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Parte comune
«""Esimio"""" l'avvocato, dunque solido il sofisma: """"parte comune"""" ergo """"non di uno"""". Valesse """"terra di nessuno"""".»"" -
Vizio di firma. Plagio e dintorni
Questo libro nasce da un gioco di parole. Il suo titolo non evoca soltanto l'argomento principale – il plagio – oggetto di una riflessione che parte più da lontano, ma accoglie l'intuizione di un confine diverso e forse meno riconosciuto. Nel suo ""Piccolo libro del plagio"""", un punto di partenza indispensabile, Richard A. Posner individua più che un termine un territorio: se la definizione furto letterario è imprecisa – perché si può plagiare senza sottrarre – è comunque quella che più si avvicina alla percezione comune. Il plagio è forse qualcosa di più complicato – una frode intellettuale che consiste in una copia non autorizzata spacciata per originale – ma l'espressione furto letterario si attaglia alla maggior parte delle opere di finzione – letterarie e cinematografiche – che lo raccontano. Altre trame, però, ci parlano di qualcosa che si colloca un po' ai margini di questo perimetro: storie di ghost writer, di autori nell'ombra, magari pentiti e desiderosi di riappropriarsi del loro destino. Fraudolente o meno, queste sottrazioni condividono qualcosa. Se queste storie ci parlano dunque di plagio e dintorni, il denominatore comune è il vizio di firma: c'è sempre qualcuno che mette il suo nome sull'opera di un altro. Quelli raccolti in questo libro di Sandro Volpe sono dunque plagi raccontati, chiusi prudentemente dentro la finzione narrativa, non quelli che ci consegna la cronaca o che la storia ha scoperchiato nel tempo. Equivoco che va disinnescato in anticipo: il plagio reale, nella sua casistica e nella sua millenaria antologia, è un argomento ben diverso che richiede altre competenze e si rivolge a un altro pubblico. Chiude il volume un lessico del plagio: dieci voci che riprendono altrettanti motivi che si ripetono con presenze e declinazioni variabili in queste storie."" -
Netflix party
Viaggiatori dispersi in un futuro troppo caldo per essere vero. Pubblicitari in carriera in fuga da se stessi. Adolescenti senza scampo. Musicisti jazz, homeless, scalatori, alieni atterrati sul pianeta Terra. E ancora: bottiglie di vino che raccontano una vita ormai giunta alla fine e cinici manager alle prese con l'ennesimo Negroni sbagliato. Sono alcuni dei protagonisti dei dodici racconti di Netflix party: esistenze giunte al limite, personaggi trasformati da scelte estreme ma anche oggetti e luoghi trasfigurati dall'attività umana. Scritte come fossero canzoni rock o brevi film dai dialoghi serrati, le dodici storie raccontano l'ansia, l'adrenalina, il senso di perdita, la follia, lo smarrimento che si provano una volta giunti al limite: quando le scelte valgono doppio, gli errori sono imperdonabili e la catastrofe sembra imminente. E pure, nonostante tutto, c'è un senso di profonda umanità racchiuso nelle scelte di molti dei personaggi. Quasi una sorta di resistenza a un mondo che ci vuole confinati. -
Carni
Quindici quadri (o ""scene"""" a loro modo drammatiche) si succedono come altrettanti canti di un poemetto dall'andamento insieme narrativo ed aforistico, sostenuto dall'aspra, convinta visione del mondo che è del suo autore. Nonostante la difformità dei protagonisti di ogni pannello, infatti, Carni è un libro reso compatto dalla """"verità"""" che lo origina, lo attraversa, lo impone come necessario all'attenzione del suo lettore. Come negli altri testi di Daniele Gorret, la sfida al dominante """"buonsenso"""" che da sempre oppone """"umano"""" e """"non umano"""", """"animato"""" ed """"inanimato"""", si fa, qui, radicale, con tonalità a tratti provocatorie, a tratti strazianti. Dai bagnanti di una spiaggia tirrenica alle ospiti in una casa di riposo, dal vitello tentato dalla fuga di fronte al macello alle piante di un bosco che stanno subendo l'abbattimento, dai poveri libri esposti in un mercatino dell'usato alla coppia protagonista di una notte amorosa, dal """"déjeuner sur l'herbe"""" di una famiglia italiana anni cinquanta all'affresco di un Golgota in una cappella di montagna, situazioni e personaggi tra loro diversissimi condividono la condizione (abissale) di essere insieme sul pianeta Terra. La """"carne"""" del titolo si illumina allora come metafora vivente per tutto ciò che ex-siste, costretto a fare - per un tratto più o meno breve di tempo - esperienza della propria vita, del piacere e della sofferenza, della morte. Convinto che - segretamente - tutto senta, il poeta è anche, per ciò stesso, certo che tutto sia fratello a tutto; chi non voglia distogliere lo sguardo dagli aspetti del mondo apparentemente più lontani dal nostro, avvertirà una possente parentela, che è poi quella sperimentata dai grandi mistici di ogni tempo e di ogni tradizione. Superate troppo facili sicurezze e contrapposizioni, il Verbum giovanneo si farà carne del mondo tutto, nel senso più viscerale, più radicale, più esposto; e sarà compito della Poesia proclamarlo, ora con l'urlo, ora sottovoce."" -
Il migliore dei mondi
«Emotività, Pensiero e Libero Arbitrio non appartenevano più ai singoli, o alla collettività, e neppure ad alcuna divinità; bensì ai soli uomini di vertice che ne custodivano accuratamente i segreti. Per lungo tempo questi soggetti assicurarono a ciascun cittadino relativi agi in cambio di un tacito compromesso sia sulle libertà individuali che sulle pretese d'individuazione soggettiva, di emancipazione collettiva, di dignità professionale. In concordia con queste regole di funzionamento passarono i secoli e tutte le vite in essi concepite, le sterilizzate utopie, gli innumerevoli ideali soppressi sul nascere. Ogni competenza professionale languiva nel senso d'inutilità tipico delle promesse preda di imbattibili rivali bionici. Ma si sa che, quand'anche tutto sembra andare nel migliore dei modi persino nel Migliore dei Mondi, la luce abbagliante di un imprevisto può sbiadire i più dettagliati bugiardini. Nascondendone le controindicazioni. E l'imprevisto difatti accadde... seguito da annessa controrivoluzione. Pacifica, ma inarrestabile. Volta a riportare il ""Migliore dei Mondi"""" verso un mondo davvero migliore.»"" -
Sono qui solo a scriverti e non so chi tu sia
«A me vien da dire che Carlucci è tutt'altro che un poeta illeggibile, come i suoi rinnegati vecchi cugini dell'avanguardia, ma che non si può, anzi non si deve rileggere, perché tutto ciò che manda a dire arriva subito a destinazione. In fronte, in cuore o nel corpo offeso, ne siamo immediatamente colpiti nell'istante dell'ascolto, interiore o estraniato, parlato o cantato, conta poco.» (Biancamaria Frabotta). Postafazione di Davide Castiglione. -
Prossimo e remoto
«La poesia di Eleonora Rimolo è percorsa da una forza dirompente che si chiama Alterazione, scritto con la maiuscola per indicare la potenza arcaica di un archetipo» (Dalla Postfazione di Milo De Angelis) -
Crocevia dei cammini
«Luce lasciata e tersa / dei primi giorni di dicembre, / misericordia del vento sul / tuo viso gentile, tagliato dal freddo. / È l'eco ostinata del vuoto, è un peso greve sul cuore; / neve che accende e poi placa l'inciampo della sera. / Andare in pezzi, fiorire un mattino.» -
Taccuino pugilante sono
Racconti -
Cateteri e stelle
Il secondo tirocinio del secondo anno della scuola per infermieri, prestai servizio in una casa di riposo a Venezia gestita dalle suore dell'ordine delle oblate benedettine. Il giorno che arrivai la casa di riposo era in subbuglio. Uno degli ospiti lasciato libero di camminare per i corridoi stringendo in pugno l'asta di una flebo dalla quale non si staccava mai, aveva rubato un occhio di vetro dal comodino di un altro ospite, lo aveva imprigionato nel pugno e non voleva lasciarlo. - Paride - la voce di un'infermiera risuonò acuta, mentre tentava di strapparglielo di mano. - Che cosa sta succedendo? - il dottor Zanca, il primario dell'istituto, uscito dal suo studio li raggiunse. - Paride ha rubato un occhio di vetro dalla scatola sul comodino del comandante Malfatti - l'infermiera rispose affannata salvandolo per il rotto della cuffia prima che cadesse sul pavimento. Il vecchio Paride affetto da demenza, ignaro del motivo di quelle accuse, agitando la mano libera dall'asta della flebo si difese: - Io? Un occhio di vetro? Non so niente. -
Amare essere amati
«Amare essere amati, in cui ""Infinito attivo"""" e """"Infinito passivo"""" si alternano e si cercano, è un libro fatto a specchio, ma uno specchio scheggiato, con una via di fuga, non conchiuso nella maledizione narcisistica che impedisce sia l'uscita da sé che la generazione di altro da sé: """"amore insaziato / che ha voluto e niente ha dato, / amato senza essere amato"""". Semmai, ed è su questo che il lettore viene invitato a riflettere, lo specchio apre qui ad una generazione - platonicamente - """"nel"""" e """"del"""" bello, di cui questo libro di Vincenzo è il frutto o il figlio che si inoltra nel mondo.» (Michele Bordoni)"" -
La scrittura in Lacan
«La scrittura in Lacan» raccoglie i contributi del «Centro studi e Ricerche in Psicoanalisi a orientamento lacaniano» su un'attività tipicamente umana, la scrittura, definita da Lacan «un fare che dà sostegno al pensiero». Al contrario di Freud, Lacan ha scritto poco ma ha dato molto spazio alla parola. Il suo insegnamento è stato prevalentemente orale, difficile ma appassionante, e mette il lettore di fronte a un linguaggio articolato e denso, dove mancano spiegazioni sistematiche. Il lettore si trova così impegnato in ciò che legge, occorre che il testo lo lavori e lo metta al lavoro, come in un al di là della conoscenza. In Lacan la scrittura non ha a che fare né con la prosa, né con la letteratura. Si tratta di una scrittura che non è rappresentazione, ma lettera incorporata, la parola è suono ed è ciò che risuona nel corpo, rimanda non solo al significante che differisce dal significato, ma anche a ciò che si scrive e all'autore stesso della scrittura psichica: siamo pagina scritta prima che scrittori della pagina. Sta alla psicoanalisi recuperare ciò che scrivendosi si è cancellato e per questo iscritto nel corpo, servirsene, in modo del tutto personale, in rapporto a una possibile nuova alleanza con la pulsione; ed è per questo che occorre la presenza corporea di un lettore/analista a cui il soggetto si rivolga, che legga nelle parole dell'analizzante una scrittura ritrovata perché si scrive nel momento stesso in cui si cancella. Un lavoro che avvicina l'esperienza analitica più alla poesia che alla prosa. Se il soggetto assume l'essere stato scritto e se ne fa qualcosa, al pari dell'artista, diventerà in parte scrittore del poema; scrive, inventando qualcosa di inedito. E per questa esperienza fatta in due, in presenza, ci vorrà tempo; a volte, la vita intera. -
Il volo degli storni
Al risveglio da un incubo premonitore, C, un adolescente alle soglie dei quattordici anni, scoprirà suo malgrado che non sarà più figlio unico. J, il suo migliore amico, nello stesso giorno viene a sapere che il suo amato nonno presto se ne andrà per sempre. Questa oscillazione tra una vita in arrivo e una che se ne va, innescherà una serie di inevitabili reazioni a catena che coinvolgeranno con forza i protagonisti della storia, mettendoli di fronte alle loro più intime paure e fragilità. Un romanzo di formazione, nel quale una gravidanza e un male incurabile saranno i luoghi di incontro tra generazioni distanti. Tutto accadrà in ventiquattr'ore, mentre una serie di maldestri incidenti obbligheranno i personaggi a mettersi a nudo, a reagire velocemente, all'unisono, in un intreccio composto da ironia e commozione. Sullo sfondo, le forze selvagge di una natura sublime e potente, alla quale nessuno potrà sottrarsi. -
Una zattera di nuvole
Matilde ha un appuntamento, di quelli che non si possono rifiutare. Con un medico che pronuncerà una sentenza - ancora non sa quale. Il suo viaggio in treno si trasforma così in un parallelo viaggio dentro sé stessa, per prepararsi al verdetto che l'attende. Ogni gesto degli altri passeggeri, qualunque dettaglio le scava nel cuore, riportando a galla emozioni e sentimenti mai dimenticati: la sistematica incomprensione e l'eccessiva durezza della famiglia d'origine, il rapporto conflittuale con la sorella, il dolore feroce che solo chi dovrebbe per definizione volerci bene può infliggerci. Infine l'amore, assorbente ed esclusivo, per Riccardo. Un amore in grado di dare un senso a un'esistenza intera, di regalare la forza per accettare anche quello che non è in nostro potere cambiare. Una zattera di nuvole cui aggrapparsi per non smarrirsi nell'incessante fluire della vita. -
Ultimi miracoli
I protagonisti di queste storie, antieroi dei nostri giorni, devono affrontare momenti cruciali o nodi irrisolti e nel contempo superare le proprie fragilità. Sono sospesi fra occasioni mancate e attese rivincite, mentre il destino prepara in segreto i suoi agguati. Un uomo già adulto non sa più chi sia il proprio vero padre. Un altro, in doloroso conflitto con la figlia, vede messa in crisi la scelta su cui ha fondato la propria esistenza. Due sorelle difendono la loro storica libreria, mentre un giovane bibliotecario vuole risolvere l'enigma di un messaggio di soccorso lasciato in un volume. Con una scrittura asciutta e limpida, che rivela più di quanto dice, vengono messe in luce speranze e ossessioni, solitudini e intese profonde, come quella che nasce fra un assistente sociale e l'anziano invalido che un tempo fu il suo professore. Sotto la superficie della realtà preme una tensione che prelude a svolte inaspettate, per il lettore e per gli stessi protagonisti, accomunati dalla volontà di non arrendersi, dalla tenace ricerca di un varco salvifico. Di un ultimo miracolo possibile, come quello che illumina una coppia di profughi in una toccante natività odierna. -
Sotto falso nome
Era l'alba da qualche attimo/ quando sei ritornata a casa/ sedendoti sulla poltrona/ che era di tuo padre, in veranda,/ a guardare la pioggia che picchiava/ senza compassione l'erba del giardino./ «Sei venuta a riprendere il tailleur/ azzurro delle nozze?» ho chiesto/ porgendoti una tazza di caffè/ appena fatto. «No, preferisco/ l'abito bianco della cresima,/ più elegante e luminoso»/ hai risposto continuando/ a guardare la pioggia/ e senza bere il caffè./ «Eri magica nella foto/ in quella chiesa di Milano»/ ho detto cercando di sfiorarti/ non so se la mano o la fronte./ «Grazie» mi hai sussurrato/ alzandoti e scomparendo/ molto al di là della pioggia. -
Le stanze
Una formidabile presenza di situazioni e figure popola questo nuovo libro di Guido Monti, che ci offre, ad ogni passo, pagine densissime di concretezza e vissuta realtà. Il suo stile si muove nella scelta di un ampio verso denso e prosastico, che è un efficace strumento per realizzare un percorso che si apre a un largo fiato narrativo. ""Tra la magica progressione dei tempi e le solite storielle"""", pescando dalla memoria, o essendone coinvolto, tra riapparizioni da un tempo lontano e strappi di pena, Monti indaga l'evolversi o l'involversi di un mondo in cui vede l'affiorare e l'imporsi di nuove presenze e condizioni, pur se la sua sensibilità non può non registrare anche la luce, per esempio, di immagini femminili, come Nina, per quella che definisce una """"liturgia d'amore"""". E nel corpo pulsante di questo suo articolato insieme, spesso anche inevitabilmente, umanamente contraddittorio, si affaccia il risalto delle più indimenticabili guide, dei protagonisti, nei diversi tempi e luoghi, della scrittura, come, per citare solo i primi che nelle varie pagine affiorano, Auden, Keats, Montale. Le stanze, è dunque la testimonianza di una piena maturità espressiva che fa di Monti una figura di riferimento della nuova poesia."" -
L'educazione
«Animata da buone intenzioni eppure violenta, impalpabile eppure pesante, incerta e malcerta eppure ardita. Si riceve e si dà, si scambia, si accetta e si fugge, talvolta si rivaluta. Manda avanti e riporta indietro, probabilmente non porta da nessuna parte. E poi pontifica, quanto si contraddice. L'educazione dura tutta la vita, tutta una vita. Come una lotta, un agone, sicuramente senza vincitori, probabilmente senza vinti.» -
Prima opera del gesto
Dire questa calda umanità/ sulla pagina dove domina la lode/ dire la colma gioia dei venti/ che conducono stanchezze sante./ Che tu sia qui o fra le salde croci/ dei versi, io andrò/ una sera con i pollini svanendo/ in un invisibile cantuccio d'oro. -
Ricostruzione delle favole
L'opacità refrattaria della vita irrisolta,/ il ripetersi di ossessioni psichiche/ come braccia vive staccate daí corpi./ Dimenticato il torto scatenante,/ in queste case infestate s'aspetta/ il singolo atto d'amore/ che spezzi la catena dell'errore. Prefazione di Umberto Piersanti.