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Fior da fiore. Novelle botaniche
"Tutte le fiabe narrano la storia del paradiso terrestre"""": è la sorprendente rivelazione che consente a Giuseppe Sermonti di intrecciare il regno del """"meraviglioso"""" con le vicende del mondo vegetale. Nell'Eden, scrive Sermonti, ha sede l'albero della vita, quell'axis mundi attorno al quale si avvolgono e si sviluppano le metafore esistenziali. Norme precise regolano i recinti dell'immaginario naturale: la rottura di un ramo o l'indebita asportazione di un frutto sono infrazioni che possono costare all'eroe, e all'eroina, la caduta e la perdizione. Con questo volume Sermonti prosegue la sua ricerca sulle allegorie ispirate alla Luna o sulla magiche mutazioni chimico-mineralogiche. Con il consueto rigore scientifico e la nota forza immaginativa, procede lungo un ideale filo d'Arianna all'interno del labirinto mitico-favolistico vegetale al quale appartengono figure classiche come Dafne, trasformata in pianta di alloro, o fanciulle di fiaba come Cenerentola, Cappuccetto Rosso, Biancaneve, che rimandano ad alberi e fiori. I fondamentali personaggi della fiaba sono la Bella Addormentata, o occultata, che rispecchia la natura nel periodo invernale, e il Principe Azzurro, che arriva da lontano per impalmarla, così come il polline, portato dal vento o da un'ape, insemina il fiore. Con la sua opera Sermonti individua e scioglie gli enigmi adombrati nei miti e nelle """"fiabe del focolare""""." -
Smarrimenti
Già con questo suo primo romanzo Hjalmar Söderberg suscitò scandalo, guadagnandosi la fama di scrittore cinico e in qualche modo sovversivo. A distanza di più di un secolo dalla pubblicazione, rileggendo queste pagine che restano tra le più belle della letteratura a cavallo del secolo, riesce però difficile credere che una storia di giovanili sviamenti - raccontati senza indulgere a facili moralismi, ma anche senz'ombra di compiacimento - potesse suscitare reazioni tanto violente. Non si fatica invece a pensare che l'accanimento dei critici fosse piuttosto sollecitato da un altro aspetto dell'opera, che ancora oggi provoca, se non scandalo, certo disagio e forse sgomento. Ed è l'acuta e netta percezione del grande vuoto che circonda l'uomo, della sua solitudine senza possibile redenzione di fronte all'esistenza e agli interrogativi che essa pone; come se fosse in viaggio, in una terra incognita, senza mappe e strumenti di orientamento, e neppure mete che valga la pena di raggiungere. -
Gaudí
Oggetto di ammirazione appassionata ma anche di sospetto, la figura di Antoni Gaudí (1852-1926) incombe sul XX secolo come quella di un gigante, stupefacente, enigmatico, arcano. Le sue opere, a lungo penalizzate dal silenzio imposto dal regime franchista a tutta la cultura catalana, hanno cominciato da alcuni anni ad attirare l'attenzione degli studiosi e a suscitare una curiosità popolare di proporzioni inedite. Oggi Gaudí è forse l'architetto del '900 più amato e controverso. Capostipite del modernismo catalano o scheggia impazzita dell'Art Nouveau, genio visionario o artigiano eclettico e privo di originalità, talento scontroso e misantropo o artista politicamente impegnato simbolo della Renaixenca della Catalogna? Se i suoi capolavori (dall'immenso cantiere medievale della Sagrada Familia al Park Gùell, da Casa Battio a Casa Mila, per non citarne che alcuni) sono stati oggetto di analisi meticolose, la sua vita è sempre rimasta sullo sfondo. Eppure presenta molteplici motivi di interesse, a cominciare dalla sua personalità complessa e in apparenza contraddittoria. I contemporanei lo descrivono dandy e barbone, nobile e meschino, mistico ed eccentrico, solitario e patriota. Per non parlare della sua fede cattolica talvolta spinta all'eccesso (il digiuno quaresimale del 1894 lo portò quasi in punto di morte), del perfezionismo esasperato nel lavoro, dell'attenzione costante alla salute e al benessere degli operai che lavoravano nei suoi cantieri. -
Arturo Schwarz. Il coraggio della verità. Correlazioni empatiche
Questo libro non vuol essere un ""omaggio"""", ma piuttosto una riflessione sull'importanza di una vita, quella di Arturo Schwarz, libera e coraggiosa, esempio dell'invulnerabilità dell'io, mai intaccato dai traumi del mondo esterno, mai condizionato dagli eventi di una realtà avversa e dalla sofferenza. È un ebreo anarchico, quindi ateo, Schwarz, un surrealista, un uomo di altri tempi che nel suo libro """"Sono ebreo"""", anche dichiara la sua filosofia: il rifiuto del principio d'autorità, la brama di conoscenza, il rispetto del diverso, l'anelito per la giustizia, il rispetto della natura, il diritto alla felicità, il riconoscimento della valenza salvifica e iniziatica della donna. Parafrasando Italo Svevo, """"Non è una razza che fa un ebreo, è la vita"""". Ed è proprio nell'intera sua vita che Arturo Schwarz ha coltivato questi sacri principi, vivendoli e praticandoli con tutti i mezzi possibili e con una immane, costante passione. Questa sua filosofia esistenziale, costruita giorno dopo giorno, è la struttura portante della sua personalità, con la sua eccezionale capacità di amore e devozione, di generosità e semplicità, di saggezza e umanità, qualità oggi più che mai necessarie per continuare a sperare nel futuro in una società, come la nostra, completamente priva di valori. Arturo Schwarz, gallerista, editore, collezionista, saggista, scrittore, mecenate, è innanzitutto un poeta, un sapiente che ci insegna l'alto senso della vita umana."" -
Il disegno a inchiostro e altri racconti
Una giovane donna cerca ostinatamente un senso nascosto in quello che è invece soltanto il disegno di un paesaggio. Così si comporta ogni uomo - sembra suggerire Hjalmar Söderberg nel primo dei racconti di questa raccolta - quando vuole a ogni costo scorgere un significato nell'esistenza che gli è toccata in sorte. Proprio il tema dell'assurdità della vita, della grottesca gratuità degli avvenimenti che la compongono, dell'assoluta inanità dei sentimenti che la abitano è il motivo ricorrente di queste pagine, a cui l'originaria destinazione giornalistica nulla toglie in suggestione e al contrario molto aggiunge in incisività, divertito gusto del dettaglio umoristico e leggerezza ironica. -
Monasteri del terzo millennio
Tutti i tentativi di far ripartire la crescita per superare la crisi economica mondiale non hanno prodotto, sino ad ora, l'effetto desiderato. Oltre a ciò, la potenza raggiunta dalla megamacchina industriale sta esaurendo gli stock di risorse non rinnovabili ed emette quantità crescenti di scarti liquidi, solidi e gassosi, non metabolizzatali dalla biosfera. Per tutte queste ragioni, secondo Maurizio Pallante, occorre cominciare a costruire modelli economici e produttivi alternativi, a instaurare relazioni umane fondate sulla collaborazione e la solidarietà, a promuovere l'autosufficienza, soprattutto alimentare ed energetica, delle comunità locali, a realizzare forme più eque di redistribuzione delle risorse tra i popoli, a garantire il futuro delle generazioni a venire grazie al modello della decrescita felice proposto in questo volume. La vita monastica, che ha rappresentato per secoli uno dei modelli vincenti di utilizzazione delle risorse e di aggregazione sociale, ritrova in questo momento storico la sua attualità: l'organizzazione comunitaria, il rapporto tra la dimensione del lavoro e la dimensione spirituale degli antichi monasteri possono offrire indicazioni importanti a chi voglia fondare i monasteri del terzo millennio e attuare la rivoluzione dolce di cui c'è bisogno oggi. -
La ragione del male
Una città viene improvvisamente colpita da un male misterioso. La nuova peste, che nelle persone contagiate annienta ogni forma di volontà ed emozione, non assomiglia a nessuna malattia nota: non si sa come si sviluppi e si diffonda, e tanto meno come trattarla. I medici e le autorità annaspano indecisi e inconcludenti, e i cittadini vivono nell'incertezza e nella paura. Nel marasma che sconvolge ogni ritmo e ogni equilibrio, mentre le autorità decretano misure eccezionali e impongono forme diverse di censura, in molti si affidano alla superstizione e a nuove credenze religiose. Intanto Víctor Ribera, fotografo professionista, si muove per la città, catturando nei propri scatti il caos che ogni giorno va crescendo. Qual è la vera origine di questa malattia dell'anima? È qualcosa che si prepara da tempo dietro una facciata di ordine perfetto, di benessere diffuso, di libertà solo apparente? E cosa cambierà dopo, quando il peggio sarà passato e tutto, forse, tornerà nei ranghi della normalità? -
Pier Paolo Pasolini. Vivere e sopravvivere
La vita e l'opera di Pasolini, la sua passione, il suo coraggio, la sua costante disponibilità a mettersi in gioco, esercitano un richiamo che sembra crescere con il tempo. Il panorama politico e culturale di questi anni frammentato, confuso, percorso da tensioni dagli esiti imprevedibili - ha bisogno di voci capaci di incidere, se non di convincere. E Pasolini era e resta una di quelle. Questo libro prosegue la ricerca di Moscati dopo gli anni in cui ha conosciuto, frequentato e si è sforzato di capire il poeta, romanziere, regista, scrittore corsaro: protagonista di percorsi, mestieri, esperienze che provano una vitalità sfrenata, drammatica, gioiosa nei giorni migliori (quelli del primo cinema, degli interventi, delle amicizie, dei viaggi), ma anche disperata; e non per vicende personali che pure esistono - e il libro le racconta andando in profondità; bensì per l'isolamento da cui questo artista, ricco di idee per tutti, si sforzava di uscire. Il suo è un ""romanzo esistenziale"""" sacro per dignità e pensiero; e inviolabile patrimonio di chi non lo commemora, ma ne avverte acutamente la mancanza."" -
Il mistero dell'oltre
Scegliete un luogo tranquillo, sedetevi e cercate di arrestare il flusso dei pensieri; cominciate a respirare profondamente, ritmando l'inspirazione e l'espirazione; iniziate a ripetere una certa parola assecondando quel ritmo. Queste sono le fasi principali della meditazione. Non si tratta di una pratica esclusiva delle grandi tradizioni filosofico-religiose orientali, perché lo stesso cristianesimo ne ha elaborato una sua versione ai tempi dei Padri del deserto. In apparenza non è una cosa complicata, ma riuscire a fermare la mente è tutt'altro che facile. E non è neppure facile trovare il tempo per mettersi seduti senza fare nulla, visto che siamo sempre di corsa e indaffarati. Vale però la pena di provare perché meditare è nutrire lo spirito e accedere alla fonte di tutte le cose, all'Essere che dimora dentro ciascuno di noi. Ritagliarsi queste pause e arrendersi completamente con la rinuncia al pensiero, significa rinnovare l'intera nostra esistenza. Le individualità, le differenze, tutto ciò che sembra diviso e frammentato nel mondo intorno a noi - a cominciare dagli stessi contrasti fra le varie confessioni - si riveleranno per quello che sono davvero: un'illusione. Potremo allora accedere al mistero che sta oltre, e in esso trovare la perfetta armonia e la pace assoluta dell'Uno da cui tutto trae origine. -
Il dottor Glas
Pubblicato nel 1905 dopo un travaglio creativo durato due anni, questo breve romanzo-diario suscitò dapprima scandalo fra i benpensanti e nel mondo letterario, per essere poi riconosciuto come un classico della letteratura svedese moderna. Giorno dopo giorno il giovane medico Tyko Gabriel Glas annota i suoi pensieri segreti, le sue inconfessabili opinioni a proposito di temi sconvenienti quali la violenza sessuale, l'aborto, l'eutanasia, ma anche le conversazioni e le passeggiate nelle chiare sere d'estate che fanno della sua città, Stoccolma, un luogo intenso e magico. Un'affascinante signora in cerca di aiuto e un odioso, ipocrita sacerdote vengono a turbare la sua vita e a trasformare il diario in un romanzo giallo teso e avvincente, in cui nessun detective comparirà a riportare ordine e a vendicare la legge offesa. Con l'essenzialità e l'equilibrio di un maestro di stile, Söderberg traccia il quadro di un'epoca di smarrimento, alla ricerca di norme di condotta fondate sulla ragione e capaci di sconfiggere l'ansia che incute un cielo spopolato di dei. -
Le notti d'ottobre
Dai boulevard ai caffè del Palais-Royal, da un ballo popolare a una società musicale, sino ai cabaret più malfamati delle Halles, ultimo rifugio, verso l'alba, dei flàneurs e dei senzatetto: ""Le notti d'ottobre"""" si apre con una partenza mancata che si trasforma in esplorazione del centro di Parigi. È la passeggiata familiare a tutti i nottambuli del tempo che, quando si spengono le luci dei quartieri eleganti, non disdegnano la saporosa zuppa di cipolle servita nella pittoresca cornice dei mercati generali. Guida infallibile di Nerval su questo terreno è il gusto affinatissimo per un'""""archeologia dell'irrilevante"""" che, prima di rivivere in Aragon, Queneau e Perec, gli ispira qui pagine di grande bellezza. Il dato realistico subisce tuttavia una costante metamorfosi che reca l'impronta inconfondibile del suo mondo interiore, dei miti e degli archetipi che popolano i suoi sogni, della sua visione alterata del reale - carattere precipuo della seconda parte della narrazione, dedicata a un breve vagabondaggio provinciale. Il tratto che, forse, su tutti si impone, è però quello offerto da un'acuta autoparodia che sempre salva Nerval dalle tentazioni del titanismo narcisista e che è il volto ascetico dell'immaginazione, capace di correggere le proprie ricorrenti tentazioni di onnipotenza."" -
Vita e morte di Yukio Mishima
25 novembre 1970, Quartier generale della base militare di Ichigaya, a Tokyo. Yukio Mishima - uno dei più importanti scrittori e intellettuali giapponesi del '900 - si uccide facendo seppuku, il tradizionale suicidio per sventramento. Pochi minuti prima, con l'aiuto di quattro membri del Tatenokai (l'associazione paramilitare da lui fondata nel 1968), aveva preso in ostaggio il generale a capo della guarnigione, e aveva incitato inutilmente i soldati dello Jietai (le Forze armate di autodifesa) alla ribellione contro la progressiva ""occidentalizzazione """" della nazione nipponica, una ribellione che aveva come scopo la restaurazione dell'autorità imperiale e della potenza militare giapponese. Henry Scott Stokes, inviato del """"Times"""" a Tòkyo e amico intimo di Mishima, fu l'unico occidentale a poter assistere alle varie fasi del processo che ne seguì, ed è da questo avvenimento che il giornalista prende spunto per narrarci la vita di un personaggio straordinario. Romanziere, saggista, autore teatrale, attore e regista, cultore di arti marziali e di body building, Mishima è stato un artista affascinante e discusso (anche a causa della sua malcelata omosessualità), nonché lo scrittore giapponese più conosciuto e tradotto in Occidente. Scott Stokes lo racconta amalgamando le numerose esperienze vissute con lui, le testimonianze raccolte direttamente da familiari, colleghi e amici, e la disamina, lucida e puntuale, delle opere più importanti."" -
Il grido della creazione. Spunti biblici e teologici per un'etica cristiana vegetariana
"Mangiare carne è semplicemente immorale, poiché comporta un'azione che è contraria al sentimento morale, quella di uccidere. Uccidendo l'uomo sopprime anche in sé stesso le più alte capacità spirituali, l'amore e la compassione per altre creature viventi e, sopprimendo questi sentimenti, diventa crudele."""" (Lev Tolstoj) Se l'uso di mangiare carni è radicato da secoli nella cultura occidentale, la drammatica emergenza ecologica in cui versa l'ecosistema del nostro pianeta - che ha fra le sue cause principali proprio l'allevamento intensivo di animali - e la crescente sensibilità vegetariana rendono attuale e anzi doveroso, in ambito ecclesiale, un dibattito sul vegetarismo. Sebbene la scelta vegetariana, l'""""astenersi dalle carni"""", sia sempre stata presente all'interno della realtà ascetica e spirituale cristiana, essa viene spesso vista con sospetto e persino con sarcasmo da una certa parte del mondo cattolico, che ritiene il vegetarismo estraneo all'orizzonte ebraico-cristiano. Prima opera teologica in Italia sul tema, """"Il grido della creazione"""" è una raccolta di saggi che nasce dal lavoro di diversi studiosi coinvolti nei convegni nazionali organizzati dall'Associazione Cattolici Vegetariani. Attraverso i testi dell'Antico e del Nuovo Testamento e i rimandi alla Tradizione, il libro dimostra che questa scelta etica non è staccata dalla teologia cristiana, ma attinge anzi alle sue radici più profonde." -
Autoritratto
Fra quanti animarono la scena artistica di New York tra gli anni '60 e '70, Joe Brainard è un caso unico. Artista dalle mille sfaccettature, ha operato in un impressionante numero di campi. Pittore e scrittore, ha disegnato le copertine e gli interni di molte riviste e sperimentato la fusione tra poesia e fumetti. Ogni artista può scrivere la propria autobiografia, ma quando si parla di una personalità come quella di Brainard, il semplice racconto non è sufficiente. Servono poesie, immagini, brani di diario. E l'autobiografia si trasforma in un autoritratto, un mosaico composto un pezzo alla volta nel corso degli anni. In queste pagine flussi di coscienza e frammenti dei diari si mescolano a divertissement, racconti, prove di stile (notevoli i mini-saggi di una sola riga), disegni e fumetti. Insofferente alle regole e alla grammatica, ma capace di una scrittura evocativa e coinvolgente, Brainard modula questo materiale eterogeneo con ironia e sofisticata ingenuità, conferendo un fascino inaspettato anche ai semplici eventi quotidiani. Prefazione di Ron Padgett. -
La strada dell'ignoranza e altri saggi su economia, immaginazione e conoscenza
Per Wendell Berry tutto nasce dalla terra. Lì hanno origine le nostre possibilità di vita e le ragioni esistenziali più profonde. E lì nasce la passione che lo spinge a riflettere sulle devastazioni dell'ambiente e l'arroganza del potere economico. Aziende e corporation di dimensioni globali continuano a chiederci di ignorare l'evidenza, supportandole nel tentativo di abbattere quei limiti naturali che permettono di vivere e lavorare con coscienza all'interno di una comunità. Ci hanno fatto credere che tutto fosse sacrificabile sull'altare del progresso: i danni prodotti da questa mentalità sono sotto gli occhi di tutti, ma c'è ancora spazio per la speranza. Per usare le parole di Berry: ""La devastazione non è necessaria e non è inevitabile, a meno che la nostra remissività non la renda possibile"""". Per impedirla dobbiamo opporre all'informazione arida e tendenziosa del potere un linguaggio diverso, più ricco e reale. Nei testi presentati in questa raccolta Berry parla di conoscenza, dell'importanza di mantenere vivi i saperi che rischiano di andare perduti e una lingua e una cultura variegate, della necessità di riprendere contatto non solo con la natura ma con gli altri uomini. La posta in gioco è molto elevata: accettare la distruzione delle nostre comunità, dei paesaggi e dei luoghi che abitiamo significherebbe accettare di perdere parte della nostra memoria, e dunque di noi stessi, rinunciando a una parte del nostro futuro."" -
L' uomo che sapeva troppo
Alto, capelli (che furono) fini e chiari, un pallore quasi cadaverico, palpebre e baffi cascanti, naso aquilino. Aspetto apatico, andamento pigro e indolente, aria annoiata, tempra aristocratica, ""in gran parte simile a quella dell'anarchico"""". Horne Fisher, rispettabile membro della buona società inglese, cresciuto in mezzo a primi ministri e politici illustri, inizia la propria carriera come segretario personale di Sir Walter Carey, ufficiale del Governo irlandese e suo parente. Proprio al servizio di Sir Carey si ritroverà accidentalmente coinvolto nella sua prima avventura da """"investigatore non ufficiale"""". Sì, non ufficiale, perché Horne Fisher non è un professionista del crimine ma un uomo che, oltre quel muro di ostentata indifferenza, nasconde capacità analitiche fuori dal comune e curiosità e sensibilità sovraumane """"nel comprendere le circostanze"""" e l'animo umano. Da quella prima esperienza irlandese, Horne Fisher comprenderà quanto il crimine possa essere oscuramente intrecciato con la legge e da lì in avanti, per tutta la vita, si ritroverà ad avere a che fare con faccende similmente oscure, appesantito dall'onere di """"sapere troppo"""", di conoscere il lato squallido e la corruzione delle alte sfere, di cui lui stesso fa parte."" -
Giorni di Natale. I racconti delle feste
Che bello il Natale! La magia di una festa che ricorda una storia lontana piena di luce e speranza, la tradizione del presepe, la consuetudine di riunirsi con gli amici e i parenti più cari per trascorrere insieme quei giorni e scambiarsi regali. Ma anche la leggenda di Babbo Natale e la suggestione dell'albero decorato, al cui fascino è difficile sfuggire. E se è una festa così sentita, come poteva non ispirare scrittori e poeti di tutte le epoche e di tutti i paesi? I preparativi, i regali, la cena della vigilia, la messa di mezzanotte, il pranzo natalizio, le case povere e quelle ricche, in un caleidoscopio infinito di atmosfere, ambienti, personaggi e stati d'animo, saltano fuori come per magia dal cappello dei più grandi scrittori. Oltre a Dickens che forse è il narratore che rappresenta lo spirito del Natale per antonomasia, Machado de Assis, Maupassant, Daudet, Hardy, Chesterton, Pirandello e Deledda... e chi più ne ha più ne metta, come i doni del portentoso sacco di Babbo Natale, che nel racconto di Pina de Morais è in partenza insieme a Gesù Bambino per entrare a mezzanotte in punto nelle case di tutti i bambini del mondo e portare un po' di felicità. -
Pellegrinaggi verso il vuoto. Ripensare la realtà attraverso la fisica quantistica
Questo libro vuole essere un invito alla meraviglia e alla gratitudine per la straordinaria avventura che è la vita e per lo sconfinato mistero di cui facciamo parte. Ripercorrendo brevemente il cammino della fisica nel corso del XX secolo, partendo dalla iniziale assunzione di un mondo oggettivamente dato, andiamo scoprendo come questa premessa sia entrata in crisi e come la dimensione della coscienza sia rientrata prepotentemente nel campo dell'indagine. Interpretare in maniera coerente i dati oggi disponibili ci porta a riesaminare le premesse filosofiche dell'impresa scientifica, recuperando il primato dell'esperienza e il ruolo della coscienza. Il fatto che la coscienza si dia sempre come coscienza di un mondo ci porta a credere in un mondo di materia oggettivamente esistente ""là fuori"""" e in un osservatore localizzato """"qui dentro"""" (nella mia testa?). Ma la fisica quantistica è incompatibile con questa rappresentazione e suggerisce piuttosto una concezione della materia come forma del processo della coscienza. Il mondo non è dunque un mondo di cose, di oggetti, che un'astratta coscienza manipola a suo piacimento. Il mondo e noi siamo espressione della stessa creatività della coscienza, onde nell'oceano dell'esperienza. Cessare di identificarci con una singola onda e comprendere la nostra natura oceanica è la pace. A questa pace aspira il mondo intero."" -
Vedere oltre. La spiritualità dinanzi al morire nelle diverse religioni
Nata dalle discussioni emerse durante e dopo il convegno ""Seeing beyond in facing death - Vedere oltre dinanzi al morire"""", la presente raccolta di saggi (curata da Ines Testoni, Guidalberto Bormolini, Enzo Pace e Luigi Vero Tarca) sviluppa il tema del morire, della morte e degli strumenti per vedere oltre questo confine secondo le scienze umane e le diverse tradizioni religiose (ebraica, cristiana, islamica, taoista, induista, buddhista). Sebbene esistano testi approfonditi sull'argomento, la particolarità della raccolta è quella di aver coinvolto studiosi, competenti in materie diverse, che professano anche tali convinzioni religiose. Scelta che avrebbe potuto essere limitativa, ma che invece ci consegna una testimonianza più profonda. Nella prefazione del filosofo Emanuele Severino c'è un pensiero che si impone, un pensiero dal quale non si può prescindere, e nel quale mettono radici i miti e tutte le grandi narrazioni religiose: """"Qualcosa come uomo non esiste se non come convinzione di essere una forza che ha la capacità di trasformare il mondo e sé stessa"""". Ovvero, il senso essenziale che gli esseri umani assegnano al morire è il mutare in altro. Partendo dal filosofo dell'eternità, passando attraverso i punti di vista di eminenti pensatori e studiosi, il ciclo si chiude con la postfazione di Marco Vannini, uno dei massimi esperti di mistica, dalla quale emerge come lo sguardo dell'uomo che cerca di spingersi oltre la morte sia il segno della vita che vuole proseguire oltre."" -
Hanno ucciso «Charlie Hebdo». Il terrorismo e la resa dell'Occidente: la libertà di espressione è finita
7 gennaio 2015: un commando di terroristi islamici fa irruzione nella redazione parigina di ""Charlie Hebdo"""" e uccide otto fra giornalisti e vignettisti. 13 novembre 2015: un commando di kamikaze fa strage nei locali notturni della capitale francese, causando 129 morti. Perché Parigi? Perché è la città delle vignette su Maometto e di """"Soumission"""" di Michel Houellebecq. La grande manifestazione """"Je suis Charlie"""" dell'11 gennaio 2015 è stata una dimostrazione di solidarietà che ha impressionato tutti e però ha anche trasmesso un'impressione fuorviante. Come se da una parte ci fosse il mondo libero unito nel sostegno alla libertà di espressione, e dall'altra una manciata di estremisti islamici che si oppone alla libertà e a """"tutto ciò che ci è più caro"""". Ben presto è apparso chiaro che la minaccia alla libertà non veniva soltanto dai barbari alle porte, ma anche dall'interno della stessa cittadella della civiltà. I giornalisti di """"Charlie"""" erano stati abbandonati, demonizzati, messi sotto scorta e infine processati in quella capitale dei valori europei che è Parigi. Gran parte del giornalismo e della letteratura in Europa non è mai stato """"Charlie"""". Questo libro ripercorre per la prima volta la """"guerra dei trent'anni"""" sulla libertà di espressione e l'islam. Una guerra iniziata con """"I versi satanici"""" di Salman Rushdie, proseguita con l'affaire delle vignette in Danimarca e culminata nel massacro a """"Charlie Hebdo"""". Le vittime sono state vignettisti, giornalisti, scrittori, artisti, traduttori...""