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Palazzo Briganti Bellini. Il museo di se stesso. Ediz. illustrata
Palazzo Briganti Bellini sito a Osimo è oggi proprietà dei Barberini. Costruito in mattoni a faccia vista e arricchito da elementi barocchi che ne esaltano le geometrie, è un monumento di storia, tradizione e architettura della città e delle Marche. Negli ultimi anni, una delle fonti principali di conservazione del patrimonio artistico e architettonico è il ""Reuso"""" del bene, cioè il Restauro e l'Uso della preesistenza per destinazioni compatibili che coinvolgano la cittadinanza senza mortificare l'impianto originario. L'autrice presenta l'analisi storico-critica sul palazzo e una proposta di intervento che promuova il Palazzo come museo di se stesso e istituto culturale per la sua importanza storica e documentaria e che valorizzi, tramite la fruizione del bene, la cultura e tradizione agricola del monumento e della città."" -
Vista parco
«È sorprendente come le parole a volte leghino quel che è stato al momento presente, a quel che saremo, come ci stiano accanto in attesa di essere scritte da occhi differenti in grado di scomporre e ricomporre quel dialogo incessante e muto tra l'individuo e le cose. Ecco, è questo il mestiere di Manuel Lantignotti, essere differente: la sua lingua fatta di strappi e carezze ci restituisce la complessità di questo mondo/di chi vi abita andando dritta al punto e oltre, gettando le fondamenta per nuovi ponti di senso, discostandosi in maniera netta e consapevole dalle tendenze poetiche del panorama italiano di questi tempi. Questo suo accentare la vita è spinto da una corrente di risacca che si è formata attraverso l'assimilazione di ciò che è stato detto prima di oggi e dalla ferma volontà di non genuflettersi in alcun modo all'altare dell'immediatezza: di testo in testo la si può osservare questa forza che si muove in direzione contraria, trasportando il lettore lontano da qualsivoglia porto sicuro dove poter percepire e non comprendere mai. E un dettato intimo con riflessi di universalità quello di Lantignotti, un ardito ed eccitante ménage à trois dove soggetto, oggetto e affettività necessitano di una continua compenetrazione reciproca per definirsi pienamente; un lavoro tanto misurato quanto potente che ci consegna una voce impastata di tradizione e contemporaneità, uno sguardo rivolto all'impossibile, un urlo di poesia in piena faccia.» (Gabriele Borgna) -
Riserva di caccia
«Ora lui si nasconde in officina a bere il vino che ordina in damigiane dal Monferrato. La sua casa conserva un'impronta di unto e le ultime gocce dell'insegna benzina. L'occasione era stata la strada, la linea nera pennellata in quota: ma è la nipote ad aver conservato quel nero, invero solo sulle unghie e intorno agli occhi, prima di uscire la sera. Se ascolto percepisco lo svuotamento: mi sembra di sentire il rivolo, il suono che fa la parola sogno mentre scende nell'imbuto.» -
Lezione di meraviglia
"Per sopravvivere / mi è servito un ritorno alla mia terra / a te, amica mia, / ai corridoi della scuola, / allo specchietto di sinistra, / la grammatica di uno sguardo / che vive ancora in riva al mare"""". Lo specchietto di sinistra serve a chi guida per guardare dietro e di fianco, per controllare un pericolo in avvicinamento. Odisseo temeva il canto delle sirene, però il suo viaggio di ritorno era chiaro nella sua testa, la nostalgia disegnava la rotta. Qui le carte nautiche non sono attendibili. Dunque un viaggio con tanti approdi ma senza pace, e nello stesso tempo, secondo la precisa indicazione dell'autore, una lezione di meraviglia. Penso che in questa antinomia sia racchiuso il segreto della poesia di Daniele Ricci. (Dalla presentazione di Marco Ferri)" -
Train de vie
«Ma di che cosa parlano le poesie di Riccardo Bravi? Leggendo i testi di questo libro si ha la percezione di una sfocatura, come se l'autore stesse parlando in souplesse, per una sorta di distratta elencazione di stati d'animo, di cose viste e sentite, attraversate una volta e ritrovate in una specie di stato di semi-veglia. È come se l'autore stesse ripescando con noi fotogrammi perduti, attimi, durate brevi e definite (i mattini, i pomeriggi, le sere...: non giorni, ma frantumi). In queste aperture di diaframma su un flusso di coscienza interminabile si mescolano letture e cose della vita, la citazione fulminante e la sensazione quotidiana. L'universo in queste poesie sembra essere stato messo sottosopra da un evento tellurico accaduto tanto tempo prima e di cui restano, sul terreno, le rovine. Sono indizi, stati della mente, evocazioni fuligginose che Bravi ci mette sotto gli occhi, dicendo e al tempo stesso ricoprendo di una sorta di cenere penitenziale o dubitosa l'appena detto». (Daniele Piccinni) -
Via Orazio, 3
Non accade sempre, ma talvolta può accadere che gli anni del liceo siano vissuti, considerati e ricordati come una stagione unica, un vertice per certi versi inarrivabile. Il mistero profondo della vita che comincia, che esplode, e che inesorabilmente brucia in fretta. In questi casi, per chi l'ha intesa così, la nostalgia per quell'età dell'oro si fa profonda, tagliente, dolorosa. E la gioia di aver avuto, di aver vissuto, è costretta a convivere, nel ricordo, con la consapevolezza di aver per sempre perduto. E in questa aspra, grottesca convivenza, si trovano l'amaro e il dolce dello stare al mondo. Prefazione di Hafez Haidar. -
Shining (Kubrick ed Ejzenstejn)
«Forse ogni contraddizione e ogni conflitto in tutti i film kubrickiani nascono dal confronto doloroso e inevitabile tra Natura e Cultura. Questo è lo scacco storico che, secondo il moralismo laico, ateo e materialista di Kubrick, appartiene all'umanità del nostro tempo la quale ingaggia una lotta inutile e logorante contro la barbarie, la violenza, la morte, utilizzando armi inadeguate, inefficaci, controproducenti: la natura umana, infatti, è oggi identica a quella di mille anni fa e ci fornisce rimedi e ripari antiquati e inadatti a difenderci dai pericoli presenti nella civiltà da noi stessi creata.» (Dalla Prefazione di Franco Prono) -
Quattro lezioni sul cinema. Critica dell’epistemologia, l’opzione metodologico-operativa e l’indagine sulle relazioni consecutive
Da anni Felice Accame, senza mandarle a dire, conduce una propria ricerca sul linguaggio, il giudizio, e altre enormi possibilità malauguratamente in mano all’uomo. Maestro del sospetto e del sospettare, avveduto denudatore di re, in queste quattro lezioni si occupa di cinema come ennesimo e unico – e va da sé affascinante – oggetto di percezione. -
Parole dense
«Provo a usare la poesia come via di conoscenza, a ricreare con i versi la densità dell'esperienza. Rilevo curiose coincidenze: sembra che il destino s'interessi anche a me. Quello che vedo in ciò che vedo è ai miei occhi una prova di ciò che sono, una prova che io sono. La parola poetica oscilla eternamente tra necessità e fragilità, tra urgenza e rarefazione. Più realista del reale, e sul limite del senso, come il ponte della spada ogni verso congiunge il concreto e l'astratto, per l'andirivieni del poeta viaggiatore che conduce se stesso e il lettore oltre la porta dei sogni. Poesia consapevole del fatto che il verso scritto non appartiene al poeta: prima perché lo sente provenire da un universo parallelo, e arrivare nei momenti in cui l'attenzione si volge oltre la porta di ciò che accade intorno; secondo perché inesorabilmente, una volta scritto, formulato, riletto, diventa vivo solo nel momento in cui il lettore lo vorrà, lo incontrerà, lo farà diventare motore della propria emozione. Venire al mondo è il punto di partenza. Vivere è la strada. Comprendere cosa ci rende tutti vistosamente umani è ciò che vado apprendendo». (Carla De Benedictis) -
Filamenti. Declinazioni di vita, appesi a ognuno di noi
La vita colleziona milioni di stimoli. Alcuni ci restano aggrappati come zavorre, altri volano via nell'anonimato. Altri ancora restano pilastri della nostra storia. Filamenti sono l'io dell'autore, raccontato senza filtri dalla purezza degli stimoli che, staccandosi, hanno manifestato il desiderio di finire su un foglio di carta, forse nella speranza di trovare, nel lettore, un altro vettore che ne alimenti l'esistenza. Inutile quindi trovare un filo conduttore in questa raccolta, o un contenitore che ne delinei il perimetro: sarebbe come catalogare le gocce di un oceano, o i sassi su un letto di un fiume. -
Per ogni volta che sei morta
Viviamo nell'idea che la morte non faccia parte della nostra vita, ma sia solo l'epilogo di questa. E invece, nei giorni che si susseguono, tra i corpi segnati dalla quotidianità, tra i litigi che in una coppia nascono e muoiono senza sosta, si muore infinite volte. Ci sono giorni in cui si muore più volte e giorni, invece, in cui non si muore mai. Ma è la somma di queste volte che fa male. Bisognerebbe imparare a farsi la vita con più leggerezza, con spensieratezza, senza appesantire le parole e senza lasciare spazi vuoti e momenti di buio. I corpi, un uomo e una donna, le entità, i loro cuori, le mani che si sfiorano, potrebbero raccontarsi ogni cosa con delicatezza e morendo una volta in meno. Una volta in meno, meno un'altra volta in meno, sottrazioni delle morti quotidiane, annuncerebbero vite più piacevoli. Questa silloge vuole mettere in poesia il racconto di una coppia che si fa del male quotidianamente, trovando spazio nei dialoghi e nei ricordi di momenti passati e volte in cui si sono uccisi per poi trovare il modo di vivere. Prefazione di Anna Lisa Pulizzi. -
L'essere e la sua mano errando sulle eretiche carte con la remota parola
Il poemetto di Giuseppe Nigretti, ""L'essere e la sua mano"""", è composto da quattro nodi tematici: Il messaggio evangelico dell'amore tradito; La diade uomo-dio: Dio come entità creata dall'uomo; Figure sullo sfondo biblico. Dio """"creatore e distruttore""""; Meditazione sul destino umano, il male e la morte. La genesi dell'opera ha le radici nell'interiorità del poeta, da sempre attratto dal fascino dello spirituale. Non si tratta di un approccio storico-critico alle Scritture, o di un ritorno alle cose religiose con gli occhi dell'infanzia, o il desiderio di ripristinare una fede smarrita, bensì dell'acuirsi e accendersi di uno sguardo che non ha mai cessato di interrogarsi. Qui, i protagonisti sono l'essere e la sua mano, (il poeta e la sua scrittura) quali esuli in fuga che testimoniano l'umana erranza, in una geografia metafisica, a reinterpretare il racconto del passato collettivo nel confronto col divino, sulla soglia dell'""""oltre"""", di quel grumo di attese che il pensiero occidentale ha denominato Dio."" -
L'ala virata
«Ogni verso di Davide Gariti si assesta su un equilibrio precario, forse pericoloso, come può esserlo l'affacciarsi su un precipizio. Si avverte, leggendo questo autore di lunga e meditata gestazione alla poesia, l'urgenza di mettere a fuoco una diffrazione nell'ordine apparente della realtà, di riconoscere un contrasto che a sua volta implica una mutazione palpabile, un dato sensibile emerso da quel misto di percezione e pensiero che fin dagli esordi con Due minuti all'ombra rappresenta il tracciato di questa scrittura.» (dalla Prefazione di Roberto Deidier). -
L'ora delle verità
«Simone Zafferani ha inaugurato il suo percorso di scrittura nel 2004 con la silloge ""Questo transito d'anni"""", cui sono seguiti """"Da un mare incontenibile interno"""" e """"L'imprevisto mondo"""". Scriveva già qualche anno fa Biancamaria Frabotta, a proposito di questo poeta, che «attraverso verità imponderabili viene a contatto con la polpa segreta della vita e di sé stesso». Le verità imponderabili di allora divengono, in questa nuova raccolta, momenti di verità condivise, ma solo per chi ha antenne in grado di accoglierle. Ben lontano dalla Verità maiuscola montaliana, se mai vicino alle piccole, quotidiane verità plurali care a un poeta come Fortini, Simone Zafferani lascia che sia l'occhio ad agire, a registrare e interrogare la realtà, proiettando il sé nelle altrui Vite perpendicolari alle nostre; e mentre l'occhio agisce registra e interroga, si alimenta sotterraneamente un paesaggio interiore e esteriore vario e ricchissimo, come dire: bisogna rubare quanto più mondo possibile, per restituirlo in particolari, in percentuale, attraverso le parole, unica preghiera laica che conoscano i poeti.» (dalla postfazione di Giorgio Ghiotti)"" -
Dissolvenza a nero
Raccolta di poesie. -
Mirra
«Ho letto più volte questi versi riflettendo su come le mie parole potessero intrecciarne e descriverne adeguatamente la delicatezza, la purezza, l'autenticità. Solo la carezza può descrivere una carezza, solo il sorriso può partorire un sorriso, solo la poesia può essere espressione di una poesia.» (dalla prefazione di Giovanni Caccamo) -
D'altra luce
«È la sua una scrittura in versi colta e umile al tempo stesso — così è del resto l'autore — attentissima alle possibilità del dialogo intertestuale con scrittori e poeti importanti della tradizione italiana e marchigiana — dall'amato e compianto Francesco Scarabicchi a Ferruccio Benzoni, da Vasco Pratolini a Guido Garufi a Sandro Penna e altri — poeti tutti letti e studiati par coeur con lucida passione e la cui comune lezione di limpida esposizione del dato umano sia storico che autobiografico sa qui concertarsi in una compiuta rapsodia di ritratti, istanti, miraggi.» (dalla prefazione di Giancarlo Sissa) -
Fogli di sosta
«""Fogli di sosta"""": sin dal titolo il libro di Angelo Vannini si preannuncia esatto e ambiguo, transitivo e sfuggente, se in quel rinvio abbastanza esplicito e piuttosto coraggioso al libro d'esordio di Franco Fortini (Foglio di via) il lettore è tentato di leggere una lealtà rispetto a qualche tradizione, ma insieme la necessità imperiosa di segnare una distanza, uno scarto, di perseguire una via propria in controtendenza. [.. .] Perché della """"storia"""", cioè del concatenarsi orizzontale e narrativo delle esperienze, e della """"Storia"""", cioè dei """"grandi eventi collettivi"""", tanto le prose quanto le poesie di questo giovane autore conservano una traccia, un'ombra, una vergogna o un desiderio, che appaiono, cauti e lancinanti, ora appena accennati, ora invece dispiegati in un breve giro di versi: insieme a massacri soltanto allusi, a indizi di apocalisse e di cataclisma, a scomparse dolorose.» (dalla prefazione di Fabio Pusterla)"" -
Rosolaccio
Raccolta di poesie. -
Portami all'orizzonte
Raccolta di poesie.