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Giardino d'infamia. Viaggio nel mondo dei dimenticati
Una vicenda giudiziaria che ha davvero dell'incredibile quella che vede protagonista Berti Bruss, storico speaker della Barcolana triestina. Incensurato e uomo di specchiata onestà, si ritrova a dover scontare ventidue mesi di reclusione - tra il 2014 e il 2017 - per il furto (presunto) di un contatore del gas del valore di 60 euro. Un'esperienza, questa, che ha stravolto letteralmente la sua esistenza e quella delle persone a lui vicine. Una storia vera, da cui l'autore stesso trae una sorta di diario di prigionia nel quale offre ai lettori uno spaccato del sistema di detenzione in Italia, con le sue disumanità e le sue stranezze. -
La Bohème
Opera in quattro atti. Musica di Giacomo Puccini, libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. Prima rappresentazione: Torino, Teatro Regio, 1 febbraio 1896. -
Drammi quotidiani
Francesco Garelli, giovane pubblicitario, è sposato con Giulia e ha una figlia di tre anni di nome Elena. Conduce una vita frenetica, dividendosi tra gli impegni di lavoro e quelli del ménage familiare, il tutto condito da qualche rimpianto, rapporti di amicizia saltuari, suoceri invadenti, genitori stressanti e piccole invidie. Francesco è insoddisfatto del rapporto con la moglie, ma crede che ci siano margini per migliorare: per questo le proverà tutte, dallo champagne al pilates, sino a quando non sarà colpito da una strana influenza, durante la quale rifletterà sulla propria condizione. E maturerà una decisione irrevocabile: sparire per sempre. Naturalmente, però, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare... -
L' istante
"Non ho paura e muoio di paura"""". Così, verso la fine dell'Istante, dice un io che alla perentorietà oracolare unisce una reticenza di bestia ferita, tutta intenta a schivare i fulmini della sorte. Si tratta di un io al tempo stesso chiaro ed enigmatico. Nei paragrafi in cui prende la parola, potrebbe essere quello di una narratrice che si stacca novecentescamente dalla trama uscendo dalla buca del suggeritore. Eppure ha la naturalezza sfacciata di un personaggio che scivola via tra gli altri, sebbene la storia di questi altri appaia aliena dalla sua. È una storia in molti sensi greca, che mette in scena un'agghiacciante vicenda familiare. Agghiacciante e statica: perché ha la calma terribile di uno di quei laghi che ti trascinano giù a tradimento senza lasciare tracce. Il tempo, che si srotola avanti e indietro pagina dopo pagina, sembra in realtà tutto contenuto in questo spazio immobile. È l'effetto di un montaggio in cui si giustappongono disinvoltamente le più varie tecniche narrative: racconti neri, atti unici da tragedia '900, aperture di romanzo storico-sociologico presto fatte a coriandoli dalla fissazione su dettagli irrelati che una depressione profonda impedisce di comporre in un disegno organico di senso. L'unico ritmo che tiene insieme i pezzi è appunto la percezione che tutto è già sempre avvenuto come nei miti, e che tutto - nomi, azioni, voci - ritorna come una fatalità assurda, omicida e suicida, nel trascorrere delle generazioni-copie, o se si vuole delle generazioni-parodie: da Poplia, madre degenere, a Ester, la complice di tutti, alla dolente Rosa; dal mostruoso Picador al mostruoso Ape, un """"Caro Michele"""" crocifisso alla nascita; da un matrimonio illecito ma reale a un altro lecito ma irrealizzabile... Si può scrivere un Cocteau, un nouveau roman con pathos? Si può concepire un giallo dall'aroma oulipiano dove il gioco esclude ogni potenzialità? Lo schema a vista qui non serve all'esibizione metaletteraria, semmai all'ostensione rituale, al tentativo di placare un terrore che per l'io è quello dei lutti futuri, e che nel plot diventa l'indicibile trauma originario di stupro e incesto. In ogni caso non si esce mai dalla famiglia, dove pure non si può abitare. E qui sta il vero orrore, il doppio legame, lo stallo. L'ipnotico ripetersi delle stesse figure mitiche e futili, della stessa gestualità coatta e apotropai-ca, può infine far dimenticare che esiste la vita presente, singola, col suo peso paralizzante e le troppe possibilità che minacciano la schizofrenia. Quell'io lo sa bene: """"Da bambina ho attaccato dietro la porta della mia camera un cartello: 'Devo esserci'"""", ci dice poco prima del sipario." -
Un coltello di ceramica verde
Una palazzina a due piani, sulla facciata sparse persiane biancazzurre e un'insegna rosso fuoco: è l'Albergo Stella Rossa, in estate la meta più ambita per turisti e rappresentanti di passaggio in quest'area della Bassa mantovana. A gestire la pensione sono le sorelle Laura e Marilena, belle, affascinanti e strette da un ambiguo legame. Determinata e pericolosa la prima, dolce e remissiva la seconda; insieme a loro, lo schivo fratello maggiore Aldobrando e il vecchio padre Tancredi. L'arrivo di Franco Rivelli, giovane rappresentante milanese, metterà a dura prova il precario equilibrio della Stella Rossa e farà emergere il volto più oscuro e morboso della sua instabile armonia familiare. Con una narrazione che segue il lento e ampio snodarsi del Po in un'estate afosa e soffocante, ""Un coltello di ceramica verde"""" è la storia di un'immobilità solo apparente, spezzata da tensioni sotterranee costrette a risalire in superficie, a qualunque prezzo."" -
Il maresciallo indaga. Dieci casi per De Robertis
Sbarchi di immigrati e conseguente traffico di minori, baby gang, stalking, terrorismo e baby squillo... In questo pot-pourri di fiori marci, si sviluppano dieci storie i cui protagonisti assoluti sono gli orrori che quotidianamente si ascoltano attraverso i notiziari. A raccontarli, alla sua maniera, è il maresciallo Luca De Robertis e lo fa come sempre cercando in ogni caso il lato umano, prediligendo l'istinto dello sbirro alla tecnologia e riuscendo a mettere a nudo le debolezze di una società fragile e corrotta, con persone pronte a tutto pur di soddisfare la loro sete di denaro. -
Senza certezze
Il professor Petronio Penrose, scienziato con l'hobby della scrittura, è in un periodo di scarsa creatività. A languire non sono soltanto i suoi successi professionali, ma anche quelli letterari. E così che, indotto a prendere un periodo sabbatico dopo aver rischiato di far saltare in aria il laboratorio, decide di intraprendere un viaggio mentale alla ricerca del Sacro Graal del sapere scientifico: come si è formato, nelle menti dei grandi scienziati del passato, il seme della conoscenza? Con il ritrovamento di un misterioso frammento di pergamena nella basilica di San Petronio, al viaggio introspettivo se ne affianca ben presto uno vero e proprio che porterà il professore - accompagnato da un amico di vecchia data, colleghi vari, avvenenti russe e loschi figuri - in giro per l'Europa, dall'Emilia alle coste del Mar Bianco, dalla Carelia finlandese all'Istria. Tra intrighi, misteri, elevati tassi etilici e le più disparate disavventure, il professor Penrose dovrà fare i conti con le complicazioni della conoscenza e i limiti dell'intelletto umano. -
Il giudizio. Shi Li e la montagna più alta
Una tempesta in arrivo, un ponte di neve che crolla all'improvviso e la giovane Shi Li, alpinista provetta, precipita nelle profondità ghiacciate della Montagna più Alta. Nel ventre roccioso della montagna e alla luce di una misteriosa lastra di ghiaccio, Li ripercorre la sua vita nella Shanghai malfamata che l'ha vista crescere tra miseria, prostituzione e la noncurante crudeltà del prossimo. Un'immobilità obbligata in una realtà che, pagina dopo pagina, tende sempre più a perdere la propria fisicità e che la porterà a ripensare e a rivalutare il suo passato per tirare le somme di un'esistenza segnata da innumerevoli difficoltà e sofferenze. -
Sistema periodico. Il secolo interminabile delle riviste
Il ""sistema"""" rappresenta un oggetto che, pur costituito da elementi eterogenei che interagiscono tra loro e con l'ambiente esterno, si configura come un tutto regolato da leggi generali proprie. La sua complessità ben si presta a rispecchiare la problematica dell'evoluzione artistico-letteraria dal Novecento ai giorni nostri, specie in quella produzione e in quella auto-analisi che ne scandiscono la quotidianità. Ed è una periodizzazione quanto mai lunga, interminabile appunto, se consideriamo la durata di un secolo (il '900) che ancora fatichiamo a considerare concluso. Per questo le riviste letterarie ci sono sembrate il metro di misura su cui tarare una ricerca tesa alla restituzione di un panorama e una, seppur parziale, inchiesta sui modi di produzione della cultura letteraria. Un vero e proprio meccanismo che pone a sistema i periodici letterari per provare a formulare alcune delle questioni più stringenti dell'attuale produzione letteraria."" -
Ebrei d'Emilia-Romagna. Voci, luoghi e percorsi di una comunità
Gioviali, solari, aperti, comunitari; queste alcune delle caratteristiche degli ebrei dell'Emilia Romagna, che sono poi quelle degli abitanti della Regione. Uguali sì; ma anche molto diversi. Molto integrati, ma fieri delle loro specificità. Sicuramente ricchi di tanti profili e percorsi, a testimonianza di come l'ebraismo sia un modo di vita che ha molte interpretazioni e sviluppi. Questo libro ricco di curiosità e aneddoti ne è una riprova, ed evidenzia come, dopo la Shoah, sia rinata una vita ebraica emiliana di tutto rilievo. Una occasione per il lettore per scoprire tanti luoghi da visitare e persone da conoscere! Fotografie di Micele Levis, schede storiche di Ines Miriam Marach e presentazione di Mezzetti Massimo. -
Bibliomania. Possedere e leggere libri
In questo volume, l'autore tratteggia un colto e divertente excursus dei ""malati di libri"""" e delle loro manie. Una storia sull'amore per i libri e sul loro accumulo che, come un morbo, nel tempo ha visto protagonisti i personaggi più vari - da Bacone a Borges, da Hesse a Leopardi, forse il più fulgido esempio di bibliomane mai esistito."" -
Della guerra in tempo di guerra. Diario e lettere di un professore di storia, 1941-1945
Educatore schietto e affascinante che sapeva trasformare le sue lezioni in analisi preveggenti dei fatti del suo tempo; professore antifascista capace di fornire strumenti di orientamento e di conoscenza ai suoi allievi che, in molti, passarono direttamente dai banchi di scuola alla lotta di liberazione. In tanti modi, appassionati, devoti o affettuosamente scanzonati – «dissacrante», «generoso», «originale», «Evangelista senza Vangelo» – lo hanno definito e ricordato studenti come Luciano Serra, Pier Paolo Pasolini, Francesco Leonetti, Roberto Roversi, Francesco Berti Arnoaldi e tanti altri. Laico, liberale, intellettuale indipendente, poi legato al partito d’azione, sulla sua figura proiettano una nuova luce gli scritti che qui vengono pubblicati: il diario e alcune lettere inviate ai familiari nei primi anni ’40. Ne scaturisce un testo – Della guerra in tempo di guerra sono le parole d’esordio di una sua conferenza del 1941 – in cui si intrecciano narrazione e acute riflessioni sulla quotidianità stravolta dal conflitto e sul compito degli intellettuali, non solo di comprendere gli eventi, ma di riconoscere le vie da percorrere nei momenti più drammatici della storia. -
L' inganno di Berlinguer. La mancata svolta verso una sinistra di governo
Enrico Berlinguer era convinto che non si dovesse diventare socialdemocratici e che bisognasse restare ancorati al campo del comunismo. La sua ostinazione a non passare il Rubicone, che avrebbe fatto del Pci un partito di governo, fece pagare un prezzo molto salato al Pci e al popolo italiano, rinviando al 1989, quando era diventato inevitabile, quello che poteva essere fatto per libera scelta, e con ben altra efficacia, almeno dieci anni prima. Con il risultato che, fino alla caduta del muro di Berlino, il Pci non si svincolò mai davvero da quei regimi con cui Berlinguer non aveva avuto la determinazione necessaria a rompere definitivamente. E quella sua scelta finì, a posteriori, per ingannare anche lui stesso. Un viaggio nel recente passato fino al cuore di un ""progetto comunista"""" che non esiste più, intrapreso oggi, in questa stagione di massima frammentazione della sinistra, attraverso la viva voce di tanti dei principali protagonisti di quella indimenticata stagione politica."" -
Ritratto a carbone
"Il libro che avete in mano è una miscela alchemica a tratti bollente e a tratti raggelata. La sua natura sembra """"materiale"""", ma insieme somiglia a """"un sogno non interpretato"""". Rugiadoso e perentorio, ha la consistenza di un paesaggio da romanzo russo, con le sue vaste pianure ventose e il mistero spirituale che le avvolge. Le superfici traslucide e innevate si macchiano all'improvviso di un rosso sanguigno; la solitudine casta e quasi ascetica è assediata da una selvatichezza promiscua, ferina, che trova il suo emblema ricorrente nei """"lupi"""". """"Una fragilità pericolosa, una sediziosa umanità"""" viene qui mappata da una voce che si muove rapida tra perorazioni intime e civili, abbrivi teatrali e accensioni liriche, trasformazioni algebriche di atroci frasi fatte e giochi allegri di parole o umori. Slittando sulla musica tradizionale di endecasillabi e settenari singoli o doppi, questi testi descrivono una danza distratta, ariosa. Qua e là, è vero, l'urgenza d'invocare testimoni e la gravità di un dolore o di un allarme li trascinano in un gorgo faticoso..."""" (Dall'Introduzione di Matteo Marchesini)" -
Ricomincio dai tre
"La musica l'ho amata. E la amo ancora. Il mondo della musica meno, al di là del fatto che negli anni è tanto cambiato. Ma infondo anch'io ho saputo cambiare con esso e così la vita mi ha regalato nuovi incontri e nuove idee, per continuare. Non dirò tutto, naturalmente. Dirò quel che basta per far annusare le atmosfere, le regole e le eccezioni di un ambiente difficile e crudele come sono tutti gli ambienti, specie quando i soldi che ci girano sono tanti. Dirò quel che basta per parlare un po' di me e di come le vite degli artisti che ho creato si sono intrecciate con la mia.""""" -
Giorni in pausa
"'Giorni in pausa' potrebbe a prima vista essere definito come un tronco giovanile che affonda le sue radici nell'adolescenza; ma presto ci si accorge che l'effettiva situazione da cui nasce il libro è piuttosto quella di una discesa lungo il tronco per riaffondare nelle radici: insomma, una re-immersione radicale nel tumulto tipico dell'adolescenza. Che significa ciò? Dal punto di vista emotivo, un continuo e diretto passaggio avanti e indietro: dall'entusiasmo/tristezza della contemplazione amorosa all'entusiasmo/tristezza di fronte al panorama della propria psiche. In questa prospettiva la definizione più ovvia del libro potrebbe essere: un canzoniere amoroso."""" (Dalla Prefazione di Paolo Valesio)" -
Professione cantante
"Per raccontare i risvolti, i retroscena, il gran numero di sfumature ignote e le trappole note di un mestiere così ambito e invidiato come quello del cantante necessiterebbero parecchi libri, magari scritti da autori come Arthur Miller, Charles Bukowski, Ennio Flaiano, Francis Scott Fitzgerald, Jean-Paul Sartre, Ernest Hemingway, in grado di raccontare mondi popolati da belle donne, alcol, fumo e da quell'esistenzialismo pessimista che rende misteriosamente affascinante ogni parola. Da speciali punti di vista questi maestri della letteratura avrebbero potuto raccontare le miserie e le nobiltà di un incredibile pianeta abitato da alieni come Enrico Caruso, Frank Sinatra, Aretha Franklin, Maria Callas, Luciano Pavarotti, Ray Charles e cento altri fenomeni del canto che hanno indelebilmente segnato il genere umano. Ma commetteremmo un errore se trascurassimo il sottobosco della musica del popolo, le antiche radici del canto della provincia e le ingenue mosse di generazioni dedite al culto del sudore ballereccio di moda. In questa mia fugace inquadratura, le mille storie, gli aneddoti, i tic, i sogni, le speranze e le tenere miserie dei milioni musicisti che aspirano a rilasciare autografi sono appena accennate. In fondo, i protagonisti siamo tutti noi, anime in competizione, sparpagliate sui palchi della vita, abitanti di una nazione nota per il bel canto e per essere una eterna fabbrica delle illusioni. Volare oh, oh... Volare o... no?""""" -
Non è un paese per ricchi
I Mangiaforte sono quel che si dice una famiglia perfetta: possiedono astuzia, fascino, soldi e il futuro al loro orizzonte si annuncia ancora più dorato del presente. Vittorio, il capofamiglia, è in rampa di lancio per la carica di sindaco nella ricca Bologna. A seguito di uno scandalo sessuale, però, per lui e sua moglie Maria Concetta, detta Macy, le porte dell'alta società si chiuderanno inesorabilmente. Saranno quindi costretti a ritentare una nuova corsa elettorale a Rocca Acripante, l'ingovernabile paese del Meridione da cui proviene la prorompente Macy, scaltra arrampicatrice sociale poco incline al low profile. Per far tornare a brillare la propria stella, i Mangiaforte dovranno bussare alla porta della gente che hanno sempre snobbato e tenuto a debita distanza: i famigerati Altri, diventati improvvisamente l'ago della bilancia della loro sopravvivenza sociale. Non sarà semplice perché, tra nemici giurati e finti alleati, i Mangiaforte scopriranno che ogni albero, per quanto florido e rigoglioso sia, non può separarsi dalle sue radici che, proprio come l'erba cattiva, non muoiono mai. -
Eppure li amiamo tanto
Racconti veri e meno veri di una vecchia signora che non ha perso il gusto di guardarsi attorno e osservare gli uomini. Impacciati, goffi, tronfi, depressi... ma anche brillanti, simpatici e divertenti. Gli uomini, visti con il ""binocolo"""" dell'età, diventano un vero e proprio spettacolo, che la penna dell'autrice è in grado di tratteggiare, facendoci ridere di noi stessi."" -
Montanari indigesti. Effetti collaterali dell'andar per funghi
"Quanto è arrabbiato Federico Pagliai in questo libro! E per questa ragione, ha deciso di essere un """"montanaro indigesto"""" che racconta con grande amore la montagna in cui vive (la montagna Pistoiese, ma è paradigma che può essere esteso a molte delle zone montane d'Italia) mettendo in luce ciò che secondo lui in quei luoghi condiziona e compromette la vita dei montanari, ormai ridotti a una minoranza. Parte dal """"funghismo"""" e via via allarga l'analisi. E lo fa portandoci dentro ciò che accade in quel pezzo di Appennino. Ci dice chiaramente quanto le terre alte possano vivere solo se si punta sul capitale umano costituito dai montanari e su un'economia che deriva dallo sviluppo sostenibile delle sue risorse, di cui il bosco (con i suoi funghi) rappresenta un elemento strategico. E, per arrivare a questo, non bisogna perdere tempo. Pagliai, attraverso queste pagine, ci sprona a riflettere, ma soprattutto a impegnarci per impedire che scelte sbagliate """"mettano la muffa"""" alla montagna e ai montanari."""" (Dalla Prefazione di Luca Calzolari)"