poi dal Duca d'Alba Antonio Àlvarez de Toledo, infine dall'Arciduca Leopoldo V d'Asburgo, Donna Maria attraversa la Spagna, l'Italia e l'Austria con prolungate soste a Saragozza, a Barcellona, a Genova, a Napoli, ad Ancona, seguendo un itinerario inimmaginabile se non in tempi di allarme sanitario (la peste del 1630, quella dei Promessi sposi, sconsigliava senz'altro l'attraversamento della Lombardia) e dilatando di molti mesi gli abituali tempi di percorrenza. Lunghe sono le permanenze nelle città maggiori non tanto per la piacevolezza dei soggiorni (trascorsi in genere tra feste e devozioni), quanto perché c'è sempre qualcuno o qualcosa in ritardo, o perché, dovendosi modificare il tragitto e i mezzi di trasporto, bisogna mettersi d'accordo con Venezia e col Papa, o perché s'attraversa l'Appennino d'inverno. Attorno a un'Infanta di ""pochissima cortesia"""" è un seguito di altezzosi personaggi, cardinali gelosi, viceré che si detestano, ambasciatori insofferenti, cui si aggiungono prìncipi vanesi attorniati da nobili sfaccendati: uno sciame di dorate cavallette che percorrono città e paesi tra saluti tonanti, ricevimenti fastosi, mirabili spettacoli, sontuose dimore, lautezza di vivande. Un mondo esclusivo e barocco di personaggi di gran titolo e di dubbio rilievo, celebrati da zelanti cronisti, anch'essi comunque chiamati ad intraprendere """"una guerra illustre contro il Tempo""""."" -
I popoli scomparsi
Raramente si trova così tanto in un libro di poesia. Un lungo lampo, incalzante, partecipe e ironico, a tratti dissacrante, sulle vicende umane, sulla storia dell'umanità. Storia dell'umanità che è, lo si voglia o no, la storia del singolo. La spudorata, rimossa, scandalosa e dolcemente miserrima storia di ognuno di noi. -
Riparare con l'oro
Chi ripara con l'oro fuso una ceramica andata in frantumi sceglie di salvarla, di tenerla cara, nonostante quanto le è accaduto. Raccoglie i frammenti uno a uno e li rinsalda, con pazienza. E alla fine del lavoro e del lavorio - del percorso - le linee del metallo prezioso, oltre a incollare i pezzi, hanno creato un nuovo disegno. Un disegno impensabile prima della rottura. In questo libro di poesie di grande semplicità si raccoglie, si aggiusta e si spera. Si dà nuova vita alla vita. -
Come fanno le volpi
Scende dai monti Martelle, la janara, e si porta dietro tutte le sue vite passate, le promesse ricevute, le storie svanite. È venuta per proteggere il nuovo arrivato dal lupo. Nel paese di Calena nasce un bambino, Aris, figlio di Michele Perrella, il padrone dei monti. Crescerà Aris, e la sua strada lo porterà lontano da casa, a vagabondare tra i boschi fino al mare, in un pezzo di sud magico e reale allo stesso tempo. C'è un patto con il diavolo che lo riguarda, c'è una maledizione da sciogliere e una storia da raccontare. Iorillo in questo romanzo narra con un incedere favolistico, che non prescinde dall'ambientazione storica di un meridione postunitario, che arriva fino alle soglie del Novecento. Una storia che mescola il sapore dei sogni e della memoria, un'epopea che affonda le sue radici nella ricca tradizione letteraria italiana ma che ha il sapore attualissimo delle storie senza tempo. -
Sessione di ipnosi. Testo russo a fronte
In ""Sessione di ipnosi"""", secondo volume di Chanin in italiano, l'io lirico sembra ancora più elusivo e incline a frammentarsi in molteplici piani. Ambienti disambientati popolati da personaggi kafkiani, conversazioni disarticolate e oggetti che si animano contribuiscono a rompere la convenzionale rappresentazione della realtà (e della sua percezione). Di lui è stato scritto, tra le altre cose: """"Semen Chanin ha dedicato molti anni a delineare un personaggio alquanto peculiare, un vagabondo sonnambulo e melanconico che si ritrova a vivere le situazioni più strane. Non sono situazioni particolarmente straordinarie (fatte salve alcune rare eccezioni) e nascono perlopiù da un fraintendimento, come se un dio malvagio e spiritoso mettesse continuamente i bastoni tra le ruote della sua quotidianità. Si potrebbe addirittura affermare che il fraintendimento non sia un'eccezione, bensì una condizione ontologica. Ovvero, l'equivoco diventa la base di tutto: delle relazioni tra esseri umani, del modo di percepire la realtà circostante, dei tentativi di comprendere se stessi. Da qui l'incertezza. Il fraintendimento è già accaduto, sta accadendo in questo momento o è appostato dietro l'angolo a suscitare melanconia, preoccupazione e dubbio. Chanin però non arriva mai all'estremo e talvolta la comicità tipica dei suoi versi ci rallegra. Viene voglia di sorridere ma allo stesso tempo si percepisce un onnipresente e inespresso senso del tragico, come se la voce di questi versi appartenesse a qualcuno che si è completamente perso"""" (Artis Ostups)."" -
A Natale la neve
«Prendi la neve tra le mani prova a farle raggelare e poi, le mani portale al cuore, sentirai un frammento di vento un soffio oltre l'oblio così singhiozzerà lo spavento. Le finestre del corpo vedrai spalancate il giardino nasconderà le perdute cose il pozzo rifletterà le stelle gli alberi con i suoi rami le olive nel prato. Mi fermo a comporre dei numeri sul cellulare. Come vorrei sapere dove è andata la mia vita in quale direzione. Pensare di rimettersi in discussione pensare a un fuoco di passione. Come tacciono le ore il capo reclinato dalla parte del cuore.» -
Beco. Vita in romanzo di Ayrton Senna
«C'è una grandezza superiore in Ayrton Senna, che prescinde da tutto e tutti. Un magnetismo che avvince, al di là delle corse e i motori, al di là dello sport. Anche io l'ho avvertito, occupandomi di Formula Uno da direttore di Tuttosport e poi da inviato colorista de La Stampa, pur senza incocciare mai nel pilota brasiliano. E mi ha toccato, di riflesso, il dolore speciale per la sua tragica scomparsa. Pensavo si chiudesse così ma mi sbagliavo. Molti anni dopo, finito Senna e finito io come inviato speciale nello sport del mondo - il che è più che nel mondo dello sport - mi è piombato addosso questo Senna di Leonardo Guzzo e sono rimasto una volta di più, e in maniera più intensa di una volta, avvolto dal personaggio. Senna non ha vinto più di tutti, e probabilmente non è stato il più bravo di tutti. Però mai nessuno ha attirato tanto amore. In Brasile me lo hanno accostato non a Pelè - troppo facile e poco vero - ma al più difficilmente e intensamente amato Garrincha, calciatore con le stimmate della poliomielite a fargli strano il passo. Senna sembrava aver patito una polio dentro, tutta sua. Traballava, come suggerisce ""Beco"""", il soprannome di quando era bambino che Guzzo mirabilmente assegna come titolo al suo libro. Infantile era l'eroe Senna - misterioso, estremo, puro - come infantile è l'amore di cui resta oggetto. Una spiegazione a questo amore non c'è ma anche non deve a tutti i costi esserci. Il campione, e mica solo dello sport, ha un fluido che ci raggiunge e ci condiziona. Se conoscessimo questo fluido arriveremmo a produrlo in serie e sarebbe uno schifo. Della magia di Senna mi piace sapere che non voglio sapere il perché. Il libro di Guzzo fornisce al mio non sapere una forte dose di parole, come un lungo mantra, una formula esoterica di cui non è obbligatorio conoscere pignolescamente il significato. Basta offrire mente e cuore alla prima pagina per rimanere presi, bloccati - divorati direi - da una scrittura davvero eccezionale: piena ma non barocca, ricca ma non proterva, cesellata ma non narcisistica. Nelle pieghe di questa scrittura corre l'eroismo solitario di Senna, la sua umanità sdrucita, lo sguardo vivo, guizzante e a volte perfino triste, il che vuol quasi sempre dire intelligente. Non c'è modo più efficace di un'evocazione magica per riportarlo in vita. La magia letteraria di Beco ha rinforzato la mia fantasia e la mia """"sottomissione"""" nel rapporto con Ayrton Senna: è come quando uno è innamorato e scopre che quella certa musica, quel certo quadro gli servono per non capire bene il suo amore, e dunque per goderselo di più.» (Gian Paolo Ormezzano)"" -
Un nome di strega
«Non crediamo alle frontiere organizzate dai doganieri dei generi e non perdiamo il sonno a domandarci se sia poesia o romanzo - come scrive Eduardo Galeano al principio di Memoria del fuoco - o, più probabilmente, una qualche alchemica contaminazione dell'una con l'altro. Un nome di strega è un viottolo aspro, ora soleggiato ora oscuro, un viaggio insidioso e fascinoso al contempo, per chi abbia l'ardire d'intraprenderlo.» -
Il povero Piero
Le poesie di Alberto Bellocchio sono storie. Le storie di Alberto Bellocchio sono poesia. -
I figli che non tornano
Libro atteso e meditato per anni. La grande storia, la storia d'elezione: il racconto di quella parte della vita che allontanandosi, per un gioco del tempo e della prospettiva, appare sempre più nitida e chiara. Nitida e chiara al punto da poterla finalmente raccontare. -
L'albero delle farfalle
Una madre e un figlio si trovano ad affrontare una giornata destinata a cambiare le loro esistenze. Costanza, la madre, ex insegnante in pensione sui generis, gravemente malata e in attesa di una diagnosi decisiva e Riccardo, il figlio, un medico di famiglia disinteressato alla carriera, che sogna di realizzare un giardino esotico nell'entroterra toscano. Il loro rapporto fatto di attenzioni e gentilezze reciproche è quanto di più distante dal cliché sull'incomunicabilità tra genitori e figli. Ed è proprio questo legame così speciale — descritto con tenera esattezza ma senza patetismi — a far ingaggiare a Riccardo una guerra privata contro la malattia di Costanza. Ma in guerra ogni gesto diventa definitivo e ogni scelta è pronta a rivelarsi fatale per entrambi. Quali sono le scelte che determinano una svolta nelle nostre vite ? Fino a che punto un individuo può opporsi a ciò che non riesce ad accettare ? Queste sono le domande che si agitano tra le pagine de L'albero delle farfalle. -
Il sonno del mondo
«Navigo nel mare e non lo sento,/ raccolgo carpe, golene, sirene,/ ma non mi immergo/ come nei suoi abissi le balene.» -
Gli dei bugiardi
«Dei e semidei, mostri e bellissimi, qui, come uno Spoon River dei mari e delle terre del Mito, i personaggi parlano senza parafrasi, diretti al cuore del peccato, quasi sboccati, in una successione di confessioni e anatemi e rimpianti, per smascherarsi dalla loro funzione simbolica e ritrovarsi feriti e tumefatti.» (Dalla Prefazione di Paola Turroni) -
L' isola dei ricordi
Sofia, una ragazza diciottenne dell'isola di Lefkada, all'alba di una mattina dei primi di luglio abbandona i familiari e Yannis, il suo fidanzato promesso sposo, per fuggire in Italia con Lorenzo e sposarlo. È il miraggio di un futuro radioso che intravede insieme con Lorenzo - uno skipper che vive spesso lontano da casa per via delle sue regate veliche - a dettare la sua scelta. Nasce un figlio, che chiamerà Yannis, quasi per un profondo senso di colpa, mentre il primo fidanzato si sposa con un'americana e si trasferisce in Canada. La relazione con Lorenzo però finisce malamente, e Sofia sente che è giunto il momento di far ritorno a Lefkada, l'isola dei ricordi. L'isola dove rivede gli amici della sua prima giovinezza, dove conosce persone affascinanti, dove infine fa i conti serenamente col suo passato per dare inizio ad una nuova vita. -
L'accecatore
In un paese imprecisato tra boschi e montagne, viene ritrovato un ciclista con gli occhi strappati. Presto l'episodio, inizialmente isolato, si replica una seconda, una terza volta. Sembra che il colpevole sia un uccello rapace. L'evento condiziona la vita degli abitanti, costretti a uscire con occhiali, ombrelli e caschi per difendersi dagli attacchi del feroce volatile. Man mano la paura dell'angelo accecatore contagia altri luoghi, fino a trasformarsi in un terrore globale a cui seguono alcuni strani e cupi accadimenti che sembrano presagire un' imminente catastrofe. Vincenzo Pardini racconta questa storia con le parole e la voce di un cronista locale, un personaggio tra i più riusciti della produzione dell'autore. L'uomo inquieto, ma determinato, non si arrende alla narrazione ufficiale di chi riduce ogni male all'accecatore, ma indaga nelle sfumature e nelle ragioni nascoste fino a una verità che nessuno sembra (o vuole) vedere. -
Biografia di un biografo. Poesie 1990-2000
«Con Trasciatti, procedendo nella lettura ci sentiamo invasi dal piacere di una progressiva ascesa verso la liberazione. Fra immagine e immagine circola l'aria della vita. E ci sentiamo leggeri.» (Manlio Cancogni)